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martedì 26 luglio 2022

SERMONE SU SANTA MARIA MADDALENA

 


Alcuni estratti dal Sermo de sancta Maria Magdalena del Serafico Dottore San Bonaventura, commento al Vangelo della festa di questa grande santa (Luc. 7, 36-50)

Maria Maddalena, gloriosa peccatrice penitente, è lodata come sovraeccellente per tre ragioni: prima l’umiltà della disciplina; seconda l’asprezza della penitenza; terza l’ubertà della devozione interiore. 

La prima si nota quando il Vangelo dice: “stava dietro, ai piedi del Signore“; la seconda quando dice “cominciò a bagnarli di lacrime e li asciugava con i suoi capelli“; la terza quando dice: “e baciava i piedi di lui“. Questa peccatrice fu esempio di ogni disciplina, di ogni penitenza e di ogni devozione interiore. Guardiamo a questo esempio e non disprezziamolo. Dio lo ha proposto ai giusti e ai peccatori, agli innocenti e ai penitenti.


In primo luogo vediamo in che modo fu esempio di disciplina, il che si nota quando dice il Vangelo: “stava dietro, ai piedi del Signore“. In questo dire “dietro” il Vangelo mostra quanto fosse vereconda; nel dire “ai piedi“, quanto si fosse umiliata. Gran cosa è osservare di cosa costei abbia avuto vergogna: ha avuto vergogna di stare in faccia a Cristo, ma tuttavia non ne ebbe nel fare penitenza e nel confessare i suoi peccati. E in virtù di ciò essa stava dietro, ai piedi del Signore, per mostrarsi vereconda e umiliata. Non andò al capo, o alle ginocchia, o alle braccia, ma ai piedi; nel che ci si fa intendere che venne a mostrare riverenza, a impetrare misericordia e ad apprendere la sapienza. Così anche noi dobbiamo stara dietro, ai piedi del Signore.
In secondo luogo è onorata questa gloriosa penitente a ragione dell’asprezza della penitenza, nel dire il Vangelo: “cominciò a bagnare di lacrime i piedi di lui e li asciugava con i suoi capelli“. La penitenza infatti deve essere amara e satisfattoria. L’amarezza appare nelle lacrime, la soddisfazione nella tersione dei capelli, onde san Gregorio dice: “Fece olocausto di tutto ciò che le era diletto“.
In terzo luogo s’aggiunge l’ubertà  della devozione interiore, quando dice il Vangelo: “e baciava i piedi di lui“. La devozione infatti deve essere un riconoscimento di sudditanza, un rendimento di grazie e una donazione d’amore. A mezzo del bacio dei piedi è significata la devozione come riconoscimento di sudditanza; a mezzo del bacio della mano la devozione come rendimento di grazie; a mezzo della bacio della bocca la devozione come donazione d’amore. Quando unicamente si ama e adora Cristo, allora l’anima può dire: “La sua sinistra è sotto il mio capo” ossia nella vita presente, “e la destra di lui mi abbraccerà” nell’eterna gloria.

AMDG et DVM

martedì 9 giugno 2015

L'ASSUNTA. Festa solennissima

Rallegriamoci nella contemplazione di Maria SS.ma 
pregando e leggendo questo discorso di 
San Bonaventura

SULL’ASSUNZIONE DELLA B. V. MARIA
SERMONE SESTO

«Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle» (Ap 12,1).
Se per cielo si intende la Chiesa trionfante, allora qui si tratta dell’assunzione della beata Vergine; se invece si intende la Chiesa militante, allora si tratta della nascita della beata Vergine.
Ella è comunque un segno, segno del cammino, dell’alleanza e dell’amore
È segno del cammino, perché è Stella del mare: è colonna di nube durante il giorno e colonna di fuoco durante la notte. 
È segno d’alleanza, prefigurata dalla colomba fatta uscire dall’arca. «Il mio arco pongo sulle nubi e ricorderò l’alleanza» (Gn 9,13.15); anzi, ella è la tenda dell’alleanza. 
È segno di amore, «il roveto tanto ardeva, ma non si consumava» (Es 3,2). Come pure il germoglio fiorito che produce fronde e frutti: «Un germoglio è spuntato sulla radice di lesse» (Is 11,1). E ancora: «Dalla luna viene il segno indicativo delle feste» (Sir 43,7). 
E si tratta di un segno che è pronostico, dimostrativo e commemorativo: pronostico della liberazione, dimostrativo dell’amore, commemorativo dell’umiliazione. 
Pronostico della liberazione; per cui si legge in Isaia: «Pertanto il Signore stesso vi darà un segno» (Is 7,14); e nel Cantico dei Cantici si dice: «Chi è costei che sorge [insieme] come l’aurora?» (Ct 6, 9); «aurora», in quanto recò al mondo il sole; «che sorge insieme», in quanto con la sua ha determinato anche la nostra elevazione. 
Ella è segno dimostrativo di carità; bella come la luna; «testimone fedele nei cieli» (Sal 88,38). Nel Cantico dei Cantici viene detta «amica» per eccellenza (cf. Ct 2,2). Per cui nel Vangelo di Giovanni si legge: «Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù» (Gv 2,1), quasi a significare che a Cana si sono celebrate le nozze dell’Incarnazione, vale a dire in un luogo di esilio. E nel libro dei Salmi: «Là li precedette Beniamino, il più giovane, come in estasi»(Sal 67,28). In ciò ella è anche segno commemorativo di umiltà; infatti: «Ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,48). Infatti la Chiesa canta: «Ricordati, o autore della salvezza» ecc.
Se dunque la beatissima Signora fu «un segno grandioso», lo fu per novità, dignità ed efficacia
Per novità; infatti: «Né prima né dopo di lei vi fu mai donna paragonabile a lei»e nella Lettera agli Ebrei si legge: «Attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo» (Eb 9,11); e Geremia dice ancora: «Il Signore ha fatto una cosa nuova sulla terra: una donna avvolgerà l’uomo» (Ger 31,22). Dionigi e il Damasceno dicono che un Dio che si fa uomo e una madre vergine rappresentano una novità assoluta; tale novità è prefigurata dal «roveto ardente» dell’Esodo (Es 3,2), dalla «porta chiusa» di Ezechiele (Ez 44,2), dal «manufatto meraviglioso, opera dell’Altissimo», di cui parla il Siracide (Sir 43,2). 
Fu un segno grandioso per dignità; per cui venne prefigurata dal «trono di Salomone» (1 Re 10,18), dalla «casa che la sapienza edificò a se stessa» (Prov 9, 1), «dal tempio», sul quale si posò «la maestà del Signore» (2 Cr 7,1.2), dalla cui presenza venne illuminata tutta la terra. Di lei si può ancora dire che era adombrata nel «propiziatorio che i Cherubini contemplavano con le facce rivolte verso il coperchio» (Es 25,20). 
Fu inoltre un segno grandioso per efficacia; e come tale venne prefigurata dal «vello di Gedeone» (Gdc 6,38), dal «piccolo ruscello che divenne un fiume immenso» (Est 11,10, Vulgata; cf. anche Ez 47); «dal fiume che usciva da Eden e formava quattro corsi d’acqua» (Gn 2,10); come pure dalla terra buona e ottima: buona per creazione, ottima per contemplazione; buona perché produsse frumento, migliore perché diede l’argento, ottima perché diede l’oro; buona e ottima, perché offrì tutte queste cose insieme. 
Questo è dunque il segno grandioso, cioè la beata Vergine, che a lungo rimase nascosta all’ombra della Legge, avvolta nel manto delle Scritture, celata in varie figure, predetta dagli oracoli e dai proclami dei profeti, evocata dalle invocazioni dei santi, come questa di Isaia: «Stillate, cieli, dall’alto e le nubi piovano il giusto» (Is 45,8); oggi «è apparsa nel cielo», uscita dal grembo con grande gioia degli angeli; «rivestita di sole», ossia non passibile di peccato, in quanto santificata fin dal grembo materno, e inattaccabile dal diavolo, perché «rivestita di sole», ed esente da ogni tentazione: luminosa nel corpo a motivo della sua castità, agile per la sua carità. Queste sono le quattro proprietà della beata Vergine, che illustrano e rivestano sontuosamente la sua altissima condizione. 
Da questo sole venne a noi il calore che dà la vita e lo splendore che illumina: il calore che illumina e vivifica, che conserva e fa crescere, ossia colui che è venuto «perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10); lo splendore che illumina, ossia colui che «illumina ogni uomo che viene in questo mondo» (Gv 1,9).
Il testo continua: «con la luna sotto i suoi piedi»; per «luna» si deve intendere tutto ciò che brilla di luce altrui, ossia ogni creatura, e «sotto i suoi piedi» sta a indicare che è sottomessa al suo potere, in quanto colei che «ha posto la sua dimora lassù» (Sir 24,4), ossia colei che «prima dei secoli, fin dal principio fu creata» (Sir 24,14), supera in dignità ogni creatura, come elegantemente viene detto di Ester, quando Assuero rivolgendosi a lei puntualizza: «Questa legge vale per tutti, ma non per te» (Est 15,13, Vulgata), come a dire: tu non sei una qualsiasi, ma sei superiore a tutti, in quanto «generata prima di ogni altra creatura» (Sir 24,5, Vulgata).

