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lunedì 25 marzo 2019

MEDITAZIONE SUL MISTERO DELL'INCARNAZIONE * In Annuntiatione Beatæ Mariæ Virginis ~ I. classis


Dal Profeta Isaia
Isa 7:10-15
10 E il Signore continuò a parlare ad Acaz, dicendo:
11 Chiedi per te un segno dal Signore Dio tuo nel profondo dell'abisso, oppure sopra dall'alto.
12 E Acaz disse: Non lo chiederò. per non tentare il Signore.
13 Ed egli replicò: Udite dunque, casa di David: È forse poco per voi l'esser molesti agli uomini, che volete esser molesti anche al mio Dio?
14 Appunto per questo il Signore ve lo darà lui un segno. Ecco, una vergine diventerà madre, e darà alla luce un figlio, che avrà nome Emanuele.
15 Si nutrirà di burro e di miele, finché sappia riprovare il male, e scegliere il bene.



Isa 11:1-5
1 Ed uscirà un rampollo dal ceppo di Jesse, e sboccerà un fiore dalla sua radice.
2 E su di esso riposerà lo Spirito del Signore: spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà;
3 E lo riempirà lo spirito del timore del Signore: egli non giudicherà secondo quel che si vede cogli occhi, né sentenzierà secondo quel che si ode cogli orecchi:
4 Ma giudicherà con giustizia i poveri, e sentenzierà con equità in favore degli umili della terra: e colpirà la terra colla verga della sua bocca, e col soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
5 E la giustizia sarà la fascia dei suoi lombi: e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi.



Isa 35:1-7
1 Si rallegrerà la regione deserta e impervia, esulterà la solitudine, e fiorirà come un giglio. 
2 Essa germoglierà grandemente, ed esulterà lieta e canterà lodi : a lei è stata data la gloria del Libano, la vaghezza del Carmelo e di Saron, ed essi vedranno la gloria del Signore e io splendore del nostro Dio. 
3 Fortificate le braccia languide, e rinfrancate le ginocchia deboli. 
4 Dite ai pusillanimi; Fatevi animo, e non temete: ecco il vostro Dio che porta la vendetta della retribuzione: Dio stesso verrà e vi salverà. 
5 Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e le orecchie dei sordi si schiuderanno. 
6 Allora lo zoppo salterà come un cervo, e si scioglierà la lingua dei muti: poiché sgorgheranno delle acque nel deserto, e dei torrenti nella solitudine. 
7 E la terra che già fu arida, sarà come un lago, e la terra sitibonda sarà mutata in fontane d'acque.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

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Sermone di san Leone Papa
Sermone 2 sulla Natività del Signore
Dio onnipotente e clemente, la cui natura è bontà, il cui volere è potere, la cui opera è misericordia, appena la malizia del diavolo ci attossicò col veleno della sua invidia, fin dagli stessi primordi del mondo preannunziò il rimedio della sua pietà destinato a rinnovare i mortali, quando dichiarò al serpente, che dalla donna sarebbe nato uno il quale colla sua virtù avrebbe schiacciato la sua testa orgogliosa e maliziosa, annunziando con ciò che il Cristo sarebbe venuto nella nostra carne, Dio insieme e uomo, e che, nato da una Vergine, avrebbe condannato colla sua nascita immacolata il rovinatore del genere umano.


E perché il diavolo dopo aver ingannato l'uomo colla sua astuzia si rallegrava nel vederlo privato dei doni celesti, e spogliato del privilegio dell'immortalità, sottoposto a una terribile sentenza di morte, e d'aver così trovato una certa consolazione ai suoi mali nella compagnia d'un prevaricatore ; e che anche Dio, obbedendo alle esigenze d'una giusta severità, aveva cambiato le sue disposizioni a riguardo dell'uomo che aveva creato in stato sì onorifico ; fu necessaria, dilettissimi, 1' economia d'un profondo disegno, perché un Dio immutabile, la cui volontà non può cessare di esser buona, compisse, con un mistero ancor più profondo, le prime intenzioni del suo amore; e perché l'uomo, trascinato nella colpa dall'astuzia e malvagità del demonio, non perisse, contrariamente al fine che Dio s'era proposto.

Giunti pertanto, o dilettissimi, i tempi prestabiliti alla redenzione degli uomini, nostro Signore Gesù Cristo dalla sede del cielo discende e viene quaggiù, senza però lasciare la gloria del Padre, generato con un procedimento nuovo, con una nuova natività: con un procedimento nuovo, perché, invisibile nella sua natura, s'è fatto visibile nella nostra; immenso, ha voluto essere limitato; sussistente innanzi al tempo, cominciò ad essere nel tempo; Signore dell'universo, ha presa la forma d'un servo, velando la dignità della sua maestà; Dio impassibile, non disdegnò di farsi uomo passibile; e, immortale, di assoggettarsi alle leggi del la morte.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

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Lettura del santo Vangelo secondo Luca
Luca 1:26-38
In quell' occasione: Fu mandato l'Angelo Gabriele da Dio in una città di Galilea, chiamata Nazaret, ad una Vergine sposata a un uomo di nome Giuseppe, della casa di David, e la Vergine si chiamava Maria. Eccetera.

Omelia di sant'Ambrogio Vescovo
Libro 2 su Luca
Certo, sono occulti i misteri divini, né è facile a nessun uomo, giusta il detto di un profeta Is. 40, di conoscere il disegno di Dio. Tuttavia dagli altri fatti e istruzioni del Signore Salvatore, possiamo comprendere essere stato per un disegno particolare che venne scelta, per dare al mondo il Signore, una che fosse sposata ad un uomo. Ma perché non divenne madre prima d'essere sposata? Forse affinché non si dicesse che era diventata madre mediante adulterio.


« E l'Angelo entrò da lei » Luc. 1,28. Riconosci la vergine dagli atti, riconosci la vergine dalla modestia, riconoscila dall'oracolo (annunziatole), riconoscila dal mistero (che s'opera in lei). È proprio delle vergini tremare, spaventarsi all'approssimarsi di un uomo, temere ogni discorso di uomo. Imparino le donne ad imitare questo esempio di pudore. Ella vive sola nell'interno della casa, dove nessun uomo può vederla, solo un Angelo la scopre: sola, senza compagnia, sola, senza testimone, perché non venisse guasta da alcun profano colloquio, è salutata dall'Angelo.

Dacché non dalla bocca d'un uomo, ma d'un Angelo doveva essere annunziato il mistero di tanta missione. Quest'oggi per la prima volta s'è udito: «Lo Spirito Santo scenderà in te» Luc. 1,35. Ed è udito, e creduto. Infine: « Ecco, ella dice, l'ancella del Signore: mi avvenga secondo quello che hai detto » Luc. 1,38. Ammira umiltà, ammira abnegazione. Si chiama ancella del Signore lei, ch'è scelta a sua madre, né s'inorgoglisce a sì inattesa promessa.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Te Deum
Ti lodiamo, o Dio: * ti confessiamo, o Signore.
Te, eterno Padre, * venera tutta la terra.
A te gli Angeli tutti, * a te i Cieli e tutte quante le Potestà:
A te i Cherubini e i Serafini * con incessante voce acclamano:

(chiniamo il capo) Santo, Santo, Santo * è il Signore Dio degli eserciti. 

