"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
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martedì 30 gennaio 2018
domenica 2 dicembre 2012
La Genetica e la Geologia, hanno... messo a tappeto, a forza di prove, l'ottocentesca teoria darwiniana che ha spadroneggiato fino a pochi anni fa.
L'Evoluzionismo
L'evoluzionismo degli ignoranti
In particolare, discipline scientifiche come la Genetica e la Geologia, stanno mettendo in crisi a forza di prove, l'ottocentesca teoria darwiniana che ha spadroneggiato fino a pochi anni fa.
*
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La Genetica, specialmente dopo i recenti progressi della mappatura del DNA di varie specie animali, ha sollevato molti dubbi e altrettante critiche riguardo ai concetti fondamentali dell'evoluzionismo classico. Secondo molti ricercatori infatti, non sarebbe possibile il principio di specializzazione, sbandierato dai darwinisti. Tale principio, alla base della teoria, prevede che una specie possa originare da un altra e nel caso classico, tale principio è alla base della nostra presunta discendenza dalle scimmie antropomorfe.
La Longisquama: il fossile ritrovato si rivelò poi un clamoroso falso, assemblato per l'occasione
Varie osservazioni di lettori più o meno ostili mi obbligano a tornare sul tema dell'evoluzionismo e della teoria che vi si oppone, «intelligent design» (non «creazionismo»). A questo mi spinge anche un senso di pietà.
C'è in giro una incredibile ignoranza, colpa della cosiddetta pubblica istruzione, del fatto che ormai, senza fabbriche e industrie, la gente è lontana dalla tecnica e dal modo di pensare scientifico (un operaio della Breda anni '50 sapeva più di fisica che un bocconiano), e della superficialità che è il modo di vita della massa umana.
Evoluzione è, per gli evoluzionisti, ben altra cosa: il passaggio da una specie inferiore ad una superiore, dal rettile all'uccello, da quello al mammifero. Dalla coppia di scimpanzé o di australopitechi, nasce un bambino umano.
Le modeste variazioni osservate da Darwin (poveretto, non sapeva ancora nulla del DNA) in animali confinati in qualche isola del Pacifico per selezione naturale «non» sono evoluzione: sono variazioni all'interno della specie fissa.
Non si è mai constatato un solo passaggio da una specie a un'altra. Il famoso «anello mancante», continuamente «scoperto», è stato continuamente smentito: dall'archeopterix al pitecantropo al Longisquama (dinosauro pennuto, scoperto falso) all'uomo di Piltdown (altro falso), tutti sono stati bocciati come anelli mancanti.
La paleontologia trova, negli strati fossili, processi del tutto diversi dall'evoluzione. Constata periodiche esplosioni di forme viventi, a cui seguono massicce estinzioni. Tra l'altro (breve parentesi) il passaggio evolutivo a forme di vita «superiori», grazie al caso e alla selezione naturale, contrasta con il «secondo principio della termodinamica». In base a questo principio, il caso aumenta l'entropia, non la diminuisce. Se prendete un boccale con uno strato di palline bianche e sopra uno strato di palline nere, e agitate bene, in breve le palline si mescoleranno: entropia, il degrado irreversibile di ogni e qualunque ordine. Se sperate di riuscire, a forza di agitare, a rimettere i due strati di palline come erano prima, potete agitare il boccale per millenni: «mai più» le palline torneranno in ordine. Per farlo, dovete gettare le palline sul tavolo e fare una cernita, facendo due mucchietti, uno bianco e uno nero. Questo si chiama «aggiungere informazione» al sistema, ed è un intervento «esterno e intelligente». E se ne era reso conto, alla fine della vita, lo stesso Darwin.
Il darwinismo era la teoria mitologica iniziale, quella che vedeva la «lotta per l'esistenza». La cosa è ripetitiva. Stephen J. Gould, in quanto marxista, ha abbandonato il mito evoluzionista dei piccoli graduali miglioramenti per gli «equilibri puntuati»: esplosione improvvisa di nuove specie, senza transizione (Gould era un paleontologo).
Presa alla lettera, la teoria di Gould direbbe: un bel giorno, da due rane (anfibi) è nato un rettile; un altro giorno, da due rettili è nato un uccello; ancora più avanti, da una coppia di uccelli un mammifero, o un marsupiale. E da due scimmie, un bambino umano. Una catena di miracoli mai constatati, da far impallidire d'invidia ogni creazionista biblico.
