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mercoledì 10 febbraio 2021

IL PAPA BENEDETTO XVI: Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso il senso di questo ministero

 

Il Papa: Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso il senso di questo ministero


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SANTA MESSA PER L’ORDINAZIONE PRESBITERALE DI 14 DIACONI DELLA DIOCESI DI ROMA, 20.06.2010

Alle ore 9.30 di oggi, XII Domenica del tempo "per annum", il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Santa Messa nel corso della quale conferisce l’Ordinazione presbiterale a 14 diaconi della Diocesi di Roma.
Concelebrano con il Papa: l’Em.mo Cardinale Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, gli Ecc.mi Vescovi Ausiliari, i Superiori dei Seminari interessati e i Parroci degli Ordinandi.
Nel corso della Liturgia dell’ordinazione, il Santo Padre pronuncia la seguente omelia:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Ordinandi,
Cari Fratelli e Sorelle !


come Vescovo di questa Diocesi sono particolarmente lieto di accogliere nel «presbyerium» romano quattordici nuovi Sacerdoti. Insieme col Cardinale Vicario, i Vescovi Ausiliari e tutti i Presbiteri ringrazio il Signore per il dono di questi nuovi Pastori del Popolo di Dio. Vorrei rivolgere un particolare saluto a voi, carissimi ordinandi: oggi voi state al centro dell’attenzione del Popolo di Dio, un popolo simbolicamente rappresentato dalla gente che riempie questa Basilica Vaticana: la riempie di preghiera e di canti, di affetto sincero e profondo, di commozione autentica, di gioia umana e spirituale.

In questo Popolo di Dio, hanno un posto particolare i vostri genitori e familiari, gli amici e i compagni, i superiori ed educatori del Seminario, le varie comunità parrocchiali e le diverse realtà di Chiesa da cui provenite e che vi hanno accompagnato nel vostro cammino e quelle che voi stessi avete già servito pastoralmente. Senza dimenticare la singolare vicinanza, in questo momento, di tantissime persone, umili e semplici ma grandi davanti a Dio, come, ad esempio, le claustrali, i bambini, i malati e gli infermi. Esse vi accompagnano con il dono preziosissimo della loro preghiera, della loro innocenza e della loro sofferenza.

È, dunque, l’intera Chiesa di Roma che oggi rende grazie a Dio e prega per voi, che ripone tanta fiducia e speranza nel vostro domani, che aspetta frutti abbondanti di santità e di bene dal vostro ministero sacerdotale.

Sì, la Chiesa conta su di voi, conta moltissimo su di voi! La Chiesa ha bisogno di ciascuno di voi, consapevole come è dei doni che Dio vi offre e, insieme, dell’assoluta necessità del cuore di ogni uomo di incontrarsi con Cristo, unico e universale salvatore del mondo, per ricevere da lui la vita nuova ed eterna, la vera libertà e la gioia piena. Ci sentiamo, allora, tutti invitati ad entrare nel «mistero», nell’evento di grazia che si sta realizzando nei vostri cuori con l’Ordinazione presbiterale, lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio che è stata proclamata.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta un momento significativo del cammino di Gesù, nel quale egli chiede ai discepoli che cosa la gente pensi di lui e come lo giudichino essi stessi. Pietro risponde a nome dei Dodici con una confessione di fede, che si differenzia in modo sostanziale dall’opinione che la gente ha su Gesù; egli infatti afferma: Tu sei il Cristo di Dio (cfr 9,20). Da dove nasce questo atto di fede? Se andiamo all’inizio del brano evangelico, costatiamo che la confessione di Pietro è legata ad un momento di preghiera: «Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui» (9,18). I discepoli, cioè, vengono coinvolti nell’essere e parlare assolutamente unico di Gesù con il Padre. E in tal modo viene loro concesso di vedere il Maestro nell’intimo della sua condizione di Figlio, viene loro concesso di vedere ciò che gli altri non vedono; dall’«essere con Lui», dallo «stare con Lui» in preghiera, deriva una conoscenza che va al di là delle opinioni della gente per giungere all’identità profonda di Gesù, alla verità. Qui ci viene fornita un’indicazione ben precisa per la vita e la missione del sacerdote: nella preghiera egli è chiamato a riscoprire il volto sempre nuovo del suo Signore e il contenuto più autentico della sua missione. Solamente chi ha un rapporto intimo con il Signore viene afferrato da Lui, può portarlo agli altri, può essere inviato. Si tratta di un «rimanere con Lui» che deve accompagnare sempre l’esercizio del ministero sacerdotale; deve esserne la parte centrale, anche e soprattutto nei momenti difficili, quando sembra che le «cose da fare» debbano avere la priorità.

