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domenica 25 agosto 2019

IL PICCOLO NULLA

IL PICCOLO NULLA
Vita della Beata Maria di Gesù Crocifisso (1846-1878)

PATRIARCHATUS LATINUS - JERUSALEM
è per Noi una vera gioia presentare al pubblico la traduzione in italiano, cu-rata dalla Dott. Tina Rizzone, della "vita di Suor Maria di Gesù Crocifisso", composta da P. Estrate, s.c.j.: la biografia più completa che possediamo della nostra beata.
L'attualità del messaggio di Suor Maria è sempre più grande. Questa picco-la galilea, morta giovanissima nel Carmelo di Bethlemme, è venerata non sol-tanto in Terra Santa e nel Medio Oriente, ma in tutta la Chiesa.
Quale è il segreto della sua santità? Suor Maria ha vissuto profondamente il Vangelo e specialmente le Beatitudini del Cristo. è stata come un fiore evange-lico che è germogliato in questa terra del Vangelo. Il Papa Giovanni Paolo II ha così riassunto il messaggio di Suor Maria: "Le Beatitudini trovano in lei il lo-ro compimento. Nel vederla sembra che Gesù ci dica: beati i poveri, beati gli umili, beati coloro che cercano di servire, beati i miti, beati quelli che costrui-scono la pace. Tutta la sua vita esprime una familiarità inaudita con Dio, l'a-more fraterno degli altri e la gioia, che sono i segni evangelici per eccellenza" (Discorso ai pellegrini di Terra Santa, 14 novembre 1989).
Questo messaggio è sempre attuale. La nostra società ha bisogno di ascol-tare le Beatitudini del Signore. "Lei, dice ancora Giovanni Paolo II, che è sta-ta spesso malmenata dagli avvenimenti e dalla gente, non ha smesso di semi-nare la pace, di riavvicinare i cuori. Voleva essere la piccola sorella di tutti".
Il suo esempio è prezioso nella nostra società dilaniata e divisa che cade fa-cilmente nell'ingiustizia e nell'odio.
Lo Spirito delle Beatitudini ha dilatato il cuore della nostra piccola Suor Mariani e l'ha riempito di fiducia e di amore. Potessimo anche noi seguire le sue tracce!
+ Michel Sabbah, Patriarca
Gerusalemme, 25.12.1999

CASA GENERALIZIA CARMELITANI SCALZI CORSO D'ITALIA, 38 - 00198 ROMA

PRESENTAZIONE
Nel presentare questa biografia della beata Maria di Gesù Crocifisso (Mi-riam Baouardy) mi torna spontaneo alla memoria un aneddoto letto tempo fa, che ci permette di avvicinarci ai santi e di comprendere la loro missione nella Chiesa e nel mondo.
Si racconta che una volta una mamma, portando suo figlio piccolo a visita-re diverse chiese della città, gli disse che tutte le persone raffigurate nelle ve-trate erano santi. Questo impressionò il bambino. In seguito, quando un amico di famiglia gli chiese che cosa era un santo, il bambino rispose con semplicità: «Un santo è una cosa che trasmette luce».
Esaminando la vita dei santi ci rendiamo conto della verità di questa immagi-ne infantile: i santi brillano e abbelliscono, come la luce, il panorama del mondo. La beata Maria di Gesù Crocifisso adempie da un angolo della Terra Santa, Betlemme, luogo della nascita di Gesù, la missione di far risplendere, nella tra-sparenza della sua vita, come una vetrata multicolore, la luce di Dio. In effetti, una delle caratteristiche del suo cammino di santità fu sperimentare e testimo-niare che Dio si dà gratuitamente, come la luce del sole; lo si deve solamente lasciar penetrare nel cristallo della nostra vita affinché lo attraversi e lo illu-mini anche per gli altri. Ella giunse alla santità non per mezzo di una vita lun-ga e densa di meriti. Seppe unicamente aprirsi alla luce di Dio nella sua vita e accettare la sua volontà in un'esperienza profonda di fede, speranza e amore.
Gli insegnamenti della beata Maria di Gesù Crocifisso diventano più vivi quando ci avviciniamo alla sua vita concreta. Scopriamo che lei, come noi, nel-la sua esistenza terrena, assieme agli aspetti positivi sperimentò limitazioni e dovette districarsi, guidata dalla fede e dall'amore di Dio, in tutto ciò che co-stituisce la trama di ogni giorno.
è caratteristica nella sua vita l'esperienza della gratuità di Dio che si comu-nica ai poveri e ai semplici e rivela loro i segreti del Regno (cfr Mt 11, 25). Molte cose straordinarie appaiono nella vita della "piccola Araba", ma tutte si orientano allo stesso fine: a un'esperienza di Dio che si comunica ai piccoli e agli umili e manifesta loro i suoi segreti, dà loro la sapienza del Vangelo e li aiuta a crescere nell'amore e nel servizio del prossimo.
Ornata di grazie mistiche fin dall'infanzia, la beata Maria di Gesù Crocifis-so visse come suora conversa in continua intimità con Gesù Cristo in mezzo al-le umili occupazioni della vita quotidiana. Sperimentò, anche nelle prove più difficili, la bontà e la fedeltà di Dio che le comunicava pace e gioia in mezzo al-la sofferenza. In tal modo poté testimoniare nella sua vita ciò che aveva detto Gesù: «Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me che sono mite e umi-le di cuore e troverete riposo per le vostre anime. Infatti il mio giogo è soave e il mio carico leggero» (Mt 11, 29-30).
All'inizio del terzo millennio la vita della "piccola Araba" può aiutarci a tornare all'essenza del Vangelo: amare il Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze e il prossimo come noi stessi (cfr Mt 22, 36-40). Il suo messaggio è un messaggio di pace e di fraternità in un mondo di divisione e di odio; un messaggio di fiducia nel Signore in mezzo alle angustie e alle in-sicurezze dell'esistenza umana.
Questa nuova edizione della biografia della beata Maria di Gesù Crocifisso, scritta dal suo confessore padre Pierre Estrate, è arricchita da una documen-tazione finora inedita e da una serie di fotografie che ci situano nell'ambiente in cui ella visse. Ci aiutano inoltre a rivivere le reazioni dei cristiani di oggi in Terra Santa al momento della beatificazione della piccola Miriam, figlia di una regione che cerca vie di libertà e di pace.
Mi congratulo con i promotori e con i responsabili del Messaggero di Gesù Bambino di Praga di Arenzano per questa magnifica iniziativa che si aggiunge ad altre edizioni relative ai santi del Carmelo ottimamente preparate e illustra-te.
La "piccola Araba" benedica questo lavoro, la cui lettura aiuti quanti si av-vicinano a lei attraverso il libro a vivere lo spirito delle beatitudini, l'unico che può aiutare a trovare vie di giustizia, di pace e di riconciliazione nel mondo di oggi.
P Camilo Maccise o.c.d. Preposito Generale Roma, 1 ottobre 2000