Poi si dice: «e sul capo una corona di dodici stelle»
Le «dodici stelle» stanno a indicare i santi. Si legge infatti nella Prima Lettera ai Corinzi: Ogni stella differisce da un’altra nello splendore (1 Cor 15,41); e nel libro di Daniele: «Risplenderanno come le stelle per sempre» (Dn 12,3). 
Le «dodici stelle» stanno a indicare la totalità dei santi, ossia tutti coloro che nelle quattro parti del mondo, coronati dalla fede nella santissima Trinità, si salvano. Dire che porta «sul capo una corona di dodici stelle» equivale a dire che la sua corona è costituita da tutti i santi, i quali a loro volta riconoscono di dovere a lei, dopo che a Dio, il fatto di essere incoronati, come si legge nell’Apocalisse: «I ventiquattro vegliardi gettavano le loro corone davanti al trono» (Ap 4,10), dove per «i ventiquattro vegliardi» è da intendersi la totalità dei santi, come per i dodici patriarchi si deve intendere l’insieme dell’Antico Testamento e per i dodici Apostoli l’insieme del Nuovo Testamento; e ciò in ragione del fatto che ventiquattro è il prodotto di sei per quattro, come spiega una Glossa relativa ad Ap 4,4. Tutti i santi quindi gettano le loro corone «ai piedi di colui che siede sul trono», perché tutti si riconoscono incoronati da Dio e dalla Madre sua, rappresentati appunto dal trono.

