SOLENNITA' DI PENTECOSTE
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Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo
della potente intercessione
del Cuore
Immacolato di Maria
tua Sposa amatissima
>>
Questa solennità è detta la seconda Pasqua. La Chiesa,
praticamente, nacque in questo giorno. S. Giovanni Crisostomo chiama la
Pentecoste: il compimento di tutte le altre solennità. Già la celebravano, e
con grande solennità, gli Ebrei, che in questo giorno offrivano le primizie dei
frutti della terra.
S. Massimo scrive che la Pentecoste non è
solo una commemorazione del fatto avvenuto, ma è la rinnovazione del fatto,
sempre nuovo, della discesa dello Spirito Santo. Come allora, così anche oggi
lo Spirito Santo discende, non importa se invisibilmente, sulla Chiesa e sui
fedeli che vi sono preparati; altrimenti non sarebbero a proposito le
invocazioni: Veni, Sancte Spiritus,
ecc.
Notate ancora che lo Spirito Santo non
discende solo con i suoi doni e con i suoi frutti, ma Lui in Persona: la terza
Persona della SS. Trinità.
Nostro Signore non disse: " Riceverete i doni
dello Spirito Santo ", ma disse: " Ricevete lo Spirito Santo "
(1033). Così infatti insegna S. Tommaso, dicendo: " Lo Spirito Santo non
manda i suoi doni, ma viene Lui in Persona a portarli ".
Nulla quindi a stupire che la santa Chiesa dia
tanta importanza a questa festa. Oltre a una solenne novena, che al dire del B.
Giovanni d'Avila è una seconda Settimana Santa, prescrive un'ottava
solennissima, durante la quale, lasciati tutti i Santi, ci fa dire Messa e
Ufficio solo dello Spirito Santo, con le più ardenti suppliche, per farlo
discendere nell'anima nostra; e con la recita ogni giorno della Sequenza.
Facciamo dunque nostro lo spirito della
Chiesa e intanto consideriamo brevemente quali sono i nostri doveri verso lo
Spirito Santo. Io li riduco a sei.
Conoscerlo -
Nell'Epistola della festa si narra che avendo S. Paolo interrogato alcun i
cristiani se avessero già ricevuto lo Spirito Santo, risposero che non sapevano
neppure che esistesse. Erano da scusare, perché non ne avevano mai sentito
parlare. Ai nostri giorni molti anche fra i cristiani non conoscono lo Spirito
Santo o lo trascurano. Ma almeno i Religiosi, e più ancora i Missionari che lo
dovranno far conoscere, conoscono essi praticamente lo Spirito Santo? E,
conoscendolo, si comportano con Lui come dovrebbero?... Conoscerlo non
vagamente, ma praticamente: che è la terza Persona della SS. Trinità, che
procede dal Padre e dal Figlio per volontà d'amore; crederlo quindi vero Dio,
unico col Padre e col Figlio; e che a Lui perciò si deve la stessa adorazione,
unitamente alle altre due Persone Divine.
Allo Spirito Santo si attribuiscono le opere ad
extra dell'amore, ed
in particolare l'assistenza alla Chiesa e la santificazione delle anime. Nostro
Signore fondò la Chiesa e poi la rimise alla cura dello Spirito Santo che
l'assiste, la vivifica, la conserva contro tutte le potenze infernali. Il Papa
è illuminato dallo Spirito Santo. La stessa propagazione della fede è l'effetto
dell'azione dello Spirito Santo nelle anime. Quindi è allo Spirito Santo che va
attribuito tutto il bene che si fa nelle Missioni.
Perché, dunque, tanta trascuratezza nel
mondo, anche fra i Religiosi e i Missionari, riguardo allo Spirito Santo?
Perché ricorriamo a Lui di rado o anche mai. Facciamo, sì, qualche cosa durante
la novena, e poi basta. Certo a N. S. Gesù Cristo, che è morto per noi,
dobbiamo intenso amore e profonda divozione, ma non per questo dobbiamo far
torto allo Spirito Santo, che ci applica i meriti di N. S. Gesù Cristo.
