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giovedì 4 maggio 2017

MODELLO E PATRONA DELLE MADRI CRISTIANE

SANTA MONICA

Poche altre figure nella storia del cristianesimo riescono a impersonare il carisma femminile come santa Monica, la madre amorosa e tenace che diede alla luce sant'Agostino, vescovo e dottore della Chiesa, e che ebbe un ruolo determinante nella conversione di lui. 

La liturgia antica romana ne fa memoria il 4 maggio mentre la festività del figlio Agostino è il 28 agosto. Anche in questa donna vissuta in gran parte nell'ombra troviamo la mitezza e la dolcezza, unite a una straordinaria forza d'animo. E' una fede che non s'arrende, la sua, cresciuta, viene da pensare, sull'esempio delle grandi donne del Vangelo.


Figlia di famiglia agiata, Monica nacque nel 331 a Tagaste, nell'attuale Algeria, in quel mondo "globalizzato" che era il tardo impero romano. 
Diversamente dall'usanza comune, che non permetteva alle donne di studiare, ricevette una buona educazione e fin da giovane lesse e meditò la Bibbia. 

Una donna cristiana, colta e libera, dunque, col cuore orientato ai tesori spirituali. Ciò che sappiamo della sua biografia si ricava dagli scritti di Agostino: in particolare nelle Confessioni il grande vescovo ripercorre la sua tortuosa, travagliata storia personale e spesso ci parla della madre. 

Sappiamo dunque che Monica sposò Patrizio, uomo di carattere aspro e difficile, che tuttavia lei seppe accogliere con dolcezza e avvicinare anche alla fede: venne infatti battezzato nel 371, poco prima di morire. 
Così Monica, a 39 anni, si trovò sola alla guida della casa dovendo anche prendere in mano l'amministrazione dei beni. Sappiamo che ai suoi tre figli la donna trasmise l'educazione cristiana fin dalla più tenera età: lo stesso Agostino dice di aver bevuto il nome di Gesù insieme al latte materno e di essere stato iscritto, appena nato, tra i catecumeni.

Crescendo però, arrivò, com'è noto, l'allontanamento: il giovane prese altre strade, sedotto dalla retorica e dalle correnti filosofico-religiose più in voga in quegli anni, come il manicheismo, ma soprattutto iniziò una vita spregiudicata e sregolata, tra Cartagine e Roma. Non per questo Monica si arrese, ma continuò ad accompagnare il figlio con l'amore e la preghiera: nel 385 la troviamo a Milano, dove Agostino insegnava retorica. 

E fu proprio lì che avvenne il grande cambiamento: grazie alla predicazione di sant'Ambrogio, dopo tante traversie, Agostino abbracciò la fede cristiana, avviandosi su quella strada di santità che oggi ben conosciamo e che ha lasciato un segno indelebile nei secoli. Monica era presente al suo battesimo, nel 387.

Da allora i due non si separarono più. Deciso a intraprendere una vita monastica, Agostino decise di ritornare in Africa, fermandosi, come tappa intermedia, ad Ostia. 
E' in questo luogo, nella quiete serena di una casa, che tra madre e figlio si svolsero colloqui spirituali di straordinaria intensità, che Agostino scelse di trascrivere e che tutt'oggi rappresentano una guida per tanti cercatori di Dio. 

Dopo la sua morte nel 387, il suo corpo rimase per secoli nella chiesa di Sant'Aurea di Ostia, poi traslato a Roma nella chiesa di San Trifone, oggi di Sant'Agostino. «Mi hai generato due volte» le disse un giorno il figlio: alla vita e alla fede. La tenacia, la dolcezza e la sensibilità di Monica fanno di lei la patrona delle donne sposate e delle madri.


JHS
MARIA!

mercoledì 4 maggio 2016

Una santa madre, presa dall'amore di Gesù, offre alla Chiesa il figlio delle sue lacrime, un Dottore, un Pontefice, uno dei santi più illustri che siano stati generati dalla nuova legge.

