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giovedì 29 giugno 2017

Preti di Dio, ascoltateMi!

La Santa Eucaristia
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22 novembre 2004


GESÙ: Preti di Dio, ascoltateMi! È il Padre vostro che ha acconsentito al Mio Sacrificio d’Amore. Sono Io che Mi sono donato liberamente. Lo Spirito ha comunicato che, con questo Dono, l’Umanità si sarebbe salvata alla Fine dei Tempi.

Con il Miracolo dell’Eucaristia,
le catene dell’odio si spezzeranno.

Visitate i prigionieri con la Croce e il Rosario. Rivolgetevi loro con Amore e fiducia.

Date loro la prima Grazia che Dio vi chiede di offrire loro, la Grazia di una buona Confessione; e, in seguito, posate l’Ostia Santa nella loro bocca.

Dio, con il Suo Corpo e con il Suo Sangue, viene a salvarli. Non sono le loro catene di ferro che cadranno per prime, ma i legami terribili che tengono prigioniere le loro anime; e un’anima guadagnata a Dio è una Festa nel Cielo di Gloria del Padre Nostro dei Cieli.

Non abbiate paura, Io ho perdonato ai due ladroni che circondavano la Mia Croce. Sì, a tutti e due.
I Sacerdoti di Dio devono andare fine in fondo
nel loro sacerdozio.
Nulla è impossibile a Dio!
Io vi darò dei buoni Sacerdoti.

Pregate, chiedete e riceverete.

GESÙ Cristo
nella Santa Eucaristia.

Amen.


†  †

venerdì 12 agosto 2016

E' SANTA E' DIVINA


E’ Santa E’ Divina la Particella bianca Le vostre mani non devono toccarla Soltanto i Miei figli che son Consacrati dovranno portarla alla vostra bocca L’oltraggio continua ed io soffro tanto Son Io che lo dico … Son Io che comando.


giovedì 16 agosto 2012

Le armi vincenti sulle poderose forze del male: sono l’Eucarestia ed il Sacramento della Riconciliazione.


Federico Fiori detto il Barocci 1600.jpg
Figli cari e tanto amati, pregate! Pregate!
Supplicate il Padre caro perché Mi conceda di venire a voi ancora per aiutarvi.
Figli, lasciatevi andare nell’Onda Soave del Suo Amore e decidete di fare la Sua Volontà.
Egli vi chiama; chiama ciascuno di voi per farvi felici.
Se rispondete con prontezza ed umiltà, sarete felici e nulla vi mancherà.
Figli amati, Gesù dà a tutti le armi vincenti sulle poderose forze del male: sono l’Eucarestia ed il Sacramento della Riconciliazione.
Servitevi, figli amati, di queste Armi meravigliose per combattere il male!
Durante l’Eucarestia avvengono i miracoli più grandi e meravigliosi.
Accostatevi sovente ad Essa, ma degnamente, dopo esservi riconciliati e resi degni di accostarvi.
Figli amati, salvatevi tutti!

<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>> 

martedì 21 febbraio 2012

SERAFINO EUCARISTICO: San Francesco d’Assisi "ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il Sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità.



