Visualizzazione post con etichetta carità fraterna. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta carità fraterna. Mostra tutti i post

sabato 9 maggio 2015

Fate ciò che Io vi insegno e comando.

"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, 
ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta

Domenica 10 Maggio 2015, VI Domenica di Pasqua - Anno B
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 15,9-17.


"Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri."

Traduzione liturgica della Bibbia

Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" 
di Maria Valtorta : Volume 9 Capitolo 600 pagina 477.
[Stesso testo di quello di domenica scorsa]

[27...]«Perché, Signore, Tu ti manifesti a noi e non al mondo?», chiede Giuda Taddeo.
«Perché mi amate e osservate le mie parole. Chi così farà, sarà amato dal Padre e Noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui, in lui. Mentre chi non mi ama non osserva le mie parole e fa secondo la carne e il mondo. Ora sappiate che ciò che Io vi ho detto non è parola di Gesù Nazareno ma parola del Padre, perché Io sono il Verbo del Padre che mi ha mandato. Io vi ho detto queste cose parlando così, con voi, perché voglio Io stesso prepararvi al possesso completo della Verità e Sapienza. Ma ancora non potete capire né ricordare. Però, quando verrà a voi il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà in mio Nome, allora voi potrete capire, ed Egli tutto vi insegnerà, e vi ricorderà quanto Io vi ho detto.

28 Io vi lascio la mia pace. Io vi do la mia pace. Ve la do non come la dà il mondo. E neppure come fino ad ora ve l’ho data: saluto benedetto del Benedetto ai benedetti. Più profonda è la pace che ora vi do. In questo addio. Io vi comunico Me stesso, il mio Spirito di pace, così come vi ho comunicato il mio Corpo e il mio Sangue, perché in voi resti una forza nella imminente battaglia. Satana e il mondo sferrano guerra al vostro Gesù. È la loro ora. Abbiate in voi la Pace, il mio Spirito che è spirito di pace, perché Io sono il Re della pace. Abbiatela per non essere troppo derelitti. Chi soffre con la pace di Dio in sé soffre, ma non bestemmia e dispera.
Non piangete. Avete pure sentito che ho detto: “Vado al Padre e poi tornerò”. Se mi amaste sopra la carne, vi rallegrereste, perché Io vado dal Padre dopo tanto esilio... Vado da Colui che è maggiore di Me e che mi ama. Io ve l’ho detto ora, prima che ciò si compia, così come vi ho detto tutte le sofferenze del Redentore prima di andare ad esse, affinché, quando tutto si compia, voi crediate sempre più in Me. Non turbatevi così! Non sgomentatevi. Il vostro cuore ha bisogno di equilibrio...

29 Poco più ho da parlarvi... e ancora tanto ho da dire! Giunto al termine di questa mia evangelizzazione, mi pare di non avere ancora nulla detto e che tanto, tanto, tanto ancora resti da fare. Il vostro stato aumenta questa mia sensazione. E che dirò allora? Che Io ho mancato al mio ufficio? O che voi siete così duri di cuore che a nulla esso è valso? Dubiterò? No. Mi affido a Dio, e a Lui affido voi, miei diletti. Egli compirà l’opera del suo Verbo. Non sono come un padre che muore e non ha altra luce che l’umana. Io spero in Dio. E pure sentendo in Me urgere tutti i consigli di cui vi vedo bisognosi e sentendo fuggire il tempo, vado tranquillo alla mia sorte. So che sui semi caduti in voi sta per scendere una rugiada che li farà tutti germogliare, e poi verrà il sole del Paraclito, ed essi diverranno albero potente. Sta per venire il principe di questo mondo, colui col quale Io non ho nulla a che fare. E, se non fosse per fine di redenzione, non avrebbe potuto nulla su Me. Ma ciò avviene affinché il mondo conosca che Io amo il Padre e lo amo fino alla ubbidienza di morte, e perciò faccio ciò che mi ha ordinato.

30 È l’ora di andare. Alzatevi. E udite le ultime parole.
Io sono la vera Vite. Il Padre ne è il Coltivatore. Ogni tralcio che non porta frutto Egli lo recide e quello che porta frutto lo pota perché ne porti più ancora. Voi siete già purificati per la mia parola. Rimanete in Me ed Io in voi per continuare ad essere tali. Il tralcio staccato dalla vite non può fare frutto. Così voi se non rimanete in Me. Io sono la Vite e voi i tralci. Colui che resta unito a Me porta abbondanti frutti. Ma se uno si stacca diviene ramo secco e viene buttato nel fuoco e là brucia. Perché, senza l’unione con Me, voi nulla potete fare. Rimanete dunque in Me e le mie parole restino in voi, poi domandate quanto volete e vi sarà fatto. Il Padre mio sarà sempre più glorificato quanto più voi porterete frutto e sarete miei discepoli.

31 Come il Padre mi ha amato, così Io con voi. Rimanete nel mio amore che salva. Amandomi sarete ubbidienti, e l’ubbidienza aumenta il reciproco amore. Non dite che Io mi ripeto. So la vostra debolezza. E voglio che vi salviate. Io vi dico queste cose perché la gioia che vi ho voluto dare sia in voi e sia completa. Amatevi, amatevi! 
Questo è il mio comandamento nuovo. Amatevi scambievolmente più di quanto ognuno ami se stesso. Non vi è maggior amore di quello di colui che dà la sua vita per i suoi amici. Voi siete i miei amici ed Io do la vita per voi. Fate ciò che Io vi insegno e comando.