I cieli e la terra sono pieni * della maestà della tua gloria.
Te degli Apostoli * il glorioso coro,
Te dei Profeti * il lodevole numero,
Te dei Martiri * il candido esercito esalta.
Te per tutta la terra * la santa Chiesa proclama,
Padre * d'immensa maestà;
L'adorabile tuo vero * ed unico Figlio;
E anche il Santo * Spirito Paraclito.
Tu, o Cristo, * sei il Re della gloria.
Tu, del Padre * sei l'eterno Figlio.

Chiniamo il capo:
Tu incarnandoti per salvare l'uomo, * non disdegnasti il seno di una Vergine.

Tu, spezzando il pungolo della morte, * hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu sei assiso alla destra di Dio, * nella gloria del Padre.
Noi crediamo che ritornerai * qual Giudice.

Il seguente Versetto si dice in ginocchio.
Te quindi supplichiamo, soccorri i tuoi servi, * che hai redento col prezioso tuo sangue.

Fa' che siamo annoverati coi tuoi Santi * nell'eterna gloria.
Fa' salvo il tuo popolo, o Signore, * e benedici la tua eredità.
E reggili * e innalzali fino alla vita eterna.
Ogni giorno * ti benediciamo;
Chiniamo il capo, se è la consuetudine del luogo.
E lodiamo il tuo nome nei secoli, * e nei secoli dei secoli.

Degnati, o Signore, di preservarci * in questo giorno dal peccato.
Abbi pietà di noi, o Signore, * abbi pietà di noi.
Scenda sopra di noi la tua misericordia, * come abbiamo sperato in te.
Ho sperato in te, o Signore: * non sarò confuso in eterno.



Te Deum
Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem * omnis terra venerátur.
Tibi omnes Ángeli, * tibi Cæli, et univérsæ Potestátes:
Tibi Chérubim et Séraphim * incessábili voce proclámant:

(Fit reverentia) Sanctus, Sanctus, Sanctus * Dóminus Deus Sábaoth.

Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuæ.
Te gloriósus * Apostolórum chorus,
Te Prophetárum * laudábilis númerus,
Te Mártyrum candidátus * laudat exércitus.
Te per orbem terrárum * sancta confitétur Ecclésia,
Patrem * imménsæ maiestátis;
Venerándum tuum verum * et únicum Fílium;
Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.
Tu Rex glóriæ, * Christe.
Tu Patris * sempitérnus es Fílius.

Fit reverentia
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem: * non horruísti Vírginis uterum.

Tu, devícto mortis acúleo, * aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.
Iudex créderis * esse ventúrus.

Sequens versus dicitur flexis genibus
Te ergo quǽsumus, tuis fámulis súbveni, * quos pretióso sánguine redemísti.

Ætérna fac cum Sanctis tuis * in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, * et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.
Per síngulos dies * benedícimus te.

Fit reverentia, secundum consuetudinem
Et laudámus nomen tuum in sǽculum, * et in sǽculum sǽculi.

Dignáre, Dómine, die isto * sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, * quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: * non confúndar in ætérnum.
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Preghiamo
O Dio, il quale volesti che il tuo Verbo, all'annunzio dell'Angelo, prendesse l'umanità nel seno della beata Vergine Maria: concedi a noi tuoi supplicanti, che, come crediamo che ella è veramente Madre di Dio, così siamo aiutati dalla sua intercessione presso di te.
Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
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AMDG et DVM

«Non per opera di uomo sarai Madre, o Maria. Tu sei l'eterna Vergine, la Santa di Dio.



XVI. L'Annunciazione. 

   8 marzo 1944

  1Ciò che vedo. Maria, fanciulla giovanissima, quindici anni al massimo all'aspetto, è in una piccola stanza rettangolare. Una vera stanza di fanciulla. Contro una delle due pareti più lunghe è il giaciglio: un basso lettuccio senza sponde, coperto di alte stuoie o tappeti. Si direbbe che sono stesi o su una tavola o su un traliccio di canne, perché stanno molto rigidi e senza curve come avviene nei nostri letti. Contro l'altra parete, una scansia con una lucerna ad olio, dei rotoli di pergamena, un lavoro di cucito piegato con cura, pare un ricamo.
  Di fianco a questa, verso la porta che è aperta sull'orto, ma velata da una tenda che palpita ad un leggero vento, è seduta su uno sgabello basso la Vergine. Fila del lino candidissimo e morbido come una seta. Le sue piccole mani, solo di poco più scure del lino, prillano sveltamente il fuso. Il visetto giovanile, e tanto tanto bello, è lievemente curvo e lievemente sorridente, come se accarezzasse o seguisse qualche dolce pensiero.

  Vi è molto silenzio nella casetta e nell'orto. Vi è molta pace tanto sul viso di Maria quanto nell'ambiente che la circonda. Pace e ordine. Tutto è lindo e ordinato, e l'ambiente, umilissimo nel suo aspetto e nelle suppellettili, quasi nudo come una cella, ha un che di austero e regale per il grande nitore e la cura con cui sono disposte le stoffe sul lettuccio, i rotoli, il lume, la piccola brocca di rame presso al lume, con entro un fascio di rami fioriti, rami di pesco o di pero. Non so. Sono certo di alberi da frutto di un bianco lievemente rosato.

  2Maria si mette a cantare sottovoce e poi alza lievemente la voce. Non va al gran canto. Ma è già una voce che vibra nella stanzetta e nella quale si sente una vibrazione d'anima. Non capisco le parole, dette certo in ebraico. Ma, dato che ripete ogni tanto: «Jehovà», intuisco che sia qualche canto sacro, forse un salmo. Forse Maria ricorda i canti del Tempio. E deve essere un dolce ricordo, perché posa sul grembo le mani sorreggenti il filo e il fuso e alza il capo appoggiandolo indietro alla parete, accesa da un bel rossore nel viso, con gli occhi persi dietro a chissà quale soave pensiero, fatti lucidi da un'onda di pianto che non trabocca ma che li fa più grandi. Eppure quegli occhi ridono, sorridono al pensiero che vedono e che l'astrae dal sensibile. Il viso di Maria, emergente dalla veste bianca e semplicissima, così rosato e cinto dalle trecce che porta avvolte come corona intorno al capo, pare un bel fiore.

  Il canto si muta in preghiera: «Signore Iddio Altissimo, non tardare oltre a mandare il tuo Servo per portare la pace sulla Terra. Suscita il tempo propizio e la vergine pura e feconda per l'avvento del tuo Cristo. Padre, Padre santo, concedi alla tua serva di offrire la sua vita a questo scopo. Concedimi di morire dopo aver visto la tua Luce e la tua Giustizia sulla Terra e di aver conosciuto che la Redenzione è compiuta. O Padre santo, manda alla Terra il Sospiro dei Profeti. Manda alla tua serva il Redentore. Che nell'ora in cui cessi il mio giorno, si apra per me la tua Dimora, perché le sue porte sono state già aperte dal tuo Cristo per tutti coloro che hanno sperato in Te. Vieni, vieni, o Spirito del Signore. Vieni ai tuoi fedeli che ti attendono. Vieni, Principe della Pace!…». Maria resta assorta così…

  3La tenda palpita più forte, come se qualcuno dietro ad essa ventilasse con qualcosa o la scuotesse per scostarla. E una luce bianca di perla fusa ad argento puro fa più chiare le pareti lievemente gialline, più vivi i colori delle stoffe, più spirituale il volto sollevato di Maria. Nella luce, e senza che la tenda sia scostata sul mistero che si compie — anzi non palpita più, pende ben rigida contro gli stipiti, come fosse parete che isola l'interno dall'esterno — si prosterna l'Arcangelo.

