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giovedì 16 maggio 2019

Fiducia Accompagnamento Scoperta e stupore Lentezza e presenza Dubbio ed errore ...

Le parole della genitorialità

Annalisa Valsasina
Come mamma e come psicoterapeuta spesso mi interrogo su cosa significhi essere genitore e su quali siano gli “ingredienti” di questo delicato e difficile ruolo. E’ sicuramente riduttivo, oltre che illusorio, pensare di definire tutti i fattori in gioco in una relazione così profonda e complessa, ma mi piace pensare che esistano alcune “parole della genitorialità” che possono rappresentare una traccia e un orientamento di ampio respiro per rendere l’avventura di crescere un figlio anche un viaggio di evoluzione personale.
Provo ad elencarle, non necessariamente in ordine di importanza e naturalmente senza alcuna pretesa di esaustività.
Fiducia – Donald Winnicott, celebre psicoanalista del secolo scorso, sosteneva che “la qualità più importante di una buona madre è una naturale fiducia nelle proprie capacità.” Fiducia, nella genitorialità, per me significa confidare nelle proprie risorse, magari ri – scoprendole proprio grazie al rapporto con il proprio figlio – e credere nella propria capacità di risolvere i problemi che l’essere genitori comunque comporta. Implica uno sguardo benevole su di sé così come la capacità di chiedere aiuto se necessario. Significa anche avere fiducia delle risorse e possibilità del proprio figlio, che se accompagnato e accolto saprà trovare la sua strada. Ricordo al proposito quanto angosciata fossi nel periodo dell’inserimento alla scuola materna di mio figlio e quanto mi avesse aiutato la frase di un amico che mi disse “abbi fiducia, tuo figlio ha tutte le risorse per farcela e scoprirlo farà bene ad entrambi”.
Accompagnamento – la genitorialità per me è un viaggio, ancora in corso. Accompagniamo, più o meno agevolmente, i nostri figli nel loro sviluppo, nella costruzione del loro modo di vedere il mondo, nella possibilità di cogliere il bello della vita e di affrontare le problematiche che si presenteranno. Accompagnare significa per me “dare dei confini sicuri”, stare a fianco, non davanti né dietro, senza sostituirsi alle necessarie esperienze dei figli ma tenendo il contatto con loro. Faranno cose che non ci piacciono (i miei parecchie!) e prenderanno scelte che magari non condividiamo, ma possiamo esserci comunque e percorrere insieme la strada che porterà al loroobiettivo. Mi piace pensare in questo senso a me come genitore come ad un “contenitore” che protegge un seme in crescita. Un seme che appartiene alla vita, non a me.
Scoperta e stupore – ho letto un bellissimo libro di C. L’Ecuyer, Educare allo stupore. Ricorda quanto sia importante per un’educazione attenta e vicina al bambino (anche il nostro…) coltivare il suo stupore e la sua meraviglia nella scoperta del mondo che lo circonda. La cosa bella è che con i figli puoi lasciarti contagiare. Uno stupore che passa attraverso il silenzio, il contatto con la Natura e la Bellezza, il senso del mistero (quanto fanno bene queste cosa anche a noi adulti!). Guardare un bambino che cresce, nelle sue scoperte ed esplorazioni, ci porta a ri- conoscere il mondo accompagnati da occhi differenti e bambini, a ricordarci i nostri di allora. Questa estate i miei figli ed io abbiamo guardato meravigliati un incredibile cielo stellato, completamenti immersi nel buio. Ve lo consiglio, a proposito di stupore!
Lentezza e presenza – non possono mancare queste parole, per rendere possibili molti aspetti della genitorialità. Entrare in contatto con l’altro richiede pazienza, ascolto, attenzione, rispetto dei tempi, una presenza “di qualità” e “sintonizzazione” che poco ha a che fare con i ritmi frenetici in cui spesso viviamo e facciamo crescere i nostri figli. Se i nostri figli iniziano a disegnarci o a raccontarci intenti a parlare al cellulare, il messaggio è chiaro!
