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martedì 24 settembre 2024

M. VALTORTA

 


Dio non si irride! Non appoggiatevi sul pericoloso e presuntuoso sostegno di questo pensiero: 

"Fino ad ora ho fatto ciò che ho voluto, anche contro ciò che si diceva volere di Dio, e non me ne è venuto del male, ma anzi sempre più del benessere". 

Non sapete ciò che vi può portare il minuto che segue. E, dopo i molti minuti della Terra, c'è un'eternità per scontare le irrisioni date a Dio e le durezze date ai fratelli. 

Nell'eternità si miete ciò che qui si è seminato. 

Per questo si dovrebbe instancabilmente fare opere di spirito e fare perciò il bene se non si vuole poi mietere triboli per i fuochi purgativi o, non lo voglia Iddio, per i bracieri infernali. 

Fare il bene sinché avete tempo di farlo. Tutti, e specie quelli che sono rivestiti di una veste che li fa osservare dal mondo, da questo mondo che perisce più per lo spegnersi delle luci preposte ad illuminare che non per le dottrine perverse suscitate da Satana.

AMDG et D.V.MARIAE

venerdì 19 luglio 2024

Dopo i precursori dell’Anticristo verrà l’Anticristo stesso.

 


25 gennaio 1944

   Dice Gesù:
   «Daniele è colui che ha la medesima nota di Giovanni, e Giovanni è colui che raccoglie e amplifica la nota iniziale di Daniele. Ecco perché, piccolo Giovanni, a te piace tanto.
   Come pesce in limpida peschiera, tu sei felice quando ti muovi nell’atmosfera del tuo Cristo, il quale avrà il suo supremo trionfo nell’ora in cui Satana, il suo figlio e i suoi cortigiani, saranno per sempre resi impotenti. E in Daniele vi è quest’atmosfera. Se Isaia è il pre-evangelista che parla del mio avvento[97] nel mondo per la salute del mondo, Daniele è il pre-apostolo, il pre-Giovanni che annuncia le glorie del mio eterno trionfo di Re della Gerusalemme imperitura.
   Ora vedi come nelle quattro bestie descritte da Daniele siano anticipati i segni dei ministri diabolici dell’Apocalisse. I commentatori si sono affannati a dare un significato storico-umano a quei quattro mostri. Ma occorre spingere lo sguardo molto più avanti, e molto più in alto. Sollevatevi, quando meditate i libri santi, dalla Terra, staccatevi dal momento presente, spingete lo sguardo nel futuro e nel soprannaturale. Lì è la chiave del mistero.
   Le quattro bestie: i quattro errori che precederanno la fine. I quattro errori che saranno quattro orrori per l’umanità e che partoriranno l’Orrore finale.
   L’uomo era un semidio per la Grazia e per la Fede. Come aquila e come leone sapeva affrontare e vincere i pericoli del senso e sollevare se stesso a spaziare nel clima di Dio, là dove l’anima si congiunge in nozze soprannaturali col suo Signore in continui e rapidi congiungimenti di ardori, da cui scende sulla Terra ogni volta rinnovellata nella forza, nella gioia, nella carità che effonde sui fratelli e poi slancia nuovamente, ancor più impetuosamente, verso Dio, poiché ogni congiungimento è aumento di perfezione che si compie quando il congiungimento diviene eterno nel mio Paradiso.
   L’ateismo strappò all’uomo le sue ali d’aquila e il suo cuore da semidio e lo fece animale camminante sul fango e portante sul fango, verso il fango, il suo pesante cuore tutto carne e sangue. Un pondo pesante più del piombo porta l’uomo nel suo “io” privo delle spirituali penne dello spirito, un pondo che lo curva, lo stende, lo sprofonda nel fango.
   L’uomo era un semidio per la Carità vivente in lui. Amando Dio e la sua Legge, che è legge di Carità, egli possedeva Dio, e con Dio la Pace, che è un principale attributo di Dio, e con la pace tanto bene universale e singolo.
   L’uomo respinse la Legge di Dio per assumere molte altre dottrine. Ma nessuna era ed è da Dio e perciò in nessuna è Carità vera. Onde l’uomo, che aveva abbracciato l’ateismo divenendo da aquila e leone semplice uomo, per un sortilegio infernale partorì se stesso divenuto orso, feroce divoratore dei suoi simili.
   Ma orrore chiama orrore. Per scala ascendente. Sempre più grande l’orrore perché nei maledetti connubi con Satana l’uomo, che il Cristo aveva riportato alla sua natura di semidio, genera mostri sempre più mostri. E sono i figli del suo errare che si vende a Satana per averne terrestre aiuto.
   Dall’uomo semidio venne l’uomo, dall’uomo l’orso, dall’orso il nuovo mostro feroce e falso come il leopardo, dotato da Satana di ali multiple per essere più veloce nel nuocere. Vi ho detto[98] che Satana è lo scimmiottatore di Dio. Anche esso dunque volle dare alla “sua” creatura, ormai sua creatura, all’umanità senza Fede e senza Dio, dare delle ali. Non di aquila, [ma] di vampiro perché fosse incubo dell’umanità stessa e fosse rapido nel suo correre ad abbattersi sulle parti di sé, vittime di sé, per suggerne il sangue.
   Io, mistico pellicano, mi sono aperto il cuore per darvi il mio sangue. Satana fa dell’uomo, al quale Io ho dato il mio sangue, il vampiro che sugge parti di se stesso e si dà morte con tormento.
   Non pare una leggenda di incubo? È invece la vostra realtà. Non è un mostro mitico. Siete voi che con fame diabolica divorate parte di voi stessi, svenandovi, mutilandovi per poi generare le nuove parti mentre divorate le già formate, con una continuità che ha in sé qualcosa di maniaco, ma di un maniaco diabolico.
   La potenza voluta, spinta, imposta sino al delitto, è la terza bestia. Dato che è potenza umana, ossia vendutasi a Satana pur di esser sempre più potente, contro ogni legge divina e morale, essa genera il suo mostro che ha nome Rivoluzione e che, come è della sua natura, porta nelle protuberanze della sua mostruosità tutti i più biechi orrori delle rivoluzioni, naufragio sociale del Bene e della Fede. Onestà, rispetto, moralità, religione, libertà, bontà, muoiono quando questo mostro alita su una nazione il suo fiato d’inferno, e come pestifera emanazione esso si spande oltre i confini contagiando di sé popoli e popoli, sinché contagerà il mondo intero preparando sui brandelli delle vittime, da lei uccise e sbranate, sulle rovine delle nazioni ridotte a macerie, la culla per il mostro finale: l’Anticristo.
   Ve l’ho detto[99] che esso sarà il figlio della lussuria dell’uomo, nato dal connubio della stessa con la Bestia. Ve l’ho detto. Non muto nel mio dire. Ciò che dico è vero. Lo conosco senza bisogno di leggerlo, lo ricordo senza bisogno di rileggerlo. È scritto nella mia mente di Dio davanti alla quale scorrono incessantemente, e l’uno sopra l’altro, senza che l’uno impedisca la visione dell’altro, tutti gli eventi dell’uomo nel tempo.
   Esso Anticristo, perfezione dell’Orrore come Io fui perfezione della Perfezione, con le sue infinite armi, simboleggiate nelle dieci corna, nelle mascelle dentate di ferro, nei piedi feroci e infine nel piccolo corno, simbolo dell’estremo livore di cui Satana doterà il suo figlio per intossicare l’umanità mentre con la bocca di menzogna la sedurrà facendosi adorare per dio, tormenterà a dismisura coloro che, piccolo gregge fedele, mi resteranno seguaci. D’ora in ora il piccolo corno crescerà per nuocere, crescerà l’intelligenza satanica per far dire alla bocca le più turbatrici menzogne, crescerà in potenza come Io crescevo in sapienza e grazia, armato di occhi per leggere il pensiero degli uomini santi e ucciderli per esso pensiero.
   Oh! i miei santi dell’ultimo tempo! Se eroico fu il vivere dei primi fra le persecuzioni del paganesimo, tre volte, sette volte, sette volte sette volte eroico sarà il vivere dei miei ultimi santi. Solo i nutriti con la midolla della Fede potranno aver cuor di leone per affrontare quei tormenti e occhi e penne d’aquila per affissare Me-Sole e volare a Me-Verità, mentre le tenebre li soverchieranno da ogni parte e la Menzogna cercherà persuaderli ad adorarla e credere in essa.