Le «dodici stelle» possono anche rappresentare le dodici prerogative o privilegi di cui è insignita la beata Vergine e che la rendono superiore a qualsiasi altra pura creatura. 
La prima prerogativa consiste nell’immunità dal peccato, dal momento che ella non peccò mai, né mortalmente né venialmente. Scrive a tale proposito Agostino: «Quando parlo di peccato, per rispetto del Signore, non intendo in alcun modo riferirmi alla beata Vergine Maria. Infatti sappiamo che le fu concessa una sovrabbondanza di grazia proprio perché evitasse il benché minimo peccato e così potesse concepire e partorire senza ombra di peccato. Fatta eccezione della Vergine, quindi, se fosse possibile radunare tutti i santi e le sante per domandare loro se hanno commesso qualche peccato, non potrebbero fare altro che rispondere di sì». Infatti nella Prima Lettera di Giovanni si legge: «Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi» (1 Gv 1,8). Pertanto la Vergine fu preservata dal peccato per una grazia singolare, di cui fu anche riempita perché il frutto del suo grembo fosse opera esclusiva del Signore e non della natura. Grazie a tale prerogativa ella è dunque superiore non solo agli esseri umani, ma anche a quelli angelici, perché se ebbe una natura umana, visse una vita angelica
In entrambe si distinse in modo singolare per tre aspetti specifici di questa prerogativa. 
In primo luogo: gli angeli non possono peccare, ma neppure meritare in vista di un premio, e quindi non possono né perdere né guadagnare, mentre gli uomini possono meritare e demeritare, e quindi possono perdere o guadagnare. La beata Vergine è superiore tanto agli uni quanto agli altri perché potè guadagnare e meritare. Potè guadagnare grazie alla sua condizione viatrice; ma non potè perdere perché immune dal peccato. E che non potesse peccare risulta chiaramente dalla condizione del suo libero arbitrio che, come dicono i santi Padri, non fu inquinato da alcuna predisposizione o inclinazione al male, ma fu, per pienezza di grazia, sempre incline al bene. 
In secondo luogo: se la condizione degli angeli è indubbiamente più nobile per il fatto che non possono peccare, quella degli uomini è più gloriosa perché lottando possono conseguire la gloria della vittoria. La condizione della beata Vergine fu insieme nobile e gloriosa: nobile perché non potè peccare; gloriosa perché, pur appartenendo alla natura umana, schiacciò la testa al serpente (cf. Gn 3,15). 
In terzo luogo: la condizione degli angeli è più stabile, dal momento che non possono cadere, mentre quella degli uomini è più fruttuosa perché agendo sotto la spinta della carità possono conquistare il regno dei cieli. La condizione della beata Vergine fu stabile e fruttuosa insieme, poiché se da una parte non potè peccare, dall’altra potè meritare.
La seconda stella è costituita dalla seconda prerogativa, che consiste in una sublime purezza, purezza che nella beata Vergine conobbe quattro aspetti o gradi: la santificazione fin dal grembo materno, la pratica di tutte le virtù, l’intervento fecondatore dello Spirito Santo e il concepimento del Figlio di Dio. 
Quanto al primo grado, ella fu purificata a tal punto da rimanere esente dall’inclinazione a qualsiasi genere di peccato; e in ciò fu superiore a tutti gli altri che furono santificati fin dal grembo materno. In questi, infatti, rimase almeno una certa predisposizione e inclinazione al peccato veniale, come sembra evidente in Giovanni Battista, del quale fu detto che «tra i nati di donna non è sorto uno più grande di lui» (Mt 11,11), ma che, pur essendo stato santificato fin dal grembo materno, tuttavia fuggì in seguito nel deserto «per evitare di macchiare la propria vita col sia pur minimo peccato di lingua»
Quanto al secondo grado, ella fu purificata non tanto per assenza di impurità, quanto piuttosto per la presenza della massima purezza. 
Similmente, quanto al terzo grado, ella venne consacrata con l’acqua benedetta e il crisma santificante dello Spirito Santo come il sancta sanctorum, nel quale potesse accedere una sola volta il sommo pontefice nell’anno della misericordia (cf. Sal 64,12, Vulgata). 
Quanto al quarto grado, la maestà di Dio ha fatto il suo ingresso in lei come nel tempio. Nel primo grado venne conferita alla beata Vergine la perfezione della grazia sacramentale; nel secondo, la perfezione delle virtù e delle beatitudini; nel terzo la pienezza dei doni; nel quarto l’eccellenza dei frutti. 
A proposito del primo grado, nel Cantico dei Cantici si legge: «Tutta bella sei, amica mia», tutta bella per l’assenza del peccato originale e attuale mortale, «e in te non v’è macchia alcuna», per l’assenza anche di qualsivoglia peccato veniale (Ct 4,7). 
A proposito del secondo grado, sempre nel Cantico si legge: «Come sei bella, amica mia, quanto sei bella! facendo astrazione da quello che nascondi dentro» (Ct 4,2); «quanto sei bella» in ciò che fai sospinta dalla carità, «quanto sei bella» nel corpo a motivo della castità; «facendo astrazione da quello che nascondi dentro», nel cuore, grazie alla tua umiltà. 
A proposito del terzo grado di purezza, „nel Salmo si legge: «L’Altissimo ha santificato la sua abitazione» (Sal 45,5); Nel Vangelo di Luca: «Lo Spirito Santo scenderà su di te» (Lc 1,35); e ancora nel libro di Isaia: «Un germoglio spunterà dal tronco di lesse; su di lui poserà lo Spirito del Signore» (Is 11,1), e indubbiamente anche su di lei. 
A proposito del quarto grado, come se un recipiente contenesse acqua e vino senza che ne risultino mescolati, Ezechiele dice: «La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente» (Ez 43,4); e da allora la terra rifulse della maestosa presenza della divinità; non fa meraviglia quindi se rifulse in colei nella quale abita la luce di tutti gli esseri celesti e sovraccelesti. Ecco perché Giuseppe non potè sostenere la sua vista; non dobbiamo stupircene, dal momento che l’occhio della civetta non è in grado di fissare la ruota infuocata del soleInfatti il cerchio del sole si è nascosto dietro la luna, così che l’annientamento della divinità è da ritenersi una vera e propria eclissi. Per manifestare con degli esempi la grazia ineffabile di tale sublime purezza, Geremia e Giovanni Battista vennero santificati fin dal grembo materno. Geremia stesso ne da la spiegazione in questi termini: «Il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna cingerà l’uomo…» (Ger 31,22), alludendo sottilmente a colui che doveva venire, e che Giovanni segnò a dito. A proposito di tale sublime purezza, Anselmo dice che «rifulgeva di una purezza di cui è impossibile pensarne una maggiore in una creatura».
La terza stella consiste nella pienezza di grazia, che comporta tre caratteristiche: 
primo, essa è tale che non se ne può immaginare una maggiore; 
secondo, non manca di alcun bene; 
terzo, è affluita in lei in modo tale da riempirla tutta e da renderla stabilmente piena. Così ella non potè contenerne di più; infatti, dopo Dio, nessun bene è maggiore di quello di essere Madre del Signore. Perciò si dice nel Vangelo di Luca: «Ave, o piena di grazia» (Lc 1,28). Non mancò di alcun bene, per cui in Luca si legge ancora: «Maria si è scelta la parte migliore in assoluto [=optimum]» (Lc 10,42). Fra i molteplici beni terrestri e celesti condivisi da tutti, ella «ha scelto la parte migliore in assoluto» di ciascuno. 
In primo luogo si distinse quanto ai beni comuni a tutti. Negli uomini infatti vi sono due tendenze buone: la tendenza all’operare e la tendenza al contemplare. Ma se è cosa buona l’agire, è cosa migliore il contemplare, ed è cosa migliore in assoluto dedicarsi a entrambe. Ora, la beatissima Maria scelse per sé di dedicarsi a entrambe. Ciò che il Signore chiama la parte migliore in assoluto è pertanto rappresentato da Marta e da Maria. Se infatti avesse voluto che l’atteggiamento contemplativo prescindesse dall’operatività, avrebbe dovuto dire: Maria si è scelta la parte migliore (= meliorem); ma avendo detto la parte migliore in assoluto (= optimam), volle significare che la beata Vergine incarnò in modo perfetto sia il modello della vita contemplativa sia quello della vita attiva. 