Dubbio ed errore – l’essere genitori comporta molte scelte e sicuramente, mettiamoci l’animo in pace, degli errori. Ma possiamo non condannarci per questo, sapendo, come sempre Winnicott sostiene, che “si può soltanto dire che non è pensabile fare di meglio, ma solo così o peggio”. Ciò che muove è il desiderio di far bene per i nostri figli, ma non siamo infallibili e c’è sempre una possibilità di recupero. Si torna alla parola Fiducia e benevolenza verso di sé.
Ambivalenza – per me è stata da subito una compagna e lo è ancora oggi. Per fortuna ho avuto modo sin dall’inizio di esprimerla con chi ha saputo comprendermi e rassicurarmi, così che oggi ne parlo a me e alle mie pazienti con estrema tranquillità. La genitorialità ci sfida e ci chiede nuovi equilibri interni ed esterni, più o meno semplici a seconda del nostro copione di vita. Come ogni sfida porta con sé sentimenti contrapposti: ci piace essere genitori E ci piacerebbe restare adulti/bambini, desideriamo i nostri figli E li “subiamo”, li amiamo come sono E li vorremmo diversi, li vogliamo lasciare andare E ci piacerebbe trattenerli. ...[ Superiamola l'ambivalenza con molta preghiera, ora et labora.]
Confronto e supporto – un proverbio africano dice che per crescere un bambino occorre un intero villaggio. [E se educhiamo una figlia stiamo educando un villaggio] La genitorialità diventa più semplice se la rete di confronto tra adulti/genitori come noi è estesa, se i dubbi e le fragilità sono condivise, se il supporto è non giudicante e rispettoso delle scelte educative altrui, così come se al bambino sono offerti più modelli e supporti. Nella mia esperienza, molto spesso mamme-amiche mi hanno proposto significati diversi rispetto al comportamento dei miei figli e questo ha generato nuove opportunità di risposta anche per me.
Scelta – forse la prima e la più importante è quella relativa alla domanda “che genitore sono/ che genitore voglio essere”. Stern afferma che già nel corso della gravidanza la donna inizia a interrogarsi su “se stessa come madre” e “su stessa in quanto figlia nel rapporto con la propria madre”. Diventare genitori ci porta a confrontarci e a rivivere la nostra esperienza come figli e, cosa fantastica, a poter scegliere di cambiare rispetto alle aspettative e ai modelli di chi ci ha cresciuto. Forse questo è uno dei regali più importanti in termini di evoluzione personale che i nostri figli possono farci e che sta a noi sfruttare.
Possibilità – sono tante quelle che la genitorialità “consapevole” offre: quella di guardarsi con occhi nuovi, di scoprire parti di noi che non pensavamo di avere, di modificare e arricchire la nostra identità con nuove opzioni di comportamento e vita. Io non mi sarei mai immaginata così paziente o così pronta a fare scelte lavorative anche molto diverse da quelle che avevo pensato per me. Vivere il ruolo con fluidità, curiosità e accettazione può aprirci nuove possibilità. [Il Matrimonio deve davvero essere vissuto nella Grazia e Luce- Divina tutti i santi giorni della nostra esperienza terrestre].
Benessere – mi piace concludere con quest’ultima parola, così spesso lontana dalla realtà di fatica, stanchezza, responsabilità che tutti i genitori sperimentano. La genitorialità si nutre e non può prescindere dall’attenzione a sé: richiede centratura, attenzione a quanto ci succede per poi rivolgerla verso l’altro. Ci richiama a saperci guardare nelle nostre caratteristiche con uno sguardo benevolo, accogliente e non giudicante. Ci stimola a saperci accettare, magari inserendo i noi stessi di oggi in una storia più ampia che parte dalla nostra infanzia, per poterne capire le origini e gli incidenti di percorso. 
Riconoscendoci con i nostri pregi e difetti, con le nostre ombre e nell’insieme delle nostre sfaccettature, saremo in grado di farlo anche con i nostri figli, generando ben-essere reciproco. [Ma come ottenere tutto questo - cari genitori - se non impariamo con  sante Confessioni a dare i nostri peccati e passi falsi  a Chi ha creato la Famiglia e ne ha voluto fare anch'Egli l'esperienza?]
Queste sono le parole che mi guidano. E voi quale aggiungereste?
AVE MARIA!