   Dopo i precursori dell’Anticristo verrà l’Anticristo stesso. Il periodo anticristiano, simboleggiato dalla Bestia armata di dieci corna – i dieci servi, che si credono re, di Satana, dei quali tre (nota bene) saranno strappati e gettati nel nulla, ossia nel baratro dove non è Dio e perciò dove è il Nulla, l’opposto di Dio che è Tutto – culminerà nella nascita e crescita, fino alla sua potenza massima, dell’undecimo corno, ragione della caduta di tre precursori, e sede del vero Anticristo, il quale bestemmierà Dio come nessun figlio d’uomo mai fece, calpesterà i santi di Dio e torturerà la Chiesa del Cristo; crederà, poiché è figlio [del connubio] della superbia demoniaca con la lussuria umana, “di poter fare grandi cose, di mutare i tempi e le leggi” e per tre anni e mezzo sarà l’Orrore regnante sul mondo.
   Poi il Padre dirà: “Basta” davanti al gran coro che, per il “rumore delle grandi parole” dei santi, si farà in Cielo; e la Bestia malvagia sarà uccisa e gettata nel pozzo d’abisso e con essa tutte le bestie minori per rimanervi con Satana, loro generatore, per l’eternità.
   Io sarò chiamato allora dal Padre per “giudicare i vivi ed i morti” secondo [quanto] è detto nel Simbolo della Fede. E i “vivi”, coloro che hanno serbato vita in loro per aver serbato viva la Grazia e la Fede, erediteranno “il regno, la potenza e la magnificenza di Dio”. I morti dello spirito avranno la Morte eterna secondo che la loro volontà ha scelto di avere.
   E non vi sarà più Terra e più uomo carnale. Ma solo vi saranno “figli di Dio”, creature affrancate da ogni dolore, e non vi sarà più peccato, e non vi saranno più tenebre, e non vi sarà più timore. Ma solo gioia, gioia, gioia immensa, eterna, inconcepibile agli uomini. Gioia di vedere Dio, di possederlo, di comprenderne il pensiero e l’amore.
   Venite, o uomini, alla Fonte della vita. Io ve ne apro la sorgente. Attingetene, fortificatevi in lei per essere intrepidi nelle prove e per giungere ad immergervi completamente in essa, in Me, sorgente di beatitudine, nel bel Paradiso che il Padre mio ha creato per voi e nel quale il triplice Amore del Dio Uno e la Purezza della Madre “nostra” vi attendono, e con essi coloro che per esser stati fedeli hanno già conseguito la Vita.»
   Dice poi Gesù a me­:
   «Quando Io ti vedo così attenta alle mie lezioni, mi sembri una scolara diligente e affezionata del suo maestro che per essa è lo “scibile” intiero. Quando invece da te scopri delle parti nuove, fai delle osservazioni (e questo nelle visioni), mi fai pensare ad un bambino buono che il suo padre tiene per la manina conducendolo davanti a ciò che vuole che il bambino veda per crescere nell’intelligenza, ma che nel contempo non interviene, per dare al suo piccolo la gioia di scoprire qualche cosa di nuovo e di sentirsi crescere nel concetto di sé.
   Per fare questo, tu devi essere sempre sgombra di sollecitudini umane. Sempre più sgombra. Devi essere sempre più sicura per camminare disinvolta per i sentieri della contemplazione e sempre più tranquilla e fiduciosa in Me che ti tengo per mano.
   Un papà non se ne fa accorgere, ma con mille arti amorose fa tanto finché la sua creatura vede quella data cosa che egli vuole che il bambino veda. Oh! Io sono il più amoroso dei padri e il più paziente dei maestri per i miei piccoli, e quando posso tenerne uno per mano, docile e attento, Io sono felice. Felice d’esser Maestro e Padre.
   È tanto difficile che le mie creature mi mettano con fiducia la mano nella mia mano per essere condotte, istruite da Me, e per dirmi: “Ti amo sopra tutte le cose e con tutta me stessa!”. A quelle poche che sono così tutte “mie”, senza riserve, Io apro i tesori delle rivelazioni e delle contemplazioni e mi do senza riserva.
   Però, Maria, siccome vi eleggo al ruolo di divulgatrici della mia Divinità, nelle sue diverse manifestazioni, presso coloro che hanno bisogno d’esser risvegliati e condotti ad intravvedere Dio, ricorda di essere scrupolosa al sommo nel ripetere quanto vedi. Anche una inezia ha un valore e non è tua, ma mia. Perciò non ti è lecito trattenerla. Sarebbe disonesto ed egoista. Ricordati che sei la cisterna[100] dell’acqua divina, alla quale essa acqua si versa perché tutti ne vengano ad attingere.
   Per i dettati sei giunta alla fedeltà più fedele. Nelle contemplazioni osservi molto, ma nella fretta di scrivere, e per le tue speciali condizioni di salute e di ambiente, ti avviene di omettere qualche particolare. Non lo devi fare. Mettili in calce, ma ségnali tutti. Non è un rimprovero, è un dolce consiglio del tuo Maestro.
   Giorni or sono mi hai detto: “Che gli uomini ti amino un poco di più, attraverso a me, giustifica e ripaga tutta la mia fatica e la mia vita; fosse anche un solo uomo che torna a Te per mezzo della tua ‘violetta nascosta’,[101] essa sarebbe felice”.
   Più sarai attenta ed esatta e più sarà numeroso il numero di coloro che vengono a Me, e più grande la tua felicità spirituale presente e la tua felicità eterna futura.
   Va’ in pace. Il tuo Signore è con te.»
   [Segue, in data 25 e 26 gennaio, il capitolo 36 dell’opera L’EVANGELO]

