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lunedì 25 marzo 2019

MEDITAZIONE SUL MISTERO DELL'INCARNAZIONE * In Annuntiatione Beatæ Mariæ Virginis ~ I. classis


Dal Profeta Isaia
Isa 7:10-15
10 E il Signore continuò a parlare ad Acaz, dicendo:
11 Chiedi per te un segno dal Signore Dio tuo nel profondo dell'abisso, oppure sopra dall'alto.
12 E Acaz disse: Non lo chiederò. per non tentare il Signore.
13 Ed egli replicò: Udite dunque, casa di David: È forse poco per voi l'esser molesti agli uomini, che volete esser molesti anche al mio Dio?
14 Appunto per questo il Signore ve lo darà lui un segno. Ecco, una vergine diventerà madre, e darà alla luce un figlio, che avrà nome Emanuele.
15 Si nutrirà di burro e di miele, finché sappia riprovare il male, e scegliere il bene.



Isa 11:1-5
1 Ed uscirà un rampollo dal ceppo di Jesse, e sboccerà un fiore dalla sua radice.
2 E su di esso riposerà lo Spirito del Signore: spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà;
3 E lo riempirà lo spirito del timore del Signore: egli non giudicherà secondo quel che si vede cogli occhi, né sentenzierà secondo quel che si ode cogli orecchi:
4 Ma giudicherà con giustizia i poveri, e sentenzierà con equità in favore degli umili della terra: e colpirà la terra colla verga della sua bocca, e col soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
5 E la giustizia sarà la fascia dei suoi lombi: e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi.



Isa 35:1-7
1 Si rallegrerà la regione deserta e impervia, esulterà la solitudine, e fiorirà come un giglio. 
2 Essa germoglierà grandemente, ed esulterà lieta e canterà lodi : a lei è stata data la gloria del Libano, la vaghezza del Carmelo e di Saron, ed essi vedranno la gloria del Signore e io splendore del nostro Dio. 
3 Fortificate le braccia languide, e rinfrancate le ginocchia deboli. 
4 Dite ai pusillanimi; Fatevi animo, e non temete: ecco il vostro Dio che porta la vendetta della retribuzione: Dio stesso verrà e vi salverà. 
5 Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e le orecchie dei sordi si schiuderanno. 
6 Allora lo zoppo salterà come un cervo, e si scioglierà la lingua dei muti: poiché sgorgheranno delle acque nel deserto, e dei torrenti nella solitudine. 
7 E la terra che già fu arida, sarà come un lago, e la terra sitibonda sarà mutata in fontane d'acque.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

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Sermone di san Leone Papa
Sermone 2 sulla Natività del Signore
Dio onnipotente e clemente, la cui natura è bontà, il cui volere è potere, la cui opera è misericordia, appena la malizia del diavolo ci attossicò col veleno della sua invidia, fin dagli stessi primordi del mondo preannunziò il rimedio della sua pietà destinato a rinnovare i mortali, quando dichiarò al serpente, che dalla donna sarebbe nato uno il quale colla sua virtù avrebbe schiacciato la sua testa orgogliosa e maliziosa, annunziando con ciò che il Cristo sarebbe venuto nella nostra carne, Dio insieme e uomo, e che, nato da una Vergine, avrebbe condannato colla sua nascita immacolata il rovinatore del genere umano.


E perché il diavolo dopo aver ingannato l'uomo colla sua astuzia si rallegrava nel vederlo privato dei doni celesti, e spogliato del privilegio dell'immortalità, sottoposto a una terribile sentenza di morte, e d'aver così trovato una certa consolazione ai suoi mali nella compagnia d'un prevaricatore ; e che anche Dio, obbedendo alle esigenze d'una giusta severità, aveva cambiato le sue disposizioni a riguardo dell'uomo che aveva creato in stato sì onorifico ; fu necessaria, dilettissimi, 1' economia d'un profondo disegno, perché un Dio immutabile, la cui volontà non può cessare di esser buona, compisse, con un mistero ancor più profondo, le prime intenzioni del suo amore; e perché l'uomo, trascinato nella colpa dall'astuzia e malvagità del demonio, non perisse, contrariamente al fine che Dio s'era proposto.

