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lunedì 18 marzo 2024

TRE LUCIDISSIME STELLE...

 La patria di S. Giuseppe e dei suoi genitori




Fondamento teologico - Avendo Dio destinato il glorioso S. Giuseppe per Sposo della Madre del suo Unigenito, volle anche che egli le assomigliasse molto, sia nelle origini, come nella patria e molto di più nelle sue virtù, impegnandosi l'Altissimo a formarlo tale e quale si conveniva per renderlo degno sposo della divina Madre.

I suoi genitori - I genitori del nostro Giuseppe erano, il padre nativo di Nazareth e la madre di Betlemme, e uniti in matrimonio dimorarono a Nazareth fino a che vissero. Il padre si chiamava Giacobbe e la madre Rachele, persone di santissima vita e simili sia nella nobiltà , come nelle virtù. Il padre era della stirpe e della progenie di Davide, come anche la madre era della medesima discendenza.

Frutto dell'orazione dei genitori - Dio permise che fossero per qualche tempo sterili, perchè voleva che il nostro Giuseppe fosse figlio di orazione, e perciò i suoi genitori facevano larghe elemosine ai poveri, come anche al Tempio di Gerusalemme, dove andavano spesso a pregare per impetrare da Dio la sospirata prole, e Dio non tardò molto a consolarli. Un giorno erano stati al Tempio ad offrire larghe elemosine, quando la madre ebbe una grande fede che Dio l'avrebbe esaudita e consolata. Tornando a Nazareth concepì il nostro Giuseppe, ed in quel tempo si videro sopra la loro casa tre lucidissime stelle, una di maggiore sublimità e splendore dell'altra, manifestando Dio con questi segni, come il nostro Giuseppe doveva formare la Trinità in terra ed essere il capo della Sacra Famiglia. Dio, però, permise che questo prodigio non fosse molto notato, affinchè il mistero e la fortuna del Santo rimanessero celati. La madre, essendo già incinta del nostro Giuseppe, sperimentava una grande consolazione e si andava esercitando sempre più in atti di virtù. Il nostro Giuseppe con l'alimento che riceveva dalla madre, si imbeveva anche delle virtù e devozioni che lei praticava, cosicchè nel seno materno contrasse, con il nutrimento, anche le nobili virtù della sua buona madre.

Un sogno profetico - La virtù, la devozione e l'allegrezza dei suoi genitori crebbero molto quando Dio rivelò loro l'occulto segreto per mezzo di un angelo che parlò ad entrambi in sogno, cioè¨, manifestò alla madre, come il fanciullo che lei portava nel suo grembo, avrebbe avuto la sorte di vedere il Messia promesso e trattare con Lui; che lei, però, avrebbe dovuto allevarlo con grande cautela ed accuratezza, e porgli il nome di Giuseppe, e che sarebbe stato grande al cospetto di Dio. Lo stesso disse in sogno a suo padre, ordinando però ad entrambi di tenere nascosto il segreto del Re e di non manifestarlo nemmeno al loro figliolo, ma che ne parlassero solo fra di loro per consolazione del loro spirito e per unirsi entrambi a ringraziare Dio e ad allevare bene il fanciullo, come anche a farlo istruire nella Sacra Scrittura. Ricolmi di giubilo per il sogno misterioso, i genitori del nostro Giuseppe conferirono insieme su quanto era loro accaduto, e scoprendo di essere stati fatti degni dello stesso sogno, ne resero affettuose grazie a Dio e si animarono alla pratica delle più eroiche virtù; e poichè erano saggi e prudentissimi, conservarono il segreto dentro di loro, non manifestandolo mai ad alcuno, obbedendo a quanto l'Angelo aveva loro ordinato.

Santa e felice gravidanza - Nel tempo della sua gravidanza, la madre si esercitava in digiuni, orazioni e larghe elemosine, ringraziando Dio del dono che le aveva fatto della sospirata prole e supplicandolo dell'aiuto divino, affinchè avesse dato felicemente alla luce il fanciullo. La madre portò con grande felicità la sua gravidanza, non essendo disturbata eccessivamente dai soliti travagli e patimenti; di tutto rendeva grazie a Dio, riconoscendo con molta gratitudine i benefici divini. Lo stesso faceva il padre di Giuseppe, che godeva molto della grazia che Dio faceva alla sua consorte di portare il fanciullo con tanta facilità e consolazione, ed entrambi rendevano grazie a Dio.

https://www.ilsantorosario.com/Mistici/Vita%20di%20San%20Giuseppe%20Maria%20Cecilia%20BAIJ.htm

AMDG et D.V. MARIAE

domenica 12 marzo 2023

Giuseppe dialoga con Maria

 JOSÉ DIALOGA CON MARÍA

 

"La paz sea contigo, querida mía" dice. "La paz sea con todos vosotros." Y luego que se le ha respondido, agrega: "Vi lo contenta que te pusiste el día en que te di un ramo de tu huerto y pensé traerte uno de mirto que corté cerca de la gruta que tanto quieres. Quería traerte rosas que empiezan a florear enfrente de tu casa, pero no duran mucho, y sobre todo en estos viajes... Habría llegado sólo con las espinas. Y yo, amada mía, quiero ofrecerte tan sólo rosas y con flores delicadas y llenas de perfume quiero cubrir tu camino, para que sobre ellas pongas tus pies y no encuentren ni suciedad, ni asperezas."

"¡Cuánto te lo agradezco! ¿Cómo hiciste para que llegase tan fresco?"

"Puse un vaso en la silla y dentro puse varias ramas en flor. Durante el camino florecieron. Aquí los tienes, María. Tu frente se adorne con cosa tan bella, símbolo de la prometida, pero que jamás igualará a la pureza que llevas en el corazón."