http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/2/manoscritto/14/25-gennaio-1944

[97] parla del mio avvento per esempio in Isaia 2, 1-5; 7, 13-17; 9, 1-6; 11, 1-9; quattro bestie descritte in Daniele 7, 1-8.11-12.15-25 (all’intero Daniele 7 rimanda la scrittrice accanto alla data del “dettato”); ministri diabolici descritti in Apocalisse 13; 17; 19, 11- 21; 20, 1-10.
[98] ho detto l’8 gennaio.
[99] l’ho detto il 23 luglio 1943.
[100] cisterna, come nel “dettato” del 21 giugno 1943 e nel secondo e terzo “dettato” dell’11 dicembre dello stesso anno.
[101] violetta nascosta, come nella “visione” del 22 aprile 1943, giovedì santo.

venerdì 5 aprile 2024

"Ama Dio con tutto te stesso e il tuo prossimo come te stesso''. PAGINE... MIRABILI

  


MAGISTRALE DIVINA SINTESI

DELL’OPERA VALTORTIANA
e Sacre Scritture 

 La grandezza della visione aumenta, e aumenta la potenza dell'estasi, perché il veggente non è chiamato più a vedere le cose attuali al suo tempo, segno e figura di ciò che, in diverse maniere e per diverse cause, si sarebbe ripetuto poi nei secoli, ma cose soprannaturali e cose future, note a Dio solo le future, note ai cittadini dei Cieli le soprannaturali.

