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L'odierno post tratta un tema veramente impegnativo. Lo ripubblico per favorirne la diffusione. Vuole appunto essere un aiuto per i predicatori affinché
tornino a parlare con competenza dell’inferno …..e vuole essere anche un aiuto
per tutti gli uomini perché , come dice il Vangelo, si sforzino di andare per
la via stretta che conduce alla vita del Cielo e abbandonino la via larga, che
molti percorrono, e che conduce alla dannazione eterna.
Spero serva a vincere la immoralità dilagante. Occorre molta ma molta preghiera. Il santo ROSARIO! E la santa Penitenza.
Grazie a don Tullio Rotondo per il prezioso servizio offerto alla comunità del Web.
L'inferno esiste
e molti si
dannano
Scritti
biblici , del Magistero , dei santi e di altri importanti autori sull’inferno e
sui molti che vi cadono
di don
Tullio Rotondo
Testi
relativi al gran numero delle anime che si dannano
Carissimi
iniziamo un tema veramente impegnativo ma importante soprattutto per vincere
l'immoralità dilagante.
Diciamo anzitutto che nell'Eucaristia Cristo ci dona sé stesso, dunque
veramente abbiamo sovrabbondante luce e forza in Lui per salvarci , santificarci
e aiutare gli altri a santificarsi ..... perciò coloro che si dannano si
dannano per colpa propria. Il Catechismo
della Chiesa Cattolica afferma .
"Dio
non predestina nessuno all'inferno questa è conseguenza di un'avversione
volontaria a Dio (peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine. Nella
liturgia eucaristica e nelle preghiere quotidiane dei fedeli, la Chiesa implora
la misericordia di Dio, il quale non vuole che "alcuno perisca, ma che
tutti abbiano modo di pentirsi"(2Pt
3,9).
Noi dobbiamo
credere che Dio vuole salvarci e ci dona tutto a questo fine ma dobbiamo
insieme impegnarci a raccogliere quanto Egli ci dona perché è attraverso questo
che Egli ci salva: cioè Lui opera la parte superprincipale, ma noi anche
dobbiamo collaborare con impegno: con tutto noi stessi: amerai il Signore tuo
Dio con tutto il tuo cuore ....
Ripeto: chi si danna lo fa per propria colpa e non per mancanza imputabile a
Dio.
Carissimi il
motivo per cui batto sul tema del "numero" mi pare che sia
ottimamente indicato da quel grande oratore p. Bordaloue s.J.. Egli affermava
(vedi Migne Orat. Sacrees "Penses sur la salut .Petit nombre des
elus" ) che ci si può domandare se è cosa utile spiegare al popolo questa
verità del piccolo numero essa infatti può creare problemi alle anime e
scoraggiarle. E rispondeva: cosa c'è di più sottolineato nel Vangelo di questo
piccolo numero degli eletti? Cosa è che il Signore ha ripetuto a noi più
frequentemente? "Molti sono chiamati, ma pochi eletti" "Il
cammino che conduce alla perdizione è largo ..." C'è qualcosa di più
preciso che queste parole?
Ecco
l'insegnamento pubblico di Cristo! Sappiamo noi meglio di Lui ciò che conviene?
Predichiamo il Vangelo ma predichiamolo senza nulla tagliare o addolcire.
Si dice che
questa verità fa tremare ... ma l'Apostolo non dice che dobbiamo cercare la
nostra salvezza con timore e tremore?
E' bene mettere
problemi alle coscienze, a volte .. per svegliarle e non farle dormire ...
perché non si sveglino all'inferno.
Bene intesa e
spiegata questa verità ha una potenza insuperata che ci spinge a sforzarci ad
entrare veramente nella strada e nella porta santa di Cristo.
Si può parlare
di questa verità senza rovinare la speranza e infatti Bourdaloue dice che i
principi che occorre rilevare in questo discorso sono i seguenti
1) Tutti
dobbiamo sperare che saremo nel numero degli eletti
2) Abbiamo il
dovere di sperare che saremo in tale numero
3) Ogni
peccatore, anche il peggiore deve sperare in questo (e convertirsi)
Se si intendono
queste cose il rischio di disperazione può riguardare coloro che vogliono
conciliare la santità con il piacere e le mollezze, quelli che non vogliono
veramente salvarsi.
Il frutto
eccellente di questa affermazione del piccolo numero è questo:
1) raddoppiare
la vigilanza
2) non rimanere
un solo giorno in peccato mortale ma correre incessantemente al rimedio
3) separarsi
dalla moltitudine e dal mondo (peccaminoso)almeno in spirito, nel cuore
4) seguire il
piccolo numero dei cristiani veramente cristiani, regolati nella condotta e
fedeli ai loro doveri
5) prendere
risolutamente la via stretta vincendo gli ostacoli
6) pregare
incessantemente, come vuole il Signore per avere la grazia proprio per entrare
e perseverare in questa via stretta
Beati i
predicatori che portano i loro uditori a disposizioni così sante!
Il loro lavoro
è ben impiegato. Ogni soggetto che fa nascere dei sentimenti e delle
disposizioni simili non può essere che solidissimo e utilissimo.
E a proposito
di Bourdaloue, che non sia un teologo qualunque te lo mostra questo testo che è
di Papa Benedetto XIV nota bene
Nella
costituzione “Apostolica” dice
“E
per non mostrarci eccessivamente fautori di chi afferma che i nostri
ragionamenti e quelli che si faranno d’ordine Nostro sono troppo rigoristi,
pensiamo di uniformarci a quanto scrisse all’inizio del Giubileo il celebre
Padre Bourdaloue della Compagnia di Gesù (Sermoni,
tomo 2, p. 517 e ss., seconda ed. di Parigi del 1709).”