Isabel y las maestras hacen de las flores una guirnalda y se la ponen a María, entreverando rosas blancas que toman de un jarrón que hay sobre un cofre. María va a tomar su amplio y blanco manto, pero su novio se le adelanta y la ayuda a sostenérselo con dos hebillas de plata sobre la espalda. Las maestras arreglan los pliegues con mucho cuidado y primor.

sabato 23 marzo 2019

Dominica III in Quadragesima ~


Lettura 4
Dal libro di sant'Ambrogio Vescovo sul santo Giuseppe

La vita dei Santi è una regola di vita pel resto degli uomini. Perciò troviamo nella Scrittura una serie di racconti dettagliati : affinché leggendoli impariamo a conoscere Abramo, Isacco, Giacobbe e gli altri giusti, e possiamo percorrere, camminando sulle loro tracce, il sentiero dell'innocenza segnato dalla loro virtù. Io ho già trattato frequentemente di essi, e oggi si offre alla nostra attenzione la storia del santo Giuseppe: il quale se ebbe moltissime virtù, rifulse principalmente per la sua insigne castità. Pertanto è giusto che dopo aver riconosciuto in Abramo l'eroico ossequio alla fede, in Isacco la purezza d'un animo sincero, in Giacobbe un coraggio singolare e una grande pazienza nelle traversie, voi passiate da questa idea generale delle virtù ad osservarne attentamente i caratteri particolari.


Il santo Giuseppe ci sia dunque proposto come specchio di castità. La purezza splende nei suoi costumi, nei suoi atti, insieme allo splendore d'una certa grazia ch'è la compagna della castità. Onde anche i genitori l'amavano più degli altri figli. Ma ciò fu causa d'invidia: il che non devesi tacere: perché essa fu l'origine dei fatti che formano il seguito della storia di Giuseppe: e perché insieme impariamo che un uomo perfetto non si lascia trasportare mai dal desiderio di vendicare l'offesa, o di rendere male per male. Onde Davide dice: «Se ho reso male a chi me ne faceva».


In che Giuseppe avrebbe meritato d'esser preferito agli altri, s'egli avesse offeso quelli che l'offendevano, o se non avesse amato che coloro che l'amavano? Questo lo fanno molti. Ma ciò ch'è mirabile si è di amare il proprio nemico, come insegna il Salvatore. Giuseppe è dunque veramente degno d'ammirazione perché perdonando i suoi offensori, dimenticando l'ingiuria fattagli, non prendendo vendetta di coloro che l'avevano venduto, ma rendendo benefìci per l'oltraggio, egli praticò prima del Vangelo un precetto che dopo il Vangelo noi lo apprendiamo tutti senza poterlo osservare. Sappiamo dunque che i Santi han dovuto sopportare la gelosia, affinché ne imitiamo la pazienza: e riconosciamo ch'essi non furono d'una natura più eccellente della nostra, ma più osservante (dei doveri): e che non ignorarono le cattive tendenze, ma si corressero dei loro difetti. Che se la fiamma dell'invidia ha toccato anche i Santi, quanto più si deve badare che non bruci i peccatori?
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

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Lettura 7
Lettura del santo Vangelo secondo Luca
Luca 11:14-28
In quell'occasione: Gesù stava scacciando un demonio ch'era muto. E scacciato il demonio, il muto parlò, e le turbe si meravigliarono. Eccetera.

Omelia di san Beda, il Venerabile, Prete
Libr. 4 cap. 48 al cap. 11 di Luca


Questo indemoniato da Matteo ci viene presentato non solo muto, ma anche cieco: e si dice che il Signore lo guarì in modo che ricuperò la parola e la vista. Tre miracoli furono dunque operati insieme in un sol uomo: cieco vede, muto parla, posseduto dal demonio ne viene liberato. Ciò che avvenne allora non ebbe, è vero, che effetti corporali, ma un fatto analogo si compie invisibilmente) ogni giorno nella conversione di (quelli che diventano) credenti: prima viene scacciato il demonio dalla loro anima, scorgono la luce della fede; e poi la loro bocca, muta fino allora, s'apre per lodare Dio. Ma alcuni di loro dicevano: « Egli scaccia i demoni per l'aiuto di Beelzebub, principe dei demoni» (Luc. 11,16. Quelli che lo calunniavano così non erano del popolo, ma dei farisei e degli scribi, come l'attestano gli altri Evangelisti.


La folla del popolo, ch'era più semplice, ammirava sempre i miracoli del Signore; mentre quelli o si sforzavano di negarli, o, se non potevano negarli, di alterarli con una spiegazione sfavorevole, come se questi miracoli fossero stati l'opera non della divinità, ma dello spirito immondo. «E altri, per metterlo alla prova, gli chiedevano un segno dal cielo» Luc. 11,16. Essi desideravano che facesse discendere il fuoco dal cielo alla maniera d'Elia, ovvero che, per un prodigio simile a quello di Samuele, a un tratto in un bel giorno d'estate, rumoreggiassero i tuoni, balenassero i fulmini, scrosciasse la pioggia: come se non avessero potuto ricorrere ancora alle loro calunnie ordinarie, e attribuire questi fatti a cause occulte, e alle diverse perturbazioni atmosferiche. E tu che snaturi ciò che vedi coi tuoi occhi, ciò che tocchi con mano, ciò che sperimenti utile, che faresti de' prodigi che ti venissero dal cielo? Tu non mancheresti di rispondere, che anche i maghi in Egitto hanno fatto molti prodigi nell'aria.

Ma egli vedendo i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso contro se stesso andrà in rovina e le sue case cadranno una sull'altra » Luc. 11,17. Egli non rispose alle loro parole, ma ai pensieri: perché almeno così fossero obbligati a credere alla potenza di lui, che vedeva i segreti del loro cuore. Or, se ogni regno diviso contro se stesso va in rovina, dunque il regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo non è punto diviso; perché senza contestazione alcuna e senza alcuna scossa rimarrà in un'eterna stabilità. «Or poiché dite che scaccio i demoni per l'aiuto di Beelzebub, se anche satana è discorde in se stesso, il suo regno come si reggerà?» Luc. 11,18. Parlando così, egli voleva far loro comprendere, dalla loro stessa confessione, che rifiutandosi di credere in lui, si sceglievano di essere sorto il dominio del diavolo, il cui regno discorde contro se stesso non potrà evidentemente reggersi.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