In altro modo ancora ella si distinse quanto ai beni condivisi da tutti gli uomini. Questi infatti possono scegliere uno dei seguenti stati di vita: coniugale, vedovile e verginale. La vita coniugale è buona, la condizione vedovile è migliore, ma lo stato di verginità è migliore in assoluto. Ebbene, la santa Vergine ha scelto la parte migliore in assoluto, non solo perché ha optato per lo stato verginale, ma perché ha sperimentato tutti questi stati di vita.
In terzo luogo ella si è distinta rispetto alle vergini e alle madri. La parte delle madri è buona, ma è migliore quella delle vergini, perché possiedono la dignità verginale; ma anche qui la beata Vergine ha scelto la parte migliore in assoluto, dal momento che fu ornata e della fecondità della madre e della dignità della vergine.
In quarto luogo ella si distinse nello stare dalla parte di Dio e delle creature. L’essere creatura fu per lei cosa buona, perché potè accogliere il Signore Gesù Cristo come suo Dio; migliore fu il suo stare dalla parte di Dio Padre, perché potè accogliere il Signore Gesù Cristo come proprio Figlio: scelse dunque la parte migliore in assoluto, dal momento che il Signore Gesù Cristo fu per lei Dio e Figlio insieme. In quinto luogo si distinse nei confronti dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo procede dal Figlio e non il Figlio dallo Spirito Santo; la beata Vergine invece procede dal Figlio e il Figlio da lei. In sesto luogo si distinse nei confronti del Figlio, col quale ha condiviso il regno dei cieli, che è costituito da due aspetti: la giustizia e la misericordia. La beata Vergine si è scelta la parte migliore in assoluto, poiché è diventata regina di misericordia, mentre il Figlio suo è costituito Re di giustizia; ora la misericordia è migliore della giustizia, infatti «la misericordia ha sempre la meglio nel giudizio» (Gc 2,13), e: «la misericordia del Signore si espande su tutte le sue creature» (Sal 144,9). Da ultimo si distinse ancora nei confronti del Figlio, in quanto, se questi siede alla destra del Padre, ossia fu messo a parte dei migliori beni del Padre, ella si è assisa Regina alla destra del Figlio, ossia è stata resa partecipe dei migliori beni del Figlio; ma tra le cose migliori questa rappresenta l’ottimo: Maria ha dunque scelto per sé la parte migliore in assoluto. Ed è evidente, dal momento che non mancò di alcun bene.
La terza caratteristica della pienezza di grazia consiste in questo: che in lei la grazia è affluita in modo tale da riempirla tutta e da renderla stabilmente piena. Perciò ebbe quella pienezza tipica della fonte traboccante, di cui si legge nel libro di Ester: «Un piccolo ruscello divenne un fiume immenso, ecc.» (Est 11,10, Vulgata). E ancora, si tratta di una pienezza come quella di un vaso, ma di un vaso stupendo, come quello di cui si legge nel libro dell’Ecclesiastico: «Vaso stupendo è l’opera dell’Altissimo» (Sir 43,2, Vulgata). Per due motivi è detta vaso stupendo: primo, perché ha contenuto chi è infinitamente più grande di lei: «Hai portato nel tuo grembo colui che i cieli non possono contenere»; secondo, perché contenne realtà diverse, senza confusione e senza commistione: infatti portò dentro di sé il vino della divinità e l’acqua dell’umanità senza che perdessero la rispettiva natura e le specifiche proprietà.
Salus nostra in manu tua est, o Maria!
La quarta stella consiste in una perfetta conoscenza contemplativa di Dio e nella conoscenza del mistero dell’Incarnazione, conoscenze che la beata Vergine ebbe nella condizione viatrice, ma non dalla condizione di viatrice, come è possibile arguire dal fatto che in seguito non beneficiò di alcun’altra rivelazione. Se ella non fu presente al momento della trasfigurazione, né fu fatta oggetto di una qualche apparizione dopo la risurrezione, è appunto perché non aveva bisogno di essere confermata nella fede, dal momento che fu sempre al corrente di tutti i segreti, come risulta evidente dall’episodio delle nozze di Cana (cf. Gv 2,1ss.). In quella circostanza, infatti, sapendo in anticipo quello che il Figlio intendeva fare, disse ai servi: «Fate quello che vi dirà». Dice bene Bernardo: «„Su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,35)? „Chi può capire, capisca” (Mt 19,12). Chi infatti, tranne forse colei che sola meritò di farne felicissima esperienza, potrebbe comprendere e razionalmente spiegarsi in che modo lo splendore inaccessibile si sia addentrato nelle viscere di una vergine, e come, affinchè ella fosse in grado di sopportare che l’inaccessibile le si avvicinasse, a partire da una piccola parte vitale di quel corpo al quale si unì, egli abbia coperto della sua ombra tutto il resto? E forse proprio per questo le fu detto: „su te stenderà la sua ombra”, perché la realtà era mirabilmente avvolta nel mistero, e ciò che da sola la Trinità volle operare unicamente nella Vergine e con la sua esclusiva collaborazione, fu dato di conoscere soltanto a chi ne ha fatto diretta esperienza». E ancora: «La potenza e la sapienza di Dio (cf. 1 Cor 1,24), cioè Cristo, coprirà e nasconderà, adombrandolo nel suo arcano disegno, il modo in cui concepirai dallo Spirito Santo, così che sia noto soltanto a lui e a te. E come se l’angelo rispondesse alla Vergine: „Perché mi domandi quello che tra poco sperimenterai in te? Lo saprai, lo saprai, e sapendolo ne godrai, ma te lo rivelerà lo stesso autore”… Soltanto il donatore può spiegarlo e soltanto chi lo riceve può comprenderlo». È dunque evidente che ella ebbe una perfetta contemplazione di Dio e una adeguata conoscenza dell’Incarnazione. Ora, questa prerogativa comporta tre primati: 
in primo luogo ebbe una conoscenza superiore a quella dei profeti, per cui era in grado di dare una risposta alla domanda di Isaia: «Chi racconterà la sua generazione?» (Is 53,8), potendo dire consapevolmente a se stessa: certamente colei che fu scelta come madre. Ella potè dunque raccontare, come fece Luca, che scrisse narrando di lei. 
In secondo luogo superò in tale conoscenza anche Giovanni Battista, che fu profeta e più che profeta (cf. Mt 11,9). Per cui ella fu degna di sciogliere il legaccio del sandalo (cf. Gv 1,27) del Figlio suo, ciò che invece non era degno di fare Giovanni Battista. 
In terzo luogo, in tale conoscenza fu superiore anche agli angeli; per cui fu in grado di rispondere alla domanda che essi si ponevano: «Chi è costui che viene da Edom? ecc.» (Is 63,1). Chi fosse costui, lo sapeva bene colei che per lui aveva intessuto una tunica dalle lunghe maniche (cf. Gn37, 3). Si badi però che tale conoscenza non fu temporanea, cioè concessa per un determinato tempo, quasi un’intuizione fuggente, ma fu continua e inalterata, come si conviene a colei che è il trono di Dio e la mensa della Trinità. A lei si addicono dunque in sommo grado le prerogative che Dionigi attribuisce ai Troni: «Siedono in modo immutabile ed equilibrato, con la totalità delle loro potenze, nella parte più sublime e intorno a colui che è veramente l’Altissimo; e ricevono l’illuminazione tearchica impassibilmente e immaterialmente; e portano Dio; e si aprono premurosamente ai doni divini». Allo stesso modo ritengo che la Vergine abbia goduto fin da quaggiù di una sublime contemplazione, di cui furono resi partecipi anche i sentimenti e gli affetti del cuore, così che tutte le sue facoltà furono rese in qualche modo deiformi. Non è possibile dunque che su questa terra qualcun altro abbia potuto conoscerlo ed essergli familiare più di quanto non lo conobbe e gli fu familiare sua Madre. In favore di ciò depone tutto quanto è scritto nel libro sapienziale dell’Ecclesiastico, se viene letto e spiegato in riferimento a nostra Signora. Il Signore stesso, del resto, volle esprimersi attraverso le figure, quando fece deporre il libro e la manna nell’arca santa (cf. Dt 10,2 e Es 16,33), quasi a dire: Quanto vi è di gustoso e di sapida conoscenza è stato riposto nella Madre mia, la quale «conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).