Da lui vengono tutte le opere della grazia.
La santificazione delle anime è opera sua. Gli Apostoli, dopo aver passato tre
anni alla scuola di Nostro Signore, erano ancora sì difettosi che, alla vigilia
della Passione, bisticciavano per sapere chi fra essi fosse il primo. " È
necessario - diceva ad essi Gesù - che io me ne vada, perché la mia missione è
compiuta; verrà lo Spirito Santo e farà il resto ". Venne infatti e quale
cambiamento operò in essi!
Noi sappiamo tutto ciò in teoria, ma tale
conoscenza la riduciamo noi alla pratica? Gli prestiamo, come al Padre e al
Figlio, il tributo dei nostri doverosi ossequi? Questo bisogna fare:
ossequiarlo e raccomandarsi a Lui, massime per ottenere la santità; tenerlo
praticamente, e tutto l'anno, come nostro Santificatore; essere intimamente
persuasi della necessità di questa divozione.
Amarlo -
È una conseguenza della nostra vera e pratica conoscenza. Lo Spirito Santo è
tutto amore; sugli Apostoli discese sotto il simbolo di fiamme. Egli è fuoco,
come diciamo nel Veni Creator. Egli ci
ama e, per l'amore che ci porta, desidera ardentemente di comunicare a noi Se
stesso. Ora, amore esige amore; desiderio vuol corrispondenza di desiderio. Ed
oh! come ben esprimono questi sospiri amorosi tutte le parole del predetto Inno
e della Sequenza. Solo bisogna farle nostre, dirle con tutta l'anima: Veni,
Pater pauperum!... Abbiamo un cuore duro, freddo. Diciamo allo
Spirito Santo che ce lo rammollisca, che ce lo infiammi, sì da fare di noi
altrettante nuove creature...
Bisogna amare, amare, perché Egli è tutto
amore Si ricevono dallo Spirito Santo tutte le grazie, ma soprattutto l'amore.
Non si fa torto al Padre a voler bene al Figlio, e così pure non si fa torto al
Figlio a voler bene allo Spirito Santo. Questo amore è quello che infiammò di
zelo gli Apostoli per la salvezza delle anime: ne abbiamo bisogno pur noi, ed è
dallo Spirito Santo che dobbiamo ottenerlo.
Ascoltarlo -
Ascoltare le sue ispirazioni. Quando diciamo a buone ispirazioni ",
intendiamo quelle che ci possono venire dal Divin Padre o da Nostro Signore, o
direttamente dallo Spirito Santo. Dobbiamo dunque seguirle con generosità e
costanza. Il non ascoltarlo, il resistergli fa parte di quel gran peccato
contro lo Spirito Santo, che porta all'impenitenza finale, alla disperazione
della salute.
La tiepidezza continua di un Religioso è
anche contro lo Spirito Santo. Quante anime in certi momenti di fervore
ascoltano i suoi inviti; ma presto si stancano, e lasciano il bene e la propria
santificazione a metà! Quindi in esse lo Spirito Santo non può operare le sue
meraviglie: quelle meraviglie ch'Egli opera invece nelle anime che lo seguono
con coraggio e generosità; delle quali fa altrettanti eroi di santità, come
fece degli Apostoli, di S. Francesco Zaverio, ecc. In essi, e per mezzo di essi
Egli rinnova la faccia della terra. Et renovabis faciem terrae!
Quando lo Spirito Santo viene in un'anima,
porta via tutto per restare Lui solo. È difficile che chi vive sotto l'influsso
dello Spirito Santo non si faccia santo. Quando un'anima riceve lo Spirito
Santo con i suoi doni e con i suoi frutti, essa immancabilmente viene
trasformata.