CRONOLOGIA
Beata Maria di Gesù Crocifisso (Maria Baouardy, 1846-1878)
1846 5 gennaio. Nascita ad Ibillin, nell'alta Galilea. 15 gennaio. Battesimo e Cresima.
1849 Rimane orfana di entrambi i genitori.
1854 Si trasferisce ad Alessandria d'Egitto con lo zio paterno. Confessione e Prima Comunione.
1959 Rifiuta decisamente convenienti nozze.
è colpita gravemente al collo da un turco, perché si professa cattolica.
1859-62 Peripezie varie: a servizio presso diverse famiglie ad Alessandria, a Gerusalemme, a Beirut.
1863 A Marsiglia come serva presso la famiglia Nadjar.
1865 Entra fra le Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione, a Marsiglia.
1867 giugno. Entra nel carmelo di Pau (diocesi di Bayonne).
27 luglio. Vestizione come corista, ma poi come conversa.
1868 24 maggio. Episodio della trasverberazione del cuore.
26 luglio - 4 settembre. Possessione diabolica.
5-8 settembre. Presenza di uno «Spirito celeste».
1870 21 agosto. Partenza per l'India.
Fine novembre. Arrivo a Mangalore (nel Malabar).
1871 giugno. Possessione diabolica.
21 novembre. Professione religiosa (la prima di una carmelitana in India!).
1872 3 agosto. Violazione (materiale) della clausura.
settembre. Rinviata a Pau.
1875 20 agosto. Partenza per la Palestina.
24 settembre. In clausura provvisoria a Betlemme.
1876 24 marzo. Posa della prima pietra del nuovo carmelo di Betlemme. Matrimonio spirituale.
21 novembre. Inaugurazione del nuovo carmelo sulla collina di David.
1878 aprile. Viaggio a Emmaus, monte Carmelo, Ibillin, Nazareth, Tabor, Betlemme.
21 agosto. Caduta nell'orto del monastero di Betlemme, con frattura del braccio e successiva, inarrestabile, cancrena.
26 agosto. Muore all'alba. Estrazione del cuore. 27 agosto. Sepoltura.
novembre. Trasporto del cuore a Pau. 1983 19 luglio. Esumazione.
13 novembre. Beatificazione.


giovedì 7 febbraio 2019

Preziosi insegnamenti

Qualche volta, durante l'orazione, si fanno buoni propositi: si desidera essere umiliata,
disprezzata, abbandonata; un po' più tardi, non vi si pensa più. Ebbene, agnellini,
sappiate almeno umiliarvi di questo e cercate di approfittare delle occasioni. 

Satana, diceva la suora alla Priora e a Madre Elia, è geloso della vostra unione; farà di tutto
per mettervi l'una contro l'altra e per questo si servirà perfino delle suore, senza cattiva
intenzione da parte loro. Una andrà dalla Priora, l'altra da Madre Elia per riferire cose
false. Se Satana non può riuscire con questo mezzo, prenderà la forma delle suore per
ingannarvi. Maledetto Satana, trova che non è già abbastanza umiliato qui, e vuole
esserlo di più. Agnelli, se voi siete fedeli, Satana sarà in poco tempo completamente
sottomesso. Ecco ciò che vi dice san Giuseppe: Agnellini, colui che si fa
piccolo piccolo, piace a Gesù e lo trova».


Rivolgendosi al Superiore della comunità che era presente, la novizia disse: «Padre
mio, per giudicare della spiritualità che guida un prete, si deve provare la sua umiltà, la
sua ubbidienza. Se non è sottomesso, è in préda a Satana. Si deve agire lo stesso nei
riguardi di una religiosa quando si dubita della sua via. Anche se fosse negli stati più
straordinari, se le si dice che è nell'illusione ed ella non si sottomette subito al giudizio
espresso, c'è l'orgoglio e c'è Satana».

La suora parlò a lungo al Superiore in questo senso e terminò con queste notevoli
parole: «Ecco ciò che dice la santissima Vergine; ma se non si approva questa dottrina,
dirà lo stesso».

Si era al 7 settembre, anniversario del suo martirio. Ti è accaduto qualcosa, in tale
giorno? le domandò il Rev. curato di Saint-Martin. «A me no, ma al piccolo nulla era
stato tagliato il collo». Questa risposta confermò la comunità nel pensiero che uno
spirito celeste possedesse il corpo della novizia e che dettasse tutti questi preziosi
insegnamenti. 
Gli si domandò a più riprese il suo nome: Io sono, disse egli, di quelli
che salgono e scendono; e una volta: Sono lo spirito di Maria; e più spesso: Sono
Maria, figlia di Maria del Prediletto. Sei Giovanni il discepolo prediletto? No, rispose
con un sorriso ineffabile. Sei un angelo? un secondo sorriso fu la sua unica risposta.

Le domande si moltiplicavano: si sarebbe voluto sapere il nome di questo spirito
misterioso. Notando questa insistenza da parte delle sue compagne, una suora gli
disse: Se sei un angelo, ti manchiamo proprio di rispetto. Gesù, quello rispose, ama i
piccoli, ama i fanciulli. Agnellini, occorre che l'umiltà sia la vostra luce, l'ubbidienza il
vostro cammino, la carità il vostro riparo. 

E, alla Priora: Pastore, quando gli agnelli
non si trovano a loro agio con il confessore e tutte dicono la stessa cosa, ciò significa
che questo confessore non è l'eletto di Dio per voi. Se non vi sono che due o tre agnelli
scontenti, non bisogna tenerne conto, ma trattenere lo stesso confessore».

«Agnellini miei, non pensate che ad amare e servire l'Amato Bene, a morire a tutto,
per vivere distaccate da tutte le cose della terra: per questo avete lasciato il mondo.
Madre Teresa vi dice che non ha istituito il suo Ordine per godere, ma per soffrire.
Madre Teresa vuole gli agnelli distaccati come pietre».

Ecco i mirabili avvertimenti che la novizia, sempre in estasi, diede alle due suore
esterne, davanti alla grata del parlatorio:

«La santa Vergine vi benedice; vi raccomanda di essere sempre molto modeste, molto
raccolte: bisogna essere sempre come in ritiro. 

Madre Teresa vi dice di essere molto
pazienti, sì, soprattutto molto pazienti. Sopportate tutte le contrarietà con dolcezza;
siate caritatevoli tra voi e con tutti. Siate sempre obbedienti: bisogna essere come un
cadavere, come un bastone; fate tutto senza dire niente, non una riflessione.