SAN FRANCESCO D’ASSISI
modello di amore eucaristico per i sacerdoti e per i fedeli
S. Francesco d’Assisi "ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il Sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità. Riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare almeno una Messa al giorno, se il tempo lo permet­teva. Si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri...
Un giorno volle mandare i frati per il mondo con pissi­di preziose, perchè riponessero in luogo il più degno possibi­le il prezzo della redenzione, ovunque lo vedessero conserva­to con poco decoro.
Voleva che si dimostrasse grande rispetto alle mani del Sacerdote, perché ad esse è stato conferito il Divino potere di consacrare questo Sacramento. "Se mi capitasse - diceva spesso - di incontrare insieme un Santo che viene dal cielo ed un Sacerdote poverello, saluterei prima il Prete e correrei a baciargli le mani. Direi infatti: Ohi! Aspetta, San Lorenzo, perché le mani di costui toccano il Verbo di vita e possiedo­no un potere sovrumano!'".
In questa stupenda pagina del beato Tommaso da Celano, primo biografo di san Francesco d’Assisi, è riassunta tutta la vita Eucaristica di S. Francesco, ricca di amore e di fede, di devozione e di ardore. Non manca proprio nulla all'esempla­rità di una vita Eucaristica piena e perfetta per tutti: per gli stessi sacerdoti, come per i semplici fedeli.
La S. Messa, la S. Comunione, l'adorazione Eucaristica, il decoro dell'altare e delle Chiese, la venerazione per i Sacerdoti ministri dell'Eucaristia: in tutto questo S. Francesco ci è maestro e modello in misura tale da farlo considerare non solo un Santo Eucaristico ma un serafino innamorato dell' Eucaristia.
E tra i suoi figli noi avremo le figure mirabili di serafini dell'Eucaristia come S. Antonio di Padova e S. Bonaventura che hanno scritto pagine di sublime dottrina e di struggente amore all'Eucaristia, come S. Pasquale Baylon, diventato protettore dei congressi Eucaristici, come S. Giuseppe da Copertino che si levava in volo estatico verso gli Ostensori e verso i Tabernacoli, come il B. Matteo da Girgenti e il B. Bo­naventura da Potenza che dopo morte, anche con il corpo­ cadavere venerarono l'Eucaristia, come san Pio da Pietrelcina che per più ore di giorno e di notte sostava in preghiera presso l’altare eucaristico.
La S. Messa era per S. Francesco un mistero di grazia così sublime che nella lettera al Capitolo generale e a tutti i frati scrisse queste esclamazioni di fuoco: "L'umanità trepi­di, l'universo intero tremi, e il cielo esulti, quando sull'alta­re, nelle mani del Sacerdote, è il Cristo figlio di Dio vivo".
La cosa che sconvolge S. Francesco è l'amore di Gesù spinto fino ad un'umiltà inconcepibile: "O ammirabile altez­za, o degnazione stupenda! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell'Universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, in poca appa­renza di pane!".
Per questo egli considerava grave mancanza di amore da parte nostra l'assenza alla S. Messa quotidiana. Per questo egli non solo partecipava almeno ad una S. Messa, ma quan­do era infermo, per quanto era possibile, si faceva celebrare la S. Messa in cella, o almeno si faceva leggere la pagina del Vangelo della Messa del giorno: "Voleva sempre ascoltare il Vangelo del giorno - è scritto nella Leggenda perugina - quando non aveva potuto partecipare alla Messa".
Quale lezione per noi tutti, che spesso siamo così pigri e facciamo fatica anche a partecipare alla Messa solo la do­menica! Non parliamo poi della Messa giornaliera, disertata al punto che in tante Chiese il Sacerdote deve celebrare la S. Messa ai banchi o a quattro devote vecchiette.
File:Jacopo chimenti detto l'empoli, madonna che porge il bambino a san francesco.jpg
Per la S. Comunione, S. Francesco ci insegna come rice­verla da serafini ardenti di amore: "Si comunicava spesso - dice il Celano - e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri". Ecco la vera devozione: quella che edifica, che costruisce, che spinge al meglio anche gli altri. S. Bona­ventura infatti dice che la devozione di S. Francesco nel fare la S. Comunione era tale "da rendere devoti anche gli altri". Basti pensare che subito dopo la Comunione "il più delle volte veniva rapito in estasi". E il Celano ci svela l'intimo di S. Francesco scrivendo che "quando riceveva l'Agnello im­molato, immolava lo spirito in quel fuoco, che ardeva sem­pre sull'altare del suo cuore". Questo e l'amore che diventa fusione, l'immolazione d'amore che non ammette divisioni: "Chi mangia la mia carne e beve il mio Sangue rimane in Me e Io in lui" (Gv 6,56).