AMDG et DVM

mercoledì 14 marzo 2018

De Vita S. Joseph


Capitolo VII - 

Travagli di S. Giuseppe per opera del demonio e sua pazienza nelle tribolazioni

Insidie del demonio e sua pazienza - Il comune nemico fremeva di rabbia nel vedere le virtù mirabili che risplendevano nel nostro Giuseppe, e che con il suo esempio eccitava molti alla pratica delle virtù. Perciò, acceso di furore contro il santo Giovane, e non sapendo come fare per farlo cadere in atti di sdegno e d'impazienza, e per distoglierlo dal suo fervore nel servizio e nell'amore al suo Dio, si mise ad istigare alcuni malevoli mettendo nel loro cuore una grande avversione ed odio verso il Santo, perchè le sue azioni virtuose servivano loro di grande rimprovero e confusione. Si accordarono perciò insieme che, quando si sarebbero incontrati con lui, l'avrebbero preso in giro e deriso, dicendogli anche delle parole ingiuriose, come infatti fecero. Il nostro Giuseppe si incontrò con questi giovani immorali, che andavano appositamente sulle sue tracce, e incominciarono a prenderlo in giro e a deriderlo. 
Essendo solo, il Santo chinò la testa e rivolto col cuore a Dio incominciò a supplicarlo perchè avesse dato a lui la grazia di soffrire, e agli altri la luce per conoscere i loro errori. Questi, vedendo che Giuseppe non teneva conto dei loro scherni, si misero a maltrattarlo con le parole, chiamandolo sciocco, senza spirito, vile e pauroso, e che neppure sapeva parlare. Giuseppe continuava il suo viaggio con tutta tranquillità e quelli lo seguivano con grande spavalderia, dicendogli sempre delle parole pungenti ed offensive. 
Il Santo Giovane trovandosi nella perplessità se doveva rispondere perchè si calmassero, oppure tacere e soffrire tutto con pazienza, si sentì suggerire interiormente di soffrire e tacere perchè così avrebbe dato molto gusto al suo Dio. Tanto bastò perchè si decidesse di soffrire, anche con allegrezza, quella persecuzione, senza mai parlare; di questo quei giovani restarono confusi ed il demonio abbattuto. Non si quietarono perciò i cattivi giovani, ma continuarono per molto tempo a maltrattarlo, finchè alla fine, stanchi di continuare ad offenderlo, lo lasciarono. 
Questa persecuzione, però, durò molto tempo, in modo tale che, quando Giuseppe usciva di casa per qualche affare, che suo padre gli ordinava, era sempre pronto a soffrire i cattivi incontri. Il Santo di questo non si dolse mai con nessuno, nemmeno con i suoi genitori, stando sempre con il volto sereno e gioviale. Suo padre fu però avvisato della persecuzione che il figlio soffriva, e ricercò se questo fosse vero, volendone fare il dovuto risentimento; Giuseppe gli rispose con tutta serenità , che lui piuttosto godeva in queste cose e lo pregava di tacere perchè era sicuro che, soffrendo questo con pazienza, dava gusto al suo Dio, e poi soggiungeva: «Tu sai, padre mio, come hanno sofferto volentieri le ingiurie i nostri Patriarchi e Profeti; come il Re Davide soffrì di essere perseguitato ed ingiuriato; e noi sappiamo che questi erano gli amici e i favoriti del nostro Dio, dunque dobbiamo imitarli poichè Dio ce ne manda l'occasione». Suo padre rimaneva molto edificato di questo, e compiaceva il figlio lasciandogli soffrire i travagli senza farne alcun risentimento.

Prova penosa - Il demonio, vedendo come, non solo non poteva acquistare nessuna cosa con il Santo Giovane, ma che ne restava sempre confuso e svergognato, tentòaltre vie per turbargli la pace del cuore e per farlo cadere nell'impazienza. Istigòuna donna che, per la sua vita poco buona, vedeva malvolentieri il Santo e andava spesso dalla madre di Giuseppe a parlare male del figlio, cioè che era biasimato e deriso da tutti, che non era buono a niente, che con il tempo avrebbe consumato tutto il suo avere, essendo molto facile nel dare l'elemosina a chiunque gliela domandava, e che molti poveri, essendosi accorti di questo, lo seguivano quando usciva di casa. 

Sebbene la madre del Santo fosse molto saggia e prudente e conoscesse bene di che tempra fosse il figlio, per il continuo parlare della donna e per divina permissione, si turbò e molte volte fece delle aspre riprensioni al figlio, che le soffriva con grande pazienza senza scusarsi, e nonostante sapesse da dove veniva il tutto, non se ne risentì mai; solo una volta disse alla madre con tutta sottomissione, che si informasse bene di quello che le veniva riferito, perchè avrebbe appurato che non era vero ma che erano tutte opere del comune nemico per inquietarla e turbare la loro pace. La madre si prevalse delle parole del figlio, ed avvedutasi della frode del nemico, cacciò dalla sua casa quella donna, che in vari modi tentava di introdurvi la guerra.

Tentazioni e vittorie - Il demonio, vedendosi confuso, non desistette dall'impresa, ma trovò un altro stratagemma per inquietare e turbare il Santo, e, con il permesso di Dio, incominciò a tentarlo di vanagloria con varie suggestioni circa la vita che conduceva, del tutto irreprensibile, così agli occhi di Dio come a quelli degli uomini. 
Il Santo inorridiva a queste suggestioni e si raccomandava a Dio umiliandosi molto al suo cospetto, chiamandosi creatura miserabile e peccatore. Mosse anche alcuni a lodarlo in sua presenza e a magnificare le sue virtù, ma il nostro Giuseppe ne sentiva una grande confusione, dicendo sempre: «Io sono una creatura miserabile: lodiamo il nostro Dio, perchè Egli è degno di lode. Egli è perfettissimo in tutte le sue opere divine. Egli solo è degno di essere lodato ed esaltato». 
Fu tentato dal nemico in tutti i modi, solo contro la purezza non gli fu mai permesso di poterlo fare e di questo il demonio ne fremeva, e non mancava di trovare il modo perchè il Santo avesse almeno inteso dire qualche parola contraria a questa nobile virtù, ma siccome il Santo aveva una somma innocenza e semplicità non fu mai da lui nè capita, nè appresa.

