S. Gertrude la
Grande – Le Rivelazioni,
III, Capitoli
57-69
57 – La rabbia del diavolo per un’innocente piacere
Una notte,
immersa nella consolazione per le molte grazie che il Signore le aveva concesse
visitandola, e affaticata insieme per la tensione spirituale, si trovò in uno
stato di estrema debolezza. Prese allora un grappolo d’uva nell’intento di
ristorare un po’ il Signore in se stessa. Il Signore lo accettò con grande
riconoscenza e disse: «Ecco, questo mi compensa dell’amarezza con cui fui
abbeverato sulla croce per amor tuo, poiché gusto in questo momento nel tuo
cuore una ineffabile dolcezza. Più tu consideri soltanto la mia gloria quando
concedi un sollievo al tuo corpo, e più dolce è il ristoro che Io provo nella tua anima».
Quando poi essa
gettò per terra le bucce e i semi dell’uva che aveva raccolto nella mano,
satana, il nemico di ogni bene, si presentò e si dispose con zelo a raccoglierli
a prova della colpa dell’inferma che, contro la sua Regola, aveva mangiato prima
di Mattutino. Ma appena ebbe toccato con due dita una delle bucce,
immediatamente scottato come da un fuoco intollerabile, si precipitò fuori della
stanza con urla terribili, ponendo tuttavia la massima cura a non posare i piedi
sulla minima di quelle bucce, il cui contatto gli cagionava così intollerabile
supplizio.
58 – L’utilità dei nostri difetti
Un’altra notte,
facendo l’esame di coscienza, scoprì in sé il difetto di ripetere spesso: «Dio
lo sa!» per semplice abitudine e senza riflettervi. Si rimproverò questa
imperfezione e pregò il Signore di correggerla e di concederle la grazia di non
pronunziare mai invano il suo nome. Il Signore le rispose con bontà: «E perché
vorresti privarmi dell’onore che me ne viene, e privare te stessa della
ricompensa che ti assicuri quando, riconoscendo questo o qualsiasi altro
difetto, fai il proposito di evitarlo? Ogni volta che un’anima si sforza di
vincere per amor mio le sue cattive inclinazioni, essa mi procura tanto onore quanto quando, durante
il combattimento, resiste coraggiosamente al nemico per vincerlo e sconfiggerlo
col vigore del suo braccio».
Le sembrò poi
di riposare dolcemente sul Cuore del Signore e di dirgli, riconoscendo la sua
profonda indegnità: «Ecco, Signore amatissimo, ti offro il mio povero cuore
perché Tu prenda le tue delizie nei suoi affetti e nei suoi desideri, secondo la
pienezza del tuo beneplacito». Il Signore rispose: «Mi riesce più accetto il tuo
povero cuore offerto con tanto amore, di un cuore pieno di vigore e di forza:
allo stesso modo che un animale del bosco preso alla caccia riesce più accetto
di un animale domestico, poiché le sue carni son più tenere e più
saporite».
59 – Un sollievo preso per amore del Signore
Le sue
infermità le impedivano di prendere parte all’Ufficio Divino in Coro, ma andava
sovente ad ascoltare la recitazione per impiegare almeno così le sue forze al
servizio di Dio. non le pareva però di portarvi tutta la devozione che avrebbe
desiderato, e se ne lamentava spesso col Signore tutta scoraggiata: «O
amabilissimo Signore – essa diceva – che ossequio ti posso rendere standomene
qui seduta con tanta negligenza, senza far niente, per pronunciare soltanto una
o due parole o qualche nota del canto?». Un giorno finalmente il Signore le
rispose: «Non proveresti tu un grande piacere se un amico ti offrisse di tanto in tanto una
sorsata di eccellente idromele capace di ridarti le forze? Ebbene, ogni parola
ed ogni nota da te cantata a mia lode fa provare a me una consolazione anche
maggiore».
<<Cor Mariæ
Immaculatum, intercede pro nobis>>