Ma prima di interloquire, molti dei miei interlocutori dovrebbero interrogarsi su se stessi: da dove viene la rabbia, l'odio con cui difendono l'evoluzionismo? La furia personale, il disprezzo, con cui attaccano chi gli propone (non gli impone) un'altra ipotesi? L'odio non è mai un segno di alta evoluzione.
L'odio per le idee nuove e mai sentite prima è un sintomo di involuzione gravissima che denuncia la discesa dal livello umano –l'uomo che sopravvive è aperto alle idee, la sua «nicchia ecologica» non è la natura, ma la cultura, non il mondo esterno, ma l'interiore, dove progetta, sogna e rinnova– verso quello entomologico.
Le formiche non hanno bisogno di idee nuove, perché fanno tutto sempre allo stesso modo da milioni di anni. Se una formica volesse dire una cosa diversa, il formicaio la aggredirebbe come un «intruso».
Temo infatti che questo sia il destino dell'uomo ultimo: ci stiamo trasformando in un formicaio, vogliamo diventare api e formiche. L'involuzione della specie.
Maurizio Blondet
Varie osservazioni di lettori più o meno ostili mi obbligano a tornare sul tema dell'evoluzionismo e della teoria che vi si oppone, «intelligent design» (non «creazionismo»). A questo mi spinge anche un senso di pietà.
C'è in giro una incredibile ignoranza, colpa della cosiddetta pubblica istruzione, del fatto che ormai, senza fabbriche e industrie, la gente è lontana dalla tecnica e dal modo di pensare scientifico (un operaio della Breda anni '50 sapeva più di fisica che un bocconiano), e della superficialità che è il modo di vita della massa umana.
Evoluzione è, per gli evoluzionisti, ben altra cosa: il passaggio da una specie inferiore ad una superiore, dal rettile all'uccello, da quello al mammifero. Dalla coppia di scimpanzé o di australopitechi, nasce un bambino umano.
Le modeste variazioni osservate da Darwin (poveretto, non sapeva ancora nulla del DNA) in animali confinati in qualche isola del Pacifico per selezione naturale «non» sono evoluzione: sono variazioni all'interno della specie fissa.
Non si è mai constatato un solo passaggio da una specie a un'altra. Il famoso «anello mancante», continuamente «scoperto», è stato continuamente smentito: dall'archeopterix al pitecantropo al Longisquama (dinosauro pennuto, scoperto falso) all'uomo di Piltdown (altro falso), tutti sono stati bocciati come anelli mancanti.
La paleontologia trova, negli strati fossili, processi del tutto diversi dall'evoluzione. Constata periodiche esplosioni di forme viventi, a cui seguono massicce estinzioni. Tra l'altro (breve parentesi) il passaggio evolutivo a forme di vita «superiori», grazie al caso e alla selezione naturale, contrasta con il «secondo principio della termodinamica». In base a questo principio, il caso aumenta l'entropia, non la diminuisce. Se prendete un boccale con uno strato di palline bianche e sopra uno strato di palline nere, e agitate bene, in breve le palline si mescoleranno: entropia, il degrado irreversibile di ogni e qualunque ordine. Se sperate di riuscire, a forza di agitare, a rimettere i due strati di palline come erano prima, potete agitare il boccale per millenni: «mai più» le palline torneranno in ordine. Per farlo, dovete gettare le palline sul tavolo e fare una cernita, facendo due mucchietti, uno bianco e uno nero. Questo si chiama «aggiungere informazione» al sistema, ed è un intervento «esterno e intelligente». E se ne era reso conto, alla fine della vita, lo stesso Darwin.
Il darwinismo era la teoria mitologica iniziale, quella che vedeva la «lotta per l'esistenza». La cosa è ripetitiva. Stephen J. Gould, in quanto marxista, ha abbandonato il mito evoluzionista dei piccoli graduali miglioramenti per gli «equilibri puntuati»: esplosione improvvisa di nuove specie, senza transizione (Gould era un paleontologo).
Presa alla lettera, la teoria di Gould direbbe: un bel giorno, da due rane (anfibi) è nato un rettile; un altro giorno, da due rettili è nato un uccello; ancora più avanti, da una coppia di uccelli un mammifero, o un marsupiale. E da due scimmie, un bambino umano. Una catena di miracoli mai constatati, da far impallidire d'invidia ogni creazionista biblico.