S. Francesco si preparava alla S. Comunione con una premura attentissima: non solo la sua vita Santa, ricca di eroismi quotidiani, ma anche la Confessione sacramentale doveva preparare ogni volta la sua anima a ricevere Gesù Eucaristico con il massimo candore di grazia. A quei tempi non più di tre volte alla settimana poteva comunicarsi: ebbe­ne, tre volte alla settimana S. Francesco si confessava. Quan­do si ama, si vuol compiacere la persona amata donandole tutto ciò che possa farla gioire. L'anima purificata dal Sacramento della Confessione diventa una dimora piena di cando­re e di profumo per Gesù Ostia immacolata. S. Francesco non solo lo sapeva e lo faceva, ma lo raccomandava a tutti con fervore veramente serafico. Nella Lettera a tutti i fedeli S. Francesco scrisse così: Gesù "vuole che tutti siamo salvi per Lui, e che lo si riceva con cuore puro e corpo casto. Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere...". Nella Lettera ai reggitori dei popoli scrive: "Vi consiglio, signori miei, di mettere da parte ogni cura e preoccupazione e di ricevere devotamente la comunione del Santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo".
Quando si ama, inoltre, si guarda con occhi d'amore non solo la persona amata, ma anche tutto ciò che riguarda la persona amata. In tal senso S. Francesco coltivò a tensione altissima d'amore sia l'adorazione all'Eucaristia, sia la vene­razione per tutto ciò che riguarda l'Eucaristia, ossia le Chiese e i Sacerdoti.
La passione d'amore per l'adorazione Eucaristica fu cosi ardente in S. Francesco, che non erano poche le notti intere da lui trascorse ai piedi del Tabernacolo. E se talvolta il sonno lo prendeva, si appisolava per un poco sui gradini dell'altare, e poi riprendeva instancabile e fervente. Chi lo sosteneva? La fede e l'amore verso questo "mirabile Sacramento" (dalla Liturgia).
La sua fede e il suo amore all'Eucaristia si irradiano dalla sua vita e dai suoi scritti con un fulgore luminosissimo. Ai frati una volta scrisse: "Prego tutti voi, fratelli, baciando­vi i piedi e con quanto ardore posso, di tributare tutta la riverenza e tutto l'onore che potete al Santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo".
Per S. Francesco la fede nell'Eucaristia fa tutt'uno con la fede nella SS. Trinità e nel Verbo Incarnato. E così voleva che fosse per tutti. Perciò scriveva con vigore e calore: "Il Figlio, in quanto Dio come il Padre, non differisce in qualche cosa dal Padre e dallo Spirito Santo. E allora tutti coloro che si fermarono alla sola umanità del Si­gnore Gesù Cristo e non videro e non credettero nello Spiri­to di Dio, che egli era vero Figlio di Dio, furono condannati; similmente adesso tutti coloro che vedono il sacramento del corpo di Cristo, il quale viene sacrificato sull'altare mediante le parole del Signore, però per il ministero del Sacerdote, Sotto le specie del pane e del vino, e non vedono e non cre­dono, secondo lo Spirito di Dio che esso è veramente il San­tissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo, sono condannati". E poco oltre continua la sua ammonizione con un efficace paragone: "Come ai Santi apostoli apparve in ve­ra Carne, così ora si mostra a noi nel Pane Consacrato; e co­me essi con lo sguardo fisico vedevano solo la sua Carne ma, contemplandolo con gli occhi della fede, credevano che egli era Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, vediamo e fermamente crediamo che il suo Santis­simo Corpo e Sangue sono vivi e veri".
Questa fede e questo amore arriveranno al punto di far­gli esclamare più volte che "dell'altissimo Figlio di Dio nient'altro io vedo corporalmente, in questo mondo, se non il Santissimo Corpo e il Sangue suo... E questi Santissimi mi­steri sopra ogni cosa voglio che siano onorati, venerati e col­locati in luoghi preziosi".
L'amore alla Casa del Signore è inseparabile dall'amore all'Eucaristia. Non si può amare Gesù e trascurare la sua di­mora. Anche in questo S. Francesco ci ha lasciato una lezio­ne stupenda per ardore e concretezza. Personalmente, egli si preoccupava della pulizia delle Chiese, dei calici e delle pissidi, delle tovaglie e delle ostie, dei vasi di fiori e delle lampade.
Esortava i ministri dell'altare ad essere ferventi e fedeli nel circondare il SS. Sacramento di ogni decoro e riverenza. In una lettera ai Custodi sembra scrivere proprio in ginoc­chio: "Vi prego, più che se lo facessi per me stesso, perché quando conviene e lo vedrete necessario, supplichiate umil­mente i Sacerdoti perché venerino sopra ogni cosa il Santissi­mo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo... I calici, i corporali, gli ornamenti degli altari e tutto ciò che riguarda il Sacrificio devono essere preziosi. E se il Santissimo Corpo del Signore sarà collocato in modo miserevole in qualche luogo, secondo il precetto della Chiesa, sia posto da essi in un luogo prezioso e sia custodito e sia portato con grande venerazione e nel dovuto modo sia dato agli altri... E quan­do è consacrato dal Sacerdote sull'altare ed è portato in qualche parte, tutti, in ginocchio, rendano lode, gloria e onore al Signore Dio vivo e vero".