Se siete fedeli, andrete direttamente da Gesù. Profittate del tempo: tutto passa, tutto
passa sulla terra; il tempo è breve. Praticate la perfezione, producete dei frutti per
Gesù. Siete come i rami di un unico albero: siete due rami che passano oltre. Gesù ama
tutti i rami; guarda con più amore quelli che portano più frutti. Se siete fedeli, sarete
nel cielo più in alto degli agnelli del chiostro, perché avete più occasioni. Le suore
dell'interno pregano e fanno penitenza senza essere disturbate, mentre voi, quante
volte siete impedite di pregare, quando lo vorreste! Quando si viene a suonare, lasciate
tutto, perfino la preghiera; andate immediatamente ove siete chiamate, andatevi con
spirito interiore, con spirito di carità: quest'atto di rinuncia piacerà a Gesù più
di tutto il resto. 
Bisogna soprattutto evitare che le persone di fuori si accorgano che voi
siete contrariate, dovete edificare, dare il buon esempio, perché si giudicherà l'interno
del convento attraverso gli agnelli dell'esterno. Se siete buone, raccolte, perfette, il
vostro esempio farà del bene a tutti. Siate soprattutto umili, non vi scoraggiate mai.

Vi sono delle suore esterne che hanno sempre bisogno di confessarsi. Ciò non è bene;
bisogna che vi sia una regola per tutto. È sufficiente che voi vi confessiate ogni otto
giorni. Se vi accade nell'intervallo di commettere qualche leggera colpa e per questo
fate uno sforzo a comunicarvi, fate un atto di contrizione: Gesù vi perdonerà. Padre
Elia vi raccomanda il silenzio e la carità, bisogna amarvi in Gesù e per Gesù, in Maria
e per Maria.

Dovete lavorare per gli agnelli del chiostro e quelle del chiostro devono lavorare per
voi: non siete che un'unità. Avendo cura degli agnelli dell'interno, voi siete come
Giovanni il discepolo prediletto. Quando Gesù era nella prigione presso Caifa durante
la notte, Giovanni avrebbe desiderato potervi entrare per curare il suo Maestro: non lo
poteva. Obbligato a restare fuori, si teneva il più possibile vicino alla prigione; faceva
tutto ciò che poteva per Gesù. Fate così con gli agnelli che sono dentro».

La santa Vergine era ben lungi dal dimenticare i superiori. «Siate molto unite, dice alle
due madri attraverso la suora in estasi. Siate tutt'uno come questo, diceva la novizia
alzando un dito, allora tutto andrà bene. Satana, geloso, farà allora di tutto per
disunirvi. Voi, Pastore, regolate bene il vostro tempo e ne avrete per tutto. Dirigete gli
agnelli che lo domanderanno. Dio ve li ha dati perché ne abbiate cura. Siate come una
buona madre». 

Avendole la Priora detto che non aveva lumi per dirigere le anime
straordinarie, ebbe questa saggia risposta: «Non temere. Quando una suora viene a
dirti per esempio: Madre mia, durante l'orazione, ho visto la santa Vergine, ho visto
Gesù, essi mi hanno detto la tale e la tale cosa, rispondi a questa suora: Figlia mia,
profitta di ciò che hai visto e sentito, questa grazia deve portare dei frutti; attraverso i
frutti, distinguerai se è una realtà o un'illusione. Quando la suora dopo che le avete
parlato così resta contenta, di a te stessa: È Gesù certamente; ma se si ritrae triste, di: È
Satana».

La Priora pose questa domanda: Se una suora anziana mi domanda di parlare della sua
anima ad una suora più giovane o perfino ad una suora conversa, posso
permetterglielo? «No, le rispose, è una cosa molto pericolosa. Se questo fa del bene
all'una, fa del male all'altra. Tutto ciò non è per niente necessario; tutto ciò non è che
fantasia, e disordine: la Regola e i Superiori bastano per guidare. Che ognuna resti al
suo posto. Quando si agisce diversamente, lo si fa anzitutto per carità, ma Satana non
tarda a servirsene per insuperbire questa religiosa, così consultata. Guai a lei! Vegliate
perché le suore non siano affatto curiose, perché non si leghino con amicizie
particolari».

La Priora aggiunse: Devo accordare spesso delle mortificazioni straordinarie?
«Pastore, le rispose la novizia in estasi, fa attenzione su questo punto: gli agnelli sono
spesso ingannati a questo proposito; Satana li spinge a rivolgerti questa domanda per
farli in seguito cadere, se non osservano la Regola. Quando un agnello insiste per
avere questo permesso, guardati dall'accordarglielo; mortifica piuttosto il desiderio di
mortificazione: questo è bene per gli agnelli; è meglio di tutto. Che le suore osservino
la Regola, che vivano nella semplicità e nell'uniformità».

E quando una suora domanda di non comunicarsi, che devo fare? «Pastore, do-
manda la ragione; se non può dirtela, attendi il confessore. Ma se ti risponde: È per
timore, perché sono indegna, dille: Figlia mia, comunicati. Se insiste per non co-
municarsi, lasciala senza comunione, perché la sua obbedienza non è perfetta.

Pastore, abbi cura di far recitare bene il santo ufficio. Se vedeste gli angeli che cantano
con voi! Desiderate cantare come loro? Pensate che vi aiutano a lodare Dio; questo
pensiero vi incoraggerà. Che tutte le pecorelle stiano al loro posto, che tutte prestino la
loro voce».


domenica 16 ottobre 2016

*MIRABILE LETTERA di Suor Maria di Gesù Crocifisso

B. Maria Baouardy
A Padre Lazzaro, carmelitano 
(suo confessore a Mangalore)
J.M.J.T.

Carmelo del Sacro Cuore di Pau, 7 gennaio 1873

Padre mio,
non crediate che, poiché non ho scritto, vi abbia dimenticato; no, certamente, pensate un po' se un figlio non dice tutto a suo Padre!
Sapete, Padre mio, che colui il quale ha stabilito il legame è in mezzo a noi? Vi ricordate quando eravamo entrambi vicino alla grata, voi al di fuori, ed io dentro? Quando voi avete detto: Ah! Come vorrei soffrire per amore del nostro caro Maestro! Quanti desideri allora in voi di soffrire! Ecco, che adesso, essi si compiono.
Vi ricordate anche, Padre mio, che quando Nostro Signore si mostra a qualcuno, carico della sua Croce e coronato di spine, non è certo per gioire? Ma voi lo sapete meglio di me; voi il perché me lo avete detto spesso.
Vi ricordate anche voi, o Padre mio, un anno e cinque mesi or sono, è stato detto: Se fosse possibile, la terra si solleverebbe contro di voi. E se voi lo portate generosamente per amore di Colui che vi ha creato, la vostra prova sarà abbreviata? In quanto a me, il mio desiderio è che essa sia lunga, lo sapete, o Padre mio!
Una persona domandava a Nostro Signore: Perché la tale persona soffre? L'adorabile Maestro ha risposto: Perché io la amo. E ai miei discepoli, quelli che ho amato di più sulla terra, che ricompensa ho loro dato! Sono potentissimo, ma è il migliore amore che io possa loro dare; non ho altra ricompensa per quelli che amo. Ebbene, Padre mio, ora la fede è indebolita, la Religione e perfino le comunità più sante sono deboli, la fede vi si è affievolita; cerchiamo di avere la fede, noi, la fede dei nostri Padri, se essa si indebolisce dappertutto. Non vi meravigliate di tutto ciò che vedete e sentite oggi, e non vi rammaricate; al contrario, scusiamo tutti. Che cosa ciò comporta? Che tutti dicano bianco o nero, noi non siamo che ciò che noi siamo davanti a Dio. Perché turbarci? Lasciamoci giudicare dalle creature; così il Signore non avrà cuore per giudicarci. Cerchiamo di essere come la meretrice: quando tutti l'hanno giudicata, il Signore non l'ha condannata. In quanto a me, tutti i giudizi delle creature non mi hanno turbata, e nemmeno afflitta...