Non vi chiamo più servi. Perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone, mentre voi sapete ciò che Io faccio. Tutto di Me sapete. Vi ho manifestato non solo Me stesso, ma anche il Padre ed il Paraclito e tutto quanto ho sentito da Dio.

Non siete stati voi che vi siete scelti. Ma Io vi ho scelti e vi ho eletti, perché andiate fra i popoli, e facciate frutto in voi e nei cuori degli evangelizzati, e il vostro frutto rimanga e il Padre vi dia tutto ciò che gli chiederete in mio Nome.


32 Non dite: “E allora, se Tu ci hai scelti, perché hai scelto un traditore? Se tutto Tu sai, perché hai fatto questo?”. Non chiedetevi neppure chi è costui. Non è un uomo. È Satana. L’ho detto all’amico fedele e l’ho lasciato dire dal figlio diletto. È Satana. Se Satana non si fosse incarnato, l’eterno scimmiottatore di Dio, in una carne mortale, questo posseduto non avrebbe potuto sfuggire al mio potere di Gesù. Ho detto: “posseduto”. No. È molto di più: è un annullato in Satana».
«Perché, Tu che hai cacciato i demoni, non lo hai liberato?», chiede Giacomo d’Alfeo.
«Lo chiedi per amore di te, temendo essere tu quello? Non lo temere».
«Io, allora?».
«Io?».
«Io?».
«Tacete. Non dico quel nome. Uso misericordia e voi fate ugualmente».
«Ma perché non lo hai vinto? Non potevi?».
«Potevo. Ma, per impedire a Satana di incarnarsi per uccidermi, avrei dovuto sterminare la razza dell’uomo avanti la Redenzione. Che avrei allora redento?».
«Dimmelo, Signore, dimmelo!». Pietro è scivolato in ginocchio e scuote freneticamente Gesù come fosse in preda a delirio. «Sono io? Sono io? Mi esamino? Non mi pare. Ma Tu... Tu hai detto che ti rinnegherò... Ed io tremo... Oh! che orrore essere io!…».
«No, Simone di Giona. Non tu».
«Perché mi hai levato il mio nome di “Pietra”? Sono dunque tornato Simone? Lo vedi? Tu lo dici!... Sono io! Ma come ho potuto? Ditelo... ditelo voi... Quando è che ho potuto divenire traditore?… Simone?… Giovanni?… Ma parlate!…».
«Pietro, Pietro, Pietro! Ti chiamo Simone perché penso al primo incontro, quando eri Simone. E penso come sei sempre stato leale dal primo momento. Non sei tu. Lo dico Io: Verità».
«Chi, allora?».
«Ma è Giuda di Keriot! Non lo hai ancora capito?», urla il Taddeo che non riesce più a contenersi.
«Perché non me lo hai detto prima? Perché?», urla anche Pietro.
«Silenzio. È Satana. Non ha altro nome. Dove vai, Pietro?».
«A cercarlo» .
«Posa subito quel mantello e quell’arma. O ti devo scacciare e maledire?».
«No, no! Oh! Signor mio! Ma io... ma io... Sono forse malato di delirio, io? Oh! Oh!». Pietro piange, gettato per terra ai piedi di Gesù.

33 «Io vi do comando di amarvi. E di perdonare. Avete capito? Se anche nel mondo è l’odio, in voi sia solo l’amore. Per tutti. Quanti traditori troverete sulla vostra via! Ma non li dovete odiare e rendere loro male per male. Altrimenti il Padre odierà voi. Prima di voi fui odiato e tradito Io. Eppure, voi lo vedete, Io non odio. Il mondo non può amare ciò che non è come esso. Perciò non vi amerà. Se foste suoi, vi amerebbe; ma non siete del mondo, avendovi Io presi da mezzo al mondo. E per questo siete odiati.
Vi ho detto: il servo non è da più del padrone. Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno voi pure. Se avranno ascoltato Me, ascolteranno pure voi. Ma tutto faranno per causa del mio Nome, perché non conoscono, non vogliono conoscere Colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato, non sarebbero colpevoli. Ma ora il loro peccato è senza scusa. Hanno visto le mie opere, udito le mie parole, eppure mi hanno odiato, e con Me il Padre. Perché Io e il Padre siamo una sola Unità con l’Amore. Ma era scritto*: “Mi odiasti senza ragione”. Però, quando sarà venuto il Consolatore, lo Spirito di verità che dal Padre procede, sarà da Lui resa testimonianza di Me, e voi pure mi testimonierete, perché dal principio foste con Me.
Questo vi dico perché, quando sarà l’ora, non rimaniate accasciati e scandalizzati. Sta per venire il tempo in cui vi cacceranno dalle sinagoghe e in cui chi vi ucciderà penserà di fare culto a Dio con ciò. Non hanno conosciuto né il Padre né Me. In ciò è la loro scusante. Non ve le ho dette così ampie prima di ora, queste cose, perché eravate come bambini pur mo’ nati. Ma ora la madre vi lascia. Io vado. Dovete assuefarvi ad altro cibo. Voglio lo conosciate.

