"Prendete,
prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela
e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume
10), a proposito del
"Evangelo come mi è
stato rivelato"
di Maria Valtorta
Dal Vangelo di Gesù
Cristo secondo Matteo 28,16-20.
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva
loro fissato.
Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in
terra.
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre
e del Figlio e dello Spirito santo,
insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con
voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Traduzione liturgica
della Bibbia
Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato
rivelato" di Maria Valtorta : Volume 10 Capitolo 638 pagina 415.
1Gesù è appena un rosare di aurora ad oriente passeggia con sua Madre per le
balze del Getsemani. Non vi sono parole, solo sguardi d’indicibile amore. Forse
le parole sono già state dette. Forse non sono mai state dette. Hanno parlato
le due anime: quella del Cristo, quella della Madre del Cristo. Ora è
contemplazione d’amore, reciproca contemplazione. La conosce la natura
rugiadosa, la pura luce del mattino, la conoscono le gentili creature di Dio
che sono le erbe, i fiori, gli uccelli, le farfalle. Gli uomini sono assenti.
2Io mi sento persino a disagio ad esser presente a questo addio. «Signore, io
non ne sono degna!», esclamo fra le lacrime che mi cadono, mirando l’ultima ora
di unione terrena fra la Madre e il Figlio e pensando che siamo giunti al
termine della amorosa fatica, tanto Gesù, che Maria, che il povero, piccolo,
indegno fanciullo che Gesù ha voluto testimone di tutto il tempo messianico e
che ha nome Maria, ma che Gesù ama chiamare «il piccolo Giovanni», o anche la
«violetta della Croce». Sì. Piccolo Giovanni. Piccolo, perché sono un niente.
Giovanni, perché sono proprio quella a cui Dio ha fatto grandi grazie, e
perché, in misura infinitesimale ma è tutto ciò che possiedo, e dando tutto ciò
che possiedo so di dare in misura perfetta che accontenta Gesù, perché è il
«tutto» del mio niente e perché, in misura infinitesimale, io, come il grande
Giovanni diletto, ho dato tutto il mio amore a Gesù e a Maria, condividendo con
loro lacrime a sorrisi, seguendoli angosciata di vederli afflitti e di non poterli
difendere dal livore del mondo a costo della mia stessa vita, ed ora palpitante
del palpito del loro cuore per ciò che finisce per sempre...
Violetta, sì. Una violetta che ha cercato di stare nascosta fra l’erbe perché
Gesù non la schivasse, Egli che amava tutte le cose create perché opera del
Padre suo, ma mi premesse sotto il suo piede divino, ed io potessi morire
esalando il mio tenue profumo nello sforzo di addolcirgli il contatto con la
terra scabra e dura. Violetta della Croce, sì. E il suo Sangue ha empito il mio
calice sino a farlo piegare al suolo...
Oh! mio Diletto che, prima, del tuo Sangue mi hai colmata, facendomi
contemplare i tuoi Piedi feriti, inchiodati al legno, «...e ai piedi della
croce era una pianticina di mammole in fiore, e gocciavano le stille del Sangue
divino sulla pianticina di mammole in fiore...». Ricordo lontano e così sempre
vicino e presente! Preparazione a ciò che poi fui: il tuo portavoce che ora è
tutto asperso del tuo Sangue, dei tuoi sudori e lacrime, del pianto di Maria
tua Madre, ma che anche conosce le tue parole, i tuoi sorrisi, tutto, tutto di
Te, e non più di mammole odora ma di Te solo, Amore mio unico e solo, di quel
profumo divino che cullò ieri sera il mio dolore e che viene su me, dolce come
un bacio, consolatore come il Cielo stesso, e mi fa dimenticare tutto per
vivere di Te solo...
3La tua promessa è in me. So che non ti perderò. Me lo hai promesso e la tua
promessa è sincera: è di Dio. Ti avrò ancora, sempre. Solo se io peccassi di
superbia, menzogna, disubbidienza, ti perderei, Tu lo hai detto, ma Tu lo sai
che, con la tua Grazia a sostegno della mia volontà, io non voglio peccare, e
spero di non peccare perché Tu mi sosterrai. Non sono una quercia, lo so. Sono
una violetta. Uno stelo fragile che può piegare per il piede di un uccellino e
anche per il peso di uno scarabeo. Ma Tu sei la mia forza, o Signore. E l’amore
per Te è la mia ala.
Non ti perderò. Me lo hai promesso. Verrai tutto per me, per dare gioia alla
tua morente violetta. Ma non sono egoista, Signore. Tu lo sai. Tu sai che
vorrei non vederti più io, ma che ti vedessero molti altri e credessero in Te.
A me già tanto hai dato, e io non ne son degna. Veramente mi hai amata come Tu
solo sai amare i tuoi figli diletti.