Un secondo elemento vorrei sottolineare del Vangelo di oggi. Subito dopo la confessione di Pietro, Gesù annuncia la sua passione e risurrezione e fa seguire a questo annuncio un insegnamento riguardante il cammino dei discepoli, che è un seguire Lui, il Crocifisso, seguirlo sulla strada della croce.

Ed aggiunge poi – con un’espressione paradossale – che l’essere discepolo significa «perdere se stesso», ma per ritrovare pienamente se stesso (cfr Lc 9,22-24). Cosa significa questo per ogni cristiano, ma soprattutto cosa significa per un sacerdote? La sequela, ma potremmo tranquillamente dire: il sacerdozio, non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale.

Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero. Chi vuole soprattutto realizzare una propria ambizione, raggiungere un proprio successo sarà sempre schiavo di se stesso e dell’opinione pubblica. Per essere considerato, dovrà adulare; dovrà dire quello che piace alla gente; dovrà adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni e, così, si priverà del rapporto vitale con la verità, riducendosi a condannare domani quel che avrà lodato oggi. Un uomo che imposti così la sua vita, un sacerdote che veda in questi termini il proprio ministero, non ama veramente Dio e gli altri, ma solo se stesso e, paradossalmente, finisce per perdere se stesso.

Il sacerdozio - ricordiamolo sempre - si fonda sul coraggio di dire sì ad un’altra volontà, nella consapevolezza, da far crescere ogni giorno, che proprio conformandoci alla volontà di Dio, «immersi» in questa volontà, non solo non sarà cancellata la nostra originalità, ma, al contrario, entreremo sempre di più nella verità del nostro essere e del nostro ministero.

Carissimi ordinandi, vorrei proporre alla vostra riflessione un terzo pensiero, strettamente legato a quello appena esposto: l’invito di Gesù a «perdere se stesso», a prendere la croce, richiama il mistero che stiamo celebrando: l’Eucaristia. A voi oggi, con il sacramento dell’Ordine, viene donato di presiedere l’Eucaristia! A voi è affidato il sacrificio redentore di Cristo, a voi è affidato il suo corpo dato e il suo sangue versato. Certo, Gesù offre il suo sacrificio, la sua donazione d’amore umile e totale alla Chiesa sua Sposa, sulla Croce. E’ su quel legno che il chicco di frumento lasciato cadere dal Padre sul campo del mondo muore per diventare frutto maturo, datore di vita. Ma, nel disegno di Dio, questa donazione di Cristo viene resa presente nell’Eucaristia grazie a quella potestas sacra che il sacramento dell’Ordine conferisce a voi presbiteri. Quando celebriamo la Santa Messa teniamo nelle nostre mani il pane del Cielo, il pane di Dio, che è Cristo, chicco spezzato per moltiplicarsi e diventare il vero cibo della vita per il mondo. È qualcosa che non vi può non riempire di intimo stupore, di viva gioia e di immensa gratitudine: ormai l’amore e il dono di Cristo crocifisso e glorioso passano attraverso le vostre mani, la vostra voce, il vostro cuore!

Come allora non pregare il Signore, perché vi dia una coscienza sempre vigile ed entusiasta di questo dono, che è posto al centro del vostro essere preti! Perché vi dia la grazia di saper sperimentare in profondità tutta la bellezza e la forza di questo vostro servizio presbiterale e, nello stesso tempo, la grazia di poter vivere questo ministero con coerenza e generosità, ogni giorno.