Queste cose S. Francesco le scriveva e le diceva. Quando arrivava in un paese, dopo aver predicato al popolo, di solito radunava a parte il clero e parlava di questi problemi con ardore appassionato, ricorrendo perfino alla minaccia delle pene eterne: "Non si muove a pietà il nostro animo - escla­mava - sapendo che il Signore, così buono, si mette nelle nostre mani e noi possiamo toccarlo e riceverlo? O ignoria­mo che cadremo nelle sue mani? Emendiamoci decisamen­te, dunque, di queste e di altre cose, e dovunque si trovasse il Santissimo Corpo del Signore nostro Gesù Cristo riposto e lasciato indegnamente, rimoviamolo da quel luogo e riponia­molo e racchiudiamolo in un luogo prezioso".
Più concretamente ancora, S. Francesco stesso, andan­do a predicare per città e villaggi "portava una scopa per pu­lire le Chiese", come riferisce la Leggenda perugina, perché "molto soffriva Francesco nell'entrare in una chiesa e veder­la sporca", e ciò lo spingeva a raccomandare ai Sacerdoti "di avere la massima cura nel mantenere pulite le Chiese, gli alta­ri e tutta la suppellettile che serve per la celebrazione dei divini misteri".
Inoltre, "una volta volle mandare alcuni frati per tutte le province, - dice lo Specchio di perfezione - a portare pissidi belle e splendenti, affinché dovunque trovassero il Corpo del Signore conservato in modo sconveniente, lo col­locassero con onore in quelle pissidi. E anche volle mandare altri frati per tutte le regioni con molti e buoni ferri da o­stie, per fare delle particole belle e pure".
Se a questo aggiungiamo che S. Francesco faceva pre­parare da S. Chiara i corporali da donare alle Chiese povere e che egli stesso a volte preparava i vasi di fiori per l'altare, possiamo farci un'idea più completa del fervore Eucaristico di S. Francesco.
* * *
Che cosa dire, in particolare, della venerazione di san Francesco per i Sacerdoti all’altare? Basti qui riportare le parole del suo Testamento: "Il signore mi dette e mi dà tanta fede nei Sacerdoti che vivono secondo la forma della Santa Chiesa romana, a causa del loro ordine, che se mi dovessero perseguitare voglio ricorrere ad essi e non voglio in loro considerare il peccato, perché in essi io vedo il Figlio di Dio".
Ecco la visione soprannaturale di S. Francesco riguardo ai consacrati in “Persona Christi”, ossia ai Sacerdoti: "In essi io vedo il Figlio di Dio". Per questo egli voleva che "fossero onorati in maniera particolare i Sacerdoti - dicono i Tre compagni – i quali amministrano sacramenti così venerandi e sublimi: dovunque li incontrassero, doveva­no chinare il capo davanti a loro e baciare loro le mani... E difatti, dovunque s'imbattessero in un Sacerdote, non impor­ta se ricco o povero, degno o indegno, s'inchinavano umil­mente in segno di reverenza".
Agli stessi Sacerdoti egli dice con amore: "Badate alla vostra dignità, frati Sacerdoti, e siate Santi perché Egli è Santo. E come il Signore Dio onorò voi sopra tutti gli uomini, per questo mistero, così voi più di ogni altro uomo amate, riverite, onorate Lui". E’ davvero ineffabile la dignità di colui che “impersona Cristo” ed è chiamato ad essere ovunque “presenza di Cristo” e a pensare, parlare e operare in tutto “come Cristo”.
Per questo san Francesco si preoccupa che i Sacerdoti possano sempre “celebrare la Messa puri e ripieni di purezza compiano con riverenza il vero sacrificio del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con intenzione santa e monda…”. Abbiano sempre, essi, la massima devozione e il massimo candore dell’anima, con la perfet­ta obbedienza a tutte le norme della Chiesa e con tutta la delicatezza nel portarlo fra le mani e nel distribuirlo agli al­tri, facendo così stupire gli angeli che li assistono.
San Francesco non si stanca di raccomandare ai sacerdoti soprattutto l’umiltà, riferendo l’esempio di Gesù stesso il quale “ogni giorno si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine: ogni giorno, infatti, egli stesso viene a noi in apparenza umile, ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote”.
E le mani del sacerdote dovrebbero essere pure come quelle della Madonna, raccomanda il Serafico Padre, esprimendosi con queste parole sublimi: “Ascoltate, fratelli miei. Se la Beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo grembo [….] quanto deve essere santo, giusto e degno colui che tocca con le sue mani, riceve nel cuore e con la bocca e offre agli altri, perché ne mangino, Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano fissare lo sguardo”.
Per questo, considerando tali compiti così sublimi del Sacerdote, san Francesco non può trattenersi dal fare una dolorosa e amara costatazione nei riguardi di ogni Sacerdote: “E’ una grande miseria e una miseranda debolezza, che avendo lui così presente, voi vi prendiate cura di qualche altra cosa in tutto il mondo”. Se ogni Sacerdote riflettesse sui richiami del Serafico Padre!
La conclusione di tutto il discorso sulla pietà e sulla vita Eucaristica secondo S. Francesco d’Assisi possiamo trovarla in questa sua esortazio­ne che vale certamente anche per tutti noi: "Nulla di voi tenete per voi; affinché vi accolga tutti Colui che a voi si dà tutto". Essere l’uno dell’altro, essere l’uno nell’altro: non è forse questo il contenuto delle divine parole d’amore sommo di Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6, 56)?
P. Stefano Maria Manelli FI