….. ossia un
celebre gesuita a detta di un Papa ossia un teologo provato, serio e per di più
conosciuto e approvato.
Affermazioni
di s. Gregorio Magno Papa e Dottore della Chiesa su questo tema
“XL
Homiliarum in Evangelia libri duo ,
lib. : 1, hom. : 19, cap. : 5
“Sed post haec
terribile est ualde quod sequitur: multi enim sunt uocati, pauci uero electi,
quia et ad fidem plures ueniunt, et ad caeleste regnum pauci perducuntur.
Ecce enim ad
hodiernam festiuitatem quam multi conuenimus, ecclesiae parietes implemus, sed
tamen quis sciat quam pauci sunt qui in illo electorum dei grege numerentur?
Ecce enim uox
omnium christum clamat, sed uita omnium non clamat. ….
Vocante enim
domino, super numerum multiplicantur fideles, quia nonnunquam etiam hi ad fidem
ueniunt, qui ad electorum numerum non pertingunt.
Hic enim
fidelibus per confessionem admisti sunt, sed propter uitam reprobam illic
numerari in sorte fidelium non merentur.
Hoc ouile sanctae
ecclesiae haedos cum agnis recipit; sed, attestante euangelio, cum iudex
uenerit, bonos a malis separat, sicut pastor segregat oues ab haedis.”
Traduco la
frase più decisiva : “alla fede i più giungono ma al regno celeste pochi sono
condotti”
Moralia
in Iob
Cl. 1708 , SL
143, lib. : 5, par. : 28, linea : 26 [*]
“Et quoniam
ualde in humano genere pauci sunt qui a desideriorum temporalium sorde purgati,
ad perceptionem sancti spiritus ipsa hac purgatione dilatentur, uerbum hoc
absconditum dicitur, quia illud a quibusdam procul dubio in corde concipitur
quod a maxima hominum parte nescitur.
Sed haec quae
allegorica indagatione transcurrimus, oportet ut per omnia etiam iuxta
historiam teneamus.
Quae tamen nunc
idcirco praetereo, quia haec aperta esse legentibus non ignoro.
Diebus autem
persecutionis ultimae, quia multi sunt qui pereunt, et pauci sunt qui
saluantur; idcirco uir sanctus passionis suae tempore et pauca de bonis, et
multa de peruersis loquitur.
Ad laeuam
quoque dilatatur, dum ad se quosdam etiam in iniquitate permansuros admittit.
Propter hanc
multitudinem, quae extra electorum numerum iacet, in euangelio dominus dicit:
multi sunt uocati, pauci uero electi.
Sed quia hoc
quod electis aliis alii conteruntur, de merito patientis est, non de iniquitate
punientis: non enim iniquus deus, qui infert iram. Apte subiungitur: nouit enim
opera eorum et idcirco inducit noctem et conterentur. Sciendum summopere est
quod iniquus quisque duobus modis in nocte conteritur, uel cum exterioris
iudicii tribulatione percutitur, uel cum occulta sententia interius caecatur. »
Traduciamo
alcune affermazioni più decisive « …nel genere umano pochi sono coloro che ,
purgati dai desideri temporali sono aperti alla percezione dello Spirito Santo
… A causa di questa moltitudine che giace fuori del numero degli eletti , nel
Vangelo dice il Signore “Molti sono chiamati e pochi sono scelti”
Lo stesso ma in
modo più preciso afferma il
Papa
Innocenzo III (
Sermo X “Domenica in septuagesima”
P.L. CCXVII col. 357)
“Non atterrisca
al di sopra di quanto è giusto che “molti sono chiamati ma pochi eletti” perché
in questa pochezza vi è una grande moltitudine ; poiché tanti uomini devono
essere salvati quanti furono gli angeli . Secondo quello che si legge
“costituisti i confini delle genti secondo il numero degli angeli di Dio” . Ma
sono detti pochi rispetto ai cattivi perché “il numero degli stolti è infinito”
e i perversi difficilmente sono corretti. …Molti sono vocati ma pochi eletti
…Dunque per eletti ….non possono essere intesi se non i beati che sono
universalmente eletti ….”In ogni terra si è diffuso l’annuncio della
predicazione evangelica ma non tutti credono al Vangelo di Cristo. Chi non
crede è già giudicato. ; per cui essendo di più gli increduli che i fedeli ,
senza dubbio “molti sono chiamati ma pochi eletti” dannandosi anche molti dei
fedeli quelli cioè che rinnegano la fede con le opere (loro n.d.t.) ..”
S.
Leone Magno Papa e Dottore della Chiesa (Sermo
XLIX ( XI De Quadragesima)
)
“Si compie così in tutto la sentenza della Verità per cui impariamo che è
angusta e ardua la via che conduce alla vita (Matteo 7,14) e mentre la
larghezza della strada che conduce alla morte è frequentata da molte folle (di
persone n.d.t.), dei pochi che entrano nelle vie della salvezza sono rare le
orme . Perché la via sinistra è più popolata della destra se non perché la
moltitudine è proclive ai piaceri mondani e corporali? …Così sebbene siano
innumerevoli quelli che desiderino le cose visibili, a stento si trovano quelli
che pongono le cose eterne alle temporali.”
S.
Agostino
In modo più
forte di tutti, per quanto mi consta, afferma che gli eletti, cioè coloro che
effettivamente si salvano, sono pochi in comparazione a quanti si dannano.
Dice in “Il
discorso del Signore sulla montagna”l.2 23. 77.
“ Dice il
Signore : Entrate per la porta
stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione
e sono molti quelli che entrano per essa; quanto stretta è invece la porta e
quanto angusta la via che conduce alla vita e sono pochi quelli che la trovano 211.