martedì 2 agosto 2016

Un amico mi diceva: Posso assicurarti che gli italiani di circa 50 anni in genere -con altissima percentuale- non sanno proprio confessarsi. --- Potete voi stessi esaminarvi, ma senza scoraggiarvi...

Coraggio... sapessi quanti cuori sporchi 
ho spazzato e ripulito pur'io...

Capo V:  Penitenza 



§ 1. Sacramento e sue parti - Esame di coscienza. 



335. Che cos'è la Penitenza? 



La Penitenza o Confessione è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo. 



 356. Il sacramento della Penitenza quando fu istituito da Gesù Cristo? 



Il sacramento della Penitenza fu istituito da Gesù Cristo quando disse agli Apostoli, e in essi ai loro successori: «Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno loro rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete » *. * Giov., XX, 22-23. 



357 Chi è ministro della Penitenza? 



Ministro della Penitenza è il sacerdote approvato dal Vescovo. 



358 Quante e quali cose si richiedono per fare una buona confessione? 



Per fare una buona confessione si richiedono cinque cose: 1° l'esame di coscienza; 2° il dolore dei peccati; 3° il proponimento di non commetterne più; 4° la confessione; 5° la soddisfazione o penitenza. 



359. Come si fa l'esame di coscienza? 



L'esame di coscienza si fa richiamando alla mente i peccati commessi in pensieri, parole, opere ed omissioni, contro i comandamenti di Dio, i precetti della Chiesa e gli obblighi del proprio stato, a cominciare dall'ultima confessione ben fatta. 



360. Nell'esame dobbiamo ricercare il numero dei peccati? 



Nell'esame dobbiamo ricercare con diligenza anche il numero dei peccati mortali. 



§ 2. Dolore e proponimento. 



361. Che cos'è il dolore? 



Il dolore o pentimento è quel dispiacere e odio dei peccati commessi, che ci fa proporre di non più peccare. 



362. Di quante specie è il dolore? 



Il dolore è di due specie: perfetto o contrizione, e imperfetto o attrizione. 



363. Che cos'è il dolore perfetto o contrizione? 



Il dolore perfetto o contrizione, è il dispiacere dei peccati commessi, perché sono offesa di Dio nostro Padre, infinitamente buono e amabile, e cagione della Passione e Morte del Nostro Redentore Gesù Cristo, Figliuolo di Dio. 



364. Perchè la contrizione è dolore perfetto? 



La contrizione è dolore perfetto, perchè nasce da un motivo perfetto, cioè dall'amore filiale di Dio o carità, e perchè ci ottiene subito il perdono dei peccati, sebbene resti l'obbligo di confessarli. 



365. Che cos'è il dolore imperfetto o attrizione? 



Il dolore imperfetto o attrizione è il dispiacere dei peccati commessi, per il timore dei castighi eterni e temporali, o anche per la bruttezza del peccato. 



366. Perchè l'attrizione è dolore imperfetto? 



L'attrizione è dolore imperfetto, perchè nasce da motivi meno perfetti e propri di servi anzichè di figli, e perchè non ci ottiene il perdono dei peccati se non mediante il sacramento. 



367. È necessario aver dolore di tutti i peccati commessi? 



È necessario aver dolore di tutti i peccati mortali commessi, senza eccezione; e conviene averlo anche dei veniali. 



 368. Perchè è necessario aver dolore di tutti i peccati mortali? 



È necessario aver dolore di tutti i peccati mortali, perchè con qualunque di essi si è gravemente offeso Dio, se ne è perduta la grazia, e si merita di restare separati da Lui in eterno. 



369. Che cos'è il proponimento? 



Il proponimento è la volontà risoluta di non commettere mai più peccati e di fuggirne le occasioni. 



370. Che cos'è l'occasione del peccato? 



L'occasione del peccato è ciò che ci mette in pericolo di peccare, sia persona sia cosa. 



371. Siamo obbligati a fuggire le occasioni dei peccati? 



Siamo obbligati, a fuggire le occasioni dei peccati, perchè siamo obbligati a fuggire il peccato: chi non le fugge; finisce per cadere, poichè «chi ama il pericolo perirà in esso»*. * Eccli., III, 27. 



§ 3 Confessione dei peccati. 



372. Che cos'é la confessione? 



La confessione è l'accusa dei peccati fatta al sacerdote confessore, per averne l'assoluzione. 



373. Di quali peccati siamo obbligati a confessarci? 



Siamo obbligati a confessarci di tutti i peccati mortali non ancora confessati o confessati male; giova però confessare anche i veniali. 



374. Come dobbiamo accusare i peccati mortali? 



Dobbiamo accusare i peccati mortali pienamente, senza farci vincere da una falsa vergogna a tacerne alcuno, dichiarandone la specie, il numero e anche le circostanze che aggiungessero una nuova grave malizia. 



