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mercoledì 23 ottobre 2019

Le mie preghiere preferite

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Preghiera quotidiana nella Santa Casa di Loreto

Accendi, o Maria, la lampada della fede in ogni casa d’Italia e del mondo. Dona ad ogni mamma e ad ogni padre il tuo limpido cuore, affinchè riempiano la casa della luce e dell’amore di Dio. Aiutaci, o Madre del Salvatore, a trasmettere alle nuove generazioni la Buona Notizia che Dio ci salva in Gesù, donandoci il Suo Spirito d’Amore. Fa’ che in Italia e nel mondo non si spenga mai il canto del Magnificat, ma continui di generazione in generazione attraverso i piccoli e gli umili, i miti, i misericordiosi e i puri di cuore che fiduciosamente attendono il ritorno di Gesù, frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!

Preghiera del S. Padre Giovanni Paolo II

O Maria, ci rivolgiamo a Te, nella tua Santa Casa di Loreto, memoria del mistero di Dio fatto uomo nel tuo seno purissimo per opera dello Spirito Santo. Adoriamo il prodigioso evento, segno stupendo dell’amore di Dio per noi: il tuo esempio ci incoraggia ad affidarci al tuo amato Figlio nell’edificare la nostra vita sulla parola del Vangelo. 
Madre di misericordia, ottienici da Gesù il perdono e la liberazione dal male; ottieni per l’intera umanità , ancora dominata dall’odio e dall’egoismo, la salvezza e la pace. Sulle orme degli innumerevoli pellegrini, che da sette secoli accorrono in questa Casa, veniamo a deporre nelle tue mani, il nostro impegno, vera e profonda conversione. 
Possa la tua casa di Nazareth diventare per le nostre case un modello di fede vissuta e di intrepida speranza, affinchè nelle chiese domestiche cresca la Santa Chiesa e dappertutto si diffonda l’amore di Cristo. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria (Giovanni Paolo II)

Preghiera del 

Santo Padre Benedetto XVI

Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa.
Qui l’arcangelo Gabriele ti ha annunciato che dovevi diventare la Madre del Redentore; che in te il Figlio eterno del Padre, per la potenza dello Spirito Santo, voleva farsi uomo.
Qui dal profondo del tuo cuore hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,38). Così in te il Verbo si è fatto carne (Gv.1,14).
Così tu sei diventata tempio vivente, in cui l’Altissimo ha preso dimora corporalmente; sei diventata porta per la quale Egli è entrato nel mondo.
Dopo il ritorno dall’Egitto qui, sotto la fedele protezione di san Giuseppe, hai vissuto insieme con Gesù fino all’ora del Suo battesimo nel Giordano.
Qui hai pregato con Lui, con le antichissime preghiere d’Israele, che allora diventavano parole del Figlio rivolte al Padre, cosicché ora noi, in queste preghiere, possiamo pregare insieme col Figlio e siamo uniti al tuo pregare, santa Vergine Madre.
Qui avete letto insieme le Sacre Scritture e certamente avete anche riflettuto sulle parole misteriose del libro del profeta Isaia: “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità… Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo… Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità” (Is.53,5.8.11). Già poco dopo la nascita di Gesù, il vecchio Simeone nel tempio di Gerusalemme ti aveva detto, che una spada avrebbe trafitto la tua anima (Lc.2,35).
Dopo la prima visita al tempio con il Dodicenne siete tornati in questa casa a Nazaret, e qui per molti anni hai sperimentato quello che Luca riassume nelle parole: “… e stava loro sottomesso” (Lc.2,51). Tu hai visto l’obbedienza del Figlio di Dio, l’umiltà di Colui che è il Creatore dell’universo e dai Suoi connazionali veniva chiamato ed era “il carpentiere” (Mc.6,3).
Santa Madre del Signore, aiutaci a dire “sì” alla volontà di Dio anche quando non la comprendiamo. Aiutaci a fidarci della Sua bontà anche nell’ora del buio. Aiutaci a diventare umili come lo era il tuo Figlio e come lo eri tu. Proteggi le nostre famiglie, perché siano luoghi della fede e dell’amore; perché cresca in esse quella potenza del bene di cui il mondo ha tanto bisogno. Proteggi il nostro Paese, perché rimanga un Paese credente; perché la fede ci doni l’amore e la speranza che ci indica la strada dall’oggi verso il domani. Tu, Madre buona, soccorrici nella vita e nell’ora della morte. Amen.
Ad Maiorem Dei Gloriam et Divinae Virginis Mariae
A.M.D.G. et D.V.M.

lunedì 10 dicembre 2018

TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA DI LORETO

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Die 10 Decembris

IN TRANSLATIONE ALMAE DOMUS

B. MARIAE VIRGINIS



Introitus Gen. 28, 17

TERRÍBILIS est locus iste: hic domus Dei est, et porta caeli: et vocábitur aula Dei. Ps. 83, 2-3 Quam dilécta tabernácula tua, Dómine virtútum ! concupíscit, et déficit ánima mea in átria Dómini. V/. Glória Patri.

Oratio


DEUS, qui beátae Maríae Vírginis domum per incarnáti Verbi mystérium misericórditer consecrásti, eámque in sinu Ecclésiae tuae mirabíliter collocásti: concéde ; ut, segregáti a tabernáculis peccatórum, digni efficiámur habitatóres domus sanctae tuae. Per eúmdem Dóminum.



Léctio libri Sapiéntiae.


Eccli. 24, 11-13 et 15-20


IN ómnibus réquiem quaesívi, et in hereditáte Dómini morábor. Tunc praecépit, et dixit mihi Creátor ómnium, et qui creávit me, requiévit in tabernáculo meo, et dixit mihi: In Jacob inhábita, et in Israël hereditáre, et in eléctis meis mitte radíces. Et sic in Sion firmáta sum, et in civitáte sanctificáta simíliter requiévi, et in Jerúsalem potéstas mea. Et radicávi in pópulo honorificáto, et in parte Dei mei heréditas illíus, et in plenitúdine sanctórum deténtio mea. Quasi cedrus exaltáta sum in Líbano et quasi cypréssus in monte Sion: quasi palma exaltáta sum in Cades, et quasi plantátio rosae in Jéricho. Quasi olíva speciósa in campis, et quasi plátanus exaltáta sum juxta aquam in platéis. Sicut cinnamómum et bálsamum aromatízans odórem dedi: quasi myrrha elécta dedi suavitátem odóris.



Graduale Ps. 26, 4 Unam pétii a Dómino, hanc requíram, ut inhábitem in domo Dómini ómnibus diébus vitae meae. V/. Ut vídeam voluptátem Dómini, et vísitem templum ejus.

Allelúja , allelúja. V/. Ps. 83, 5 Beáti qui hábitant in domo tua, Dómine: in saécula saeculórum laudábunt te. Allelúja.



Post Septuagesimam, omissis Allelúja et Versu sequenti, dicitur
Tractus V/. Ps. 83, 5 et 11 Beáti qui hábitant in domo tua, Dómine: in saécula saeculórum laudábunt te. V/. Mélior est dies una in átriis tuis super míllia. V/. Elégi abjéctus esse in domo Dei mei: magis quam habitáre in tabernáculis peccatórum.

Tempore autem Paschali omittitur Graduale, et ejus loco dicitur:

Allelúja , allelúja. V/. Ps. 83, 5 et 11 Beáti qui hábitant in domo tua, Dómine: in saécula saeculórum laudábunt te. Allelúja. V/. Mélior est dies una in átriis tuis super míllia. Allelúja.


+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.


Luc. 1, 26-38


IN illo témpore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitátem Galilaéae, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quae cum audísset, turbáta est in sermóne ejus, et cogitábat qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce concípies in útero, et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Fílius Altíssimi vocábitur, et dabit illi Dóminus Deus sedem David patris ejus: et regnábit in domo Jacob in aetérnum, et regni ejus non erit finis. Dixit autem María ad Angelum: Quómodo fiet istud, quóniam virum non cognósco ? Et respóndens Angelus, dixit ei: Spíritus Sanctus supervéniet in te, et virtus Altíssimi obumbrábit tibi. Ideóque et quod nascétur ex te Sanctum, vocábitur Fílius Dei. Et ecce Elísabeth cognáta tua, et ipsa concépit fílium in senectúte sua: et hic mensis sextus est illi, quae vocátur stérilis: quia non erit impossíbile apud Deum omne verbum. Dixit autem María: Ecce ancílla Dómini, fiat mihi secúndum verbum tuum.


Credo.

Offertorium Ps. 5, 8 Introíbo in domum tuam, adorábo ad templum sanctum tuum, et confitébor nómini tuo.

Secreta


ACCIPE, quaésumus, Dómine, múnera in hac sacra domo dignánter obláta: et, beátae Maríae Vírginis suffragántibus méritis, ad nostrae salútis auxílium proveníre concéde. Per Dóminum.


Praefatio de beata Maria Virgine Et te in Festivitáte.