Ma prima di interloquire, molti dei miei interlocutori dovrebbero interrogarsi su se stessi: da dove viene la rabbia, l'odio con cui difendono l'evoluzionismo? La furia personale, il disprezzo, con cui attaccano chi gli propone (non gli impone) un'altra ipotesi? L'odio non è mai un segno di alta evoluzione.
L'odio per le idee nuove e mai sentite prima è un sintomo di involuzione gravissima che denuncia la discesa dal livello umano –l'uomo che sopravvive è aperto alle idee, la sua «nicchia ecologica» non è la natura, ma la cultura, non il mondo esterno, ma l'interiore, dove progetta, sogna e rinnova– verso quello entomologico.
Le formiche non hanno bisogno di idee nuove, perché fanno tutto sempre allo stesso modo da milioni di anni. Se una formica volesse dire una cosa diversa, il formicaio la aggredirebbe come un «intruso».
Temo infatti che questo sia il destino dell'uomo ultimo: ci stiamo trasformando in un formicaio, vogliamo diventare api e formiche. L'involuzione della specie.
Maurizio Blondet
DOMINUS VOBISCUM!
venerdì 23 settembre 2011
EVOLUZIONE O CREAZIONE? CAINO è LA CHIAVE DEL MISTERO
EVOLUZIONE O CREAZIONE ?
CAINO è LA CHIAVE DEL MISTERO
Quarta edizione
La curatrice
Renza Giacobbi
Via I Novembre, 1
32100 Belluno - ITALIA
Cellulare 348.9598086
E-mail: genesibiblica@libero.it - genebi@tiscali.it
Internet: www.genesibiblica.eu
DICHIARAZIONE
Il Concilio Vaticano II nella Costituzione Dogmatica LUMEN
GENTIUM al cap. 4° dice: “…Egli (Lo Spirito) introduce la Chiesa nella
pienezza della verità (cfr. Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero,
la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e ‘carismatici’, la
abbellisce dei suoi frutti”. (cfr. Ef 4,11-12; 1 Cor 12,4; Gal 5,5,22).
Nella Costituzione Pastorale GAUDIUM ET SPES al cap. 44 dice:
“…L’esperienza dei secoli passati, il progresso delle scienze, i tesori nascosti
nelle varie forme di cultura umana, attraverso cui si svela più appieno la
natura stessa dell’uomo e si aprono nuove vie verso la verità, tutto ciò è di
vantaggio anche per la Chiesa … È dovere di tutto il popolo di Dio, soprattutto
dei pastori e dei teologi, con l’aiuto dello Spirito Santo, di ascoltare
attentamente, discernere e interpretare i vari modi di parlare del nostro
tempo e di saperli giudicare alla luce della parola di Dio, perché la verità
‘rivelata’sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venire
presentata in forma più adatta”.
A Maria Assunta,
e Madre secondo lo Spirito di tutti i redenti,
Concepita senza alcuna macchia, o tara, del peccato originale,
Colei che è Regina del Cielo e della Terra
e che fu resa da Suo Figlio la Mediatrice di tutte le Grazie,
sempre in lotta contro il ‘demonio’, ma su lui Vittoriosa.
di Renza Giacobbi
Quando iniziai il lavoro di riordinare gli scritti di don Guido per adempiere
alla promessa che gli feci di portare a pubblicazione questo testo, mi
sentivo oppressa dalla responsabilità di tale compito. Ma, mano a mano che
procedevo, mi presero una pace, una gioia, un entusiasmo inspiegabili. Mi
rendevo conto che, al di là dei fatti narrati, cambiava il mio modo di pormi
davanti a Dio e al prossimo, perché cambiava la mia prospettiva nel vedere
le cose. La mia fede in Dio diventava fiducia, il mio rapporto con gli altri
diventava comprensione.
Feci leggere questo libro ad alcune persone amiche che, superato lo stupore
per gli argomenti trattati, provavano gli stessi sentimenti e affermavano
che, come ogni Parola di Dio, questa rivelazione guariva le loro ferite
profonde dell’anima: era come se la loro vita fosse giunta ad una svolta
perché il rapporto con se stessi e gli altri non era più lo stesso.
Il Vangelo ci invita ad amare il prossimo. Ma com’è possibile amare
qualcuno che è indisponente o, peggio ancora, una persona senza morale? È
impossibile se non conosciamo cosa c’è dentro la natura dell’uomo e se non
gli diamo delle attenuanti. Freud ha sondato il subconscio e l’inconscio, ma,
come scienziato, è rimasto emotivamente indifferente di fronte alle alterazioni
della psiche.