   E in una nuova teofania, che è e non è uguale a quella di Ezechiele, egli vede la gloria del Signore assiso sopra il trono celeste in aspetto d'uomo, ma di uomo reso doppiamente glorificato per essere Dio e l'Uomo-Dio, il Santo dei santi, il Santo tra i santi. Perché nessuno tra gli uomini fu santo come il Figlio dell'Uomo. Quindi corpo reso luce "simile all'elettro e al fuoco" dice Ezechiele; "simile a pietra di diaspro e sardio" dice Giovanni; ed ambi terminano: "circondato da uno splendore simile all'arcobaleno, o iride". (continua)

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 692'Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Novembre 1950. II Quaderno' L'Apocalisse Cap. IV



AMDG et D.V.MARIAE

sabato 30 marzo 2024

Il film scorre e l'uomo vede

SANTA PASQUA A TE E FAMIGLIA:

"EVANGELII  LECTIO

SIT  NOBIS  SALUS  ET  PROTECTIO"

AMEN. 

'Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Settembre-ottobre 1950. I Quaderno' (Parte II)

                        L'Apocalisse 

   Cap. II

   L'Apocalisse è un libro di rivelazione, sì. Anzi esso conclude la grande Rivelazione. Ma è anche un libro profetico.
   Rivelazione e profezia vengono ambe da Dio. Perché solo Dio li ispira. Solo Dio li può ispirare perché solo Egli sa la Verità essendo la Verità, e conosce gli eventi futuri perché è l'Eterno, l'Onnisciente, l'Onnipotente.
   La profezia è come una proiezione di fatti futuri, visti da Dio solo, e illuminati a coloro che vivono nelle nebbie del loro temporaneo presente. Per far capire ai grandi analfabeti della religione — e sono tanti, tanti anche fra coloro che limitano l'esser cattolici al ricevere i Sacramenti, all'ubbidire al precetto festivo, al prender parte alle processioni, all'andare, sì, anche questo, alle prediche, ma che non sanno rispondere, se vengono interrogati, a tante cose, al significato di certe parole, e una è la parola "profezia e profeti" e l'altra è quella di "apostolo", e altre ancora, e confondono quanto è cosa buona, cosa di luce, con cosa non buona, non fatta di luce, perché non sanno — per far capire a questi analfabeti della religione cosa è la rivelazione e cosa è la profezia, così come altrove, a spiegare l'Unità e Trinità di Dio, si è portato il paragone delle tre facce di un poliedro, altrettanto ora si porti il paragone, e forse capiranno, di una proiezione su fatti reali, ma avvenuti in un altro luogo e in un tempo antecedente, o di una proiezione di fatti che certo verranno, ma ancora non sono, e una sola Mente li sa, una sola Pupilla li vede, una sola Parola li può illustrare.
   L'uomo, nei secoli, ha fatto molte invenzioni e scoperte, alcune buone, alcune cattive, altre che avrebbero potuto esser buone, perché potevano esser mezzo di formazione, di istruzione, e anche di elevazione, e che invece si sono fatte non buone perché hanno servito ad eccitare i bassi appetiti della parte inferiore, a corrompere l'intelletto, a ledere l'anima per conseguenza. Una di queste cose, che avrebbero potuto esser buone e che si son fatte non buone, avendo servito ad illustrare il vizio, il delitto, il peccato, è la cine­matografia; un'altra, la stampa. Ma a rendere la nostra idea serve la prima. La cinematografia, coi suoi film, può illustrare fatti e perso­ne del passato. Più o meno storicamente bene, perché l'uomo rara­mente fa bene ciò che fa, e più raramente ancora fa secondo la veri­tà delle cose. Ma, ad ogni modo, a mezzo di questa invenzione, è pos­sibile mostrare ai viventi persone, avvenimenti, usi e costumi di se­coli e anche di millenni passati. Il film scorre e l'uomo vede. (continua)