La grazia del presbiterato, che tra poco vi verrà donata, vi collegherà intimamente, anzi strutturalmente, all’Eucaristia. Per questo, vi collegherà nel profondo del vostro cuore ai sentimenti di Gesù che ama sino alla fine, sino al dono totale di sé, al suo essere pane moltiplicato per il santo convito dell’unità e della comunione. È questa l’effusione pentecostale dello Spirito, destinata a infiammare il vostro animo con l’amore stesso del Signore Gesù. È un’effusione che, mentre dice l’assoluta gratuità del dono, scolpisce dentro il vostro essere una legge indelebile – la legge nuova, una legge che vi spinge ad inserire e a far rifiorire nel tessuto concreto degli atteggiamenti e dei gesti della vostra vita d’ogni giorno l’amore stesso di donazione di Cristo crocifisso. Riascoltiamo la voce dell’apostolo Paolo, anzi in questa voce riconosciamo quella potente dello Spirito Santo: «Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,27). Già con il Battesimo, e ora in virtù del Sacramento dell’Ordine, voi vi rivestite di Cristo. Alla cura per la celebrazione eucaristica si accompagni sempre l’impegno per una vita eucaristica, vissuta cioè nell’obbedienza ad un’unica grande legge, quella dell’amore che si dona in totalità e serve con umiltà, una vita che la grazia dello Spirito Santo rende sempre più somigliante a quella di Cristo Gesù, Sommo ed eterno Sacerdote, servo di Dio e degli uomini.

Carissimi, la strada che ci indica il Vangelo di oggi è la strada della vostra spiritualità e della vostra azione pastorale, della sua efficacia e incisività, anche nelle situazioni più faticose ed aride. Di più, questa è la strada sicura per trovare la vera gioia.

Maria, la serva del Signore, che ha conformato la sua volontà a quella di Dio, che ha generato Cristo donandolo al mondo, che ha seguito il Figlio fino ai piedi della croce nel supremo atto di amore, vi accompagni ogni giorno della vostra vita e del vostro ministero. Grazie all’affetto di questa Madre tenera e forte, potrete essere gioiosamente fedeli alla consegna che come presbiteri oggi vi viene data: quella di conformarvi a Cristo Sacerdote, che ha saputo obbedire alla volontà del Padre e amare l’uomo sino alla fine.

Amen!

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana

mercoledì 2 dicembre 2020

LO STATO SACERDOTALE - da VITA SACERDOTALE di Claudio Arvisenet


venerdì 6 marzo 2020

Il modo in cui il Signore onora i sacerdoti

Il modo in cui il Signore onora i sacerdoti
Ascoltate dunque, eserciti ed angeli miei! Ho scelto dei sacerdoti al di sopra degli angeli e degli altri uomini e ho dato loro il potere di consacrare il mio cor­po e di toccarlo. Se avessi voluto, avrei potuto affidare una funzione del genere agli angeli, ma amo a tal punto i sacerdoti che li ho innalzati a un simile onore e li ho ordinati affinché presenziassero davanti a me, disposti in sette livelli. 
Dovevano essere pazienti come pecore, costanti come muri dalle fondamenta stabili, pieni di vi­ta e generosi come soldati, saggi come serpenti, pudichi come vergini, puri come angeli, animati da un amore ar­dente come quello di una sposa che si avvicina al talamo nuziale. 
Ora, si sono allontanati da me con cattiveria, sono selvaggi come lupi che rapiscono le pecore, imbattibili quanto a fame e avidità. Non onorano nessuno e non hanno vergogna di chicchessia. 
In secondo luogo, sono incostanti come le pietre di una muraglia in rovina, perché diffidano delle fondamen­ta, ossia del loro Dio, come se egli non potesse soddisfare le loro esigenze o non volesse nutrirli e sostentarli. 
In terzo luogo, sono sprofondati e sono stati avvolti dalle tenebre, come dei ladroni che camminano nella cecità dei propri vizi. Non hanno affatto il coraggio dei soldati, necessario per combattere per l’onore e la gloria di Dio, né hanno la generosità che occorre per compie­re azioni eroiche. 
In quarto luogo, diventano pigri come asini che ten­gono la testa bassa: similmente sono stolti e insensati poiché pensano sempre alle cose mondane, senza rivol­gere la mente al cielo e alle cose future. 
In quinto luogo, sono impudenti come cortigiane: mi camminano davanti con insolenza nei loro abiti im-pertinenti e tutte le loro membra esprimono la loro lus­suria. 
In sesto luogo, sono sudici come la pece: tutti quelli che si avvicinano loro ne sono offuscati e imbrattati. 
In settimo luogo, sono abominevoli… Solo certi preti si accostano a me con dissimulazione, come se fossero dei traditori, Tuttavia io, che sono Dio e Signore di tutte le creature in cielo come in terra, vado loro incontro; dopo che il sacerdote ha pronunciato le parole Questo è il mio corpo sull’altare, davanti a lui io sono vero Dio e vero uomo. Mi affretto verso i miei ministri come uno sposo innamorato, per provare e gustare assieme a loro i sacri piaceri della mia divinità; ma, ahimè, non trovo posto nel loro cuore. 
Ascoltate ancora, amici miei, quanta dignità conferisco ai sacerdoti al di sopra degli angeli e degli uomini: ho dato loro il potere di fare cinque cose: 
legare e sciogliere in terra e in cielo; 
trasformare i miei nemici in amici di Dio, e i demoni peccatori in angeli virtuosi; 
predicare la mia parola; 
consacrare e santificare il mio corpo, cosa che nessun angelo può fare; 
toccare il mio corpo, cosa che nessuno di voi oserebbe fare». Libro IV, 133
AMDG et DVM

