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sabato 12 agosto 2017

SIATE FELICI DI VIVERE LA VOSTRA VITA


Io e Gesù siamo stati i primi Martiri Perfetti in ossequio al Padre.
Se non avessimo pronunciato il Nostro “Sì”…
Voi sareste ancora nell’oscurità e nell’abbruttimento morale più totale.
Voi dite…
“Ma Madre Santa … anche oggi tanti uomini vivono nell’oscurità
e nell’abbruttimento morale più totale.”
Ed Io vi dico…
“Sì… è vero… ma quegli uomini  < non sono >  figli di Dio.”
I figli di Dio si riconoscono tra loro
e vivono delle Parole di mio Figlio Gesù
e cercano di imitarLo nell’amore e nella pazienza
con Fede… Speranza e Carità.
Siate felici di vivere la vostra vita… qualunque condizione sia
e ringraziate il Padre del Dono immenso che vi ha dato
della Vita Eterna in Dio.
Voi dite… “ Vita Eterna? “
Sì figli… solo i figli di Dio… che vivono in Dio…
hanno già in sé la Vita Eterna.

Ti benedico… … vi benedico figli miei…

M 10.3.08 
AVE MARIA PURISSIMA!

martedì 9 febbraio 2016

San Paolo ai Romani: cap VIII, 12-19.

Lettera ai Romani


[12Così dunque, fratelli, noi non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne. 13Se quindi vivrete secondo la carne, morrete; se invece collo spirito darete morte alle azioni della carne, vivrete, 14essendo, tutti quelli che son mossi dallo spirito di Dio, figli di Dio. 15Difatti, voi non avete ricevuto lo spirito di servitù per nuovo timore, ma avete ricevuto lo spirito di adozione in figli, pel quale gridiamo: Abba (Padre). 16Questo stesso Spirito attesta allo spirito nostro che noi siamo figli di Dio. [17E se figlioli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo, se però soffriamo con lui da essere con lui glorificati.

18Io tengo per certo che i patimenti del tempo presente non sono da paragonarsi alla futura gloria che sarà manifestata in noi. 19Difatti, la creazione sta ansiosamente aspettando la rivelazione dei figli di Dio.


AMDG et BVM

giovedì 7 agosto 2014

OPTIME




Cristo non «si è incarnato per infondere nell’anima degli uomini il sentimento della fratellanza», ma per redimerli, da una Croce, dalla schiavitù del peccato originale, ri-generandoli nella Risurrezione, unica ragione che rende possibile ogni autentica fratellanza, che non è quella di conio umanitaristico che emerge da questi discorsi! E non può essere «l'amore di ciascuno di noi verso tutti gli altri» la via della salvezza, anche se viene chiamatoagape indicataci da Gesù perché, se prima non ci radichiamo in Lui e non veniamo da Lui liberati, guariti e trasformati, non possiamo essere capaci di quell'agape che ci rende fratelli in Cristo. L'amore di ciascuno di noi verso tutti gli altri non è il punto di partenza, è il punto di approdo, in Cristo.

Inoltre, non siamo tutti figli di Dio: siamo tutti creature. Il Figlio è Uno solo e non è stato creato ma generato prima di tutti i secoli e si è fatto uomo, nel seno della Vergine Maria, come Gesù di Nazareth e non in tutta l'umanità, anche se ha assunto la natura umana per redimerci, il che rende possibile la fratellanza (e molto altro), ma non per «darci un sentimento di fratellanza»... Cristo Signore non ci dà un sentimento, cambia la nostra natura, la trasforma con la sua grazia che riceviamo nei sacramenti; il che ci rende capaci di provare quel sentimento e comportarci di conseguenza.

 
Infatti Cristo è il Verbo, la Seconda Persona della SS. Trinità, generato non creato, della stessa sostanza (consustanziale) del Padre, che si è fatto uomo in Gesù, non in tutti gli uomini.