Ebbene, Padre mio, non giudichiamo ora gli altri come siamo stati giudicati. Siamo giudicati e non giudici. Mi sembra, Padre mio, che il Signore permette tutto ciò che accade perché si compia la sua parola. è stato detto che non vi avrei mai visto e che avremmo saputo mai notizie l'uno dell'altro; ma sono le parole degli uomini e Dio ha detto tutto il contrario.
In quanto a me, da quando vi ho lasciato o che voi mi avete lasciato, non ho avuto mai alcun rimpianto, né il desiderio di rivedervi; non ho mai rivolto una preghiera a Dio per sapere vostre notizie.
Quando siete venuto a dirmi che non sareste più ritornato, vi ricordate quello che vi ho risposto: «Parti, o Padre mio; colui che vi ha dato, vi ha tolto; che il suo santo Nome sia benedetto»? Non sono io che vi ho scelto, è il buon Dio, e il buon Dio che si è servito di voi per farmi del bene, può servirsi di altri. Io ve lo avevo detto, credo, una persona domandò un giorno al Maestro: Devo forse attribuire ad un servitore, che mi ha fatto del bene, il bene che mi ha fatto?

No, ha detto il maestro; se il servitore è stato fedele, merita la ricompensa, ma non il ringraziamento che è dovuto al maestro, il quale ha demandato il servitore. Ancora, Padre mio, se il maestro ha un servo malato e ne manda un altro per curarlo, dopo che il malato è guarito, a chi deve il ringraziamento e la riconoscenza? Deve il ringraziamento e la riconoscenza al maestro che ha dato il servitore ed anche un poco di riconoscenza a questo servitore, perché si è dato la pena di curarlo.

Padre mio, non attendete la vostra ricompensa in questo mondo, no, ma nell'altro. Io so che voi desiderate per me la felicità e la tranquillità, quaggiù. Ebbene, io non desidero ciò per voi sulla terra, ma solamente nel cielo.

Padre mio, so che voi soffrite e ve ne scongiuro,per amore del Sommo Bene, scusate tutto, soffrite tutto. Se vi si spoglia alla vista di tutti, scusateli, soffritelo; e se essi sono nel bisogno, spogliatevi per vestirli, copriteli col mantello più dolce, più tenero possibile; fate ciò, ve ne scongiuro più di dieci volte ancora.

Perdonatemi tutto ciò che vi dico, Padre mio, beneditemi e pregate per la vostra indegna figliuola.


Suor Maria di Gesù Crocifisso

AMDG et BVM

lunedì 19 gennaio 2015

Fi­glia mia, tu rassomigli ad una vigna.

B.Maria Baouardy

L'indomani, durante l'orazione vide lo stesso uomo che aveva già visto più vol­te. 1 suoi occhi erano dolci e graziosi; i capelli biondi gli ricadevano sulle spalle. «Quest'uomo, lei diceva, è ricco e povero nello stesso tempo. L'ho visto in mezzo al coro, sorridente verso tutte le suore, le quali formavano una bianca corona attor­no a Lui. Ben presto ho visto questa corona dividersi in tre parti. Quell'uomo mi ha detto: Voi dovete dividervi in tre, ma sarete tutte insieme nel cielo». La fondazione di Mangalore e, più tardi, quella di Betlemme, così meravigliosa, dimostreranno la verità di questa profezia.

Il 4 febbraio 1869, dopo compieta, ella cadde in estasi e raccontò, in questo sta­to, la sua orazione del mattino: «Piangevo i miei peccati durante l'orazione, disse, e il pensiero che sono sempre malata veniva a turbarmi ed a inquietarmi. Il Signo­re mi ha detto con dolcezza (Oh! Come la sua voce mi ha restituito la pace!): Fi­glia mia, tu rassomigli ad una vigna. Guarda come il vignaiolo lavora, coltiva la sua vigna; vanga la terra attorno al piede della vite. La terra simboleggia il tuo corpo: io, lavoro la mia vigna con la sofferenza. Per fare fruttificare la sua vigna, il vignaiolo taglia i rami cattivi e monda i buoni: anche io mi servo delle tentazio­ni, delle umiliazioni, del disprezzo, per mondare la mia vigna e tagliare i rami cat­tivi e inutili: l'orgoglio e l'amor proprio, che bisogna fare morire.

Il padrone della vigna non lavora per niente; spera, agende il frutto, lavora molto la sua vigna, rivolta più spesso la terra, taglia più volte i rami inutili. Il giar­diniere che lavora il suo giardino non lavora inutilmente: si nutre col frutto del suo lavoro. Vuole che tutti i suoi alberi portino frutto, non si contenta del frutto di uno solo. Qui ho degli alberi: li taglio, li lavoro perché portino frutto. Entro spesso nel loro cuore e faccio sentire loro la mia voce. Spesso gli alberi non vi fanno atten­zione, non mi vedono. Fate attenzione: Bisogna portare frutto. Il Signore taglia gli alberi che non portano frutto, getta nel fuoco gli alberi cattivi e ne pianta altri.