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!

giovedì 16 febbraio 2012

Papa Pio XI ordinò di pubblicare la seguente stringente esortazione: "Nell'amministrazione del sacramento eucaristico si deve mostrare un particolare zelo, affinché non si perdano i frammenti delle ostie consacrate, giacché in ognuna di esse è presente il corpo intero di Cristo. Perciò si prenda la massima cura perché i frammenti non si separino facilmente dall'ostia e non cadano per terra, dove - horribile dictu! - si potranno mescolare con la sporcizia ed essere calpestati con i piedi".





   Il fatto che un frammento eucaristico cadesse in terra san Girolamo lo considerava preoccupante e un pericolo spirituale:

"Quando andiamo a ricevere il corpo di Cristo - chi è fedele lo intende - se cadesse un frammento a terra ci poniamo in pericolo". In Ps. 147,14.

   Nella tradizione liturgica della Chiesa copta si trova la seguente avvertenza:

"Non c'è nessuna differenza tra le parti maggiori o minori dell'Eucaristia, persino quelle minime che non si possono percepire con l'acutezza della vista; esse meritano la stessa venerazione e possiedono la stessa dignità come il pane intero". Denzinger...

   In alcune liturgie orientali il pane consacrato è designato con il nome "perla" (margarita). Così nelle Collectiones Canonum Copticae si dice: "Dio non voglia! Che nulla delle perle o dei frammenti consacrati aderisca alle dita o cada a terra!". Denzinger...

Nella tradizione della Chiesa siriaca, il pane eucaristico era comparato con il fuoco dello Spirito Santo. C'era una viva coscienza di fede nella presenza di Cristo persino nei minimi frammenti del pane eucaristico, come attesta sant'Efrem:

"Gesù ha riempito il pane di Se stesso e di Spirito e lo ha chiamato il Suo corpo vivo. Ciò che adesso vi ho dato, diceva Gesù, non lo considerate pane, nemmeno calpestate i suoi frammenti. Il minimo frammento di questo pane può santificare milioni di uomini e basta per dare la vita a tutti quelli che lo mangiano". Sermones in hebdomada sancta, 4, 4.

   
    In un tempo in cui si amministrava la Comunione soltanto in bocca e si usava persino il piattino della Comunione, Papa Pio XI ordinò di pubblicare la seguente stringente esortazione: "Nell'amministrazione del sacramento eucaristico si deve mostrare un particolare zelo, affinché non si perdano i frammenti delle ostie consacrate, giacché in ognuna di esse è presente il corpo intero di Cristo. Perciò si prenda la massima cura perché i frammenti non si separino facilmente dall'ostia e non cadano per terra, dove - horribile dictu! - si potranno mescolare con la sporcizia ed essere calpestati con i piedi". Istruzione della Sacra Congragazione della disciplina dei sacramenti del 26 marzo 1929: AAS 21 (1929) 635.







martedì 14 febbraio 2012

ES UNA VERDAD QUE NO SE PUEDE NEGAR!

Bartolemo Esteban Murillo 1653.jpg



Demostración de porqué 
no se debe
comulgar en la mano

Es una verad que no se puede negar








AVISO PREVIO.


NO REALICES POR TU CUENTA ESTA PRUEBA USANDO UNA HOSTIA YA CONSAGRADA, PUES COMETERÍAS, UN SACRILEGIO. SE DEBE CONSEGUIR COMPRANDO HOSTIAS EN UNA TIENDA O SANTERIA DE OBJETOS RELIGIOSOS


 Vamos a realizar una sencilla experiencia, que si quieres puedes realizar tú mismo:

1. Consigue una forma SIN CONSAGRAR (se pueden comprar en Santerias de objetos religiosos).
2. Obtén un fondo completamente liso y negro (plástico, papel, ...) y límpialo bien con un paño para
que no queden en él polvo ni manchas que puedan confundir.
3. Toma una hostia y deposítala sobre el fondo negro, igual que se hace cuando se comulga en la mano..
4. Vuelve a retirar la hostia o forma.
5. Y por último observa el lugar donde depositaste la hostia.

Este es el resultado...
1º. Fondo negro de plástico antes de depositar la hostia:


*
2º. Escaneamos luego de DEPOSITAR la oblea o forma sobre el plástico:

*
3º. Escaneamos luego de haberla depositado
*
Esta es la imagen ampliada de los fragmentos que quedaron sobre el plástico:




HAZ CLIK SOBRE LA IMAGEN PARA AGRANDARLA

Por tanto:
  • Por tanto, queda demostrado el efecto sacrílego y profanador que tiene el comulgar en la mano, pues no
  • hay duda que estas son partículas de la hostia
  • Todas esas partículas que en esta prueba son, simplemente pan sin consagrar, en la Misa serían Jesucristo vivo y en persona, en cada una de ellas, tal y como enseña el Magisterio de la Santa Iglesia Católica.
  • Sobra decir, que los cientos de Partículas consagradas que durante la Misa quedan en las manos de los comulgantes van a parar al suelo donde son pisoteadas y profanadas y en ellas Jesús revive la misma Pasión que en el patio de Pilatos, pero esta vez en el patio de su propia Iglesia...
*

Esta imagen es propiedad de la productora Icon Productions


Y es que cuando la forma entra en contacto con la mano ocurren tres cosas:
  • A. El rozamiento entre el borde de la forma y la piel de la mano provoca el desprendimiento de partículas.
  • B. Partículas que están naturalmente sobre la forma acaban adhiriéndose a la mano por efecto del
  • sudor natural de la piel humana.
  • C. A veces en la acción de manipular la forma con los dedos, al consumirla, se parten trozos.
Ahora seguramente entenderás porqué el Papa ya no da la Comunión en la mano, sino únicamente en la boca y de rodillas, y por supuesto con patena, para evitar la caída de partículas.