Communio Prov. 8, 34-35 Beátus qui audit me, et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. Qui me invénerit, invéniet vitam, et háuriet salútem a Dómino.

Postcommunio


QUAESUMUS, Dómine Deus noster: ut sacrosáncta mystéria, quae pro reparatiónis nostrae munímine contulísti, intercedénte beáta María semper Vírgine, et praesens nobis remédium esse fácias, et futúrum. Per Dóminum.


* Si haec Missa dicatur Feria IV Quatuor Temporum Adventus, in fine legitur Evangelium S. Joannis In princípio.

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http://www.iltimone.org/news-timone/la-santa-casa-loreto-un-tesoro-miracoloso/

http://gerardoms.blogspot.com/2013/01/miracoli-di-maria-loreto-aparecida.html

AVE MARIA PURISSIMA!

mercoledì 13 dicembre 2017

LORETO: sintesi magistrale della storia di LORETO del prof. Emanuele Mor

 Devozione Mariana
 
LA TRASLAZIONE A LORETO DELLA CASA DI NAZARETH
Articolo del Prof. EMANUELE MOR
Docente di Elettrochimica all’Università di Genova

I FATTI

Siamo all’inizio di maggio del 1291. I Turchi hanno preso totale possesso della Terra Santa, dove a Nazareth si trovano le vestigia di quella piccola costruzione che la tradizione, dai primi secoli dell’era cristiana, indicava quale dimora della Vergine Santa, dove nacque, dove ebbe luogo l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse Gesù nella Sacra Famiglia.
Dopo la Risurrezione, gli Apostoli si sarebbero riuniti in questa Casa, dove San Pietro avrebbe eretto un altare e avrebbe celebrato la Frazione del Pane conforme all’insegnamento di Gesù.
In quello stesso inizio di maggio (10 maggio 1291) a duemila chilometri di distanza, sulla collina di Tersatto, non lontano da Fiume (l’odierna Rijeka), dei boscaioli trovano una piccola casa che non avevano mai visto prima in quel luogo. Il fatto impressiona molto perché su quella collina che scende verso il mare non esistevano né capanne né tanto meno case. La piccola costruzione, posata sul terreno, ha una lunghezza di m.9,52, una larghezza di m.4,10 e un’altezza (all’interno) di m.4,30.
Di fronte all’entrata c’è un altare di pietra e, al di sopra, sul muro, una Croce greca. Su questa la figura del Cristo e un’iscrizione: “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”. Sull’altare una statua in legno della Madonna con il Bambino in braccio: la mano destra di Gesù è levata per benedire.
Oltre l’altare, un focolare nero di fumo, che ne comprova un lungo uso. Non lontano da questo atrio, un armadio scavato nel muro e degli utensili da tavola: “Sembra una Cappella che sia stata abitata”, dicono i boscaioli.
Il curato di Tersatto, don Alessandro De Giorgio, viene informato del fatto, ma, molto ammalato, non può muoversi. Gli appare la Madonna che gli attesta essere quella la sua Casa di Nazareth dove nacque, dove avvenne l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse con Gesù. Sull’altare, l’Apostolo Pietro celebrò la prima Frazione del Pane, e la statua di legno di cedro è opera di San Luca. Quale sigillo dell’Apparizione, don Alessandro viene improvvisamente guarito della sua infermità (Notizie provenienti da un pregevole studio del 1893 di Guillaume Garratt, dell’Università di Cambridge).
E’ in quegli anni signore di Tersatto il conte Nicolò Frangipani, governatore delle tre province di Dalmazia, Croazia e Illiria. Costui invia a Nazareth una commissione di tre persone, tra cui il curato, che può constatare come realmente la Casa di Nazareth, con grande stupore dei Turchi, fosse improvvisamente sparita. Tale notizia, prima ancora che la spedizione sia di ritorno (un viaggio di duemila chilometri per via mare), si ha da parte dei pellegrini che tornano dalla Terra Santa. Si viene a sapere altresì che i musulmani ricavano da tempo cospicui profitti dalle visite dei pellegrini alla Santa Casa.
Il 10 dicembre 1294 (tre anni e sette mesi esatti dalla miracolosa Traslazione), la casa sparisce e si ritrova dall’altra parte dell’Adriatico in boschi non lontani da Recanati di proprietà di una certa signora Lauretta. Dei pastori della regione vedono quel mattino una luce abbagliante uscire dalle nubi… Molta gente accorre e dei briganti ne approfittano per derubare i pellegrini.
Passano otto mesi e la Casa di Nazareth, una notte, ancora sparisce e si ritrova a un chilometro e mezzo di distanza, in un campo che appartiene a due fratelli, i conti Stefano e Simone Rinaldi di Antici. Anche questi vorrebbero trarre profitto personale dalle offerte dei pellegrini giungendo per questo a fare una petizione al papa Bonifacio VIII per ottenere il titolo di proprietà.
Ma ecco che una notte di dicembre del 1295, la Santa Casa si sposta ancora su una strada che va da Recanati a Porto Recanati, fuori cioè di ogni proprietà, e come le altre volte si posa sul terreno senza fondamenta alcuna. I magistrati di Recanati sono obbligati a fare una deviazione della strada. Anche costoro formano una missione di 16 nobili e notabili del luogo che inviano dall’altra parte dell’Adriatico per verificare i fatti.
Il Conte Frangipani, al corrente di quanto era avvenuto, mostra a detta commissione una Cappella da lui edificata in ricordo con l’iscrizione (ancora esistente): “La Santa Casa della Beatissima Vergine Maria venne da Nazareth a Tersatto il 10 maggio 1291 e si ritirò il 10 dicembre 1294”.
Le stesse 16 persone raggiungono poi la Galilea, confermando i risultati della prima spedizione: eguali le dimensioni, eguali le pietre della costruzione e ancora si constata che “la data di partenza della Casa per l’Illiria coincide con quella dell’arrivo sulla collina di Tersatto”.

LA STORIA RECENTE

Oggi, a fine XX secolo, una grande Basilica in marmo bianco, concepita nel XVI secolo dal Bramante, riveste degnamente la piccola-grande Casa. Migliaia di pellegrini in tutti questi anni hanno lasciato la loro testimonianza in questo Santuario dove si verificarono molti e grandiosi miracoli. Tanti uomini illustri hanno scritto su Loreto. Tra gli altri Montaigne, che lo visitò nel suo “Journal de Voyage en Italie par la Suisse e l’Allemagne”, ricordando i fatti sopra riportati e descrivendo miracoli e riferimenti importanti con i Re di Francia (nascita di Luigi XIV) (Cfr. A. Colin-Simard, Les Apparitions de la Vierge, Fayard-Mame, 1981, pp.32ss.).
Anche l’attuale Papa Giovanni Paolo II volle dare una risposta alla veridicità della Santa Casa recandosi a Loreto fin dall’8 settembre 1979, all’inizio del suo Pontificato, dichiarandosi “felice che l’umile prato di Loreto sia diventato uno dei più celebri Santuari Mariani d’Italia” e aggiungendo “Io vengo a cercare, con l’intercessione di Maria, la Luce!”.