Con la lettura di questa rivelazione, invece, si arriva alla conoscenza
delle cause profonde del modo di sentire e di comportarsi dell’uomo e il
nostro approccio non rimane più quello dello spettatore, perché nasce in noi
un sentimento di comprensione e di pietà che ci permette di amare anche
ciò che è sgradevole sapendo che di quel comportamento spesso l’uomo
non ha colpa, ma ne è vittima.
Così, cambiando il nostro atteggiamento, vediamo con sorpresa che anche
gli altri di riflesso cambiano il loro nei nostri confronti.
L’amore per il prossimo allora non è più una mèta irraggiungibile, perché
la conoscenza profonda della natura umana ci viene in soccorso ispirandoci
tolleranza e perdono per noi stessi e per gli altri. Questa rivelazione
diventa mezzo di guarigione perché spiega, con la ragione, molti comportamenti
umani inquadrandoli nella loro giusta dimensione e, soprattutto, fa sì
che la guarigione diventi attuabile perché è Dio stesso che se ne fa carico e
a questo scopo ha predisposto i mezzi e gli strumenti, ai quali l’uomo possa
ricorrere.
Non più incomprensioni fra Scienza e Fede
Qual’è il problema di oggi che offusca la verità? Non è solo l’incomprensione
fra Scienza e Fede, ma la crisi stessa della Scienza che, riguardo
all’origine dell’uomo, è divisa in due correnti di pensiero diametralmente
opposte ed inconciliabili: l’evoluzionismo e il creazionismo. Sono inconciliabili
perché, pur dicendo entrambe alcune verità, ciascuna delle due ha dei
limiti negli stessi suoi presupposti, limiti che entrambe non sono in grado di
superare. L’evoluzionismo, credendo di aver trovato la chiave dell’evoluzione
nel ‘caso’, sul quale poi interverrebbero dei fattori successivi come l’ambiente
e la selezione, si è insabbiato da solo quando non può spiegare come
si passi dalla materia al pensiero o come si formino organi complessi come
l’occhio e così via; il creazionismo, d’altro canto, resta incompreso quando
si ostina a prendere alla lettera espressioni della Bibbia che invece vanno
lette con profondo rispetto perché contengono sapienti significati allegorici.
Per cui la scienza, privata di un’etica superiore perché non fa più riferimento
al legittimo Creatore, si sta comportando in modo selvaggio compromettendo
la vita stessa del pianeta e con essa quella dell’umanità.
Tuttavia queste correnti hanno dei meriti: gli evoluzionisti hanno messo
in evidenza la scala biologica delle specie, mentre i creazionisti ridanno a
Dio il Suo ruolo di Creatore e di legittimo Signore della vita.
È chiaro che la verità sta nel superamento di entrambe.
Papa Giovanni Paolo II durante un’intervista fattagli dal prof. Nicola
Cabibbo, fisico e docente all’Università la Sapienza di Roma e presidente
della Pontificia Accademia delle Scienze, dichiarò che non vi è alcun problema
per la Chiesa convenire che esiste ‘un continuo’ fra tutte le specie dalle
cellule primordiali all’uomo, purché Dio mantenga il Suo ruolo di diretto
Creatore. Tuttavia, aggiunge il prof. Cabibbo, nessuno scienziato è stato in
grado finora di dire ‘come’ siano apparse le varie specie e come sia apparso
l’uomo. A ciò ha provveduto il Signore stesso con questa rivelazione.
La terza via: la creazione mediata
Il superamento di queste opposte posizioni può avvenire solo attraverso
nuove conoscenze che aggiungano quel tassello mancante attraverso il
quale tutta la realtà è spiegabile. Questo tassello è contenuto in questa rivelazione.
Questo nuovo elemento, finora mancante, è nell’aver portato a conoscenza
la vera storia dell’uomo, dalla sua origine al pregiudizio che ne seguì
per il cattivo uso della sua libertà che determinò l’involuzione della specie
umana fino a farla scomparire come specie pura per lasciarla sopravvivere
mimetizzata fra le specie inferiori. Solo dopo che l’umanità ebbe toccato il
fondo, iniziò il suo recupero e quella che gli evoluzionisti chiamano evoluzione,
in realtà non è che la sua rievoluzione, che molto meglio andrebbe
definita come “la sua ricostruzione”, sorretta dallo stesso Creatore.
