mercoledì 26 luglio 2023

La Madre del Salvatore

 IL LIBRO

La Madre del Salvatore, spiegata da Garrigou-Lagrange

La dimensione dogmatica della mariologia collegata alla dimensione contemplativa sul ruolo di Maria nella storia della salvezza. Fresco di ripubblicazione un testo del neotomista Garrigou-Lagrange: La Madre del Salvatore.

ECCLESIA 26_07_2023

È stato uno dei più autorevoli e penetranti interpreti di san Tommaso d’Aquino. Parliamo di padre Réginald Garrigou-Lagrange (1877-1964), di cui è stato da poco ripubblicato il libro La Madre del Salvatore. E la nostra vita interiore (Fede & Cultura, giugno 2023, pp. 418). Si tratta del suo settimo testo ripubblicato da Fede & Cultura, sette libri fondamentali, ampiamente sufficienti per mettersi alla scuola di questo domenicano e teologo francese. Rileggere e studiare oggi - come dovrebbero fare i seminaristi e i laici che desiderano una formazione integrale - testi come La sintesi tomistica (2015), La vita eterna e la profondità dell’anima (2018) o Le tre età della vita spirituale (2020), è utilissimo e benefico.

Padre Garrigou spese la vita per la ricerca teologica, la diffusione della verità che salva e la difesa della dottrina evangelica, ad mentem Thomae. In tal senso, insegnò per mezzo secolo a Roma (dal 1909 al 1959), presso l’Angelicum, dove si formarono generazioni di teologi e intellettuali cattolici, tra i quali san Giovanni Paolo II. Morì nella capitale del cattolicesimo, sua seconda patria, nel 1964, e san Paolo VI lo citò più volte nelle udienze generali (27 novembre 1968, 11 dicembre 1968, 22 luglio 1970).

Ma anche la mariologia del domenicano francese è profonda, architettonica, intensa e al contempo personale ed esistenziale, come nota il curatore dell’opera, Marco Bracchi. Secondo Bracchi, al di là delle facili e vane critiche di “astrattismo” o “intellettualismo” che i neoterici usano verso gli scolastici, «la Vergine è per lui il modello concreto – né angelicato né distante – dell’operare della grazia divina» (p. 13).

In pratica, padre Reginaldo sintetizza e non contrappone la mariologia cristotipica e la mariologia ecclesiotipica (cf. p. 12) come si farà invece in anni più recenti, periodo definito da taluno come «l’era glaciale della mariologia». Padre Garrigou, del resto, non si ferma a san Tommaso e al Medioevo. Ma al Dottore Comune della Chiesa associa, senza commistioni indebite o alterazioni di sorta, la teologia spirituale di figure come san Giovanni della Croce, santa Teresa d’Avila, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, e ciò fa sempre sotto la direzione del più recente magistero dei pontefici. Bracchi spiega che il teologo francese collega la dimensione dogmatica della mariologia, senza cui si farebbe una mariologia a geometria variabile, alla dimensione contemplativa sul ruolo – spirituale, esistenziale, psicologico – di Maria «nella storia della salvezza» (p. 15).

quattro dogmi mariani (Maternità divina, Verginità perpetua, Immacolata Concezione e Assunzione al Cielo) sono le basi e le fondamenta vive della nostra vita spirituale ordinaria di credenti. Anche perché, come ricordava Paolo VI: «Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani» (24 aprile 1970).

Secondo Marco Bracchi, in questo accessibile trattato di mariologia cattolica, «il pensatore d’Oltralpe non si ferma mai al primo livello speculativo (…), ma conclude sempre alla forma applicativa della riflessione» (p. 15). Ovvero a cosa è, a cosa deve essere, Maria per noi, alla luce della sua piena partecipazione alla natura umana e alla sua, unica e inimitabile, collaborazione all’opera redentrice del Figlio.

Padre Reginaldo, oltre alla trattazione scientifica sul mistero di Maria, si diffonde sui principali temi annessi e connessi, che oggi, purtroppo, trovano meno spazio nelle facoltà teologiche e presso i mariologi à la page. Tra questi temi, ci piace citare la «predestinazione di Maria» (pp. 50-60), il progresso spirituale di Maria, senza cui non ci sarebbe il merito della conquista (pp. 121-142), la maternità universale di Maria rispetto a tutti gli uomini e non solo gli eletti (pp. 216-224), la mediazione della Vergine (pp. 225-233 e 281-290), la Corredenzione mariana (pp. 243-256, con una preghiera che la definisce «Corredentrice del genere umano» approvata da san Pio X, p. 381), la misericordia di Maria (pp. 291-300), la sua regalità universale (pp. 301-319) e la consacrazione a Lei (pp. 334-345).