4Io penso come era dolce vederti «vivere», Uomo fra gli uomini. E penso che non
ti vedrò più così. Tutto è stato visto e detto. So anche che Tu non ti
cancellerai dal mio pensiero nelle tue azioni di Uomo fra gli uomini, e che non
avrò bisogno di libri per ricordarti quale realmente fosti: basterà che io
guardi dentro di me, dove tutta la tua vita è fissata a caratteri indelebili.
Ma era dolce, dolce...
Ora Tu ascendi... La Terra ti perde. Maria della Croce ti perde, Maestro
Salvatore. Resterai a lei come Dio dolcissimo, e non più Sangue ma miele
celeste verserai nel calice violaceo della tua violetta... Io piango... Sono
stata tua discepola insieme alle altre per le vie montane, selvose, o aride,
polverose della pianura, sul lago e presso il bel fiume, della tua Patria. Ora
Tu te ne vai e non vedrò più altro che nel ricordo Betlem e Nazaret sui loro
colli verdi d’ulivi, e Gerico ardente di sole e frusciante di palme, e Betania
amica, e Engaddi perla smarrita nei deserti, e la Samaria bella, e le pianure
opime di Saron e Esdrelon, e il bizzarro altopiano d’Oltre Giordano, e l’incubo
del mar Morto, e le città solari della sponda mediterranea, e Gerusalemme, la
città del tuo dolore, i suoi sali e scendi, gli archivolti, le piazze, i
sobborghi, i pozzi e cisterne, i colli e persino la triste valle dei lebbrosi
dove tanta tua misericordia si è effusa... E la casa del Cenacolo... la
fontanella che piange lì presso... il ponticello sul Cedron, il luogo del tuo
sudor sanguigno... il cortile del Pretorio...
Ah, no! quel che è tuo dolore è qui. Resterà sempre... Dovrò ricercare tutti i
ricordi per trovarli, ma la tua orazione nel Getsemani, la tua flagellazione,
la tua ascesa al Golgota, la tua agonia e morte, e il dolore di tua Madre, no,
non avrò da cercarli: sono presenti sempre. Forse li dimenticherò in
Paradiso... e mi pare impossibile poterli dimenticare persino là... Tutto
ricordo di quelle atroci ore. Persino la forma della pietra sulla quale sei
caduto. Persino il boccio di rosa rossa che batteva, e pareva una goccia di
sangue, sul granito, contro la chiusura del tuo sepolcro...
Amore mio divinissimo, la tua Passione vive nel mio pensiero... e me se ne
frange il cuore...
5L’aurora è sorta completamente. Già il sole è alto e gli apostoli fanno
sentire le loro voci. È un segnale per Gesù e Maria. Si fermano. Si guardano,
l’Uno di fronte all’Altra, e poi Gesù apre le braccia e accoglie sul petto sua
Madre... Oh! era ben un Uomo, un Figlio di Donna! Per crederlo basta guardare
questo addio! L’amore trabocca in pioggia di baci sulla Madre amatissima.
L’amore copre di baci il Figlio amatissimo. Sembra non si possano più separare.
Quando pare che stiano per farlo, un altro abbraccio li unisce ancora, e fra i
baci parole di reciproca benedizione... Oh! è proprio il Figlio dell’uomo che
lascia Colei che lo ha generato! È proprio la Madre che congeda, per renderla
al Padre, la sua Creatura, il Pegno dell’Amore alla Purissima... Dio che bacia
la Madre di Dio!...
Infine la Donna, come creatura, si inginocchia ai piedi del suo Dio, che è pur
suo Figlio, e il Figlio, che è Dio, impone le mani sul capo della Madre
Vergine, dell’eterna Amata, e la benedice nel Nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo, e poi si china e la rialza, deponendole un ultimo bacio
sulla fronte bianca come petalo di giglio sotto l’oro dei capelli così
giovanili ancora...
Vanno di nuovo verso casa, e nessuno, vedendo con quale pacatezza procedono
l’Uno a fianco dell’Altra, penserebbe a quell’onda di amore che li ha
soverchiati poco prima. Ma quale differenza anche, in questo addio, dalla
mestizia di altri addii ormai superati e dallo strazio dell’addio della Madre
al Figlio ucciso che doveva essere lasciato solo nel Sepolcro!... In questo, se
pure gli occhi sono lucidi del naturale pianto di chi si sta per separare
dall’Amato, le labbra sorridono nella gioia di sapere che questo Amato va nella
Dimora che alla sua Gloria si conviene...
6«Signore! Là fuori sono, fra il monte e Betania, tutti quelli che Tu avevi
detto a tua Madre di voler benedire oggi», dice Pietro.
«Va bene. Ora andremo da loro. Ma prima venite. Voglio dividere ancora con voi
il pane».
Entrano nella stanza dove dieci giorni prima erano le donne per la cena del
quattordicesimo giorno del secondo mese. Maria accompagna Gesù sino là, poi si
ritira. Restano Gesù e gli undici.