Trovandosi il santo Giovane in questi conflitti di tentazioni e suggestioni, si raccomandava al suo Dio con più ferventi orazioni; e una volta fu ammonito nel sonno dall'Angelo, perchè all'orazione aggiungesse anche il digiuno, e lo fece con grande vigore digiunando spesso ed affliggendo la carne, che non trovò mai ribelle allo spirito e con questo fracassava la testa al nemico infernale, restando sempre, lui vittorioso, ed il nemico scornato; ma nonostante per breve tempo desistesse di travagliarlo, non lasciò però, di tanto in tanto, di molestarlo con i suoi inganni.

Biasimi e sua mansuetudine - La vita ritirata e solitaria che il Santo conduceva era poi molto biasimata da alcuni, e molte volte andavano a casa sua alcuni giovani come lui per condurlo a divertirsi, ma il nostro Giuseppe si scusava sempre con belle maniere dicendo che il suo divertimento era studiare e leggere la Sacra Scrittura e la vita dei Patriarchi e dei Profeti per poterli poi imitare nelle loro virtù,poichè essi erano stati graditi al suo Dio e da Lui molto amati e favoriti, ed esortava anche loro a fare così. 
Non mancò chi prendesse in considerazione le sue parole e procurasse di imitarlo, perchè Giuseppe glielo suggeriva con tanto modo e grazia che le sue parole penetravano i loro cuori e dopo che aveva dato questi salutari consigli e queste buone esortazioni, si ritirava a supplicare e pregare Dio affinchè essi non avessero mancato di fare quel tanto che lui aveva loro suggerito, e lo pregava di dare loro all'istante i suoi aiuti particolari e la grazia per poterlo fare. 

Dio non mancava di esaudire le sue preghiere, e quando il Santo Giovane sentiva dire che coloro per i quali pregava mettevano in pratica i suoi consigli, si rallegrava molto e ne rendeva affettuose grazie al suo Dio. Non mancò però chi lo biasimasse e prendesse i suoi consigli in malo modo; si doleva di questo, incolpando se stesso, pensando che questo avveniva perchè lui era un peccatore e che non meritava che altri si prevalessero delle sue esortazioni. In tal caso si ritirava a piangere e pregava il suo Dio di usare la sua misericordia verso chi si faceva beffe dei suoi consigli e che non guardasse i suoi demeriti, ma il merito grande che Egli aveva di essere lodato e servito fedelmente. Lo pregava di illuminarli e far loro conoscere le verità da Lui manifestate: Dio si compiaceva molto di questo e non lasciava che le sue suppliche andassero a vuoto, mentre il piùdelle volte costoro si ravvedevano e tornavano dal nostro Giuseppe per ascoltare di nuovo le sue esortazioni che poi eseguivano fedelmente, e Giuseppe ne rendeva affettuose grazie al suo Dio.


Capitolo VIII - Affetto e particolare compassione di S. Giuseppe verso i moribondi

Sua compassione per i moribondi - Oltre ai molti doni che Dio si compiacque di dare al nostro Giuseppe, uno singolare fu quello verso i poveri moribondi. Era tanta la compassione che egli ne aveva, che aveva quiete quando sapeva che qualcuno si trovava in questo stato, perché il Santo capiva bene quanto grandi siano i pericoli che si incontrano in quegli ultimi momenti di vita e come i demoni allora fanno ogni sforzo per guadagnare e condurre le anime alle pene eterne. Una volta fu avvisato nel sonno dal suo angelo, che gli manifestò il pericolo grande in cui si trovano i moribondi, e la necessità che hanno di essere aiutati in quell'ultimo conflitto; e mentre l'Angelo gli manifestava tutto questo, Dio infuse nel suo cuore una compassione ed una carità ben grande verso i moribondi. Fece questo con somma provvidenza, perché, avendolo Dio destinato come avvocato dei moribondi, volle che anche in vita si esercitasse in quest'opera di tanta carità, e gli diede un grande amore e una grande compassione verso gli agonizzanti, facendogli anche intendere i grandi bisogni che essi hanno in quegli ultimi momenti, dai quali dipende un'eternità, o di eterna beatitudine, o di eterna infelicità e miseria. Per questo, il nostro Giuseppe, acceso di un vivo desiderio di giovare ai moribondi, si struggeva tutto quando sapeva che qualcuno si trovava in agonia, e stava ore intere in ginocchio a supplicare il suo Dio per il felice passaggio di quell'anima, perché andasse a riposarsi nel seno di Abramo.

Sua assistenza - Quando sapeva questo, non c'era per lui né cibo, né riposo, ma era tutto applicato a supplicare Dio per i bisogni del moribondo, e quando aveva la fortuna di trovarsi presente, non lo lasciava mai fin quando non era giunto al termine della vita, animandolo a confidare nella divina misericordia e a superare gli assalti dei nemici infernali. I moribondi provavano un grande conforto per l'assistenza del Santo e i demoni restavano molto abbattuti per le preghiere che faceva; e Dio gli concesse questa grazia che tutti coloro a cui il Santo si trovava presente alla loro morte non perissero, ma andassero, in parte al Limbo e in parte in Purgatorio. Il Santo lo conosceva con grande chiarezza, e di questo si consolava molto e ne rendeva grazie a Dio.

Sforzi del demonio - Il demonio si infuriò molto per quest'ufficio di grande carità che il Santo praticava, ed una notte, fra le altre, che aveva perso un'anima per l'assistenza del Santo, gli apparve con un aspetto spaventoso e orribile e lo minacciò di volerlo precipitare, se non avesse desistito da un tale ufficio. Il Santo si intimorì nel vedere quell'orribilissimo mostro e fece ricorso a Dio domandandogli il suo aiuto; per questa preghiera il dragone infernale scomparve e il nostro Giuseppe restò in orazione, dove udì la voce del suo Dio che l'animava a non temere, ma a continuare a fare la carità ai moribondi, di cui egli ne aveva un sommo compiacimento. Il Santo, animato e tutto consolato dalla voce interiore, si infiammò molto di più di carità verso i moribondi, e continuava ad aiutarli con le sue ferventi orazioni, e si stimava felice colui che poteva averlo presente alla sua morte. Infatti era felice non solo perché era liberato dagli assalti furiosi dei nemici infernali, ma perché la sua anima, per le preghiere del Santo, andava in un luogo di salvezza.