AMDG et D.V. MARIAE

venerdì 29 marzo 2024

Eppure, ancora, il mondo é pieno di atei



 ..."Colui che è" è l'antico Nome di Dio, quello col quale Dio si nominò a Mosè sul monte, quello da Mosè insegnato al suo Popolo perché così potesse chiamare Iddio. Tutta l'eternità, la potenza, la sapienza di Dio balena in questo nome.
    Colui che è: l'eternità. Non ha avuto un passato Dio. Non avrà un futuro. Egli è. Il presente eterno.
 Se l'intelletto umano, anche il più potente degli intelletti umani; se un potente, anche il più potente tra gli umani, con puro desiderio, con puro pensiero scevro di umani orgogli, medita questa eternità di Dio, sente, come nessuna lezione, meditazione o contemplazione valse a fargli sentire, ciò che è Dio e ciò che è lui: il Tutto e il nulla; l'Eterno e il transitorio; l'Immutabile e il mutabile; l'Immenso e il limitato. Sorge l'umiltà, sorge l'adorazione adeguata all'Essere divino cui va data adorazione, sorge la fiducia perché l'uomo, il nulla, il granello di polvere rispetto al Tutto e al tutto il creato dal Tutto, si sente sotto il raggio della protezione di Colui che, essendo dall'eternità, volle che gli uomini fossero, per dar loro il suo infinito amore.
   Colui che è: la potenza infinita.
   Quale cosa o persona potrebbe da se stessa essere? Nessuna. Senza combustioni e fusioni di particelle sparse per i firmamenti non si forma un nuovo astro, come spontaneamente non si forma una muffa. Per l'astro, grande più della Terra, o per la muffa microscopica, occorrono materie preesistenti e speciali condizioni di ambiente atte alla formazione di un nuovo corpo, sia esso grandissimo o microscopico. Ma chi dette modo all'astro e alla muffa di formarsi? Colui che creò tutto quanto è, perché Egli era da sempre, e da sempre era potente.
   Ci fu dunque, per ogni cosa che è, un Principio creatore che, o direttamente creò (la prima creazione), o mantenne e favorì il perpetuarsi e rinnovarsi della creazione. Ma Egli chi lo creò? Nessuno. Egli è. Per Se stesso. Non deve il suo Essere a persona o cosa alcuna. Egli è. Non ha avuto bisogno di un altro essere per essere, come nessun altro essere, a Lui avversario, benché da Lui creato — perché ogni spirito o carne o creatura del mondo irrazionale sensibile sono da Dio creati — può portarlo al non essere. E se tutto quanto è, nel Cielo spirituale, nel Creato sensibile, negli Inferni, è già testimonianza della sua immensa potenza, il suo essere, senza aver avuto principio da altro essere o cosa, è l'immensa testimonianza della sua immensa potenza.
   Colui che è: la sapienza perfettissima, increata, che non ha avuto bisogno di autoformazione o di formazione di maestri per essere. La Sapienza che nel creare il tutto, che non era, non commise uno sbaglio, creando e volendo perfettamente.
(continua)



martedì 5 marzo 2024

ABBI PAZIENZA

 


4 marzo 1945

   Mi dice Gesù:
   «Abbi pazienza, anima mia, per la doppia fatica. È tempo di sofferenza. Sai come ero stanco gli ultimi giorni?! Tu lo vedi. Mi appoggio nell'andare a Giovanni, a Pietro, a Simone, anche a Giuda… Sì. Ed Io che emanavo miracolo, solo sfiorando con le mie vesti, non potei mutare quel cuore! Lascia che Io mi appoggi a te, piccolo Giovanni, per ridire le parole già dette negli ultimi giorni a quei pervicaci ottusi sui quali l'annuncio del mio tormento scorreva senza penetrare. E lascia anche che il Maestro dica le sue ore di predicazione nella triste pianura dell'Acqua Speciosa. Ed Io ti benedirò due volte. Per la tua fatica e per la tua pietà. Numero i tuoi sforzi, raccolgo le tue lacrime. Agli sforzi per amore dei fratelli sarà data la ricompensa di quelli che si consumano per fare noto Dio agli uomini. Alle tue lacrime per il mio soffrire dell'ultima settimana sarà dato in premio il bacio di Gesù. Scrivi e sii benedetta.»
 

   [Segue, ripetendo il brano che precede qui, il capitolo 123 dell'opera L'EVANGELO. Della stessa opera seguono ancora, con date del 5 e 6 marzo 1945, i capitoli 124 e 125. Su un altro quaderno sono stati scritti, con date del 4, 6 e 7 marzo 1945, i capitoli 591, 593 e 595]    http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/3/manoscritto/41/4-marzo-1945

AMDG et D.V.MARIAE

domenica 11 febbraio 2024

GESU' DICE: « Solo il Dio Incarnato poteva esser formato e nascere dalla Tutta Nostra».

 

Una risposta per V.Man....

13 febbraio 1949

   Dopo una discussione con persona che vuole sostenere la vita coniugale (carnalmente coniugale) di S. Maria e S. Giuseppe, e lo sostiene citando i Vangeli che dicono: "i fratelli di Gesù", Gesù dice: 
   «Ed è da potersi ammettere che Colei che fu preordinata ad essere divina forma alla Seconda Persona che prendeva carne potesse poi nel seno, divinizzato dal Dio in esso formatosi, accogliere seme d'uomo e portare un figlio d'uomo concetto impuro per eredità d'Adamo? Come l'Immacolata dalle sue viscere avrebbe potuto generare un impuro? E come l'eterna Vergine accogliere amplesso d'uomo dopo aver conosciuto il fecondante amplesso di Dio? Di Dio solo poteva essere Colei che dall'eternità pensammo "nostra dimora". E solo il Dio Incarnato poteva esser formato e nascere dalla Tutta Nostra».

http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/4/manoscritto/76/13-febbraio-1949