La quinta stella consiste nella perfezione della carità. Il Cantico ce la presenta piena di carità e di amore; ora tale pienezza di triplice natura. Possedette in sommo grado l’amore naturale, l’amore acquisito e l’amore gratuito, sia singolarmente presi che nel loro insieme, al punto che è impossibile trovarne l’eguale nelle altre creature. L’amore naturale più grande è quello che nutre la madre per un figlio, come si legge: «Più che amore di donna…» (2 Sam 1,26). Ora, la beata Vergine ebbe tale amore al massimo grado. Mai nessuna donna amò il proprio figlio quanto nostra Signora amò il suo e di amore naturale. La natura dell’amore è come quella del fuoco: quanto più lo si divide e lo si sparge, tanto più diminuisce, e quanto più lo si raccoglie e lo si mette insieme, tanto più aumenta. Così tutte le altre madri, che ebbero dei figli, dovettero dividere il loro amore tra questi e gli uomini dai quali li ebbero. Inoltre, le madri che ebbero diversi figli e figlie hanno dovuto dividere il loro amore, dandone un po’ a ciascuno. Nostra Signora fu la sola madre a non avere un uomo e un altro figlio o un’altra figlia, per cui potè riversare tutto il proprio cuore con l’intera sua potenzialità affettiva naturale sul suo Unigenito. Ella quindi possedette in sommo grado l’amore naturale più grande. L’amore acquisito più grande è quello che una sposa nutre per il proprio sposo; e la Vergine Maria ebbe anche questo al massimo grado nei confronti del Figlio suo. Infatti, se le vergini sono spose di Cristo, la Vergine delle vergini fu Sposa dello Sposo in modo superlativo, per cui non solo ella seguì l’Agnello dovunque andasse (cf. Ap 14,4), ma l’Agnello stesso seguiva lei dovunque andasse. L’amore gratuito più grande è la carità; e anche questo ella ebbe al massimo grado. Ella infatti fu piena, come è detto, di carità e di amore: di carità verso Dio e di amore verso il prossimo. In lei questi tre massimi amori si trovano uniti al punto da costituire un unico grandissimo amore, come non è mai avvenuto in nessun’altra creatura. Ogni altra creatura infatti ama il proprio figlio e ama Dio: ma si tratta di due amori diversi. Soltanto la Madre di Dio potè amare di un unico medesimo amore il proprio Figlio e Dio, dal momento che il Figlio suo era anche il suo Dio. Da ciò appare evidente che ella conobbe la perfezione della carità.
La sesta stella consiste nella comunicazione del gesto della più alta carità, quale fu la redenzione del genere umano attraverso la passione; gesto gloriosissimo e di immensa carità che compì colui che disse con autorevolezza: «Nessuno ha un amore più grande…» (Gv 15,13). Tale fu riconosciuto dal Padre delle misericordie, sia che per condiscendenza della somma misericordia la Madre stessa lo abbia compiuto, sia che sia stata di aiuto al Figlio nel compierlo, affinchè si adempisse quanto profeticamente è detto nella Genesi: «Facciamogli un aiuto che gli sia simile» (Gn 2,18). 
Ella infatti, a somiglianza del Figlio suo, provò sotto la Croce e presso la Croce un’immensa gioia e un immenso dolore, come il Figlio crocifisso. Provò un immenso dolore naturale a motivo della morte del Figlio e un immenso gaudio razionale a motivo della redenzione del genere umano che attraverso tale morte veniva operata. 
A proposito del primo, nella prima Lamentazione si legge: «O voi tutti che passate per via» (Lam 1,12). 
A proposito del secondo possiamo addurre come argomento eloquentissimo quanto si legge in Luca: «Il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra» (Lc 22,44); tale sudore infatti non fu determinato dalla paura ma dall’amore. La paura infatti fa contrarre il cuore, frena il fluire del sangue e della vita, raggela le estremità degli arti, produce tremore e raccapriccio; il gaudio invece accresce la vitalità e fa scorrere il sangue per tutto il corpo, dilata i pori e riscalda le estremità del corpo. Da ciò si può naturalmente arguire che il sudore di sangue fu motivato dall’ineffabile gioia che il Redentore provò per il fatto che ci salvò nel modo più amichevole di quanto non si potesse pensare. Similmente, anche la Madre sua benedetta provò un grandissimo dolore naturale a motivo dell’amore che nutriva per il Figlio messo a morte, mentre assisteva al di lui supplizio; ma provò anche un grandissimo gaudio razionale per il fatto che colui che era nato da lei salvò il genere umano con una così grande attestazione di carità. Quanto al primo, nel Vangelo di Luca si legge: «Una spada ti trapasserà l’anima» (Lc 2,35). Quanto al secondo, Ambrogio dice che «stava presso la croce non a conforto del Figlio sofferente ma in attesa che si operasse la salvezza del genere umano».
La settima stella consiste nell’esaltazione al di sopra di ogni altra pura creatura. Per cui, se l’onore che rendiamo agli altri santi è di normale convenienza, quello che dobbiamo alla beata Vergine è esigito dalla sua alta dignità. Per cui giustamente è detto: «con la luna sotto i suoi piedi», come sopra; e i Cherubini contemplano con le facce rivolte verso il propiziatorio, come sopra; e ancora «i ventiquattro vegliardi gettavano le loro corone», come sopra. Tutti segni attestanti che come Dio è detto nostro Signore per eccellenza, così Maria è giustamente chiamata nostra Signora. Infatti ella è al di sopra di tutte le creature, essendo Madre del Creatore. E proprio perché il Signore riconosce questa sua sovreminenza, vuole che sia tributato anche a lei tutto l’onore che gli è dovuto su questa terra. Così ha stabilito che si celebrassero in suo onore quattro feste distinte, una per ciascuna delle quattro parti dell’anno, quasi a dire: come per l’intero anno vi dedicate al mio servizio, così dovete servire pure la mia carissima Madre. Non contento di ciò, volle che fosse dedicato al ricordo di lei un giorno alla settimana, quel sabato che gli sta tanto a cuore e a proposito del quale ha espressamente detto: «Ricordati di santificare il giorno di sabato» (Es 20,8), mentre destinò in modo speciale il seguente al proprio culto. E come se ciò non bastasse, volle che la Madre sua venisse onorata, come viene onorato Lui stesso, con un servizio quotidiano distribuito nelle diverse ore del giorno e della notte, così che risultasse evidente quanto l’avesse esaltata al di sopra di ogni altra creatura; e ciò, non solo in teoria ma con una reale sua elevazione, come si legge nel libro di Ester: «Il terzo giorno Ester si adorno splendidamente…»; e poco più oltre: «quindi, attraversate una dopo l’altra le varie porte che ve la separavano, si introdusse alla presenza del re, che se ne stava assiso sul suo trono in abiti regali, splendenti di oro e di gemme preziose» (Est 15,4.9, Vulgata). 
Le «porte» di Assuero altro non sono che le porte delle beatitudini, che il Signore elenca nel Vangelo di Matteo: «Beati i poveri in spirito…» (Mt 5,3ss.), enumerando in tal modo le porte che la beata Vergine attraversò, come risulta evidente dalla sua condotta di vita. 
La settima beatitudine: «Beati i pacifici…», ha per oggetto la pace, che non è più una porta da attraversare, ma piuttosto la sede, il trono sul quale riposare. Alla prima porta stanno i confessori; alla seconda i martiri; alla terza i profeti; alla quarta i patriarchi; alla quinta gli apostoli; alla sesta le vergini e gli angeli. Ritengo che chiunque concordi con questa interpretazione. La beatissima Vergine, «oltremodo piacente, appoggiata al suo diletto» (Ct 8,5), attraversando per ordine queste porte, superò tutte le schiere degli angeli, acclamanti al suo passaggio: «Avanza per la verità, la mitezza e la giustizia» (Sal 44,5), e così potè assidersi ‘in trono accanto al Figlio suo, al di sopra di ogni altra creatura: «Fece collocare un trono per la madre del re, la quale sedette alla sua destra» (1 Re 2,19). Quale mai donna è stata altrettanto esaltata al di sopra di tutte le creature?
L’ottava stella consiste nell’assunzione di quella dignità che viene espressa con l’immagine di «porta del cielo». Ciò significa che nessuno entra in cielo, come pure che nessun dono di grazia è mai venuto dal cielo, se non per mezzo suo: infatti, senza la fede nel Figlio di Dio fatto Uomo dalla Vergine Maria mai nessuno è entrato o entrerà in cielo, come pure nessun dono di grazia è mai uscito dal cielo. 
Ne consegue che il Signore non accoglie chicchessia se non tramite lei. Si legge infatti nel libro della Sapienza: «Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni»; e ancora: «ignoravo che di tutti i beni essa è madre» (Sap 7,11.12). Questa è dunque «porta del cielo»; ma come è possibile ciò, dal momento che il Signore ha detto: «Io sono la porta» (cf. Gv 10,7)? Non vi è comunque contraddizione, dal momento che ogni ingresso è munito di porta, come si dice chiaramente a proposito del tempio, alla cui navata si accedeva attraverso un portale munito di due battenti che si aprivano insieme (cf. 1 Re 6,34). Ma nella fattispecie, di che porta si tratta? Giovanni nell’Apocalisse vide dodici porte (cf. Ap 21,12), ma tutte e dodici riconducibili a quest’unica porta che, per merito, per esempio e per potenza di intercessione, metteva in comunicazione con ogni parte del mondo. È essa quindi la porta Bella e luminosa del vero tempio (cf. At 3,10), che guarda verso Oriente, la porta spalancata che invita i passanti a entrare dicendo: «Venite a me, voi che mi desiderate…» (Sir 24,18), ossia che li lusinga come il vino del Signore.
La nona stella consiste nel parto indolore di tale Madre. E tale prerogativa è triplice, dal momento che la beata Vergine, unica tra tutte le madri, andò esente dall’onta fisica, dall’onta del bisogno degli altri, dall’onta della colpa e della pena. L’onta fisica di una qualsiasi madre è triplice: nel concepire perde la verginità; durante la gestazione perde l’avvenenza del corpo; al momento del parto si isola dal consorzio umano. La beata Vergine invece nel concepire acquisì una purezza tale che è impossibile immaginarne una più grande dopo quella di Dio; durante la gestazione divenne ancora più bella, tanto che Giuseppe non osava guardarla; al momento del parto godette della compagnia degli angeli e di Dio, come del resto le aveva detto Gabriele: «Il Signore è con te» (Lc 1,28). 
In ogni altra madre, l’onta di dover avere bisogno degli altri è pure triplice: per concepire ha bisogno del maschio; durante la gestazione ha bisogno di stare tranquilla; al momento del parto necessita dell’aiuto di un’ostetrica. La beata Vergine invece concepì per intervento dello Spirito Santo; durante la gestazione, anziché essere servita si recò a servire, come si legge in Luca: «Si mise in viaggio verso la montagna» (Lc 1,39); al momento del parto, diede alla luce alla presenza degli angeli adoranti. 
Anche l’onta della colpa e della pena nelle altre madri ha una triplice manifestazione: nel concepire pecca di libidine; durante la gestazione soffre di pesantezza; al momento del parto geme nel dolore. La beata Vergine invece concepì senza alcuna libidine, durante la gestazione non si sentì appesantita, e partorì senza dolori di sorta. Si legge infatti in Isaia: «Ecco, la vergine concepirà» (Is 7,14); e ancora: «Prima che le venissero i dolori, ha dato alla luce» (Is 66,7).
La decima stella consiste nel fatto che ella fu insieme madre e vergine. Anche questa prerogativa presenta tre aspetti: si tratta evidentemente di un grande privilegio, dal momento che la verginità comporta un inestimabile merito, un ineffabile premio, un incomparabile valore e dignità: quanto al valore può essere paragonata al «tesoro nascosto in un campo» (Mt 13,44), più prezioso del mondo intero, anzi di mille mondi messi insieme, poiché «non si può valutare il peso di un’anima pudica» (Sir 26,15). Infatti il voto di castità non è passibile né di quantificazione né di compenso adeguato: è semplicemente ineffabile. Quanto a dignità e merito supera di quattro gradini la stessa condizione degli angeli: la verginità umana è molteplice rispetto a quella degli angeli; negli esseri umani infatti essa riguarda il corpo e lo spirito, mentre quella degli angeli riguarda soltanto lo spirito. È inoltre più nobile: negli uomini essa è frutto della grazia, mentre negli angeli è un fatto naturale; in quelli è volontaria, mentre in questi è necessaria. In terzo luogo è più gloriosa: negli uomini essa è frutto di una lotta vittoriosa, mentre negli angeli non comporta né lotta né vittoria. In quarto luogo è più utile, in quanto nei primi è meritoria, mentre nei secondi non lo è perché costituisce una dote naturale.
Al di sopra della decima stella vi è l’undicesima, la quale consiste nel fatto che la Madre di Dio è tanto superiore alla stella precedente quanto Dio è superiore all’uomo. Già sarebbe stata grande cosa se la Vergine avesse generato un uomo santo. Ma per l’eccellenza della grazia di cui fu ricolmata gli va riconosciuta una triplice grandezza. 
Grande cosa sarebbe stata per lei essere vergine e madre di un uomo santissimo; 
cosa infinitamente più grande l’essere Madre di Dio; 
ma cosa più grande ancora delle due precedenti, e quindi grandissima, fu per lei il fatto di essere Madre di un Uomo santissimo e insieme di Dio. Tutto ciò la colloca indubbiamente a un’altezza vertiginosa e incomparabile.
La dodicesima stella consiste nel fatto che ella oltre ad essere Madre di Dio secondo la carne, fu anche Madre degli uomini secondo lo spirito. Come Eva generò tutti per questa terra, così nostra Signora generò tutti per il cielo. Si legge infatti nell’Ecclesiastico: «Avvicinatevi a me voi che mi desiderate ed entrate nel numero dei miei figli» (Sir 24,26, Vulgata). Dice «figli» perché, pur avendone generato uno solo nella carne, ne ha generati una moltitudine di altri nello spirito. Per questo giustamente in Luca si legge: «Maria diede alla luce il suo figlio primogenito» (Lc 2,7), perché, mentre ne partorì uno solo fisicamente, partorì tutti noi spiritualmente. A ragione quindi Isaia ha potuto esclamare ammirato: «Forse che la terra partorirà in un solo giorno, o darà alla luce un intero popolo in un istante? Chi ha mai udito una cosa simile?» (Is 66,8). Questo privilegio della beata Vergine comporta tre aspetti: ella è madre spirituale di tutti, è madre dell’universo, ed è madre dell’angelica restaurazione. Per cui Bernardo scrive: «Giustamente, o mia Sovrana, gli occhi di tutte le creature sono rivolti a te, poiché per te, in te e a partire da te la benignissima mano di Dio ricreò quanto aveva creato». Del resto, nel libro della Sapienza si legge: «Godetti di tutti questi beni, perché la sapienza mi guidava, ma ignoravo che di tutti essa è madre» (Sap 7,12). Ci conduca alle regali abitazioni del cielo l’intercessione di questa beatissima Madre e l’intervento salutare di nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
AVE MARIA PURISSIMA!
[Orig. lat.: Opera Omnia, t. IX, ediz. Quaracchi, Ad Claras Aquas, 1902, pp. 700-706. Trad. ital.:Testi mariani del secondo Millennio, t. IV Autori medievali dell’Occidente. Secoli XIII-XIV, a cura di L. Gambero, Citta Nuova Editrice, Roma 1996, pp. 275-288]