LE PROVE SCIENTIFICHE

L’iter delle traslazioni sopra descritte nei loro modi e nei loro tempi non lascia dubbi che, se veridiche, si riferiscano ad avvenimenti scientificamente non spiegabili.
Invero:
Anche oggi, con le tecnologie più avanzate, la rimozione “in toto” di una casa, pur delle dimensioni di quella di Loreto, presenterebbe enorme difficoltà e questo quindi appare tanto più impossibile per l’epoca in cui è avvenuta.
Si pensi a quale lavoro di preparazione e di avanzata tecnologia ha comportato il “taglio a fettine” e successiva ricostruzione di alcuni monumenti dell’antico Egitto, per salvarli dall’invaso della grande diga di Assuan, per avere un’idea delle grandi difficoltà di queste operazioni.
Si deve quindi dedurre che anche l’ipotesi di una scomposizione dei muri della Casa nei singoli blocchi di pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia (e poi ripetutamente sulla costa adriatica), dopo duemila chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è molto difficilmente accettabile ed urta contro i fatti sopra riportati, quali la simultaneità delle date di partenza e di arrivo e la lapide tuttora esistente in Dalmazia.
L’analisi della malta, inoltre, come diremo qui di seguito, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari non riconoscibili dalle persone che, nel 1294, avrebbero rimesso insieme i singoli blocchi portati da Nazareth.
Recenti scavi archeologici “in loco” hanno confermato che la Casa risulta posata sul terreno senza fondamenta come voleva la tradizione. Il Grimaldi (cfr. Storia e Arte del Santuario Lauretano, p.24, in Pellegrini a Loreto, ed. Paoline, 1992) conferma in dette indagini archeologiche il ritrovamento di un antico tipo di malta e l’omogeneità della tessitura muraria, e come l’edificio originale risultasse posato su una strada. Venne constatata dal basso l’esistenza di resti di una necropoli romana del III secolo d. C. e sovrapposta a quanto rimaneva di un abitato tardo piceno attraversato in senso Nord-Est da una fossa di scolo, tipico delle strade, riempito di detriti, ossicini di topo e conchiglie di chiocciole di terra.
Tale recente constatazione trova appunto preciso riferimento a documenti del 1531, 1672 e 1751 che attestano come ogni volta che per lavori di manutenzione si dovettero rimuovere le lastre del suolo o il rivestimento esterno, ci si accorse sempre con grande meraviglia, che i muri erano posati sulla terra nuda.
Un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento che la Casa “si posava” vi rimase imprigionato.
Si trovarono così, e furono raccolti, dei piccoli sassi identici a quelli della strada, residui di ghiande, gusci di lumache, una noce disseccata, della terra polverosa: tutto ciò che era presente al momento dell’impatto (cfr. Colin-Simard, op. cit.).
Ora appare ovvio che per semplici e sprovveduti che fossero i muratori di quell’epoca non avrebbero certo sistemate le pietre trasportate da Nazareth, a parte la scelta sulla strada, senza pulire almeno il fondo e strappare il cespuglio spinoso.
Il materiale dei muri, di notevole spessore (37,5 cm), venne ripetutamente verificato, e dopo la metà del secolo scorso, come sopra ricordato, analizzato con cura (Analisi chimiche eseguite a Roma. Cfr. Colin-Simard, op. cit.). Si tratta di due tipi di calcare, l’uno duro, l’altro tenero, di un colore che non si trova in Italia mentre è comune in Palestina e in particolare a Nazareth. Si è proceduto per questo a confronti accurati fatti direttamente in Palestina su piccoli campioni provenienti da Loreto, e trovando sempre una stupefacente identità.
I risultati delle indagini analitiche, permisero appunto di accertare come la malta che tiene unite le pietre fosse uniforme in tutti i punti e risultasse costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina, ma mai impiegata in Italia.
Qualora fosse avvenuta una nuova rimessa in opera dei singoli blocchi di pietra, si sarebbe dovuta evidenziare per la differenza della composizione chimica della malta in questione.
Sono questi controlli scientifici che, ci sembra, dovrebbero in modo definitivo porre fine alla dibattuta questione sulla traslazione della Casa di Loreto al di sopra di ogni ricerca documentaria sempre legata alla veridicità di chi scrive.
CONCLUSIONI

Se si consulta la letteratura recente sulla Casa di Loreto si riscontra una quasi unanimità nell’affermare che le pietre originarie provengano sicuramente da Nazareth, ma sarebbero state trasportate da uomini, anche se non esistono documenti che lo comprovino. La “traslazione soprannaturale”, secondo tale letteratura, non sarebbe che leggenda e favola.
Le prove scientifiche sopra ricordate vengono ignorate per incompetenza o volutamente trascurate.
Un fatto è comunque evidente: due secoli, dalla proclamazione dei diritti dell’uomo, del vecchio Adamo che ha ribattuto il suo “Sì” a Satana e il suo “No” a Dio, hanno consentito la diffusione capillare di questi princìpi ad ogni ceto e livello sociale (illuminismo, razionalismo, modernismo, emancipazione dal dogma e dai tabù…). Secondo tali princìpi, tutto ciò che non può essere spiegato dalla mente umana non può essere vero, non è che favola da raccontare ai pargoli. Se Dio interviene in qualche miracolo, è sempre, se mai, nell’ordine del razionale. Gli stessi grandi miracoli del Vangelo vengono taciuti, sminuiti, non creduti se non si spiegano razionalmente.

Gli studiosi della “questione lauretana”, ritenendo razionalmente impossibile che una casa venga traslata in modo soprannaturale, come la montagna del Vangelo, preferiscono la tesi del trasporto materiale, anche se manca ogni documentazione al riguardo.
Non è forse la peggiore forma di apostasia e un comportamento opposto a quello che Gesù vorrebbe da noi, limitare col nostro razionalismo le possibilità di Dio?
L’orgoglio dell’uomo decaduto nel suo nuovo attacco a Dio non ammette che il soprannaturale vada oltre quello che egli giudica possibile! E’ un peccato mostruoso nei riguardi della divinità!

Signore, perdona! Spirito di Verità illuminaci!

tratto da - http://www.lavocecattolica.it/santacasa.htm



Scudetto della Congregazione T.S.B.

venerdì 30 gennaio 2015

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELLA VISITA PASTORALE A LORETO , 4.X,2012 !!!!!

SANTA MESSA
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Piazza della Madonna di Loreto
Giovedì, 4 ottobre 2012

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’episcopato,
cari fratelli e sorelle!



Il 4 ottobre del 1962, il Beato Giovanni XXIII venne in pellegrinaggio a questo Santuario per affidare alla Vergine Maria il Concilio Ecumenico Vaticano II, che si sarebbe inaugurato una settimana dopo. In quella occasione, egli, che nutriva una filiale e profonda devozione alla Madonna, si rivolse a lei con queste parole: 




«Oggi, ancora una volta, ed in nome di tutto l’episcopato, a Voi, dolcissima Madre, che siete salutata Auxilium Episcoporum, chiediamo per Noi, Vescovo di Roma e per tutti i Vescovi dell’universo di ottenerci la grazia di entrare nell’aula conciliare della Basilica di San Pietro come entrarono nel Cenacolo gli Apostoli e i primi discepoli di Gesù: un cuor solo, un palpito solo di amore a Cristo e alle anime, un proposito solo di vivere e di immolarci per la salvezza dei singoli e dei popoli. Così, per la vostra materna intercessione, negli anni e nei secoli futuri, si possa dire che la grazia di Dio ha prevenuto, accompagnato e coronato il ventunesimo Concilio Ecumenico, infondendo nei figli tutti della Santa Chiesa nuovo fervore, slancio di generosità, fermezza di propositi» (AAS 54 [1962], 727).

A distanza di cinquant’anni, dopo essere stato chiamato dalla divina Provvidenza a succedere sulla cattedra di Pietro a quel Papa indimenticabile, anch’io sono venuto qui pellegrino per affidare alla Madre di Dio due importanti iniziative ecclesiali: l’Anno della fede, che avrà inizio tra una settimana, l’11 ottobre, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e l’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, da me convocata nel mese di ottobre sul tema «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». 

Cari amici! A voi tutti porgo il mio più cordiale saluto. Ringrazio l’Arcivescovo di Loreto, Mons. Giovanni Tonucci, per le calorose espressioni di benvenuto. Saluto gli altri Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Padri Cappuccini, ai quali è affidata la cura pastorale del santuario, e le Religiose. Rivolgo un deferente pensiero al Sindaco, Dott. Paolo Niccoletti, che pure ringrazio per le sue cortesi parole, al Rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari presenti. E la mia riconoscenza va a tutti coloro che hanno generosamente offerto la loro collaborazione per la realizzazione di questo mio Pellegrinaggio.

Come ricordavo nella Lettera Apostolica di indizione, attraverso l’Anno della fede «intendo invitare i Confratelli Vescovi di tutto l’orbe perché si uniscano al Successore di Pietro, nel tempo di grazia spirituale che il Signore ci offre, per fare memoria del dono prezioso della fede» (Porta fidei, 8). E proprio qui a Loreto abbiamo l’opportunità di metterci alla scuola di Maria, di lei che è stata proclamata «beata» perché «ha creduto» (Lc 1,45). 


Questo Santuario, costruito attorno alla sua casa terrena, custodisce la memoria del momento in cui l’Angelo del Signore venne da Maria con il grande annuncio dell’Incarnazione, ed ella diede la sua risposta. 

Questa umile abitazione è una testimonianza concreta e tangibile dell’avvenimento più grande della nostra storia: l’Incarnazione; il Verbo si è fatto carne, e Maria, la serva del Signore, è il canale privilegiato attraverso il quale Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr Gv 1,14). 



Maria ha offerto la propria carne, ha messo tutta se stessa a disposizione della volontà di Dio, diventando «luogo» della sua presenza, «luogo» in cui dimora il Figlio di Dio. Qui possiamo richiamare le parole del Salmo con le quali, secondo la Lettera agli Ebrei, Cristo ha iniziato la sua vita terrena dicendo al Padre: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato…Allora ho detto: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”» (10,5.7). 



Maria dice parole simili di fronte all’Angelo che le rivela il piano di Dio su di lei: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). La volontà di Maria coincide con la volontà del Figlio nell’unico progetto di amore del Padre e in lei si uniscono cielo e terra, Dio creatore e la sua creatura. Dio diventa uomo, Maria si fa «casa vivente» del Signore, tempio dove abita l’Altissimo. 



Il Beato Giovanni XXIII cinquant’anni fa, qui a Loreto, invitava a contemplare questo mistero, a «riflettere su quel congiungimento del cielo con la terra, che è lo scopo dell’Incarnazione e della Redenzione», e continuava affermando che lo stesso Concilio aveva come scopo di estendere sempre più il raggio benefico dell’Incarnazione e Redenzione di Cristo in tutte le forme della vita sociale (cfr AAS 54 [1962], 724). 