Sulla tavola vi è della carne arrostita, formaggelli e ulive piccole e nere,
una piccola anfora di vino e una più grande d’acqua e dei larghi pani. Tavola
semplice, non apparecchiata per una cerimonia di lusso, ma solo per necessità
di cibo.
Gesù offre e fa le parti. È al centro fra Pietro e Giacomo d’Alfeo. Li ha
chiamati Lui a quei posti. Giovanni, Giuda d’Alfeo e Giacomo gli sono di
fronte, e Tommaso, Filippo, Matteo a un lato, Andrea, Bartolomeo e lo Zelote
sull’altro. Così tutti possono vedere il loro Gesù... Pasto breve, silenzioso.
Gli apostoli, giunti all’ultimo giorno di vicinanza con Gesù, e nonostante le
successive apparizioni, collettive o singole, dalla Risurrezione in poi, tutte
amore, non hanno mai più perduto quel venerabondo ritegno che ha caratterizzato
i loro incontri con Gesù Risorto.
Il pasto è finito.
7Gesù apre le mani al di sopra della tavola, col suo atto abituale davanti ad
un fatto ineluttabile, e dice:
«Ecco. È venuta l’ora che Io debbo lasciarvi per tornare al Padre mio. Ascoltate
le ultime parole del vostro Maestro.
Non allontanatevi da Gerusalemme in questi giorni. Lazzaro, al quale ho
parlato, ha provveduto una volta ancora a fare realtà i desideri del suo
Maestro e cede a voi la casa dell’ultima Cena, perché abbiate una dimora nella
quale raccogliere l’adunanza e raccogliervi in preghiera. State là dentro in
questi giorni e pregate assiduamente per prepararvi alla venuta dello Spirito
Santo, che vi completerà per la vostra missione. Ricordatevi che Io, che pure
ero Dio, mi sono preparato con una severa penitenza al mio ministero di
Evangelizzatore. Sempre più facile e sempre più breve sarà la vostra
preparazione. Ma non esigo altro da voi. Mi basta solo che preghiate
assiduamente, in unione coi settantadue e sotto la guida di mia Madre, che vi
raccomando con premura di Figlio. Ella vi sarà Madre e Maestra di amore e
sapienza perfetta.
Avrei potuto mandarvi altrove per prepararvi a ricevere lo Spirito Santo, ma
voglio invece che qui rimaniate, perché è Gerusalemme negatrice che deve
stupire per la continuazione dei prodigi divini, dati a risposta delle sue
negazioni. Dopo, lo Spirito Santo vi farà comprendere la necessità che la
Chiesa sorga proprio in questa città che, giudicando umanamente, è la più
indegna di averla. Ma Gerusalemme è sempre Gerusalemme, anche se il peccato la
colma e se qui si è compiuto il deicidio. Nulla gioverà per essa. È condannata.
Ma, se condannata essa è, non tutti condannati sono i suoi cittadini. State qui
per i pochi giusti che essa ha nel suo seno, e state qui perché questa è la
città regale e la città del Tempio, e perché, come è predetto dai profeti, qui,
dove è stato unto e acclamato e innalzato il Re Messia, qui deve avere inizio
il suo regno sul mondo, e qui ancora, dove da Dio ha libello di ripudio la
sinagoga per i suoi troppo orrendi delitti, deve sorgere il Tempio nuovo al
quale accorreranno genti d’ogni nazione.
Leggete i profeti. In essi tutto è predetto. Mia Madre prima, poscia lo Spirito
Paraclito, vi faranno comprendere le parole dei profeti per questo tempo.
8Rimanete qui sino a quando Gerusalemme ripudierà voi come mi ha ripudiato e
odierà la mia Chiesa come ha odiato Me, covando disegni per sterminarla. Allora
portatela altrove, la sede di questa mia Chiesa diletta, perché essa non deve
perire. Io ve lo dico: neppur l’inferno prevarrà su essa. Ma, se Dio vi
assicura la sua protezione, non tentate il Cielo esigendo tutto dal Cielo.
Andate in Efraim come vi andò il vostro Maestro perché non era l’ora di esser
preso dai nemici. Vi dico Efraim per dirvi terra di idoli e pagani. Ma non sarà
Efraim di Palestina che dovete eleggere a sede della Chiesa mia. Ricordatevi
quante volte, a voi uniti o a un di voi singolarmente, ho parlato di questo,
predicendovi che avreste dovuto calcare le vie della Terra per giungere al
cuore di essa e là fissare la mia Chiesa. È dal cuore dell’uomo che il sangue
si propaga per tutte le membra. È dal cuore del mondo che il Cristianesimo si
deve propagare a tutta la Terra.