Dunque noi siamo figli solo nel Figlio e solo se accogliamo Lui. Quindi gli uomini, creature pur sempre a immagine e somiglianza di Dio, diventano figli - e ricevono la figliolanza divina per adozione cioè vedono incorporata e trasformata ma non sostituita la loro natura umana -, solo se accolgono Cristo Signore. Ce lo insegna il Prologo di Giovanni 12-13: «A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati». Dunque non creati, ma inseriti nella generazione eterna del Figlio, il diletto, colui nel quale il Padre si compiace perché vi riconosce la sua Vera immagine perché a Lui 'configurati'. 


I «Suoi», cioè noi cristiani diventiamo figli per adozione - e non per natura - e riceviamo il dono di diventare sempre più a Lui configurati (la nostra natura è trasformata ma non sostituita), nel senso paolino (2 Cor 3,18). È ciò che i Padri chiamano Theosis, per effetto della grazia che la vita di fede e dunque la fedeltà ci dona attraverso la preghiera e il munus sanctificandi della Chiesa. È proprio questa distinzione tra adozione-partecipazione in Cristo e natura che fa la differenza. E mi pare che si crei confusione tra naturale e Soprannaturale non considerandola.

 

Tutti gli uomini condividono la creaturalità e l'immagine del Creatore, ma la connaturalità,che è  configurazione al Figlio Unigenito Gesù Cristo la si riceve nella e dalla Chiesa.

Il che non significa dire che Cristo non si incarnato per tutti e non ha salvato TUTTI; ma che la salvezza non è un fatto automatico: va accolta. Ed è la funzione della Chiesa affidatale dal Suo Signore quella di annunciarla e dispensarla, altrimenti che senso avrebbe la Chiesa?


<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>> 




lunedì 17 dicembre 2012

Los pobres. (“A mis Sacerdotes” de Concepción Cabrera de Armida)


MENSAJES DE NUESTRO SEÑOR
JESUCRISTO PARA SUS PREDILECTOS.


(“A mis Sacerdotes” de Concepción Cabrera de Armida)


XXVII

LOS POBRES


Otro delicado punto que lacera mi alma en algunos sacerdotes, por no decir que en muchos, es el poco aprecio de los pobres como si no fueran todos, pobres y ricos, hijos de Dios. Y antes bien, la preferencia en caso de haberla, salvo excepciones, debía inclinarse a proteger a los desvalidos, a los ignorantes, a los que cargan el peso del trabajo material y que tanto necesitan de quienes los sostengan.

¡Hay muchas almas tan hermosas entre los pobres! ¡Hay almas tan dispuestas a recibir el roció del cielo, probadas por las inclemencias de la tierra! ¡Hay almas tan puras, tan sacrificadas, que se ven despreciadas por su posición social y su miseria!

No; este punto hay que remediarlo en muchos sacerdotes que solo quieren rozarse y ejercer su ministerio con la clase que brilla, que no siempre es la que me da más gloria. Para la naturaleza no es agradable ese trato con la gente pobre, ruda, sucia y poco inteligente. Pero Yo vine a salvar a todos sin distinción: a pobres y a ricos, y mi caridad prefirió a los menesterosos, a los desvalidos, a los pobres. Y Yo mismo fui pobre para atraerlos a Mí sin que se avergonzaran. Y si los sacerdotes tienen que ser Yo, la misma caridad, abnegación y humildad tienen que tener, y el mismo sentir que Yo.

Hay que atenderlos con calma y vida: hay que evangelizarlos como Yo lo hice; hay que abrirles los brazos y el corazón, abajándose para levantarlos; hay que atraerlos por el cariño y por los ejemplos para llevarlos a Mí; hay que formar el criterio y el corazón del pobre desde pequeño hasta mayor, desde la cuna hasta la muerte. Mi Iglesia es Madre, y sus sacerdotes deben tener para con los pobres entrañas maternales.

