Varsavia, I.VIII.1925
L'INGRESSO IN CONVENTO.
Fin dall'età di sette anni avvertii la suprema chiamata di Dio, la grazia
della vocazione alla vita religiosa. A sette anni intesi per la prima volta la
voce di Dio nella mia anima, cioè la chiamata ad una vita più perfetta, ma
non sempre ubbidii alla voce della grazia. Non incontrai nessuno che mi
chiarisse queste cose. Diciottesimo anno di vita; insistente richiesta ai
genitori del permesso di entrare in convento; rifiuto categorico dei
genitori. Dopo tale rifiuto mi diedi alle vanità della vita, non rivolgendo
alcuna attenzione alla voce della grazia, sebbene l'anima mia non
trovasse soddisfazione in nulla. Il richiamo continuo della grazia era per
me un gran tormento, però cercavo di soffocarlo con i passatempi.
Evitavo d'incontrarmi con Dio intimamente e con tutta l'anima mi
rivolgevo verso le creature. Ma fu la grazia di Dio ad avere il sopravvento
nella mia anima. Una volta ero andata ad un ballo con una delle mie
sorelle. Quando tutti si divertivano moltissimo, l'anima mia cominciò a
provare intimi tormenti. Al momento in cui cominciai a ballare, scorsi
improvvisamente Gesù accanto a me, Gesù flagellato, spogliato delle
vesti, tutto coperto di ferite, che mi disse queste parole: « Quanto
tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi
ingannerai?». All'istante si spense l'allegro suono della musica;
scomparve dalla mia vista la compagnia in cui mi trovavo. Rimanemmo
soli Gesù e io. Mi sedetti accanto alla mia cara sorella, facendo passare
per un mal di testa quanto era accaduto dentro di me.
Poco dopo
abbandonai la compagnia e la sorella senza farmi scorgere e andai nella
cattedrale di S. Stanislao Kostka. Era quasi buio. Nella cattedrale c'erano
poche persone. Senza badare affatto a quanto accadeva intorno, mi
prostrai, le braccia stese, davanti al SS.mo Sacramento e chiesi al Signore
che si degnasse di farmi conoscere ciò che dovevo fare. Udii allora queste
parole: « Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in
convento ». Mi alzai dalla preghiera, andai a casa e sbrigai le cose
indispensabili. Come potei, misi al corrente mia sorella di quello che era
avvenuto nella mia anima, le chiesi di salutare i genitori e così, con un
solo vestito, senza nient'altro, arrivai a Varsavia. Quando scesi dal treno e
vidi che ciascuno andava per la sua strada, fui presa dalla paura: che
fare? ove rivolgermi, dal momento che non conoscevo nessuno? E dissi
alla Madre di Dio: « Maria, fammi strada, guidami Tu! ».
Immediatamente udii dentro di me queste parole: di andare fuori dalla
città in un villaggio, dove avrei trovato un alloggio sicuro per la notte.
Feci così, e trovai tutto come la Madre di Dio mi aveva detto. Il giorno
dopo di buon mattino feci ritorno in città ed entrai nella prima chiesa che
mi si parò dinanzi. Qui mi misi a pregare, per conoscere che cosa volesse
ancora Iddio da me. Le SS. Messe si susseguivano una dietro l'altra.
Durante una di queste, mi sentii dire: « Va' da questo sacerdote e
spiegagli ogni cosa; egli ti dirà quello che dovrai fare ».
Terminata la S. Messa,
entrai nella sacrestia e gli raccontai tutto ciò che era accaduto
nell'anima mia, pregandolo di indicarmi dove entrare, in quale convento.
