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giovedì 4 marzo 2021

Omni die dic Mariae

Nella festa di san Casimiro


Omni Die

Omni die dic Mariae
Mea laudes anima
Eius festa eius gesta
Cole splendidissima
Pulchra tota sine nota
Cuiuscumque maculae
Fac me mundum et iucundum
Te laudare sedule
Ut sim castus et modestus
Dulcis, blandus sobrius
Pius, rectus, circumspectus
Simultatis nescius
Eruditus et munitus
Divinis eloquiis
Timoratus et ornatus
Sacris exercitiis

Virgo sancta cerne quanta 








AMDG et DVM

martedì 13 gennaio 2015

San Casimiro: Principe, giovane e santo

San Casimiro: Principe, giovane e santo

Vivendo in una società ormai volta ai piaceri sfrenati, seppe guardare alla gloria di Dio, prima di ogni altra cosa, rimanendo integro di corpo e anima, saldo nella Fede e zelante per il bene dei suoi sudditi.
Lucilia Lins Brandão Veas, EP

Nella sua saggezza divina, la Santa Chiesa ha sempre parole adeguate per elevare il cuore e la mente dei fedeli in tutte le sue commemorazioni o feste. Ricorrendo all'intercessione di San Casimiro, nel giorno della sua memoria - 4 marzo -, essa comincia col chiedere: "O Dio onnipotente, che ci chiami a servirti per regnare con te...".1

 Ccox csc / Wikipedia
san_casimiro_1.jpg
San Casimiro - Parrocchia di
San Casimiro, South Bend
(Stati Uniti)
Infatti, chi depone la fiducia in Dio e dedica tutta la sua esistenza al Suo servizio, abbracciando lo stato religioso o lo stato laico, come San Casimiro, riceve il centuplo ancora su questa Terra, e più ancora in Cielo. A questo giovane non mancarono grandi qualità, nemmeno territori da governare, ma seppe scegliere per la sua vita un cammino che gli assicurasse il Regno eterno. Senza dare sfogo alla cupidigia, così comune ai monarchi della sua epoca, si mantenne integro nella fedeltà al suo nobile ideale: essere un principe santo.

Nato nello splendore di una corte

Casimiro nacque il 3 ottobre 1458, nel castello di Wawel, a Cracovia. Suo padre, Casimiro IV, era re di Polonia e granduca della Lituania, e governava così un esteso territorio che si estendeva a est quasi fino a Mosca e a sud fino al Mar Nero. Sua madre era l'arciduchessa Elisabetta, figlia di Alberto II d'Asburgo, re dei romani e sovrano d'Austria, Ungheria e Boemia.
Il nostro Santo fu il terzo di 13 figli, e si dice che sua madre "fin dalla culla sognava per loro i troni europei". 2 Sia lui che i suoi fratelli ricevettero un'eccellente formazione; poiché Elisabetta vedeva in ogni figlio un futuro monarca, e in ogni figlia una regina, non risparmiò sforzi nell'istruzione dei bambini. Malgrado fosse pia, li educava in vista della corte e della vita diplomatica, e non della santità, credendo erroneamente - come molti fanno, purtroppo, anche oggi - che la ricerca della perfezione fosse riservata soltanto a coloro che si ritiravano dal mondo per condurre una vita religiosa. Casimiro, al contrario, dalla tenera età capì che doveva essere santo, senza rinunciare a essere principe, questo significava "essere fedele ai disegni di Dio, anche se ‘attorniato dal lusso della corte reale e dalle attrazioni mondane'",3 come dice la preghiera della Messa della sua festa, in Lituania.
La corte di Cracovia era lussuosa e raffinata come le altre di quel periodo storico. A tavola si servivano prelibatezze e i banchetti si prolungavano per lunghe ore. Consapevole dei doveri insiti alla sua condizione di principe, San Casimiro non si rifiutava di partecipare alla vita sociale. Si mostrava amabile e allegro alle feste, ma si ritirava prima possibile. Non disprezzava gli eleganti abiti principeschi, tuttavia, per spirito di povertà, usava una tunica intima di tessuto comune. Si sapeva che i suoi ricchi abiti nascondevano un cilicio e che egli praticava molte altre mortificazioni. Sempre discreto in queste pratiche religiose e penitenze, arrivò a essere soprannominato "l'incarnazione di una silenziosa devozione".4