Per ora la mia Chiesa è simile a creatura già concepita ma che ancora si forma
nella matrice. Gerusalemme è la sua matrice, e nel suo interno il cuore ancor
piccolo, intorno al quale si radunano le poche membra della Chiesa nascente, dà
le sue piccole onde di sangue a queste membra. Ma, giunta l’ora che Dio ha
segnata, la matrice matrigna espellerà la creatura formatasi nel suo seno, ed
essa andrà in una terra nuova, e là crescerà divenendo grande Corpo, esteso a
tutta la Terra, e i battiti del forte cuore della Chiesa si propagheranno a
tutto il gran Corpo. I battiti del cuor della Chiesa, affrancatasi da ogni
legame col Tempio, eterna e vittoriosa sulle rovine del Tempio perito e
distrutto, vivente nel cuore del mondo, a dire ad ebrei e gentili che Dio solo
trionfa e vuole ciò che vuole, e che né livore di uomini né schiere di idoli
arrestano il suo volere.
Ma questo verrà poi, e in quel tempo voi saprete cosa fare. Lo Spirito di Dio
vi condurrà. Non temete. Per ora raccogliete in Gerusalemme la prima adunanza
dei fedeli. Poi altre adunanze si formeranno più il numero di essi crescerà. In
verità vi dico che i cittadini del mio Regno aumenteranno rapidamente come semi
gettati in ottima terra. Il mio popolo si propagherà per tutta la Terra. Il
Signore dice al Signore: “Siccome Tu hai fatto questo e per Me non ti sei
risparmiato, Io ti benedirò e moltiplicherò la tua stirpe come le stelle del
cielo e come le arene che sono sul lido del mare. La tua progenie possederà la
porta dei suoi nemici e nella tua progenie saranno benedette tutte le nazioni della
Terra”. Benedizione è il mio Nome, il mio Segno e la mia Legge, là dove sono
conosciuti sovrani.
9Sta per venire lo Spirito Santo, il Santificatore, e voi ne sarete ripieni.
Fate d’esser puri come tutto quello che deve avvicinare il Signore. Ero Signore
Io pure come Esso. Ma avevo indossato sulla mia Divinità una veste per potere
stare fra voi, e non solo per ammaestrarvi e redimervi con gli organi e il
sangue di essa veste, ma anche per portare il Santo dei santi fra gli uomini,
senza la sconvenienza che ogni uomo, anche impuro, potesse posare gli occhi su
Colui che temono di mirare i Serafini. Ma lo Spirito Santo verrà senza velo di
carne e si poserà su voi e scenderà in voi coi suoi sette doni e vi
consiglierà. Ora, il consiglio di Dio è cosa così sublime che occorre
prepararsi ad esso con una volontà eroica di una perfezione che vi faccia
somiglianti al Padre vostro e al vostro Gesù, e al vostro Gesù nei suoi
rapporti col Padre e con lo Spirito Santo. Quindi, carità perfetta e purezza
perfetta, per poter comprendere l’Amore e riceverlo sul trono del cuore.
10Perdetevi nel gorgo della contemplazione. Sforzatevi di dimenticare che siete
uomini e sforzatevi a mutarvi in serafini. Lanciatevi nella fornace, nelle
fiamme della contemplazione. La contemplazione di Dio è simile a scintilla che
scocca dall’urto della selce contro l’acciarino e suscita fuoco e luce. È
purificazione il fuoco che consuma la materia opaca e sempre impura e la
trasmuta in fiamma luminosa e pura.
Non avrete il Regno di Dio in voi se non avrete l’amore. Perché il Regno di Dio
è l’amore, e appare con l’Amore, e per l’Amore si instaura nei vostri cuori in
mezzo ai fulgori di una luce immensa che penetra e feconda, leva le ignoranze,
dà le sapienze, divora l’uomo e crea il dio, il figlio di Dio, il mio fratello,
il re del trono che Dio ha preparato per coloro che si dànno a Dio per avere
Dio, Dio, Dio, Dio solo. Siate dunque puri e santi per l’orazione ardente che
santifica l’uomo, perché lo immerge nel fuoco di Dio che è la carità.
Voi dovete essere santi. Non nel senso relativo che questa parola aveva sinora,
ma nel senso assoluto che Io ho dato alla stessa proponendovi la santità del
Signore per esempio e limite, ossia la santità perfetta. Fra noi è chiamato
santo il Tempio, santo il luogo dove è l’altare, Santo dei santi il luogo
velato dove è l’arca e il propiziatorio. Ma in verità vi dico che coloro che
possiedono la Grazia e vivono in santità per amor del Signore sono più santi
del Santo dei santi, perché Dio non si posa soltanto su essi, come sul
propiziatorio che è nel Tempio per dare i suoi ordini, ma abita in essi per
dare ad essi i suoi amori.
11Ricordate le mie parole dell’ultima Cena? Vi avevo promesso allora lo Spirito
Santo. Ecco, Egli sta per venire a battezzarvi non già con l’acqua, come ha
fatto con voi Giovanni preparandovi a Me, ma col fuoco per prepararvi a servire
il Signore così come Egli vuole da voi. Ecco, Egli sarà qui, di qui a non molti
giorni. E dopo la sua venuta le vostre capacità aumenteranno senza misura, e voi
sarete capaci di comprendere le parole del vostro Re e fare le opere che Egli
vi ha detto di fare per estendere il suo Regno sulla Terra».