375. Chi non ricorda il numero preciso dei peccati mortali, che deve fare? 



Chi non ricorda il numero preciso dei peccati mortali, deve far capire il numero che gli sembra più vicino alla verità. 



376. Perchè non dobbiamo farci vincere dalla vergogna a tacere qualche peccato mortale? 



Non dobbiamo farci vincere dalla vergogna a tacere qualche peccato mortale, perchè ci confessiamo a Gesú Cristo nella persona del confessore, e questi non può rivelar nessun peccato, a costo anche della vita; e perchè, altrimenti, non ottenendo il perdono, saremo svergognati dinanzi a tutti, nel giudizio universale. 



377. Chi per vergogna o per altro motivo, tacesse un peccato mortale, farebbe una buona confessione? 



Chi per vergogna o per altro motivo non giusto tacesse un peccato mortale, non farebbe una buona confessione, ma commetterebbe un sacrilegio. 



378. Che deve fare chi sa di non essersi confessato bene? 



Chi sa di non essersi confessato bene, deve rifare le confessioni mal fatte e accusarsi dei sacrilegi commessi. 



379. Chi senza colpa tralasciò o dimenticò un peccato mortale, ha fatto una buona confessione? 



Chi senza colpa tralasciò o dimenticò un peccato mortale, ha fatto una buona confessione; ma gli resta l'obbligo di accusarsene in seguito. 



§ 4. Assoluzione - Soddisfazione - Indulgenze. 



380. Che cos'è l'assoluzione? L'assoluzione è la sentenza con cui il sacerdote, in nome di Gesù Cristo, rimette i peccati al penitente dicendo: Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Cosi sia. 



381. Rimessi con l'assoluzione i peccati, è anche rimessa ogni pena meritata ? 



Rimessi con l'assoluzione i peccati, è rimessa la pena eterna meritata col peccato mortale, ma se non si abbia una contrizione perfettissima, rimane ordinariamente da scontare, in questa vita o nell'altra, una pena temporanea. 



382. Che cos'è la soddisfazione o penitenza sacramentale? 



La soddisfazione o penitenza sacramentale è l'opera buona imposta dal confessore a castigo e a correzione del peccatore, e a sconto della pena temporanea meritata peccando. 



383 Quando conviene fare la penitenza sacramentale? 



Conviene fare la penitenza sacramentale al più presto, se il confessore non ne ha assegnato il tempo. 



384. La penitenza sacramentale basta a liberarci da tutta la pena temporanea meritata col peccato? 



La penitenza sacramentale non basta, d'ordinario, a liberarci da tutta la pena temporanea meritata col peccato, e perciò conviene supplire con altre opere di penitenza e di pietà e con indulgenze. 



385. Quali sono le opere di penitenza e di pietà? 



Le opere di penitenza e di pietà sono: i digiuni, le mortificazioni, gli atti di misericordia spirituale e corporale *, le preghiere, e l'uso pio di quelle cose benedette e di quelle cerimonie sacre che si chiamano sacramentali, come l'acqua santa e le varie benedizioni. *.Formole 21,22 . 



386. Che cos'è l'indulgenza? 



L'indulgenza è una remissione di pena temporanea dovuta per i peccati, che la Chiesa concede sotto certe condizioni a chi è in grazia, applicandogli i meriti e le soddisfazioni sovrabbondanti di Gesù Cristo, della Madonna e dei Santi, le quali costituiscono il tesoro della Chiesa. 



387. Di quante specie è l'indulgenza? 



L'indulgenza è di due specie: plenaria e parziale. 



388. Qual è l'indulgenza plenaria? 



L'indulgenza plenaria è quella che rimette tutta la pena temporanea dovuta per i peccati. 



389. Qual è l'indulgenza parziale? 



L'indulgenza parziale é quella che rimette soltanto una parte della pena temporanea dovuta per i peccati. 



390. Che s'intende per indulgenza di « quaranta » o « cento giorni », di « sette anni » e simili? 



Per indulgenza di quaranta o cento giorni, di sette anni e simili, s'intende la remissione di tanta pena temporanea, quanta se ne sarebbe scontata con quaranta, cento giorni o sette anni della penitenza anticamente stabilita dalla Chiesa. 



391. Che si richiede per acquistare le indulgenze? 



Per acquistare le indulgenze si richiede di essere in stato di grazia e di eseguire bene le. opere prescritte.