AMDG et D.V.MARIAE

venerdì 1 dicembre 2023

La Bellezza del Paradiso

Descrizione del Paradiso della Mistica 
Maria Valtorta 25-5

<<25‑5. Tenterò descrivere la inesprimibile, ineffabile, beatifica visione della tarda sera di ieri, quella che dal sogno dell’anima mi condusse al sogno del corpo per apparirmi ancor più nitida e bella al mio ritorno ai sensi. E prima di accingermi a questa descrizione, che sarà sempre lontana dal vero più che non noi dal sole, mi sono chiesta: “Devo prima scrivere, o prima fare le mie penitenze?”. Mi ardeva di descrivere ciò che fa la mia gioia, e so che dopo la penitenza sono più tarda alla fatica materiale dello scrivere.
Ma la voce di luce dello Spirito Santo ‑ la chiamo così perché è immateriale come la luce eppure è chiara come la più sfolgorante luce, e scrive per lo spirito mio le sue parole che son suono e fulgore e gioia, gioia, gioia ‑ mi dice avvolgendomi l’anima nel suo baleno d’amore: “Prima la penitenza e poi la scrittura di ciò che è la tua gioia. La penitenza deve sempre precedere tutto, in te, poiché è quella che ti merita la gioia. Ogni visione nasce da una precedente penitenza e ogni penitenza ti apre il cammino ad ogni più alta contemplazione. Vivi per questo. Sei amata per questo. Sarai beata per questo. Sacrificio, sacrificio. La tua via, la tua missione, la tua forza, la tua gloria. Solo quando ti addormenterai in Noi cesserai di esser ostia per divenire gloria”.
Allora ho fatto prima tutte le mie giornaliere penitenze. Ma non le sentivo neppure. Gli occhi dello spirito “vedevano” la sublime visione ed essa annullava la sensibilità corporale. Comprendo, perciò, il perché i martiri potessero sopportare quei supplizi orrendi sorridendo. Se a me, tanto inferiore a loro in virtù, una contemplazione può, effondendosi dallo spirito ai sensi corporali, annullare in essi la sensibilità dolorifica, a loro, perfetti nell’amore come creatura umana può esserlo e vedenti, per la loro perfezione, la Perfezione di Dio senza velami, doveva accadere un vero annullamento delle debolezze materiali. La gioia della visione annullava la miseria della carne sensibile ad ogni sofferenza.

Ed ora cerco descrivere.

Ho rivisto il Paradiso. E ho compreso di cosa è fatta la sua Bellezza, la sua Natura, la sua Luce, il suo Canto. Tutto, insomma. Anche le sue Opere, che sono quelle che, da tant’alto, informano, regolano, provvedono a tutto l’universo creato. Come già l’altra volta, nei primi del corrente anno, credo, ho visto la Ss. Trinità. Ma andiamo per ordine.

Anche gli occhi dello spirito, per quanto molto più atti a sostenere la Luce che non i poveri occhi del corpo che non possono fissare il sole, astro simile a fiammella di fumigante lucignolo rispetto alla Luce che è Dio, hanno bisogno di abituarsi per gradi alla contemplazione di questa alta Bellezza.

Dio è così buono che, pur volendosi svelare nei suoi fulgori, non dimentica che siamo poveri spiriti ancor prigionieri in una carne, e perciò indeboliti da questa prigionia. Oh! come belli, lucidi, danzanti, gli spiriti che Dio crea ad ogni attimo per esser anima alle nuove creature! Li ho visti e so. Ma noi... finché non torneremo a Lui non possiamo sostenere lo Splendore tutto d’un colpo. Ed Egli nella sua bontà ce ne avvicina per gradi.

Per prima cosa, dunque, ieri sera ho visto come una immensa rosa. Dico “rosa” per dare il concetto di questi cerchi di luce festante che sempre più si accentravano intorno ad un punto di un insostenibile fulgore.

Una rosa senza confini! La sua luce era quella che riceveva dallo Spirito Santo. La luce splendidissima dell’Amore eterno. Topazio e oro liquido resi fiamma... oh! non so come spiegare! Egli raggiava, alto, alto e solo, fisso nello zaffiro immacolato e splendidissimo dell’Empireo, e da Lui scendeva a fiotti inesausti la Luce. La Luce che penetrava la rosa dei beati e dei cori angelici e la faceva luminosa di quella sua luce che non è che il prodotto della luce dell’Amore che la penetra. Ma io non distinguevo santi o angeli. Vedevo solo gli immisurabili festoni dei cerchi del paradisiaco fiore.

Ne ero già tutta beata e avrei benedetto Dio per la sua bontà, quando, in luogo di cristallizzarsi così, la visione si aprì a più ampi fulgori, come se si fosse avvicinata sempre più a me permettendomi di osservarla con l’occhio spirituale abituato ormai al primo fulgore e capace di sostenerne uno più forte.

E vidi Dio Padre: Splendore nello splendore del Paradiso. Linee di luce splendidissima, candidissima, incandescente. Pensi lei: se io lo potevo distinguere in quella marea di luce, quale doveva esser la sua Luce che, pur circondata da tant’altra, la annullava facendola come un’ombra di riflesso rispetto al suo splendere? Spirito... Oh! come si vede che è spirito! È Tutto. Tutto tanto è perfetto. È nulla perché anche il tocco di qualsiasi altro spirito del Paradiso non potrebbe toccare Dio, Spirito perfettissimo, anche con la sua immaterialità: Luce, Luce, niente altro che Luce.