Adolescente puro, paziente e magnanimo

Nella vita di palazzo era notevole la sua estrema generosità verso i poveri, vedove, pellegrini, prigionieri o anziani, poiché, non accontentandosi di dare del suo, donava anche il proprio tempo a beneficio degli altri.
Se era magnanimo nelle opere di carità corporali, molto di più lo era in quelle spirituali, ammonendo con saggezza, bontà e pazienza coloro che lo circondavano - persino suo padre -, ogni volta che vedeva qualcosa collidere con la verità o esser privo della maggior perfezione possibile. Sapeva anche perdonare le offese che gli venivano fatte, pregare per i suoi cari e i suoi sudditi, che desiderava vedere sulla via del bene e ardenti nella Fede.
I suoi biografi mettono in risalto la sua esimia purezza, che brillava al punto che uno dei suoi maestri, Bonaccorsi, lo chiama "divus adolescens - giovane divinizzato".5 Praticare con perfezione questa virtù, nel corpo e nell'anima, era lo scopo della sua vita. Per questo non consegnò mai il suo cuore a un affetto di questo mondo e si mantenne sempre vigile affinché nulla lo macchiasse.

Amore per la preghiera e per la liturgia

Da dove gli venivano tante virtù? Da Gesù Crocifisso, di cui meditava spesso la Passione, e dalla Santissima Vergine, a cui dedicava tutta la sua vita.
Stando a Cracovia o a Vilnius, capitale del granducato della Lituania, lo vedevano molte volte percorrere le stazioni della Via Crucis, devozione sorta in quegli anni, la quale toccò profondamente la sua anima. Queste meditazioni lo portavano ad amare la croce e il sacrificio, e a desiderare di dare la vita per Colui che volle esser schernito e Si lasciò crocifiggere per amore dell'umanità.
Le cerimonie liturgiche lo entusiasmavano e non perdeva mai l'occasione di assistere a una Messa. In queste occasioni, diventavano chiari agli occhi dei presenti la sua pietà e il suo ardente amore verso il Santissimo Sacramento.
Quando nel Palazzo Reale nessuno sapeva dove egli fosse, lo trovavano in una chiesa, assorto in preghiera. Tanto in Polonia quanto in Lituania, gli piaceva visitarle e non aveva ritegno a pregare presso le loro porte, nel caso le trovasse chiuse.

Jakub Ha?un
san_casimiro_elisabetta_d_asburgo.jpg
Casimiro fu il terzo di 13 figli, e si dice che sua madre “fin dalla culla sognava
per loro i troni europei”

Sopra : Casimiro IV e Elisabetta d’Asburgo, genitori di San Casimiro; a destra, vista
odierna del Castello di Wawel, a Cracovia (Polonia)
Era facile vederlo, nelle più diverse occasioni, inginocchiato ai piedi della Madonna, a pregare. Raccontano che recitava ogni giorno l'inno "Omni die dic Mariæ mea, laudes, anima: - Che ogni giorno la mia anima canti lodi a Maria",6 divulgandolo tra i suoi sudditi. Lo attraeva, soprattutto, la splendida purezza della Madre di Dio. Le chiedeva il dono della saggezza e la virtù della giustizia per saper governare, come pure lo spirito di vigilanza, per non soccombere mai come Salomone (cfr. I Re 11, 1-6).