E’ un invito che risuona oggi con particolare forza. Nella crisi attuale che interessa non solo l’economia, ma vari settori della società, l’Incarnazione del Figlio di Dio ci dice quanto l’uomo sia importante per Dio e Dio per l’uomo. Senza Dio l’uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull’amore, le cose materiali sui valori, l’avere sull’essere. 

Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad essere uomo. Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna.



Ma il dimorare del Figlio di Dio nella «casa vivente», nel tempio, che è Maria, ci porta ad un altro pensiero: dove abita Dio, dobbiamo riconoscere che tutti siamo «a casa»; dove abita Cristo, i suoi fratelli e le sue sorelle non sono più stranieri. Maria, che è madre di Cristo è anche nostra madre, ci apre la porta della sua Casa, ci guida ad entrare nella volontà del suo Figlio. È la fede, allora, che ci dà una casa in questo mondo, che ci riunisce in un’unica famiglia e che ci rende tutti fratelli e sorelle.

Contemplando Maria, dobbiamo domandarci se anche noi vogliamo essere aperti al Signore, se vogliamo offrire la nostra vita perché sia una dimora per Lui; oppure se abbiamo paura che la presenza del Signore possa essere un limite alla nostra libertà, e se vogliamo riservarci una parte della nostra vita, in modo che possa appartenere solo a noi. Ma è proprio Dio che libera la nostra libertà, la libera dalla chiusura in se stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio, e la rende capace di aprirsi alla dimensione che la realizza in senso pieno: quella del dono di sé, dell’amore, che si fa servizio e condivisione.

La fede ci fa abitare, dimorare, ma ci fa anche camminare nella via della vita. Anche a questo proposito, la Santa Casa di Loreto conserva un insegnamento importante. 


Come sappiamo, essa fu collocata sopra una strada. La cosa potrebbe apparire piuttosto strana: dal nostro punto di vista, infatti, la casa e la strada sembrano escludersi. In realtà, proprio in questo particolare aspetto, è custodito un messaggio singolare di questa Casa. Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. Allora, qui a Loreto, troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta (cfr Ap 21,3).



C’è ancora un punto importante del racconto evangelico dell’Annunciazione che vorrei sottolineare, un aspetto che non finisce mai di stupirci: Dio domanda il «sì» dell’uomo, ha creato un interlocutore libero, chiede che la sua creatura Gli risponda con piena libertà. 
San Bernardo di Chiaravalle, in uno dei suoi Sermoni più celebri, quasi «rappresenta» l’attesa da parte di Dio e dell’umanità del «sì» di Maria, rivolgendosi a lei con una supplica: «L’angelo attende la tua risposta, perché è ormai tempo di ritornare a colui che lo ha inviato… O Signora, da’ quella risposta, che la terra, che gli inferi, anzi, che i cieli attendono. Come il Re e Signore di tutti desiderava vedere la tua bellezza, così egli desidera ardentemente la tua risposta affermativa… Alzati, corri, apri! Alzati con la fede, affrettati con la tua offerta, apri con la tua adesione!» (In laudibus Virginis MatrisHom. IV, 8: Opera omnia, Edit. Cisterc. 4, 1966, p. 53s). 
Dio chiede la libera adesione di Maria per diventare uomo. Certo, il «sì» della Vergine è frutto della Grazia divina. Ma la grazia non elimina la libertà, al contrario, la crea e la sostiene. La fede non toglie nulla alla creatura umana, ma ne permette la piena e definitiva realizzazione.



Cari fratelli e sorelle, in questo pellegrinaggio che ripercorre quello del Beato Giovanni XXIII - e che avviene, provvidenzialmente, nel giorno in cui si fa memoria di san Francesco di Assisi, vero «Vangelo vivente»
vorrei affidare alla Santissima Madre di Dio tutte le difficoltà che vive il nostro mondo alla ricerca di serenità e di pace, i problemi di tante famiglie che guardano al futuro con preoccupazione, i desideri dei giovani che si aprono alla vita, le sofferenze di chi attende gesti e scelte di solidarietà e di amore. 
Vorrei affidare alla Madre di Dio anche questo speciale tempo di grazia per la Chiesa, che si apre davanti a noi. 

Tu, Madre del «sì», che hai ascoltato Gesù, parlaci di Lui, raccontaci il tuo cammino per seguirlo sulla via della fede, aiutaci ad annunciarlo perché ogni uomo possa accoglierlo e diventare dimora di Dio. Amen!




AMDG et BVM

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mercoledì 23 gennaio 2013

MIRACOLI DI MARIA SANTISSIMA: LORETO, APARECIDA, GUADALUPE, LOURDES, GENAZZANO, FATIMA,

E' LA VERA IMMAGINE DELLA MAMMA DIVINA
QUESTO E' L' UNICO VERO VOLTO DI MARIA 
Santissima Nostra Signora di Guadalupe, La Perfetta 

MIRACOLI DI MARIA

CHE COS’E’ UN MIRACOLO?

"Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva.
E Gesù stese la mano e lo toccò di­cendo: `Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve. " (Mt 8, 1-3)
"Miracolo! Miracolo! È un miracolo!" - grida il popolo, meravigliato dinanzi a quel fenomeno che nessuno è in grado di spiegare. Numerosi altri miracoli sono narrati nel­la Bibbia. Nel corso dei secoli, Dio ha continua­to a intervenire nella storia dei santi e della Chie­sa, operando molti miracoli per il bene dei fedeli. Ma che cos'è esattamente un miracolo?
La Chiesa cattolica ha stabilito i criteri per sapere con certezza se un fatto particolare è mi­racoloso o no.
In primo luogo, ci devono essere documen­ti in grado di dimostrare che il fatto preso in con­siderazione è reale, che non è una frode o il frut­to dell'immaginazione o di un condizionamento psicologico.
In secondo luogo, è necessario che esso sia il risultato di un'esperienza autenticamente reli­giosa.
Infine, il fatto deve essere inspiegabile se­condo le leggi naturali e della scienza.
Ma... sarà possibile che ancor oggi avven­gano miracoli?
Sì, essi si verificano anche ai nostri giorni. Ad esempio, nei processi di beatificazio­ne e canonizzazione, la Chiesa esige la prova dei miracoli, ottenuti attraverso l'intercessione del­la persona che sarà beatificata o canonizzata. La Chiesa è attenta a effettuare un'analisi minuzio­sa, prima di dichiarare che si è trattato effettiva­mente di un miracolo.
È necessario notare che solo Dio è in grado di compiere miracoli, perché solo lui ha il potere di sospendere le leggi della natura. La Madonna e i santi sono semplicemente intercessori presso di Lui per la realizzazione di un miracolo.
Ma a Dio piace agire per mezzo dei santi, specialmente attraverso la Madonna.
Al fine di avvicinare ancor più gli amici e simpatizzanti di questa Madre così formidabile, l'Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione presenta il libretto "Miracoli di Maria".
Sono storie straordinarie di miracoli rea­lizzati per mezzo dell'intercessione della Vergine Maria.
Perciò desideriamo che questa pubblicazio­ne sia per lei, come per coloro che la verranno ad avere tra le mani, portatrice di grande bene e sti­molo ad aver fiducia nella Madonna.