«Dio ci parla attraverso le buone letture», diceva padre Pio da Pietrelcina. E questa lo è.

Fabbrizio Cannone

martedì 25 luglio 2023

Sì, vogliamo ringraziarti, Vergine Madre di Dio e Madre nostra amatissima

 


SAN BENEDETTO XVI: PREGHIERA A MARIA SANTISSIMA…

Benedetto xvi

Lug 25

Sì, vogliamo ringraziarti, Vergine Madre di Dio e Madre nostra amatissima, per la tua intercessione in favore della Chiesa. Tu, che abbracciando senza riserve la volontà divina, ti sei consacrata con ogni tua energia alla persona e all’opera del Figlio tuo, insegnaci a serbare nel cuore e a meditare in silenzio, come hai fatto Tu, i misteri della vita di Cristo.

Tu, che avanzasti sino al Calvario, sempre profondamente unita al Figlio tuo, che sulla croce ti donò come madre al discepolo Giovanni, fa’ che ti sentiamo sempre anche noi vicina in ogni istante dell’esistenza, soprattutto nei momenti di oscurità e di prova.

Tu, che nella Pentecoste, insieme con gli Apostoli in preghiera, implorasti il dono dello Spirito Santo per la Chiesa nascente, aiutaci a perseverare nella fedele sequela di Cristo. A Te volgiamo fiduciosi lo sguardo, come a "segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore" (n. 68).

Te, Maria, invocano con preghiera insistente i fedeli di ogni parte del mondo perché, esaltata in cielo fra gli angeli e i santi, interceda per noi presso il Figlio tuo "fin tanto che tutte le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, in pace e concordia siano felicemente riunite in un solo popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità" .
Amen!

AMDG et D.V.MARIAE

San GIACOMO e il simbolo del pellegrinaggio

 

La Capasanta o Conchiglia di San Giacomo come simbolo del Pellegrinaggio

IL SIMBOLO DEL CAMMINO DI SANTIAGO DE COMPOSTELA

La Capasanta o conchiglia di San Giacomo è il simbolo del Pellegrinaggio nella città di Santiago de Compostela.

Conchiglia di Santiago de Compostela
Conchiglia di Santiago de Compostela

Il Pellegrino o “Peregrino” nel corso dei secoli ha da sempre raccolto sulle spiagge galiziane e sulla costa di Finis Terrae (in lingua galiziana Fisterra) le conchiglie di San Giacomo di Compostela.

La conchiglia di San Giacomo doveva essere cucita sul mantello o sul cappello ed era l’indicazione o il simbolo da mostrare a tutti che il Pellegrino aveva raggiunto e visitato la tomba di San Giacomo nella lontanissima e verdeggiante regione della Galizia nella penisola iberica.

“Las conchas” di San Giacomo nel medioevo e nei secoli successivi diventavano delle testimonianze e delle certificazioni, simili a dei documenti con sigillo, dell’avvenuto pellegrinaggio nella città di Santiago de Compostela e della visita alla tomba dell’apostolo di Gesù.

Le conchiglie di San Giacomo, trasportate e custodite con molto rispetto, servivano come certificazione da mostrare alle autorità preposte una volta rientrati nella città o paese natale per ottenere esenzioni dalle tasse o dal pagamento di pedaggi lungo il viaggio di ritorno.

Oggi, nei moderni pellegrinaggi, le conchiglie di San Giacomo possono essere trovate e comprate lungo tutto il tratto del “Cammino” da Roncisvalle fino all’arrivo nella città di Santiago de Compostela e vengono esibite con orgoglio sui moderni e utili zaini a testimonianza del moderno sacrificio lungo tutto il tratto del pellegrinaggio.

lunedì 24 luglio 2023

Su tutto il mondo apparirà un sole così luminoso quale non fu mai ...

 


SAN GIOVANNI BOSCO: PROFEZIE SU ROMA E PARIGI …

sabato 22 luglio 2023

Il bianco vince in tre mosse:


la coerenza integrale del piano di Benedetto XVI.

Andrea Cionci
Andrea Cionci

La storia dell’uovo di Colombo insegna come le soluzioni più semplici e perfette siano difficilissime da capire. Ancor più arduo resta capire come si possa vincere una sfida, una guerra, attraverso la mitezza, il ritiro, il sacrificio di sé.