Due anni come reggente della Polonia

Nel 1481, il re Casimiro IV, suo padre, dovette trasferire la sua residenza in Lituania, lasciandolo come reggente a Cracovia.
Per due anni San Casimiro governò la Polonia, durante i quali non smise di soddisfare nessuno dei suoi sudditi, qualsiasi fosse la classe sociale alla quale appartenesse. Tanto chierici quanto nobili o plebei si sentivano ben accolti nelle loro suppliche e si applicò con così tanto buon senso all'amministrazione, che riuscì in poco tempo a stabilizzare il tesoro reale, tagliando le spese inutili e allontanando gli approfittatori. Con questo, liberò da ipoteche molte proprietà reali.
Giovane dall'animo risoluto e temperante, faceva grandi sforzi per mantenere tra i suoi vassalli la buona condotta negli affari di Stato. Per lui la gloria di Dio permeava tutto: da un semplice calcolo algebrico alle grandi decisioni nelle quali erano a repentaglio i più importanti interessi della nazione. Nonostante la costanza e fermezza negli interessi del regno, non smetteva di ascoltare quelli che lo circondavano, come attesta una delle sue lettere, del 1º febbraio 1481, destinata ai nobili dirigenti della città di Bratislava: "Mi piacerebbe molto - non solo perché è di giustizia, che apprezzo molto e cerco di rispettare - rendervi soddisfatti, cosa cui aspiro in modo speciale".7

 Pernilla Larding
castello_di_trakai.jpg
Gli ultimi sei mesi della sua vita, li trascorse tra Vilnius e Trakai Vista attuale del Castello di Trakai (Lituania)

Ed essendo la Polonia un Paese cattolico, San Casimiro, in quanto principe reggente, non poté non cercare di stringere con tenacia le relazioni con Roma, un po' trascurate da suo padre.

Ultimi mesi di vita

Il peso delle responsabilità e gli intensi lavori di quegli anni a capo del governo polacco finirono per estenuare il santo principe. Si sommavano a ciò le continue mortificazioni cui si sottoponeva, come abbiamo avuto occasione di contemplare. Si ritirò con la famiglia, allora, in Lituania, nella primavera del 1483, per recuperare un po' le energie.
Lì, com'era accaduto in Polonia, gli annali della sua storia registrano una speciale sollecitudine verso i più bisognosi, ed erano i conventi e le chiese, in modo speciale, l'oggetto della sua prodigalità. Non si sentiva bene se non vedeva il Re dei re e Signore dei signori, Gesù Sacramentato, onorato e servito attraverso un degno tempio e ricchi oggetti liturgici.

 Albertus teolog
corpo_incorrotto.jpg
Quando, 120 anni dopo, fu riesumato, il suo corpo era incorrotto e esalava un gradevole odore Affresco che rappresenta la riesumazione del corpo di San Casimiro e ritratto del santo
venerato presso i suoi resti mortali - Cappella di San Casimiro, Cattedrale di Vilnius


Gli ultimi sei mesi di vita, egli li trascorse tra Vilnius e Trakai, aiutando il padre nella cancelleria dello Stato lituano e promuovendo la Fede tra il popolo. Avendo, tuttavia, la salute compromessa e l'organismo estremamente debilitato, fu colpito da una violenta tubercolosi, che consumò le sue ultime forze. Aveva 25 anni di età e aveva conservato intatta la sua purezza virginale, ma sua madre ancora alimentava le speranze di vederlo sposato con la figlia dell'imperatore Federico III, senza comprendere che erano altri i disegni divini per quest'uomo eletto.

"Più mirabile ancora nel Cielo"

Il 4 marzo 1484, egli consegnò l'anima a Dio. Il suo corpo fu sepolto nella tomba della famiglia reale, nella cattedrale di Vilnius. E nonostante l'umidità del locale, il suo corpo era incorrotto quando fu riesumato, 120 anni dopo, nel 1604. Secondo il racconto dei testimoni, da lui esalava un gradevole odore. Anche le sue vesti erano intatte. Sul suo petto san_casimiro_2.jpgriposava una copia dell'inno mariano che pregava quotidianamente: "Omni die dic Mariæ". Bel simbolo di una santa vita, nella quale ogni giorno fu un inno di lode alla Madre di Dio!