lunedì 18 dicembre 2017

O sacerdos, quis es tu?


Quando il Diacono Joseph Ratzinger divenne Sacerdote
Haec meditare: 1 Tim 4,15:
Dignità del Sacerdote: Sacerdos alter Christus: S.I.Crys. - Admiramini, gaudete: Christus facti sumus!: S.Aug.- Miraculum stupendum, magna, immensa, infinita, sacerdotis dignitas: coelum attingit, cum Angelis conversatur, cum Deo familiariter agit: S.Ephr.- Sacerdos, terrenus Deus, ad animas deificandas destinatus: S.Greg.Naz. Apol.1.- "Se incontrassi un Angelo e un Sacerdote saluterei il Sacerdote prima dell'Angelo": S. Francesco d'Assisi.

Santità del Sacerdote: Sancti estote, quia ego sanctus sum: Lev.11,44-45.- Estote perfecti, sicut et Pater vester coelestis perfectus est: Mt 5,48. - In omni conversatione sancti sitis:1Pt 1,16.- Voluntas Dei sanctificatio vestra:1Thes.4,3.- Tu, o homo Dei, sectare justitiam, pietatem, fidem, caritatem, patientiam, mansuetudinem:1Tim.6,11.- Professio Clericorum vita coelestis. - Sanctitas una nos efficit quales vocatio divina exposcit: homines videlicet mundo crucifixos et quibus mundus ipse sit crucifixus: S. Pius X.

Vita di imitazione e unione con Gesù e Maria: Manete in Me: et ego in vobis: Ioan 15,4. Manete in dilectione mea: Ioan 15,9.- Si quis in Me non manserit mittetur foras... et arescet: Ioan 15,6 - Si quis Spiritum Christi non habet, hic non est eius: Rom.8,6.- Quicumque baptizati estis Christum induistis: Gal 3,27.- Hoc sentite in vobis quod et in Christo Iesu: Philip.2,5.- Christus... vita vestra: Colos 3,4.- Summum igitur studium nostrum sit in vita Iesu Christi meditari: Im. Chr.l.1.c.1.- Memor esto arrepti propositi e imaginem tibi propone Crucifixi... Qui se intente et devote in sanctissima vita et passione Domini exercet, omnia utilia et necessaria sibi abundanter inveniet: nec opus estut extra Iesum aliquid melius quaerat. O si Iesus Chrucifixus in cor nostrum veniret!: Im.Chr.l.1,c. 25.- "Quodcumque dixerit vobis, facite": Ioan 2,5- "Ecce ancilla Domini. Fiat mihi secundum verbum tuum": Luc 1,38.- "Magnificat...": Luc 1,46.
Spirito di orazione: Oportet semper orare et non deficere: Luc 18,1.- Horrendum est diem sine oratione transigere.- Servemus cor sursum ne putrescat in terra. Vere novit vivere qui recte novit orare: S. Aug.- Haec duo sunt sacerdotis opera: ut aut a Deo discat, legendo Scripturas divinas et saepius meditando: aut populum doceat quae ipse a Deo didicerit non ex proprio corde vel humano sensu: Orig. - Aliorum est servire Deo: nostrum est adhaerere: S.I.Chrys.- Cadentem genam pagina sancta suscipiat: S.Hier.- Attende studiose, rite, pie, religiose divinas laudes celebrare: non mente vaga, non vagis oculis, non indecenti corporis statu: Conc.Mediol. IV.- Nihil aliud dum psallitis, quam quod psallitis cogitate: S.Bonav.