L'IMMAGINE DI GUADALUPE

Nel lontano 1531, un indio saliva sulle colline del Tepeyac, nei dintorni di Città del Messi­co, per assistere ad una lezione di catechismo. Il suo nome era Juan Diego: era un neobattezzato che impressionava tutti per il fervore con cui ave­va abbracciato la religione cattolica.
Giunto in cima alla montagna, egli udì risuo­nare dei canti e, allo stesso tempo, una voce femmi­nile che lo chiamava: - Juan, Juan Dieguito!
Sorpreso, l'indio si diresse verso il luogo da dove proveniva la voce e poté contemplare qualcosa di veramente meraviglioso! Una Signora di bellez­za sovrannaturale stava di fronte a lui. La sua veste irradiava una luce in­tensa e tutto intor­no a lei era trasfor­mato. - Juan Diego
si chinò davanti a lei e udì, incantato, le seguenti parole: - Juanito, il più umile dei miei fi­gli [...]. Io, la Sempre Vergine Maria, Madre del Dio Vivo e del Creatore, desidero che sia costruito qui, subi­to, un tempio. In questo modo potrò mostrare tut­to il mio amore, compassione, soccorso e protezio­ne agli uomini. Io sono la tua pietosa Madre, tua e di tutti gli abitanti di questa terra e di tutti coloro che Mi amano, invocano e confidano in Me. Ascol­to tutti i loro lamenti e curo tutte le loro miserie, af­flizioni e dolori.
Dopo aver detto questo, la Madonna ordinò a Juan Diego di andare al palazzo del Vescovo di Città del Messico e di riferirgli il suo desiderio: che in quel luogo si costruisse un tempio dedicato a Lei. Promise anche che sarebbe stata molto riconoscente per questo e che lo avrebbe ricom­pensato largamente.
Il nostro buon indio obbe­dì. Il Vescovo, pe­rò, non credette al­le sue parole e volle che il veggente por­tasse un segno dalla Madre di Dio.
Juan Diego tornò molto triste e umilmente riferì al­la Vergine l'acca­duto. La Madonna lo incoraggiò e gli chiese di salire in ci­ma alla collina e di cogliere i fiori che avesse trovato.
Giunto in cima, egli rimase incantato dal­la varietà dei fiori sbocciati in pieno inverno su quel suolo arido. Li colse e li portò alla bella Signora. El­la lo inviò nuovamente dal vescovo, a presentargli quei fiori come prova della sua apparizione.
L'indio, pieno di fede, ripose i fiori nel suo mantello - una specie di poncho rustico usato dai contadini aztechi - e si incamminò in direzione del palazzo episcopale.
Quando vi giunse, fu umiliato dai funziona­ri del vescovo: - Tu, ancora? Non sai che il Signor Vescovo è un uomo molto occupato?!
E ancora: - Questa storia della Vergine che ti appare, è un'invenzione tua, vero? Che ci vuoi guadagnare con questo?
- Non sto in­ventando nulla, no! - assicurava l'indio - È tutto vero! La Signo­ra, mia madre, mi ha mandato qui.
- Che cosa porti nascosto lì?
- Sono i fio­ri che ho colto in ci­ma al Tepeyac, disse Juan Diego.
- Guardate! Sono fiori esotici!
- Ma che bei fiori! Non ne ho mai visti di co­sì tanto belli!
1 funzionari erano incantati, ma l'indio ebbe da aspettare ancora molte ore, fino a che, finalmen­te, i funzionari riferirono al vescovo il caso dei fiori, e questi, allora, decise di riceverlo. Quando arrivò al suo cospetto, Diego aprì il suo mantello e i fiori cad­dero. Con sorpresa e meraviglia di tutti, su quella rustica veste appariva una splendida immagine del­la Madonna.
Davanti ad un simile segno, il vescovo si mise in ginocchio, emozionato. Adesso, credeva! Quan­do si alzò era pronto a soddisfare la richiesta della Vergine Santa.
Il vescovo volle che quell'immagine della Ma­donna fosse venerata da tutti i fedeli. Innanzitutto, egli la espose nella cappella del Palazzo e poi nella chiesa principale della città. Lì rimase fino alla fine della costruzione del tempio sul Tepeyac, nel luogo indicato da Juan Diego.
La Madonna di Guadalupe, come cominciò ad esser chiamata, fu proclamata patrona dell'Ame­rica Latina da Papa San Pio X, nel 1910. La sua fe­sta è commemorata il giorno 12 Dicembre.
Al di là della storia e del miracolo, l'immagi­ne della Vergine di Guadalupe porta con sé aspet­ti affascinanti, che an­cor oggi incuriosisco­no scienziati del mon­do intero.
Il mantello dell'indio Juan Diego è tessuto con una fibra grossolana destinata a disfarsi nel tempo: nor­malmente la sua durata è di circa 20 anni. Ormai di anni ne sono passati quasi 500 ed esso si conserva perfetto, come nel giorno del miracolo.
Per 100 anni l'immagine è rimasta espo­sta nella chiesa ed è stata portata in numerose pro­cessioni senza alcuna protezione. Baci e contatti da parte dei fedeli, umidità e polvere: nulla ha compro­messo il tessuto, né l'immagine.
Analizzando le proprietà della pittura, il Dott. Richard Kuhn, Premio Nobel per la Chimica nel 1938, non riuscì a scoprire se la tinta usata fosse di origine vegetale, animale o minerale.
Un test a raggi infrarossi, effettuato da tecni­ci della NASA nel 1979, concluse che il disegno fu realizzato senza abbozzo preliminare.
Tuttavia, la più affascinante scoperta degli studiosi dell'immagine, avvenne durante l'analisi degli occhi della Santissima Vergine.
Dopo vari ingrandimenti della fotografia, con stupore si osservò in entrambi gli occhi la figura di un uomo con la barba.
Più tardi, utilizzando metodi computerizza­ti ad alta tecnologia, si scoprì un dettaglio ancora più impressionante: tutti i personaggi presenti nel­la sala, al momento della consegna dei fiori, incluso lo stesso Juan Diego, sono "fotografati" negli occhi dell'immagine.
Ancora, studi compiuti da numerosi oftalmo­logi hanno rivelato che gli occhi hanno la brillantez­za e la luminosità proprie soltanto di una persona viva!
Questo affascinante insieme di scoperte - per il quale la scienza non ha una spiegazione - potrebbe riassumersi in una sola parola: miraco­lo. Uno dei più stupendi miracoli della Madonna, un vero dono della Madre di Dio ai suoi amati figli d'America.

LOURDES E L'ACQUA MIRACOLOSA

L'11 febbraio 1858, nel piccolo villaggio france­e di Lourdes, una bambina povera di nome Bernardette vide per la prima volta la Vergine Ma­ria. Mentre stava raccogliendo legna nei pressi di una grotta, un improvviso rumore la colse di sor­presa!
Ecco quanto lei stessa racconta di quello che accadde: Un giorno, recatami sulla riva del fiume Gave per raccogliere legna insieme con due fanciulle, sen­tii un rumore. Mi volsi verso il prato ma vidi che gli alberi non si muovevano affatto, per cui levai la te­sta e guardai la grotta. Vidi una Signora rivestita di vesti candide. Indossava un abito bianco ed era cin­ta da una fascia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva una rosa d'oro, che era dello stesso colore della coro­na del rosario.
Era la Santissima Vergine che, sorridendo, la invitava ad avvicinarsi a Lei. Timorosa, Berna­dette non avanzò, ma prese il rosario e cominciò a pregare. Lo stesso fece la "bella Signora", che no­nostante non muovesse le labbra, la accompagnava con la sua corona.
Questa è stata la prima di una serie di 18 ap­parizioni in quella grotta. Inizialmente, la giovane Bernadette Soubirous non sapeva chi fosse quella Signora, che però non tardò a rivelare la sua identità: - Io sono l'Immaco­lata Concezione.
La notizia delle ap­parizioni si diffuse in tutti i dintorni, facendo sì che tan­to i credenti come i non cre­denti accorressero a visita­re il sito.
Fu nella nona appa­rizione, il 25 febbraio, che Maria compi un miracolo meraviglioso! Questo mira­colo sta ancora dando i suoi frutti ai giorni nostri, e proprio soltanto la Ma­dre di Misericor­dia, avrebbe po­tuto farci un do­no con così tanta bontà.
La Ma­donna fece sgor­gare una fonte in fondo alla grotta delle apparizio­ni e invitò Santa Bernadette a be­re di quell'acqua.
La fon­te, inizialmente debole, diventò sempre più forte, fino ad arrivare ad una portata di migliaia di litri di acqua al giorno.
In quel luogo venne costruito un Santuario, che Papa Pio IX elevò al rango di Basilica nel 1874. Lourdes è uno dei luoghi più visitati al mon­do. Sono milioni i pellegrini che vi si recano ogni anno e moltissimi malati trovano la guarigione nel­le sue acque miracolose.
Alcune storie sono veramente straordinarie. Il 4 marzo, meno di un mese dopo la prima appari­zione, un bambino di due anni, paralitico, agoniz­zava in una povera casa del villaggio. Il padre, di­sperato nel vedere suo figlio in quello stato, escla­mò tristemente: - Mio figlio è morto!
Al contrario, la madre non piangeva: ave­va la fede delle grandi donne cristiane. Prese tra le braccia il corpo ormai rigido di suo figlio e corse alla grotta di Massabielle. Circa 600 persone erano lì, a pregare e chiedere grazie.
La madre cadde in ginocchio, con il bambi­no moribondo tra le braccia, e pregò con fiducia a voce alta:
- O mia Signora! Io so che tu sei Madre e che hai sofferto per la morte di Tuo Figlio, Gesù Cristo! Per l'amore che ti lega a Lui, guarda il mio dolore e ridà la salute al mio bambino! So che ti è possibile! Io so che ti è possibile, mia Signora!
La madre avanzò in ginocchio fino alla fon­te e immerse il corpo del figlio nell'acqua che era gelida, perché faceva molto freddo, tenendovelo per quindici minuti. Poi lo avvolse in un panno e lo portò a casa. Il giorno dopo, il bambino si svegliò pieno di vita e completamente guarito dalla para­lisi. Questo miracolo fu constatato non solo da nu­merosi fedeli, ma anche da tre medici.
Un'altra guarigione davvero impressionante ci è raccontata dallo stesso miracolato, il medico messicano Manuel Camacho Campbell:
Al tempo in cui ero studente alla Scuola Pre­paratoria di Medicina nel 1918, soffrivo di una la­ringite che mi provocava una fastidiosissima afo­nia, soprattutto perché mi faceva emettere un tono di voce acuto, femminile, sgradevole, dissonante, che non mi permetteva di parlare normalmente. Questo interferiva nei miei studi. Tuttavia, ho continuato a studiare passando alla Facoltà di Medicina, dove ho terminato il mio corso.
Per molti anni sono stato curato da medici specialisti in Messico senza ottenere alcun migliora­mento.
Il Dott. Manuel andò, in seguito, a studia­re in Europa e ne approfittò per consultare un me­dico in Francia. Questi, a sua volta, gli indicò uno specialista in Austria.
Nessuno di loro riusciva a fare una diagno­si precisa...
Gli raccomandarono, allora, di andare a Londra a consultare uno specialista ebreo, il dot­tor Stern. Fu veramente la mano di Dio che lo gui­dò fino a lui.
Così continua, nella sua relazione, il dottor Manuel:
Dopo avermi esaminato con grande cura, il dottor Sterra disse che il mio male era incurabile. So­lo un miracolo avrebbe potuto guarirmi.
Ma il famoso specialista, vedendo una me­daglia della Madonna al collo del Dott. Manuel, gli chiese: - Lei è cattolico?
- Sì, io sono cattolico. Perché?
- Allora, chieda un miracolo, perché se lei guarisce, mi converto alla sua religione.
Dopo questa consultazione medica, invece di scoraggiarsi, il Dott. Manuel pensò:
È da molto tempo che ho voglia di visitare Lourdes. Posso pur sempre andarci e chiedere la mia guarigione a Maria Santissima.
La Madonna di Lourdes era già ben nota al Dott. Manuel. Egli andò, pertanto, a Lourdes, do­ve arrivò proprio nel giorno della festa, l'l1 febbra­io 1931. Inginocchiato e angosciato, si sentiva più malato che mai, al punto da non riuscire quasi a parlare. In quel momento, vide un gruppo di pelle­grini spagnoli che si avvicinava cantando l’Ave Ma­ria di Lourdes.
Il suono di quella melodia, intonata nel­la sua stessa lingua, gli fece nascere il desiderio di unirsi anch'egli al canto.
Ho sentito un impulso irrefrenabile di canta­re con loro e, facendo uno sforzo, ho cantato senza rendermene conto, e quale non è stata la mia sorpre­sa nell'ascoltarmi! La mia voce era quella stessa che avevo perso tanti anni prima. Ero guarito!
Tornato a Londra, il Dott. Manuel Cama­cho cercò il Dott. Stern per ringraziarlo e per fa­re un'ultima visita. Il grande specialista rimase tal­mente stupefatto della guarigione, che compì la sua promessa: si recò a Lourdes dove fu battezza­to.
Numerose altre persone sono guarite da molti mali, per intercessione della Madonna, ba­gnandosi nelle acque di Lourdes.
È noto il caso di un operaio francese che aveva perso gli occhi in seguito ad un'esplosione in una miniera. Tale era la sua fede che, dopo che si fu bagnato nelle acque di Lourdes, la Madonna gli ridiede la vista.
Un altro miracolo bellissimo accadde a un bambino italiano, Paolo Tecchia, di sette anni. Era tetraplegico dalla nascita, e cominciò a muovere gli arti e a camminare perfettamente nel 1974, do­po essersi bagnato in quelle acque benedette. Questi sono solo alcuni esempi degli innu­merevoli miracoli ottenuti per intercessione della Madonna di Lourdes.
L'11 febbraio, data della prima apparizione, è perciò la Giornata Mondiale del Malato.