Chi si consegna senza riserve a Dio in questa valle di lacrime, quando arriva alla gloria della visione beatifica non abbandona coloro che in Terra furono privati della sua presenza. Al contrario, molte volte realizzano per questi più di quanto poterono fare durante il loro pellegrinaggio terreno. Tale è il "ministero" proprio dei Santi. Noto come amabile, caritatevole e amico dei poveri, per i lituani e polacchi San Casimiro è, soprattutto, il protettore della loro Patria.

In momenti nei quali la Lituania passò per difficili periodi come nazione, il giovane e santo principe non smise mai di prestar soccorso ai suoi compatrioti. E la devozione a lui fu un potente strumento nelle mani dei gesuiti, per preservare la Religione Cattolica nel Paese di fronte alla propaganda protestante. Attirati dalla sua nobiltà di carattere e dalla forza della sua fede, i figli di Sant'Ignazio esortavano i lituani a rimanere fedeli agli insegnamenti della Chiesa, proprio come San Casimiro. A partire da allora, furono costruite chiese in suo onore, sorsero confraternite poste sotto la sua protezione, migliaia di neonati ricevettero il suo nome, propagandosi la devozione del Santo non solo in terre lituane e polacche, ma, più tardi, in tutto il mondo. Anche nelle campane dei campanili erano incise lodi al giovane principe, come per far echeggiare le bellezze della sua santità. "Casimire, terris mire, coelis mirabilior - Casimiro, mirabile sulla Terra, ancor più mirabile in Cielo",8 si legge nella campana della chiesa di Kraziai.
L'esempio della sua vita segnò profondamente i suoi contemporanei, e fu da Vilnius che partì la richiesta della sua canonizzazione. Nel 1521, Leone X lo elevò agli onori degli altari, avendo prima provato che la sua vita era stata una continua testimonianza della presenza di Dio tra gli uomini. Urbano VIII a lui affidò la protezione della Lituania; e l'eroicità della sua purezza e perseveranza nel buon cammino fece sì che Pio XII, nel 1948, lo proclamasse "Patrono della gioventù lituana, in patria e all'estero". A San Casimiro, che non arrivò a esser coronato in Terra come re, perché morì giovane, fu data la corona della gloria nei Cieli.

1 MEMORIA DI SAN CASIMIRO. Preghiera dell'Ufficio delle Letture. In: Liturgia delle ore secondo il Rito Romano, Libreria Editrice Vaticana, 2013, vol. II, p.1490.
2 GAVENAS, Pranas. São Casimiro. O primeiro santo jovem leigo da era moderna. São Paulo: Salesiana D. Bosco, 1984, p.19.
3 Idem, p.28.
4 HÜMMELER, H. Helden und heilige, apud GAVENAS, op. cit., p.41
5 SANCHEZ ALISEDA, Casimiro. San Casimiro. In: ECHEVERRÍA, Lamberto de; LLORCA, Bernardino; REPETTO BETES, José Luis (Org.). Año Cristiano. Madrid: BAC, 2003, vol. III, p.73.
6 COMMISSIONE DI STUDI DI CANTO GREGORIANO DEGLI ARALDI DEL VANGELO. Liber Cantualis. São Paulo: Salesiana, 2011, p.167.
7 GAVENAS, op. cit., p.35.
8 Idem, p.64.

domenica 3 marzo 2013

SAN CASIMIRO: Omni die dic Mariæ mea, laudes, anima:




S. CASIMIRI 
ad Beatam Virginem Mariam 
hymnus seu oratio quotidiana, 
in eius sepulcro reperta. 
Sanctus Casimirus Poloniæ Regis filius, in 
Regem Hungariæ electus.

Omni die dic Mariæ mea, laudes, anima: 
Eius festa, eius gesta cole splendidissima.

 Contemplare et mirare eius celsitudinem: 
Dic felicem genitricem, dic beatam virginem. 