 

4 MAGGIO
SANTA  MONICA,  VEDOVA

Maria e Salome.
Nel gruppo di persone che fu vicino a Gesù risorto, due donne, due mamme, attireranno oggi la nostra attenzione: Maria, madre di Giacomo il Minore e Taddeo; e Salome, madre di Giacomo il Maggiore e di Giovanni, il prediletto del Signore. Si sono recate al sepolcro con la Maddalena, al mattino della Risurrezione, portando gli aromi; hanno ascoltato la parola degli Angeli e, mentre tornano, Gesù si è improvvisamente presentato ad esse, le ha salutate, e si è degnato dar loro a baciare i suoi sacri piedi. Adesso ricompensa il loro amore, manifestandosi ad esse frequentemente fino a che venga quel giorno, e sarà presto, in cui dovrà dar il suo addio sul monte degli Ulivi, ove si troveranno insieme con Maria e con gli Apostoli.
Onoriamo queste due fedeli compagne della Maddalena, modelli d'amore verso il divino Risuscitato, e glorifichiamole per aver dato alla Santa Chiesa quattro Apostoli.
Santa Monica.
Ecco che ora, a fianco di Maria e di Salome, ci viene presentata un'altra donna, un'altra madre, pure presa dall'amore di Gesù, che offre alla Chiesa il figlio delle sue lacrime, un Dottore, un Pontefice, uno dei santi più illustri che siano stati generati dalla nuova legge. Questa donna, questa madre, è Monica, due volte mamma di Agostino. La grazia ha largito questo capolavoro alla terra d'Africa; e gli uomini l'avrebbero ignorata fino all'ultimo dei giorni, se la penna del grande Vescovo d'Ippona, guidata dal suo cuore santamente filiale, non avesse rivelato ai secoli futuri questa donna, la cui vita non fu che umiltà ed amore, e che, d'ora in avanti, immortale anche quaggiù, sarà proclamata il modello e la protettrice delle madri cristiane.
Le lacrime di Monica.
Una delle attrattive principali del libro delleConfessioni è quella che sorge dall'effusione di Agostino sulle virtù e la dedizione di Monica. Durante tutto lo sviluppo dello scritto, con quale tenera riconoscenza egli esalta la costanza di questa madre che, testimone dei traviamenti del figlio, "lo piangeva, più che non piangono le altre madri la morte corporale dei loro figliuoli" (Confess. l. iii, c. 91).
Il Signore che, di tanto in tanto, lascia splendere un raggio di speranza nelle anime che prova, mostrò a Monica con una visione la riunione futura del figlio con la madre; e sant'Ambrogio aveva autorevolmente affermato alla medesima che il figlio di tante lacrime non poteva perire. Ma le tristi realtà del presente opprimevano il suo cuore, e l'amore materno si univa alla fede per turbarla nei riguardi di quel figliolo che la sfuggiva, e che vedeva allontanarsi, infedele tanto a Dio quanto alla sua tenerezza. Nondimeno le amarezze di questo cuore così devoto formavano una base di espiazione che doveva più tardi essere applicata al colpevole; la preghiera ardente e continua, unita alla sofferenza, preparava la seconda nascita di Agostino. Egli stesso ci dice "con quanto più affanno lo partorisse allo spirito che non aveva fatto alla carne "(Confess. l. v, c. 9).
Dopo lunghi anni d'angoscia, la madre ha potuto finalmente ritrovare a Milano quel figlio che l'aveva così duramente ingannata nel giorno in cui era fuggito lontano da lei per andarsene a Roma, alla ventura. Essa lo trova tuttora nell'incertezza sulla fede del cristianesimo, ma già disgustato degli errori che l'avevano sedotto. Agostino aveva fatto un passo verso la verità, pur non riconoscendola ancora. "Da allora - egli ci dice - l'anima di mia madre non portava più il lutto per un figlio perduto senza speranza; ma il suo pianto seguitava a sgorgare per ottenere da Dio la sua Risurrezione. Se non avevo ancora trovato il vero, mi ero almeno liberato dal falso. Anzi, o mio Dio, perché era certa che le avresti compiuto la grazia che le avevi promessa intera, dolcissimamente e con tutta fidanza mi rispose: "Credo in Cristo che prima ch'io chiuda quest'occhi, ti veda fedele cattolico" (Confess. l. vi, c. 1).
La conversione di Agostino.
Monica aveva incontrato a Milano sant'Ambrogio, del quale Dio voleva servirsi per completare il ritorno del figlio. "Ella voleva bene al Santo Vescovo - ci dice ancora Agostino - per l'obbligo che egli aveva della mia salute; ed egli pure le aveva posto affetto nel vederla di vita sì pia, sì assidua alle buone opere e alla Chiesa: e così quando mi vedeva, usciva a dirne gran bene, rallegrandosi con me di tal madre" (Confess. l. vi, c. 2). Finalmente giunse l'ora della grazia: Agostino, ispirato dalla luce della fede, pensò ad arruolarsi nella Chiesa cristiana; però lo stimolo dei sensi, al quale aveva ceduto per tanto tempo, lo tratteneva ancora sulle sponde del fonte battesimale. Le preghiere e le lacrime di Monica ottennero dalla divina misericordia quest'ultimo tocco che abbatté le ultime resistenze del figlio.
Dio non lasciava tuttavia imperfetta la sua opera. Trafitto da quel dardo vittorioso, Agostino si risollevava, aspirando non più soltanto alla professione della fede cristiana, ma alla virtù della continenza. Il mondo con le sue attrattive non contava più nulla per quell'anima oggetto di un intervento così potente. Nei giorni passati, Monica si occupava ancora con sollecitudine a preparare una sposa per il suo figliolo, sperando, così, evitarne l'incostanza; e invece, improvvisamente, questo figlio si presenta a lei, accompagnato dal suo amico Alipio, per dichiararle che, nel suo slancio verso il supremo bene, egli si vota, d'ora in poi, alla ricerca di ciò che è più perfetto. Ma ascoltiamo ancora lo stesso Agostino: "Andiamo di filato a dire il fatto a mia madre, che ne prende allegrezza; le raccontiamo come la cosa era andata; n'esulta e trionfa; ed esce in benedizioni a Te che sei potente ad esaudire oltre le nostre domande, oltre i nostri pensieri! Poiché nel fatto mio Tu le avevi conceduto più che non osava chiedere nei suoi gemiti e pietosi lamenti, e cambiasti il pianto di lei in allegrezza assai più abbondante che non aveva sperato e molto più cara e più casta che non si riprometteva dai figlioli della mia carne" (Confess. l. viii, c. 12). Trascorsero pochi giorni, e ben presto uno spettacolo sublime si offrì all'ammirazione degli Angeli e degli uomini nella Chiesa di Milano: Ambrogio battezzava Agostino sotto gli occhi di Monica.