«No me toques» (Jn 20,17) ("No me toques con tu mano")
***


No comulgues en la mano, no te conviertas en otro cómplice más de este sacrilegio silenciado contra nuestro amado Jesucristo. Dios te lo premiará.
"Ten misericordia de Mí y Yo la tendré de ti"


AVE MARIA!
Laudetur Iesus Christus!
Laudetur cum Maria! 
Semper laudentur 
 Gracias 

domenica 12 febbraio 2012

QUALE RESPONSABILITA' SI ASSUME IL VESCOVO E IL SACERDOTE INSISTENDO PERCHE' I FEDELI RICEVANO LA COMUNIONE SULLA MANO!!!!!



VIA LE MANI DALLA SANTA COMUNIONE!
NESSUN PAPA
NESSUN CONCILIO
HA MAI INTRODOTTO 
LA COMUNIONE SULLA MANO:

*

"Chiedo che sia deposta ogni attitudine non conforme alla comunione ecclesiale, alla disciplina della Chiesa ed alla obbedienza convinta dovuta ad importanti atti di magistero o di governo..."

Alonso Grosso 1964.jpg
Ci piace riportare questa lettera ferma e paterna 
di S.E. Rev.ma Mons. MARIO OLIVIERI. 


Motu proprio e altari: il Vescovo di Albenga-Imperia rimprovera duramente e con parole severe alcuni suoi sacerdoti.

S.E. Rev.ma Mons. MARIO OLIVERI , AI SACERDOTI AI DIACONI
Lettera sul Motu Proprio "Summorum Pontificum" del Papa Benedetto XVI
Sulla celebrazione della Santa Messa


Cari Sacerdoti e Diaconi,

è con molta amarezza d'animo che ho dovuto constatare che non pochi di Voi hanno assunto ed espresso una non giusta attitudine di mente e di cuore nei confronti della possibilità, data ai fedeli dal Motu Proprio "Summorum Pontificum" del Papa Benedetto XVI, di avere la celebrazione della Santa Messa "in forma straordinaria", secondo il Messale del beato Giovanni XXIII, promulgato nel 1962.

Nella "Tre Giorni del Clero" del settembre 2007, ho indicato con forza e chiarezza quale sia il valore ed il vero senso del Motu Proprio, come si debba interpretare e come si debba accogliere, con la mente cioè aperta al contenuto magisteriale del Documento e con la volontà pronta ad una convinta obbedienza. La presa di posizione del Vescovo non mancava della sua pacata autorevolezza, avvalorata dalla sua piena concordanza con un atto solenne del Sommo Pontefice. La presa di posizione del Vescovo era fondata dalla ragionevolezza del suo argomentare teologico sulla natura della Divina Liturgia, sulla immutabilità della sostanza nei suoi contenuti soprannaturali, ed era altresì fondata su rilievi di ordine pratico, concreto, di buon senso ecclesiale.

Le reazioni negative al Motu Proprio ed alle indicazioni teologiche e pratiche del Vescovo sono quasi sempre di carattere emotivo e dettate da superficiale ragionamento teologico, cioè da una visione "teologica" piuttosto povera e miope, che non parte e che non raggiunge la vera natura delle cose che riguardano la fede e l'operare sacramentale della Chiesa, che non si nutre della perenne Tradizione della Chiesa, che guarda invece ad aspetti marginali o per lo meno incompleti delle questioni. Non senza ragione, avevo, nella Tre Giorni citata, fatto precedere alle indicazioni operative ed ai principi guida di azione una esposizione dottrinale sulla "Immutabile Natura della Liturgia".

Ho saputo che in alcune zone, da parte di diversi Sacerdoti e Parroci, vi è stata anche la manifestazione quasi di irrisione verso fedeli che hanno chiesto di avvalersi della facoltà, anzi del diritto, di avere la celebrazione della Santa Messa in forma straordinaria; e pure espressione di disistima e quasi di ostilità nei confronti di Confratelli Sacerdoti ben disposti a comprendere ed assecondare le richieste di fedeli. Si è anche opposto un diniego, non molto sereno, pacato e ragionato (ma ben ragionato non poteva essere) di affiggere avviso della celebrazione della Santa Messa in "forma straordinaria" in determinata chiesa, a determinato orario.

Chiedo che sia deposta ogni attitudine non conforme alla comunione ecclesiale, alla disciplina della Chiesa ed alla obbedienza convinta dovuta ad importanti atti di magistero o di governo.