Persecuzioni dei malvagi - Anche per questa carità, che il nostro Giuseppe esercitava, passò molti travagli e persecuzioni da parte di gente malvagia e istigata dal demonio, ma non per questo desistette mai dal fare quest'ufficio tanto gradito a Dio e tanto utile al prossimo, e spesso il suo Angelo gli parlava per animarlo. Una volta, fra le altre, quando il Santo Giovane era molto afflitto per le persecuzioni,l'Angelo gli parlò nel sonno e gli disse da parte del suo Dio che stesse di buon animo e che continuasse a fare quell'opera di grande carità, perché Lui gli prometteva di fargli una grazia grande e specialissima alla sua morte. Non gli manifestò che grazia fosse, ma fu ben grande, perché ebbe la sorte di morire in mezzo a Gesù e Maria, con la loro amorosa assistenza. Giuseppe, animato dall'avviso dell'Angelo, continuò l'opera di carità, e non desistette mai, per quanto gli fosse impedito o per una parte o per l'altra, perché il demonio si affaticava molto per distoglierlo, ma non gli riuscì mai poiché il Santo Giovane era animato e fortificato dalla grazia divina e quando si trattava di fare qualcosa che fosse gradita al suo Dio, si impegnava tutto e non c'era chi lo potesse distogliere dall'opera intrapresa per gloria di Dio e profitto del suo prossimo.

Preghiere e lacrime per i moribondi - Alle volte veniva avvisato dal suo Angelo della necessità che qualche moribondo aveva delle sue orazioni, e il Santo si svegliava e si metteva subito in orazione, pregando Dio perché si degnasse di assistere con la sua grazia quel povero agonizzante, e non si levava dalla preghiera fino a quando Dio non lo assicurava del suo aiuto. Molte volle gli veniva manifestato dall'Angelo come fosse molto grande il numero di coloro che perivano eternamente; di questo il Santo Giovane si rattristava tanto che passava tutto quel giorno in amarissimo pianto e si addolorava che non potesse trovarsi presente alla morte di tutti per poterli aiutare a morire bene. Rivolto al suo Dio con caldi sospiri, lo pregava di mandare presto il Messia promesso, perché liberasse le anime dalla dura schiavitù di Lucifero e le riscattasse per mezzo della Redenzione. Quando poi era così afflitto e piangente, e i suoi genitori gli chiedevano qual era la causa del suo pianto, rispondeva con tutta franchezza e con grande umiltà:«Piango la perdita irreparabile di tante anime che il nostro Dio ha creato per condurle all'eterno riposo, ma esse, per loro colpa, si perdono. Il demonio ha un grande dominio sul genere umano e perciò preghiamo Dio perché si degni di mandare presto il Messia, affinché gli tolga il dominio e le forze, e le anime siano libere dalla tirannia di questo superbo dragone». Diceva questo con grande sentimento e compassione in modo tale che anche i suoi genitori piangevano in sua compagnia e si applicavano a porgere calde suppliche a Dio perché si fosse degnato di mandare presto il Messia promesso. Molte volte ancora impetrò da Dio la salvezza dei peccatori ostinati, che erano in procinto di perdersi, e il Santo si poneva in orazione supplicando Dio di restituire loro la salute affinché si fossero ravveduti dai loro errori e si fossero poi salvati. Per ottenere questa grazia impiegava giorni interi nella preghiera, accompagnandola anche con il digiuno. Perciò capitava rare volte che il Santo non ottenesse la grazia che domandava, e tutto quello che faceva era nascosto agli occhi degli uomini e manifesto solo al suo Dio.
Premiato da Dio - Quanto poi fossero gradite a Dio le preghiere del nostro Giuseppe e la carità che esercitava verso i moribondi, lui stesso ne era testimone mentre Dio non tralasciava di esaudirlo e molto spesso di consolarlo con le divine consolazioni, facendo godere al suo spirito, molto spesso, la soavità e la sua dolcezza in modo tale, che alle volte ne restava tutto assorto, e diceva con il santo Re Davide: «Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre», (Salmo 72, 25). E ripieno della consolazione divina stava giorni interi senza cibarsi, sentendo una sazietà mirabile, e tutto ripieno dello spirito di Dio, non sapeva né parlare, né pensare ad altro che al suo Dio, l'amore del quale tutto lo riempiva ed occupava.

giovedì 12 ottobre 2017

Ite ad Joseph : Andate da Giuseppe


Messaggio del Cuore Castissimo di S.Giuseppe (4°)

Manaus


4.3.1998, hs 21,10


Come al solito, dopo le preghiere, San Giuseppe è apparso nella mia camera per comunicare il suo messaggio. In questa notte, egli è venuto con un manto color vino e una tunica verde. Teneva qualcosa, come un bastone, nella mano destra e mi mostrava il suo cuore castissimo, che emetteva raggi di luce molto forti.

San Giuseppe:
"Mio caro figlio, oggi è il primo mercoledì del mese. In ogni primo mercoledì del mese, il mio cuore castissimo dirama innumerevoli grazie sopra tutti coloro che ricorrono alla mia intercessione. In questi mercoledì gli uomini non riceveranno una pioggia di grazie, ma torrenti fortissimi di grazie straordinarie, poiché condivido con tutti coloro che mi onorano e che ricorrono a me tutte le grazie, tutte le benedizioni, tutte le virtù e tutto l'amore che ho ricevuto dal mio divino Figlio Gesù e dalla mia Sposa Maria Santissima quando ancora vivevo in questo mondo e tutte le grazie che ora continuo a ricevere nella gloria del Paradiso.

Mio caro figlio, che grande onore e dignità ho ricevuto dal Padre Celeste, che ha fatto esultare di gioia il mio cuore. Il Padre Celeste mi ha concesso l'onore di poterlo rappresentare in questo mondo, per poter avere cura del suo divino e amato Figlio Gesù Cristo.