  Deve necessariamente assumere aspetto umano. Ma è un aspetto trasumanato. Di quale carne è composta questa figura bellissima e folgorante? Di quale sostanza l'ha materializzata Iddio per renderla sensibile ai sensi della Vergine? Solo Dio può possedere queste sostanze e usarle in tal maniera perfetta. È un volto, è un corpo, sono occhi, bocca, capelli e mani come le nostre. Ma non sono la nostra opaca materia. È una luce che ha preso colore di carne, di occhi, di chioma, di labbra, una luce che si muove e sorride e guarda e parla.

  4  «Ave, Maria, piena di Grazia, ave!». La voce è un dolce arpeggio come di perle gettate su un metallo prezioso.

  Maria trasale e abbassa lo sguardo. E più trasale quando vede la fulgida creatura inginocchiata ad un metro circa di distanza da Lei e che, con le mani incrociate sul petto, la guarda con una venerazione infinita.

  Maria balza in piedi e si stringe alla parete. Diviene pallida e rossa alternativamente. Il suo viso esprime stupore e sgomento. Si stringe inconsciamente le mani sul seno nascondendole sotto le larghe maniche, si curva quasi per nascondere il più possibile il suo corpo. Un atto di pudore soave.

  «No. Non temere. Il Signore è teco! Tu sei benedetta fra tutte le donne».

  Ma Maria continua a temere. Da dove è venuto quell'essere straordinario? È un messo di Dio o dell'Ingannatore?

  «Non temere, Maria!», ripete l'Arcangelo. «Io sono Gabriele, l'Angelo di Dio. Il mio Signore mi ha mandato a te. Non temere, perché tu hai trovato grazia presso Dio. Ed ora tu concepirai nel seno e partorirai un Figlio e gli porrai nome "Gesù". Questi sarà grande, sarà chiamato Figlio dell'Altissimo (e tale sarà in vero) e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe, e il suo Regno non avrà mai fine. Comprendi, o santa Vergine amata dal Signore, Figlia benedetta di Lui, chiamata ad esser Madre del suo Figlio, quale Figlio tu genererai».

  «Come può avvenire questo se io non conosco uomo? Forse che il Signore Iddio più non accoglie l'offerta della sua serva e non mi vuole vergine per amor di Lui?».

  «Non per opera di uomo sarai Madre, o Maria. Tu sei l'eterna Vergine, la Santa di Dio. Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà. Perciò Santo si chiamerà Colui che nascerà da te, e Figlio di Dio. Tutto può il Signore Iddio nostro. Elisabetta, la sterile, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio che sarà il Profeta del tuo Figlio, colui che ne prepara le vie. Il Signore ha levato a questa il suo obbrobrio, e la sua memoria resterà nelle genti congiunta al nome tuo, come il nome della sua creatura a quello del tuo Santo, e fino alla fine dei secoli le genti vi chiameranno beate per la Grazia del Signore venuta a voi ed a te specialmente; venuta alle genti per mezzo tuo. Elisabetta è nel suo sesto mese ed il suo peso la solleva al gaudio, e più la solleverà quando conoscerà la tua gioia. Nulla è impossibile a Dio, Maria, piena di Grazia. Che devo dire al mio Signore? Non ti turbi pensiero di sorta. Egli tutelerà gli interessi tuoi se a Lui ti affidi. Il mondo, il Cielo, l'Eterno attendono la tua parola!».

  Maria, incrociando a sua volta le mani sul petto e curvandosi in un profondo inchino, dice: «Ecco l'ancella di Dio. Si faccia di me secondo la sua parola».

  L'Angelo sfavilla nella gioia. Adora, poiché certo egli vede lo Spirito di Dio abbassarsi sulla Vergine curva nell'adesione, e poi scompare senza smuover tenda, ma lasciandola ben tirata sul Mistero santo.


AVE MARIA PURISSIMA!

sabato 16 febbraio 2019

Teresa Neumann --- Prepariamoci alla Festa dell'ANNUNCIAZIONE e Rituffiamoci nel Natale e nell'Epifania


L 'ANNUNCIAZIONE

Teresa Neumann vede una giovane donna, quasi ancora una ragazzina, in una piccola casa,
immersa nella preghiera. All'improvviso davanti a lei c'è un uomo luminoso, non è entrato,
semplicemente è lì. Steiner, che era presente alla visione, chiese a questo punto alla Resl:
«Aveva grandi ali?». E lei: «Che cosa ti viene in mente, gli uomini luminosi non hanno bisogno
di ali». L'uomo luminoso si inchina davanti alla fanciulla spaventata e parla: «Schelam lich,
Mirjam, gaseta...», poi alcune altre parole. Steiner chiede: «Lentamente, che cosa viene dopo
gaseta?». Teresa riflette, poi dice: «Avresti dovuto scrivere più in fretta, ora non lo so più». Si
tratta dell'annuncio dell'angelo Gabriele: «Ti saluto Maria, piena di grazia». Maria, sempre
spaventata, però con l'espressione più fiduciosa, guarda la figura luminosa. L'angelo dice altre
cose solenni. Lei chiede qualcosa e l'angelo le risponde. 

Quando l'angelo finisce di parlare, la
fanciulla china la testa e dice un paio di parole. In quello stesso momento Teresa Neumann vede
una gran luce provenire dall'alto ed entrare nella fanciulla, mentre l'angelo si inchina di nuovo
e scompare. Questa fu la descrizione di Teresa nello stato di quiete che seguiva
immediatamente le visioni. Quando fu tornata allo stato normale, Steiner le chiese di cercare di
completare la descrizione con qualche altro particolare, per esempio relativo alla casa. Nello
stato normale Teresa conservava infatti qualche impressione di ciò che aveva visto. La
descrizione della casa di Maria è la seguente: La casetta si trova a ridosso di una collina, davanti
c'è una fonte. Il muro posteriore della casa è costituito da una roccia, ha il tetto piatto sul quale
si può camminare. Al muro anteriore si arrampica una vite. Attraverso una porta, chiusa
soltanto da una tenda, si entra in una piccola stanza. Lì pregava Maria e in seguito la sacra
famiglia. C'è un'unica finestra, piuttosto alta, che non ha vetri come le nostre, ma è aperta e ha
inferriate fatte di legno. Da questa stanza una porta a destra conduce in un altro ambiente, dove
Maria lavora; lì mangiano anche. C'è un focolare aperto, con un camino in alto per il fumo. Qui
Maria, e in seguito il piccolo Salvatore, dorme su una stuoia, che di giorno sta arrotolata in un
angolo. Si dorme avvolti in coperte. Qui si trovano anche sedili allungati, con un appoggio
obliquo di lato, per sostenere la parte superiore del corpo durante il pasto. Da questa stanza
un'altra porta immette in un terzo locale: la stanza dove San Giuseppe lavora e dorme. Una 

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porta conduce da questa stanza all'esterno, accanto a questa porta c'è una scala per salire sul
tetto. Proprio di fronte c'è una piccola stalla per l'asino che la sacra famiglia possiede.