 Ipsam cole, ut de mole criminum te liberet: 

Hanc appella, ne procella vitiorum superet. 

 Hæc persona nobis dona contulit cælestia: 

Hæc Regina nos divina illustravit gratia.

 Lingua mea, dic trophæa virginis puerperæ: 
Quæ inflictum maledictum miro transfert genere. 

 Sine fine dic Reginæ mundi laudum cantica: 

Huius bona semper sona, semper illam prædica. 

 Omnes mei sensus ei personate gloriam, 

Frequentate tam beatæ Virginis memoriam. 

 Nullus certe tam disertæ extat eloquentiæ, 

Qui condignos promat hymnos eius excellentiæ. 



 Omnes laudent, unde gaudent, Matrem Dei Virginem: 

Nullus fingat, quod attingat eius celsitudinem 

 Nemo dicet, quantum licet, laudans eius merita: 

Eius cuncta sunt creata ditioni subdita. 

 Sed necesse, quod prodesse piis constat mentibus, 

Ut intendam, quod impendam me ipsius laudibus. 

 Quamvis sciam, quod Mariam nemo digne prædicet; 

Tamen vanus & insanus est, qui eam reticet. 

 Cuius vita erudita, disciplina cœlica, 

Argumenta et figmenta destruxit hæretica. 

 Huius mores tanquam flores exornant Ecclesiam; 

Actiones et sermones miram præstant gratiam. 

 Evæ crimen nobis limen paradisi clauserat: 

Hæc, dum credit et obedit, cœli claustra reserat. 

 Propter Evam homo sævam accepit sententiam: 

Per Mariam habet viam quæ ducit ad patriam. 

 Hæc amanda et laudanda cunctis specialiter: 

Venerari et precari decet illam iugiter.

 Ipsam posco, quam cognosco posse prorsus omnia, 
Ut evellat et repellat quæ sunt nobis noxia. 

 Ipsa donet, ut quod movet natus eius, faciam; 

Et finita carnis vita, lætus hunc aspiciam. 



 O cunctarum fœminarum decus atque gloria, 

Quam probatam et elatam scimus super omnia.

 Clemens audi, tuæ laudi quos instantes conspicis. 
Munda reos et fac eos bonis dignos cœlicis. 

 Virga Iessæ, spes oppressæ mentis, et refrigerium; 

Decus mundi, lux profundi, Domini Sacrarium; 

 Vitæ forma, morum norma, plenitudo gratiæ; 

Dei templum, et exemplum totius iustitiæ.

 Virgo salve, per quam valvæ cœli patent miseris: 
Quam non flexit nec allexit fraus serpentis veteris. 

 Gloriosa et formosa David Regis filia, 

Quam elegit Rex, qui regit et creauit omnia. 

 Gemma decens, rosa recens, castitatis lilium, 

Castum chorum ad polorum quæ perducis gaudium. 

 Actionis et sermonis facultatem tribue, 

Ut tuorum meritorum laudes promam strenue.

 Opto nimis, ut inprimis des mihi memoriam, 
Ut decenter et frequenter tuam cantem gloriam. 

 Quamuis muta et polluta mea sciam labia; 

Præsumendum, non silendum est de tua gloria.

 Virgo gaude, quia laude digna es et præmio: 
Quæ damnatis libertatis facta es occasio.



 Semper munda et fœcunda Virgo tu puerpera. 
Mater alma, velut palma, virens et fructifera.

 Cuius flore vel odore recreari cupimus: 
Eius fructu nos a luctu liberari credimus. 

 Pulchra tota sine nota cuiuscumque maculæ, 
Fac nos mundos et iucundos te laudare sedule. 

 O beata, per quam data nova mundo gaudia, 

Et aperta fide certa regna sunt cœlestia.

 Per quam mundus lætabundus vero fulget lumine, 
Antiquarum tenebrarum offusus caligine. 