Ho detto al Signore: Signore, se tu mi abbandoni, sarò come la cenere che non porta alcun frutto. Ma se tu mi guardi, divento una terra buona, una terra dolce che porta buoni frutti, che è coperta di verde e di fiori. Signore, guardaci sempre, sii con noi».

venerdì 5 settembre 2014

Mirabilia

Cap. II
Maria rifiuta di sposarsi - Persecuzioni - Martirio
Guarigione miracolosa - Visita ai Luoghi Santi - Lavoro come domestica

Quando Maria Baouardy compì tredici anni, suo zio la fidanzò a un suo parente, ma la fan­ciulla aveva già da tempo promesso a Dio la sua verginità, e quando le si disse che il matrimonio stava per rapire quel suo fiore angelico, dichiarò con tutte le sue for­ze che voleva rimanere vergine. Prostrata a terra per tutta la notte, versando un tor­rente di lacrime, scongiurava la sua Mamma del Cielo di soccorrerla. Tutto ad un tratto, udì una voce che le disse: Maria, io sono sempre con te: segui l'ispirazione che ti dò, io ti aiuterò. Allora Maria si alzò piena di coraggio e tagliò i suoi lunghi capelli. Il velo, che soleva portare, nascose questo gesto ai suoi parenti. Una gran­de cena fu organizzata in occasione delle nozze che dovevano celebrarsi prossima­mente; era d'uso in questa circostanza che la fidanzata, ornata dei suoi gioielli, of­frisse il caffè agli invitati. Al posto del caffè Maria offrì allo zio, in un grande vassoio, i suoi capelli ornati di gioielli. Lo zio furioso la schiaffeggiò; tutti gli in­vitati non vedendo in questo gesto che un fervore passeggero, l'esortarono a mo­strarsi docile alla volontà dei suoi parenti: ella rimase inflessibile.
Invano lo zio la confinò fra gli ultimi domestici della casa, e ordinò di maltrat­tarla; invano la tenne lontana dalla chiesa e dai sacramenti: l'eroica fanciulla resi­sté a tutto, e soffrì con gioia per il suo Gesù. «Trattata, ci raccontava, come l'ulti­ma delle domestiche, sia nel vestire, che nel nutrimento; totalmente separata dai miei, occupata in lavori ai quali non ero mai stata abituata, privata della Messa e dei sacramenti, biasimata perfino dal mio confessore, che considerava la mia deci­sione solo testardaggine; abbandonata da tutti, condannata da tutti, la mia anima so­vrabbondava di gioia; il mio coraggio cresceva in misura delle dure prove, perché mi dicevo che le mie sofferenze non erano minimamente paragonabili a quelle di Gesù. Mi sembrava che un uccellino cantasse sempre nel mio cuore».
Dopo tre mesi di questa umiliante vita, il desiderio di rivedere suo fratello la spinse a scrivergli, affinché venisse a trovarla. Fece scrivere la lettera e la portò ad un Turco, antico domestico dello zio, il quale abitava poco lontano dalla casa e do­veva recarsi nel paese di Paolo. Conoscendo bene la madre e la moglie di que­st'uomo, Maria non temette di andare a trovarlo da sola. Dopo avere consegnato la sua lettera, la fanciulla avrebbe voluto andarsene; ma quelle persone la invitarono subito a condividere la loro cena, ed ella accettò solo per fare loro piacere. Era qua­si notte. Naturalmente, si parlò della situazione ingiusta e crudele che Maria subi­va a causa dello zio. Il Turco biasimò questa condotta con forza e con un fervore indomabile passò presto a biasimare anche la religione cristiana. Maria, le disse con calore, perché restare fedele ad una religione che ispira simili sentimenti? Ab­braccia la nostra. «Mai, gridò Maria con un'energia sovrumana; io sono figlia del­la Chiesa cattolica, apostolica e romana, e spero, con la grazia di Dio, di perseve­rare fino alla morte nella mia religione che è la sola vera». Il Turco ferito nel suo fanatismo e divorato dalla rabbia, con un calcio rovesciò Maria a terra, e impu­gnando la sua scimitarra, le tagliò la gola. Aiutato dalla madre e dalla moglie, il bar­baro avvolse la ragazza nel suo grande velo, e portatala fuori, la gettò, favorito dal­le tenebre, in un luogo abbandonato. Era il 7 settembre 1858.
Mentre questo crimine si consumava sul corpo di Maria, la sua anima fu rapita: «Mi sembrava, raccontava, di essere in Cielo: vedevo la santa Vergine, gli angeli e i santi che mi accoglievano con una grande bontà; vedevo anche i miei genitori in mezzo a loro. Contemplavo il trono fulgido della Santa Trinità, e Gesù Cristo no­stro Signore nella sua umanità. Non vi erano né sole, né lampade, eppure tutto bril­lava di un chiarore indescrivibile. Gioivo di tutto quello che vedevo, quando, ad un tratto, qualcuno venne da me per dirmi: Tu sei vergine, è vero, ma il tuo libro non è ancora finito. Aveva appena finito di parlare, che la visione scomparve, e io rin­venni. Mi trovai, trasportata senza sapere né come né grazie a chi, in una piccola grotta solitaria. Coricata su un povero letto, vidi accanto a me una religiosa, che aveva avuto la carità di cucirmi la ferita del collo. Non l'ho mai vista né mangiare né dormire. Sempre accanto al mio capezzale, in silenzio mi curava con il più gran­de affetto. Era vestita di un bell'abito ceruleo, trasparente e come cangiante; il ve­lo era dello stesso colore. Ho visto da allora molti vestiti religiosi diversi, ma nes­suno che assomigliasse al suo. Quanto tempo trascorsi in quel luogo? non saprei dirlo con precisione; credo di esservi rimasta circa un mese. Non mangiai nulla du­rante quel periodo, a rari intervalli, la religiosa si limitava a inumidirmi le labbra con una spugna candida come la neve. Mi faceva dormire quasi continuamente.

L'ultimo giorno, questa religiosa mi servì una zuppa così buona, come non ne ho mai più mangiato. Terminata la porzione, gliene chiesi una seconda. Allora la religiosa, rompendo il silenzio, mi disse: Maria, è abbastanza per il momento; più tardi te la darò di nuovo. Ricordati di non essere come quelle persone che credono ' Maria non poteva rifiutare l'invito, essendo un rifiuto di tal genere contrario alle usanze della civiltà orientale.

Facciamo osservare a questo punto che Maria ha sempre chiamato l'estasi un sonno.

di non avere mai abbastanza. Dici sempre: è abbastanza, e il buon Dio, che vede tutto, veglierà su tutti i tuoi bisogni. Sii sempre contenta, malgrado tutto ciò che do­vrai soffrire, e Dio, che è così buono, ti farà avere il necessario. Non ascoltare mai il demonio, diffida sempre di lui, poiché è troppo furbo. Quando chiederai qualche cosa a Dio, non te la darà sempre subito, allo scopo di metterti alla prova e di ve­dere se lo ami ugualmente; e poi, un po' più tardi, te l'accorderà, basta che tu sia sempre contenta e che lo ami. Maria, Maria, non dimenticare mai le grazie che il Signore ti ha fatto. Allorquando ti capiterà qualcosa di spiacevole, pensa che è Dio che lo vuole. Sii sempre piena di carità verso il prossimo; dovrai amarlo più di te stessa.
Non rivedrai mai più la tua famiglia; andrai in Francia, dove ti farai religiosa; sarai figlia di san Giuseppe prima di diventare figlia di santa Teresa. Prenderai l'a­bito del Carmelo in una casa, farai la professione in una seconda, e morirai in urta terza, a Betlemme.

