domenica 1 maggio 2016

Protettore fedele del nostro lavoro

SAN GIUSEPPE 
IL PIU' SANTO TRA I SANTI

Col 3:14-15

Fratelli, abbiate la carità che è il vincolo della perfezione. Trionfi nei vostri cuori la pace di Cristo, e vivete in azione di grazie.
R. Grazie a Dio.

Inno
L'aurora che preannuncia il sole
e che prelude al mese dei fiori,
saluta in Nazareth la casa di Giuseppe Artigiano
risuonante degli arnesi del mestiere.

Salve, capo famiglia;
sotto la tua direzione, il Supremo Artefice
rorido di salso sudore,
esercita il mestiere paterno.

Tu che ora abiti nell'alta sede del cielo,
accanto alla tua eccelsa Sposa,
sii propizio a quanti Ti invocano
nel tormento della propria indigenza.

Stiano lontani la violenza ed i litigi
ed ogni frode sulla giusta mercede;
la parsimonia costituisca la misura
della quantità e qualità del vitto.

Oh, Unità della Trinità, Ti supplichiamo,
per intercessione di Giuseppe,
di sorreggere i passi di ciascuno di noi
sulla via che conduce alla pace.
Amen.


V. Prega per noi, o San Giuseppe, alleluia.
R. O protettore fedele del nostro lavoro, alleluia.



Omelia di s. Alberto Magno vescovo

Sul Vangelo di Luca, cap. 4

Gesù entrò un sabato nella sinagoga, dove tutti si recano ad imparare
Tutti lo guardavano. 
Chi lo guardava per affetto, chi per curiosità e chi per spiarlo e coglierlo in errore. 
Gli scribi e i farisei dicevano alla gente che già credeva ed era affezionata a Gesù: «Ma questo tale non è il figlio di Giuseppe?». 
È segno di disprezzo il non voler chiamare Gesù per nome. «Figlio di Giuseppe», nota qui in breve l'evangelista, mentre Matteo e Marco scrivono addirittura, con maggiori particolari: «Non è questo il figlio del falegname? Non è lui stesso un falegname?, lui, il figlio di Maria?». In queste frasi si nota un vero disprezzo.

Si sa che Giuseppe era falegname. Viveva del suo lavoro, e non perdeva il tempo nell'ozio e nei bagordi, come facevano gli scribi ed i farisei. 

Anche Maria si procurava da vivere attendendo alla filatura e servendosi dell'opera delle sue mani. 
Il senso della frase dei farisei è chiaro: «Non può essere il Signore messia, l'inviato da Dio, questo tale che è di origine vile e plebea. Perciò non si può avere fede in un tipo così rozzo e disprezzabile».

Anche il Signore era falegname: il profeta di lui dice: «Tu hai costruito l'aurora e il sole». 
Un modo di disprezzare, analogo a quello usato dai farisei contro Gesù, lo troviamo anche nel libro dei Re, quando di Saul, elevato alla dignità di re, si diceva: «Che cosa mai è capitato al figlio di Cis? Che anche Saul sia un profeta?». Una breve frase avvelenata da immisurabile alterigia. 

Il Signore risponde: «Veramente nessun profeta è accolto dai propri familiari». Con questa frase il Signore si proclama profeta. Lui ebbe l'illuminazione profetica non attraverso una rivelazione, ma attraverso la sua stessa divinità. Per «familiari» qui vuol indicare il paese della sua nascita e della sua fanciullezza. Or dunque è chiaro che non era stato accolto dai suoi compaesani, che erano attizzati contro di lui soltanto per invidia.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.