Lo spiegava bene il vero papa Benedetto XVI: «Fin dalla nascita, Gesù non appartiene a quell’ambiente che, secondo il mondo, è importante e potente. Ma proprio quest’uomo irrilevante e senza potere si rivela come il veramente Potente, come Colui dal quale, alla fine, dipende tutto. Fa quindi parte del diventare cristiani l’uscire dall’ambito di ciò che tutti pensano e vogliono, dai criteri dominanti, per entrare nella luce della verità sul nostro essere e, con questa luce, raggiungere la via giusta».

In tre anni di inchiesta, con uno studio continuo, abbiamo faticosamente trovato l’uovo di Colombo- Benedetto XVI. La spiegazione semplice per quella inspiegabile, impossibile, misteriosa, problematica dichiarazione di rinuncia al ministerium consiste nel fatto che non si trattava di un’abdicazione, ma dell’annuncio “profetico” di come, dopo due settimane, sarebbe stato posto in sede totalmente impedita dalla convocazione di un conclave illegittimo. Tutto ruota, infatti, sul perno della constatazione mai smentita che il papa può perdere il ministerium, il potere di fare il papa conservando il munus, l'"essere" papa, solo forzatamente, per sede impedita, appunto, e NON in altri casi. E la sede può essere o vacante o impedita, altre possibilità non ci sono.

Questo piano antiusuprazione per difendere la Chiesa, preparato almeno dal 1983, (nuova edizione del Codice di diritto canonico) è di una perfezione abbacinante e si articola in tre mosse.

1. Costretto a togliersi di mezzo, Benedetto, nel 2013, fa una dichiarazione che ai nemici, avidi di potere, sembra un’abdicazione. Questi convocano un conclave abusivo, lo pongono in sede impedita ed eleggono un antipapa. Benedetto resta l’unico pontefice, sebbene prigioniero (emerito = impedito), ma l’avversario si è scismato da solo fin dal giorno della sua elezione. (Cfr. documentario “Dies irae” QUI  ).

2. Negli anni di vita da papa impedito che Dio gli concede, Benedetto XVI parla solo a chi ha orecchie per intendere, fa capire cosa è successo con messaggi sottili, mentre l’antipapa anticattolico si rivela scandalizzando il popolo di Dio. (Cfr. documentario “Intelligenti pauca” QUI  ).

3. Una volta emersa la verità, la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis permetterà ai cardinali di intervenire: inchiesta canonica, espulsione dell’antipapa e di tutti gli eretici massoni dalla Chiesa. Conclave purificato, con veri cardinali pre-2013 ed elezione di un nuovo vero papa. QUI 

Ora, le obiezioni sono state tante e, quasi sempre, pretestuose. Di solito, gli avversari non riescono a concepire la COERENZA INTEGRALE di un tale sistema e pongono domande del genere: perché Ratzinger non ha parlato chiaramente? Perché non ha scomunicato tutti i suoi nemici? Perché non è rimasto eroicamente al comando fino alla fine? Perché non ha lasciato uno scritto dopo la sua morte? E così via. A simili domande abbiamo risposto in questo podcast QUI .

Proveremo ora, piuttosto, a fornire sinteticamente qualche cenno sulla perfetta logica di quanto avvenuto sotto i piani più vari, da quello più materiale e strategico, a quello sovrannaturale-escatologico.

Piano “militare”: questo è uno scontro finale tra due chiese, una cattolica e una gnostica, e la storia delle guerre dimostra che le vittorie più folgoranti sono state ottenute quasi sempre  dopo una ritirata strategica che permette di sottrarsi all’iniziativa dell’avversario, costringendolo a far fronte a una situazione imprevista. Scrive von Clausewitz: “Non è buon stratega chi non ha imparato l'arte della ritirata”. Nell’arte della guerra, è strategicamente fondamentale, all’occorrenza, saper lasciare spazio, illudere l’avversario di aver già vinto e fare in modo che la sua stessa tracotanza segni il suo destino. La Declaratio fu un vero fulmine a ciel sereno che sorprese la Mafia di San Gallo. I nemici di Benedetto dovettero accettare una decisione già presa che, apparentemente, li soddisfaceva.