Apostolato, frutto di vita interiore: Ego elegi vos, et posui vos ut eatis, et fructum afferatis: Ioan 15,16.- Qui manet in Me et ego in eo, hic fert fructum multum: quia sine Me nihil potestis facere: Ioan 15,5.- Quanta luce in quella parabola della vite e dei tralci!... I miei sforzi da soli non valgono nulla, assolutamente nulla: ma saranno utili e benedetti da Dio unicamente se, per mezzo d'una vera vita interiore, io li unisco costantemente all'azione vivificante di Gesù: Chautard.- "Omnia possum in Eo qui me confortat": Phil 4.13.

Buon esempio: Vos estis sal terrae... vos estis lux mundi... luceat lux vestra coram hominibus: et videant opera vestra bona et glorificent patrem vestrum: Matth 5,13-16. - Quidquid feceris, id sibi omnes faciendum putant: S.Hier. ad Eliod.- Non solum corrigetis orbem sancte recteque vivendo; sed etiam glorificare Deum ex vestra conversatione facietis: quemadmodum si contraria gesseritis, et homines perdetis, et nomen Dei blashemiis offendetis: S.I.Crys.- Cum pastor per abrupta graditur, consequens est ut grex in praecipitio feratur: S.Greg.M.-  Mores loquentis cogunt, non verba: Menander.- Non temere dico, sed ut affectus sum et sentio: non arbitror, inter sacerdotes, multos esse qui salvi fiant, sed multo plures qui pereant: quia quod alii peccant sacerdoti imputatur: S.I.Crys.- Omni cui multum datum est, multum quaeretur ab eo: Luc 12,48.
*
Vita boni sacerdotis crux est et dux paradisi. Incoeptum est: retro abire non licet, nec oportet. Eia, fratres, pergamus simul: Iesus erit nobiscum. Propter Iesum suscepimus hanc crucem, propter Iesum perseveremus in cruce. Erit adiutor noster, qui est dux noster et praecessor: Im.Chr. l 3, c.56.- Doce me, Domine, terrena despicere, praesentia fastidire, aeterna quaerere, coelestia sapere, honores fugere, scandala sufferre, omnem spem in te ponere, extra te nihil cupere, et super omnia Te ardenter amare. Ibid.c.44.
*
O Sacerdos, quis es tu? Non es a te, quia de nihilo; non es ad te, quia mediator ad Deum; non es tibi, quia sponsus Ecclesiae; non es tui, quia servus omnium; non es tu, quia Deus es. Quid ergo es? Nihil et omnia. O Sacerdos!
AMDG et DVM

sabato 19 agosto 2017

Nuova evangelizzazione: solo slogan?


Come al tempo di San Giovanni Eudes, ancor oggi si sente la necessità che i presbiteri diano testimonianza della misericordia infinita di Dio con una vita interamente "conquistata" da Cristo.

Ricorre oggi la memoria liturgica di San Giovanni Eudes, apostolo infaticabile della devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, vissuto in Francia nel secolo XVII, un secolo segnato da contrapposti fenomeni religiosi e anche da gravi problemi politici. E' il tempo della guerra dei Trent'anni, che ha devastato non solo gran parte del Centro Europa ma anche le anime.

La crisi della riforma era stata condizionata da una insufficiente formazione dei sacerdoti

Mentre si andava diffondendo il disprezzo per la fede cristiana da parte di alcune correnti di pensiero allora dominanti, lo Spirito Santo suscitava un rinnovamento spirituale pieno di fervore, con personalità di alto rilievo
 Gustavo Kralj
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"San Giovanni Eudes" - Navata
principale della Basilica di
San Pietro
come il de Bérulle, San Vincenzo de Paoli, San Luigi M. Grignion da Montfort e San Giovanni Eudes. Questa grande "scuola francese" di santità ebbe tra i suoi frutti anche san Giovanni Maria Vianney. Per un misterioso disegno della Provvidenza, il mio venerato predecessore Pio XI proclamò santi insieme, il 31 maggio 1925, Giovanni Eudes e il Curato d'Ars, offrendo alla Chiesa e al mondo intero due straordinari esempi di santità sacerdotale.