L'estasi di Ostia.
La pia donna aveva compiuto la sua missione; il suo figliolo era rinato alla società ed alla santità, ed ella aveva arricchito la Chiesa del più illustre dei suoi Dottori. Si avvicinava il momento in cui, dopo il lavoro di una lunga giornata, doveva essere chiamata a godere del riposo eterno in colui, per l'amore del quale si era tanto affaticata ed aveva tanto sofferto. Il figlio e la madre, prossimi ad imbarcarsi per l'Africa, si trovavano ad Ostia, aspettando la nave che doveva trasportare entrambi. "Noi eravamo soli, lei e me - dice Agostino - appoggiati ad una finestra, che godeva la vista del giardino della casa, parlavamo con ineffabile dolcezza, nell'oblio del passato, tuffandoci negli orizzonti dell'avvenire, e cercavamo, tra noi due di capire, quale sarà per i santi questa vita eterna che l'occhio non ha mai visto, che l'orecchio non ha mai udito, e dove non giunge il cuore dell'uomo. E parlando cosi, nel nostro slancio verso quella vita, noi la toccammo un istante, con un balzo del nostro cuore; ma ben presto sospirammo, lasciandovi incatenate le primizie dello spirito e ridiscendemmo nel brusio della voce, nella parola che comincia e che finisce. Allora ella mi disse: 'Figliolo mio, per me nessuna cosa più ormai mi diletta quaggiù! Che cosa mi faccia io qui e perché io ci sia non so. Non ho più nulla a sperare nel mondo. Una sola cosa era che mi faceva desiderare di vivere ancora un poco, vederti cristiano cattolico prima di morire. Dio m'ha fatto più e meglio, dacché ti vedo disprezzare la felicità terrena e servire a lui. Che faccio io qui?'" (Confess. l. ix, c. 10). Il richiamo di un'anima così santa non doveva tardare; essa esalò l'ultimo respiro, quale celeste profumo, pochi giorni dopo, lasciando un ricordo incancellabile nel cuore del figlio, una cara memoria nella Chiesa, un modello perfetto dell'amore materno, in ciò che vi ha di più puro, alle madri cristiane.