Non dice questo perché il giogo del Signore è aspro e il carico pesante, ma
perché pochi vogliono terminare i lavori giacché non credono a lui che chiama : Venite
a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi e io vi ristorerò. Prendete il
mio giogo sopra di voi e imparate da me perché sono mite e umile di cuore;
infatti il mio giogo è soave e il mio carico leggero 212.
Però molti respingono, pochi accettano il giogo dolce e il carico leggero e ne
consegue che angusta è la via che conduce alla vita e stretta la porta per cui
vi si entra.”
Discorso
117
(Sermo 90)
“Molti sono
chiamati pochi eletti” dunque pochi non vengono cacciati. ….Lasciate i pochi
cacciate i molti. Molti sono infatti i buoni, ma in confronto dei cattivi i
buoni sono pochi. È nato molto frumento, ma in confronto della paglia il grano
è poco. I medesimi buoni, molti per se stessi, in confronto dei cattivi sono
pochi. …Molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente 16. Sono dunque nel
medesimo tempo molti quelli che sono pochi; molti presi a sé, pochi a paragone
dei cattivi”
Discorso
123
(Sermo 95)
“Senza dubbio gli eletti non sono scacciati: ed essi erano i pochi che rimasero
coricati (al convito n.d.t.) molti dunque erano raffigurati in quell'unico
(uomo n.d.t.), poiché quest'unico sprovvisto dell'abito di nozze significa un
unico corpo di cattivi”.
Discorso
142
(Sermo 111)
“3. Sono certamente pochi quelli che si salvano. Ricordate la questione del
Vangelo ora letta per noi? Al Signore viene detto “Sono pochi quelli che si
salvano?” Cosa (risponde n.d.t.) a ciò il Signore ? Non dice : non sono pochi
ma molti quelli che si salvano. Ma cosa disse appena udì “Sono pochi quelli che
si salvano” “Sforzatevi di entrare per la porta stretta” Quando udì “Sono pochi
quelli che si salvano” il Signore confermò ciò che aveva udito. Per la via
stretta entrano pochi…Pochi sono dunque coloro che si salvano in comparazione
dei molti che si perdono. Ma i pochi formeranno una gran massa. Non è contrario
chi disse “Pochi sono quelli che entrano per la porta stretta , molti periscono
per la strada larga” Contrario a sé sarebbe colui che disse una volta: “Molti
vengono dall’Oriente e dall’Occidente?” Vengono molti certamente pochi . E
pochi e molti …gli stessi pochi sono molti , pochi in comparazione con i
dannati, molti nella società degli angeli” angeli.”
S.
Tommaso d’Aquino
CATENA
AUREA IN MATTHAEUM CP22 LC-1
Et quia in
convivio nuptiali non initium, sed finis quaeritur, subditur multi enim sunt
vocati, pauci vero electi. Hilarius in Matth.. In invitante enim sine
exceptione, publicae bonitatis humanitas est; in invitatis vero, vel vocatis,
de iudicio meritorum probitatis electio Est. Gregorius. Nonnulli enim bona nec
incipiunt, nonnulli vero in bonis quae inceperunt, minime persistunt.
085 REM SUPER EVANGELIUM MATTHAEI CP17LC1
45 quia nisi elevemur ad deum super omnes
46 creaturas, quas dominus his sex diebus creavit,
47 non possumus
pervenire ad regnum dei.
48 item
assumpsit petrum, iacobum
49 et ioannem.
quare non omnes? ad
50 designandum,
quod non omnes, qui vocati
51 sunt,
pervenient; unde infra xx, 16: multi
52 sunt vocati,
pauci vero electi. et quare tres
53 tantum? ad
designandum, quod nulli pervenient
54 nisi in fide
trinitatis. marc. xvi, 16:
55 qui crediderit, et baptizatus fuerit, hic salvus
56 erit. sed quare plus istos quam alios? ratio
57 est, quia petrus magis fervidus erat. ioannes,
58 quia specialiter dilectus erat. item iacobus,
59 quia praecipuus debellator erat adversariorum
Traduco il
passo decisisivo “Perché non tutti? Per indicare che non tutti quelli che sono
chiamati pervengono ; per cui ..”Molti sono chiamati ma pochi gli eletti”
085 REM
SUPER EVANGELIUM MATTHAEI CP20LC1
468 novissimi,
erunt primi; deut. xxviii, 44: advena
469 erit super te, et erit in caput, tu in
470 caudam. vel
aliqui qui erant primi, propter
471
negligentiam fient novissimi: et hoc praecedenti
472 respondet,
quia inceperunt a novissimis.
473 sed posset aliquis
dicere: nonne
474 omnes primi
salvabuntur?
475 dicit:
multi sunt vocati, pauci vero electi,
476 quia qui
fide credunt, omnes vocati sunt;
477 sed illi
electi, qui bona opera faciunt, et isti
478 sunt pauci,
ut supra vii, 14: arcta est via,
479 quae ducit
ad vitam, et pauci sunt qui inveniunt
480 eam.
Traduco
l’affermazione più decisiva“Dice “Molti sono chiamati ,pochi però sono scelti”
perché coloro che credono per la fede, tutti sono chiamti; ma sono scelti
quelli che realizzano opere buone e questi sono pochi, come sopra (Mt.7,14) “La
via che conduce alla vita è difficile e sono pochi quelli che la trovano”
085 REM
SUPER EVANGELIUM MATTHAEI CP22LC1
384 ascendit
semper, ps. lxxiii, 23. vel potest
385 dici in
resurrectione, quia non solum in anima,
386 sed etiam
in corpore punientur; vel quia
387 calorem et
frigora patientur; iob xxiv, 19:
388 transibunt ab aquis nivium ad calorem
389 nimium.
390 deinde
concludit multi sunt vocati,
391 pauci vero
electi, quia quidam nolunt
392 venire,
quidam non habent vestem nuptialem.