"Da Oriente a Occidente tutti Ti aspettano
Vieni Signore Gesù!..."

mercoledì 20 luglio 2016

PENITENZA


Penitenza

  • Il Padre mi ha mandato nel mondo. 
  • Io mando voi nel mondo a continuare la mia evangelizzazione. 
  • Miserie di ogni sorta verranno a voi chiedendo sollievo. 
  • Siate buoni pensando alla miseria vostra quando rimaneste senza il vostro Gesù. 
  • Siate illuminati. Nelle tenebre non è lecito vedere. 
  • Siate mondi per dare mondezza. 
  • Siate amore per amare. Poi verrà Colui che è Luce, Purificazione e Amore. 
  • Intanto, per prepararvi a questo ministero, Io vi comunico lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi. A chi li riterrete, saranno ritenuti. 
  • L’esperienza vostra vi faccia giusti per giudicare. Lo Spirito Santo vi faccia santi per santificare. 627.17

giovedì 12 marzo 2015

Va preparata nella preghiera




ARTICOLI SUL MAGISTERO DELLA CHIESA

Una confessione come Dio comanda!



Proseguendo con l’analisi dei canoni sulla penitenza, troviamo importantissime considerazioni sulla contrizione e l’accusa dei peccati, che per la loro straordinaria importanza è bene riportare nuovamente per esteso prima di commentare.

5. Se qualcuno dirà che quella contrizione, che si ottiene con l’esame, il raccoglimento, e la detestazione dei peccati - per cui uno, ripensando alla propria vita nell’amarezza della sua anima, riflettendo alla gravità, alla moltitudine, alla bruttezza dei suoi peccati, alla perdita della beatitudine eterna e all’essere incorso nella eterna dannazione, col proposito di una vita migliore - non è un dolore vero ed utile, che non prepara alla grazia, ma che rende l’uomo ipocrita e ancor piú peccatore e che, finalmente, essa è un dolore imposto, non libero e volontario, sia anatema.

7. Se qualcuno dirà che nel sacramento della penitenza non è necessario per disposizione divina confessare tutti e singoli i peccati mortali, di cui si abbia la consapevolezza dopo debita e diligente riflessione, anche occulti, e commessi contro i due ultimi precetti del decalogo ed anche le circostanze che mutassero la specie del peccato; o dire che la confessione è utile soltanto ad istruire e consolare il penitente, e che un tempo fu osservata solo per imporre la penitenza canonica; o che quelli che si studiano di confessare tutti i peccati, non intendono lasciar nulla alla divina misericordia, perché lo perdoni; o, finalmente, che non è lecito confessare i peccati veniali, sia anatema.