Così gli evoluzionisti, che hanno presente solo quest’ultima fase, possono
dire di aver giustamente compreso lo sviluppo psichico e fisico dell’essere
umano e vengono incoraggiati sul loro studio antropologico, mentre i
creazionisti possono finalmente veder coronata la loro intenzione di dare a
Dio ciò che è di Dio: la creazione dell’uomo e di ogni altra specie.
Questa rivelazione è finalizzata a chiarire con argomenti scientifici, ma
accessibili a tutti, i punti oscuri della Genesi. In sintesi Dio dice che ogni
creazione di una nuova specie è sempre partita da un seme e che mai una
pianta o un animale è stato creato allo stato già sviluppato e adulto come
per magia, sebbene questo Gli sarebbe stato possibile essendo Egli Potenza
Assoluta. Questo principio di iniziare ogni creazione dal seme vale sia per
l’universo che per la vita.
Non spiega come Dio creò la vita biologica ai suoi albori ma, mostrando
come operò per creare il primo Uomo e la prima Donna, suggerisce di
estendere questo principio anche alla creazione di tutte le altre specie.
Quindi, anche il primo Uomo e la prima Donna non furono creati già
adulti, come vorrebbero i creazionisti fondamentalisti, né in via di evoluzione
come vorrebbero gli evoluzionisti, ma vennero creati nella loro prima
cellula e già nella loro perfezione assoluta.
E dove mai avrebbe potuto svilupparsi la vita in embrione se non nel-
l’utero di una femmina di una specie già esistente?
A questo scopo il Signore si servì, come ‘mezzo’ per la creazione del-
l’Uomo e della Donna, di una femmina di una specie ora estinta, quella
degli ancestri (così denominata dal Signore). Perciò questo processo è stato
chiamato ‘creazione mediata’ perché, come dice l’espressione stessa, Dio
ha usato come ‘mezzo’, o supporto, ciò che era già stato creato: regola questa
usata, prima ancora, per la creazione di qualsiasi altra nuova specie. La
sola, ma importantissima, differenza rispetto alla creazione di tutte le altre
specie fu che nella creazione dell’Uomo e della Donna Dio aggiunse, fin
dall’attimo del loro concepimento, un elemento nuovo, il Suo Spirito, così
che essi divennero spiritualmente Suoi Figli.
Quindi l’Uomo deriva, ma ‘non discende’, dalla specie immediatamente
inferiore perché in tutto e per tutto è ‘nuova’creazione non essendo passato
alcun gene dalla specie inferiore a quella superiore. Passò solo il nutrimento.
Ciò non toglie che le due specie, quella umana e quella ancestre, pur
avendo un numero di cromosomi diverso, siano state create con un certo
numero di geni uguali.
Fu l’enorme quantità di specie in progressione di sempre maggior complessità
e perfezione ad indurre in errore gli evoluzionisti che dedussero che
il processo evolutivo fosse spontaneo.
Per quanto concerne i contenuti, il Signore fece vedere a don Guido
come il peccato originale, peccato di disobbedienza, di estrema presunzione
e di autosufficienza commesso dal primo Uomo con la femmina ancestre
dalla quale la specie umana era derivata, inquinò la specie umana perfetta
pregiudicando le generazioni successive. Si determinò quindi una strana situazione:
da un lato si ebbe una discendenza pura e legittima derivata dalla
prima coppia dei Figli di Dio, l’Uomo e la Donna ; dall’altro una discendenza
ibrida derivata dallo stesso Uomo e dalla femmina ancestre appartenente
alla specie subumana. Quindi si ebbero due genealogie parallele, una pura
e legittima con tutti i requisiti di perfezione ricevuti da Dio, ed una ibrida e
illegittima che si degradò fino a perdere ogni sembianza umana per mimetizzarsi
fra gli ominidi.
Le novità non sono poi tanto nuove come potrebbero sembrare a prima
vista, perché le due figure femminili, Eva, la femmina ancestre che fu la
partner di Adamo nel peccato originale e che divenne madre di Caino, e
Abele e di Set, sono contemplate anche nella antica tradizione ebraica la
quale racconta che furono due le ‘cosiddette mogli’ di Adamo: una, la prima,
Lilith, che generò dèmoni e mostri malvagi, l’altra che generò uomini.