34 Nessuno più mi chiede: “Dove vai?”. La tristezza vi fa muti. Eppure è bene anche per voi che Io me ne vada. Altrimenti non verrà il Consolatore. Io ve lo manderò. E quando sarà venuto, attraverso la sapienza e la parola, le opere e l’eroismo che infonderà in voi, convincerà il mondo del suo peccato deicida e di giustizia sulla mia santità. E il mondo sarà nettamente diviso nei reprobi, nemici di Dio, e nei credenti. Questi saranno più o meno santi, a seconda del loro volere. Ma il giudizio del principe del mondo e dei suoi servi sarà fatto. Di più non posso dirvi, perché ancora non potete intendere. Ma Egli, il divino Paraclito, vi darà la Verità intera, perché non parlerà di Se stesso. Ma dirà tutto quello che avrà udito dalla Mente di Dio e vi annunzierà il futuro. Prenderà ciò che da Me viene, ossia ciò che ancora è del Padre, e ve lo dirà.
Ancora un poco da vedersi. Poi non mi vedrete più. E poi ancora un poco, e poi mi vedrete.

35 Voi mormorate fra voi ed in cuor vostro. Udite una parabola. L’ultima del vostro Maestro.
Quando una donna ha concepito e giunge all’ora del parto, è in grande afflizione perché soffre e geme. Ma quando il piccolo figlio è dato alla luce ed ella lo stringe sul cuore, ogni pena cessa e la tristezza si muta in gioia, perché un uomo è venuto al mondo.
Così voi. Voi piangerete e il mondo riderà di voi. Ma poi la vostra tristezza si muterà in gioia. Una gioia che il mondo mai conoscerà. Voi ora siete tristi. Ma, quando mi rivedrete, il vostro cuore diverrà pieno di un gaudio che nessuno avrà più potere di rapirvi. Una gioia così piena che vi offuscherà ogni bisogno di chiedere e per la mente e per il cuore e per la carne. Solo vi pascerete di rivedermi, dimenticando ogni altra cosa. Ma proprio da allora potrete tutto chiedere in mio Nome, e vi sarà dato dal Padre perché abbiate sempre più gioia. Domandate, domandate. E riceverete.
Viene l’ora in cui potrò parlarvi apertamente del Padre. Sarà perché sarete stati fedeli nella prova e tutto sarà superato. Perfetto quindi il vostro amore, perché vi avrà dato forza nella prova. E quanto a voi mancherà Io ve lo aggiungerò prendendolo dal mio immenso tesoro e dicendo: “Padre, lo vedi. Essi mi hanno amato credendo che Io venni da Te”. Sceso nel mondo, ora lo lascio e vado al Padre, e pregherò per voi».

36 «Oh! ora Tu ti spieghi. Ora sappiamo ciò che vuoi dire e che Tu sai tutto e rispondi senza che nessuno ti interroghi. Veramente Tu vieni da Dio!».
«Adesso credete? All’ultima ora? È tre anni che vi parlo! Ma già in voi opera il Pane che è Dio e il Vino che è Sangue non venuto da uomo, e vi dà il primo brivido di deificazione. Voi diverrete dèi se sarete perseveranti nel mio amore e nel mio possesso. Non come lo disse Satana ad Adamo ed Eva, ma come Io ve lo dico. È il vero frutto dell’albero del Bene e della Vita. Il Male è vinto in chi se ne pasce, ed è morta la Morte. Chi ne mangia vivrà in eterno e diverrà “dio” nel Regno di Dio. Voi sarete dèi se permarrete in Me. Eppure ecco... pur avendo in voi questo Pane e questo Sangue, poiché sta venendo l’ora in cui sarete dispersi, voi ve ne andrete per vostro conto e mi lascerete solo... Ma non sono solo. Ho il Padre con Me. Padre, Padre! Non mi abbandonare! Tutto vi ho detto... Per darvi pace. La mia pace. Ancora sarete oppressi. Ma abbiate fede. Io ho vinto il mondo».

37 Gesù si alza, apre le braccia in croce e dice con volto luminoso la sublime preghiera al Padre. Giovanni la riporta integralmente.*
Gli apostoli lacrimano più o meno palesemente e rumorosamente. Per ultimo cantano un inno.

38 Gesù li benedice. Poi ordina: «Mettiamoci i mantelli, ora. E andiamo. Andrea, di’ al capo di casa di lasciare tutto così, per mio volere. Domani... vi farà piacere rivedere questo luogo». Gesù lo guarda. Pare benedire le pareti, i mobili, tutto. Poi si ammantella e si avvia, seguito dai discepoli.
Al suo fianco è Giovanni, al quale si appoggia. «Non saluti la Madre?», gli chiede il figlio di Zebedeo.
«No. È tutto già fatto. Fate, anzi, piano».
Simone, che ha acceso una torcia alla lumiera, illumina l’ampio corridoio che va alla porta. Pietro apre cauto il portone ed escono tutti nella via e poi, facendo giocare un ordigno, chiudono dal di fuori. E si pongono in cammino.

Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

 Quamvis sciam, quod Mariam nemo digne prædicet;
Tamen vanus & insanus est, qui eam reticet.

mercoledì 5 febbraio 2014

Nel ricordo di SANT'AGATA mi piace offrirvi anche questa narrazione

   S. Pier Damiani narra di un'apparizione avuta da un sacerdote nella chiesa di S. Cecilia in Roma, nella quale vide che mentre in mezzo al tempio, sopra un trono magnifico stava la SS. Vergine circondata da S. Cecilia, da S. Agnese, da S. Agata e da uno stuolo di angeli e di beati, si presentò in mezzo a quel cele­ste consesso una povera vecchia ricoperta di sordide vesti, e con sulle spalle un ricchissimo mantello, la quale appressandosi al divin trono, e inginocchian­dosi e piangendo, scongiurò la Madre di misericordia ad aver pietà dell'anima di Giovanni Patrizi suo be­nefattore morto di recente, e che stava soffrendo in Purgatorio crudeli tormenti. 

