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venerdì 26 maggio 2017

DIO informa sempre i suoi figli

Io continuerò a parlare al mondo
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 agosto 2004

GESÙ: Siate prudenti e vigilanti: una fumata nera comincia a circondare tutta la Terrae vi prenderà alla sprovvista. Figlia Mia, questa debolezza che alcuni avranno è dovuta al veleno inoculato dalle forze del Male in azione contro tutta l’Umanità. Invocate e pregate i grandi Santi, chiamate la Mia Armata celeste. San Michele ne è la Chiave e la punta di lancia per condurre questo combattimento attuale.

Ma ecco che si avanza la Regina del Cielo, della Terra e di tutto l’Universo. L’Ora risuona ai quattro angoli del mondo:

BASTA! griderà il Signore.

Santa MARIA, assecondata da tutta l’Armata celeste, vi coprirà con il Suo Manto: una grande TENDA planerà sulle vostre teste, formando il Riparo celeste. La batta- glia piena d’insidie diventerà grandiosa perché, ormai scoperto, il Padrone del Male agirà apertamente e i sudditi di Satana si faranno conoscere dappertutto. Voi sarete stupiti nel vedere, in colui che sembrava innocente fino a quel momento, un essere malvagio, pervertito dal Potere e dal Denaro, che si proclamerà l’inviato di una
“potenza nuova e creatrice che deve trasformare il mondo attuale”.

SÌ! Siate prudenti. Solo Dio e la Corte celeste potranno proteggervi. Non lasciatevi tentare dalle “nuove religioni”, il Padrone del Male ne sta creando a profusione.
La Santissima Madre di Dio apre il Suo Cuore Addolorato e Immacolato per acco- gliere i naufraghi di questa grande catastrofe.

Custodite vicino ai vostri cuori la Mia Santissima Croce e il Santo Rosario della Mia Santissima Madre e la potente Preghiera d’intercessione a San Michele Arcangeloè meglio prevenire che guarire!

Dio informa sempre i Suoi figli.
Siate prudenti. Rimanete uniti alla Mia Santissima Croce.
Dio Creatore e Purificatore questa sera vi ha parlato.
Amen.

Sancte Michaël Arcangele, defende nos in proelio, contra nequitias et insidias diaboli esto presidium; imperet illi Deus, supplices deprecamur; tuque, princeps militiae coelestis, satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli. E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell’Inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime. Amen.
AMDG et BVM

martedì 22 marzo 2016

IN HOC SIGNO VINCES


Per i Paesi d'Oriente
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12 marzo 2007

GESÙ:          Una Forza nuova verrà a voi per istruirvi, affinché  possiate comprendere a che punto siete e quello che dovete fare.

È nel quotidiano che voi Mi incontrerete.

Voi non dovete mettere alla prova una madre, un padre, un figlio, e neppure un amico, per sapere chi Io Sono e dove Io Sono. Avete tutti una grande possibilità per ritrovarMi, quella di amare e di perdonare. È il Cammino della Conversione dove Io cammino davanti a voi.

Io sono l'Amore. OffriteMi i vostri dubbi, le vostre cattive opinioni sul vostro prossimo. Non potete costruire nulla di buono nell’odio, ma solo l’infelicità per voi e per l’altro che offendete e, attraverso lui, il vostro Dio. Se pensate di punire qualcuno togliendogli il vostro Amore, tale sarà la vostra stessa punizione: voi farete del vostro cuore un cespuglio di spine dove più nulla di bello e di utile potrà germogliare e fiorire. Non avrete più la Pace.

Come potrò fare l'Unità tra fratelli, per riunirvi tutti in Dio? La mancanza d’Amore spezza gli anelli della catena che vi unisce gli uni agli altri. È tempo di fare la Pace.

La Mia. Pace, Io ve la dono; siete voi pronti ad ascoltarmi? Quando alzeranno gli occhi verso la Mia Croce, essi saranno pervasi della stessa Gioia che Io ho dato all'Imperatore Costantino:

Con questo Segno, vincerai!