393 unde supra
vii, 14: arcta est via quae ducit
394 ad vitam,
et pauci sunt qui inveniunt eam.
Traduco la
parte più importante “Quindi conclude « Molti sono chiamati ma pochi scelti »
perché alcuni non vogliono venire, alcuni non hanno la veste nuziale per cui
sopra (Mt.7,14) “Difficile è la strada che conduce alla vita e pochi sono
quelli che la trovano””
R1T SUPER AD THESS. I CP- LC-
1 multiplicatae sunt aquae, etc.. gen. vii, 17.
2 haec verba
competunt materiae huius
3 epistolae.
ecclesia enim figuratur per arcam,
4 sicut dicitur
i petr. iii, 20, quia sicut
5 in arca,
caeteris pereuntibus, paucae animae
6 salvatae
sunt, ita in ecclesia pauci, id est,
7 soli electi
salvabuntur.
8 per aquas
autem significantur tribulationes.
9 primo quia
aquae impellunt irruendo, sicut
10 tribulationes. matth. vii, 25: venerunt flumina,
11 et flaverunt venti, et irruerunt in domum
12 illam. sed
impulsu fluminum ecclesia
13 non movetur.
unde subdit et non cecidit.
14 secundo aqua extinguit ignem. eccli. xxx:
Traduco la
parte più decisiva per noi “ “La Chiesa è figurata attraverso l’arca come dice
1 Pt.3,20 perché come nell’arca, morendo gli altri, poche anime sono state
salvate, così nella Chiesa pochi , cioè solo gli eletti saranno salvati.”
SUMMAE
THEOLOGIAE PRIMA PARS QU-2++3
AR-7AG-2
Ad tertium
dicendum quod bonum proportionatum communi statui naturae, accidit ut in
pluribus; et defectus ab hoc bono, ut in paucioribus. Sed bonum quod excedit communem statum naturae,
invenitur ut in paucioribus; et defectus ab hoc bono, ut in pluribus. Sicut
patet quod plures homines sunt qui habent sufficientem scientiam ad regimen
vitae suae, pauciores autem qui hac scientia carent, qui moriones vel stulti
dicuntur: sed paucissimi sunt, respectu aliorum, qui attingunt ad habendam
profundam scientiam intelligibilium rerum. Cum igitur
beatitudo aeterna, in visione Dei consistens, excedat communem statum naturae,
et praecipue secundum quod est gratia destituta per corruptionem originalis
peccati, pauciores sunt qui salvantur. Et in hoc etiam maxime misericordia Dei
apparet, quod aliquos in illam salutem erigit, a qua plurimi deficiunt secundum
communem cursum et inclinationem naturae.
Traduco le
affermazioni più decisive “ ….il bene che supera il comune stato di natura si
ritrova in meno individui ; e la mancanza di questo in più individui …Poiché la
beatitudine eterna …eccede lo stato comune di natura ….quelli che si salvano
sono in numero più piccolo (rispetto a quelli che si dannano) . E anche in
questo appare massimamente la misericordia divina che erige alcuni a quella
salvezza dalla quale la maggior parte (degli uomini) vengono meno secondo il
comune corso e l’inclinazione della natura. “
- TERTIA
PARS QU-5++2 AR-7RA-2
1 ad secundum dicendum quod, cum apostolus dicit,
2 gratia dei in plures abundavit,
3 ly plures non est accipiendum comparative, quasi
plures numero
4 sint salvati
per gratiam christi quam damnati per peccatum adae,
5 sed absolute,
ac si diceret quod gratia unius christi abundavit
6 in multos,
sicut et peccatum unius adae pervenit ad multos. sed
7 sicut
peccatum adae ad eos tantum pervenit qui per seminalem
8 rationem
carnaliter ab eo descenderunt, ita gratia christi ad
9 illos tantum
pervenit qui spirituali regeneratione eius membra
10 sunt facti.
quod non competit pueris
11 decedentibus
cum originali peccato.
“Al secondo si
deve dire che quando l’apostolo dice che la grazia di Dio abbondò nei più quel
più non va preso in senso comparativo come se i più per numero siano salvati
per la grazia di Cristo rispetto ai dannati per il peccato di Adamo, ma in modo
assoluto, come se dicesse che la grazia di Cristo abbondò in molti come il
peccato di un solo Adamo pervenne a molti”
A
Fatima la Madonna ha detto questo:
-
Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime
vanno all'inferno, perché non c'è chi si sacrifica e prega per loro.
E i veggenti di
Fatima hanno confermato che molti si dannano infatti
dalla “Storia
di Fatima scritta da Lucia” si afferma
In pochi minuti
i nostri rifornimenti erano distribuiti al gregge. E così passammo la giornata
a digiuno, proprio come i più austeri certosini. Giacinta stava ancora seduta
sulla roccia, con l'aria pensierosa e domandò
- Quella
Signora ha detto anche che molte anime andavano all'inferno! Che cos'è
l'inferno?
- una buca
piena di animali e con un fuoco grande grande (così me lo spiegava mia madre) e
ci va chi fa i peccati e non si confessa; e il fuoco brucia sempre sempre.
- E non si esce
mai di là?
- No.
- E dopo tanti,
ma tanti anni?
- No, l'inferno
non finisce mai.
- E il cielo
nemmeno?
- Chi va in
cielo non esce più di lassù.
- E neanche
quelli che vanno all'inferno?!
- Non capisci
che sono eterni, che non finiscono mai!
Facemmo allora
per la prima volta la meditazione sull'inferno e sull'eternità. La cosa che
più impressionò Giacinta fu l'eternità. Anche durante i giochi, ogni tanto
domandava: “Ma senti! Allora, dopo tanti, tanti anni, l'inferno non sarà
ancora finito?”. E altre volte: 'Quella gente che c'è li a bruciare, non muore?
