“La tomba di Pietro non è in Vaticano”
E’ una delle visioni della mistica Maria Valtorta rilanciate dall’ultimo libro del giornalista e scrittore cattolico Antonio Socci
GIACOMO GALEAZZI CITTA’ DEL VATICANOPietro non è dove crediamo che sia. Durante la seconda guerra mondiale la mistica Maria Valtorta riportò ciò che Gesù le aveva concesso di «vedere»: Pietro non era mai stato sepolto sul colle Vaticano, luogo del martirio, ma le sue spoglie erano state deposte e custodite dai cristiani in quelle che oggi sono conosciute come le catacombe dei santi Marcellino e Pietro, sulla via Casilina. Inoltre la mistica avverte Pio XII della "leggenda nera" che si sta per abbattere su di lui: quella di aver taciuto di fronte alla Shoah. "In un dettato del dicembre 1943 Gesù esorta Pio XII a denunciare pubblicamente l'anticristo nazista e il genocidio degli ebrei, accettando per sé il conseguente martirio. Per evitare, in futuro, di essere accusato di connivenza. Quello che è puntualmente accaduto".
Il monito profetico della mistica di Viareggio, Maria Valtorta (indirizzato a papa Pacelli nel dicembre 1943 quando ancora nessuno sapeva della Shoah) è rivelato dall'ultimo libro di Antonio Socci, "I giorni della tempesta" (Rizzoli), un giallo metafisico ambientato nel 2015 tra conclave, trame criminali e persecuzioni contro la Chiesa. Argomenti e personaggi sono ispirati all'attualità. La storia si svolge fra la morte di un papa e l'inizio di un Conclave.
"Il tempo della sede vacante rappresenta per me una condizione di incertezza, di smarrimento generale- spiega a Vatican Insider, il giornalista e scrittore Antonio Socci-. E' un po' la metafora del nostro tempo, nel mondo e nella Chiesa. Che in quelle ore di sospensione alcuni audaci, venuti in possesso delle esplosive rivelazioni della Valtorta e armati di fede, si buttino in una corsa contro il tempo per ritrovare la vera tomba e il corpo di san Pietro, nella catacomba di Torpignattara, rappresenta la ricerca di una presenza paterna che illumina, che protegge, che indica il cammino. E che può scongiurare la catastrofe incombente. Ovviamente anzitutto per la Chiesa (Pietro è il ritrovamento dell'origine), ma anche per la storia di tutti, che siamo alla ricerca del senso della vita, e per la storia del mondo, oggi così tenebrosa e tumultuosa".
A margine di questa considerazione, Socci aggiunge: "Spero vivamente di poter contribuire, con questo libro, alla scoperta dell'Opera di Maria Valtorta, soprattutto il suo straordinario "L'Evangelo come mi è stato rivelato"". E si augura, lo scrittore cattolico, che "vengano finalmente condotte delle ricerche archeologiche nelle catacombe dei santi Pietro e Marcellino, che già in anni recenti hanno riservato clamorose sorprese. Se davvero si scoprisse lì la sepoltura del principe degli apostoli sarebbe probabilmente la più grande scoperta archeologica della storia cristiana".
Le pagine più intense del libro affrontano il periodo difficilissimo della seconda guerra mondiale. Secondo quanto riferito dalla mistica Maria Valtorta comunismo e nazismo facevano parte di un'unica armata satanica, anche se apparentemente divisi: "Gesù ripete che non è un conflitto fra ideologie, Questa è lotta fra Cielo e inferno. Dietro il paravento delle razze, delle egemonie, dei diritti, dietro il movente delle necessità politiche, si celano, in realtà, Cielo e Inferno che combattono fra loro. Questa è una delle prime selezioni dell'umanità, che si avvicina alla sua ora ultima" . "In questo contesto invita i cristiani a testimoniare la verità fino al martirio. Anche il Papa". E Il 24 giugno 1943 lo colloca fra le vittime innocenti.
Intanto in Vaticano si era saputo delle visioni di Maria Valtorta sulla morte e la sepoltura di Pietro. Da dieci anni, infatti, erano in corso con grande riservatezza gli scavi archeologici sotto l'altare della Confessione della basilica di San Pietro: iniziati in concomitanza con il tentativo di allestire una sistemazione per la sepoltura di Pio XI e continuati per cercare le tracce del sepolcro dell'apostolo, se possibile anche i resti del suo corpo.
In un altro dialogo con la mistica di Viareggio, Gesù le dice:
"Come siete cambiati dai primi cristiani che non tenevano conto di nulla che fosse umano e guardavano soltanto il Cielo! È vero che Io ho detto di essere prudenti come i serpenti, ma non di una prudenza umana. Vi ho anche detto che per seguire Me occorre essere audaci contro tutti. Contro l'amore di sé; contro il potere, quando vi perseguita perché siete miei seguaci" e poi "perché una sola cosa è necessaria: salvare la propria anima anche perdendo la vita della carne per ottenere la Vita eterna"".
Quindi, in piena Seconda guerra mondiale, Gesù esorta a seguire l'esempio dei primi martiri. Il 29 febbraio 1944 sui testimoni della fede Gesù le dice: "Morivano, e il loro morire era breccia nella diga del paganesimo. Il loro sangue, sgorgando da migliaia di ferite, ha sgretolato la muraglia pagana e come tanti rivoli si è sparso nelle milizie di Cesare, nella reggia di Cesare, nei circhi e nelle terme. Il suolo di Roma è imbevuto di questo sangue e la città sorge, potrei dire che è cementata col sangue e la polvere dei miei martiri.
Le poche centinaia di martiri che voi conoscete sono un nulla rispetto ai mille e mille ancora sepolti nelle viscere di Roma e agli altri mille e mille che bruciati sui pali nei circhi divennero cenere sparsa dal vento, o sbranati e inghiottiti da fiere e da rettili divennero escremento che fu spazzato e gettato come concime". E ancora, "il loro annichilimento totale, sin dello scheletro, è stato quello che ha fecondato più di qualunque concime il suolo selvaggio del mondo pagano e lo ha fatto divenire capace di portare il Grano celeste".
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