Nel contesto dell'Anno Sacerdotale, mi è caro soffermarmi a sottolineare lo zelo apostolico di san Giovanni Eudes, particolarmente rivolto alla formazione del clero diocesano. I santi sono la vera interpretazione della Sacra Scrittura. I santi hanno verificato, nell'esperienza della vita, la verità del Vangelo; così ci introducono alla conoscenza e alla comprensione del Vangelo.

Il Concilio di Trento, nel 1563, aveva emanato norme per l'erezione dei seminari diocesani e per la formazione dei sacerdoti, in quanto il Concilio era ben consapevole che tutta la crisi della riforma era anche condizionata da un'insufficiente formazione dei sacerdoti, i quali non erano preparati al sacerdozio in modo giusto, intellettualmente e spiritualmente, nel cuore e nell'anima.

Questo nel 1563; ma poiché l'applicazione e la realizzazione delle norme tardavano sia in Germania, sia in Francia, san Giovanni Eudes vide le conseguenze di questa mancanza. Mosso dalla lucida consapevolezza del grave bisogno di aiuto spirituale in cui versavano le anime proprio, a causa anche dell'inadeguatezza di gran parte del clero, il santo, che era un parroco, istituì una Congregazione dedita in maniera specifica alla formazione dei sacerdoti.

Ogni presbitero deve esser apostolo del Cuore di Cristo e di Maria

Nella città universitaria di Caen fondò il suo primo seminario, esperienza quanto mai apprezzata, che ben presto si allargò ad altre diocesi. Il cammino di santità, da lui percorso e proposto ai suoi discepoli, aveva come fondamento una solida fiducia nell'amore che Dio ha rivelato all'umanità nel Cuore sacerdotale di Cristo e nel Cuore materno di Maria. In quel tempo di crudeltà, di perdita di interiorità, egli si rivolse al cuore, per proferire una parola dei Salmi molto ben interpretata da Sant'Agostino.

Voleva richiamare le persone, gli uomini e soprattutto i futuri sacerdoti al cuore, mostrando il cuore sacerdotale di Cristo e il cuore materno di Maria. Di questo amore del cuore di Cristo e di Maria ogni sacerdote deve essere testimone e apostolo.
E qui arriviamo al nostro tempo. Anche oggi si avverte la necessità che i sacerdoti testimonino l'infinita
 L'Osservatore Romano
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Udienza generale del 19 agosto scorso, a Castel Gandolfo, dove
il Papa Benedetto XVI ha commentato, nel contesto del Anno
Sacerdotale, la festa di San Giovanni Eudes.

misericordia di Dio con una vita tutta "conquistata" dal Cristo, ed apprendano ciò fin dagli anni della loro preparazione nei seminari.
Punto di partenza per un'autentica riforma della vita

Dopo il Sinodo del 1990, Papa Giovanni Paolo II ha emanato l'Esortazione apostolica Pastores dabo vobis nella quale riprende e aggiorna le norme del Concilio di Trento e sottolinea soprattutto la necessaria continuità tra il momento iniziale e quello permanente della formazione; ciò per noi è un vero punto di partenza per un'autentica riforma della vita e dell'apostolato dei sacerdoti, ed è anche il punto nodale affinché la "nuova evangelizzazione" non sia semplicemente solo uno slogan attraente, ma si traduca in realtà.

Le fondamenta poste nella formazione seminaristica, costituiscono quell'insostituibile "humus spirituale" nel quale "imparare Cristo", lasciandosi progressivamente configurare a Lui, unico Sommo Sacerdote e Buon Pastore. Il tempo del Seminario va visto pertanto come l'attualizzazione del momento in cui il Signore Gesù, dopo aver chiamato gli apostoli e prima di mandarli a predicare, chiede loro di stare con Lui (cfr. Mc 3,14).

Quando san Marco racconta la vocazione dei dodici apostoli, ci dice che Gesù aveva un duplice scopo: il primo era che stessero con Lui, il secondo che fossero mandati a predicare. Ma andando sempre con Lui, realmente annunciano Cristo e portano la realtà del Vangelo al mondo.