LE VISIONI DI NATALE

Riporto queste visioni un po' abbreviate; esse si riferiscono a vari giorni.

22 dicembre: partenza da Nazaret per Betlemme Giuseppe rientra e annuncia a Maria che
per ordine dell'imperatore Augusto era stato disposto un censimento di tutta la popolazione
dell'impero romano; dato che bisognava farsi censire nella città natale, bisognava partire subito
per Betlemme. Maria attendeva per i prossimi giorni il parto, per cui quest'ordine per lei era
duro da accettare. Tuttavia disse che non restava altro da fare che obbedire. Giuseppe temeva
che il viaggio fosse troppo pesante per Maria e propose di viaggiare da solo. Maria però gli
rispose che Dio avrebbe aiutato e che era bene obbedire alle autorità. Così si prepararono per
il viaggio. Come animale da trasporto e insieme come cavalcatura presero un'asina, per poterne
usare il latte. Fu caricata la tenda grigia e sopra di questa una coperta grigia di lana. Il resto del
bagaglio fu appeso ai fianchi dell'asina, a sinistra un pacco contenente una coperta di lana per
Giuseppe, dentro la quale erano custoditi pane, frutta e un vestito caldo per lui. A destra c'erano
due pacchi: quello davanti, più piccolo, consisteva di una semplice coperta di lana che poteva
all'occorrenza essere tagliata per farne dei pannolini; dentro a questa coperta c'erano le
camicine e i pannolini per il bambino che doveva nascere. L'altro pacco conteneva un abito
caldo per Maria e altro cibo.

A questo pacco erano fissati orizzontalmente i tre pali della tenda. La partenza avvenne verso
le sei del mattino. Maria si sedette sull'asina, con i piedi verso sinistra, Giuseppe camminava
davanti a sinistra accanto all' animale che era legato a briglie di pelle. Nella mano sinistra
Giuseppe aveva un bastone da viaggio, nella destra le briglie. Indossava una veste di colore
giallo scuro e un mantello marrone. Maria indossava un caldo mantello grigio scuro, veste
marrone rossiccio e scialle giallo di lana sotto al mantello. Il tempo era piuttosto freddo e
piovoso, le strade sdrucciolevoli e fangose. Il viaggio in quella prima giornata fu buono, però
non riuscirono a trovare una locanda per pernottare; così la sera montarono la tenda all'aperto
in una zona deserta presso alcuni alberi e dormirono sulle coperte che avevano portato con sé.
L'asina fu legata a un albero.

23 dicembre: sulla via per Betlemme Al mattino dopo Maria e Giuseppe si misero in viaggio
alle 5 e mezzo circa. Procedettero senza fermarsi fino a mezzogiorno, e per risparmiare l'asina
Maria ogni tanto faceva dei tratti a piedi. Verso mezzogiorno Maria si sentì stanca e vedendo in
lontananza una casa ringraziarono Dio e vi si diressero. Qui viveva una coppia di sposi piuttosto
anziani, con un ragazzo e una ragazza. Giuseppe entrò nella casetta e chiese aiuto per le cose
indispensabili. L'uomo uscì, andò incontro a Maria e la pregò di entrare. Prima non si erano mai
conosciuti. Vedendo Maria in avanzato stato di gravidanza e molto pallida - in genere però il
suo aspetto era forte e sano - i due sposi offrirono a, lei e Giuseppe il loro pranzo caldo. Il
Salvatore in seguito li ricompensò.

I due vecchi morirono essendo ancora pagani, però molto buoni. I due ragazzi divennero
cristiani. Prima sentirono le prediche di Giovanni Battista e il fratello si fece battezzare da lui.
Poi seguì il Salvatore e fu tra i primi settantadue discepoli; la sorella si occupò della casa e
appunto mentre stava togliendo dall'abitazione tutto ciò che era pagano e in particolare voleva
levare dal tetto l'immagine di un idolo, arrivarono i suoi parenti e la fecero precipitare dal tetto
facendola morire. La seconda notte Giuseppe e Maria la passarono in una piccola locanda dove
dovettero pagare per l'alloggio. Dormirono molto bene e presero forza per la successiva
giornata di viaggio.

24 dicembre: ricerca di un ricovero. Alle sei Maria e Giuseppe si misero di nuovo in viaggio.
Dopo mezzogiorno l'asina camminava con molta fatica e in una piccola località ottennero 

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gratuitamente del cibo per lei. Il tempo era piovoso e freddo. Verso sera erano alle porte di
Betlemme: Maria scese dall'asina davanti alla porta settentrionale e poi entrò seguendo
Giuseppe. Betlemme contava allora circa mille e cento abitanti. Le case, come a Gerusalemme,
avevano il tetto piatto. Avevano finestre quadrate, piccole, o anche rotonde, senza vetri, con
inferriate di legno e tende. Per la strada erano già accesi dei fuochi. Le strade erano lastricate
con grandi pietre e quindi scivolose. Giuseppe entrò in una casa a destra della strada, mentre
Maria teneva stretta l'asina. Ben presto Giuseppe uscì, e con espressione triste comunicò a
Maria che qui non potevano pernottare. Proseguirono e Giuseppe chiese alloggio in una locanda
poco oltre, una casa grande e lunga. Gli fu detto che non c'era più posto. Turbato, tornò da Maria
che cercò di consolarlo. Cercarono poi, senza successo, in altre case, in particolare in una casa a
sinistra della strada, quella dove Giuseppe era nato e dove doveva farsi censire. C'era molta
gente, per cui Giuseppe pensò di rimandare la cosa al giorno dopo. Maria però lo sollecitò a
provvedere subito, perché sentiva che la sua ora era vicina.

Attesero quindi che ci fosse meno gente e si fecero censire. Nel frattempo si era fatta notte
piena. Infine Giuseppe chiese a un altro uomo dove potesse alloggiare con Maria. L'uomo era
gentile; disse loro che in città non c'era più posto, e suggerì loro di andare al settore meridionale
e di uscire dalla città seguendo la strada per un breve tratto: li avrebbero trovato, a destra, una
stalla dov'egli consentiva loro di alloggiare: infatti era comproprietario di quella stalla. I suoi
pastori erano tra quelli che in seguito adorarono Gesù. Maria e Giuseppe seguirono
l'indicazione; per raggiungere la stalla Giuseppe accese la lampada che aveva portato con sé;
poi seguirono a piedi la strada per circa duecento metri e a destra trovarono la stalla che distava
circa cinquanta metri dalla strada.