Di fronte al Padre Iddio era Dio Figlio. Nella veste del suo Corpo glorificato su cui splendeva l’abito regale che ne copriva le Membra Ss. senza celarne la bellezza superindescrivibile. Maestà e Bontà si fondevano a questa sua Bellezza. I carbonchi delle sue cinque Piaghe saettavano cinque spade di luce su tutto il Paradiso e aumentavano lo splendore di questo e della sua Persona glorificata.

Non aveva aureola o corona di sorta. Ma tutto il suo Corpo emanava luce, quella luce speciale dei corpi spiritualizzatí che in Lui e nella Madre è intensissima e si sprigiona dalla Carne che è carne, ma non è opaca come la nostra. Carne che è luce. Questa luce si condensa ancor di più intorno al suo Capo. Non ad aureola, ripeto, ma datutto il suo Capo. Il sorriso era luce e luce lo sguardo, luce trapanava dalla sua bellissima Fronte, senza ferite. Ma pareva che, là dove le spine un tempo avevano tratto sangue e dato dolore, ora trasudasse più viva luminosità.

Gesù era in piedi col suo stendardo regale in mano come nella visione che ebbi in gennaio, credo.



Un poco più in basso di Lui, ma di ben poco, quanto può esserlo un comune gradino di scala, era la Ss. Vergine. Bella come lo è in Cielo, ossia con la sua perfetta bellezza umana glorificata a bellezza celeste.

Stava fra il Padre e il Figlio che erano lontani tra loro qualche metro. (Tanto per applicare paragoni sensibili). Elia era nel mezzo e, con le mani incrociate sul petto ‑ le sue dolci, candidissime, piccole, bellissime mani ‑ e col volto lievemente alzato - il suo soave, perfetto, amoroso, soavissimo volto ‑ guardava, adorando, il Padre a il Figlio.

Piena di venerazione guardava il Padre. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo era voce di adorazione e preghiera e canto. Non era in ginocchio. Ma il suo sguardo la faceva più prostrata che nella più profonda genuflessione, tanto era adorante. Ella diceva: “Sanctus!”, diceva: “Adoro Te!” unicamente col suo sguardo.

Guardava il suo Gesù piena di amore. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo era carezza. Ma ogni carezza di quel suo occhio soave diceva: “Ti amo!”. Non era seduta. Non toccava il Figlio. Ma il suo sguardo lo riceveva come se Egli le fosse in grembo circondato da quelle sue materne braccia come e più che nell’Infanzia e nella Morte. Ella diceva: “Figlio mio!”, “Gioia mia!”, “Mio amore!” unicamente col suo sguardo.

Si beava di guardare il Padre e il Figlio. E ogni tanto alzava più ancora il volto e lo sguardo a cercare l’Amore che splendeva alto, a perpendicolo su Lei. E allora la sua luce abbagliante, di perla fatta luce, si accendeva come se una fiamma la investisse per arderla e farla più bella. Ella riceveva il bacio dell’Amore e si tendeva con tutta la sua umiltà e purezza, con la sua carità, per rendere carezza a Carezza e dire: “Ecco. Son la tua Sposa e ti amo e son tua. Tua per l’eternità”. E lo Spirito fiammeggiava più forte quando lo sguardo di Maria si allacciava ai suoi fulgori.

E Maria riportava il suo occhio sul Padre e sul Figlio. Pareva che, fatta deposito dall’Amore, distribuisse questo. Povera immagine mia! Dirò meglio. Pareva che lo Spirito eleggesse Lei ad essere quella che, raccogliendo in sé tuttol’Amore, lo portasse poi al Padre e al Figlio perché i Tre si unissero e si baciassero divenendo Uno. Oh! gioia comprendere questo poema di amore! E vedere la missione di Maria, Sede dell’Amore!

Ma lo Spirito non concentrava i suoi fulgori unicamente su Maria. Grande la Madre nostra. Seconda solo a Dio. Ma può un bacino, anche se grandissimo, contenere l’oceano? No. Se ne empie e ne trabocca. Ma l’oceano ha acque per tutta la terra. Così la Luce dell’Amore. Ed Essa scendeva in perpetua carezza sul Padre e sul Figlio, li stringeva in un anello di splendore. E si allargava ancora, dopo essersi beatificata col contatto del Padre e del Figlio che rispondevano con amore all’Amore, e si stendeva su tutto il Paradiso.

Ecco che questo si svelava nei suoi particolari... Ecco gli angeli. Più in alto dei beati, cerchi intorno al Fulcro del Cielo che è Dio Uno e Trino con la Gemma verginale di Maria per cuore. Essi hanno somiglianza più viva con Dio Padre. Spiriti perfetti ed eterni, essi sono tratti di luce, inferiore unicamente a quella di Dio Padre, di una forma di bellezza indescrivibile. Adorano... sprigionano armonie. Con che? Non so. Forse col palpito del loro amore. Poiché non son parole; e le linee delle bocche non smuovono la loro luminosità. Splendono come acque immobili percosse da vivo sole. Ma il loro amore è canto. Ed è armonia così sublime che solo una grazia di Dio può concedere di udirla senza morirne di gioia.