E non diventano cenere? E se noi preghiamo molto per i peccatori, nostro
Signore li libererà di li? E anche con i sacrifici? Poverini! Dobbiamo pregare
e fare molti sacrifici per loro!'. Dopo aggiungeva: “Come era buona quella
Signora? Subito ci ha promesso di portarci in cielo”
…
(Giacinta )Ogni
tanto chiamava me o il fratello, come se si svegliasse dal sonno: «Francesco!
Francesco! Non state a pregare con me? Bisogna pregare molto per liberare le
anime dall'inferno. Tante vanno laggiù, tante!».
Un ulteriore
testo su questo tema lo traggo dall'Osservatore
Romano del
7-2-1954(edizione settimanale ).
P. Riccardo
Lombardi parla di una intervista a lui concessa da suor Lucia ....
"Le domandai "Mi dica se "Mondo migliore" è la risposta
della Chiesa alle parole della Vergine da lei udite" Mi rispose
"Padre certamente c'è bisogno di questo grande rinnovamento. Se non si fa
, constatando lo svolgimento attuale dell'umanità, solo una limitata parte del
genere umano si salverà" .......
Riprese p. Lombardi "Lei crede veramente che molti vadano all'inferno?
Io spero che Dio ne salvi molti” (non per nulla un mio libro ha per titolo
"La salvezza di chi non ha fede").
Rispose suor Lucia "Padre , si dannano molti"
Riprese p. Lombardi " Si, il mondo è una sentina di vizi . Ma c'è sempre
una speranza di salvezza." Rispose suor Lucia " No , Padre, molti ,
molti si perderanno". Disse il p. Lombardi "Quelle parole mi scossero
."
S.
Alfonso Dottore della Chiesa sul tema del numero degli eletti
Dall’”Apparecchio
alla morte” c. 17
In somma Dio,
se sopporta, non sopporta sempre. Se fosse che Dio sempre sopportasse, niuno si
dannerebbe; ma la sentenza più comune è che la maggior parte anche de'
cristiani (parlando degli adulti) si danna: «Lata porta et spatiosa via est,
quae ducit ad perditionem, et multi intrant per eam» (Matth. 7. 13).Chi offende
Dio colla speranza del perdono, «irrisor est non poenitens», dice S. Agostino
Il testo
completo è il seguente
PUNTO
I
Si ha nella
parabola della zizania1 in S. Matteo (cap. 13) che essendo cresciuta in un
campo la zizania2 insieme col grano, volevano i servi andare ad estirparla:
«Vis, imus, et colligimus ea?»3 Ma il padrone rispose: No, lasciatela crescere,
e poi si raccoglierà e si manderà al fuoco: «In tempore messis dicam
messoribus, colligite primum zizania, et alligate ea in fasciculos ad
comburendum».4 Da questa parabola si ricava per una parte la pazienza che il
Signore usa co' peccatori; e per l'altra il rigore che usa cogli ostinati. Dice
S. Agostino5 che in due modi il demonio inganna gli uomini: «Desperando, et
sperando». Dopo che il peccatore ha peccato, lo tenta a disperarsi6 col terrore
della divina giustizia; ma prima di peccare, l'anima al7 peccato colla speranza
della divina misericordia. Perciò il santo avverte ad ognuno:8 «Post peccatum
spera misericordiam; ante peccatum pertimesce iustitiam». Sì, perché non merita
misericordia chi si serve della misericordia di
Dio per offenderlo. La misericordia si usa con chi teme Dio, non con chi si
avvale di quella per non temerlo. Chi offende la giustizia, dice l'Abulense,9
può ricorrere alla misericordia, ma chi offende la stessa misericordia, a chi
ricorrerà?Difficilmente si trova peccatore sì disperato, che voglia proprio
dannarsi. I peccatori voglion peccare, senza perdere la speranza di salvarsi.
Peccano e dicono: Dio è di misericordia; farò questo peccato, e poi me lo
confesserò. «Bonus est Deus, faciam quod mihi placet», ecco come parlano i
peccatori, scrive S. Agostino10 (Tract. 33. in Io.). Ma oh Dio così ancora
dicevano tanti, che ora sono già dannati.Non dire, dice il Signore: Son grandi
le misericordie che usa Dio; per quanti peccati farò, con un atto di dolore
sarò perdonato. «Et ne dicas: miseratio Domini magna est, multitudinis
peccatorum meorum miserebitur» (Eccli. 5. 6). Nol dire, dice Dio; e perché?
«Misericordia enim, et ira ab illo cito proximant, et in peccatores respicit
ira illius» (Ibid.). La misericordia di Dio è infinita, ma gli atti di questa
misericordia (che son le miserazioni) son finiti. Dio è misericordioso ma è
ancora giusto. «Ego sum iustus, et misericors», disse il Signore un giorno a S.