Alle otto circa Giuseppe, Maria e l'asina entravano nella stalla. La stalla era lunga circa sette
metri e larga quattro. Era costruita sul dorsale orientale di una collina, accanto a una caverna
che si apriva nella roccia. Il tetto era fatto di legno vecchio e spesso, come anche le pareti laterali
e quella anteriore della stalla. Alla parete di destra c'era una piccola finestra. Giuseppe legò
l'asina a un palo, e più tardi a un altro palo accanto al bambino, perché lo scaldasse. Appese la
lampada al soffitto al centro della stalla. Poi preparò il giaciglio per Maria e per sé. Per Maria
stese su della paglia il telo della tenda e la coperta grigia di lana, per sé usò una coperta di lana
e paglia. Maria doveva dormire a destra della stalla, lui a sinistra. Il cielo era coperto di nubi.
24-25 dicembre: notte santa La visione della notte di Natale avveniva sempre per Teresa in
tempi reali, cioè verso la mezzanotte del 24 dicembre. Ad essa assistettero più volte padre
Naber, il dottor Gerlich, il professor Wutz, Steiner e altri amici di Teresa. Durante questa visione
il suo viso era raggiante di gioia. Teresa non vedeva la nascita vera e propria di Gesù. In base
alle annotazioni del pastore Naber, basate sulle descrizioni di Teresa nello stato di quiete, i fatti
venivano da lei visti in questo modo (riportiamo letteralmente le note del sacerdote): «Verso le
undici di sera Maria entra in estasi. Si solleva in ginocchio e incrocia le braccia sul petto. Il
bambino divino lascia verso mezzanotte il grembo materno, che si richiude subito intatto e
incontaminato; non ci sono dolori né prima né dopo. Giuseppe aveva riempito una mangiatoia
di paglia: sotto paglia di frumento e sopra morbidi giunchi. La mangiatoia era lunga circa un
metro, non tutte le mangiatoie erano uguali. In questa mangiatoia Maria pose il bambino, dopo
averlo asciugato, avvolto in pannolini, coperto di una camicina a maniche lunghe e di una
copertina di lana. Poi pregarono, Giuseppe a destra e Maria a sinistra del bambino, Giuseppe a
mani giunte, Maria a braccia incrociate sul petto. Alla nascita di Gesù il cielo divenne chiaro e
pieno di stelle». Teresa aggiunse che il bambino aveva gli occhi azzurro-scuri e i capelli chiari.

L'ANNUNCIO AI PASTORI

La visione dell'annuncio ai pastori della nascita di Cristo iniziava una mezz'ora circa dopo
mezzanotte. Teresa Neumann si vedeva trasportata davanti a una capanna che distava circa
mezz'ora dalla stalla, in direzione sud, su una collina a cinquanta metri dalla strada. Tutta la 

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zona era collinosa. La capanna era alta meno di due metri, coperta di giunchi, appoggiata e
inserita in una roccia. Era grande circa la metà della stalla di Betlemme. In questa capanna otto
pastori avevano il loro riparo notturno; dormivano su giunchi e si coprivano con coperte e pelli
di pecora. C'erano anche tredici pecore grandi e piccole, bianche e marroni, e due cani, uno
grande nero e uno piccolo marrone, col pelo lungo e le orecchie pendenti. Questi stavano dentro
la capanna; fuori c'erano circa cinquecento pecore. All'improvviso si fece chiaro, e tutti nella
capanna si spaventarono.

Con circospezione i pastori spiarono fuori della capanna per vedere quale potesse essere la
causa della luminosità. E che cosa videro? A una distanza di circa tre metri, a un'altezza di circa
tre metri, davanti al lato occidentale della capanna, su una nube lucente stava un angelo, una
figura di giovinetto fatto di luce, con la veste bianca splendente dalle maniche lunghe e la
cintura. Era quello che aveva detto a Maria «Schelam lich Mirjam». I suoi capelli lunghi avevano
la discriminatura al centro. La mano sinistra era posata sul petto, la destra era alzata. Non aveva
ali. Tutto il paesaggio circostante era illuminato dalla luce che emanava dall'angelo. L'angelo
parlò ai pastori in maniera da tranquillizzarli, con voce chiara, amichevole e solenne; parlò loro
nella loro lingua.

Due volte indicò con la mano destra verso sinistra. Quando finì di parlare, intorno a lui
apparvero molti altri angeli (angeli normali, circa seicento), anch'essi luminosi e su nubi lucenti.
Quando ebbero innalzato un meraviglioso canto con i pastori che ascoltavano con grande
attenzione, la schiera celeste scomparve. I pastori ora discussero fra loro per circa un quarto
d'ora; poi si mossero in direzione di Betlemme. Le tredici pecore e i due cani che erano nella
capanna andarono con loro. La stalla in cui era nato il Redentore apparteneva al padrone di
questi pastori. In questa stalla i pastori speravano di trovare il bambino neonato. La loro
speranza crebbe quando dalla strada videro la luce uscire dalla finestra della stalla. Giunti alla
stalla, i pastori adorarono il bambino. Regalarono alla sacra famiglia una pecora e un agnello.
In seguito Giuseppe li vendette per comprare col ricavato le cose più necessarie al bambino.

I RE MAGI

In base alle visioni di Teresa Neumann, i nomi di questi tre re, Gaspare, Melchiorre e
Baldassarre, tramandati dalla tradizione ecclesiastica, sono più o meno esatti. Essi erano
autentici principi regnanti, molto ricchi, non autoritari e prepotenti, ma cordiali con la gente.
Baldassarre veniva dalla Nubia, un paese ricco d'oro. Aveva poco più di 40 anni e viaggiava con
settanta servitori, venti soldati, otto saggi (ognuno dei quali aveva due servitori e una moglie).
Baldassarre aveva circa venti sapienti presso di sé. Melchiorre veniva dall'Arabia, un paese
ricco di messi e di spezie. Aveva circa 55 anni e aveva portato con sé circa quaranta servitori,
cinquanta soldati, cinque sapienti ognuno dei quali aveva due servitori e due mogli. Gaspare
veniva dalla Media, un paese ricco di incenso, frutta e resine. Aveva circa 45 anni ed era
accompagnato da circa venti servitori, quaranta soldati e quattro saggi ognuno con due
servitori. In questi tre paesi veniva praticata con grande attenzione l'arte di scrutare le stelle,
in particolare nella Media. Erano state costruite torri alte di legno, appunto per osservare le
stelle. I principi tenevano ad avere presso di sé dei sapienti esperti nell'osservazione delle
stelle, i magi. I giudei che vivevano nei loro paesi avevano portato la conoscenza del vero Dio e
del Salvatore promesso, in particolare anche la profezia di Balaam: «Sorgerà una stella da
Giacobbe» (Nm 24,17). In Nubia la stella era stata vista già tre settimane prima della nascita del
Salvatore da due magi, che erano poi andati dal re e gli avevano raccontato di aver visto in cielo
una stella speciale: essa era di grandezza straordinaria ed emanava una luce particolarmente
forte; aveva inoltre una coda speciale, lunga e piegata verso la fine. Il re aveva quindi riunito i
sapienti del suo regno, i quali non avevano saputo come spiegarsi il fatto, per cui il re aveva
inviato messaggeri al suo amico, il re Melchiorre d'Arabia, nella fiducia che lui ne sapesse di più.
In Arabia e in Media la stella era visibile come in Nubia, però in quei giorni nessun astronomo 

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era salito sulla torre. Soltanto in Arabia uno era stato lassù, aveva visto la strana stella e aveva
detto che era necessario studiarla a fondo. Però i magi non erano tutti presenti, così la cosa era
stata tralasciata; anche il re non se ne era occupato oltre. Ora però salì lui stesso sulla torre e
poi inviò messaggeri in Media per sapere se anche lì fosse stata vista quella stella così
particolare. In Media il re era salito personalmente sulla torre nei giorni della nascita del
Salvatore e aveva scoperto la stella; aveva allora chiamato a consiglio i suoi sapienti, che però
non avevano saputo dirgli nulla di preciso. Quando però tornarono i messaggeri dall'Arabia e
riferirono ciò che avevano saputo, il re capì e ordinò di predisporre subito il viaggio per l'Arabia
per discutere la cosa. Mentre i messaggeri arabi erano in viaggio per la Media, il re di Nubia
cavalcò verso l'Arabia e proseguì poi col re di questo paese per la Media, dove giunsero mentre
il re del paese stava facendo i preparativi per il viaggio in Arabia. Partirono quindi tutti e tre
dalla Media seguendo la stella, che spesso non era visibile per giorni e settimane (a causa delle
nubi) e quindi il viaggio fu ritardato. I re erano monoteisti, conoscevano la profezia di Balaam e
credevano di avere ora davanti a sé la stella che egli aveva preannunciato.