Più sotto, i beati. Questi, nei loro aspetti spiritualizzati, hanno più somiglianza col Figlio e con Maria. Sono più compatti, direi sensibili all’occhio e ‑ fa impressione ‑ al tatto, degli angeli. Ma sono sempre immateriali. Però in essi sono più marcati i tratti fisici, che differiscono in uno dall’altro. Per cui capisco se uno è adulto o bambino, uomo o donna. Vecchi, nel senso di decrepitezza, non ne vedo. 

Sembra che anche quando i corpi spiritualizzati appartengono ad uno morto in tarda età, lassù cessino i segni dello sfacimento della nostra carne. Vi è maggior imponenza in un anziano che in un giovane. Ma non quello squallore di rughe, di calvizie, di bocche sdentate e schiene curvate proprie negli umani. Sembra che il massimo dell’età sia di 40, 45 anni. Ossia virilità fiorente anche se lo sguardo e l’aspetto sono di dignità patriarcale.

Fra i molti... oh! quanto popolo di santi!... e quanto popolo di angeli! I cerchi si perdono, divenendo scia di luce per i turchini splendori di una vastità senza confini! E da lungi, da lungi, da questo orizzonte celeste viene ancora il suono del sublime alleluia e tremola la luce che è l’amore di questo esercito di angeli e beati...

Fra i molti vedo, questa volta, un imponente spirito. Alto, severo, e pur buono. Con una lunga barba che scende sino a metà del petto e con delle tavole in mano. Le tavole sembrano quelle cerate che usavano gli antichi per scrivere. Si appoggia con la mano sinistra ad esse che tiene, alla loro volta, appoggiate al ginocchio sinistro. Chi sia non so. Penso a Mosè o a Isaia. Non so perché. Penso così. Mi guarda e sorride con molta dignità. Null’altro. Ma che occhi! Proprio fatti per dominare le folle e penetrare i segreti di Dio.

Lo spirito mio si fa sempre più atto a vedere nella Luce. E vedo che ad ogni fusione delle tre Persone, fusione che si ripete con ritmo incalzante ed incessante come per pungolo di fame insaziabile d’amore, si producono gli incessanti miracoli che sono le opere di Dio.

Vedo che il Padre, per amore del Figlio, al quale vuole dare sempre più grande numero di seguaci, crea le anime. Oh! che bello! Esse escono come scintille, come petali di luce, come gemme globulari, come non sono capace di descrivere, dal Padre. È uno sprigionarsi incessante di nuove anime... Belle, gioiose di scendere ad investire un corpo per obbedienza al loro Autore. Come sono belle quando escono da Dio! Non vedo, non lo posso vedere essendo in Paradiso, quando le sporca la macchia originate.

Il Figlio, per zelo per il Padre suo, riceve e giudica, senza soste, coloro che, cessata la vita, tornano all’Origine per esser giudicati. Non vedo questi spiriti. Comprendo se essi sono giudicati con gioia, con misericordia, o con inesorabilità, dai mutamenti dell’espressione di Gesù. Che fulgore di sorriso quando a Lui si presenta un santo! Che luce di mesta misericordia quando deve separarsi da uno che deve mondarsi prima di entrare nel Regno! Che baleno di offeso e doloroso corruccio quando deve ripudiare in eterno un ribelle!

È qui che comprendo ciò che è il Paradiso. E ciò di che è fatta la sua Bellezza, Natura, Luce e Canto. È fatta dall’Amore. Il Paradiso è Amore. È l’Amore che in esso crea tutto. È l’Amore la base su cui tutto si posa. È l’Amore l’apice da cui tutto viene.

Il Padre opera per Amore. Il Figlio giudica per Amore. Maria vive per Amore. Gli angeli cantano per Amore. I beati osannano per Amore. Le anime si formano per Amore. La Luce è perché è l’Amore. Il Canto è perché è l’Amore. La Vita è perché è l’Amore. Oh! Amore! Amore! Amore!... Io mi annullo in Te. Io risorgo in Te. Io muoio, creatura umana, perché Tu mi consumi. Io nasco, creatura spirituale, perché Tu mi crei.

Sii benedetto, benedetto, benedetto, Amore, Terza Persona! Sii benedetto, benedetto, benedetto, Amore, che sei amore delle Due Prime! Sii benedetto, benedetto, benedetto, Amore, che ami i Due che ti precedono! Sii benedetto Tu che mi ami. Sii benedetto da me che ti amo perché mi permetti di amarti e conoscerti, o Luce mia...

Ho cercato nei fascicoli, dopo aver scritto tutto questo, la precedente contemplazione del Paradiso. Perché? Perché diffido sempre di me e volevo vedere se una delle due era in contraddizione con l’altra. Ciò mi avrebbe persuasa che sono vittima di un inganno.
No. Non vi è contraddizione. La presente è ancor più nitida ma ha le linee essenziali uguali. La precedente è alla data 10 gennaio 1944. E da allora io non l’avevo mai più guardata. Lo assicuro come per giuramento.>>
Tratto dai Quaderni di Maria Valtorta (Mistica) 
(Quaderno 22) Edizioni CEV


 


LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!