8. Se qualcuno dirà che la confessione di tutti i peccati, come prescrive la Chiesa cattolica, è
impossibile, e che si tratta di una tradizione umana, che i buoni devono abolire, o che ad essa non sono tenuti, una volta all’anno, tutti e singoli i fedeli dell’uno e dell’altro sesso, secondo la costituzione del grande Concilio Lateranense e che, perciò, bisogna persuadere i fedeli che non si confessino in tempo di quaresima, sia anatema.
La contrizione è il dolore derivante dalla detestazione dei propri peccati unita al fermo proposito di mai più peccare. La causa specifica del perdono dei peccati da parte di Dio si ha proprio quando tale disposizione interiore è reale e sincera. Quando si sono commessi gravi peccati, questa contrizione va eccitata e provocata con la meditazione: “ripensare alla propria vita nell’amarezza della propria anima, riflettendo sulla gravità, moltitudine e bruttezza dei suoi peccati e sul fatto che essi hanno fatto perdere la grazia”. Si tratta di un vero e proprio esercizio interiore, molto doloroso ma anche assai fruttuoso e, lo si ripeta,necessario per avere la divina misericordia. Quante confessioni fatte, da questo punto di vista, con grossolana superficialità, senza un vero e sincero dolore, senza pentimento, o cercando di minimizzare, dissimulare o addirittura giustificare le proprie colpe per non sentire il salutare peso della contrizione. Altro che “rendere l’uomo ipocrita o dolore imposto”! Questo esercizio rende l’uomo consapevole di quanto ha combinato e deve essere affrontato con la maturità e la libertà di chi vuole sinceramente fare i conti con se stesso e agire di conseguenza. Prima di chiedere perdono a Dio, bisogna dunque essere sinceramente pentiti. 
Altro elemento costitutivo e fondamentale è la confessione. Si devono confessare tutti e singoli i peccati mortali, chiamandoli per nome e definendo chiaramente la specie, evidenziando eventuali circostanze aggravanti o che ne mutino la specie e cercando di fornire un numero quanto meno verosimile di tutte le colpe commesse (ciascuna secondo la propria specie). Il Concilio specifica, ammonendo i fedeli, che possono essere peccati mortali anche i peccati occulti di pensiero (i desideri impuri consentiti e i desideri dei beni altrui consentiti) e vanno anch’essi confessati con le stesse regole. Non vorrei fare esempi troppo dettagliati, ma - per esempio - un pensiero impuro su persona sposata è più grave che se fatto su una persona libera; un pensiero impuro fatto su una persona consacrata è ancora più grave; su un familiare anche. E così via. Questo per capire di cosa si parla quando si dice “circostanze che mutassero la specie del peccato”: un desiderio consentito avente come oggetto una persona libera è pensiero di fornicazione; se la persona sposata è di adulterio; se familiare è di incesto; se consacrata è di profanazione. Per ciò che concerne il numero, quando non si ricorda il numero esatto, basta dare l’ordine di grandezza: la frequenza con cui si sono commesse le colpe e per quanto tempo; si può dire “qualche volta”, “abbastanza”, “molte volte”, “moltissime volte”, “quotidianamente”, etc. L’esperienza insegna che se si vuole si può e chi desidera fare una buona confessione riesce benissimo anche a dare l’ordine di grandezza del numero dei peccati, che a detta di Sant’Alfonso M. de’ Liguori causa la nullità di moltissime confessioni, rendendole sacrileghe (su ciò concordo, peraltro, pienamente con il santo Dottore). Si ricordi, infine, che la confessione dei peccati veniali non è obbligatoria né soggetta alla regola del “numero, specie e circostanze”. Tuttavia non solo è lecita, ma anche “caldamente raccomandata” (così nel nuovo rituale della penitenza), così come confessare le imperfezioni volontarie e involontarie e, se si vuole, perfino le tentazioni. Una confessione di un figlio di Dio realmente convertitosi dovrebbe essere sempre di questo “secondo tipo”…
Notare anche i corollari e le specificazioni fatte nel testo contro i negatori di questa dolorosa verità, che costituisce requisito di validità del sacramento. C’è chi dice che la confessione dovrebbe servire solo a consolare le anime e non a torturarle, chi obietta che non serve fare “liste della spesa” tanto Dio già li conosce tutti i nostri peccati, che se uno fa così offende la divina misericordia perché dubita che Dio perdoni anche i peccati non confessati, etc. Penso che tutti i lettori abbiano sentito almeno qualche volta sciocchezze di questo genere. A testimonianza che il cuore dell’uomo, pur a 450 anni di distanza, rimane sempre lo stesso. A molti piacerebbe che le cose stessero così, forse anche a chi scrive. Ma così non è!

Nessuno poi osi pensare che una tale confessione è impossibile! Una confessione “come Dio comanda” non può certamente essere improvvisata e va preparata nella preghiera, nel silenzio e nella meditazione, con l’ausilio da buoni schemi per l’esame di coscienza e animati dalla fermissima risoluzione di cambiare vita. Richiede il coraggio e la maturità di assumersi le proprie responsabilità e la mortificazione del dolore interiore (consumato nella contrizione) ed esteriore (causato dalla vergogna di mettersi a nudo davanti al ministro di Dio). Ciò non deve del resto stupire: questo sacramento non si chiama “penitenza”? Vuol dire che già celebrarlo come si deve è grande opera penitenziale! Necessaria. Indispensabile. Obbligatoria. Da farsi (con la cura sopra evidenziata) almeno una volta l’anno. Non per tradizione umana. Ma per tradizione divina e cattolica. Sanzionata da due Concili. 

domenica 4 gennaio 2015

IL DIABOLICO PIANO


CONFESSIONE SHOCK DI LUCIFERO SOTTO ESORCISMO MOSTRA IL SUO DIABOLICO PIANO IN SEGUITO ALLE DIMISSIONI DEL PAPA

Esorcismo dell'11 febbraio 2013

Riportiamo la confessione fatta da Lucifero, durante l'esorcismo
Ecco il testo integrale ( con alcuni omissis finali per rispettare il fine spirituale del post. N.d.R):

*

Esorcista: Nel nome dell'Immacolata Vergine Maria, ti ordino di dire la verità su quanto sta accadendo alla Chiesa di Cristo?