VITA. - Monica nacque nel 332 nell'Africa del Nord. Data in matrimonio ad un pagano di Tagaste, lo convertì al cristianesimo con la sua dolcezza e le sue virtù. Morto il marito nel 371, si consacrò all'educazione della figliuola e dei due figli, soprattutto del preferito, Agostino. Ma questo, fin dall'età di quindici anni, si era sviato negli errori del manicheismo e nella bassezza delle passioni. Per evitare i consigli della madre, partì segretamente per Roma e Milano. Monica ve lo raggiunse e, dopo molte sofferenze, preghiere e lacrime, ebbe la gioia, nella Pasqua del 387, di assistere al suo Battesimo. Mentre si preparava a ritornare con lui in Africa, morì ad Ostia, qualche mese dopo. Il suo corpo vi restò fino al 1162. Un canonico regolare di Arouaise, nel passo di Calais, lo trafugò, e poi, lo trasportò nel suo monastero. Siccome non si conosceva la data del trapasso di Monica, i canonici di Arouaise, che festeggiavano il 5 maggio la conversione di Agostino, celebrarono nella vigilia la festa di colei di cui avevano avuto le reliquie.
La missione di una madre.
O madre illustre tra tutte le altre, la cristianità onora in te uno dei tipi più perfetti dell'umanità rigenerata da Cristo. Prima del Vangelo, durante i lunghi secoli in cui la donna fu tenuta nell'avvilimento, la maternità non poté avere che un'azione timida, e assai spesso volgare, sull'uomo: la sua missione ordinariamente si limitava alle cure fisiche; e se il nome di qualche madre ha trionfato dall'oblio, è unicamente perché esse avevano saputo preparare i loro figli per la gloria passeggera di questo mondo. Non s'incontrano, in quegli antichi tempi profani, mamme che si siano assunto il compito d'indirizzare al bene i figlioli; che li abbiano seguiti nei loro passi, per sostenerli nella lotta contro l'errore e le passioni, per risollevarsi dalle cadute; non se ne trovano che si siano votate alla preghiera e alle lacrime continue, per ottenere il loro ritorno alla verità e alla virtù. Solamente il cristianesimo ha rivelato alla madre e la sua missione e il suo potere.
Le lacrime.
Come hai saputo dimenticar te stessa, o Monica, in questa ricerca incessante della salvezza di un figlio! È per lui che vivi, dopo Dio; vivere in quel modo per il tuo figliuolo, non è vivere anche per il Signore, che si è degnato volere il tuo aiuto per salvarlo? Che t'importa la gloria e il successo di Agostino nel mondo, quando pensi ai pericoli eterni che egli corre, quando tremi di vederlo eternamente separato da Dio e da te? Allora non c'è sacrificio, non c'è dedizione di cui non sia capace questo cuore di madre, verso la rigorosa giustizia di cui la tua generosità non intende frustrare i diritti. Durante lunghi giorni e lunghe notti, aspetti pazientemente l'ora del Signore; l'ardore della tua preghiera si raddoppia; sperando contro ogni speranza, arrivi a sentire, nel fondo del cuore, l'umile e solida fiducia che il figlio di tante lacrime, non perirà. Ed è allora che il Signore "preso da compassione" per te, come lo fu per l'addolorata Madre di Naim, fa sentir la sua voce, alla quale nulla resiste. "Giovinetto, te lo dico io, alzati!" (Lc 7,13), e rende, pieno di vita, a sua madre quello di cui essa piangeva il trapasso, ma dal quale non aveva voluto separarsi.