Brigida;11 «peccatores tantum misericordem me existimant». I peccatori, scrive
S. Basilio,12 voglion considerare Dio solo per metà: «Bonus est Dominus, sed
etiam iustus; nolite Deum ex dimidia parte cogitare». Il sopportare chi si
serve della misericordia di Dio per più offenderlo, diceva il P.M. Avila (san Juan de Avila) 13 che
non sarebbe misericordia, ma mancamento di giustizia. La misericordia sta
promessa a chi teme Dio, non già a chi se ne abusa.14 «Et misericordia eius
timentibus eum»,15 come cantò la divina Madre. Agli ostinati sta minacciata la
giustizia; e siccome (dice S. Agostino)16 Dio non mentisce nelle promesse; così
non mentisce ancora nelle minacce: «Qui verus est in promittendo, verus est in
minando».Guardati, dice S. Gio. Grisostomo,17 quando il demonio (ma non Dio) ti
promette la divina misericordia, affinché pecchi; «Cave ne unquam canem illum
suscipias, qui misericordiam Dei pollicetur» (Hom. 50. ad Pop. Antioch.). Guai,
soggiunge S. Agostino,18 a chi spera per peccare: «Sperat, ut peccet; vae a
perversa spe» (In Ps. 144). Oh quanti ne ha ingannati e fatti perdere, dice il
santo,19 questa vana speranza. «Dinumerari non possunt, quantos haec inanis
spei umbra deceperit». Povero chi s'abusa della pietà di Dio, per più
oltraggiarlo! Dice S. Bernardo20 che Lucifero perciò fu così presto castigato
da Dio, perché si ribellò sperando di non riceverne castigo. Il re Manasse fu
peccatore, poi si convertì, e Dio lo perdonò; Ammone suo figlio, vedendo il
padre così facilmente perdonato, si diede alla mala vita colla speranza del
perdono; ma per Ammone non vi fu misericordia. Perciò ancora dice S. Gio.
Grisostomo21 che Giuda si perdé, perché peccò fidato alla benignità di
Gesu-Cristo: «Fidit in lenitate magistri». In somma Dio, se sopporta, non
sopporta sempre. Se fosse che Dio sempre sopportasse, niuno si dannerebbe; ma
la sentenza più comune è che la maggior parte anche de' cristiani (parlando
degli adulti) si danna: «Lata porta et spatiosa via est, quae ducit ad
perditionem, et multi intrant per eam» (Matth. 7. 13).Chi offende Dio colla
speranza del perdono, «irrisor est non poenitens», dice S. Agostino.22 Ma all'incontro
dice S. Paolo che Dio non si fa burlare: «Deus non irridetur» (Galat. 6. 7).23
Sarebbe un burlare Dio seguire ad offenderlo, sempre che si vuole, e poi andare
al paradiso. «Quae enim seminaverit homo, haec et metet» (Ibid. 8). Chi semina
peccati, non ha ragione di sperare altro che castigo ed inferno. La rete con
cui il demonio strascina all'inferno quasi tutti quei cristiani che si dannano,
è quest'inganno, col quale loro dice: Peccate liberamente, perché con tutt'i
peccati vi salverete. Ma Dio maledice chi pecca colla speranza del perdono. 24
«Maledictus homo qui peccat in spe». La speranza del peccatore dopo il peccato,
quando vi è pentimento, è cara a Dio, ma la speranza degli ostinati è
l'abbominio di Dio: «Et spes illorum abominatio» (Iob. 11. 20). Una tale
speranza irrita Dio a castigare, siccome irriterebbe il padrone quel servo che
l'offendesse, perché il padrone è buono.
Dalla “ Storia
e Refutazione delle eresie “ conf. 13
21. Sono bensì
nelle sacre scritture grandi argomenti di sperare la vita eterna, la confidenza
e la preghiera, mentre Dio ci fa sapere: Nullus speravit in Domino, et confusus
est2. E Gesù Cristo ci fa quella gran promessa: Amen, amen dico vobis: Si quid
petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis3. Ma se fosse vero che la certezza
della nostra speranza è nel riguardarci, secondo dice l'autore, come contenuti
nel numero degli eletti, dimando qual fondamento certo di salute avremmo noi
nelle scritture di essere contenuti nel numero degli eletti? Quando ivi più
presto troviamo argomenti in contrario, trovando che gli eletti son molto pochi
a rispetto de' reprobi: Multi sunt vocati, pauci vero electi1. Nolite timere
pusillus grex etc.2. Ma per concludere il punto, ripetiamo le parole del
concilio di Trento. Il concilio dice: In Dei auxilio firmissimam spem collocare
omnes debent etc. Posto che Dio comanda a tutti di collocare nel suo aiuto una
speranza certa di salvarci, ha dovuto darci un fondamento certo di avere una
tale speranza. La promessa fatta agli eletti è fondamento certo per gli eletti,
ma non per noi in particolare che non sappiamo di essere stati eletti. Dunque
il fondamento certo a ciascuno di noi di sperar la salute non è la promessa
particolare fatta a' soli eletti, ma la promessa generale del suo aiuto fatta a
tutti i fedeli di salvarli, purché non manchino alla grazia. Più in breve: se
tutti i fedeli sono obbligati a sperar certamente la salute nell'aiuto divino,
dunque un tale aiuto non a' soli eletti, ma è promesso a tutti, ed in questo
aiuto ciascun fedele dee fondare la sua speranza.
Dal
SERMONE III. - PER LA DOMENICA III. DELL'AVVENTO
MEZZO
III. Della resistenza alle tentazioni.
È troppo vero
che nelle occasioni pericolose, quando con confidenza ricorriamo a Dio egli ci
soccorre; ma talvolta in certe occasioni più istiganti vorrà il Signore che ci
mettiamo anche la parte nostra con farci violenza a resistere. Non basterà
allora che una o due volte ricorriamo a Dio, ma bisognerà che replichiamo le
preghiere, con andare più volte a gemere davanti la beata Vergine ed a' piedi
del crocifisso, esclamando con lagrime: Madre mia, Maria, aiutatemi: Gesù mio
Salvatore, salvatemi; per pietà non mi abbandonate, non permettete ch'io vi
abbia da perdere.
Ricordiamoci
del vangelo che dice: Quam angusta porta, et arcta via est, quae ducit ad
vitam! et pauci sunt, qui inveniunt eam1. La via del paradiso è stretta; come
suol dirsi, non vi passa la carrozza; chi vuole andarvi in carrozza, non vi
potrà entrare; e perciò pochi giungono al paradiso, perché pochi voglion farsi
forza a resistere alle tentazioni: Regnum coelorum vim patitur, et violenti
rapiunt illud2. Il regno de' cieli vim patitur, spiega un autore, vi quaeritur,
invaditur, occupatur; bisogna cercarlo, ed acquistarlo con farsi violenza; chi
vuole acquistarlo senza incomodo, con menare una vita sciolta e molle, non
l'acquisterà e ne resterà escluso.