«Ricostruirai allora, dopo la venuta dello Spirito Santo, il Regno d’Israele?»,
gli chiedono interrompendolo.
«Non ci sarà più Regno d’Israele. Ma il mio Regno. Ed esso sarà compiuto quando
il Padre ha detto. Non sta a voi di sapere i tempi e i momenti che il Padre si
è riservato in suo potere.
Ma voi, intanto, riceverete la virtù dello Spirito
Santo che verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, in Giudea, e
in Samaria, e sino ai confini della Terra, fondando le adunanze là dove siano
uomini riuniti nel mio Nome; battezzando le genti nel Nome Ss. del Padre, del
Figlio, dello Spirito Santo, così come vi ho detto, perché abbiano la Grazia e
vivano nel Signore; predicando il Vangelo a tutte le creature, insegnando ciò
che vi ho insegnato, facendo ciò che vi ho comandato di fare. Ed Io sarò con
voi tutti i giorni sino alla fine del mondo.
12E questo voglio ancora. Che a presiedere l’adunanza di Gerusalemme sia
Giacomo, fratello mio. Pietro, come capo di tutta la Chiesa, dovrà sovente
intraprendere viaggi apostolici, perché tutti i neofiti desidereranno conoscere
il Pontefice capo supremo della Chiesa. Ma grande sarà l’ascendente che sui
fedeli di questa prima Chiesa avrà il fratello mio. Gli uomini sono sempre
uomini e vedono da uomini. Parrà loro che Giacomo sia una continuazione di Me,
solo perché mi è fratello. In verità Io dico che più grande, e somigliante al
Cristo, egli è per sapienza che per parentela. Ma così è. Gli uomini, che non
mi cercavano mentre ero fra loro, ora cercheranno Me in colui che mi è parente.
Tu, poi, Simon Pietro, sei destinato ad altri onori...».
«Che non merito, Signore. Te lo dissi quando mi apparisti e ancor te lo dico
alla presenza di tutti. Tu sei buono, divinamente buono, oltreché sapiente, e
giustamente hai giudicato me, che ti ho rinnegato in questa città, non adatto
ad esserne il capo spirituale. Tu mi vuoi risparmiare da tanti giusti
scherni...».
«Tutti fummo uguali meno due, Simone. Io pure sono fuggito. Non per questo, ma
per le ragioni che ha detto, il Signore ha destinato me a questo posto; ma tu
sei il mio Capo, Simone di Giona, ed io tale ti riconosco, e alla presenza del
Signore e di tutti i compagni ti professo ubbidienza. Ti darò ciò che posso per
aiutarti nel tuo ministero, ma, te ne prego, dammi i tuoi ordini, perché tu sei
il Capo ed io il suddito. Quando il Signore mi ha ricordato un discorso
lontano, io ho chinato il capo dicendo: “Sia fatto ciò che Tu vuoi”. Così lo
dirò a te dal momento che, avendoci lasciati il Signore, tu ne sarai il
Rappresentante in Terra. E ci ameremo aiutandoci nel ministero sacerdotale»,
dice Giacomo inchinandosi dal suo posto per rendere omaggio a Pietro.
«Sì. Amatevi fra voi, aiutandovi scambievolmente, perché questo è il
comandamento nuovo e il segno che voi siete veramente di Cristo.
13Non turbatevi per nessuna ragione. Dio è con voi. Voi potete fare ciò che Io
voglio da voi. Non vi imporrei delle cose che non potreste fare, perché non
voglio la vostra rovina, ma anzi la vostra gloria. Ecco. Io vado a preparare il
vostro posto a fianco del mio trono. State uniti a Me e al Padre nell’amore.
Perdonate al mondo che vi odia. Chiamate figli e fratelli quelli che vengono a
voi, o già sono con voi per amor mio.
State nella quiete di sapermi sempre pronto ad aiutarvi e portare la vostra
croce. Io sarò con voi nelle fatiche del vostro ministero e nell’ora delle
persecuzioni, e non perirete, non soccomberete, anche se ciò sembrerà a quelli
che vedono con gli occhi del mondo. Sarete gravati, addolorati, stanchi,
torturati, ma il mio gaudio sarà in voi, perché Io vi aiuterò in ogni cosa. In
verità vi dico che, quando avrete ad Amico l’Amore, capirete che ogni cosa
subìta a vissuta per amor mio diviene leggera, anche se è tortura pesante del
mondo. Perché a colui che riveste ogni sua azione, volontaria o impostagli, di
amore, muta il giogo della vita e del mondo in giogo a lui dato da Dio, da Me.