La ricompensa.
Quale ricompensa per il tuo cuore materno, o Monica! Il Signore non si è accontentato di renderti Agostino pieno di vita; dal fondo degli abissi degli errori e delle passioni, ecco che lo eleva, senza vie intermedie, fino al bene più perfetto. La tua richiesta era che divenisse cristiano e cattolico, che spezzasse finalmente i vincoli umilianti e funesti; ed ora la grazia l'ha condotto fino alla serena regione dei consigli evangelici. La tua missione è oltremodo compiuta, Madre felice! Sali adesso al cielo: è là che, attendendo la riunione eterna, d'ora in poi contemplerai la santità e l'azione di questo figlio la cui salvezza è opera tua e la cui gloria, così radiosa e così pura, circonda fin da quaggiù il tuo nome di una dolce aureola.
Preghiera.
Dalla felicità di cui godi, insieme con quel figlio che ti deve la vita del tempo e dell'eternità, volgi uno sguardo, o Monica, su tante madri cristiane che stanno compiendo in questo momento, sulla terra, la dura e nobile missione che tu stessa assolvesti. Anche i loro figlioli sono morti, della morte che porta il peccato, ed esse vorrebbero, a forza d'amore, rendere loro la sola vera vita. Dopo la Madre della misericordia, è a te che si rivolgono, o Monica; a te, le cui preghiere e lacrime furono così potenti e feconde. Prendi la loro causa tra le tue mani; un cuore così tenero e pieno di dedizione, non può mancare di compatire quelle angoscio di cui esso stesso provò per tanto tempo tutto il rigore. Degnati aggiungere la tua intercessione ai loro voti; adotta questi nuovi figli che esse ti presentano, e saranno rassicurate.
Sostieni il loro coraggio, insegna loro a sperare; fortificale nei sacrifici a prezzo dei quali Dio concede il ritorno di quelle anime care. Esse, allora, capiranno che la conversione di un'anima è un miracolo di ordine più elevato di quello della risurrezione di un morto; esse sentiranno che la divina giustizia, per rinunziare ai suoi diritti, esige un compenso, e che questo sta a loro di fornirglielo. Il cuore si spoglierà di quel segreto egoismo che si nasconde, così spesso, anche nei sentimenti in apparenza più puri. Che esse domandino a se stesse, se si rallegrerebbero quanto te, o Monica, vedendo i figli tornati al bene, sfuggir ancora una volta per darsi al Signore. Se così fosse, che esse non abbiano timore, poiché sono potenti davanti al cuore di Dio: presto o tardi la grazia tanto desiderata discenderà dal cielo sul figliol prodigo, ed egli ritornerà a Dio ed alla madre sua.


da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 616-619

Cfr http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=article&sid=2122

AMDG et BVM

lunedì 4 maggio 2015

Dovunque vi troverete, vi prego, ricordatevi di me all'Altare del Signore».



Cerchiamo di arrivare alla sapienza eterna


Era ormai vicino il giorno in cui ella sarebbe uscita da questa vita, giorno che tu conoscevi mentre noi lo ignoravamo. Per tua disposizione misteriosa e provvidenziale, avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là presso Ostia, dove noi, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci.
Parlavamo soli con grande dolcezza e, dimentichi del passato, ci protendevamo verso il futuro, cercando di conoscere alla luce della Verità presente, che sei tu, la condizione eterna dei santi, quella vita cioè che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d'uomo (cfr. 1 Cor 2, 9). Ce ne stavamo con la bocca anelante verso l'acqua che emana dalla tua sorgente, da quella sorgente di vita che si trova presso di te. Dicevo cose del genere, anche se non proprio in tal modo e con queste precise parole. Tuttavia, Signore, tu sai che in quel giorno, mentre così parlavamo e, tra una parola e l'altra, questo mondo con tutti i suoi piaceri perdeva ai nostri occhi ogni suo richiamo, mia madre mi disse: «Figlio, quanto a me non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita. Non so che cosa io stia a fare ancora quaggiù e perché mi trovi qui. Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C'era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che sto a fare qui?».