I santi per
salvarsi sono andati chi a vivere in un chiostro, chi ad intanarsi in una
grotta, chi ad abbracciare i tormenti e la morte, come hanno fatto i santi
martiri: Violenti rapiunt illud. Alcuni si lamentano che non hanno confidenza
in Dio; ma non si avvedono che la loro poca confidenza nasce dalla loro poca
risoluzione di servire a Dio. Dicea s. Teresa: Di anime irresolute non ha paura
il demonio. E scrisse il Savio: Desideria occidunt pigrum3. Alcuni vorrebbero
salvarsi, vorrebbero farsi santi, ma non mai si risolvono a pigliarne i mezzi,
la meditazione, la frequenza dei sacramenti, il distacco dalle creature; oppure
pigliano e lasciano. Si pascono in somma di desiderj inefficaci, e frattanto
seguono a vivere in disgrazia di Dio, oppure nella loro tepidezza, che
finalmente li porta a perdere Dio, e così si avvera che desideria occidunt
pigrum.
Se dunque
vogliamo salvarci e farci santi, bisogna che facciamo una forte risoluzione,
non solo in generale di darci a Dio, ma anche in particolare di prendere i
mezzi opportuni; e dopo averli presi di non tralasciarli; e perciò bisogna che
non lasciamo mai di pregare Gesù Cristo e la sua ss. madre, affinché ci
ottengano la s. perseveranza.”
Dalla
“Istruzione al popolo “PARTE I. CAP. VI. Del sesto precetto.
Non
fornicare.
“9. E ciò in
quanto al castigo di questa vita; ma che ne sarà de' disonesti nell'altra? Tu
dici che questo peccato Dio lo compatisce; ma s. Remigio dice che de' cristiani
adulti pochi si salvano, e tutti gli altri si dannano per lo vizio disonesto:
Ex adultis propter carnis vitium pauci salvantur15.( A causa del vizio di
lussuria pochi si salvano degli adulti) E 'l p. Segneri dice che di coloro che
si dannano tre parti si dannano per questo peccato.”
Dalla “Selva di materie predicabili”
CAP. VI. Del
peccato d'incontinenza.
“L'incontinenza
è chiamata da s. Basilio peste viva, da s. Bernardino da Siena vizio il più
nocivo di tutti: Vermis quo nullus nocentior; perché, secondo dice s.
Bonaventura, l'impudicizia distrugge i germogli di tutte le virtù: Luxuria
omnium virtutum eradicat germina. Perciò ella è da s. Ambrogio chiamata il
seminario e la madre di tutti i vizj: Luxuria seminarium est, et origo omnium
vitiorum; mentre questo vizio tira seco anche gli altri, odj, furti, sacrilegj
e simili. E quindi giustamente disse s. Remigio che, exceptis parvulis, maior
pars hominum ob hoc vitium damnatur. E il p. Segneri disse che siccome
l'inferno per la superbia è pieno d'angeli, così per la disonestà è pieno
d'uomini. Negli altri vizj il demonio pesca coll'amo, in questo pesca colla
rete; sicché fa più guadagno per l'inferno con questo vizio che con tutti gli
altri. E Dio all'incontro per l'incontinenza ha mandati i maggiori castighi nel
mondo, punendola dal cielo con diluvj d'acque e di fuoco.”
Non
si dica che quanto sto presentando è assurdo o giansenista perché appunto s.
Alfonso anti-giansenista per eccellenza lo ha detto e con lui parecchi altri
santi ….
S.
Giovanni Cassiano
Nel suo libro “Sugli
istituti dei cenobi” nel l.IV al cap. 38 afferma
“Stretta è la
porta e difficile è la via che conduce alla vita e sono pochi quelli che la
trovano. Considerati fatto dei pochi eletti e non ti raffreddare per l’esempio
e la tiepidezza della moltitudine; ma vivi come pochi per poter meritare di
essere trovato nel regno di Dio. Molti infatti sono chiamati, pochi scelti e
piccolo è il gregge , al quale è piaciuto al Padre dare l’eredità”
S.
Nilo Abate
Nella lettera
159 afferma
“Stretta è la
porta e difficile è la via che porta alla vita e pochi la trovano. Se dunque
coloro che la trovano sono pochi la molto meno (pauciores) saranno quelli che
avranno la forza di entrare; in verità non entrano per propria negligenza ”
S.
Ignazio di Loyola praticamente
lo afferma nei suoi “Esercizi”
“S. Ignazio
negli esercizi al n. 52 dice
[52] 1 Il
terzo. Ugualmente fare altrettanto sul terzo: il peccato particolare di uno che
per un peccato mortale sia andato all'inferno , e molti altri innumerevoli che
vi sono andati per meno peccati di quanti ne ho fatto ioa.
2 Dico fare altrettanto sul terzo peccato particolare: richiamare alla memoria
la gravità e malizia del peccatob contro il proprio Creatore e Signore;
3 discorrere con l'intelligenza come giustamente è stato condannato per sempre
chi ha peccato e agito contro la bontà infinita; concludere con la volontà,
come sta detto.
e poi, ancora
[102] 1 Il
primo preludio è richiamare la storia del mistero che devo contemplarea: come
le tre divine Persone osservano tutta la superficie o rotondità di tutto il
mondo piena di uominib;
2 come, vedendo che tutti scendevano all'infernoc, decidono nella loro eternità
che la seconda Persona si faccia uomo, per salvare il genere umano;
3 e così, giunta la pienezza dei tempi , inviano l'angelo san Gabriele a nostra
Signorad.
e ulteriormente
[106] 1 Il
primo punto è vedere le persone, le une e le altre.