ED IL SOLE DANZÒ NEI CIELI DI FATIMA

Nel 1917 il mondo era immerso negli orro­ri della Prima Guerra Mondiale. Mai prima d'allora nella storia dell'umanità un conflitto ave­va raggiunto tali proporzioni, con così tragiche conseguenze per la vita di tanti popoli e persone.
Il dolore visitava tutte le case d'Europa. In ogni famiglia si piangeva la perdita di una perso­na cara. Era il pianto addolorato di una madre per il figlio morto, della moglie per il marito, dei figli che erano rimasti senza padre. Il numero delle vit­time sorprendeva il mondo intero!
In questo panorama di dolore Maria, Re­gina della Pace, apparve per la prima volta il 13 Maggio 1917 a tre pastorelli - Lucia, Giacinta e Francesco - a Fatima, in Portogallo.
Lucia, la maggiore dei tre veggenti, descris­se così la prima apparizione della Madonna: Era una Si­gnora tutta vestita di bianco, più luminosa del sole, che risplende­va più chiaramente e più intensamente di un bicchie­re di cristallo pieno d'acqua pura, attraversato dai raggi del sole più ardente.
La Madonna, dalla cima di un alberello, disse ai bambini: - Non abbiate paura, non voglio farvi del male!
- Da dove viene Signora?
- Sono del Cielo! Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Tornerò ancora una settima volta. Recita­te il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra.
Come promesso, la Madonna apparve, nei cinque mesi successivi, chiedendo ai tre pastorelli di pregare per la conversione dei peccatori. Lasciò anche un messaggio di speranza per l'umanità.
Nel mese di luglio, la Vergine annunciò che in ottobre avrebbe fatto un miraco­lo per dimostrare a tutti l'autentici­tà delle apparizioni.
Giunto il 13 ottobre, data del miracolo promesso, circa 70 mila persone si radunarono a Cova da Iria in attesa del mo­mento dell'apparizione, per vedere che cosa sarebbe suc­cesso.
Con gli ombrelli aper­ti, i fedeli si riparavano dalla pioggia torrenziale che non cessava di cadere. In poche ore, il campo si tra­sformò in un vero pantano.
Lucia chiese a tutti di chiudere gli ombrelli, nonostante continuasse a piovere, e cominciò a re­citare il rosario.
A mezzogiorno, quando le campane del­le chiese suonavano l'Angelus, una nuvola coprì i pastorelli e la Vergine Maria apparve sfolgorante, con un'intensità di luce maggiore rispetto a tutte le altre apparizioni.
La Madre di Dio e nostra fece allora una richiesta, un'importante comunicazione e un ma­terno avvertimento: - Voglio dirvi di edificare qui una cappel­la in mio onore, in quanto sono la Madonna del Rosario e di continuare a pregare il rosario tutti i giorni. La guerra finirà e i soldati torneranno pre­sto alle loro case... È necessario che vi emendia­te, che chiediate perdono dei vostri peccati e che non offendiate più Nostro Signore, che è già mol­to offeso.
Detto questo, la Madonna aprì le sue ma­ni verginali e fece riflettere la loro luce sul Sole. Mentre Ella saliva al Cielo, continuava il riflesso di quella luce che si proiettava nel Sole.
Lucia allora gridò alla moltitudine: - Guardate il Sole!
In quel momento, le nuvole si aprirono e il sole apparve come un immenso disco d'argento. Nonostante la sua intensa brillantezza, poteva es­sere guardato direttamente, senza danneggiare la vista. La gente lo contemplava in silenzio quando, all'improvviso, l'astro si mise a "danzare".
Girava rapidamente come una gigantesca ruota di fuoco. Si fermò di colpo, per poi ricomin­ciare il giro su se stesso con una velocità sorpren­dente. Infine, in un turbine vorticoso, i suoi bordi acquistarono un colore scarlatto, spargendo fiam­me rosse in tutte le direzioni. Questi raggi si riflet­tevano sul suolo, sugli alberi, sui cespugli, sui vi­si rivolti al cielo, riflettendo su di loro tutti i colo­ri dell'arcobaleno.
Il disco di fuoco girò vorticosamente tre volte, con colori sempre più intensi, tremò incre­dibilmente e, descrivendo un enorme zig-zag, ca­lò precipitosamente sulla moltitudine terrorizza­ta. Un unico e immenso grido sfuggì da ogni boc­ca. Tutti caddero in ginocchio nel fango, pensan­do che sarebbero stati consumati dal fuoco. Molti pregavano ad alta voce l'atto di contrizione.
A poco a poco, il sole riprese a salire, trac­ciando lo stesso zig-zag, fino al punto dell'orizzonte da cui era sceso. Diventò allora impossibile fis­sarlo. Era di nuovo il normale sole di tutti i giorni. I prodigi durarono circa 10 minuti e potero­no essere osservati fino ad una distanza di 40 chi­lometri dal luogo delle apparizioni. Tutti si guar­darono turbati. Poi la gioia esplose: - Miracolo, miracolo! I bambini avevano ra­gione!
Le grida di entusiasmo echeggiavano nelle colline circostanti, e molti notarono che i loro ve­stiti, inzuppati fino a pochi minuti prima, erano ora completamente asciutti.
Il miracolo del sole fu ottenuto dalla Ma­donna per dimostrare a tutti l'autenticità delle sue apparizioni a Fatima.