1 tuoi parenti ti cercheranno; tu stessa sarai tentata di farti riconoscere. Guar­datene bene, perché altrimenti non avrai più la tua zuppa.
Soffrirai molto durante la tua vita, sarai un segno di contraddizione.
Sì, ci diceva Maria sul battello che la trasportava a Betlemme con le sue com­pagne, la religiosa che mi aveva curato dopo il mio martirio e che, adesso so esse­re la santissima Vergine, mi aveva predetto tutto quello che mi è accaduto fino ad oggi. Un solo punto non si è realizzato; mi aveva assicurato che sarei morta tre an­ni dopo la mia professione. I tre anni sono trascorsi, ed eccomi ancora, ahimè! in questo esilio».

Il lettore immagina senza dubbio che la vita di questa suora è stata misericor­diosamente prolungata, come vedremo in seguito.

Maria era guarita, ma la traccia della profonda ferita rimase sempre visibile sul collo, così come testimoni degni di fede poterono osservare alla sua morte, soprag­giunta venti anni dopo. La cicatrice misurava circa dieci centimetri di lunghezza e un centimetro di larghezza. La pelle era completamente bianca e più delicata che nelle parti circostanti.

La religiosa condusse allora Maria in una chiesa di Alessandria per farla con­fessare: «Attendimi, le disse la bambina; per carità, non mi abbandonare». Ella sor­rise senza rispondere. «La mia confessione durò poco, ci raccontava Maria. Non avevo niente che mi pesasse sulla coscienza. Come avrei mai potuto commettere peccati in compagnia di una religiosa così santa? Dopo la confessione, corsi nel po­sto dove l'avevo lasciata, ma non la trovai. Uscì per cercarla, tuttavia i miei occhi non la videro da nessuna parte; ma il suo viso e le sue parole sono sempre rimaste impresse nella mia anima. Ero sola sulla terra, sola, come una goccia d'acqua. Il mio cuore non resisté più e scoppiai in singhiozzi. Il confessore venne per chieder­mi la causa delle mie lacrime. Presa dal mio grande dolore, non potei che rispondergli: Se n'è andata, e mi ha lasciata. Chi ti ha lasciata? La religiosa che mi ha ac­compagnato qui. Ma da dove vieni? Chi sei? Mi ha proibito di dirlo. Ahimè, bam­bina mia, mi disse il sacerdote sospirando, non sei la sola infelice. Conosco in que­sta città una famiglia immersa nella più grande desolazione. Questa famiglia aveva accolto una nipote, chiamata Maria, e l'aveva trattata come una figlia. Era stata offerta a questa fanciulla una proposta di matrimonio onorevole; il giorno delle nozze era fissato, fra la grande gioia di tutti, quando la fidanzata scomparve. Era uscita sul far della notte e non è più tornata. Tutte le ricerche per rintracciarla si sono rivelate infruttuose. Si teme una seduzione d'amore. La famiglia ha appena lasciato Alessandria, per nascondere tale vergogna».

Più il sacerdote parlava, più mi rendevo conto che la fanciulla di cui parlava, ero io. Mi accontentai di rispondere, dopo avere implorato l'aiuto della santa Vergine per non tradire il mio segreto: «La persona di cui parla non mi è del tutto scono­sciuta; ma ho promesso di non rivelare mai il luogo dove si rifugia. Debbo ciò no­nostante dirle che Maria non è stata sedotta: è consacrata a Dio». Bambina mia, gridò il sacerdote, dimmi dov'è Maria. Ti dico che non sei per niente tenuta a cu­stodire questo segreto. Tu mi sembri molto povera, sii sicura che, se acconsentirai a parlare, sarai largamente ricompensata. «Sono povera, è vero, e per di più, or­fana, ma il buon Dio non mi ha lasciato mai mancare il necessario. Non desidero le ricchezze terrene; i beni del Cielo mi bastano. Quanto a rivelare il segreto, non lo farò mai; Dio e la santa Vergine mi punirebbero». Il sacerdote parlò di Maria a un vescovo arabo di passaggio ad Alessandria. Maria raccontò a questo vescovo tutta la storia sotto il sigillo del segreto confessionale. Questi l'ascoltò con il più vivo in­teresse, la vesti in maniera conveniente, fece fare il suo ritratto e la portò in pelle­grinaggio a Gerusalemme. Terminato il pellegrinaggio, il vescovo propose a Maria di condurla a Roma, promettendole di farla entrare in qualche casa religiosa. Il de­siderio di rivedere suo fratello fu la causa per la quale rifiutò una proposta che tanto le sorrideva, e s'imbarcò per San Giovanni d'Acri. Ma avendo una tempesta furio­sa impedito al battello d'arrivare a destinazione, la giovane fu costretta a ritornare ad Alessandria.

Per non essere riconosciuta, Maria prese allora un altro vestito e si fece dome­stica. Cambiava spesso casa, appena i suoi padroni le mostravano più stima. Le ca­se dove aveva sofferto di più erano quelle in cui rimaneva più a lungo. Le accadde di entrare al servizio di un parente che non la conosceva. Ella se ne accorse dai pri­mi giorni; i suoi padroni non ebbero mai il minimo sospetto a riguardo. Come avrebbero potuto riconoscere la loro cugina in quella povera ragazza vestita alla maniera turca? La si incaricò della cucina e della cura dei bambini. Questi le si af­fezionarono ben presto, in maniera tale che l'impegno della cucina le fu tolto per­ché potesse dedicare loro tutto il suo tempo. Il cuore di Maria ne era a volte con­solato a volte addolorato; consolato dal fatto di poter curare i suoi cuginetti, addolorato per il fatto che non poteva rivelare loro il suo vero nome. Ogni giorno, udiva raccontare la storia della sua scomparsa. 1 suoi parenti, che si credevano disonorati a causa sua, non cessavano di lanciare su di lei ogni specie di maledizione. «Mai, ci diceva Maria, ho tanto sofferto. Provavo il più vivo affetto per quella fami­glia, e non potevo rivelare il mio nome. I discorsi che udivo ferivano il mio animo ma dovevo tacere, per paura di dare l'allarme. Quanto mi è costato quel silenzio! Lo confesso per mia confusione, ero spinta alla confessione, mille volte fui tentata di farmi riconoscere. Pregavo la santa Vergine di sostenermi. Un giorno, durante il pa­sto, vedendo che la desolazione dei miei parenti era diventata più grande, scoppiai in lacrime. Stupiti di vedermi piangere (era la prima volta che mi capitava davanti a loro), mi chiesero la causa del mio dispiacere, poiché mi volevano molto bene. Ero sul punto di soccombere e di gridare, gettandomi nelle loro braccia: Sono Maria. La santa Vergine m'assistette in maniera visibile. Mi accontentai di rispondere: Piango al vedervi piangere. E siccome era stata letta a tavola una lettera che annunziava il prossimo arrivo di una mia zia che di certo mi avrebbe riconosciuto, li avvertii che dovevo lasciarli il giorno stesso. Malgrado le loro suppliche e le loro lacrime, rac­colsi in fretta ciò che mi apparteneva, ed uscii coperta dal mio grande velo. Incro­ciai davanti alla porta questa zia, e la sentii che diceva a mio cugino: Chi è questa ragazza? Una spada ha trapassato la mia anima passando vicino a lei. Avrei volu­to parlarle. Affrettai il passo e corsi a nascondermi da una mendicante. Dio permi­se che non sapessero trovarmi. Questo martirio durò tre mesi».