Ed Io vi ripeto che il mio carico è sempre proporzionato alle vostre forze e il
mio giogo è leggero perché Io vi aiuto a portarlo.
14Voi lo sapete che il mondo non sa amare. Ma voi d’ora in poi amate il mondo
di amor soprannaturale, per insegnargli ad amare. E se vi diranno, vedendovi
perseguitati: “Così vi ama Dio? Facendovi soffrire, dandovi dolore? Allora non
merita conto esser di Dio”, rispondete: “Il dolore non viene da Dio. Ma Dio lo
permette, e noi ne sappiamo la ragione e ci gloriamo di avere la parte che ebbe
Gesù Salvatore, Figlio di Dio”. Rispondete: “Noi ci gloriamo di esser confitti
alla croce e di continuare la Passione del nostro Gesù”. Rispondete con le
parole della Sapienza: “La morte e il dolore sono entrati nel mondo per invidia
del demonio, ma Dio non è autore della morte e del dolore e non gode del dolore
dei viventi. Tutte le cose di Lui sono vita e tutte sono salutari”. Rispondete:
“Al presente noi sembriamo perseguitati e vinti, ma nel giorno di Dio, cambiate
le sorti, noi giusti, perseguitati sulla Terra, staremo gloriosi davanti a
coloro che ci vessarono e disprezzarono”. Però anche dite loro: “Venite a noi!
Venite alla Vita e alla Pace. Il nostro Signore non vuole la vostra rovina, ma
la salute vostra. Per questo ha dato il suo Figlio diletto, acciò voi tutti
foste salvati”.
15E rallegratevi di partecipare ai patimenti miei per poter poi essere con Me
nella gloria. “Io sarò la vostra ricompensa oltremodo grande”, promette in
Abramo il Signore a tutti i suoi servi fedeli. Voi sapete come si conquista il
Regno dei Cieli: con la forza, e vi si giunge attraverso a molte tribolazioni.
Ma colui che persevera come Io ho perseverato sarà dove Io sono.
Io ve l’ho detto quale è la via e la porta che conducono nel Regno dei Cieli, e
Io per primo ho camminato per quella e sono tornato al Padre per quella. Se ve
ne fosse un’altra ve l’avrei insegnata, perché ho pietà della vostra debolezza
d’uomini. Ma non ve ne è un’altra... Indicandovela come unica via e unica
porta, anche vi dico, vi ripeto quale è la medicina che dà forza per
percorrerla ed entrare. È l’amore. Sempre l’amore. Tutto diviene possibile
quando in noi è l’amore. E tutto l’amore vi darà l’Amore che vi ama, se voi
chiederete in Nome mio tanto amore da divenire atleti nella santità.
16Ora diamoci il bacio d’addio, o amici miei dilettissimi».
Si alza per abbracciarli. Tutti lo imitano. Ma, mentre Gesù ha un sorriso
pacifico, di una bellezza veramente divina, essi piangono, tutti turbati, e
Giovanni, abbandonandosi sul petto di Gesù, scuotendosi tutto nei singhiozzi
che gli rompono il petto tanto sono laceranti, chiede, per tutti, intuendo il
desiderio di tutti: «Dacci almeno il tuo Pane, che ci fortifichi in
quest’ora!».
«Così sia! », gli risponde Gesù. E preso un pane lo spezza dopo averlo offerto
e benedetto, ripetendo le parole rituali. E lo stesso fa col vino, ripetendo
poi: «Fate questo in memoria di Me», aggiungendo: «che vi ho lasciato questo
pegno del mio amore per essere ancora e sempre con voi sinché voi sarete con Me
in Cielo».
Li benedice e dice: «Ed ora andiamo».
17Escono dalla stanza, dalla casa...
Giona, Maria e Marco sono lì fuori, e si inginocchiano adorando Gesù.
«La pace resti con voi. E vi compensi il Signore di quanto mi avete dato», dice
Gesù benedicendoli nel passare.
Marco si alza dicendo: «Signore, gli uliveti lungo la via di Betania sono pieni
di discepoli che ti attendono».
«Va’ a dire loro che si dirigano al campo dei Galilei».
Marco sfreccia via con tutta la velocità delle sue giovani gambe.
«Sono venuti tutti, allora», dicono gli apostoli fra loro.
18Più là, seduta fra Marziam e Maria Cleofe, è la Madre del Signore. E si alza
vedendolo venire, adorandolo con tutto il palpito del suo cuore di Madre e di
fedele.
«Vieni, Madre, anche tu, Maria...», invita Gesù vedendole ferme, inchiodate
dalla sua maestà che sfolgora come nel mattino della Risurrezione. Ma Gesù non
vuole opprimere con questa sua maestà, e domanda, affabilmente, a Maria
d’Alfeo: «Sei tu sola?».
«Le altre... le altre sono avanti... Coi pastori e... con Lazzaro e tutta la
sua famiglia... Ma ci hanno lasciate qui noi, perché... Oh! Gesù! Gesù!