No hay que ahuyentar a los pobres con durezas y malos modos, sino soportarlos, enseñarles pacientemente el amor a Dios y al prójimo. ¿Por qué los ricos han de tener más Dios que ellos? ¿Por qué esas distinciones que los humillan y los ofenden? ¡Me duele a Mí lo que a ellos les hacen! Claro está que se les debe dar el pan de mi doctrina a su alcance; pero ¿cuántas veces se estremece mi corazón de pena ante las injusticias con que humillan mis sacerdotes a esas amadas almas! ¡Hay que educarlas, soportarlas, defenderlas, protegerlas y amarlas!

Un sacerdote debe ser todo para todos; y recuerde que Yo amo tanto a los pobres, que me hice pobre, que viví entre los pobres, que distinguí a los pobres y que a los pobres prometí el reino de los cielos. Y me igualé de tal manera con ellos, que ofrecí eterna recompensa a los misericordiosos que tuvieran misericordia, y dije que lo que a ellos hicieran, me lo harían a Mí.

Yo amo mucho a los pobres; y falta en mi Viña, en mi Iglesia, quien los ame como Yo. Hay sus deficiencias, sus grandes lagunas en este punto capital para mi Corazón de amor, y hay muchos sacerdotes culpables sobre este particular, acerca del cual llamo la atención.

Todas son almas; todas me costaron la Sangre y la Vida; a todas sin distinción de clases me doy en la eucaristía, y un mismo cielo cobijará eternamente a pobres y ricos, donde se premian virtudes y no categorías mundanas. Muy bien que en el mundo tenga que haber escalas sociales; más para mis sacerdotes no debe haber sino almas, almas que darme y por quienes sacrificarme.

Más de lo que se supone tengo que lamentar en mi religión –que es toda caridad- sobre este punto; y pido, y quiero y mando que se remedie lo que hubiere sobre este punto tan importante y que deseo remediar, que precisamente por su ignorancia, por sus malas inclinaciones, por el medio en que vive, necesita de más caridad, de doble paciencia, de grande generosidad y aun de heroicas abnegaciones.

Pero Yo sé premiar esos heroísmos con una gloria eterna. Para Mí no pasas desapercibidos los sacrificios sobre este punto tan importante y que deseo remediar. Y si lo hacen por mi amor., Yo premio esas liberalidades y vencimientos; Yo me regalo a Mi mismo con muchas formas en esta vida, con inefables consuelos, y derramo en las almas caritativas con los pobres mis más delicadas caricias.

Y no sólo los premio las limosnas para los cuerpos (que deben hacerse según las fuerzas de cada cual), sino más la limosna a las almas, los consejos a los pobres, la amabilidad con ellos, la formación de sus corazones para el cielo.

¡Cuántos de mis sacerdotes tratan a los pobres en los confesonarios con cierto desprecio e impaciencia! ¡Cuántas veces se quedan corridos y avergonzados los pobres, porque dan la preferencia a las personas de otra posición! ¡Cuántas veces esperan la comunión que a todos pertenece con humillante paciencia hasta que va otra persona rica a pedirla!

En el mismo ejercicio del ministerio se distingue la manera de hacer los bautismos, los matrimonios, los viáticos, etc., de los pobres y de los ricos; y Yo quiero llamar la atención sobre este punto que lastima la caridad de mi Corazón.

Yo busco almas, no posiciones; Yo amo las almas en cualquier escala social en que se encuentren. El Espíritu Santo no distingue. Mi Padre el sol sobre todos, y quiero que los míos me imiten y tengan un mismo corazón con todas las almas y vena en ellas sólo a Mí, porque reflejan las Trinidad cuya imagen llevan. Con este pensamiento, que es realidad, se les facilitará a los sacerdotes la igualdad en el trato caritativo y santo para con los pobres a quienes he ofrecido el reino.”

Que el Espíritu Santo y la Virgen María los transforme en otros Jesús,

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“A los Sacerdotes, hijos predilectos de la Virgen Santísima.”

Os invito a todos a uniros a la oración que vuestra Madre Celeste dirige cada día al Padre, unida al Espíritu Santo, su esposo Divino: “Ven Señor Jesús” 

AVE MARIA!
CAUSA NOSTRAE LAETITIAE,
ORA PRO NOBIS!