Piano atletico: pensando a papa Benedetto, viene spesso in mente un judoka. Egli ha utilizzato la cinetica aggressiva dell’avversario per atterrarlo. Ha agito più tacendo che non facendo attivamente. Dum tacet clamat, (mentre tace parla) spiegava su di lui Mons. Gaenswein e lo stesso Seewald in “Ultime conversazioni” conferma il concetto con questa considerazione non casuale: “Non sono importanti solo le cose che si fanno, a volte le cose che non si fanno hanno ancor più significato”. Il peso dell’assenza di papa Benedetto, i suoi silenzi assordanti, i dettagli non specificati nei suoi Codici Ratzinger (“il papa è uno solo”, ma quale?), tutto parlava. Quando Gaenswein diceva, in un discorso clamorosamente esplicativo QUI che papa Benedetto aveva fatto “un passo di lato” (e non un passo indietro) visualizziamo in modo plastico la Mafia di San Gallo come un energumeno che si slancia contro il piccolo, fragile papa Ratzinger il quale si scosta appena: l’avversario si schianta per terra da solo. Un modus del tutto cristiano: doverosamente difendersi, ma senza violenza.

Piano canonico: questo progetto, infatti, si è svolto in modo incruento e del tutto coerente col diritto canonico. Benedetto ha potuto annunciare che avrebbe rinunciato (causa forza maggiore) al ministerium e che sarebbe stato detronizzato. Lo dice chiaramente Seewald in Ein Leben: “Il papa era vivo. MA NON SEDEVA PIÙ SUL TRONO DI PIETRO. Mai prima d’allora era accaduto qualcosa di simile nella storia della Chiesa. Era come un cambio di paradigma che segnava l’alba di una nuova epoca, forse anche di una nuova era”. Ovviamente, dato che nella storia della Chiesa figurano dieci papi abdicatari, con la frase “mai prima di allora era accaduto qualcosa del genere”, il giornalista fa capire, per l’ennesima volta, che Benedetto non ha abdicato. Per la prima volta nella storia, infatti, un papa ha accettato liberamente di farsi detronizzare per vincere definitivamente sugli avversari. Da qui “la nuova era”, altrimenti inspiegabile per la narrativa mainstream di un papa che abdica solo perché “soffriva di insonnia”.

Piano culturale: i secoli a venire parleranno di questo pontefice gigantesco che è riuscito a dire sempre la verità grazie alla perfezione della lingua latina e a un uso perfetto delle lingue volgari. La sua superiorità culturale rispetto all’avversario, che non ha nemmeno un dottorato, è di una proporzione di 1000:1. Grazie a questa sapienza è riuscito nell’impresa sovrumana di dire sempre la verità, di NON MENTIRE MAI, e allo stesso tempo di parlare a chi avesse orecchie per intendere.

Piano biblico: i paragoni con personaggi della Bibbia sono tantissimi. Lui stesso indicava che la risposta per gli increduli si trova nel libro di Geremia o di Isaia: nel primo si parla di un profeta impeditoQUI e nel secondo di un prigioniero liberato che incarcera i suoi persecutori. Ma c’è anche il profeta Daniele che uccide il famelico drago adorato dal re babilonese. Questi gli impone di adorarlo e Daniele lo sfida: “Se tu me lo permetti, o re, io, senza spada e senza bastone, ucciderò il drago».  Soggiunse il re: «Te lo permetto». Daniele prese allora pece, grasso e peli e li fece cuocere insieme, poi ne preparò focacce e le gettò in bocca al drago che le inghiottì e scoppiò; quindi soggiunse: «Ecco che cosa adoravate!»”. Papa Benedetto ha sfruttato proprio l’avidità dei suoi nemici di impadronirsi della Chiesa, ha gettato loro una “polpetta”, le dimissioni dal ministerium, questi ci si sono ingozzati e sono scoppiati. In tal modo, i cattolici hanno capito e capiranno in sempre maggior numero in che trappola sono caduti.

Piano magisteriale: qui veniamo al piano che spetta proprio al papa, cioè quello di insegnare e trasmettere il deposito della fede. Papa Benedetto lo ha fatto attraverso il codice Ratzinger, in un modo non urlato, ma squisitamente cristico, cioè parlando a chi avesse “orecchie per intendere”. Questo era del tutto giustificato dalla sua situazione canonica di impedimento, dato che un prigioniero non può parlare liberamente.  La Parabola del buon seminatore ricorda che i semi della Parola cadono un po’ ovunque, come semi gettati a spaglio, ma attecchiscono solo nel terreno favorevole. Era questo che voleva il papa: selezionare, con un sistema di “autoarruolamento” una nuova élite di cattolici che si potessero riprendere la Chiesa, purificandola, QUI .“Sale della Terra” e “Luce del Mondo” non erano dei titoli a caso per i primi libri intervista con Seewald, ma l’indicazione programmatica del ruolo dei credenti voluto da Benedetto per questo XXI secolo.