Gesù!... Come farò a non vederti più, Gesù benedetto, Dio mio, io che ti ho
amato prima ancor che fossi nato, io che ho tanto pianto per Te quando non
sapevo dove eri dopo la strage... io che ho avuto il mio sole nel tuo sorriso
da quando sei tornato, e tutto, tutto il mio bene?... Quanto bene! Quanto bene
mi hai dato!... Ora sì che divento veramente povera, vedova, sola!... Finché
c’eri Tu, c’era tutto!... Credevo di aver conosciuto tutto il dolore quella
sera... Ma il dolore stesso, tutto quel dolore di quel giorno mi aveva
inebetita e... sì, era meno forte di ora... E poi... c’era che risorgevi. Mi
pareva di non crederlo, ma mi accorgo adesso che lo credevo, perché non sentivo
questo che sento ora...», piange e ansima, tanto il pianto la soffoca.
«Maria buona, ti affliggi proprio come un bambino che crede che la madre non lo
ami e l’abbia abbandonato, perché è andata in città a comperargli doni che lo
faranno felice, e che presto sarà a lui di ritorno per coprirlo di carezze e di
regali. E non faccio così Io con te? Non vado per prepararti la gioia? Non vado
per tornare e dirti: “Vieni, parente e discepola diletta, madre dei miei
diletti discepoli”? Non ti lascio il mio amore? Te lo dono il mio amore, Maria!
Tu lo sai se ti amo! Non piangere così, ma giubila, perché non mi vedrai più
vilipeso e affaticato, non più inseguito e ricco solo dell’amore di pochi. E
col mio amore ti lascio mia Madre. Giovanni le sarà figlio, ma tu siile buona
sorella come sempre. Vedi? Ella non piange, la Madre mia. Ella sa che, se la
nostalgia di Me sarà la lima che consumerà il suo cuore, l’attesa sarà sempre
breve rispetto alla grande gioia di una eternità di unione, e sa anche che non
sarà questa separazione nostra così assoluta da farle dire: “Non ho più
Figlio”. Quello era il grido di dolore del giorno del dolore. Ora nel suo cuore
canta la speranza: “Io so che mio Figlio sale al Padre, ma non mi lascerà senza
i suoi spirituali amori”. Così credi tu, e tutti...
19Ecco gli altri e le altre. Ecco i miei pastori».
I volti di Lazzaro e delle sorelle framezzo a tutti i servi di Betania, il
volto di Giovanna simile a rosa sotto un velo di pioggia, e quello di Elisa e
di Niche, già segnati dall’età e ora le rughe si approfondiscono per la pena,
sempre pena per la creatura anche se l’anima giubila per il trionfo del Signore
e quello di Anastasica, e i volti liliali delle prime vergini, e l’ascetico
volto di Isacco, e quello ispirato di Mattia, e il volto virile di Mannaen, e
quelli austeri di Giuseppe e Nicodemo... Volti, volti, volti...
Gesù chiama a Sé i pastori, Lazzaro, Giuseppe, Nicodemo, Mannaen, Massimino e
gli altri dei settantadue discepoli. Ma tiene vicino specialmente i pastori
dicendo loro:
«Qui. Voi vicini al Signore che era venuto dal Cielo, curvi sul suo
annichilimento, voi vicini al Signore che al Cielo ritorna, con gli spiriti
gioenti della sua glorificazione. Avete meritato questo posto, perché avete
saputo credere contro ogni circostanza in sfavore e avete saputo soffrire per
la vostra fede. Io vi ringrazio del vostro amore fedele.
Tutti vi ringrazio. Tu, Lazzaro amico. Tu Giuseppe e tu Nicodemo, pietosi al
Cristo quando esserlo poteva essere grande pericolo. Tu Mannaen, che hai saputo
disprezzare i sozzi favori di un immondo per camminare nella mia via. Tu,
Stefano, fiorita corona di giustizia, che hai lasciato l’imperfetto per il
perfetto e sarai coronato di un serto che ancor non conosci ma che ti
annunceranno gli angeli. Tu Giovanni, per breve tempo fratello al seno
purissimo e venuto alla Luce più che alla vista. Tu Nicolai, che proselite hai
saputo consolarmi del dolore dei figli di questa nazione. E voi discepole buone
e forti, nella vostra dolcezza, più di Giuditta.
20E tu Marziam, mio fanciullo, e d’ora in poi prendi il nome di Marziale, a
ricordo del fanciullo romano ucciso per via e deposto al cancello di Lazzaro
col cartiglio di sfida: “E ora di’ al Galileo che ti resusciti, se è il Cristo
e se è risorto”, ultimo degli innocenti che in Palestina persero la vita per
servire Me anche incoscientemente, e primo degli innocenti di ogni nazione che,
venuti al Cristo, saranno per questo odiati e spenti anzitempo, come bocci di
fiori strappati allo stelo prima che s’aprano in fiore. E questo nome, o
Marziale, ti indichi il tuo destino futuro: sii apostolo in barbare terre e
conquistale al tuo Signore come il mio amore conquistò il fanciullo romano al
Cielo.