Sono convinto che questo mio richiamo sarà accolto in spirito di filiale rispetto ed obbedienza.

Sempre con riferimento agli interventi del Vescovo in quella 'Tre Giorni del Clero" del 2007, debbo ancora ritornare sulla doverosa applicazione delle indicazioni date dal Vescovo circa la buona disposizione che deve avere tutto ciò che riguarda lo spazio della chiesa che è giustamente chiamato "presbiterio". Le indicazioni "Circa il riordino dei presbiterii e la posizione dell'altare" sono poi state riportate nell'opuscolo "La Divina Liturgia", alle pagine 23-26.

Quelle indicazioni, a più di quattro anni di distanza, non sono state applicate ovunque e da tutti. Erano e sono indicazioni ragionevoli, fondate su buoni principi e criteri di ordine generale, liturgico ed ecclesiale. Ho dato tempo affinché di esse i Sacerdoti e soprattutto i Parroci ragionassero con i Consigli Parrocchiali Pastorali e per gli Affari Economici, e si tenesse anche opportuna catechesi liturgica ai fedeli. Chi avesse ritenuto le indicazioni non opportune o di difficile applicazione, avrebbe potuto facilmente trattarne con il Vescovo, con animo aperto ad una migliore comprensione delle ragioni che hanno spinto il Vescovo a darle, affinché fossero messe in pratica in modo il più omogeneo possibile in tutte le chiese della Diocesi . Esse non sono certamente contrarie alle norme ed anche allo "spirito" della riforma liturgica che si è attuata nel post-Concilio e partendo dal Concilio Vaticano II. Se qualcuno avesse avuto fondati dubbi avrebbe potuto esprimerli con sincerità e con apertura al sereno ragionamento, e con la volontà rivolta all'obbedienza, dopo che la mente avesse avuto maggiore illuminazione.

Stimo che ormai sia trascorso ampio tempo di attesa e di tolleranza, e quindi sia arrivato il momento dell'esecuzione di quelle indicazioni da parte di tutti, in modo da giungere alla prossima Pasqua con tutti i presbiterii riordinati, od almeno con lo studio di riordino decisamente avviato, là dove il riordino richieda qualche difficoltà di applicazione.

Va da sé che la non applicazione delle indicazioni, nel tempo che ho menzionato, non potrebbe che essere considerata come un'esplicita disobbedienza. Ma ho fiducia e speranza che ciò non avvenga.

Mi affligge non poco l'avervi dovuto scrivere questa Lettera, assicurandovi che la riterrò come non scritta, se essa avrà avuto buona accoglienza e positivo effetto.

Lo scritto porta con se tutto il mio desiderio che esso giovi ad un ravvivamento e ad un rafforzamento della nostra comunione ecclesiale e della nostra comune volontà di adempiere al nostro ministero con rinnovata fedeltà a Cristo ed alla sua Chiesa.

Vi chiedo infine molta preghiera per me e per il mio ministero apostolico, e di gran cuore Vi benedico.

Albenga, 1° gennaio 2012 Solennità della Madre di Dio.

Monsignor + Mario Oliveri, vescovo


Fonte (per testo e foto): sito ufficiale della Diocesi di Albenga-Imperia
***
Nostre personali considerazioni: "Bene Scripsisti de quibus, Mario"Quelle di Mons. Oliveri sono toni insolitamente duri per un Vescovo paterno e di altissimo profilo teologico e diplomatico -anche nel senso tecnico del termine, visto il cursus honorum di Oliveri- quel egli è.
Ma si vede che "
ogni limite ha una pazienza e anche i diplomatici si arrabbiano", per parafrasare il Principe della risata.
A detta di molti, Sua Eccellenza rarissimamente volte aveva usato parole così severe e mai aveva rimproverato esplicitamente, per di più in una lettera pubblica, i suoi sacerdoti , tacciandoli di miopia teologica e pastorale, di arrogante disobbedienza (a lui e al Santo Padre) e superficialità!
Per quel poco che noi, per diretta esperienza personale, abbiamo potuto sperimentare, possiamo assicurare che l'intransigenza del Vescovo e la sua severissima lettera di richiamo all'ordine sono tristemente giustificate ma necessarie. Figuriamoci quindi quanti altri e seri motivi a noi sconosciuti ha avuto Mons. Oliveri per arrivare a scrivere questa infuocata lettera!
Senza tema di essere smentiti, perchè più volte le abbiamo potuto personalmente riscontrare, possiamo confermare le pecche, colpite dalle bacchettate episcopali, di non pochi sacerdoti della Diocesi di Albenga-Imperia, in particolare di alcuni Vicariati Foranei (Oneglia,
in primis, salvo tre o quattro rare -e giovani- eccezioni) e addirittura del capitolo della stessa cattedrale di Porto Maurizio di Imperia, canonico prevosto compreso. (Accanto quindi a sacerdoti di eccellenza -ad. es. Cattedrale di Albenga, Vicariato di Porto Maurizio, a Laigueglia, ad Alassio- ci sono anche preti disobbedienti, per usare le parole del Vescovo).
Per quel che conta, noi non possiamo far altro che condividere la lettera di Mons. Oliveri, complimentarci con Sua Eccellenza per l'intransigenza, la coerenza e la forte determinazione e per il suo esplicito richiamo alla filiale obbedienza da parte del suo clero, e, soprattutto condividiamo i suoi intenti e le basi teologiche ed ecclesiologiche che ne stanno alla base.
Siamo certi che i sacerdoti fin ora arroganti o troppo spavaldi, memori dell'obbedienza promessa nelle mani del rispettivo Vescovo consacrante, mantengano i voti presi e, abbassando la cresta, obbediscano al loro Vescovo e al Papa, anche per scongiurare impliciti e conseguenti sanzione o provvedimenti canonici e non, nei loro confronti.
In questo modo, ce lo augiriamo, potranno dare il buon esempio ai Sacerdoti (e ai Vescovi!) delle due diocesi vicine: Ventimiglia-San Remo e Savona-Noli.
I nostri complimenti a Mons. Oliveri!!! Dio La benedica! Ad multos annos, Eccellenza!