Il mio cuore rimase anche sorpreso per tanta dignità, poiché Io mi sentivo incapace, indegno per così grande favore e beneficio, ma misi tutto nelle mani del Signore e come Suo servo ero disposto a compiere la Sua Santissima volontà.

Pensa, mio caro figlio, che felicità sentiva il mio cuore: il Figlio dell'Altissimo ora stava sotto le mie cure ed era conosciuto da tutti gli uomini come mio figlio legittimo. Agli occhi degli uomini, questo era impossibile, ma per Dio tutto è possibile, quando Lui vuole così. 

Per questa grande grazia e gioia che Dio ha concesso al mio cuore e per così grande mistero, PROMETTO di chiedere dinanzi a Lui per tutti coloro che ricorreranno a me, onorando questo mio cuore, la grazia di poter risolvere i problemi più difficili e le necessità più urgenti, che agli occhi degli uomini sembrano impossibili da risolvere, ma che per la mia intercessione presso Dio diventeranno possibili.

Benedico in questa notte tutta l'umanità. Spargo le grazie del mio cuore sopra tutti i peccatori affinché si convertano. Il mio cuore dirama i suoi raggi di amore sopra tutta la Santa Chiesa, specialmente sopra il vicario del mio figlio Gesù , il Papa Giovanni Paolo II. Nessuno come lui ha un accesso così speciale a questo mio cuore. Che egli confidi in questo mio cuore e nella mia intercessione, poiché io sono per il Santo Padre come un padre e protettore.
Benedico tutti: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. A presto!

Edson Glauber e Maria do Carmo

venerdì 31 marzo 2017

TERMINA MARZO ma non termini il ricordo di SAN GIUSEPPE

O Giuseppe... Santo e Immortale
canta per noi che ti siamo fedeli.
Non vi era Giuseppe sul Golgota? 
Vi pare non sia fra i corredentori? 
In verità vi dico che egli ne fu il primo 
e che grande è perciò agli occhi di Dio. 
Grande 
per il sacrificio, la pazienza, 
la costanza e la fede. 
Quale fede più grande di questa, 
che credette senza aver visto 
i miracoli del Messia?
Sia lode al mio padre putativo, 
esempio a voi 
di ciò che in voi più manca: 
purezza, fedeltà e perfetto amore.

Dice Gesù:
«Che dice il libro della Sapienza cantando le lodi di essa? (Sapienza 7, 22-27) Nella sapienza è infatti lo spirito d'intelligenza, santo, unico, molteplice, sottile . E continua enumerandone le doti, terminando il periodo con le parole: ...che tutto può, tutto prevede, che comprende tutti gli spiriti, intelligente, puro, sottile.

La sapienza penetra con la sua purezza, è vapore della virtù di Dio... per questo nulla in lei vi è d'impuro... immagine della bontà di Dio. Pur essendo unica può tutto, immutabile come è rinnovella ogni cosa, si comunica alle anime sante e forma gli amici di Dio e i profeti.

Tu hai visto come Giuseppe, non per cultura umana ma per istruzione soprannaturale, sappia leggere nel libro sigillato della Vergine intemerata, e come rasenti le profetiche verità col suo "vedere" un mistero soprumano là dove gli altri vedevano unicamente una grande virtù. Impregnato di questa sapienza, che è vapore della virtù di Dio e certa emanazione dell'Onnipotente, si dirige con spirito sicuro nel mare di questo mistero di grazia che è Maria, si intona con Lei con spirituali contatti in cui, più che le labbra, sono i due spiriti che si parlano nel sacro silenzio delle anime, dove ode voci unicamente Dio e le percepiscono coloro che a Dio sono grati, perché servi a Lui fedeli e di Lui pieni.

La sapienza del Giusto, che aumenta per l'unione e vicinanza con la Tutta Grazia, lo prepara a penetrare nei segreti più alti di Dio e a poterli tutelare e difendere da insidie d'uomo e di demone. E intanto lo rinnovella.

Del giusto fa un santo, del santo il custode della Sposa e del Figlio di Dio.
Senza sollevare il sigillo di Dio, egli, il casto, che ora porta la sua castità ad eroismo angelico, può leggere la parola di fuoco scritta sul diamante virginale dal dito di Dio, e vi legge quello che la sua prudenza non dice, ma che è ben più grande di quel che lesse Mosè sulle tavole di pietra. E, perché occhio profano non sfiori il Mistero, egli si pone, sigillo sul sigillo, arcangelo di fuoco sulla soglia del Paradiso, entro il quale l'Eterno prende le sue delizie 
"passeggiando al rezzo della sera" e parlando con Quella che è il suo amore, bosco di gigli in fiore, aura profumata di aromi, venticello di freschezza mattutina, vaga stella, delizia di Dio. La nuova Eva è lì, davanti lui, non osso delle sue ossa né carne della sua carne, ma compagna della sua vita, Arca viva di Dio, che egli riceve in tutela e che a Dio egli deve rendere pura come l'ha ricevuta.

"Sposa a Dio" era scritto in quel libro mistico dalle pagine immacolate... E quando il sospetto, nell'ora della prova, gli fischiò il suo tormento, egli, come uomo e come servo di Dio, soffrì, come nessuno, per il sospettato sacrilegio. Ma questa fu la prova futura. Ora, in questo tempo di grazia, egli vede e mette sé al servizio più vero di Dio. Dopo verrà la bufera della prova, come per tutti i santi, per esser provati e resi coadiutori di Dio.

Cosa si legge nel Levitico? (Levitico 16, 2-4) "Dì ad Aronne tuo fratello di non entrare in ogni tempo nel santuario che è dietro al Velo dinanzi al propiziatorio che copre l'Arca, per non morire - ché Io apparirò nella nuvola sopra l'oracolo - se prima non avrà fatto queste cose: offrirà un vitello per il peccato e un montone in olocausto, indosserà la tunica di lino e con brache di lino coprirà la sua nudità".