sabato 9 agosto 2014

Le Petit Psautier de la Vierge

Saint Bonaventure
Ordre des Frères Mineurs--Cardinal-Évêque d'Albane--Docteur de l'église
Le Petit Psautier de la Vierge



PREMIÈRE PARTIE.

Salut, ô Vierge, arbre de vie, qui , toujours fidèle au voeu de votre coeur, avez donné au monde un fruit digne de louanges éternelles!
Salut, vous que les rois et les reines de la terre vénèrent en tout temps, vous la Reine des siècles, la dominatrice des royaumes et des rois !
Salut, fille de David, fille pleine de justice! Rendez le ciel propice à nos vœux, afin que nous puissions goûter les biens vivifiants du Seigneur.
Salut, Vierge digne de Dieu! veillez sur ceux qui vous servent; gravez sur eux la lumière de votre front et la splendeur de la face de Dieu.
Salut, Mère unique entre les mères! Ombragée du bouclier de Dieu , vous avez conçu le Rédempteur du monde, et sa naissance vous laissa pure et sans tache.
Salut, ô Vierge dont la beauté changea en amour l'indignation du Créateur, et dont les voeux mirent un terme à sa colère!
Salut, ô Vierge que le Sauveur a trouvée en tout digne de louange, lui que la nuit de l’erreur ne saurait égarer, lui qui sonde nos coeurs et scrute le secret de nos pensées!
Salut, ô Vierge comblée de biens, riche des dons de la grâce, ouvrage ineffable et glorieux de la main du Seigneur!
Salut, Vierge avant et après avoir conçu ! Combattez en tout temps pour ma défense; que mon ennemi prenne la fuite et qu'il se tienne toujours loin de moi.


Salut, porte de la liberté, demeure de la Trinité suprême, temple auguste du Seigneur, ressource et exemple du monde !
Salut, Vierge fleur vraiment royale, femme unique entre les femmes , vous dont les paroles l'emportent sur tout prix, vous dont la langue est l'instrument par excellence qui sert à louer Dieu!
Salut, ô Vierge objet de mes transports! A vous mes chants, à vous mes louanges en souvenir de vos bienfaits ; ô Vierge ! conservez celui qui aime à célébrer votre nom.
Salut, ô Vierge chérie de Dieu, Vierge pleine de beauté, de prudence, de splendeur et de suavité, Vierge seule digne de donner au monde le salut de Dieu!
Salut, ô Vierge qui êtes ma force! O ma Souveraine! suppliez votre Fils qu'il nous accorde d'habiter un jour dans la gloire de la sainte Sion.
Salut, Vierge modèle du monde, vous à qui le Christ, le Roi des siècles, fit connaître les voies de la vie, les voies libres des embarras de la terre!
Salut, ô Vierge dont la voix, les paroles, les accents et les cris inclinent l'oreille de Dieu, et la portent à répandre ses bienfaits!
Salut, Vierge digne de notre autour, Vierge que nos louanges doivent exalter par-dessus toute créature, tige sainte, plante véritable, vous la fleur et la gloire de votre sexe !


Salut, Vierge dont la beauté attira le Dieu engendré de son Père! Il s'avança sans crainte aux combats qui l'attendaient; il accomplit sa course comme un géant.
Salut, ô échelle qui touchez les cieux ! C'est vers vous que j'élève mes soupirs en gémissant; c'est vous, étoile de la mer, que j'appelle des célestes hauteurs pour me défendre des dangers qui m'environnent.
Salut , ô Vierge, fille bienheureuse de Jessé ! Tous vos voeux se sont accomplis, et les désirs de votre coeur, les désirs exprimés par vos lèvres n'ont point été trompés.
Salut, ô vous dont les peuples à venir célébreront la grandeur , vous dont la gloire ne saurait s'affaiblir, dont la puissance ne finira jamais!
Salut, Vierge digne de toute louange! Chaste Mère de Dieu, réjouissez-vous, agréez les voeux que je vous offre , et daignez être toujours avec moi.
Salut, ô vous dont les mains sont demeurées étrangères à tout acte inutile et se sont conservées pure de toute iniquité!
Salut, Vierge glorieuse! votre chair exhale un parfum comme la rose qui s'épanouit; votre coeur est dans l'allégresse, et votre âme a fixé son séjour dans l'abondance de tout bien.
Salut, o Vierge qui maintenant écoutez eu présence du trône de Dieu les chants de joie dont le ciel retentit ! Commandez que nous aussi nous allions dans sa gloire célébrer ses louanges.


Salut, ô Vierge! Hâtez-vous; à toute heure soyez mon secours et ma protection ; montrez-vous à mon égard la digne Mère de Dieu.
Salut, ô Vierge brillante de cette fleur dont le goût et le parfum rendent à l'homme sa jeunesse et rappellent son âme à la vie!
Salut , ô Vierge ! Apparaissez et commandez-nous d'aller régner en votre gloire. Mère du Christ, attirez-nous à votre suite en ces lieux où vous possédez son bonheur.
Salut , ô Vierge, rayon de miel ! La splendeur du soleil et l'éclat des étoiles s'évanouissent en présence de votre clarté tant votre lumière est ineffable.
Salut, ô Vierge, terme de la colère du Très-Haut ! Purifiez nos crimes et accordez-nous au sortir de cette vie de n'être point dans la confusion à cause de nos iniquités.
Salut, ô Vierge dont la beauté réjouit nos yeux ! Mère de clémence, je vous en conjure de toute l'ardeur de mon âme, prêtez chaque jour à mes cris une oreille attentive et compatissante.
Salut, Vierge et Mère à la fois ! Demandez qu'en tout temps le souffle sacré de l'Esprit-Saint vienne nous fortifier, et que le Verbe divin nous affermisse.
Salut, ô Vierge pure et sans tache , chaste Mère du Seigneur ! Faites que vos louanges soient toujours sur mes lèvres et fassent mon bonheur.


Salut, Mère étrangère à l'homme! Rendez-moi digne de recevoir votre assistance; daignez ne plus me différer votre secours.
Salut , ô Vierge , canal toujours pur ! Que par vous la source d'eau vive ne cesse jamais de couler en moi que mon coeur en soit en tout temps enivré.
Salut, ô Vierge , chemin de la vie ! Salut, Marie , espérance du monde ! Notre coeur médite votre loi , et notre bouche célèbre votre sagesse.
Salut, ô Vierge , gloire de la terre ! Devant vous le Juge formidable s'incline; il oublie sa colère en présence de votre beauté.
Salut, Vierge, vaisseau du inonde! faites que le feu de la charité aille toujours croissant en moi, et que itou coeur s'enflamme de votre amour.
Salut, ô Vierge, lumière des astres ! Répandez pour moi vos prières en présence de Dieu, et arrachez-moi , je vous prie, de l'abîme empesté du vice.
Salut, ô Vierge ! Daignez, je vous en conjure, recevoir mes louanges et me guérir de cette langueur que m'a laissée le péché.
Salut, ô Vierge ! Accordez-nous de jouir de la gloire que vous goûtez, de contempler au milieu des cieux les joies enivrantes des saints, et d'entendre les divins cantiques qui s'élèvent en présence du trône de Dieu.


Salut, ô Vierge unique Mère véritable du salut, Auteur de la lumière qui brille à nos yeux, Mère de celui dont Dieu seul est le Père!
Salut, ô Vierge qui apaisez la mer frémissante de ce monde ! Que Jésus endormi sur le navire s'éveille par vos soins empressés.
Salut, Vierge digne de nos hommages ! En présence de votre Fils, sous l'éclat d'un vêtement enrichi d'un or inestimable, vous brillez d'une gloire qui ravit.
Salut, Vierge, lumière du monde ! C'est vous qui par un prodige inouï avez répandu sur la terre le fleuve du Verbe coulant du sein du Père en votre sein virginal.
Salut, Vierge, Mère de l'Agneau, Mère de Jésus le grand Roi , du Roi plein de miséricorde et de bénignité, du Roi digne des suprêmes honneurs !
Salut, Vierge d'une beauté unique ! Les rois habitants des cieux se sont assemblés et ont contemplé avec admiration l'éclat brillant de votre face.
Salut, ô Vierge ! Empêchez que l'âme qui vous aime et célèbre vos louanges ne soit rangée parmi les coupables en ces lieux où ils sont la pâture de la mort.
Salut, ô Vierge, éclat du printemps ! En vous se trouve la beauté de nos campagnes ; la céleste rosée s'est répandue sur vous sans réserve, et vous vous êtes épanouie en donnant un Sauveur à la terre.
Salut , Mère des orphelins ! Ayez pitié de ceux qui sont sous les coups du malheur. Eloignez de nous toute souillure et tout crime , vous dont la pureté surpasse la blancheur de la neige.



DEUXIEME PARTIE.