 Nunc potentes sunt egentes, sicut olim dixeras, 

 Et egeni fiunt pleni, ut tu prophetaveras. 

 Per te morum nunc pravorum relinquuntur devia, 

Doctrinarum perversarum pulsa sunt vestigia.

 Mundi luxus atque fluxus docuisti spernere; 
Deum quæri, carnem teri, vitiis resistere. 

 Mentis cursum tendi sursum pietatis studio; 

Corpus angi, motus frangi pro cœlesti præmio. 

 Tu portasti intra casti ventris claustra Dominum 

Redemptorem, ad honorem nos reformes pristinum. 

 Mater facta, sed intacta, genuisti filium; 

Regem Regum, atque rerum creatorem omnium. 



 Benedicta, per quam victa mortis est versutia, 

Destitutis spe salutis datur indulgentia. 

 Benedictus Rex invictus, cuius mater crederis, 

Qui creator ex te natus nostri salus generis. 

 Reparatrix, consolatrix desperantis animæ: 

A pressura, quæ ventura malis est, nos redime.

 Pro me pete, ut quiete sempiterna perfruar; 
Ne tormentis comburentis stagni miser obruar. 

 Quod requiro, quod suspiro mea sana vulnera; 

Et da menti te poscenti gratiarum munera. 

 Ut sim castus et modestus, dulcis, blandus, sobrius, 

Pius, rectus, circumspectus, simultatis nescius; 

 Eruditus, et munitus divinis eloquiis, 

Et beatus, et ornatus sacris exercitiis; 

 Constans, gravis, et suavis, benignus, amabilis, 

Simplex, purus et maturus, comis et affabilis;

 Corde prudens, ore studeus veritatem dicere; 
Malum nolens, Deum colens pio semper opere.

 Esto tutrix et adiutrix christiani populi:  
Pacem præsta, ne molesta nos perturbent sæculi.

 Salutaris stella maris salve, digna laudibus; 
Quæ præcellis multis stellis atque luminaribus.

 Tua dulci prece fulci supplices et refove: 
Quicquid gravat et depravat mentes nostra, remove. 



 Virgo gaude, quod de fraude dæmonis nos liberas: 

Dum in vera et sincera carne Deum generas. 

 Illibata et ditata cœlesti progenie: 

Gravidata, nec privata flore pudicitiæ. 

 Nam, quod eras perseveras, dum intacta generas: 

Illum tractans atque lactans per quem facta fueras.

 Mihi mœsto nunc adesto, dans perenne gaudium: 
Dona quæso nimis læso optatum remedium.

 Commendato me beato Christo tuo filio: 
Ut non cadam, sed evadam de mundi naufragio. 

 Fac me mitem, pelle litem, compesce lasciviam; 

Contra crimen da munimen, et mentis constantiam. 

 Nec me liget nec fatiget sæculi cupiditas, 

Quæ obscurat et indurat mentes sibi subditas. 

 Nunquam ira, nunquam dira me vincat elatio; 

Quæ multorum sit malorum frequenter occasio.

 Ora Deum, ut cor meum sua servet gratia, 
Ne antiquus inimicus seminet Zizania. 

 Da levamen et tutamen tuum illis iugiter, 

Tua festa sive gesta qui colunt alacriter. Amen.







AVE AVE AVE MARIA!

venerdì 4 marzo 2011

ANIME BELLE: NON SAPREMO VIVERE BENE SE NON SAPPIAMO PREGARE BENE (Dottore Angelico, San Tommaso)



                                      
S. CASIMIRI
ad Beatam Virginem Mariam
hymnus seu oratio quotidiana,
in eius sepulcro reperta.
Sanctus Casimirus Poloniæ Regis filius, in
Regem Hungariæ electus.



  Omni die dic Mariæ mea, laudes, anima:
Eius festa, eius gesta cole splendidissima.

Contemplare et mirare eius celsitudinem:
Dic felicem genitricem, dic beatam virginem.

Ipsam cole, ut de mole criminum te liberet:
Hanc appella, ne procella vitiorum superet.