E poichè la SS. Vergine non sembrava commuoversi a tali parole, la vecchie­rella ripetè per una seconda e poi per una terza volta la sua domanda, ma sempre invano. 

Allora invocando maggiormente pietà, con dirotto pianto espose alla Vergine come essendo ella in vita una povera mendi­cante, che nel cuor dell'inverno, coperta da misera­bili cenci, domandava l'elemosina sulla porta della basilica a lei consacrata in Roma, un giorno di gran­de intemperie essendo entrato in chiesa Giovanni Pa­trizi, ed avendogli essa in nome della Vergine chiesto la carità, egli toltosi dalle spalle il ricco mantello da cui era ricoperto, volle donarglielo. 

Supplicava quin­di che tanta carità, fatta in nome di lei, meritasse al­l'infelice Patrizio la sua compassione. A tali parole la Regina delle Vergini, rivolgendo alla supplice uno sguardo d'amore, rispose: - L'anima per la quale tu preghi sarebbe condannata per molto tempo a dure pene per le sue numerose colpe, ma poichè in vita praticò in modo speciale la virtù della carità verso i poveri e la devozione verso di me, voglio usarle mi­sericordia. - E ordinato che le fesse condotto dinanzi Giovanni, eccolo comparire fra una schiera di de­moni che lo tenevano incatenato, e, pallido e sfigu­rato come uomo straziato da acuti dolori, fermarsi da­vanti al trono della celeste Regina, la quale impose ai demoni di lasciare all'istante il loro prigioniero, affinchè andasse a congiungersi al coro dei beati che la circondavano. Ubbidirono essi, e la visione dispar­ve, insegnando così a quel buon sacerdote il gran me­rito dell'elemosina e la sua efficacia nel preservare e liberare le anime dal Purgatorio (S. Pier Damiani, opusc. XXXIX, capo 4).

E qui vorremmo fare una riflessione e una propo­sta che potrebbe essere abbracciata da tante anime generose e pie, le quali sempre pronte a venire in soc­corso di tutte le opere buone, non negano mai l'obolo della carità, e vorremmo dir loro: Volete voi ricavare doppio profitto spirituale nell'elargire le vostre ele­mosine a tanti nobili e svariati scopi? Ebbene, nel­l'erogare il vostro denaro a pro di questa o quell'o­pera, formate sempre l'intenzione di suffragare le anime del Purgatorio. Gioverete così alla Chiesa mi­litante e alla purgante, e oltre al conforto e al merito del bene che fate, guadagnerete protettrici nel cielo. 


sabato 13 luglio 2013

PARÁBOLA DEL BUEN SAMARITANO. Domingo XV - C - San Lucas 10, 25-37 // 14.7.2013


"MAESTRO ¿QUÉ DEBO HACER PARA OBTENER LA VIDA 
ETERNA? RESPONDISTE A LOS OTROS, RESPÓNDEME A MÍ 
TAMBIÉN."

Jesús calla, y como si quisiese evitar toda discusión se dirige en dirección del muro del Templo, pero un doctor de la ley que se había sentado a escucharlo seriamente bajo el pórtico, se levanta y parándose ante Él, le dice: "Maestro ¿qué debo hacer para obtener la vida eterna? Respondiste a los otros, respóndeme a mí también."
"¿Por qué me quieres probar? ¿Por qué quieres mentir? ¿Esperas que Yo digo una cosa contra la ley porque la agrego concepto luminosos y perfectos? ¿Qué está escrito en la ley? ¡Responde! ¿Cuál es el mandamiento principal de ella?"
" "Amarás al Señor Dios tuyo con todo tu corazón, con toda tu alma, con todas tus fuerzas, con toda tu inteligencia. Amarás a tu prójimo como a ti mismo". "
"Bien respondiste. Haz así y tendrás la vida eterna."

"¿Y QUIÉN ES MI PRÓJIMO?

"¿Y quién es mi prójimo? El mundo está lleno de gente buena y mala, conocida y desconocida, amiga y enemiga de Israel. ¿Cuál es mi prójimo?"