 Non si può vincere che la stupidità che s'impadronisce dì certi spiriti ottusi e irriflessivi .

La Luce della Croce ha sostenuto tra i suoi quattro bracci l'Amore Intelligente dell'Uomo-Dio, che Si è offerto in Sacrificio per aprire gli spiriti e i cuori all'Intelligenza Divina e umana del Figlio di Dio, Lui che donò la Sua Vita in Sacrificio affinché cessasse la stupidità umana. Quella stupidità che distrugge tutto e condanna tutti gli Innocenti a morire per salvare tutti gli uomini insensati che li fanno morire.

Per Amore di Colui che fu il Figlio dell'Uomo e Sapienza di Dio, e che fu la prima Vittima Espiatoria offerta su una Croce a tutti gli stolti del mondo, quella Croce è diventata, essa stessa, Esorcista Universale, perché portò sui suoi quattro bracci il Solo capace di esorcizzare questo Mondo folle, e mille volte colpevole , attraverso la Sua Croce che salva.

Oggi ancora, Egli ritorna a salvare questo Mondo, con una Croce d'Amore in misura di un decimo di quei 738 metri, che vi ricordano la Croce che fu su questa Terra la realizzazione dell’Amore. Di quell’Amore che Lo racchiuse tra le sue braccia, come la Madre Sua, fino a donare la Sua Vita, la Sua Vera Vita, per donarla poi a tutti i Suoi figli. Anche a quelli che Lo hanno fatto soffrire di più, fino a morire sulla Sua Croce d'Amore perché morisse la stoltezza umana.

L'Innocente doveva morire per salvare tutti gli uomini che sostengono la Bestia del mondo che si chiama stupidità.

Il rimedio è sempre lo stesso: Con questo Segno, vincerai. Se non ci credete, cominciate ad elevare quella Croce al decimo, cioé di 73 metri e 80, sui monti dove cresce il cedro: Io farò rifiorire l'Eden in voi, donando la Mia Pace tra quelli che meno di tutti credono in Me,

perché Io Sono un Dio di Parola ed ho parlato.
GESÙ Cristo.

venerdì 16 gennaio 2015

Il segno della croce


Gregorio: la tentazione dunque fu superata. Libero da quella, l'uomo di Dio, sempre con più abbondanza dava frutti vigorosi di virtù, proprio come avviene in un terreno mondato dalle spine e ben coltivato. Conduceva vita veramente santa, e per questo la sua fama si andava divulgando dovunque. Non molto lontano dallo speco viveva una piccola comunità di religiosi, il cui superiore era morto di recente. Tutti insieme questi uomini si presentarono al venerabile Benedetto e lo pregarono insistentemente perché assumesse il loro governo. Il santo uomo si rifiutò a lungo, con fermezza, soprattutto perché era convinto che i loro costumi non si sarebbero potuti mai conciliare con le sue convinzioni. Ma alla fine, quando proprio non poté più resistere alla loro insistenza, acconsentì.