Salut, ô Vierge par excellence, Vierge féconde comme l'olivier, vous qui avez offert à nos lèvres le fruit d'une fleur toute divine !
Salut , fille auguste de David , vous que le inonde a célébrée, vous qui seule avez cherché Dieu dans la vérité sans jamais incliner vos regards vers le péché.
Salut, ô Vierge dont le voeu fut pour la terre une nouveauté ! Demandez que les bienfaits du ciel se répandent sur le monde entier , et faites qu'en tout temps nous sentions la puissance de votre secours.
Salut, ô Vierge, chaste colombe ! Faites que des sentiers fangeux de la terre je m'élance d'un vol rapide là ou je trouverai un repos éternel.
Salut, ô Vierge ! Faites que guidé par vous je jouisse de la lumière des vivants, et que, ravi dans la cité céleste, j'y possède la vie qui doit toujours durer.
Salut, ô Vierge vraiment unique! Fortifiez-moi de l'ombre de vos ailes; que j'arrive par vous à cette demeure ravissante où se trouve la plénitude du repos et de la paix.
Salut, honneur de votre sexe , rejeton glorieux de Juda, Mère de celui qui vous donna le jour, fille de votre fils, maison de Dieu et temple du soleil !
Salut , ô Vierge fleur brillante née de l'épine ! O Reine, accordez-nous l'objet de nos demandes. Venez à notre rencontre : offrez-nous votre main, et conduisez-nous vers les célestes hauteurs. 


Salut, ô Vierge ineffable d'innocence! Calmez en tout temps notre faim, apaisez notre soif en faisant couler dans nos âmes les eaux de l'auguste Trinité, en répandant en nous le vin de la componction.
Salut , fort de notre espérance ! O Vierge, souvenez-vous de moi ; vous, la plus excellente entre toutes les femmes , sauvez celui qui célèbre vos louanges.
Salut, ô Vierge modèle de sincérité, vous dont l'espérance entière fut toujours en votre Créateur et jamais en ce monde, qui s'enfuit et disparaît !
Salut, ô Vierge dont la chair sut toujours dédaigner les vains plaisirs d'ici-bas, et dont l'esprit n'eut de désirs et de soupirs que pour le Seigneur!
Salut, ô Vierge dont le coeur fut toujours droit, Vierge dont nulle tache n'altéra jamais la beauté, alors même que vous donnâtes à la terre le fruit immaculé de votre sein!
Salut, ô notre vie, fille de Juda! Soyez sensible aux voeux de mon coeur , afin qu'au jour où je reprendrai la cendre de mon corps, je puisse vous louer dans la céleste Sion.
Salut, ô Vierge semblable à l'or pur, qui avez passé à travers les feux de ce monde en conservant sans tache l'éclat de votre virginité!
Salut, ô Mère sans pareille, Mère de Dieu ! Priez le Seigneur de prendre en pitié ma misère et de me compter au nombre des justes.


Salut, ô Vierge toujours unie à Dieu! Que votre main éloigne de moi tout malheur que mes voies soient toujours prospères. et que l'adversité me devienne favorable.
Salut, ô Vierge par qui le Seigneur s'est rendu pauvre et gémissant ! Par vous la douleur se dissipe et la pauvreté s'enfuit loin de nous.
Salut, ô Vierge, sanctuaire de Dieu! Intercédez pour nous et apaisez sans retard la colère de votre Fils, vous dont la prière ne saurait être repoussée.
Salut , modèle de la virginité ! Soyez, ô Vierge ! mon soutien tout-puissant contre le péché, afin que je sois préservé des tourments éternels.
Salut, ô Vierge, vrai port de la vie, porte toujours close, jardin fermé, toison du véritable Gédéon , trône du vrai Salomon !
Salut, ô Vierge, dont les pieds toujours purs ont ignoré les sentiers du vice ! Affermissez ceux qui chancellent, relevez ceux qui sont tombés, soutenez ceux qui marchent avec fermeté.
Salut, honneur de notre loi, étoile radieuse du matin, aurore du vrai soleil ! Daignez intercéder en tout temps pour nous.
Salut, ô Vierge objet de nos louanges! Donnez-nous de pouvoir contempler sans crainte Jésus au jour de ses jugements, et pendant la durée éternelle de son règne.
Salut , ô Vierge féconde ! Affermissez les coeurs errants, purifiez les coupables et rendez-nous pacifique ce Roi qui met un terme à la vie des rois.


Salut, ô Vierge, repos de Dieu! Rendez-moi les jours antiques et la lumière de la patrie céleste, dont m'a privé la faute d’Eve. 
Salut, ô Vierge qui avez demandé que du sanctuaire de votre sein virginal le véritable pain des anges allât se reposer sur la bouche du pécheur !
Salut , ô temple immaculé , vous dont le coeur dépouillé du monde ne permit jamais au siècle d'imprimer en lui le souffle le plus léger !
Salut, Vierge, remède de la terre ! Préparez et offrez-nous le breuvage du salut, mesurez-nous les pleurs selon la multitude de nos iniquités.
Salut, ô Vierge, la fleur de votre âge, vous qui avez reçu du haut des cieux le miel et la manne de toute suavité , et qui en avez fait présent à la terre !
Salut , ô Vierge ! Mettez en fuite la mort. Salut de ceux qui sont tombés , sauvez les pécheurs et faites-les entrer en partage avec les enfants de Dieu.
Salut, ô Vierge admirable ! Nulle en ce monde ne peut vous être comparée. Non , entre toutes les femmes il n'en est point de semblable à vous : votre grandeur est ineffable.
Salut , ô Vierge qui avez banni les larmes de cette vallée de tristesse ! Lancez des célestes hauteurs vos rayons sur la terre et sur toute l'étendue des mers.


Salut, ô terre vraiment féconde, généreuse Mère de Jésus, vous qui, demeurée étrangère à l'homme, avez vu naître un fils de votre sein par un prodige admirable !
Salut, vous qui êtes grande et petite à la fois, Mère et servante de Dieu , vous la Reine des reines, l'honneur du ciel et la louange de la terre !
Salut, ô Vierge. vie de ce Inonde! Unissez-vous à votre Fils afin d'exaucer ma prière et de me rendre habitant de la cité de Dieu.
Salut, ô Vierge, jour de bonheur! Mère sans tache, que par vous je sois délivré de la misère profonde oit si long temps j'ai gémi.
Salut , ô Vierge ! Réjouissez-vous de l'empire que vous exercez dans les cieux; que toute nation, que toute langue le confesse ; qu'il en soit ainsi à jamais.
Salut , ô Vierge dont le visage brille de la splendeur de son Créateur, dont le corps est tout lumineux et dont le coeur répand au loin son éclat !
Salut, ô Vierge , l'honneur de ce monde ! Que par vous le cours de mes jours se remplisse, et que la plénitude du salut devienne mon partage.
Salut, ô cèdre magnifique, Vierge semblable au palmier ! Vous surpassez en dignité tous les arbres du jardin de délices.
Salut, ô Vierge qui vous êtes revêtue de gloire, qui vous êtes ceinte avec éclat du Dieu qui vous donna la vie, en le couvrant des voiles d'une chair immaculée!
Salut, ô Vierge pleine de grâce! Vous êtes entre toutes les femmes douce et brillante de beauté : daignez donc ne jamais me repousser loin de vous.
Salut , ô Vierge plus éclatante que le soleil , vous dont le Fils crée, pèse et soutient le monde, et en renferme les limites en sa main !
Salut , ô Vierge dont la vie est sans tache ! faites qu'après avoir confessé sincèrement nos péchés, notre âme soit pure; faites qu'en tout temps nous votes offrions nos hommages. 
Salut, ô Vierge, toison couverte de la céleste rosée! Vous êtes la bien-aimée du Sauveur; votre coeur s'est fondu sous le souffle embrasé de Dieu.
Salut , Epouse du Roi suprême ! Chantez au Seigneur un cantique sacré ; accordez-nous le secours que nous implorons , de peur que la mort ne nous surprenne au milieu de nos crimes.


Salut, ô nuée bienfaisante, qui avez rétabli nos coeurs en proie à tant lue maux , en leur communiquant le Dieu Sauveur !
Salut, ô Vierge ! Empressez-vous d'ouvrir sans retard ces portes que le premier homme a fermées , afin que nous puissions entrer sans obstacle.
Salut, ô Vierge que les traits de l'ennemi caché n'ont jamais atteinte ! Votre bonheur est sans réserve: jamais le souffle de l'injustice n'arriva jusqu'à vous.




TROISIÈME PARTIE.