La visione dell'arrivo dei re magi avvenne il 6 gennaio 1929: verso mezzogiorno. Teresa vide
i tre saggi principi, con un seguito di circa trecento persone (sapienti, servitori, soldati e anche
donne) arrivare a Gerusalemme. Erano un negro dalla Nubia, uno di pelle scura dall'Arabia, un
giallo dalla Media. Una cometa li guidava. Dopo una prima indagine presso Erode al quale
chiesero dove fosse il re neonato, i re si mossero verso una Betlemme in direzione nord.
Soltanto dopo una seconda indagine si mossero verso la Betlemme giusta. La stella però li
condusse ben oltre Betlemme, verso una stalla in muratura dove la sacra famiglia, che stava
allora fuggendo verso l'Egitto, viveva già da qualche tempo. Da principio i re sono delusi dalla
semplicità e povertà che trovano e credono di essersi sbagliati. Tuttavia bussano alla porta.
Giuseppe apre con circospezione. Soltanto il re di Arabia sa parlare una lingua che Giuseppe
può capire. Egli si presenta e chiede di parlare con la madre. Poi vede Gesù bambino, che ha ora
quasi due anni, con uno «sguardo divino»: e subito i re riconoscono in quel bimbo la meta delle
loro ricerche, si gettano al suolo e con la fronte a terra adorano il piccolo. Teresa Neumann sente
le catene che portano al collo tintinnare toccando la terra... Poi i re presentano i loro doni.
Pregano la madre di conceder loro di tenere fra le braccia il bambino, e vengono accontentati.

Teresa li invidia molto, perché possono tenere fra le braccia il bambino. Viene però
ricompensata perché quando il bambino ha preso congedo dai re guarda lei con affetto, corre
verso di lei con le manine tese e lei può tenerlo fra le braccia. Lo sente caldo e grassottello, ed è
felicissima. Teresa visse questa esperienza per la prima volta nel 1931, e poi da allora tutti gli
anni il 6 gennaio.


AVE MARIA PURISSIMA!

sabato 25 marzo 2017

Ammira umiltà, ammira abnegazione.

Vide humilitatem, vide devotionem.


Sermone di san Leone Papa
Sermone 2 sulla Natività del Signore
Dio onnipotente e clemente, la cui natura è bontà, il cui volere è potere, la cui opera è misericordia, appena la malizia del diavolo ci attossicò col veleno della sua invidia, fin dagli stessi primordi del mondo preannunziò il rimedio della sua pietà destinato a rinnovare i mortali, quando dichiarò al serpente, che dalla donna sarebbe nato uno il quale colla sua virtù avrebbe schiacciato la sua testa orgogliosa e maliziosa, annunziando con ciò che il Cristo sarebbe venuto nella nostra carne, Dio insieme e uomo, e che, nato da una Vergine, avrebbe condannato colla sua nascita immacolata il rovinatore del genere umano.


E perché il diavolo dopo aver ingannato l'uomo colla sua astuzia si rallegrava nel vederlo privato dei doni celesti, e spogliato del privilegio dell'immortalità, sottoposto a una terribile sentenza di morte, e d'aver così trovato una certa consolazione ai suoi mali nella compagnia d'un prevaricatore ; e che anche Dio, obbedendo alle esigenze d'una giusta severità, aveva cambiato le sue disposizioni a riguardo dell'uomo che aveva creato in stato sì onorifico ; fu necessaria, dilettissimi, 1' economia d'un profondo disegno, perché un Dio immutabile, la cui volontà non può cessare di esser buona, compisse, con un mistero ancor più profondo, le prime intenzioni del suo amore; e perché l'uomo, trascinato nella colpa dall'astuzia e malvagità del demonio, non perisse, contrariamente al fine che Dio s'era proposto.

Giunti pertanto, o dilettissimi, i tempi prestabiliti alla redenzione degli uomini, nostro Signore Gesù Cristo dalla sede del cielo discende e viene quaggiù, senza però lasciare la gloria del Padre, generato con un procedimento nuovo, con una nuova natività: con un procedimento nuovo, perché, invisibile nella sua natura, s'è fatto visibile nella nostra; immenso, ha voluto essere limitato; sussistente innanzi al tempo, cominciò ad essere nel tempo; Signore dell'universo, ha presa la forma d'un servo, velando la dignità della sua maestà; Dio impassibile, non disdegnò di farsi uomo passibile; e, immortale, di assoggettarsi alle leggi del la morte.


*
Lettura del santo Vangelo secondo Luca
Luca 1:26-38
In quell' occasione: Fu mandato l'Angelo Gabriele da Dio in una città di Galilea, chiamata Nazaret, ad una Vergine sposata a un uomo di nome Giuseppe, della casa di David, e la Vergine si chiamava Maria. Eccetera.

Omelia di sant'Ambrogio Vescovo
Libro 2 su Luca
Certo, sono occulti i misteri divini, né è facile a nessun uomo, giusta il detto di un profeta Is. 40, di conoscere il disegno di Dio. Tuttavia dagli altri fatti e istruzioni del Signore Salvatore, possiamo comprendere essere stato per un disegno particolare che venne scelta, per dare al mondo il Signore, una che fosse sposata ad un uomo. Ma perché non divenne madre prima d'essere sposata? Forse affinché non si dicesse che era diventata madre mediante adulterio.

« E l'Angelo entrò da lei » Luc. 1,28. Riconosci la vergine dagli atti, riconosci la vergine dalla modestia, riconoscila dall'oracolo (annunziatole), riconoscila dal mistero (che s'opera in lei). È proprio delle vergini tremare, spaventarsi all'approssimarsi di un uomo, temere ogni discorso di uomo. Imparino le donne ad imitare questo esempio di pudore. Ella vive sola nell'interno della casa, dove nessun uomo può vederla, solo un Angelo la scopre: sola, senza compagnia, sola, senza testimone, perché non venisse guasta da alcun profano colloquio, è salutata dall'Angelo.

Dacché non dalla bocca d'un uomo, ma d'un Angelo doveva essere annunziato il mistero di tanta missione. Quest'oggi per la prima volta s'è udito: «Lo Spirito Santo scenderà in te» Luc. 1,35. Ed è udito, e creduto. Infine: « Ecco, ella dice, l'ancella del Signore: mi avvenga secondo quello che hai detto » Luc. 1,38. Ammira umiltà, ammira abnegazione. Si chiama ancella del Signore lei, ch'è scelta a sua madre, né s'inorgoglisce a sì inattesa promessa.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
Ave Gratia Plena, Dominus Tecum!
Tu mundi Domina, Cœli Regina: * sola spes nostra.