Durante questo Anno Sacerdotale vi invito a pregare, cari fratelli e sorelle, per i sacerdoti e per quanti si preparano a ricevere il dono straordinario del Sacerdozio ministeriale. 
A tutti rivolgo, e così concludo, l'esortazione di San Giovanni Eudes, che dice così ai sacerdoti: "Donatevi a Gesù, per entrare nell'immensità del suo grande Cuore, che contiene il Cuore della sua Santa Madre e di tutti i santi, per perdervi in questo abisso di amore, di carità, di misericordia, di umiltà, di purezza, di pazienza, di sottomissione e di santità" (Coeur admirable, III, 2).
In questo senso cantiamo adesso insieme il Padre Nostro in latino.
(Udienza Generale a Castel Gandolfo, 19/8/2009)

Fons Lucis et Gratiae
miserere nobis

sabato 22 luglio 2017

E' arrivato il tempo di salvare la Chiesa, la Mia Chiesa.


Alla Mia Chiesa,
per tutti i Miei Sacerdoti
*******

12 dicembre 2006 – N.S. di Guadalupe

JNSR:   Chi vuole seguire GESÙ avrà la sua vita cambiata. GESÙ vuole cambiare il nostro cuore con il Suo. Solo i Sacerdoti che riceveranno lo Spirito Santo comprenderanno e avanzeranno verso GESÙ che li attende.

GESÙ:  Dì a tutti i Miei figli Sacerdoti che seguono la Mia Santissima Madre che è arrivato il tempo di salvare la Chiesa, la Mia Chiesa.

MARIA dice ad ognuno, come alle Nozze di Cana: «GESÙ vuole anticipare, fate tutto quello che Egli vi dirà».

MARIA:   Oggi, figli Miei, la Chiesa siete voi, purificati e unti con l’unzione che vi porta lo Spirito Santo. Oggi si apre per voi l’Era dell'Amore Divino. GESÙ deve essere adorato e venerato come si deve; Egli è il vostro Re, il vostro Maestro nella vostra Chiesa. Obbeditegli. Fate tutto ciò che Egli vi dice nel vostro cuore.

Porta questo a colui che riceve nel suo cuore la Mia Santa parola di Madre, Madre di tutti i figli Sacerdoti del Mio Figlio Divino GESÙ Cristo.
GESÙ e MARIA
Uniti nell'Amore di Dio.

giovedì 12 maggio 2016

ORDINE SACRO



«Se non avessimo il Sacramento dell’Ordine, noi non avremmo Nostro Signore. 

Chi l’ha messo nel tabernacolo? Il sacerdote. 

Chi ha ricevuto la vostra anima al suo ingresso a questo mondo? Il sacerdote. 

Chi la nutre per darle forza di fare il suo pellegrinaggio? Sempre il sacerdote. 

Chi la preparerà a comparire davanti a Dio, lavando l’anima per la prima volta nel sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, ogni volta il sacerdote. 

Se l’anima, poi, giunge all’ora del trapasso, chi la farà risorgere, rendendole la calma e la pace? Ancora una volta il sacerdote. 

Non potete pensare a nessun beneficio di Dio senza incontrare, insieme a questo ricordo, l’immagine del sacerdote. 

Se andaste a confessarvi alla Santa Vergine o a un angelo, vi assolverebbero? No. 

Vi darebbero il Corpo e il Sangue di Gesù? No. 

La Santa Vergine non può far scendere il Suo divin Figlio nella Santa ostia. 

Anche duecento angeli non vi potrebbero assolvere. Un sacerdote, per quanto semplice sia, lo può fare, Egli può dirvi: “Va in pace, ti perdono”. 

Che cosa grande è il sacerdote!...».

(Il Santo Curato d'Ars )

*


I fedeli non possono quindi disinterressarsi del sacerdote, mediatore tra Dio e gli uomini. Il sacerdozio è la prima preoccupazione di una società che vuol rinascere! La più grande grazia che Dio fa al suo popolo è quella di suscitare degni sacerdoti secondo il Suo Cuore; il più grande castigo è la mancanza di consacrati.




Durante le Sacre Tempora cogliamo quindi l'occasione per pregare e, secondo le disposizioni della Chiesa, digiunare. Applichiamoci con più fervore e maggiore devozione non disdegnando di praticare volontariamente qualche mortificazione: "Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi". (Salmo 50)


Panem de coelo praestitisti eis

giovedì 5 maggio 2016

SACER-DOS


BENEDIZIONI!  BENEDIZIONI!
(Oh! se i fedeli fossero più... petulanti e coscienti,
e i Sacerdoti più... pensanti a  quel Dono immenso ricevuto dalla Santissima Trinità col potere impartire BENEDIZIONI ovunque!
"Vieni, Spirito Santo, Vieni...!")