Lucifero: " Noooooo, Quella là nooooo!
Il solo sentire pronunciare il Suo Nome è per me e per noi demoni, un tormento infinito.

Non voglio parlareeeeeeeeee, ma l'Alta Dama mi obbliga a risponderti Prete schifoso!
La Chiesa Cattolica è sotto attacco! Le potenze delle tenebre sono scatenate contro la Sposa di quello che abbiamo appeso alla Croce. E' l'ultimo assalto che stiamo portando alla sua Chiesa. Le dimissioni del Pontefice.... aprono la strada al nostro ultimo attacco frontale.

Quello lassù sta per ritornare sulla terra, non so né il dove e né il quando, ma sento che quel giorno è molto, molto, molto vicino.
Le mie stesse forze vanno sempre più affievolendosi, pertanto, devo concentrarmi e recuperare tutte le energie per convogliare i miei miliardi di demoni contro la Sede Apostolica.

Non basta la corruzione, non basta l'avidità di denaro, non basta suscitare gli scandali, bisogna condurre una battaglia che abbia come esito finale la distruzione della cosiddetta Chiesa di Roma.



Esorcista: Nel nome di Cristo, dimmi cosa vuoi fare contro la dolce Sposa di Dio?

Lucifero: Sono duemila anni che noi angeli decaduti con l'aiuto di uomini di Chiesa e di politicanti da strapazzo, cerchiamo di colpire mortalmente Quella tremenda Invenzione del Nazareno. Purtroppo non ci siamo ancora riusciti, perchè essa appartiene all'Onnipotente.

Tutti i nostri sforzi risultano vani, perchè le porte dell'inferno, come Quel crocefisso disse, non prevarranno. Ma noi non ci arrendiamo. Continueremo a colpirla, a ferirla, a farla sanguinare, anche grazie a chi, dall'interno di essa, si è consegnato nelle nostre mani.

Dobbiamo arrivare ad occupare il trono del Vicario di Quello inchiodato alla croce. Con le buone o con le cattive. Costi quel che costi.

Stiamo lavorando a spopolare i seminari, a far chiudere i conventi, ma non riusciamo a far smettere quelle donne e quegli uomini, rinchiusi dietro una grata, di pregare. Ancora ci sono giovani che si dedicano alla preghiera nel silenzio di quei monasteri. Maledetti! quanto ci fanno male quelle vite donate all'Altissimo.



Esorcista: In nome di Dio Onnipotente, ti ordino di dirmi cosa stai cercando di fare e di organizzare?

Lucifero: Nooooooo! Non te lo dicooooooo!

Esorcista: Ti ordino per il Sangue Preziosissimo di Cristo, di dirmi quanto ti ho chiesto?

Lucifero: Quello lassù è stanco dei vostri peccati, è disgustato dell'azione degli uomini, è deluso dall'agire delle donne. Siete affogati nel peccato. La maggior parte dell'umanità è mia, morta spiritualmente e non riesce a risollevarsi.

Ormai molti Cardinali, Vescovi, Sacerdoti, sono in totale dissenso rispetto alla Tradizione della vostra Chiesa, sono in disaccordo sul conservatorismo papista.

E dietro il progressismo, dietro certe aperture post conciliari ci siamo noiiiiiiiii! Perchè vogliamo la confusione, la dissociazione, la divisione dentro e fuori la Sede petrina, come la chiamate voi.

Continuate pure a credere che tutto è una favola pretigna, cosi il numero di quelli che precipitano qui all'inferno aumenterà sempre più. Ormai non si contano più.



Esorcista: Nel nome dei Santi Martiri, di San Pio, di Santa Bernadette, di la verità sul futuro della Chiesa di Roma?

Lucifero: Non conosco il domani. Questo lo conosce solo Lui. Non so cosa accadrà tra un istante, perchè lo sa solo Lui. Non prevedo eventi, ma solo il presente.

Sono un perdente, uno che si è ribellato ed ha perso tutto. Ho perso il paradiso. Per sempre. Ma ho un obiettivo: trascinare quante più anime possibili nel mio regno di tormento. Voglio vendicarmi della mia cacciata dal paradiso, con lo strappargli anime. E' questa la mia eterna vendetta.

Io non sono eterno, sono creatura proprio come voi, ma molto più forte di voi, molto più potente, più abile, più astuto. Sfrutto la mia astuzia per rovinarvi.