Maria fece per la seconda volta il pellegrinaggio in Terra Santa. Il Signore le in­viò, durante questo viaggio, un essere soprannaturale sotto sembianza umana per accompagnarla e proteggerla. Questi, che ella non vide mai mangiare, le predisse come la religiosa tutto quello che le sarebbe successo fino alla morte, e le assicurò che sarebbe ritornata per morire a Betlemme. Un sacerdote che la conosceva, la si­stemò in una eccellente famiglia di Gerusalemme. Durante il tempo che vi era a ser­vizio, un bambino di diciotto mesi cadde dall'alto di una terrazza, sotto gli occhi della madre e di Maria. Lo si credette morto. Maria corse a rialzarlo, implorando su di lui la potente protezione della Vergine. Quando lo rimise nelle braccia della madre, questa si accorse che aveva solo una leggera contusione, e attribuì questa preservazione miracolosa alla santità della domestica. Ce n'era abbastanza per fa­re fuggire l'umile Maria. Riprese dunque il cammino per Giaffa, senza ascoltare le suppliche della sua padrona.

Appena uscita da Gerusalemme, vide due uomini che la seguivano. La fermaro­no: era accusata d'aver rubato alla sua padrona un diamante di grande valore. Tra­scinata con ignominia attraverso le vie della città santa, gettata in una prigione in­fetta in mezzo a molte donne di malaffare, ringraziò Gesù di umiliarla così come lui era stato umiliato nella sua Passione. Ma il Signore non tardò a prendere le sue difese. Due giorni dopo, la cameriera negra autrice del furto, che aveva accusato Maria, divenne folle, e nel suo delirio, confessò la sua colpa. Fu così che Maria venne provvidenzialmente riconosciuta innocente e rimessa in libertà.

Si imbarcò di nuovo per San Giovanni d'Acri, allo scopo di rivedere il fratello. Ancora una volta, una spaventosa tempesta costrinse il battello a spingersi a Beirut. Maria sembrava avere dimenticato le parole della religiosa che le aveva pre­detto che non avrebbe mai più rivisto il fratello; ma Dio si serviva di questi tenta­tivi per compiere i suoi progetti. A Beirut, Maria entrò al servizio della famiglia At­tala. Dopo sei mesi, divenne completamente cieca. La cecità durava da quaranta giorni, quando fece ricorso alla santa Vergine: «Vedi, Madre mia, disse Maria, quanta pena si prendono per me. Mi si cura come se fossi una figlia di casa, ma in conclusione, sono solo un carico per questa famiglia. Ah! se piacesse a te e al tuo divin Figlio di restituirmi la vista!». Quando concluse la preghiera, sentì qualcosa caderle dagli occhi e recuperò subito la vista, con grande stupore dei medici, i qua­li, tutti, avevano dichiarato il suo male incurabile. Cadendo, poco tempo dopo, dal­l'alto di una terrazza, tutto il suo corpo fu orribilmente martoriato. La signora At­tala, la quale aveva constatato con ammirazione che un profumo delizioso emanava da tutta la sua persona, la curava da un mese come se fosse stata sua figlia, ma sen­za constatare miglioramenti del suo stato. La santissima Vergine apparve a Maria durante la notte: «Madre mia, gridò subito la fanciulla, per carità, prendimi con te». Maria, rispose la Vergine, non posso prenderti con me, perché il tuo libro non è an­cora finito. Ti raccomando nel frattempo tre cose: un'ubbidienza cieca, una carità perfetta e un'immensa fiducia in Dio, senza alcuna preoccupazione per il domani o per tutto quello che può capitarti. La presenza della Madre di Dio aveva riempi­to la casa di una luce così abbagliante e di un profumo così soave che tutti accor­sero al capezzale della malata e la trovarono guarita. Chiese di mangiare, lei che non aveva assunto alcuna sostanza dopo l'incidente. Tuttavia rimase ancora molto debole, ma questa debolezza, che la santissima Vergine le aveva lasciato come ri­cordo del suo stato disperato, scomparve presto. La notizia di questo miracolo si diffuse in tutto il paese, e se ne parlò a lungo con ammirazione.
Prima di proseguire il nostro racconto e di narrare come Maria arrivò in Fran­cia, raccogliamo ancora alcuni fatti meravigliosi che riguardano quel periodo della sua vita.
Un giorno, nostro Signore la inviò da una signora per dirle di disfarsi di un ve­stito da ballo che le costava mille franchi. Avendo la signora messo in ridicolo que­sta comunicazione, Maria, spinta da una forte ispirazione, le disse: «Eh! sì, Signo­ra, vi annuncio che la prossima volta che indosserete quest'abito morirete voi e il vostro bambino, bruciati».
Accadde proprio come Maria aveva predetto: il fuoco si attaccò al vestito della donna, poi all'appartamento dove abitava, infine fu bruciata lei ed anche il suo bambino che dormiva nella culla.
Un'altra volta, ad Alessandria, mentre Maria era sistemata presso una ricca si­gnora, sentì raccontare della squallida, estrema miseria di una famiglia i cui membri erano malati e che nessuno aiutava. Subito, la generosa fanciulla chiese di po­tersi congedare. La donna, molto urtata, la seguì fino alle scale e la colpì di basto­nate con una tale violenza, che Maria ne soffrì a lungo. Senza provare risentimen­to per questa violenza, Maria corse a stabilirsi nella sudicia camera occupata dalla povera famiglia. Il padre, la madre e i bambini giacevano nei letti infetti, che do­vette rinnovare. Notte e giorno, curò quegli infermi sfortunati con grande carità. Ar­rivò persino a mendicare per nutrirli e per vestirli. Infine, dopo quaranta giorni di questa eroica dedizione, ebbe la consolazione di vedere tutti i membri della fami­glia completamente ristabiliti.
Durante uno dei suoi viaggi, Maria incontrò una fanciulla, chiamata Rosalia, che aveva furtivamente lasciato la sua ricca famiglia per rimanere vergine e vivere povera per Gesù Cristo. Benché non si fossero mai viste prima d'allora, Maria e Rosalia si chiamarono per nome, e trascorsero una notte deliziosa a parlare di Ge­sù, il loro unico amore. Si raccontarono tutta la loro vita, promettendosi mutua­mente di custodire il segreto, per non essere scoperte e poter conservare il tesoro della verginità.
Fu nello stesso periodo che nostro Signore chiese a Maria di digiunare per un anno intero a pane ed acqua. La giovane non poteva decidersi a ciò finché non aves­se ottenuto il permesso del suo confessore, perché molto debole e obbligata a lavo­rare per guadagnarsi da vivere. Alcuni giorni passarono in queste esitazioni. Allo scopo di vincere la sua resistenza, Dio permise che il suo stomaco non ritenesse al­cun nutrimento; fece allora un tentativo di digiuno forzato, e siccome non trovò al­cun ostacolo nel farlo, si decise a sottomettere il caso a un venerabile sacerdote, che l'autorizzò a proseguire la sua penitenza. Così fece, durante tutto il corso dell'an­no, e la sua salute si mantenne florida.
Ascoltiamo ancora la serva di Dio riferire ciò che segue:
«Per mostrarvi la mia ignoranza vi racconto di orribili pensieri che mi assaliro­no, durante uno dei miei viaggi per mare. Mi credevo colpevole di tutti questi pen­sieri, considerandoli veri crimini. Così quando sbarcai, il mio primo pensiero fu di correre presso un confessore. Mi accusai, come se davvero avessi commesso tutti i peccati il cui pensiero si era presentato mio malgrado nel mio spirito. Il sacerdote mi fece una lunga e pressante esortazione per incitarmi al pentimento. Prima di as­solvermi, mi chiese di promettere a Dio di correggermi. Gli risposi: Padre mio, mi è impossibile prometterglielo; volevo dire che non dipendeva da me il non avere più di questi pensieri. Convinto a causa della mia risposta, non solo dei miei crimini, ma anche della mia ostinazione, il ministro di Dio mi rimandò senza assolvermi, dopo avermi fatto le più terribili minacce. Io non sapevo più cosa fare; ero quasi di­sperata. Come sempre, implorai allora la mia buona Madre del Cielo. Sentii una vo­ce dirmi: Va in tale via, entra in tale casa, sarai illuminata e consolata. Mi alzai, e arrivai nel luogo indicatomi. Bussai, e una voce dolce come se venisse dal Cielo, mi rispose: Entra. lo entrai, e mi trovai davanti una donna che mi disse: avvicina­ti, Maria. Sei inconsolabile, ma ti sbagli, poiché tu non sei colpevole. Maria, avere i più orribili pensieri non è peccato; il peccato non esiste fino a quando l'anima non vi acconsente. Tu ti sei dunque espressa male. Và di nuovo da quel confessore, e digli le cose nel modo che ti dirò adesso. Passai la notte con quella persona che mi conosceva molto bene e parlammo tutto il tempo di Gesù e del Cielo. L'indo­mani, di buon mattino, ero già ai piedi dello stesso sacerdote. Gli spiegai le cose così come la persona sconosciuta mi aveva insegnato a fare, e il confessore, invece di rimproverarmi, mi incoraggiò. Ascoltate ancora cosa mi è successo quand'ero in mare e ammirate la potenza della fede, persino in una peccatrice. Una tempesta fu­riosa si era levata; dopo inutili sforzi per resistere ai venti e ai flutti, il capitano ave­va dichiarato che tutte le speranze erano perdute. I passeggeri si gettarono nelle barche di salvataggio, in mezzo ad una confusione indescrivibile. Il capitano li contò, mancava all'appello una persona. Scese subito nelle cabine, e arrivò alla mia. Ero coricata e dormivo profondamente. Mi svegliò gridando: Alzati, vestiti, e sali su di una barca, siamo perduti. Mi vestii alla meglio e salii sul ponte. Mi sen­tii ispirata a pregare, dopo avere rimproverato a tutti la loro mancanza di fede. In ginocchio con gli occhi rivolti al cielo, dissi, stendendo le braccia: Signore Gesù, tu che sei potente, calma il mare. O potenza della fede! Lo credereste? La tempe­sta cessò, le onde si calmarono, e noi fummo salvi. Ecco ciò che Dio ha fatto at­traverso una peccatrice come me, con un solo grido di fede. Ah! se noi avessimo la fede, una grande fede, otterremmo tutto da Dio».
Chissà quanti altri simili episodi la sua umiltà ha dovuto farle tacere. Quelli che noi abbiamo citato basteranno a convincere il lettore dell'ammirevole virtù di Maria.