Orémus.
Grátiam tuam, quaesumus, Dómine, méntibus nostris infúnde: ut, qui. Angelo nuntiánte, Christi Fílii tui incarnatiónem cognóvimus; per passiónem eius et crucem, ad resurrectiónis glóriam perducámur.
Per eundem Dominum nostrum Iesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. 
R. Amen.

Preghiamo.
La tua grazia, Te ne preghiamo, o Signore, infondi nelle nostre anime: affinché, conoscendo per l’annuncio dell’Angelo, l’incarnazione del Cristo Tuo Figlio, per mezzo della sua passione e Croce giungiamo alla gloria della resurrezione.
Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.


martedì 24 marzo 2015

24. L'Annunciazione. Lc 1,26-38


16. L'Annunciazione. Lc 1,26-38 


Ciò che vedo. Maria, fanciulla giovanissima, quindici anni al massimo all'aspetto, è in una piccola stanza rettangolare. Una vera stanza di fanciulla. Contro una delle due pareti più lunghe è il giaciglio: un basso lettuccio senza sponde, coperto di alte stuoie o tappeti. Si direbbe che sono stesi o su una tavola o su un  traliccio di canne, perché stanno molto rigidi e senza curve come avviene nei nostri letti. Contro l'altra parete, una scansìa con una lucerna ad olio, dei rotoli di pergamena, un lavoro di cucito piegato con cura, pare un ricamo. Di fianco a questa, verso la porta che è aperta sull'orto ma velata da una tenda che palpita ad un leggero vento, è seduta su uno sgabello basso la Vergine. Fila del lino candidissimo e morbido come una seta. 

Le sue piccole mani, solo di poco più scure del lino, prillano sveltamente il fuso. Il visetto giovanile, e tanto tanto bello, è lievemente curvo e lievemente sorridente, come se accarezzasse o seguisse qualche dolce pensiero. Vi è molto silenzio nella casetta e nell'orto. Vi è molta pace tanto sul viso di Maria quanto nell'ambiente che la circonda. Pace e ordine. Tutto è lindo e ordinato, e l'ambiente, umilissimo nel suo aspetto e nelle suppellettili, quasi nudo come una cella, ha un che di austero e regale per il grande nitore e la cura con cui sono disposte le stoffe sul lettuccio, i rotoli, il lume, la piccola brocca di rame presso al lume, con entro un fascio di rami fioriti, rami di pesco o di pero. Non so. Sono certo di alberi da frutto di un bianco lievemente rosato. 

Maria si mette a cantare sottovoce e poi alza lievemente la voce. Non va al gran canto. Ma è già una voce che vibra nella stanzetta e nella quale si sente una vibrazione d'anima. Non capisco le parole, dette certo in ebraico. Ma, dato che ripete ogni tanto: «Jehovà», intuisco che sia qualche canto sacro, forse un salmo. Forse Maria ricorda i canti del Tempio. E deve essere un dolce ricordo, perché posa sul grembo le mani sorreggenti il filo e il fuso e alza il capo appoggiandolo indietro alla parete, accesa da un bel rossore nel viso, con gli occhi persi dietro a chissà quale soave pensiero, fatti lucidi da un'onda di pianto che non trabocca ma che li fa più grandi. 

Eppure quegli occhi ridono, sorridono al pensiero che vedono e che l'astrae dal sensibile. Il viso di Maria, emergente dalla veste bianca e semplicissima, così rosato e cinto dalle trecce che porta avvolte come corona intorno al capo, pare un bel fiore. Il canto si muta in preghiera: «Signore Iddio Altissimo, non tardare oltre a mandare il tuo Servo per portare la pace sulla terra. Suscita il tempo propizio e la vergine pura e feconda per l'avvento del tuo Cristo. Padre, Padre santo, concedi alla tua serva di offrire la sua vita a questo scopo. Concedimi di morire dopo aver visto la tua Luce e la tua Giustizia sulla terra e di aver conosciuto che la Redenzione è compiuta. 

O Padre santo, manda alla terra il Sospiro dei Profeti. Manda alla tua serva il Redentore. Che nell'ora in cui cessi il mio giorno, si apra per me la tua Dimora, perché le sue porte sono state già aperte dal tuo Cristo per tutti coloro che hanno sperato in Te. Vieni, vieni, o Spirito del Signore. Vieni ai tuoi fedeli che ti attendono. Vieni, Principe della Pace!.. ». Maria resta assorta così... La tenda palpita più forte, come se qualcuno dietro ad essa ventilasse con qualcosa o la scuotesse per scostarla. E una luce bianca di perla fusa ad argento puro fa più chiare le pareti lievemente gialline, più vivi i colori delle stoffe, più spirituale il volto sollevato di Maria. Nella luce, e senza che la tenda sia scostata sul mistero che si compie - anzi non palpita più, pende ben rigida contro gli stipiti, come fosse parete che isola l'interno dall'esterno - si prosterna l'Arcangelo. Deve necessariamente assumere aspetto umano. Ma è un aspetto trasumanato. 

Di quale carne è composta questa figura bellissima e folgorante? Di quale sostanza l'ha materializzata Iddio per renderla sensibile ai sensi della Vergine? Solo Dio può possedere queste sostanze e usarle in tal maniera perfetta. È un volto, è un corpo, sono occhi, bocca, capelli e mani come le nostre. Ma non sono la nostra opaca materia. È una luce che ha preso colore di carne, di occhi, di chioma, di labbra, una luce che si muove e sorride e guarda e parla. «Ave, Maria, piena di Grazia, ave!». La voce è un dolce arpeggio come di perle gettate su un metallo prezioso. Maria trasale e abbassa lo sguardo. E più trasale quando vede la fulgida creatura inginocchiata ad un metro circa di distanza da Lei e che, con le mani incrociate sul petto, la guarda con una venerazione infinita. Maria balza in piedi e si stringe alla parete. 

Diviene pallida e rossa alternativamente. Il suo viso esprime stupore e sgomento. Si stringe inconsciamente le mani sul seno nascondendole sotto le larghe maniche, si curva quasi per nascondere il più possibile il suo corpo. Un atto di pudore soave. «No. Non temere. Il Signore è teco! Tu sei benedetta fra tutte le donne» Ma Maria continua a temere. Da dove è venuto quell'essere straordinario? È un messo di Dio o dell'Ingannatore? 

«Non temere, Maria!» ripete l'Arcangelo. «Io sono Gabriele, l'Angelo di Dio. Il mio Signore mi ha mandato a te. Non temere, perché tu hai trovato grazia presso Dio. Ed ora tu concepirai nel seno e partorirai un Figlio e gli porrai nome" Gesù". Questi sarà grande, sarà chiamato Figlio dell'Altissimo (e tale sarà in vero) e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe, e il suo Regno non avrà mai fine. Comprendi, o santa Vergine amata dal Signore, Figlia benedetta di Lui, chiamata ad esser Madre del suo Figlio, quale Figlio tu genererai». 