PARÁBOLA DEL BUEN SAMARITANO

"Un hombre que bajaba de Jerusalén a Jericó por las quebradas de las montañas cayó en manos de ladrones, los cuales lo hirieron cruelmente, lo despojaron de todo lo que llevaba y hasta de los vestidos. Lo dejaron más muerto que vivo en el borde del camino.
Por este mismo lugar pasó un sacerdote que había terminado su turno en el Templo. ¡Oh! ¡Todavía llevaba los perfumes del incienso del Santo! Debería haber llevado el alma perfumada de bondad sobrenatural y de amor, pues que había estado en la casa de Dios, casi en contacto con el Altísimo. El sacerdote tenía prisa en regresar a su casa. Miró al herido, pero no se detuvo. Siguió adelante, y dejó al desgraciado en el borde.
Pasó un levita. ¿Contaminarse él que debía servir en el Templo? ¡Oh, no! Se recogió los vestidos para que no se fuese a ensuciar de sangre, echó una mirada fugitiva al que gemía bañado en su sangre y apresuró su paso hacia Jerusalén, hacia el Templo.
Venía de Samaría, en dirección al vado, un samaritano. Vi sangre, se detuvo, descubrió al herido en medio del crepúsculo que caía, bajó de su asno, se acercó al herido, le robusteció con un sorbo de buen vino, dividió su manto para hacer vendas, lavó y ungió las heridas, primero con vinagre y luego con aceite, las vendó amorosamente, puso al herido sobre su jumento, guió hábilmente a la bestia, al mismo tiempo que consolaba al herido con buenas palabras, no se preocupó ni de la fatiga, ni pensó en despreciar al herido porque era de nacionalidad judía. Llegado a la ciudad lo condijo a un albergue, lo cuidó toda la noche y al amanecer, al verlo mejorado, lo  confió al hospedero, le pagó de antemano con dos denarios y le dijo: "Ten cuidado de él como si fuese yo mismo. A mi  regreso te pagaré cuanto hubieses gastado de más, y con más, si lo hubieses hecho bien". Y se fue.
Doctor de la ley, respóndeme: ¿Cuál de estos tres fue "prójimo" para con el que cayó en manos de ladrones? ¿Acaso el sacerdote? ¿Acaso el levita? ¿O mejor el samaritano que no se preguntó quien fuese el herido, ni por qué estaba herido, ni si hacía mal en socorrerlo perdiendo tiempo, dinero o poniéndose en peligro de que lo acusasen de que él hubiera sido quien lo había herido?"
El doctor de la ley responde: "Fue "prójimo" este, porque tuvo misericordia."
"Haz también tú igual y amarás al prójimo y a Dios en el prójimo y de este modo merecerás la vida eterna."

Ninguno se atrevía a hablar más. Jesús se aprovecha de ello para reunirse con las mujeres que estaban a su espera cerca del muro e irse con ellas de nuevo a la ciudad. A los discípulos se han agregado dos personas: mejor dicho un sacerdote y un levita; este muy joven, aquel de aspecto patriarcal.

JESÚS ESTÁ AHORA HABLANDO CON SU MADRE Y 
TIENE EN MEDIO A MARZIAM.

Jesús está ahora hablando con su Madre y tiene en medio a Marziam. Le pregunta: "¿Me escuchaste, Madre?"
"Si, Hijo mío, y a la tristeza de María Cleofás se ha añadido la mía. Ella estuvo llorando poco antes de entrar en el Templo..."
"Lo sé, Madre, y sé el motivo, pero no debe llorar, tan sólo orar."
"¡Oh, ella ruega mucho! En estas tardes, bajo su choza, entre sus hijos que duermen, ora y llora. La vi llorar a través de las paredes sutiles de las ramas vecinas. ¡Ver a pocos pasos a José y a Simón tan cerca y tan divididos así!... No es la única que llora. Conmigo lloró también Juana que te parece muy serena..."
"¿Por qué, Mamá?"
"Por Cusa... Se está portando... de una manera inexplicable. A veces la ayuda en todo, otras la rechaza completamente. Si están solos donde nadie los ve, es el marido ejemplar de siempre, pero si hay personas y que sean de la corte, entonces se hace autoritario y desprecia a su buena esposa. Ella no entiende el por qué..."
"Te lo diré. Cusa es siervo de Herodes. Compréndeme, Mamá  "Siervo". No se lo digo a Juana para no afligirla, pero así son las cosas. Cuando no tiene miedo de reproche o de burla del soberano, es el buen Cusa, Cuando los teme, no lo es ya."
"Es que Herodes está muy enojado por causa de Mannaén y ..."
"Es porque Herodes lo está por el remordimiento tardío de haber cedido al deseo de Herodíades. Pero Juana tiene ya muchas cosas buenas en la vida. Debe, bajo la diadema, llevar su cilicio."
"También Analía llora..."
"¿Por qué?"
"Porque su prometido se separa de Ti."
"Que no llore. Díselo. Es una resolución. Una bondad de Dios. Su sacrificio llevará nuevamente a Samuel al bien. Por ahora esto la dejará libre de presiones para el matrimonio. Le prometí llevármela conmigo. Me precederá en la muerte..."

ME PRECEDERÁ EN LA MUERTE...

"¡HIJO!..." MARÍA ESTRECHA LA MANO DE JESÚS

"¡QUERIDA MAMÁ! ES POR LOS HOMBRES. LO SABES. ES POR 
AMOR A LOS HOMBRES. BEBAMOS NUESTRO CÁLIZ CON 
BUENA VOLUNTAD. ¿NO ES VERDAD?"


"¡Hijo!..." María estrecha la mano de Jesús, con un rostro que palidece.
"¡Querida Mamá! Es por los hombres. Lo sabes. Es por amor a los hombres. Bebamos nuestro cáliz con buena voluntad. ¿No es verdad?"
María se bebe las lágrimas. Responde. "Sí" Un "sí" desgarrador.
Marziam levanta su carita y pregunta a Jesús: "¿Por qué dices estas cosas desagradables que afligen a Mamá? Yo no te dejaré morir. Como defendía a los corderos así te defenderé."
Jesús lo acaricia y para suavizar lo que ha dicho, pregunta al niño: "¿Qué estarán haciendo ahora tus ovejitas? ¿No las extrañas?"