Hæc persona nobis dona contulit cælestia:
Hæc Regina nos divina illustravit gratia.

Lingua mea, dic trophæa virginis puerperæ:
Quæ inflictum maledictum miro transfert genere.

Sine fine dic Reginæ mundi laudum cantica:
Huius bona semper sona, semper illam prædica.

Omnes mei sensus ei personate gloriam,
Frequentate tam beatæ Virginis memoriam.

Nullus certe tam disertæ extat eloquentiæ,
Qui condignos promat hymnos eius excellentiæ.

Omnes laudent, unde gaudent, Matrem Dei Virginem:
Nullus fingat, quod attingat eius celsitudinem

Nemo dicet, quantum licet, laudans eius merita:
Eius cuncta sunt creata ditioni subdita.

Sed necesse, quod prodesse piis constat mentibus,
Ut intendam, quod impendam me ipsius laudibus.

Quamvis sciam, quod Mariam nemo digne prædicet;
Tamen vanus & insanus est, qui eam reticet.

Cuius vita erudita, disciplina coelica,
Argumenta et figmenta destruxit hæretica.

Huius mores tanquam flores exornant Ecclesiam;
Actiones et sermones miram præstant gratiam.

Evæ crimen nobis limen paradisi clauserat:
Hæc, dum credit et obedit, coeli claustra reserat.

Propter Evam homo sævam accepit sententiam:
Per Mariam habet viam quæ ducit ad patriam.

Hæc amanda et laudanda cunctis specialiter:
Venerari et precari decet illam iugiter.

Ipsam posco, quam cognosco posse prorsus omnia,
Ut evellat et repellat quæ sunt nobis noxia.

Ipsa donet, ut quod movet natus eius, faciam;
Et finita carnis vita, lætus hunc aspiciam.

O cunctarum foeminarum decus atque gloria,
Quam probatam et elatam scimus super omnia.

Clemens audi, tuæ laudi quos instantes conspicis.
Munda reos et fac eos bonis dignos coelicis.

Virga Iessæ, spes oppressæ mentis, et refrigerium;
Decus mundi, lux profundi, Domini Sacrarium;

Vitæ forma, morum norma, plenitudo gratiæ;
Dei templum, et exemplum totius iustitiæ.

Virgo salve, per quam valvæ coeli patent miseris:
Quam non flexit nec allexit fraus serpentis veteris.

Gloriosa et formosa David Regis filia,
Quam elegit Rex, qui regit et creavit omnia.

Gemma decens, rosa recens, castitatis lilium,
Castum chorum ad polorum quæ perducis gaudium.

Actionis et sermonis facultatem tribue,
Ut tuorum meritorum laudes promam strenue.

Opto nimis, ut inprimis des mihi memoriam,
Ut decenter et frequenter tuam cantem gloriam.

Quamvis muta et polluta mea sciam labia;
Præsumendum, non silendum est de tua gloria.

Virgo gaude, quia laude digna es et præmio:
Quæ damnatis libertatis facta es occasio.

Semper munda et foecunda Virgo tu puerpera.
Mater alma, velut palma, virens et fructifera.

Cuius flore vel odore recreari cupimus:
Eius fructu nos a luctu liberari credimus.

Pulchra tota sine nota cuiuscumque maculæ,
Fac nos mundos et iucundos te laudare sedule.

O beata, per quam data nova mundo gaudia,
Et aperta fide certa regna sunt coelestia.

Per quam mundus lætabundus vero fulget lumine,
Antiquarum tenebrarum offusus caligine.

Nunc potentes sunt egentes, sicut olim dixeras,
Et egeni fiunt pleni, ut tu prophetaveras.

Per te morum nunc pravorum relinquuntur devia,
Doctrinarum perversarum pulsa sunt vestigia.

Mundi luxus atque fluxus docuisti spernere;
Deum quæri, carnem teri, vitiis resistere.