Non ricordo bene che cosa io le abbia risposto in proposito. Intanto nel giro di cinque giorni o poco più si mise a letto con la febbre. Durante la malattia un giorno ebbe uno svenimento e per un pò di tempo perdette i sensi. Noi accorremmo, ma essa riprese prontamente la conoscenza, guardò me e mio fratello in piedi presso di lei, e disse, come cercando qualcosa: «Dove ero»?

Quindi, vedendoci sconvolti per il dolore, disse: «Seppellite qui vostra madre». Io tacevo con un nodo alla gola e cercavo di trattenere le lacrime. Mio fratello, invece, disse qualche parola per esprimere che desiderava vederla chiudere gli occhi in patria e non in terra straniera. Al sentirlo fece un cenno di disapprovazione per ciò che aveva detto. Quindi rivolgendosi a me disse: «Senti che cosa dice?». E poco dopo a tutti e due: «Seppellirete questo corpo, disse, dove meglio vi piacerà; non voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete, vi ricordiate di me all'Altare del Signore».


Quando ebbe espresso, come poté, questo desiderio, tacque. Intanto il male si aggrava ed essa continuava a soffrire.
In capo a nove giorni della sua malattia, l'anno cinquantaseiesimo della sua vita, e trentatreesimo della mia, quell'anima benedetta e santa se ne partì da questa terra.


Dalle «Confessioni» di sant'Agostino, vescovo
(Lib. 9, 10-11; CSEL 33, 215-219)



Domine Iesu,

Quaecumque eveniant accipiam a te.

martedì 28 agosto 2012

"O Santa Monica, tu che hai raggiunto le vette dell'Altissimo ... "O grande Agostino, nostro padre e maestro, ...

PREGHIERA A SANTA MONICA 
nella sua festa 27 agosto
Monica, Sposa e madre dalle virtù evangeliche inenarrabili, cui il Buon Dio ha concesso la Grazia, per mezzo della fede incrollabile davanti ogni tribolazione e per l' umile, costante e fiduciosa preghiera, di vedere convertiti suo marito Patrizio e suo figlio Agostino, accompagni e guidi noi, spose e madri nel nostro arduo cammino verso la santità. 
 *
<<Santa Monica, tu che hai raggiunto le vette dell'Altissimo , dall'alto veglia e intercedi per noi che annaspiamo nella polvere tra mille e mille difficoltà. 
A te affidiamo i nostri figli, fa di loro una bella copia del tuo Agostino e donaci la gioia di vivere con loro momenti di spiritualità intensa quale voi viveste ad Ostia, per essere insieme dove voi siete. 
Raccogli ogni nostra lacrima, irrora il legno della Croce del nostro Gesù affinché da esso  sgorghino abbondanti grazie celesti ed eterne! Santa Monica prega e intercedi per tutti noi. Amen!>>


Preghiera a Sant’Agostino 
(28 agosto sua festa)


"O grande Agostino, nostro padre e maestro, conoscitore dei luminosi sentieri di Dio ed anche delle tortuose vie degli uomini, noi ammiriamo le meraviglie che la Grazia divina ha operato in te, rendendoti appassionato testimone della verità e del bene, a servizio dei fratelli.

All’inizio di un nuovo millennio segnato dalla croce di Cristo, insegnaci a leggere la storia nella luce della Provvidenza divina, che guida gli eventi verso l’incontro definitivo col Padre. 

Orientaci verso mete di pace, alimentando nel nostro cuore il tuo stesso anelito per quei valori sui quali è possibile costruire, con la forza che proviene da Dio, la “città” a misura dell’uomo.

La profonda dottrina, che con studio amoroso e paziente hai attinto alle sorgenti sempre vive della Scrittura, illumini quanti sono oggi tentati da alienanti miraggi. Ottieni loro il coraggio di intraprendere il cammino verso quell’ “uomo interiore” nel quale è in attesa Colui che, solo, può dare pace al nostro cuore inquieto.

Tanti nostri contemporanei sembrano aver smarrito la speranza di poter giungere, tra le molte contrastanti ideologie, alla verità, di cui tuttavia il loro intimo conserva la struggente nostalgia. Insegna loro a non desistere mai dalla ricerca, nella certezza che, alla fine, la loro fatica sarà premiata dall’incontro appagante con quella Verità suprema che è sorgente di ogni verità creata.