¿SABES, MAESTRO? YO ENTIENDO LO QUE SIGNIFICA SER 
SACERDOTE EN TU NOMBRE. LO ENTIENDO MEJOR QUE LOS 
DEMÁS. ELLOS (Y SEÑALA CON LA MANO A LOS APÓSTOLES 
QUE VIENEN DETRÁS) DICEN TANTAS PALABRAS 
CAMPANUDAS, HACEN TANTOS PLANES... PERO DESPUÉS. YO 
ME DIGO: "LA HARÉ DE PASTOR COMO ME COMPORTO CON 
LAS OVEJAS ASÍ CON LOS HOMBRES. Y SERÁ SUFICIENTE".

"Por ahora soy un corderito, pero después seré pastor. Y al contrario, Jesús por ahora es Pastor y luego también Cordero. Pero tú siempre eres la Corderita sólo nuestra Corderita blanca, hermosa, querida, que da palabras más dulces que la leche. Jesús es así Cordero porque nació de ti, Corderita del Señor". "

"Oh, estoy contigo. Pero me pongo a pensar y me pregunto: "¿Las habrá llevado Porfiria a pastar? ¿y se habrá fijado porque Espuma no vaya al lago?" Espuma es muy listo, ¿sabes? Su madre lo llama, lo llama... ¡pero qué caso va a hacer! Hace lo que quiere. y Nieves tan glotona que como hasta enfermarse. ¿Sabes, Maestro?Yo entiendo lo que significa ser sacerdote en tu Nombre. Lo entiendo mejor que los demás. Ellos (y señala con la mano a los apóstoles que vienen detrás) dicen tantas palabras campanudas, hacen tantos planes... pero después. Yo me digo: "La haré de pastor como me comporto con las ovejas así con los hombres. Y será suficiente". La mamá mía y tuya me dijo ayer una cosa muy bonita de los profetas... y me dije: "Exactamente así es nuestro Jesús". Y en el corazón me dije: "Yo también así seré". Luego dije a nuestra Mamá: "Por ahora soy un corderito, pero después seré pastor. Y al contrario, Jesús por ahora es Pastor y luego también Cordero. Pero tú siempre eres la Corderita sólo nuestra Corderita blanca, hermosa, querida, que da palabras más dulces que la leche. Jesús es así Cordero porque nació de ti, Corderita del Señor". "
Jesús se inclina y le besa con gusto. Luego pregunta: "¿De veras quieres ser sacerdote?"
"¡Claro, Señor mío! Por esto trato de hacerme bueno y de saber muchas cosas. Siempre voy con Juan de Endor. Me trata siempre como hombre y muy bondadosamente. Quiero ser pastor de las ovejas extraviadas y no extraviadas; médico-pastor de las heridas y que se han quebrado algún hueso, como dice el Profeta. ¡Oh, qué hermosos!" y el niño da un brinco batiendo las manos.
"¿Qué tiene este curruca que está tan contento?" pregunta Pedro.
"Ve su camino con claridad, hasta el fin. Y consagro esta visión suya con mi "sí"."
Se detienen ante una alta casa que ni no me equivoco, está en dirección del barrio de Ofel, pero en la zona de los ricos.
"¿Nos detenemos aquí?"
"Esta es la casa que Lázaro me ofreció para el banquete de alegría. Aquí está ya María."
"¿Por qué, Señor?"
"Porque el Templo es más quisquilloso que una mujer en cinta. No quiero herirlo, y no por cobardía, mientras pueda."
"De nada te servirá. Maestro. Si yo fuese Tú, no sólo lo heriría, sino que lo echaría allá abajo del Moria, con todos los que están dentro."
"Eres un pecador, Simón. Es necesario orar por los propios semejantes, y no hay que matarlos."
"Soy pecador, pero Tú no... y deberías hacerlo."
"Habrá alguien que lo hará. Después que el pecado haya llegado a su colmo."
"¿Cuál?"
"Uno que llenará todo el Templo, desbordándose por Jerusalén. No puedes entender... Oh, Marta, ¡abre al Peregrino tu casa!"
Marta se hace reconocer y abre. Entran todos en un espacioso atrio que termina en un patio empedrado con cuatro árboles en cada ángulo. Hay una amplia sala sobre el terreno, y por sus ventanas abiertas se ve toda la ciudad con sus subidas y bajadas. Por esto puedo colegir que la casa se encuentra sobre las pendientes del sur, o sudorientales de la ciudad.

LLEGA MARÍA MAGDALENA QUE ESTABA OCUPADA EN LOS 
PREPARATIVOS Y SE POSTRA ANTE JESÚS. LLEGA LÁZARO CON 
UNA SONRISA DE DICHOSO, EN SU CARA DE ENFERMO.

La sala está dispuesta para muchos, muchos huéspedes. Mesas y mesas paralelas entre sí. Un centenar de personas pueden fácilmente acomodarse. Llega María Magdalena que estaba ocupada en los preparativos y se postra ante Jesús. Llega Lázaro con una sonrisa de dichoso, en su cara de enfermo. Entran poco a poco los huéspedes, algunos un poco cohibidos, otros con más garbo. La cortesía de las mujeres hace que todos se sientan a sus anchas.
El sacerdote Juan conduce ante Jesús a los dos que tomó del Templo. "Maestro, este es mi buen amigo Jonatás, y mi joven amigo Zacarías. Son verdaderos israelitas sin malicia y sin rencor."