Mentis cursum tendi sursum pietatis studio;
Corpus angi, motus frangi pro coelesti præmio.

Tu portasti intra casti ventris claustra Dominum
Redemptorem, ad honorem nos reformes pristinum.

Mater facta, sed intacta, genuisti filium;
Regem Regum, atque rerum creatorem omnium.

Benedicta, per quam victa mortis est versutia,
Destitutis spe salutis datur indulgentia.

Benedictus Rex invictus, cuius mater crederis,
Qui creator ex te natus nostri salus generis.

Reparatrix, consolatrix desperantis animæ:
A pressura, quæ ventura malis est, nos redime.

Pro me pete, ut quiete sempiterna perfruar;
Ne tormentis comburentis stagni miser obruar.

Quod requiro, quod suspiro mea sana vulnera;
Et da menti te poscenti gratiarum munera.

Ut sim castus et modestus, dulcis, blandus, sobrius,
Pius, rectus, circumspectus, simultatis nescius;

Eruditus, et munitus divinis eloquiis,
Et beatus, et ornatus sacris exercitiis;

Constans, gravis, et suavis, benignus, amabilis,
Simplex, purus et maturus, comis et affabilis;

Corde prudens, ore studens veritatem dicere;
Malum nolens, Deum colens pio semper opere.

Esto tutrix et adiutrix christiani populi:
Pacem præsta, ne molesta nos perturbent sæculi.

Salutaris stella maris salve, digna laudibus;
Quæ præcellis multis stellis atque luminaribus.

Tua dulci prece fulci supplices et refove:
Quicquid gravat et depravat mentes nostras, remove.

Virgo gaude, quod de fraude dæmonis nos liberas:
Dum in vera et sincera carne Deum generas.

Illibata et ditata coelesti progenie:
Gravidata, nec privata flore pudicitiæ.

Nam, quod eras perseveras, dum intacta generas:
Illum tractans atque lactans per quem facta fueras.

Mihi moesto nunc adesto, dans perenne gaudium:
Dona quæso nimis læso optatum remedium.

Commendato me beato Christo tuo filio:
Ut non cadam, sed evadam de mundi naufragio.

Fac me mitem, pelle litem, compesce lasciviam;
Contra crimen da munimen, et mentis constantiam.

Nec me liget nec fatiget sæculi cupiditas,
Quæ obscurat et indurat mentes sibi subditas.

Nunquam ira, nunquam dira me vincat elatio;
Quæ multorum sit malorum frequenter occasio.

Ora Deum, ut cor meum sua servet gratia,
Ne antiquus inimicus seminet Zizania.

Da levamen et tutamen tuum illis iugiter,
Tua festa sive gesta qui colunt alacriter. Amen.




AVE MARIA!


NB. Nella festa di san CASIMIRO (1458-1484) mi piace offrire  quest'inno che fu la sua orazione quotidiana alla Beata Vergine Maria. 120 anni dopo la  morte fu trovata sotto il suo capo. L'inno "OMNI DIE DIC MARIAE "  è una perla di latino e di devozione. Cantato è una meraviglia sempre nuova, che aiuta a capire di più e gustare la Vergine Divina


 Se qualcuno, poi, dovesse non fare buon viso alla madre della nostra lingua sappia che una perla rimane sempre perla anche nelle mani di chi non ne intende il valore o il pregio; come anche una lettera consegnata da un ambasciatore a un altro re è pur sempre valida anche nel caso che il latore della stessa non conosca la lingua  usata da chi la scrisse.  Una devota vecchietta a chi deridendola le chiedeva cosa capisse di quelle preghiere in latino rispondeva: "L'importante è che capisca LUI" e indicava il Cielo. 

Certo: nella preghiera personale nessuno ci obbliga a pregare in latino, ma nessuno però ce lo proibisce.  Oggi  in liturgia c'è una gran lotta tra latinisti e non latinisti. Il Padre Uwe Michael Lang ha scritto  un interessante articolo. 

    

AMDG et BVM