In un primo momento il sacerdote rimase sorpreso, tuttavia mi
raccomandò d'aver molta fiducia perché Iddio avrebbe continuato a
provvedere. « Nel frattempo - egli disse - ti manderò da una pia signora,
presso la quale potrai restare fino al giorno del tuo ingresso in un
convento ». Quando mi presentai a quella signora, mi ricevette con
grande affabilità. In quel tempo cominciai a cercare un convento, ma a
qualsiasi porta ebbi a bussare, incontrai un netto rifiuto.14
Il dolore attanagliava il mio cuore e dissi al Signore Gesù: « Aiutami. Non
lasciarmi sola ». Bussai infine alla nostra porta. Quando mi venne
incontro la Madre Superiora, l'attuale M. Generale Suor Michaela, dopo
un breve colloquio mi disse di andare dal Padrone di casa e domandargli
se mi accoglieva. Capii subito che dovevo chiederlo al Signore Gesù.
Tutta felice mi recai in cappella e chiesi a Gesù: « Padrone di questa casa,
sei disposto ad accettarmi? Una delle suore di qui m'ha mandata da Te
con tale domanda». Immediatamente udii questa voce: « Ti accolgo; sei
nel Mio Cuore ». Quando tornai dalla cappella, la Madre Superiora mi
chiese prima di tutto: « Ebbene, il Signore ti ha accettata? ». « Si », le
risposi. Ed essa: « Se ti ha accettata il Signore, t'accetterò anch'io ». Fu
così ch'io venni ammessa in convento.
Per varie ragioni tuttavia dovetti
rimanere nel mondo per più d'un anno ancora, presso quella pia signora.
A casa mia però, non feci più ritorno. In quel periodo dovetti lottare
contro molte difficoltà, ma Dio non mi risparmiò la sua grazia e cominciò
ad invadermi sempre più la nostalgia di Dio. La signora che mi ospitava,
per quanto fosse molto devota, non comprendeva però la felicità della
vita religiosa e, nella sua schietta semplicità, cominciò a prospettarmi
altri progetti di vita, ma io sentivo di avere un cuore così grande, che
nulla avrebbe potuto colmarlo.
Mi rivolsi allora verso Dio con tutta la mia anima assetata di Lui.
Fu durante l'ottava del Corpus Domini. Dio inondò
l'anima mia di una luce interiore tale da farmeLo riconoscere più
profondamente come il sommo bene e la suprema bellezza. Compresi
quanto Dio mi amasse: dall'eternità il suo amore per me! Fu durante i
vespri; con le parole semplici che mi sgorgavano dal cuore, feci a Dio /4
voto di castità perpetua. Da quel momento provai una maggiore intimità
con Dio, mio Sposo; da quel momento costruii nel mio cuore una celletta
dove m'incontravo sempre con Gesù.
Venne finalmente il momento in cui s'aprì per me la porta
del convento. Era la sera del primo agosto, vigilia
della Madonna degli Angeli. Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva di
essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva, unica, la
preghiera della gratitudine. Dopo tre settimane però, m'accorsi che qui
era così poco il tempo dedicato all'orazione e che c'erano molte altre cose
che mi spingevano nell'intimo ad entrare in un convento di regola più
stretta. Tale pensiero prendeva sempre più forza dentro di me, ma non
era questa la volotità di Dio.
Tuttavia quel pensiero, cioè quella tentazione si
consolidava sempre più, tanto che un giorno decisi di
parlarne con la Madre Superiora e di uscire decisamente dal convento.
Tuttavia Iddio diresse le circostanze in modo tale che non potei accedere
alla Madre Superiora. Prima di andare a riposare, entrai nella cappellina
e domandai a Gesù di illuminarmi su questo problema; ma non ottenni
nulla nel mio intimo; solo s'impadronì di me una strana inquietudine che
non riuscii a comprendere. Tuttavia, nonostante tutto, mi proposi di
rivolgermi alla Madre Superiora di primo mattino, subito dopo la S.
Messa e comunicarle la decisione presa.