LA PITTURA CHE SCESE DAL CIELO A GENAZZANO

Miracolo! Miracolo!
È l'unico modo per descrivere il fatto veri­ficatosi in Italia, a Genazzano (Roma), il 25 apri­le del 1467, giorno della festa del suo patrono, San Marco.
La popolazione di quella città contemplò estasiata una nuvola bianca a forma di colonna, che diffondeva raggi di luce, sorvolando i cieli del piccolo paese. Dopo essere rimasta per un certo tempo sospesa nell'aria, essa discese in direzio­ne di una chiesa in costruzione e si appoggiò con­tro una parete incompiuta. A quel punto la nuvola scomparve, la­sciando al suo po­sto una bella im­magine della Ver­gine Madre di Dio con Gesù Bambi­no in braccio.
In quel mo­mento le campa­ne della chiesa co­minciarono a suo­nare e i fedeli pre­senti videro per­fettamente che nessuno le azionava. Presto anche tutte le campa­ne dei dintorni si misero a suonare, esprimendo la gioia del Cielo per l'arrivo dell'immagine.
La chiesa in costruzione era dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, su iniziativa di una vedova di nome Petruccia, molto devota di Maria. Questa buona signora riceveva piccoli aiuti per la costruzione, ma il più delle volte quello che le toc­cava sentire erano parole di scherno e di discre­dito. Con l'arrivo miracoloso dell'immagine, giun­sero da tutte le parti generosi contributi e l'opera poté essere portata a termine in breve tempo.
La notizia del meraviglioso evento giunse a Roma e attirò molti pellegrini a Genazzano. Tra di loro vi furono due albanesi - Georgio e De Scla­vis - testimoni a loro volta di un altro impressio­nante miracolo.
Molto preoccupati per il futuro della lo­ro patria, in serio pericolo di essere invasa dal­le truppe turche, angosciati, andarono a prega­re davanti all'Immagine della Patrona dell'Alba­nia, uno splendido affresco dipinto nel santuario della città di Scutari. Dopo un po' di tempo, vi­dero con stupore l'affresco staccarsi dalla parete con un sottile strato di gesso e volare verso il ma­re Adriatico.
Seguirono allora l'immagine fino alla riva del mare e vedendo che seguitava il suo cammi­no, sorvolando la superficie, pensarono che non l'avrebbero mai più rivista...
Un'ispirazione fece loro ricordare San Pie­tro, che miracolosamente camminò sulle acque. Pieni di fede, avanzarono nel mare, camminan­do sulle acque, come se fossero su terra ferma, se­guendo sempre la venerata immagine. Così attra­versarono il mare Adriatico.
Al loro arrivo in Italia, la persero di vista e ne furono sconfortati, finché un giorno, a Roma, vennero a sapere che un affresco della Madonna era disceso dal cielo e si era posato nella vicina cit­tà di Genazzano.
La notizia della miracolosa apparizione dell'affresco si diffuse in tutto il paese con una velocità impressionante. Immediatamente iniziò una vera e propria valanga di miracoli: un paraliti­co cominciò a camminare, una cieca riacquistò la vista, un giovane morto da poco resuscitò.
Nei primi 110 giorni la Madre del Buon Consiglio realizzò 161 miracoli a favore dei suoi fedeli devoti.
I padri agostiniani, incaricati del Santua­rio del Buon Consiglio custodiscono ancor oggi il registro dei miracoli effet­tuati subito dopo l'apparizio­ne dell'affresco della Madon­na. Vediamone alcuni, a titolo di esempio:
Giorno 8 maggio: Sono guarite oggi Francesca Cecca­relli, di Paliano [FR], cieca fin dall'infanzia, e debole per tutta la sua vita e Minna di Giovan Capozzo, di Cave [Roma], che da tempo era divenuta invalida, in quasi tutte le sue membra.
Giorno 18 maggio: Oggi, nella Santa Cappella, è guarito Antonio Guastacavalli, di Fra­scati [Roma], paralitico, che da dodici anni non riusciva a muoversi e nemmeno a sostenersi in piedi.
Giorno 3 giugno: Oggi, la signora Antonia, di Castel Sanguigno, moglie di Antonio Conti di Montefortino [FM], gravemente colpita da un attac­co apoplettico, a causa del quale ha perso la sensi­bilità di tutto il lato destro, condotta con difficoltà alla Santa Cappella, si è ritrovata immediatamente guarita, completamente sana, dopo essersi trascina­ta per tre anni e sette mesi della sua vita con la ma­lattia.
Ancora oggi l'immagine della Madonna del Buon Consiglio si trova misteriosamente sospesa in aria, invocata da oltre 500 anni! E, cosa ecce­zionale, rimane tuttora sospesa in aria alla distan­za di un paio di centimetri dal muro della cappella laterale del suo Santuario, a Genazzano.
Italiani e pellegrini provenienti da tutto il mondo continuano a venire a Genazzano per chiedere l'intercessione della Madonna, davanti al santo affresco.
Mai Maria rinuncia a soddisfare le richieste dei suoi figli e devoti.



LA CASA DI LORETO 

Ancor più impressionante del vedere un affre­co di Maria attraversare il cielo è il vedere la casa dove visse la Sacra Famiglia essere traspor­tata da Nazaret, in Terra Santa, fino alle coste ita­liane. Come si verificò tale prodigio?
Dopo la conquista della Terra Santa da par­te di Saladino, molte delle chiese cristiane lì esi­stenti furono distrutte o trasformate in moschee. La Basilica dell'Annunciazione, costruita a Naza­ret per ospitare la casa in cui era vissuta la Sacra Famiglia, fu demolita, ma la casa rimase intatta.
In circostanze del tutto inspiegabili, essa fu trasportata in aria la mattina del 10 maggio 1291
fino a Tersatz, città della Dalmazia, ora facente parte della Croazia.
All'alba, gli abitanti di Tersatz guardaro­no stupiti quella costruzione così strana in quella regione e che, misteriosamente, non era dotata di fondamenta ... All'interno c'era un altare di pietra con una statua della Madonna che teneva in brac­cio il Bambino Gesù.
La grazia li ispirò a riconoscere quella casa come la dimora della Sacra Famiglia. Segnalarono l'accaduto al vescovo, che era gravemente ammalato. Egli chiese allora un se­gnale alla Madre di Dio: se fosse guarito, questa sarebbe stata la prova che si trattava proprio del­la casa di Gesù e Maria. Il giorno seguente, com­pletamente guarito, comparve presso la casa, sano e vigoroso, riferendo a tutti gli abitanti il miraco­lo compiuto dalla Vergine a suo favore. Riunì, al­lora, una commissione di uomini degni di fiducia e andò a Nazaret, dove constatò con i propri occhi che nell'antico luogo dove era stata costruita la ca­sa di Maria, c'erano soltanto le fondamenta!
Il 10 dicembre 1294, a soli tre anni e mez­zo dal suo dislocamento a Tersatz, la preziosa casa scomparve misteriosamente così come era apparsa ... Sul luogo venne costruita una cappella in me­moria dell'accaduto.
Lo stesso giorno, portata da mani ange­liche, la Santa Casa di Nazaret attraversò il Mar Adriatico e si posò in Italia, vicino alla città di Re­canati (MC), in mezzo a un boschetto di allori. E dall'alloro (laurum in latino) deriva il nome di Lo­reto, dato alla città che vi fu poi costruita.
Molti abitanti della regione poterono vede­re, meravigliati, la casa tutta illuminata mentre volava di notte, nel cielo italiano, come in un rac­conto di fate.
La notizia si diffuse molto rapidamente e i devoti affluirono da tutte le località vicine per vi­sitare la casa della Sacra Famiglia.
Che quella casa si fosse posata miracolosa­mente a Loreto non c'erano dubbi, perché il nu­mero dei testimoni fu incalcolabile. Tuttavia, la questione ancora da chiarire era se si trattasse davvero della casa della Sacra Famiglia. Dopo tut­to, non si trovava a Tersatz in Dalmazia?
Venne organizzata allora, ancora una vol­ta, una commissione di uomini illustri della zona, che si recarono a Tersatz per verificare la questio­ne. Una volta arrivati, poterono constatare che la casa non c'era più. Ascoltarono anche il racconto degli abitanti sul suo arrivo e sulla sua misteriosa scomparsa.
La stessa commissione partì allora alla vol­ta della città di Nazaret, dove effettuò una verifica minuziosa, confermando che le fondamenta del­la casa della Sacra Famiglia coincidevano esatta­mente con la casa trasportata miracolosamente a Loreto.
In quella casa erano vissuti la Madonna e San Giuseppe, prima della nascita di Cristo. Lì l'angelo Gabriele annunciò a Maria che sarebbe stata la madre del Messia e fu in quel luogo che il Verbo di Dio Si fece carne. Quelle pareti erano state testimoni della crescita del Bambino Gesù e della maggior parte della sua vita terrena.
Oggi, i visitatori della Santa Casa di Lore­to leggono una frase che causa una viva emozione: Qui il Verbo di Dio Si è fatto carne!