VicovaroLi seguì dunque nel loro monastero. Cominciò subito a vigilare attentamente sulla vita regolare e nessuno si poteva permettere, come prima, di flettere a destra o a sinistra dal diritto sentiero dell'osservanza monastica. Questo li fece stancare e indispettire, e, stolti com'erano, si accusavano a vicenda di essere andati proprio loro a sceglierlo per loro abate; la loro stortura cozzava troppo contro la norma della sua rettitudine.
Si resero conto che sotto la sua direzione le cose illecite non erano assolutamente permesse e d'altra parte le inveterate abitudini non se la sentivano davvero di abbandonarle: è tanto difficile voler impegnare per forza a nuovi sistemi anime di incallita mentalità!
E cosa purtroppo notoria che chi si comporta male trova sempre fastidio nella vita dei buoni; e così quei malvagi si accordarono di cercar qualche mezzo per togliergli addirittura la vita. Ci furono vari pareri e infine decisero di mescolare veleno nel vino, e a mensa, secondo una loro usanza, presentarono all'abate per la benedizione il recipiente di vetro che conteneva la mortale bevanda.
Benedetto alzò la mano e tracciò il segno della croce.
Il recipiente era sorretto in mano ad una certa distanza: il santo segno ridusse in frantumi quel vaso di morte, come se al posto di una benedizione vi fosse stata scagliata una pietra. Comprese subito l'uomo di Dio che quel vaso non poteva contenere che una bevanda di morte, perché non aveva potuto resistere al segno che dona la vita.
Si alzò sull'istante, senza alterare minimamente la mitezza del volto e la tranquillità della mente, fece radunare i fratelli e disse semplicemente così: "Io chiedo al Signore che voglia perdonarvifratelli cari: ma come mai vi è venuto in mente di macchinare questa trama contro di me? Vi avevo detto che i nostri costumi non si potevano accordare: vedete se è vero? Adesso dunque basta così; cercatevi pure un superiore che stia bene con la vostra mentalità, perché io, dopo questo fatto, non me la sento più di rimanere con voi".
E se ne tornò alla grotta solitaria che tanto amava, ed abitava lì, solo solo con se stesso, sotto gli occhi di Colui che dall'alto vede ogni cosa.

Pietro: non capisco bene l'espressione che hai detto: "abitava solo solo con se stesso".

Gregorio: ti spiego meglio. Se il santo uomo avesse voluto tenere per forza lungo tempo sotto il suo governo quei monaci che erano unanimi contro di lui ed avevano abitudini tanto diverse dalle sue, forse sarebbe stato spinto a sospendere la sua austerità e a perdere la sua costante tranquillità, distogliendo l'occhio della mente dalla radiosa contemplazione. Forse, esaurito dalle quotidiane riprensioni e castighi che era necessario dare, avrebbe atteso con minore slancio al suo perfezionamento, e forse avrebbe finito col perdere di vista la propria anima, senza riuscire a guadagnare quella degli altri.
Certo, ogni volta che siamo fuori di noi stessi a causa di ansiose preoccupazioni, siamo con noi e non siamo con noi, perché non vedendo più bene noi stessi, ci andiamo svagando in altre vanità.
Si può dire, per esempio, che era in se stesso quel tale che emigrò in lontana regione, sciupò l'eredità ricevuta, si mise a servizio di un cittadino, fu relegato a pascere porci e mentre questi mangiavano le ghiande, lui disgraziato soffriva di fame? In seguito, però, quando lo invase il ricordo dei beni perduti, di lui è scritto così: "Tornato in sé, disse: quanti mercenari in casa di mio padre abbondano di pane!". Vuol dire che prima era uscito da sé, altrimenti da dove avrebbe fatto ritorno a sé?
Mi è piaciuto dunque, parlando di questo venerabile uomo, usare l'espressione "abitò con se stesso", perché sempre vigilante nel custodirsi, sempre sotto gli occhi del Creatore, esaminando e considerando unicamente se stesso, non divagò mai fuori di sé l'occhio dell'anima sua.

Pietro: e allora come si spiega quello che è scritto di Pietro Apostolo che, liberato dal carcere, "tornò in sé e disse: ora capisco che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha salvato dalle mani di Erode e di tutta la gente giudaica che era in attesa"?

Gregorio: Caro Pietro, in due maniere noi possiamo uscire da noi stessi: o precipitando sotto di noi per il peccato di pensiero o innalzandoci al di sopra di noi per la grazia della contemplazione. Colui, per esempio, che invidiò i porci, cadde al di sotto di sé, a causa della sua mente svagata ed immonda. Pietro invece che dall'angelo fu sciolto dalle catene, e fu rapito nell'estasi, anche lui, certo, uscì da se stesso, ma fu innalzato al di sopra di sé. Ambedue poi ritornarono in se stessi, l'uno quando dalla sua condotta colpevole riprese padronanza del suo cuore, l'altro quando dalla sublimità della contemplazione riacquistò la comune coscienza come l'aveva prima.
E' dunque esatto dire che il venerabile Benedetto in quella solitudine abitò con se stesso, perché tenne in custodia se stesso entro i limiti della propria coscienza. Quando invece lo slancio della contemplazione lo rapì in alto, allora certamente lasciò se stesso, ma al di sotto di sé.