 «Come può avvenire questo se io non conosco uomo? Forse che il Signore Iddio più non accoglie l'offerta della sua serva e non mi vuole vergine per amor di Lui?». «Non per opera di uomo sarai Madre, o Maria. Tu sei l'eterna Vergine, la Santa di Dio. Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà. Perciò Santo si chiamerà Colui che nascerà da te, e Figlio di Dio. Tutto può il Signore Iddio nostro. Elisabetta, la sterile, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio che sarà il Profeta del tuo Figlio, colui che ne prepara le vie. Il Signore ha levato a questa il suo obbrobrio, e la sua memoria resterà nelle genti congiunta al nome tuo, come il nome della sua creatura a quello del tuo Santo, e fino alla fine dei secoli le genti vi chiameranno beate per la Grazia del Signore venuta a voi ed a te specialmente; venuta alle genti per mezzo tuo. Elisabetta è nel suo sesto mese ed il suo peso la solleva al gaudio, e più la solleverà quando conoscerà la tua gioia. Nulla è impossibile a Dio, Maria, piena di Grazia. Che devo dire al mio Signore? Non ti turbi pensiero di sorta. Egli tutelerà gli interessi tuoi se a Lui ti affidi. Il mondo, il Cielo, l'Eterno attendono la tua parola!». 
Maria, incrociando a sua volta le mani sul petto e curvandosi in un profondo inchino, dice: «Ecco l'ancella di Dio. Si faccia di me secondo la sua parola». L'Angelo sfavilla nella gioia. Adora, poiché certo egli vede lo Spirito di Dio abbassarsi sulla Vergine curva nell'adesione, e poi scompare senza smuover tenda, ma lasciandola ben tirata sul Mistero santo.

AVE MARIA GRATIA PLENA!

lunedì 9 marzo 2015

"Questo é un messaggio annunciatore che si ripeterà nell’anno 2016".


 La Volontà del Padre Santissimo
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Venerdì Santo, 25 marzo 2005

GESÙ: Ascoltate tutti il Messaggio del 25 Marzo“L’Angelo Gabriele annuncia alla Santissima Vergine MARIA che Ella sarà la Madre del Messia tanto atteso”. È l’Annunciazione.

La Chiesa celebra, oggi, questo Mistero, e celebra anche, in questo Venerdì Santo, la Morte del Suo Dio sulla Sua Croce d’Amore.

È la Volontà di Dio Padre.

La vostra nascita e la vostra morte sulla Terra vi conducono, tramite la vostra Fede in Dio e con il vostro Signore GESÙ Benamato, alla vostra stessa Resurrezione. DateMi la vostra mano e seguiteMi. Io sono il Vivente. Io sono il Risuscitato. Io sono la Vita Eterna.

MARIA è il canale della più tenera Misericordia di Dio verso tutta l’Umanità. Ella ha sempre obbedito alla Volontà di Dio.

In questo anno 2005, non è solo una coincidenza se questi due Eventi accadono contemporaneamente: l’Annunciazione e la Morte del vostro Signore GESÙ Cristo. Questo è un messaggio annunciatore che si ripeterà nell’anno 2016. Rimanete con la vostra Fede nell’Amore dell’Altissimo.

Per il Mistero della tua Santa Incarnazione,
da ogni male, liberaci, Signore.
Per il Mistero della tua Morte e della tua Sepoltura,
da ogni male, liberaci, o Signore.

Io sono la Seconda Persona della Santissima Trinità, ho preso Carne nel Seno della Vergine Maria. Io sono GESÙ Cristo. Ed ecco la Preghiera al Padre Nostro, le Litanie della Volontà di Dio:

“Signore Dio Onnipotente, sommamente Buono e infinitamente Sapiente, per il Merito della perfetta Sottomissione con la quale GESÙ Cristo nostro Salvatore, accettò di essere il Figlio dell’Uomo con la Sua Santa Incarnazione, e come accettò il Calice della Sua Passione; per la conformità della Sua Divina Madre alla Vostra Volontà Santa, e per la perfetta Obbedienza di San Giuseppe a tutti i Vostri ordini, concedeteci la Grazia di compiere in ogni cosa e fino all’ultimo momento della nostra vita, le Vostre Santissime, Giustissime e Adorabilissime Volontà, come si compiono nel Cielo. Così sia.

O Volontà di Dio, il cui Regno è il nostro unico Fine, la nostra Salvezza, la nostra Fedeltà, regnate sovranamente su di noi!”
Figlia Mia, devi esporti al rischio. Gli esseri tiepidi, Io ho detto a Giovanni che li vomiterò dalla Mia bocca.

Poiché mi dici che soffri nel tuo corpo e nel tuo spirito come una crocifissa, Io ti rispondo: “tu lo sei”,perché porti anche un po’ la Mia Croce, a causa di coloro che l’hanno rifiutata, rifiutando la loro croce.

Non avere alcun timore, non credere di essere indegna di parlare e di agire in Mio Nome. Il Padre attende la vostra vera Preghiera, quella che è piena del Suo Amore. Sì, dì alla Santissima Trinità:

“Mio Dio, aiutami a liberarmi dalle mie paure e a resistere alle tentazioni. Non c’è che la Mano di Dio per liberarmi da ogni male”.

Allora, tutto ciò che farai, tutto ciò che dirai sarà ben fatto e ben detto. E Dio ti accompagnerà sempre.

Io sono triste nel vedere come l’uomo può modificare tutto ciò che può avvicinarvi a Me, vostro Dio. Questi due momenti della Mia Vita sulla Terra: la Mia Santa Incarnazione e la Mia Santa Morte, oggi si sono uniti. Accadono contemporaneamente ai vostri occhi, ai vostri orecchi, e, per una seconda volta, come il suono di una campana, si ripeteranno nell’anno 20I6. ( sempre secondo il vostro calendario).

Voi avete paura dell’Assoluto, ed Io vi dico: non cercate di tranquillizzare la vostra coscienza. La vostra anima ne soffre ed il vostro spirito non può elevarsi verso di Me. Il Mio Spirito Santo vi chiama a seguirMi. Voi dovete venire alla Santa Tavola pensando solo al Mio Appello; è una chiamata interiore che vi prende il cuore. Io vi aspetto. Il Mio Divino Sacro Cuore è pieno di Gioia. Io Mi dono a voi evengo a raccoglierMi nel vostro cuore che Mi accetta in quell’Ostia consacrata dal Mio Sacerdote.

Quello che vi succede in quell’istante è il più grande sconvolgimento. È la risposta che voi attendete. Voi sentite la Fede che Io ho risvegliato e scosso, per dirvi:

”Io sono qui, Io ti ascolto, non fare alcun gesto rituale. La tua Fede è ancora come la farfalla che ha appena bucato il suo bozzolo. Vieni ad unirti a Me. Io ti nutrirò del Mio Amore. Ascolta il Verbo di Dio, Egli ti parla a bassa voce, tu piangi di gioia, Mi hai appena incontrato.

Sì, ogni volta, nella Mia Divina Eucaristia, Io verrò a risvegliarti, verrò a tirarti fuori dalla tua tomba.Per te, Io sono nato. Per te, Io sono morto. Per te, ancora oggi Io risuscito e risusciterò in te, figlia amata, oh! quanto amata, da Colui che ti annuncia la Sua Incarnazione e la sua Morte in te e ti dice che con Me, in questa Eucaristia, Io nasco, vivo, muoio e risuscito, oh figlia Mia, per te, per ognuno di voi!

Non dissociate mai la Mia Santa Incarnazione dalla Mia Santa Morte che vi conducono alla Mia Santa Resurrezione.”

Sì, con Me, voi risuscitate
alla Vera Vita in Dio
in ogni Eucaristia.

Il vostro Dio d’Amore.



AMDG et BVM