IL BEATO FRATE EGIDIO E LA VERGINITA' Dl MARIA

Le cronache dell'Ordine Francescano riferisco­o un avvenimento davvero miracoloso, oc­corso ad uno dei primi discepoli di San Francesco: il Beato Frate Egidio di Assisi.
Viveva in quell'epoca un frate domenicano che da molti anni era fortemente tentato dal dubbio riguardo alla Verginità Perpetua di Maria.
Afflitto dal problema che non riusciva a ri­solvere, decise di cercare Frate Egidio di Assisi, no­to non solo per la sua santità e saggezza, ma anche perché aveva il dono di calmare le coscienze turba­te.
Mentre il domenicano si stava ancora avvici­nando al convento, frate Egidio, illuminato da Dio, gli venne incontro e, dopo averlo salutato, gli disse:
- Fratello, la Santissima Madre di Dio, Ma­ria, era vergine prima di dare alla luce, Suo Figlio Gesù.
Così dicendo, batté il bastone per terra. Ac­cadde allora un fatto straordinario: improvvisamen­te sbocciò un giglio bianco e bello!
Subito dopo Frate Egidio batté di nuovo per terra e ripeté: - Fratello, Maria Santissima era vergine quando diede alla luce Suo figlio Gesù.
E nacque in quel luogo un secondo giglio, an­cora più bello del primo.
Frate Egidio colpi per la terza volta la terra e disse: - Fratello domenicano, Maria Santissima ri­mase vergine dopo aver dato alla luce Suo figlio Ge­sù.
E nacque allora un terzo giglio che, in bellez­za e candore, superava gli altri due.
Dopo aver operato questo miracolo meravi­glioso, Frate Egidio tornò umilmente nel convento, come se nulla fosse accaduto.
E al nostro domenicano, che cosa successe? Fu veramente stupefatto di quello che vide e com­pletamente liberato dalle tentazioni che lo avevano afflitto.
Poi con la massima cura raccolse i tre gigli e li conservò come prova della Verginità Perpetua della Santissima Vergine.



LA MADONNA APARECIDA, PATRONA DEL BRASILE

Quando il Brasile era ancora una colonia del Portogallo, nel lontano 1716, il re Giovanni V nominò Capitano Generale di San Paolo e Mi­nas Gerais, Don Pietro Michele de Almeida Por­tugal e Vasconcelos, meglio conosciuto come il Conte di Assumar. Uomo di elevata nobiltà, che in seguito sarebbe diventato Viceré dell'India.
Il Conte di Assumar, assunta la Capitaneria di San Paolo il 4 Settembre del 1717, partì con il suo seguito per Minas Gerais. A metà del cammino era prevista una sosta a Guaratinguetâ, per pernottare. Non era usuale una visita di tale importanza in quelle terre... Il comune di Guaratinguetâ, mol­to povero, si trovò improvvisamente con la respon­sabilità di rifornire riccamente la tavola di quell'illu­stre capitano. Sorse allora l'idea di offrirgli un pasto a base di pesce del fiume Paraiba. Pertanto, furono convocati Domingos Garcia, Felipe Pedroso e Joâo Alves, esperti pescatori della regione.
Essi si misero subito al lavoro, ma navigaro­no lungo il fiume senza ottenere nulla. Quando rag­giunsero il porto di Itaguaçu, Joâo Alves gettò la sua rete con l'ultima speranza di trovare del pesce. Dopo qualche tempo di attesa, senti che qualcosa si era impigliato nella sua rete. Egli la tirò in barca con ansia. Ben presto, però, vide che non si trattava di un pesce, ma del corpo senza testa di una statua della Madonna della Concezione!
Lo stesso Joâo Alves gettò ancora una vol­ta la rete e ben presto sentì che vi era qualcosa ma quello che trovò era la testa della statua della Ma­donna della Concezione, e non i tanto anelati pe­sci...
I tre pescatori gettarono le reti di nuovo e questa volta, con grande sorpresa di tutti esse, si ri­empirono di pesci. Ce n'erano talmente tanti che ai tre uomini venne immediatamente in mente l'episo­dio della pesca miracolosa, narrato nel Vangelo.
Nel loro semplice racconto, riferirono che per poco la barca non affondò, tale era la quantità di pesce che riuscirono a catturare, grazie all'aiuto del­la Santissima Vergine.
Pieni di gioia, andarono al Comune di Gua­ratinguetâ a portare il pesce e raccontare ciò che era accaduto, alle autorità competenti, tuttavia, pri­ma ebbero l'avvertenza di lasciare la statua a Silva­na da Rocha, madre di Joâo Alves. Lì la avvolsero in panni e la posero in un baule.
Quella casa divenne la prima cappella della Madonna di Aparecida. Il nome le fu dato proprio per il fatto che essa era " apparsa" dal fondo del fiu­me Paraíba.
Il popolo semplice e devoto dei dintorni ven­ne a visitare la statua, per pregare il rosario e chie­dere grazie alla Madonna. Presto si verificarono ca­si di grazie straordinarie e miracoli ottenuti per in­tercessione dell'Aparecida.
La fama dei miracoli si diffuse a tal punto che il vicario della parrocchia, don José Alves Vi­lela, costruì una piccola cappella per la Statua. Più tardi, nel 1745, fu costruita una cappella più grande, in cima al collina dei Coqueiros.
Nel 1834 fu costruita una bella chiesa che ri­cevette il titolo di Basilica Minore il 29 aprile 1928. Per la felicità del popolo brasiliano, nel 1929, Papa Pio XI proclamò la Madonna Aparecida, Re­gina e Patrona del Brasile.
Con la crescita della devozione alla Madon­na di Aparecida, il numero dei pellegrini è talmen­te aumentato che la Basilica Minore non contene­va più i visitatori. Per questo motivo, nel 1955 i Mis­sionari Redentoristi, diedero inizio alla costruzione della nuova basilica, che è, attualmente, il più gran­de santuario mariano del mondo.
Non c'è chi visiti questo Santuario e non ri­manga stupito per la quantità di ex-voto, che occu­pano un ampio salone. La "sala dei miracoli" - come viene chiamata - è la prova più evidente di quanto la Madonna di Aparecida ami il popolo brasiliano! Vi si vedono numerose e commoventi testi­monianze del potere di intercessione di Maria: in­fermi che sono tornati a camminare, muti che han­no cominciato a parlare, ciechi che hanno recupera­to la vista, persone con problemi cardiaci, che sono state completamente guarite...
Uno dei primi miracoli registrati negli annali della Storia della Madonna di Aparecida si è verifi­cato con uno schiavo fuggitivo.
Stanco dei maltrattamenti che riceveva nella fattoria del suo padrone, in Paranâ, uno schiavo di nome Zaccaria decise di fuggire.
Il proprietario terriero inferocito assun­se allora un esperto cacciatore per catturarlo. Do­po molte ricerche, costui trovò lo schiavo fuggitivo a San Paolo, vicino alla località di Bananal. Zaccaria, con catene e ceppi ai piedi e alle mani, fu legato al cavallo per essere riportato al Paranâ.
Lungo la strada, passando davanti alla cap­pella della Madonna Aparecida, Zaccaria, sfinito e affamato, chiese alla sua guardia di dargli qualche minuto di riposo e il permesso di pregare nella chie­sa. I suoi piedi scalzi erano gonfi e feriti dalle pietre della strada.
Il caposquadra glielo concesse, ma non ri­mosse le catene e i ceppi dello schiavo, per paura che egli scappasse di nuovo. Pieno di fede, egli fece alcuni passi all'interno della cappella, cadde in gi­nocchio nel mezzo del corridoio e pregò, chieden­do alla Madre di Dio che lo liberasse. Erano presen­ti in quel momento molti devoti, compresi gli alunni di una scuola vicina. Pieni di stupore, tutti videro le catene ai piedi e alle mani aprirsi miracolosamente, lasciando completamente libero lo schiavo.
Col volto bagnato di lacrime, tenendo in ma­no le catene, Zaccaria si diresse verso l'altare do­ve c'era la statua della Madonna Aparecida, e com­mosso, rese grazie per la liberazione che aveva otte­nuto con la Sua intercessione.
Quanto al caposquadra, che aveva assistito a tutto, quale fu la sua reazione? Anche lui fu tocca­to dalla grazia! Esaminò le catene e constatò che si erano rotte. Non potendo negare il miracolo, deci­se allora di lasciare libero Zaccaria. Chiese però al tesoriere della chiesa, che era presente, una dichia­razione che registrasse quanto era successo, da mo­strare al proprietario terriero che lo aveva assunto.
Con il documento in mano, tornò da solo a Paranâ e Zaccaria rimase a vivere presso il Santua­rio di Aparecida.


Mater Boni Consilii
Virgo Maria,
Nihil cogitem nisi te.