Infine, o Sant’Agostino, trasmetti anche a noi una scintilla di quell’ardente amore per la Chiesa, la Catholica madre dei santi, che ha sostenuto ed animato le fatiche del tuo lungo ministero. Fa’ che, camminando insieme sotto la guida dei legittimi Pastori, giungiamo alla gloria della Patria celeste, ove, con tutti i Beati, potremo unirci al cantico nuovo dell’alleluia senza fine. Amen."

Beato Giovanni Paolo II.


S. Agostino ( 28 agosto )
S. Agostino fu una copia di S. Paolo. Come S. Paolo e più di lui fu peccatore. Convertitosi per speciale grazia di Dio, si diede interamente a Dio e alla causa di Dio. Dal primo suo biografo vien detto " Padre dei Padri, Dottore dei Dottori, uguale agli Angeli infervore, uguale ai Profeti nella rivelazione degli occulti misteri, uguale agli Apostoli nella predicazione " (1111). E veramente S. Agostino può dire con S. Paolo: " Per grazia di Dio sono quello che sono, ma la grazia di Lui in me non fu vana " (322).
Secondo il Petrarca, questo Santo lesse tanto, che sembra incredibile gli sopravvanzasse ancora tempo per scrivere; e scrisse tanto, che basterebbe appena la vita di un uomo per leggere tutti i suoi scritti. Lo storico Rorbacher dice che se si bada al tempo in cui scrisse, non si comprende come abbia potuto operare tanto; e se si bada a tutto il bene che operò, non si comprende come abbia potuto scrivere tanto.
Nel Breviario la Chiesa ci fa leggere che S. Agostino non cessò mai di predicare la parola di Dio, se non oppresso dalla malattia. Lasciò scritte 140 Omelie, 600 sermoni, 90 Opere (di cui il capolavoro è il Decivitate Dei) e 270 lettere molte delle quali sono veri trattati.
Combattè e vinse tutti gli eretici dei suoi tempi: Ariani, Manichei, Donatisti, Priscilliani, Pelagiani e semi-Pelagiani. S. Girolamo gli scrisse: " Tu sei ritenuto e venerato dai cattolici come difensore dell'antica fede e - ciò che per te è di massimo onore - sei detestato da tutti gli eretici ".
Inoltre fondò due Ordini Religiosi: gli Eremiti e i Canonici Regolari, dove tanti si santificarono. Le sue Regole vennero da molti accettate, come dai Domenicani e dalle Suore della Visitazione, nonché da altre che ne portano il nome.
Imitiamolo nelle virtù che furono più caratteristiche in lui: l'umiltà, lamor di Dio e lo zelo.
Umiltà - Convertito e ritornato in Africa, si ritirò in una villa presso Ippona per fare penitenza e non ne uscì che per obbedienza. Lo scrisse egli stesso: " Pensai a fuggirmene nella solitudine, ma tu, o Signore, me l'hai vietato ". Per umiltà volle rendere pubblici i suoi peccati col libro delle Confessioni e delle Ritrattazioni. In quest'ultimo egli riconosce i suoi sbagli dottrinali.
Dimostrò in qual conto tenesse l'umiltà rispondendo a un certo Dioscoro che l'aveva interrogato quale fosse la prima virtù: " La prima virtù è l'umiltà, la seconda è l'umiltà, la terza è l'umiltà; e quante volte mi interrogassi, sempre risponderei: l'umiltà! " (453).
Amor di Dio - S. Agostino viene raffigurato con un cuore in mano, per esprimere in qualche modo il suo grande amore di Dio. Esclamava: " O Carità, infiammami! Troppo tardi ti ho amata, o Bellezza sempre antica e sempre nuova! "(1113). E così tutti i soliloqui e tutte le meditazioni non sono che accesi dardi d'amore.
Zelo - Del suo zelo ho già detto. Per i poveri vendé perfino i vasi sacri; morì povero e senza testamento, perché non aveva più nulla.
Pregatelo; è un Santo africano, perciò protettore dell'Africa e dei Missionari d'Africa.
beato Giuseppe Allamano


MARIAE GRATIAS!