ES HERMOSO QUE LA FE ANTIGUA EXTIENDA LA MANO AMIGA 
A LA NUEVA FE QUE NACE DEL MISMO TRONCO.

"La paz sea con vosotros. Estoy contento de que estéis conmigo. El rito debe de observarse aun en estas dulces costumbres. Es hermoso que la fe antigua extienda la mano amiga a la nueva fe que nace del mismo tronco. Sentaos a mi lado mientras llega la hora de la comida."
Habla el patriarcal Jonatás, mientras el joven levita mira aquí y allá curiosamente, con aire de admiración de sorpresa. Por mi parte me imagino que quiere pasar por despabilado, pero en realidad, es como un pez fuera del agua. Afortunadamente Esteban viene a su ayuda y le presenta, uno después del otro, a los apóstoles y discípulos principales.

ESTOY VIEJO... ABRIGABA ESPERANZAS DE VERTE ANTES DE 
MORIR, Y YEOVÉ ME ESCUCHÓ. ¡SEA ALABADO ÉL! HOY TE OÍ 
EN EL TEMPLO. SUPERAS A HILEL, EL VIEJO, EL SABIO.

El viejo sacerdote, alisándose la barba de nieve, dice: "Cuando Juan fue a verme a mí, su maestro, y a mostrarme su cuerpo curado, tuve deseos de conocerte. Pero, Maestro, yo casi nunca salgo de mi lugar. Estoy viejo... Abrigaba esperanzas de verte antes de morir, y Yeové me escuchó. ¡Sea alabado Él! Hoy te oí en el Templo. Superas a Hilel, el viejo, el sabio. Yo no quiero, más aun, no puedo dudar de que seas lo que mi corazón espera. Pero ¿sabes lo que significa haber bebido casi por ochenta años la fe de Israel, como ha venido transmitiéndose durante generaciones, fe de... una fabricación humana? Es nuestra sangre propia. ¡Y yo estoy tan viejo! Escucharte es como sentir el agua que brota de un fresco manantial. ¡Oh, sí! ¡Un agua pura! Pero yo... pero yo estoy lleno de agua sucia que viene de muy lejos... que se ha mezclado con tantas cosas.¿Qué haré para no estar lleno de esa agua y para que pueda gustarte a Ti?"
"Creer en Mí y amarme. El justo Jonatás no tiene necesidad de otra cosa."
"Pero pronto moriré. ¿Tendré tiempo para creer todo lo que dices? No lograré ni siquiera escuchar todas tus palabras ni conocerlas por la boca de otros. ¿Y entonces?"

"LAS APRENDERÁS EN EL CIELO. TAN SÓLO EL CONDENADO 
MUERE PARA LA SABIDURÍA. QUIEN MUERE EN GRACIA DE 
DIOS ALCANZA LA VERDAD Y VIVE EN LA SABIDURÍA. ¿QUÉ 
PIENSAS QUE YO SEA?"

"Las aprenderás en el cielo. Tan sólo el condenado muere para la sabiduría. Quien muere en gracia de Dios alcanza la verdad y vive en la sabiduría. ¿Qué piensas que Yo sea?"
"No puedes ser sino el Esperado que antecedió el hijo de mi amigo Zacarías. ¿Lo conociste?"
"Era mi pariente."
"Oh, ¿Entonces eres Tú pariente del Bautista?"
"Sí, sacerdote."
"Ya murió... y no puedo decir: "¡infeliz!" Porque murió fiel a la justicia, después de que llevó a cabo su misión y porque... ¡Oh tiempo crueles en los que vivimos! ¿No es mejor acaso regresar a Abraham?"
"Sí. Pero vendrán tiempos más crueles, sacerdote."
"¿Lo dices Tú? Roma ¿no es así?"... 
"No sólo Roma. El culpable Israel será la primera causa."
"Es verdad. Dios nos castiga. Lo merecemos. Pero también Roma. ¿Supiste de los galileos que fueron muertos por Pilatos mientras realizaban un sacrificio? La sangre de ellos se mezcló con la de la víctima. ¡Hasta cerca del altar! ¡Hasta cerca del altar!"
"Lo supe."
Todos los galileos se alborotan por esta ofensa. Gritan: "Es verdad que él era un falso Mesías, pero ¿por qué matar a sus secuaces después de que lo mataron? y ¿por qué en esa hora? ¿Eran acaso más pecadores?"

DIOS ESTÁ IRRITADO CONTRA SU PUEBLO. YO OS LO DIGO. NO 
HAY QUE CREER QUE LOS CASTIGADOS SEAN SIEMPRE LOS 
PEORES. QUE CADA UNO SE EXAMINE A SÍ MISMO, QUE SE 
JUZGUE Y QUE NO JUZGUE A LOS DEMÁS. 