Salut, ô Vierge, astre du monde! Vous êtes la maison , le toit, la montagne, le nid où Jésus, le passereau solitaire, a établi sa demeure.
Salut, ô Vierge par excellence, Mère toujours étrangère à l'homme ! Vous nous avez donné l'Auteur de la vie , celui dont la miséricorde est inaltérable.
Salut, ô Vierge, terre fertile! Accordez à mes soupirs le pain que vous avez formé, et le vin qui est né de la vigne véritable.
Salut, Mère du vrai Joseph ! Qu'eu tout temps il daigne protéger notre âme contre les horreurs de la faim. C'est par vous que nous espérons obtenir ce bienfait.
Salut, ô Vierge! Accordez-moi l'unique objet de mes désirs , daignez me visiter par votre grâce bienfaisante et assurer ainsi mon salut.
Salut, ô Vierge, fontaine toujours fermée, vous dont le sein toujours immaculé a donné au monde un rédempteur , et un sauveur aux opprimés !
Salut , ô Vierge ! Demandez que mon coeur se trouve en tout temps préparé; qu'à toute heure il se porte avec joie, allégresse et bonheur à tout le bien que vous m'offrez à accomplir.
Salut, ô Vierge, auteur de la vie! Puissante souveraine , je crie vers vous du fond de ma misère et de ma pauvreté ; je crie vers vous accablé de chagrins innombrables.
Salut, ô Vierge! Ah ! ne permettez pas que les murs et les ruines de la sainte Sion se réparent sans notre concours; faites que nolis puissions servir à restaurer cette cité céleste.
Salut, ô Vierge dont le regard, la conduite, le maintien et toute la personne sont aux yeux de tous un modèle ravissant, un modèle où rien d'imparfait ne saurait apparaître !
Salut , ô Vierge, épouse de l'Agneau ! Je désire , ô Mère incorruptible, que votre main si bienfaisante et si pleine de félicité verse sur moi ses bénédictions.


Salut, ô Vierge née pour le bonheur du monde! Daignez, pour empêcher notre chute au fond de l'abîme, nous conduire vous-même au port, où le soleil éternel apparaît radieux.
Salut , ô Vierge que dans la sincérité de mon coeur j'espère avoir toujours pour protectrice de ma vie, vous que je reconnais pour la Mère de mon Dieu !
Salut, ô Vierge remplie d'allégresse ! Que par vous je trouve place dans l'assemblée des élus bienheureux, dans la terre des vivants.
Salut, ô Vierge, tige toujours verdoyante, rayon de miel , fontaine et coupe à la fois , vous qui avez offert au monde pour rassasier sa soif le Prophète par excellence !
Salut , ô Vierge , tige de Jessé ! Donnez-nous d'habiter avec vous afin que dans les siècles éternels nous chantions vos louanges avec l'amour que nous vous devons.
Salut , Vierge glorieuse ! Vierge puissante, mettez en moi la vertu, et commandez qu'en tout temps il me soit donné de contempler votre beauté.
Salut, ô Vierge ! Enseignez-moi dans le silence de mon âme la bonté , la sagesse et la science céleste.
Salut , ô Vierge vraiment pleine de douceur ! Sauvez-moi , je vous en prie , des peines de ce pesant exil et des tourments éternels.
Salut , ô Mère toujours pure ! C'est vers vous que j'élève mes regards et mon coeur , afin d'avoir part aux consolations dont votre pitié est prodigue envers tous ceux que le malheur oppresse.
Salut, ô Vierge, lumière des justes ! Vous qui êtes entrée glorieuse dans le palais céleste , et y avez pris place pour y régner en souveraine !
Salut, ô vous à qui le Roi et le Dominateur suprême des cieux a donné, par un pacte éternel, la puissance sur toute créature.


Salut, Vierge bénie, que jamais le vain torrent des choses de la terre , ni la rosée passagère, ni la fleur sitôt flétrie de ce monde n'entraînèrent au mal !
Salut, montagne sublime de Sion, Vierge élevée d'une manière ineffable ! Dans les cieux vous avez tout pouvoir, tout droit et tout empire.
Salut, ô Vierge sur qui le souffle céleste s'est abaissé, et que son influence a fécondée en vous faisant produire un fruit tout spirituel, Jésus , la fleur de votre virginité !
Salut , pleine de grâce , maison ornée de sept colonnes, temple construit par la main de Dieu, et dont la sainteté ne souffrit jamais la moindre atteinte!
Salut, tige de la vigne véritable ! Faites, ô Vierge! que durant les jours éternels je contemple les biens de la sainte Sion et que je sois dans l'abondance de ses félicités.
Salut , ô Vierge , étoile de la mer ! Donnez-moi la force, enseignez-moi à combattre, dirigez mes coups vers leur but et ne permettez pas que je sois jamais vaincu.
Salut, ô Vierge, espérance des humains ! Apaisez les tempêtes et calmez les flots agités, afin que, surmontant les vagues de ce monde , nous puissions échapper à l'abîme. 
Salut, ô Vierge dont la pensée ne fut jamais la proie d'une vainc arrogance ou d'un orgueil insensé !
Salut, ô Vierge, Reine du ciel ! Dieu a choisi voire coeur pour y habiter seul et sans partage; c'est ]à qu'il se plaît à jouir de son repos.
Salut , ô Vierge, vase rempli de parfums embaumés ! Nous vous supplions de répandre sur la frange de notre vêtement l'abondance de vos saintes essences.


Salut, ô Vierge dont les mains se sont élevées pour offrir à Dieu l'encens si pur de vos prières , à ce Dieu dont vous êtes la Mère !
Salut, ô Vierge toute de piété ! Donnez-moi de chanter vos louanges durant la vie et après la mort avec un coeur vraiment dévoué , avec un amour toujours pur.
Salut, Ciel spirituel , suprême hauteur intellectuelle ! Vous êtes la montagne demeurée intacte, vous êtes le jardin des délices célestes.
Salut, ô Mère vierge véritable ! Enseignez-moi à me souvenir toujours de Sion dans la sincérité de mon âme, à ne jamais reposer mes pensées sur ce monde.
Salut , Mère du nouvel Adam ! Faites, je vous en conjure, que je puisse échapper à sa juste vengeance veuillez plaider ma cause au jour de sa colère.
Salut , Mère de charité ! Que par vous la nuit de notre aveuglement soit éclairée comme le jour, et que tout malheur soit éloigné de nous.
Salut, Vierge digne d’être annoncée au monde. Ne permettez pas que mes efforts soient supplantés ; dirigez mes pas de peur qu'ils ne m'entraînent à l'abîme.
Salut, ô Vierge, coeur divinement orné ! Empêchez que jamais ma bouche ne s'ouvre pour excuser mes crimes ; apprenez-moi à refréner ma langue.
Salut , ô Vierge ! Accordez-moi au sortir des chagrins de ce monde de contempler la face de Jésus, cette face plus brillante que le soleil.
Salut, fille auguste des rois ! O Vierge, sauvez, comme vous l'avez fait jusqu'alors celui qui fuit vers vous ; sauvez celui qui se prosterne en votre présence.



Salut, arbre entouré de soins admirables, Vierge objet de louanges sans nombre, en qui Dieu ne trouva rien à reprendre lorsqu'il s'abaissa jusqu'à vous !
Salut, ô Vierge qui avez allaité la suave lumière dont vous fûtes enivrée , et qui , rame fixée dans les cieux, simple étoile avez donné au monde le soleil qui l'éclaire?
Salut , ô Vierge qui portez un raisin qui calme la soif de la terre, qui rend la lumière aux aveugles et la liberté à ceux qui sont dans l'esclavage !
Salut , ô Vierge heureuse dont la lumière toujours inaltérable se répand pour jamais sur les campagnes de l'Eglise par sept étoiles pleines de sérénité !
Salut, puissante Reine de l'univers , convive de la table de Dieu ! Faites qu'assis à vos côtés je participe à son banquet céleste.
Salut, ô Vierge d'innocence ! La lune en votre présence voit sa clarté s'évanouir; les étoiles palissent, et le soleil couvre d'un voile ses rayons. 
Salut ô Vierge ! Vous êtes dans la joie, et votre gloire est remplie d'allégresse à la vue des vertus sans nombre dont le parfum embaume le sanctuaire de votre âme.
Salut, astre par excellence ! Salut , Mère auguste de mon Dieu ! Vous êtes digne d'être chantée d'une manière admirable durant les siècles éternels. Ainsi soit-il.

"Totus tuus ego sum, o Maria, et omnia mea tua sunt. [...] Accipio te in mea omnia, praebe mihi cor tuum, o Maria"
 
 
source: http://www.abbaye-saint-benoit.ch/bibliotheque.htm
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