E veramente Giuseppe entra, quando Dio vuole e quanto Dio vuole, nel santuario di Dio, oltre il velo che cela l'Arca sulla quale si libra lo Spirito di Dio, e offre sé e offrirà l'Agnello, olocausto per il peccato del mondo e l'espiazione di esso peccato. E questo fa, vestito di lino e con mortificate le membra virili per abolirne il senso, che una volta, al principio dei tempi, ha trionfato ledendo il diritto di Dio sull'uomo, e che ora sarà conculcato nel Figlio, nella Madre e nel padre putativo, per tornare gli uomini alla Grazia e rendere a Dio il suo diritto sull'uomo. Fa questo con la sua castità perpetua.

Non vi era Giuseppe sul Golgota? Vi pare non sia fra i corredentori? In verità vi dico che egli ne fu il primo e che grande è perciò agli occhi di Dio. Grande per il sacrificio, la pazienza, la costanza e la fede. Quale fede più grande di questa, che credette senza aver visto i miracoli del Messia?
Sia lode al mio padre putativo, esempio a voi di ciò che in voi più manca: purezza, fedeltà e perfetto amore.
Al magnifico lettore del Libro sigillato, istruito dalla Sapienza a saper comprendere i misteri della Grazia ed eletto a tutelare la Salvezza del mondo contro le insidie di ogni nemico».

sabato 18 marzo 2017

O glorioso San Giuseppe

Tu che hai adorato... amato e onorato Maria
insegnaci la santa pazienza
insegnaci l'obbedienza al Padre
che della Sua Donna ne ha fatto tua sposa
e Madre del Figlio. Amen.

Sermone di san Bernardo Abbate
Omelia 2 su Missus, verso la fine
Chi e qual uomo sia stato il beato Giuseppe, argomentalo dal titolo onde, sebbene in senso di nutrizio, meritò d'essere onorato così da essere e detto e creduto padre di Dio; argomentalo ancora dal proprio nome, che, come si sa, s'interpreta aumento. Ricorda in pari tempo quel gran Patriarca venduto altra volta in Egitto; e sappi ch'egli non solo ha ereditato il nome di quello, ma ne ha imitato ancora la castità, ne ha meritato l'innocenza e la grazia.


E se quel Giuseppe, venduto per invidia dai fratelli e condotto in Egitto, prefigurò la vendita di Cristo ; il nostro Giuseppe, fuggendo l'invidia d'Erode, portò Cristo in Egitto. Quegli per rimaner fedele al suo padrone, non volle acconsentire alle voglie della sua padrona : questi, riconoscendo vergine la sua Signora madre del suo Signore, si mantenne continente e fu il suo fedele custode. A quello fu data l'intelligenza dei sogni misteriosi ; a questo fu concesso d'essere il confidente e cooperatore dei celesti misteri.


Il primo conservò il frumento non per sé, ma per tutto il popolo : il secondo ricevé la custodia del Pane vivo celeste e per sé e per tutto il mondo. Non v'ha dubbio che questo Giuseppe, cui fu sposata la Madre del Salvatore, sia stato un uomo buono e fedele. Voglio dire, «un servo fedele e prudente» Matth. 24,45, che il Signore costituì conforto della Madre sua, sostegno della sua infanzia, infine il solo e fedelissimo cooperatore in terra del gran disegno.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Lettura del santo Vangelo secondo Matteo
Matt 1:18-21
Maria, madre di Gesù, sposata a Giuseppe, prima che fossero insieme, si scoperse che stava per esser madre per opera dello Spirito Santo. Eccetera.

Omelia di san Girolamo Prete
Libr. 1 Commento al cap. 1 di Matteo
Perché fu concepito non da una semplice vergine, ma da una sposata? Primo, perché dalla genealogia di Giuseppe si mostrasse la stirpe di Maria ; secondo, perch'ella non fosse lapidata dai Giudei come adultera: terzo, perché fuggitiva in Egitto avesse un sostegno. Il martire Ignazio aggiunge ancora una quarta ragione perché egli fu concepito da una sposata : affinché, dice, il suo concepimento rimanesse celato al diavolo, che lo credé il frutto non di una vergine, ma di una maritata.

Prima che stessero insieme si scoperse che stava per esser madre per opera dello Spirito Santo» Malth. 1, 18. Si scoperse non da altri se non da Giuseppe, al quale per la confidenza di marito non sfuggiva nulla di quanto riguardava la futura sposa. Dal dirsi poi: « Prima che stessero insieme », non ne segue che stessero insieme dopo: perché la Scrittura constata ciò che non era avvenuto.

Or Giuseppe marito di lei, essendo giusto, e non volendo esporla all'infamia, pensò di rimandarla segretamente » Matth. 1, 19. Se uno si unisce a cattiva donna, diventa un sol corpo con essa » 1Cor. 6, 16, e nella legge è prescritto, che non solo i rei, ma anche i complici del delitto sono colpevoli : come dunque Giuseppe, occultando il delitto della sposa, è chiamato giusto? Ma ciò è una testimonianza in favore di Maria, perché Giuseppe conoscendo la sua castità, e ammirando quanto era avvenuto, nasconde nel silenzio quello di cui non comprendeva il mistero.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
AMDG et BVM

domenica 1 maggio 2016

Protettore fedele del nostro lavoro

SAN GIUSEPPE 
IL PIU' SANTO TRA I SANTI

Col 3:14-15

Fratelli, abbiate la carità che è il vincolo della perfezione. Trionfi nei vostri cuori la pace di Cristo, e vivete in azione di grazie.
R. Grazie a Dio.

Inno
L'aurora che preannuncia il sole
e che prelude al mese dei fiori,
saluta in Nazareth la casa di Giuseppe Artigiano
risuonante degli arnesi del mestiere.

Salve, capo famiglia;
sotto la tua direzione, il Supremo Artefice
rorido di salso sudore,
esercita il mestiere paterno.

Tu che ora abiti nell'alta sede del cielo,
accanto alla tua eccelsa Sposa,
sii propizio a quanti Ti invocano
nel tormento della propria indigenza.

Stiano lontani la violenza ed i litigi
ed ogni frode sulla giusta mercede;
la parsimonia costituisca la misura
della quantità e qualità del vitto.

Oh, Unità della Trinità, Ti supplichiamo,
per intercessione di Giuseppe,
di sorreggere i passi di ciascuno di noi
sulla via che conduce alla pace.
Amen.