Giunti pertanto, o dilettissimi, i tempi prestabiliti alla redenzione degli uomini, nostro Signore Gesù Cristo dalla sede del cielo discende e viene quaggiù, senza però lasciare la gloria del Padre, generato con un procedimento nuovo, con una nuova natività: con un procedimento nuovo, perché, invisibile nella sua natura, s'è fatto visibile nella nostra; immenso, ha voluto essere limitato; sussistente innanzi al tempo, cominciò ad essere nel tempo; Signore dell'universo, ha presa la forma d'un servo, velando la dignità della sua maestà; Dio impassibile, non disdegnò di farsi uomo passibile; e, immortale, di assoggettarsi alle leggi del la morte.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

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Lettura del santo Vangelo secondo Luca
Luca 1:26-38
In quell' occasione: Fu mandato l'Angelo Gabriele da Dio in una città di Galilea, chiamata Nazaret, ad una Vergine sposata a un uomo di nome Giuseppe, della casa di David, e la Vergine si chiamava Maria. Eccetera.

Omelia di sant'Ambrogio Vescovo
Libro 2 su Luca
Certo, sono occulti i misteri divini, né è facile a nessun uomo, giusta il detto di un profeta Is. 40, di conoscere il disegno di Dio. Tuttavia dagli altri fatti e istruzioni del Signore Salvatore, possiamo comprendere essere stato per un disegno particolare che venne scelta, per dare al mondo il Signore, una che fosse sposata ad un uomo. Ma perché non divenne madre prima d'essere sposata? Forse affinché non si dicesse che era diventata madre mediante adulterio.


« E l'Angelo entrò da lei » Luc. 1,28. Riconosci la vergine dagli atti, riconosci la vergine dalla modestia, riconoscila dall'oracolo (annunziatole), riconoscila dal mistero (che s'opera in lei). È proprio delle vergini tremare, spaventarsi all'approssimarsi di un uomo, temere ogni discorso di uomo. Imparino le donne ad imitare questo esempio di pudore. Ella vive sola nell'interno della casa, dove nessun uomo può vederla, solo un Angelo la scopre: sola, senza compagnia, sola, senza testimone, perché non venisse guasta da alcun profano colloquio, è salutata dall'Angelo.

Dacché non dalla bocca d'un uomo, ma d'un Angelo doveva essere annunziato il mistero di tanta missione. Quest'oggi per la prima volta s'è udito: «Lo Spirito Santo scenderà in te» Luc. 1,35. Ed è udito, e creduto. Infine: « Ecco, ella dice, l'ancella del Signore: mi avvenga secondo quello che hai detto » Luc. 1,38. Ammira umiltà, ammira abnegazione. Si chiama ancella del Signore lei, ch'è scelta a sua madre, né s'inorgoglisce a sì inattesa promessa.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Te Deum
Ti lodiamo, o Dio: * ti confessiamo, o Signore.
Te, eterno Padre, * venera tutta la terra.
A te gli Angeli tutti, * a te i Cieli e tutte quante le Potestà:
A te i Cherubini e i Serafini * con incessante voce acclamano:

(chiniamo il capo) Santo, Santo, Santo * è il Signore Dio degli eserciti. 

I cieli e la terra sono pieni * della maestà della tua gloria.
Te degli Apostoli * il glorioso coro,
Te dei Profeti * il lodevole numero,
Te dei Martiri * il candido esercito esalta.
Te per tutta la terra * la santa Chiesa proclama,
Padre * d'immensa maestà;
L'adorabile tuo vero * ed unico Figlio;
E anche il Santo * Spirito Paraclito.
Tu, o Cristo, * sei il Re della gloria.
Tu, del Padre * sei l'eterno Figlio.

Chiniamo il capo:
Tu incarnandoti per salvare l'uomo, * non disdegnasti il seno di una Vergine.

Tu, spezzando il pungolo della morte, * hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu sei assiso alla destra di Dio, * nella gloria del Padre.
Noi crediamo che ritornerai * qual Giudice.

Il seguente Versetto si dice in ginocchio.
Te quindi supplichiamo, soccorri i tuoi servi, * che hai redento col prezioso tuo sangue.

Fa' che siamo annoverati coi tuoi Santi * nell'eterna gloria.
Fa' salvo il tuo popolo, o Signore, * e benedici la tua eredità.
E reggili * e innalzali fino alla vita eterna.
Ogni giorno * ti benediciamo;
Chiniamo il capo, se è la consuetudine del luogo.
E lodiamo il tuo nome nei secoli, * e nei secoli dei secoli.

Degnati, o Signore, di preservarci * in questo giorno dal peccato.
Abbi pietà di noi, o Signore, * abbi pietà di noi.
Scenda sopra di noi la tua misericordia, * come abbiamo sperato in te.
Ho sperato in te, o Signore: * non sarò confuso in eterno.



Te Deum
Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem * omnis terra venerátur.
Tibi omnes Ángeli, * tibi Cæli, et univérsæ Potestátes:
Tibi Chérubim et Séraphim * incessábili voce proclámant:

(Fit reverentia) Sanctus, Sanctus, Sanctus * Dóminus Deus Sábaoth.

Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuæ.
Te gloriósus * Apostolórum chorus,
Te Prophetárum * laudábilis númerus,
Te Mártyrum candidátus * laudat exércitus.
Te per orbem terrárum * sancta confitétur Ecclésia,
Patrem * imménsæ maiestátis;
Venerándum tuum verum * et únicum Fílium;
Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.
Tu Rex glóriæ, * Christe.
Tu Patris * sempitérnus es Fílius.

Fit reverentia
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem: * non horruísti Vírginis uterum.

Tu, devícto mortis acúleo, * aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.
Iudex créderis * esse ventúrus.

Sequens versus dicitur flexis genibus
Te ergo quǽsumus, tuis fámulis súbveni, * quos pretióso sánguine redemísti.

Ætérna fac cum Sanctis tuis * in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, * et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.
Per síngulos dies * benedícimus te.

Fit reverentia, secundum consuetudinem
Et laudámus nomen tuum in sǽculum, * et in sǽculum sǽculi.

Dignáre, Dómine, die isto * sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, * quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: * non confúndar in ætérnum.
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Preghiamo
O Dio, il quale volesti che il tuo Verbo, all'annunzio dell'Angelo, prendesse l'umanità nel seno della beata Vergine Maria: concedi a noi tuoi supplicanti, che, come crediamo che ella è veramente Madre di Dio, così siamo aiutati dalla sua intercessione presso di te.
Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
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http://divinumofficium.com/cgi-bin/missa/missa.pl

AMDG et DVM

martedì 29 dicembre 2015

"Venne Dio nella carne...



RIFLESSIONI SEMPRE OPPORTUNE PER TUTTI
SPECIALMENTE PER QUESTA GENERAZIONE CHE FA UNA ENORME FATICA A CAPIRE L'AMORE DI DIO, LA BONTA' DI DIO, LA SUA VERA MISERICORDIA E LA SUA GIUSTIZIA INFINITA. 

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Dice San Bernardo:

..."Venne Dio nella carne per rivelarsi anche agli uomini che sono di carne, e perché fosse riconosciuta la sua bontà manifestandosi nell'umanità. Manifestandosi Dio nell'uomo, non può più esserne nascosta la bontà. Quale prova migliore della sua bontà poteva dare se non assumendo la mia carne? Proprio la mia, non la carne che Adamo ebbe prima della colpa.


    Nulla mostra maggiormente la sua misericordia che l'aver egli assunto la nostra stessa miseria. Signore, che è quest'uomo perché ti curi di lui e a lui rivolga la tua attenzione? (cfr. Sal 8,5; Eb 2,6).

    Da questo sappia l'uomo quanto Dio si curi di lui, e conosca che cosa pensi e senta nei suoi riguardi. Non domandare, uomo, che cosa soffri tu, ma che cosa ha sofferto lui. Da quello a cui egli giunse per te, riconosci quanto tu valga per lui, e capirai la sua bontà attraverso la sua umanità. 

Come si è fatto piccolo incarnandosi, così si è mostrato grande nella bontà; e mi è tanto più caro quanto più per me si è abbassato. 

Si sono manifestate - dice l'Apostolo - la bontà e l'umanità di Dio nostro Salvatore (cfr. Tt 3,4). Grande certo è la bontà di Dio e certo una grande prova di bontà egli ha dato congiungendo la divinità con l'umanità."

Beato Giovanni Paolo II, prega per noi!


martedì 22 dicembre 2015

Un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno


SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Basilica Vaticana
Sabato, 24 dicembre 2011

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Natale è epifania – il manifestarsi di Dio e della sua grande luce in un bambino che è nato per noi. Nato nella stalla di Betlemme, non nei palazzi dei re. 

Quando, nel 1223, San Francesco di Assisi celebrò a Greccio il Natale con un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno, si rese visibile una nuova dimensione del mistero del Natale. Francesco di Assisi ha chiamato il Natale “la festa delle feste” – più di tutte le altre solennità – e l’ha celebrato con “ineffabile premura” (2 Celano, 199: Fonti Francescane, 787). Baciava con grande devozione le immagini del bambinello e balbettava parole di dolcezza alla maniera dei bambini, ci racconta Tommaso da Celano (ivi). 