Jesús pone calma y dice: "Os preguntáis si eran más pecadores que otros tantos galileos y si esta es la razón por la que fueron muertos. No. Que no lo eran. En verdad os digo que ellos pagaron, y que otros pagarán si no os convertís al Señor. Si todos no hiciereis penitencia, pereceréis de igual modo todos en Galilea y en otras partes. Dios está irritado contra su pueblo. Yo os lo digo. No hay que creer que los castigados sean siempre los peores. Que cada uno se examine a sí mismo, que se juzgue y que no juzgue a los demás. Aquellos diez y ocho sobre los que cayó la torre de Siloé y los mató no eran los más culpables en Jerusalén. Yo so digo.Haced, haced penitencia si no queréis ser desmenuzados como ellos, y también en el espíritu. Ven, sacerdote de Israel. La mesa está preparada. Toca a ti, porque el sacerdote es siempre aquel que se le honra por la idea que representa y recuerda, te toca a ti, patriarca entre nosotros que somos todos más jóvenes, ofrecer y bendecir."
"¡No, Maestro! No ¡No puedo hacerlo ante Ti! ¡Tú eres el Hijo de Dios!"
"Y sin embargo ofreces el incienso ante el altar ¿No crees que allí también esté Dios?"
"¡Sí que lo creo! ¡Con todas mis fuerzas!"

"¿ Y ENTONCES? SI NO TIEMBLAS DE OFRECER ANTE LA 
GLORIA SANTÍSIMA DEL ALTÍSIMO, ¿POR QUÉ VAS A TEMBLAR 
DE MIEDO ANTE LA MISERICORDIA QUE SE REVISTIÓ DE 
CARNE PARA TRAERTE TAMBIÉN A TI LA BENDICIÓN DE DIOS, 
ANTES DE QUE TE SOBREVENGA LA NOCHE?

"¿ Y entonces? Si no tiemblas de ofrecer ante la gloria santísima del Altísimo, ¿por qué vas a temblar de miedo ante la misericordia que se revistió de carne para traerte también a ti la bendición de Dios, antes de que te sobrevenga la noche? ¡Oh! no sabéis vosotros de Israel, que para que el hombre pudiese acercarse a Dios y no morir, puse sobre mi Divinidad el velo de la carne. Ven, cree y sé feliz. En ti venero a todos los sacerdotes santos desde Aarón hasta el último que con justicia lo sean en Israel; a ti, porque tal vez realmente la santidad sacerdotal languidece entre nosotros como planta sin sostén."
V. 918-934
A. M. D. G. et B.V.M.

venerdì 2 marzo 2012

Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" Luca 23, 34)

File:Antonello da Messina 061.jpg







La carità fraterna deve conformarsi all'esempio di Cristo

Non c'è niente che ci spinga ad amare i nemici, cosa in cui consiste la perfezione dell'amore fraterno, quanto la dolce considerazione di quella ammirabile pazienza per cui egli, 
«il più bello tra i figli dell'uomo» (Sal 44, 3) offrì il suo bel viso agli sputi dei malvagi. 
Lasciò velare dai malfattori quegli occhi, al cui cenno ogni cosa ubbidisce. 
Espose i suoi fianchi ai flagelli.

Sottopose il capo, che fa tremare i Principati e le Potestà, alle punte acuminate delle spine. Abbandonò se stesso all'obbrobrio e agli insulti. 

Infine sopportò pazientemente la croce, i chiodi, la lancia, il fiele e l'aceto, lui in tutto dolce, mite e clemente.




Alla fine fu condotto via come una pecora al macello, e come un agnello se ne stette silenzioso davanti al tosatore e non aprì bocca (cfr. Is 53, 7).


Chi al sentire quella voce meravigliosa piena di dolcezza, piena di carità, piena di inalterabile pacatezza: «Padre, perdonali» non abbraccerebbe subito i suoi nemici con tutto l'affetto? «Padre», dice, «perdonali»
(Lc 23, 34). Che cosa si poteva aggiungere di dolcezza, di carità ad una siffatta preghiera? 

Tuttavia egli aggiunse qualcosa. Gli sembrò poco pregare, volle anche scusare. «Padre, disse, perdonali, perché non sanno quello che fanno». E invero sono grandi peccatori, ma poveri conoscitori. Perciò: «Padre, perdonali». 
Lo crocifiggono, ma non sanno chi crocifiggono, perché se l'avessero conosciuto, giammai avrebbero crocifisso il Signore della gloria (cfr. 1 Cor 2, 8); perciò «Padre, perdonali». Lo ritengono un trasgressore della legge, un presuntuoso che si fa Dio, lo stimano un seduttore del popolo.
«Ma io ho nascosto da loro il mio volto, non riconobbero la mia maestà». Perciò: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».




Se l'uomo vuole amare se stesso di amore autentico non si lasci corrompere da nessun piacere della carne. 

Per non soccombere alla concupiscenza della carne, rivolga ogni suo affetto alla dolcezza del pane eucaristico.

Inoltre per riposare più perfettamente e soavemente nella gioia della carità fraterna, abbracci di vero amore anche i nemici.

Perché questo fuoco divino non intiepidisca di fronte alle ingiustizie, guardi sempre con gli occhi della mente la pazienza e la pacatezza del suo amato Signore e Salvatore.
Dallo «Specchio della carità» di sant'Aelredo, abate



(Lib. 3, 5; PL 195, 582)

RESPONSORIO Cfr. Is 53, 12; Lc 23, 34

R. Ha consegnato se stesso alla morte, ed è stato annoverato fra gli empi: * lui che portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.
V. Gesù diceva: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno;
R. lui che portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.


ORAZIONE

Concedi, Signore, alla tua Chiesa di prepararsi interiormente alla celebrazione della Pasqua, perché il comune impegno nella mortificazione corporale porti a tutti noi un vero rinnovamento dello spirito. Per il nostro Signore.








LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!