Piano teologico: Papa Benedetto si è “offerto liberamente alla sua passione” come Colui di cui era Vicario. Quanto da lui fatto rispecchia in modo totale quanto affermava il teologo romano Ticonio, secondo Ratzinger perfezionato da S. Agostino. Ticonio diceva che nella chiesa di Cristo alligna una chiesa del diavolo, portata avanti da vescovi traditori QUI . Tale realtà malefica si sarebbe svelata solo dopo un ritiro della chiesa di Cristo. Specifica Agostino, però, che Gesù non abbandona la Sua Chiesa. Infatti è proprio quello che è avvenuto, tanto che in tedesco, Ratzinger parla delle sue dimissioni proprio come ritiro “Rücktritt”. Papa Ratzinger ha portato con sé il munus e la vera Chiesa, alcuni hanno capito e sono rimasti fedeli, sempre più fedeli si aggiungono. Quello che gli è successo, dirà per il 65° di sacerdozio, si può riassumere nella parola Eucharistomen, le parole con cui Cristo rese grazie prima di distribuire il pane ai Suoi discepoli. Ovvero, Gesù trasforma tutto il male e la sofferenza in benedizione. QUI 

Piano profetico: dai tempi del profeta Daniele, cinquecento anni prima di Cristo, passando per San Giovanni, San Paolo, padri della Chiesa, San Francesco, la beata Emmerick, San Pio da Pietrelcina, mistici, santi, veggenti, papi, apparizioni mariane, da Fatima, a Garabandal, a La Salette, al Buon successo, in tantissimi hanno parlato di un’usurpazione del trono petrino, di un pastore idolo, di un falso profeta, di un falso papa, della riduzione della Chiesa a un piccolo resto, di un mistero d’iniquità, con una potenza d’inganno che non permetteva ai giusti di comprendere la verità, e così via. In un certo senso, quanto sta oggi accadendo è un film già visto e stravisto che si sta applicando in modo pedissequo.

Piano simbolico-coincidenziale: Più si entra nella dimensione reale di quanto avvenuto, più si rimane stupiti dalla confluenza di elementi che vanno oltre la stessa possibilità di pianificazione di papa Ratzinger. Spiega il prof. Luca Brunoni, docente di storia della Chiesa: “Papa Benedetto stesso ne sottolinea alcuni in “Ultime conversazioni”, come i mille anni esatti di distanza dall’unico altro “papa dimissionario dal ministerium”, che abbiamo scoperto essere Benedetto VIII, QUI , la cui corrispondenza storica, finanche numerica, con il nome pontificale ha dell’incredibile. E così, i vari significati che assume la data dell’11 febbraio 2013, quell’anno coincidente con il lunedì di carnevale, il Rosenmontag, tradizionale giorno di scherzi in Germania. Ma soprattutto, la ricorrenza della Madonna di Lourdes, festa particolarmente cara a Benedetto, essendo egli nato il giorno di Santa Bernadette”.

Piano cosmologico: “Da osservatori esterni - prosegue Brunoni - non si può tuttavia non sottolineare come anche il cosmo sembri aver dato dei segnali che sono sotto gli occhi di tutti: la fitta e insolita nebbia al funerale di Benedetto, (interrotta da uno squarcio di luce a forma di croce n.d.r.), ha lasciato pochi indifferenti, così come l’immagine del fulmine che colpisce la cupola di San Pietro il giorno dell’annuncio delle dimissioni fa ormai parte della coscienza collettiva. Il fatto stesso di aver avuto il fotografo professionale intento a scattare immagini della cupola, riuscendo così a cogliere un evento assolutamente imprevedibile come la scarica di un fulmine, la dice lunga su quanto anche l’imponderabile si metta al servizio del “Piano” di Benedetto e di quanto invece siano goffi i tentativi di scattare foto inattese - e presuntamente casuali - come quella al negozio di dischi da parte di Bergoglio” QUI  .

Piano escatologico: L’articolo 675 del Catechismo, descrive in modo perfetto quanto sta avvenendo con la falsa Chiesa bergogliana, almeno stando allo sdegno dei più autorevoli commentatori cattolici. “Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne”.

In ogni caso, papa Benedetto non ha inteso fare tutto da solo, ma ha voluto affidarsi a Cristo, di cui era Vicario, sia per la riuscita del suo piano, che per i tempi e i modi.  Scrisse nella Declaratio: “Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo…”.

E il disegno è quasi giunto a compimento.

8 maggio 2023