Per la Chiesa antica, la festa delle feste era la Pasqua: nella risurrezione, Cristo aveva sfondato le porte della morte e così aveva radicalmente cambiato il mondo: aveva creato per l’uomo un posto in Dio stesso. Ebbene, Francesco non ha cambiato, non ha voluto cambiare questa gerarchia oggettiva delle feste, l’interna struttura della fede con il suo centro nel mistero pasquale. Tuttavia, attraverso di lui e mediante il suo modo di credere è accaduto qualcosa di nuovo: Francesco ha scoperto in una profondità tutta nuova l’umanità di Gesù. Questo essere uomo da parte di Dio gli si rese evidente al massimo nel momento in cui il Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria, fu avvolto in fasce e venne posto in una mangiatoia. La risurrezione presuppone l’incarnazione. Il Figlio di Dio come bambino, come vero figlio di uomo – questo toccò profondamente il cuore del Santo di Assisi, trasformando la fede in amore. “Apparvero la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini”: questa frase di san Paolo acquistava così una profondità tutta nuova. Nel bambino nella stalla di Betlemme, si può, per così dire, toccare Dio e accarezzarlo. Così l’anno liturgico ha ricevuto un secondo centro in una festa che è, anzitutto, una festa del cuore.


Tutto ciò non ha niente di sentimentalismo. Proprio nella nuova esperienza della realtà dell’umanità di Gesù si rivela il grande mistero della fede. Francesco amava Gesù, il bambino, perché in questo essere bambino gli si rese chiara l’umiltà di Dio. Dio è diventato povero. Il suo Figlio è nato nella povertà della stalla. Nel bambino Gesù, Dio si è fatto dipendente, bisognoso dell’amore di persone umane, in condizione di chiedere il loro – il nostro – amore. Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il cui luccichio abbagliante nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, la quale ci invita all’umiltà e alla semplicità. Preghiamo il Signore di aiutarci ad attraversare con lo sguardo le facciate luccicanti di questo tempo fino a trovare dietro di esse il bambino nella stalla di Betlemme, per scoprire così la vera gioia e la vera luce.

Sulla mangiatoia, che stava tra il bue e l’asino, Francesco faceva celebrare la santissima Eucaristia (cfr 1 Celano, 85: Fonti, 469). Successivamente, sopra questa mangiatoia venne costruito un altare, affinché là dove un tempo gli animali avevano mangiato il fieno, ora gli uomini potessero ricevere, per la salvezza dell’anima e del corpo, la carne dell’Agnello immacolato Gesù Cristo, come racconta il Celano (cfr 1 Celano, 87: Fonti, 471). Nella Notte santa di Greccio, Francesco quale diacono aveva personalmente cantato con voce sonora il Vangelo del Natale. Grazie agli splendidi canti natalizi dei frati, la celebrazione sembrava tutta un sussulto di gioia (cfr 1 Celano, 85 e 86: Fonti, 469 e 470). Proprio l’incontro con l’umiltà di Dio si trasformava in gioia: la sua bontà crea la vera festa.


Chi oggi vuole entrare nella chiesa della Natività di Gesù a Betlemme, scopre che il portale, che un tempo era alto cinque metri e mezzo e attraverso il quale gli imperatori e i califfi entravano nell’edificio, è stato in gran parte murato. È rimasta soltanto una bassa apertura di un metro e mezzo. L’intenzione era probabilmente di proteggere meglio la chiesa contro eventuali assalti, ma soprattutto di evitare che si entrasse a cavallo nella casa di Dio. Chi desidera entrare nel luogo della nascita di Gesù, deve chinarsi. Mi sembra che in ciò si manifesti una verità più profonda, dalla quale vogliamo lasciarci toccare in questa Notte santa: se vogliamo trovare il Dio apparso quale bambino, allora dobbiamo scendere dal cavallo della nostra ragione “illuminata”. 

Dobbiamo deporre le nostre false certezze, la nostra superbia intellettuale, che ci impedisce di percepire la vicinanza di Dio. Dobbiamo seguire il cammino interiore di san Francesco – il cammino verso quell’estrema semplicità esteriore ed interiore che rende il cuore capace di vedere. Dobbiamo chinarci, andare spiritualmente, per così dire, a piedi, per poter entrare attraverso il portale della fede ed incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si nasconde nell’umiltà di un bimbo appena nato. 

Celebriamo così la liturgia di questa Notte santa e rinunciamo a fissarci su ciò che è materiale, misurabile e toccabile. Lasciamoci rendere semplici da quel Dio che si manifesta al cuore diventato semplice. E preghiamo in quest’ora anzitutto anche per tutti coloro che devono vivere il Natale in povertà, nel dolore, nella condizione di migranti, affinché appaia loro un raggio della bontà di Dio; affinché tocchi loro e noi quella bontà che Dio, con la nascita del suo Figlio nella stalla, ha voluto portare nel mondo. Amen.

SALVE SANCTE PATER...