Posso dirti, brutto pretaccio, che provocheremo un attacco terribile contro la Chiesa romana, faremo tremare le sue mura, ma non scalfiremo la sua Stabilità.

Abbiamo fatto nascere la crisi economica per impoverire la popolazione mondiale, scoraggiare chi prega e infondere il veleno dell'allontanamento da Lui.

Non lasciamo nulla di intentato pur di separare la creatura dal Suo Creatore. Tutto ciò che può rovinarvi eternamente lo attuiamo.

Ma ora ci stiamo concentrando sulla Chiesa e sino a quando il nostro lavoro distruttore non sarà compiuto non le daremo pace.

Ho chiesto degli anni a Quello lassù. Ora è il nostro tempo, quindi siamo scatenati, ben sapendo che il periodo concesso sta per terminare.

Sento il tuono dell'Onnipotente che mi ricorda il mio nulla e l'obbedienza che, anche contro la mia volontà, gli devo.

Quel papa della "Rerum Novarum", vide, mentre celebrava la Messa, i demoni fuoriuscire dalle viscere della terra e diffondersi dappertutto. Cosi scrisse quell'odiosa preghiera al Principe delle Milizie celesti, che noi, però, abbiamo fatto abolire al termine della celebrazione.

Oggi la terra è completamente invasa dai miei angeli decaduti, e se riusciste a vedere con gli occhi dello spirito, vi accorgereste che è tutto buio. Totalmente buio.

Se vedeste i mostri infernali agirarsi per il mondo morireste di paura per la forma orribile che hanno. Eppure non ci credete.



Esorcista: Nel nome della Santissima Trinità dimmi cosa hai in mente di fare contro l'umanità?

Lucifero: Distruggerla con tutte le mie forze. Ridurla in schiavitù. In una parola : Dannarla.
Devo provocare guerre, devastazioni, catastrofi, portandovi all'esasperazione e alla bestemmia.
La crisi devo aggravarla, ridurre in miseria sempre più persone, conducendole alla disperazione di non potersi liberare.

Poi devo trasformare radicalmente la vostra cosiddetta società civile in una grossa rolla per porci. Vi ci faccio sguazzare dentro, per poi perdervi all'inferno.

I miei servi sono già all'opera, molti devono fare il lavoro sporco che io ho comandato loro di fare, sino alla fine.

La terra deve essere un enorme cimitero, dove i pochi sopravvissuti saranno costretti ad adorarmi e servirmi come un dio. E' questo il mio fine: essere dio al posto di Lui.

Molti mi celebrano il culto, altri mi invocano, altri ancora mi adorano. Ma non sanno che sono già dannati. Per una manciata di euro e qualche piacere si concedono a me, finendo per consegnarsi ai miei artigli.

Vedrete cosa farò alla vostra Chiesa, che scisma provocherò, peggiore di quelli passati. Vedremo quanti sono dalla Sua parte e quanti dalla mia.

Il tempo sta per finire ed Io sono tutto preso dall'aumentare il numero di coloro che passano dalla nostra parte. Tutti devono riconoscermi come unico signore, anche se sono un nulla.



Esorcista: Nel nome di Santa Gemma Galgani, di Santa Teresa di Gesù Bambino, di Santa Maria Goretti, cosa dobbiamo fare per vincerti e salvarci l'anima?

Lucifero: Noooooo! Non voglio parlareeeeeee!

Quello lassù mi costringe a risponderti.

La preghiera del Rosario, quella corona maledetta che tante anime ci strappa, è potentissima contro di noi, è un martello che ci schiaccia.


Pregate per Papa Benedetto, ha sofferto molto per i peccati compiuti nella Chiesa, il peso degli stessi lo ha indebolito nel fisico e nell'anima, ma non l'ho vinto. (omissis) .
 
Ritornate in Chiesa, confessatevi settimanalmente e comunicatevi spesso. Controllatevi, sopportatevi reciprocamente i difetti. Amatevi e fate risplendere in voi la luce della Fede. 
La pace l'otterrete solo con la corona del Santo Rosario tra le mani, solo con la comunione sovente.

Andate a Messa, con devozione e rispetto, a costo di qualunque avversità. 
Essa e solo essa può salvarvi dalla dannazione eterna. 
E' uno scudo potente contro l'inferno, contro le tentazioni, contro le seduzioni del Male.


Ave Gratia plena!