V. Prega per noi, o San Giuseppe, alleluia.
R. O protettore fedele del nostro lavoro, alleluia.



Omelia di s. Alberto Magno vescovo

Sul Vangelo di Luca, cap. 4

Gesù entrò un sabato nella sinagoga, dove tutti si recano ad imparare
Tutti lo guardavano. 
Chi lo guardava per affetto, chi per curiosità e chi per spiarlo e coglierlo in errore. 
Gli scribi e i farisei dicevano alla gente che già credeva ed era affezionata a Gesù: «Ma questo tale non è il figlio di Giuseppe?». 
È segno di disprezzo il non voler chiamare Gesù per nome. «Figlio di Giuseppe», nota qui in breve l'evangelista, mentre Matteo e Marco scrivono addirittura, con maggiori particolari: «Non è questo il figlio del falegname? Non è lui stesso un falegname?, lui, il figlio di Maria?». In queste frasi si nota un vero disprezzo.

Si sa che Giuseppe era falegname. Viveva del suo lavoro, e non perdeva il tempo nell'ozio e nei bagordi, come facevano gli scribi ed i farisei. 

Anche Maria si procurava da vivere attendendo alla filatura e servendosi dell'opera delle sue mani. 
Il senso della frase dei farisei è chiaro: «Non può essere il Signore messia, l'inviato da Dio, questo tale che è di origine vile e plebea. Perciò non si può avere fede in un tipo così rozzo e disprezzabile».

Anche il Signore era falegname: il profeta di lui dice: «Tu hai costruito l'aurora e il sole». 
Un modo di disprezzare, analogo a quello usato dai farisei contro Gesù, lo troviamo anche nel libro dei Re, quando di Saul, elevato alla dignità di re, si diceva: «Che cosa mai è capitato al figlio di Cis? Che anche Saul sia un profeta?». Una breve frase avvelenata da immisurabile alterigia. 

Il Signore risponde: «Veramente nessun profeta è accolto dai propri familiari». Con questa frase il Signore si proclama profeta. Lui ebbe l'illuminazione profetica non attraverso una rivelazione, ma attraverso la sua stessa divinità. Per «familiari» qui vuol indicare il paese della sua nascita e della sua fanciullezza. Or dunque è chiaro che non era stato accolto dai suoi compaesani, che erano attizzati contro di lui soltanto per invidia.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.


mercoledì 16 marzo 2016

Per la SOLENNITA' DI SAN GIUSEPPE SPOSO DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA

OGNI NUMERO 
LO SCRIGNO DI UN TESORO


In preparazione alla festa di san Giuseppe offriamo un servizio pratico che ci farà conoscere e amare di più questo specialissimo Patrono della Santa Chiesa, Sposo verginale di Maria SS.ma e Padre putativo di Gesù Cristo.


Per parlare di San Giuseppe occorre conoscere prima Maria Santissima almeno nella sua adolescenza

All'età di 15 anni, dopo 12 anni di permanenza al Tempio 2.136, le viene comunicato dal Pontefice che dovrà avere uno sposo 1.011 - 1.012
Maria confida allo sposo Giuseppe, designato dalla verga fiorita 1.012, la sua consacrazione al Signore fin dall'infanzia 1.012



     Maria dallo sposalizio fino alla morte di San Giuseppe. 



Sposalizio della Vergine con Giuseppe e loro partenza da Gerusalemme per Nazaret 1.013. Maria ha 15 anni di età 1.014

L'Annunciazione 1.016. Lo Spirito Santo le dice: "Taci. Affida a Me il compito di giustificarti presso lo sposo" 1.018 - 2.136

Considerazioni sull'ubbidienza e umiltà dell'amore di Maria in contrapposizione alla disubbidienza, alla superbia e al disamore di Èva, che portarono al peccato originale che travolse anche le regole stabilite per la formazione dell'uomo 1.004 - 1.005 - 1.017 - 3.174 - 3.196 (e anche I quaderni del 1944, p. 251-252). 


Avvertita dall'Angelo della maternità di Elisabetta, Maria si reca da lei ad Ebron per aiutarla 1.019 - 1.021 -2.127. Elisabetta illuminata la saluta: "Benedetta tu fra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo seno" e Maria risponde con il "Magnificat" 1.021 - 2.127


Giuseppe nel venire a prendere Maria a Gerusalemme, dove era avvenuta la presentazione del Battista al Tempio, nota il suo stato 1.025. Maria tace. Dopo tre giorni di supplizio interno, Giuseppe, illuminato dall'Angelo sulla natura divina di quella maternità, va a chiedere perdono a Maria che si spiega con lui 1.026


L'editto del censimento 1.027. Rievocazione dei preparativi per il viaggio 5.303. Il viaggio a Betlemme 1.028con rifugio nella grotta della natività, che era un avanzo delle macerie della Torre di David presso Betlemme. Nascita di Gesù 1.029 - 3.207. Maria ha l'età di 16 anni. Sua maternità divina 1.029


L'adorazione dei pastori 1.030 - 2.103 - 2.109 - 2.136 - 3.207, che le procureranno un alloggio più adeguato presso Anna di Betlem e s'incaricano d'avvertire Zaccaria e Elisabetta a Ebron 1.030


La Sacra Famiglia in casa di Anna di Betlem. Visita di Zaccaria e sua insistenza che restino a Betlemme, città di David, e non tornino per ora a Nazaret 1.031 - 2.136

Presentazione di Gesù al Tempio e profezia di Simeone 1.032 quaranta giorni dopo la sua nascita 7.436. 

Adorazione dei tre Savi in casa di Anna, quando Gesù avrà già quasi un anno di età 1.034 - 2.136


Fuga in Egitto e permanenza a Matarea per circa tre anni 1.035 - 1.036


Ritorno a Nazaret dopo circa quattro anni di assenza 1.035
Maria maestra di Gesù, Giuda Taddeo e Giacomo 1.038 - 2.130


Angoscia di Maria per la perdita di Gesù, che si trova nel Tempio 1.041


Morte di S. Giuseppe, 30 anni dopo il loro sposalizio quando Maria

ha 45 anni di età 1.042. 


AVE MARIA!