Con il passare del tempo, quando ai Figli di Dio (i discendenti puri di
Adamo) piacquero le più belle delle figlie degli uomini (le femmine dei discendenti
ibridi di Adamo) e le presero in mogli, ossia come schiave concubine
(Gn. 6,2), i due rami genealogici cominciarono a fondersi a spese del
ramo puro che lentamente si assottigliò fino a scomparire definitivamente
come specie pura, assorbito dalla popolazione ibrida. Così i discendenti
ibridi s’inabissarono progressivamente in un’involuzione psicosomatica
che fece perdere loro i requisiti di uomini perfetti per farli sopravvivere allo
stato di ominidi. Pertanto questi uomini ibridi persero non solo il requisito
di Figli di Dio, ma anche lo Spirito di Dio (Gn. 6,3) perché lo Spirito di Dio
non poteva abitare in esseri animaleschi.
Solo dopo che le frange più compromesse furono spazzate via da selezioni
di vario tipo, il Signore iniziò il recupero della specie umana ibrida,
promuovendo un processo di ricostruzione. Alla specie ibrida, cioè discendente
del ramo illegittimo di Adamo, appartiene oggi tutto il genere umano.
I reperti archeologici sono dunque la prova non dell’evoluzione della
specie umana, bensì del suo decadimento e del suo recupero, fenomeni
che spesso si sono intrecciati fra loro. E questo processo di ricostruzione è
ancora in atto.
Quando poi l’umanità rievoluta raggiunse un livello di sufficiente capacità
di intendere e di volere, cioè nella pienezza dei tempi, Dio mandò Suo
Figlio Gesù affinché ridonasse il Suo Spirito a tutti i miti e i giusti della
terra così che, per la Sua obbedienza e mediazione, essi potessero esser
riammessi all’eredità spirituale e potessero esser riaperte loro le porte del-
l’eterna felicità. Perciò, in quanto figli illegittimi, senza la Redenzione ‘non
siamo eredi’ dei beni eterni previsti da Dio per i Suoi Figli legittimi: solo
(Adamo) nella condizione di ‘figli adottivi di Dio’.
Questa rivelazione è di una semplicità e di una logica straordinarie,
come lo è del resto ogni cosa che proviene da Dio.
Il Vangelo dice che Gesù, alla fine della Sua missione, disse ai Suoi apostoli:
“Avrei ancora molte cose da dirvi, ma per ora non siete in grado di
portarne il peso” (Gv 16,12). Quindi Gesù sottintendeva che la Rivelazione
rimaneva aperta e che, quando gli uomini fossero stati in grado di ‘portarne
il peso’, cioè di capire correttamente ciò che fosse stato loro rivelato, essa
avrebbe avuto un seguito. Questa rivelazione è un supporto esplicativo di
ciò che è già stato detto nella Genesi mosaica, ampliando dettagli e rispondendo
a quei quesiti che la prima non poteva dare. Se il Signore ha atteso
questi tempi, è perché questa rivelazione, che riguarda principalmente la
genetica, aveva bisogno che la scienza fosse in grado di comprenderne i
passaggi e i contenuti, altrimenti sarebbe stata inutile. Essa è importantissima
perché non solo chiarisce e spiega ciò che nella Genesi è detto ‘in nuce’
sotto forma di metafore o di simboli, ma ci dà quella comprensione che è
indispensabile per capire in profondità il vero significato della Redenzione.
A coloro che obiettano che la rivelazione si è chiusa con l’ultimo
Apostolo perché hanno letto gli ultimi versetti dell’Apocalisse, diremo che,
se fanno bene attenzione, vedranno che questi si riferiscono solo all’Apocalisse.
Nessuno potrà mai limitare la libertà di Dio che, da buon Padre, desidera
avvicinarsi ai Suoi figli attraverso i canali che Egli stesso di volta in
volta sceglie per soddisfare quelle esigenze di conoscenza che proprio Lui
ha stillato nell’uomo. Gesù ha fondato la Sua Chiesa che, pur essendo Una,
si esprime con due funzioni distinte e fondamentali: da un lato la Chiesa gerarchica
è preposta per amministrare la Grazia in tutte le sue forme, dall’altro
di Dio dandole luce e calore. Queste due funzioni della Chiesa non sono in
concorrenza fra loro, ma sono complementari e si integrano a vicenda.