Roberto

AVE MARIA!
Laudetur Iesus Christus!
Laudetur cum Maria! Semper laudentur

venerdì 14 ottobre 2011

LA VERITA'! VI FARA' LIBERI. Leggete pur senza foto, e capirete lo stesso




E’ una verità che non si può negare! 
E né si deve tacere!
Leggete e ... intuite, pur senza foto,
cancellate da mano ignota!


Dimostrazione del 
perché non dobbiamo fare la Comunione sulla mano.

AVVISO PREVIO
Non fare per conto tuo questa prova usando un’ostia già consacrata, perché faresti un sacrilegio. Puoi comprare ostie in un negozio di articoli religiosi, o chiederle in sacrestia.






Realizziamo un semplicissimo esperimento, che puoi fare tu stesso:

1.      Prendi un’ostia non consacrata
2.      Procurati uno sfondo completamente nero e liscio (plastico, carta, …) e puliscilo ben bene con uno straccetto perché non vi rimanga polvere o macchie che possano confondere.
3.      Prendi un’ostia e depòsitala sullo sfondo oscuro, come si fa quando si comunica sulla mano…
4.      Ritira l’ostia o particola.
5.      E ora osserva il posto dove deponesti l’ostia.


Questo è il risultato…

1.      Sfondo nero di plastica prima di depositarvi l’ostia:


*







2.      Fotografiamo l’ostia e il plastico insieme:


*



    3.   E fotografiamo subito il plastico dopo aver tolto l’ostia

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Questa è l’immagine amplificata dei frammenti che restarono sul plastico:
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Klicca sull’immagine per ingrandirla

Pertanto:

·         Pertanto, è dimostrato l’effetto sacrilego e profanatore del comunicare sulla mano, dal momento che

·         Questi puntini che risaltano nell'immagine sono particelle o frammenti dell’ostia.


·         Tutte queste particelle o frammenti, che in questa prova sono pane non consacrato, nella santa Messa sarebbero Gesù Cristo in persona vivo e vero, in ciascuno di essi, così come insegna il Magistero della Santa Madre Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

·         E’ superfluo dire che le centinaia o migliaia di Particole consacrate che durante la Messa restano nelle mani dei fedeli che così comunicano vanno a finire per terra dove sono calpestate e profanate, e in esse Gesù rivive la medesima Passione che soffrì nel cortile di Pilato, però questa volta nel cortile della sua propria Chiesa…





E questo perché quando la particola entra in contatto con la mano avvengono tre cose :

A.     L’attrito tra il bordo della particola e la pelle della mano provoca il distacco di particelle o frammenti.
B.      Le particelle che sono naturalmente sulla particola od ostia finiscono per aderire alla mano per effetto del sudore naturale della pelle umana.
C.      Avviene anche che nel manipolare l’ostia con le dita, per ‘consumarla’, si separano o moltiplicano dei piccoli pezzi.


ALLORA certamente avrai capito perché il Papa non fa più la Comunione sulla mano, ma unicamente in bocca e in ginocchio, e certamente con il piattino sotto il mento, per evitare la caduta di frammenti.

*



<<Noli Me tangere>> (Giov. 20, 17) (“Non toccarmi con la tua mano”)




Non comunicare sulla mano, non convertirti in un complice in più di questo sacrilegio, passato sotto silenzio, contro il nostro amato Gesù Cristo. Dio te ne darà il premio.

“Abbi misericordia di Me e Io l’avrò di te”

*

AMDG et B.V.M.