Primo, quelle della faccia della terra, in tanta diversità tanto nei vestiti
quanto nei gesti:
2 alcuni bianchi e altri neri, alcuni in pace e altri in guerra, alcuni che
piangono e altri che ridono, alcuni sani e altri infermi, alcuni che nascono e
altri che muoiono, ecc.;
3 secondo, vedere e considerare come le tre Persone divine, sedute sul loro soglio
regale o trono di sua divina maestà, guardanoa tutta la superficie ricurva
della terra, e tutte le genti in tanta cecità, e come queste muoiono e scendono
nell'inferno;
4 terzo, vedere nostra Signora e l'angelo che la saluta e riflettere per
ricavare frutto da tale vistab.
Un eccellente
gesuita grande conoscitore degli esercizi come san Roberto Bellarmino Dottore della Chiesa, afferma che
molti si dannano e pochi si salvano
Dice infatti
“del tutto minore (rispetto a quello di reprobi) è il numero degli eletti”(De
Gemitu columbae p.3 m.54) e aggiunge dopo poco “Isaia …descrivendo il piccolo
numero di quelli che si troveranno salvi alla fine dei tempi usa il paragone
della vigna dopo la vendemmia … paragone che incute un massimo orrore” “Così il
numero dei reprobi è paragonato alla vendemmia nella quale si riempiono molti
vasi dai grappoli d’uva che sono raccolti da molti agricoltori ; il piccolo
numero degli eletti è paragonato ai pochi grappoli che sono ritrovati
accidentalmente nella vigna” E ancora “ Il numero dei dannati è più ampio del
numero di quelli che devono essere salvati” (De arte moriendi l.2 c.3)
S. Antonio M. Claret
« 205. Igualmente me obliga a predicar sin parar el
ver la multitud de almas que caen [en] los infiernos, pues que es de fe que
todos los que mueren en pecado mortal se condenan. ¡Ay! Cada día se mueren
ochenta mil personas (según cálculo aproximado), ¡y cuántas se morirán en
pecado y cuántas se condenarán! Pues que talis vita, finis ita. Tal es la
muerte según ha sido la vida.
206. Y como veo la manera con que viven las gentes,
muchísimas de asiento y habitualmente en pecado mortal, no pasa día que no
aumenten el número de sus delitos. Cometen la iniquidad con la facilidad con
que beben un vaso de agua, como por juguete y por risa obran la iniquidad.
Estos desgraciados, por sus propios pies, marchan a los infiernos como ciegos,
según el Profeta Sofonías: Ambulaverunt ut caeci quía Domino peccaverunt.” (autobiografia)
Traduco
"Mi obbliga a predicare la moltitudine di anime che cadono all’inferno
giacché è di fede che chi muore in peccato mortale va all’inferno …..Come è la
vita così è il termine (della vita). Così
è la morte come è stata la vita. E .. vedo il modo in cui vive la gente
moltissima …abitualmente in peccato mortale e non passa giorno che non
aumentino i loro delitti "
Si noti a
riguardo: ai tempi in cui viveva s. Antonio Maria Claret non c’era ancora la
moda della minigonna ….non c’erano le spiagge affollate di gente seminuda ….non
c’erano i film pornografici, non c’erano i siti pornografici che oggi ci sono
…..non c’era la valanga di aborti …che oggi ci sono …..ossia oggi pare di dover
affermare che la situazione è immensamente peggiore che allora . Oggi
addirittura in Spagna ….si riconoscono i matrimoni omosessuali cioè tra uomini
e uomini e donne e donne ….e addirittura si permette ad essi di adottare
bambini ….ossia si è giunti a riconoscere una tutela giuridica oltre che
all’aborto, anche a certe pratiche di vita che la Scrittura Sacra bolla come
peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio ….per non dire della valanga di
pedofilia che dilaga attraverso le sette sataniche.
S.
Leonardo da Porto Maurizio in
un celebre sermone sul numero dei salvati cita i Dottori e i grandi teologi che
affermano che la maggior parte non solo degli uomini ma dei cattolici si
dannano e afferma che tale sentenza teologica pare sia stata rivelata dal
Signore a s. Simeone Stilita che perciò si diede ad una vita di somma
penitenza.
ALBERO CON FOGLIE
ALBERO CON POCHISSIME FOGLIE
A proposito del
fatto che molti si dannano c’è un fatto che si verificò durante la predicazione
del beato A. Baldinucci gesuita (Firenze, 1665
– Pofi, 7 novembre 1717).
Si era in agosto, tempo nel quale non sogliono cadere foglie dagli alberi . Il
beato Baldinucci stava facendo davanti ad un folto gruppo di persone una
predica durante una missione . Ad un tratto, evidentemente illuminato da Dio,
il gesuita disse : “Volete sapere quante sono le persone che vanno all’inferno
? Ebbene sono quante le foglie che cadono da questo albero.” Dette quelle
parole, per un prodigio misterioso praticamente tutte o quasi le foglie dell’albero
caddero a terra …. Udite quelle parole e visto quanto accadeva, la gente rimase
grandemente impressionata e vari si convertirono ….
Ecco il frutto
che deve produrre in noi quanto ho detto finora: la conversione ….la
liberazione dal lassismo e da qualsiasi deviazione nel campo della teologia e
in particolare della teologia morale, l’impegno forte ad entrare tra gli
eletti. Dio vuole salvi tutti e
dunque se noi viviamo secondo i suoi comandamenti, se frequentiamo i
sacramenti, Dio vuole salvarci e ci salva…
AVE
MARIA PURISSIMA!