  • (Sacerdote) vuol dire consacrato, vuol dire dedicato, offerto completamente al suo Dio per portare anime al suo Dio. 

  • Tutto deve perire per il sacerdote, tutto e rimanere solo Dio e solo le anime. 

  • Egli deve essere spogliato da tutto, anche della sua umanità. Deve essere immolato alla sua missione, come Cristo. 

  • Quando è così, è un operaio di Cristo. 

  • Può seminare e mietere, sicuro che non gli crescerà zizzania nel suo solco, sicuro di fare di ogni uomo un'anima, una candida anima. Az.247 - 18.8.46
*

E' VERO CHE.........
Ma Riflettiamo anche su questi detti:

1 –  “La più grande grazia che Dio possa fare ad una Famiglia è dargli un Figlio Sacerdote”. ( S. Giovanni Bosco )
2 –  “Se incontrassi un Angelo e un Sacerdote , saluterei prima il Sacerdote e poi l’Angelo” . (S. Francesco d'Assisi, S. Caterina da Siena )
3 –   “Quando una Nazione non produce i Suoi Sacerdoti , cattivo segno per quella Nazione”  (S. Giovanni Bosco)
4 –   Dai Sacerdoti in Chiesa i Vostri Figli ascolteranno:”Onora il Padre e la Madre” , fuori ascolterebbero:”chiama il telefono azzurro”.
5 –  “Nessuno è più grande di questo povero, piccolo uomo che celebra i Santi Sacramenti”  (Monsabrè)
6 –   “Lasciate per vent’anni una parrocchia senza prete, e vi si adoreranno le bestie”  ( S. Giovanni Maria Vianney )
7  –   ” Il Sacerdote non si appartiene perché è tutto e solo di Dio e dei Fratelli” .   ( Fulton Sheen )
8 –  Perché mancano le vocazioni?   Perché mancano i Figli! Per l’aborto e la moda del Figlio unico,massimo due!  E perché manca il Buon Terreno Cristiano e la preghiera in Famiglia .
9 –  Si sente dire : ‘se dovessi rinascere, mi farei prete’.  Tu sai che non rinasci !…  se si stà così bene perché non vieni ?  Qui non manca il lavoro , ma i lavoratori !  Già molti Paesi non hanno più il Sacerdote !
10 – Papà e Mamma , se Dio chiama un tuo Figlio al Sacerdozio per l’Umanità , non ti opporre , donalo ! Il Signore provvederà a Voi e non si farà vincere in generosità !
11 – Sogno il giorno in cui Tutti i Sacerdoti corrano presso una Famiglia in difficoltà e tutte le Famiglie corrano presso un Sacerdote in difficoltà .  Nelle difficoltà Famigliari o Sacerdotali non serve l’indifferenza o la condanna ma l’aiuto !…
12 – I Sacerdoti sono come gli aerei, fanno notizia solo quelli che cadono , ma ce ne sono tanti che volano e fanno un prezioso servizio !!!……Molti criticano , pochissimi li aiutano e pregano per Loro…
AVE MARIA!

sabato 30 aprile 2016

Veri servi fra i servi, se “fate la frazione di voi stessi”



Maestri e Redentori


Per essere degni dell’elezione con la quale vi ho prescelto, voi, miei veri servi fra i servi, fate, in memoria di Me che con questo v’insegno cosa e come si diviene Maestri e Redentori, “fate la frazione di voi stessi”

Senza ripugnanze, senza orgogli, senza paure e umane considerazioni. 

Spezzatevi, frangetevi, annichilitevi, distruggetevi, datevi, agli uomini, per gli uomini e per amore di Me che per amor loro mi do a chi mi frange come mi sono dato a chi voleva miracolo e istruzione. 

Non è buon discepolo chi non si sa frangere e darsi. 

E la generosità, l’immolazione di chi sa frangersi per saziare le fami dei fratelli, è il segno che fa riconoscere i veri servi di Dio.


“E lo riconobbero quando franse il pane”. E vi riconosceranno dal vostro frangervi per la carità e la giustizia. Vi riconosceranno per servi veri.

Az.98 - 5.5.46


Spiritum nolite extinguere
Prophetias nolite spernere.
Omnia autem probate:
Quod bonum est tenete
(1 Tes 5,19-21)