domenica 27 aprile 2014

I Santi sono così!


Il giorno della festa di santa Teresa, suor Maria di Gesù Crocifisso poté seguire tutti gli esercizi della comunità. Domandò di confessarsi prima della Messa, perché aveva bisogno del permesso del confessore su un punto. «II sacerdote, disse a que­sto proposito alla sua Maestra, rappresenta Dio, è Lui che io ascolterò: parola del sacerdote, parola di Dio per me. Se il sacerdote mi dice che posso raccontarglielo, lo farò. Nel sacerdote, io non vedo che Dio; non cerco la scienza del sacerdote, ma la virtù di Dio in lui».


Avendo il confessore permesso alla novizia di riferire tutto alla sua Maestra, andò subito a trovarla e le parlò così: 

«Ho visto che avevo tre montagne da supera­re: la prima, un po' nera, l'ho scalata con fatica. Giunta alla cima ho visto uscire dalla montagna un uccello bianco, che mi ha detto: Io amerò colui che ama mio Pa­dre; sarà il mio prediletto. La seconda montagna era tutta nera; ho potuto scalarla con grandissime difficoltà. Una volta sulla cima, ho visto uscire dalla montagna un grazioso agnellino tutto bianco, dagli occhi molto dolci; avrei messo questo agnel­lino nel mio cuore. Egli mi ha detto: Io domando per colui che ama mio Padre il nome del Suo amatissimo Figlio e il nome della madre dell'Amato Bene. 

La terza montagna, sebbene più scoscesa, non era così nera come le prime due; dietro la cima, vedevo degli alberi in fiore. Raggiungendo la cima, ho sentito il profumo dei fiori, che mi ha dato speranza e gioia. Dal centro della montagna è uscito un uc­cello più bianco e più bello del primo e perfino dell'agnello. Mi ha detto: vado a dire al Padre, dona ciò che l'Agnello Ti ha domandato per colui che Ti ama, il no­me del Tuo amatissimo Figlio e il nome della madre dell'Amato Bene: Maria di Ge­sù Crocifisso. Ho compreso che si trattava di me; ciò mi ha dato buone speranze ma temo che non sia altro che il demonio, per farmi cadere nell'orgoglio. Ed ho detto: Va, Satana, non sono che una povera peccatrice, e tuttavia spero, la misericordia di Dio è grande. Io non sono niente per me stessa, nient'altro che peccato; ma Dio in me può fare contro di te, Satana, grandi cose».