Il Santo Padre Benedetto XVI, al quale a suo tempo ho fatto pervenire
il libro ‘Genesi biblica’ di don Guido Bortoluzzi, ha successivamente affermato
nelle sue catechesi di fine 2008 che l’evoluzionismo mina in modo
sottile le fondamenta stesse del cristianesimo. Riguardo al ‘peccato originale’,
il 3 dicembre 2008 disse che alla natura originariamente buona dell’uomo
questo peccato “sovrappose una seconda natura” che ha corrotto “biologicamente”
l’umanità e che, ancora “biologicamente”, ossia geneticamente,
si è trasmessa fino ai giorni nostri: esatttamente come si dice in questa rivelazione.
Questo suo intervento sul peccato originale, apre le porte a questa
rivelazione. Nella stessa catachesi il Papa ha ricordato anche la Lettera di
S. Paolo ai Romani nella quale si afferma che “per colpa di ‘un solo’ uomo,
Adamo, il peccato entrò nel mondo (Rm 5,12)...” (ancora in sintonia con la
stessa rivelazione) e che “per i meriti ‘di Uno solo’, Gesù, abbiamo la Vita
(spirituale in Dio) (Rm 6,11)...”. Egli ha ricordato poi che sia il peccato
originale che la Redenzione sono, per i cattolici, dogmi di fede.
Benedetto XVI ha sempre sostenuto che la vera scienza e la fede non
sono in antitesi e auspica che fra esse nasca complementarietà. Ribadisce
che la comparsa di ogni nuova specie è avvenuta per intervento diretto
di Dio Creatore (vedi altre sue catechesi: quella dell’8 e del 10 dicembre
2008). Quindi la dottrina cattolica condivide la scaletta evolutiva fra le specie
proposta dagli evoluzionisti, ma nega l’evoluzione spontanea delle specie
e il sorgere di nuove specie dovuto al caso e alla naturale selezione e dà
a Dio Creatore il giusto ruolo che Gli spetta.
È dunque ragionevole evitare di assumere a priori posizioni negative
di fronte alla rivelazione ricevuta da don Guido, la quale è veramente un
segno della Misericordia di Dio, perché i suoi presupposti sono conformi
al Credo cattolico.
Dice Gesù a Maria Valtorta (vedi i Quaderni del 1944, messaggio dell’8
marzo): “(Prima che finisca quest’epoca) tutto si deve conoscere del simbolismo
biblico che ha inizio sin dalle prime parole della Genesi, e se Io
(Gesù) vi istruisco su un punto finora inspiegato, accogliete il dono e traetene
frutto e non condanna. Non fate come i Giudei del Mio tempo mortale
che vollero chiudere il cuore alle mie istruzioni e, non potendoMi eguagliare
nel comprendere i misteri e le verità soprannaturali, Mi chiamavano
ossesso e bestemmiatore”.
L’esperienza di secoli ci insegna che non basta che una verità non ancora
conosciuta sia verità perché si autoaffermi. La verità ha anche bisogno
di trovare un animo aperto senza preconcetti. E, quando questo avviene, è
necessario, per essere accreditata, che tutti i tasselli razionali s’incastrino
perfettamente e che nessun punto sia in contraddizione con tutti gli altri.
Ho cercato di eseguire questo lavoro con il massimo scrupolo. Dove è
stato possibile ho arricchito il testo con spiegazioni, commenti, descrizioni
più ricche di particolari e di colore, presi da altri scritti di don Guido e da
appunti tratti dalle nostre frequenti lunghe conversazioni con il desiderio di
fare unicamente la Volontà del Signore.
Proporrei un piccolo suggerimento al lettore che, preso dalla curiosità,
potrebbe essere invogliato ad anticipare la lettura di alcuni capitoli. Poiché
questo insegnamento del Signore ha un unico filo conduttore che ha una
logica molto ferrea, se non viene seguito passo-passo, perde molti punti
del suo ragionamento. È come la dimostrazione di un teorema di geometria
che, qualora venga saltato un passaggio, tutto il teorema cade. Ad esempio
la scoperta dell’identità di Eva, fondamentale per la comprensione di tutta
la rivelazione, avviene per gradi ed è giusto seguire il percorso di comprensione
che ha seguito don Guido.
Direi che anche la biografia di don Guido ha molta importanza per capire
come il Signore lo abbia preparato al Suo incontro fin dalla più tenera età.
AMDG et DVM
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