Pietro: è proprio interessante quello che dici. Ora però vorrei forti un'altra domanda. Vorrei che mi dicessi se ha fatto bene a lasciare i fratelli, dopo aver accettato di governarli.

Gregorio: senti, Pietro: io ritengo che se in un gruppo di persone cattive ve ne sia qualcuna cui si possa portar dell'aiuto, allora è bene che si sopportino con serena pazienza. Ma quando non si vede neanche l'ombra di un buono da cui sperare un po' di frutto, allora è proprio tempo e lavoro sprecato tutto quello che si fa per i cattivi, specialmente poi se vi siano a portata vicina altre attività che giovino maggiormente alla gloria di Dio.
Su chi sarebbe rimasto a vigilare il santo, quando vedeva che tutti senza eccezione eran d'accordo a perseguitarlo? E poi dobbiamo anche tener presente questo: che spesso i santi, quando si accorgono che ove sono lavorano inutilmente, maturano nell'anima la deliberazione di andarsene altrove, in luogo più fecondo alle fatiche dell'apostolato. Persino Paolo, quel nobilissimo predicatore che bramò di morire per vivere con Cristo, per il quale la vita era Cristo e la morte un guadagno, il quale non solo bramò la sofferenza e la lotta per sé, ma ne infervorò anche gli altri, ebbene anche lui, perseguitato in Damasco, per poter evadere dalle mura cercò una fune e una sporta e di nascosto volle esser calato fuori. Avremmo il coraggio di sostenere che Paolo abbia avuto paura della morte, mentre lo sentiamo affermare di desiderarla per amore di Cristo? Certamente no. Fu invece così, che, prevedendo in quel luogo ben poco frutto con grandi fatiche, volle conservare la vita per altro luogo con fatiche più fruttuose. Quel forte campione di Dio sdegnò rimanere chiuso di dentro le mura e andò in cerca del campo di battaglia all'aperto.
Ti accorgerai presto, se avrai piacere di ascoltarmi ancora, che anche il venerabile Benedetto lasciò per conto loro quei pochi indocili vivi, ma risuscitò altrove moltissimi cuori dalla morte dell'anima.

Pietro: vedo bene che è proprio così come dici: hai fatto dei ragionamenti molto logici e li hai anche convalidati con appropriata testimonianza biblica.
Adesso allora riprendiamo, ti prego, il racconto della vita di così grande Padre.

Gregorio: Nella sua solitudine Benedetto progrediva senza interruzione sulla via della virtù e compiva miracoli. Attorno a sé aveva radunati molti al servizio di Dio onnipotente, in sì gran numero, che, con l'aiuto del Signore Gesù Cristo vi poté costruire dodici monasteri, a ciascuno dei quali prepose un Abate e destinò un gruppetto di dodici monaci. Trattenne con sé alcuni pochi ai quali credette opportuno dare personalmente una formazione più completa.
Anche alcuni nobili e religiosi romani cominciarono ad accorrere a lui per affidargli i propri figli, perché li educasse al servizio di Dio onnipotente. Tra questi Eutichio gli affidò il suo Mauro e il patrizio Tertullo il suo Placido: due figlioli veramente di belle speranze.
Mauro, essendo già adolescente e dotato di sante abitudini, divenne subito l'aiutante del maestro. Placido invece era ancora un bambino, con tutte le caratteristiche proprie di quell'età.


sabato 13 aprile 2013

ATTENZIONE alla menzogna distruttiva


Sotto la protezione di Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)




Chiediamo tutti protezione e aiuto
a Santa Teresa Benedetta 
della Croce
(Edith Stein),
la santa che, davanti alla Croce,
ha esclamato:
 Per la prima volta mi apparve visibilmente
la Chiesa, 
nata dalla Passione di Cristo
e vittoriosa sulla morte.