Andai verso la cella; le suore
erano già coricate e le luci spente. Entrai, angosciata e insoddisfatta,
nella cella. Non sapevo più che fare. Mi buttai a terra e cominciai a
pregare con fervore per conoscere la volontà di Dio. Dappertutto silenzio,
come in un tabernacolo. Tutte le suore, simili a bianche ostie rinchiuse
dentro il calice di Gesù, riposavano e solo dalla mia cella Iddio udiva il
gemito di un'anima. Non sapevo che, senza autorizzazione, non era
consentito pregare nelle celle dopo le nove di sera.
Dopo un momento,
nella mia cella si fece un chiarore e vidi sulla tenda il volto di Gesù molto
addolorato. Piaghe vive su tutto il Volto e grosse lacrime cadevano sulla
coperta del mio letto. Non sapendo che cosa tutto ciò potesse significare,
domandai a Gesù: « Gesù, chi ti ha causato un simile dolore? ». E Gesù
rispose: « Tu Mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo
ordine. È qui che t'ho chiamata e non altrove e ho preparato
per te molte grazie ». Domandai perdono a Gesù e mutai all'istante la
decisione che avevo presa.
Il giorno dopo ci fu la nostra confessione.
Raccontai tutto quello che era avvenuto nella mia anima ed il confessore
mi rispose che era evidente in ciò la volontà di Dio, che dovevo rimanere
in questa Congregazione e che non dovevo nemmeno pensare ad un altro
ordine. Da quel momento mi sento sempre felice e contenta. Poco tempo
dopo mi ammalai. La cara Madre Superiora mi mandò, assieme ad altre
due suore, a passare le vacanze a Skolimòw, un po' fuori Varsavia. In quel
tempo domandai al Signore Gesù: « Per chi ancora devo pregare? ». Gesù
mi rispose che la notte seguente m'avrebbe fatto conoscere per chi
dovevo pregare.
Vidi l'Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo. In un
momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una
folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregano con grande
fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare.
Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano. Il mio Angelo Custode
non mi abbandonò un solo istante. E chiesi a quelle anime quale fosse il
loro maggior tormento. Ed unanimemente mi risposero che il loro
maggior tormento è l'ardente desiderio di Dio. Scorsi la Madonna che
visitava le anime del purgatorio. Le anime chiamano Maria « Stella del
Mare ». Ella reca loro refrigerio. Avrei voluto parlare più a lungo con
loro, ma il mio Angelo Custode mi fece cenno d'uscire. Ed uscimmo dalla
porta di quella prigione di dolore. Udii nel mio intimo una voce che disse:
« La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia ».
Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del purgatorio.
***
ATTO DI AFFIDAMENTO
DELLE SORTI DEL MONDO
ALLA DIVINA MISERICORDIA
Dio, Padre misericordioso,
che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio tuo Gesù Cristo,
e l’hai riversato su di noi nello Spirito Santo Consolatore,
Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo.
ChìnaTi su di noi peccatori,
risana la nostra debolezza, sconfiggi ogni male,
fa che tutti gli abitanti della terra
sperimentino la tua misericordia,
affinché in Te, Dio Uno e Trino,
trovino sempre la fonte della speranza.
Eterno Padre, per la dolorosa Passione
e la Risurrezione del tuo Figlio,
abbi misericordia di noi e del mondo intero! Amen.
che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio tuo Gesù Cristo,
e l’hai riversato su di noi nello Spirito Santo Consolatore,
Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo.
ChìnaTi su di noi peccatori,
risana la nostra debolezza, sconfiggi ogni male,
fa che tutti gli abitanti della terra
sperimentino la tua misericordia,
affinché in Te, Dio Uno e Trino,
trovino sempre la fonte della speranza.
Eterno Padre, per la dolorosa Passione
e la Risurrezione del tuo Figlio,
abbi misericordia di noi e del mondo intero! Amen.
B. Papa Giovanni Paolo II
"Amo la Polonia in modo particolare e, se ubbidirà al Mio volere, l'innalzerò in potenza e santità. Da essa uscirà la scintilla che preparerà il mondo alla Mia ultima venuta" (Diario, 1732).
AVE MARIA!