21Tutti, tutti benedetti da Me in questo addio, invocandovi dal Padre la ricompensa
di coloro che hanno consolato il doloroso cammino del Figlio dell’uomo.
Benedetta l’Umanità nella sua porzione eletta che è nei giudei come nei
gentili, e che si è manifestata nell’amore che ebbe per Me.
Benedetta la Terra con le sue erbe e i suoi fiori, i suoi frutti che mi hanno
dato diletto e ristoro tante volte. Benedetta la Terra con le sue acque e i
suoi tepori, per gli uccelli e gli animali che molte volte superarono l’uomo
nel dare conforto al Figlio dell’uomo. Benedetto tu, sole, e tu mare, e voi
monti, colline, pianure. Benedette voi, stelle che mi siete state compagne
nella notturna preghiera e nel dolore. E tu, luna, che mi hai fatto lume
all’andare nel mio pellegrinaggio di Evangelizzatore.
Tutte, tutte benedette, voi, creature, opere del Padre mio, mie compagne in
quest’ora mortale, amiche a Colui che aveva lasciato il Cielo per togliere alla
tribolata Umanità i triboli della Colpa che separa da Dio.
E benedetti anche voi, strumenti innocenti della mia tortura: spine, metalli,
legno, canape ritorte, perché mi avete aiutato a compiere la Volontà del Padre
mio!».
Che voce tonante ha Gesù! Si spande nell’aria tepida e cheta come voce di un
bronzo percosso, si propaga in onde sul mare di volti che lo guardano da ogni
direzione.
22Io dico che sono delle centinaia di persone quelle che circondano Gesù che
ascende, coi più diletti, verso la cima dell’Uliveto. Ma Gesù, giunto vicino al
campo dei Galilei, vuoto di tende in questo periodo fra l’una a l’altra festa,
ordina ai discepoli: «Fate fermare la gente dove è, e poi seguitemi».
Sale ancora, sino alla cima più alta del monte, quella che è già più prossima a
Betania, che domina dall’alto, che non a Gerusalemme. Stretti a Lui la Madre,
gli apostoli, Lazzaro, i pastori e Marziam. Più in là, a semicerchio a tenere
indietro la folla dei fedeli, gli altri discepoli.
23Gesù è in piedi su una larga pietra un poco sporgente, biancheggiante fra
l’erba verde di una radura. Il sole lo investe facendo biancheggiare come neve
la sua veste e rilucere come oro i suoi capelli. Gli occhi sfavillano di una
luce divina.
Apre le braccia in un gesto di abbraccio. Pare voglia stringersi al seno tutte
le moltitudini della Terra che il suo spirito vede rappresentate in quella
turba.
La sua indimenticabile, inimitabile voce dà l’ultimo comando: «Andate! Andate in mio Nome ad evangelizzare
le genti sino agli estremi confini della Terra. Dio sia con voi. Il suo amore
vi conforti, la sua luce vi guidi, la sua pace dimori in voi sino alla vita
eterna».
Si trasfigura in bellezza. Bello! Bello come e più che sul Tabor. Cadono tutti
in ginocchio adorando. Egli, mentre già si solleva dalla pietra su cui posa,
cerca ancora una volta il volto di sua Madre, e il suo sorriso raggiunge una
potenza che nessuno potrà mai rendere... È il suo ultimo addio alla Madre.
Sale, sale... Il sole, ancor più libero di baciarlo, ora che nessuna fronda
anche lieve intercetta il cammino ai suoi raggi, colpisce dei suoi fulgori il
Dio Uomo che ascende col suo Corpo Ss. al Cielo, e ne svela le Piaghe gloriose
che splendono come rubini vivi. Il resto è un perlaceo ridere di luce. È
veramente la Luce che si manifesta per ciò che è, in quest’ultimo istante come
nella notte natalizia. Sfavilla il Creato della luce del Cristo che ascende.
Luce che supera quella del sole. Luce sovrumana e beatissima. Luce che scende
dal Cielo incontro alla Luce che sale... E Gesù Cristo, il Verbo di Dio,
dispare alla vista degli uomini in questo oceano di splendori...
In terra due unici rumori nel silenzio profondo della folla estatica: il grido
di Maria quando Egli scompare: «Gesù!», e il pianto di Isacco. Gli altri sono
ammutoliti di religioso stupore, e restano là, come in attesa, finché due luci
angeliche candidissime, in forma mortale, appaiono dicendo le parole riportate nel
capo primo degli Atti Apostolici.
Sancta, Sancta, Sancta Maria: *
Dei Genitrix, Mater, et Virgo.
Pleni sunt Cœli et terra: *
majestatis gloriæ fructus ventris
tui.