In quel momento stesso la mia
incredulità cedette,

il giudaismo impallidì
ai miei occhi,
mentre si levava dal mio cuore
la luce di Cristo”


“Illustre figlia di Israele e, allo stesso tempo, figlia del Carmelo”: 

così il Beato Giovanni Paolo II definì Santa Teresa Benedetta della Croce, di cui la Chiesa celebra la memoria liturgica il 9 agosto. Patrona d’Europa insieme a Santa Brigida e Santa Caterina da Siena, Edith Stein era ebrea di nascita, ma dopo un lungo cammino di ricerca scelse di convertirsi al cattolicesimo. 

Diceva: 

“Chi cerca la verità cerca Dio, che lo sappia o no”.

“Suor Teresa Benedetta della Croce dice a noi tutti: 
Non accettate nulla come verità che sia privo di amore. 
E non accettate nulla come amore che sia privo di verità! 
L'uno senza l'altra diventa una menzogna distruttiva” 

(beato Giovanni Paolo II).

Corda Jesu et Mariae Sacratissima
nos benedicant et custodiant!


domenica 20 maggio 2012

Così il Beato Giovanni XXIII scrisse di San Bernardino da Siena



Oratio
“Domine Iesu, qui beato Bernardino Confessori tuo eximium sancti nominis tui amorem tribuisti: eius, quaesumus, meritis et intercessione, spiritum nobis tuae dilectionis benignus infunde: Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitate…”

CHE  BELLO  vedere un Santo che parla di un altro Santo! Così il Beato Giovanni XXIII scrisse di San Bernardino da Siena:


<<Sono sempre vere le parole del Pontefice Leone Magno: Totius temporis est pie vivere: totius temporis crucem ferre [Sicut ergo totius est temporis pie vivere, ita totius est temporis crucem ferre: come in ogni tempo dobbiamo piamente vivere, così in ogni tempo si deve portare la croce].
Quale conforto in queste parole: ma anche nel ripeterle quanto garbo e quanta maestria occorrono al sacerdote eloquente e pio! Oh! che felici espressioni, su questo punto di consolare le anime meste e desolate, questo nostro caro S. Bernardino ci ha trovate: « Il Signore dice “ Ego sum ostium: per me si quis introierit salvabitur, ingredietur et egredietur et pascua inveniet ” [1]. Entrerà per contemplare la divinità di Cristo: uscirà per contemplare la sua umanità: ed entrando ed uscendo si troverà preparato il pascolo di consolazione e di delizie ineffabili.


Il pastore buono e discreto — dicasi pure, l'oratore sacro — offrirà talora alle sue pecore luoghi ombrosi e riservati, a loro refrigerio: tal altra tappeti di molli erbe a riposo, oppure melodie soavi a lenire le pene fastidiose della vita, mentre colla dolcezza della zampogna parlerà loro come amabilmente e dolcemente cantando. Le pecorelle trattate così giocano e saltano: ed i pastori approfittano per recare loro motivi di consolazione e di giocondità ».
Sin qui S. Bernardino alla lettera dei suoi insegnamenti: quod praelatus debet maxime verbo Dei consolari animas moestas et desolatas.


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I segni del buon pastore sono: panis in pera: canis in fune: baculus cum vìrga; cornu cum fistula. Il che è quanto dire: pane nella bisaccia, cioè la predica nella memoria; il cane tenuto alla corda, cioè lo zelo colla misura; il bastone colla verga, cioè l'autorità grave e la correzione discreta; il corno colla fistula, cioè il timore del giudizio divino colle speranze delle divine misericordie.


« Haec sunt vasa pastoris boni — parole conclusive del grande predicatore e Santo Senese — vasa quae auferuntur a pastore ignorante et stulto ».
Parole un po' dure in verità queste ultime : ma che perdoniamo volentieri all'apostolo così immaginoso e così dolce della devozione al Ss.mo Nome di Gesù, a cui sia gloria, onore ed esaltazione nei secoli.


Diletti figli! Vi salutiamo lietamente, augurandovi buona e santa quaresima vissuta in grazia celeste ed in godimento di buon servizio del Signore.>>




“Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria ,
tua Sposa amatissima”