Non contristarlo -
S. Paolo, scrivendo agli Efesini, dice loro: Non contristate lo Spirito Santo di
Dio (1034). Come lo
si contrista? Il peccato è l'unica cosa che contrista lo Spirito Santo. Sono i
peccati veniali e la non corrispondenza alla grazia; cioè quando lo offendiamo
e quando non facciamo tutto quello che dovremmo fare. Quei peccatucci, quei
difetti, massime se abituali, fanno sì che lo Spirito Santo non possa star bene
in noi. Bisogna essere generosi nel taglio dei nostri difetti.
Altre volte non si offende con peccati
veniali deliberati, ma non si bada alle imperfezioni; e anche allora lo
contristiamo, perché Egli vuole la nostra perfezione, vuol vedere in noi la
pienezza della grazia. Quando Noè mandò fuori dall'arca la colomba, questa, non
avendo trovato dove fermarsi, rientrò. Lo Spirito Santo è raffigurato nella
colomba: dobbiamo evitare tutto ciò che sa di mondo, di profano, se vogliamo
che si posi su di noi, che rimanga in noi, che sia contento di noi.
Alle volte non siamo capaci di sollevarci...
Se ricevessimo bene lo Spirito Santo, saremmo tutti veri e santi Apostoli!...
Dunque non contristare lo Spirito Santo col peccato veniale e con le mezze
volontà. Dobbiamo metterci nelle sue mani, lasciarlo fare, seguirlo docilmente:
che compia la nostra santificazione.
Non estinguerlo -
S. Paolo dice: Non spegnete lo Spirito (1035). Lo Spirito Santo, come spiega
S. Giovanni Crisostomo, è velut lucerna, la quale
si estingue o per un colpo di vento o per mancanza di olio: si
ventum, vel si parum olei infundas (1036). Che cosa significa il vento?
Significa il mondo, lo spirito del mondo, l'amore alle cose terrene. Noi
dobbiamo staccarci dal mondo, perché così vuole lo Spirito Santo. Lo spirito
del mondo è l'opposto dello Spirito di Dio. Sta scritto che lo Spirito Santo è spirito
di verità che il mondo non può ricevere (1037). Quindi, via i pensieri, i
giudizi, i desideri del mondo, via anche lo spirito sensuale o anche solo
troppo umano.
Gesù stesso disse agli Apostoli: Se
io non vado, il Paraclito non verrà a voi (1038). Era necessario che gli
Apostoli si staccassero anche da Lui. Ma non era buono l'affetto degli Apostoli
alla Persona di Gesù? Sì, risponde S. Bernardo, ma era un affetto troppo
sensibile, quindi imperfetto. Tanto più noi dobbiamo staccarci da certi affetti
non cattivi ma troppo sensibili, come per taluni è l'affetto ai parenti.
Non lasciamo dunque che il vento, lo spirito
del mondo, estingua lo Spirito Santo. E insieme procuriamo che non si spenga in
noi per mancanza di olio. Che significa l'olio? Significa le opere buone, le
virtù. Son queste che tengono vivo in noi lo Spirito. Mancanza d'olio è
promettere sempre di essere umile, obbediente, e poi, nel momento in cui uno
dovrebbe esplicare l'umiltà e l'obbedienza, saltar su con tutta la propria superbia.
Le vergini stolte del Vangelo, che non avevano olio nelle loro lampade, non
furono ammesse al festino dello Sposo (1039). Ciò serve per noi, che dobbiamo
continuamente accrescere in noi la grazia, e corrispondere alla medesima. Sì,
corrispondere alla grazia, affinché questa non ci venga tolta, e non si
estingua in noi la carità, che è lo Spirito Santo.
Ravvivare in noi la grazia -
S. Paolo scriveva a Timoteo: Ti rammento di ravvivare la grazia
di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani (320). Che cosa vuol dire S. Paolo con
queste parole? Timoteo, il discepolo prediletto di Paolo, era un santo, e
certamente la grazia di Dio era in lui; però S. Paolo gli rammenta di tenerla
viva, anzi di ravvivarla sempre più. Vedete: quando pare che il braciere debba
spegnersi, lo si ravviva. Così noi dobbiamo ravvivare la grazia di Dio che è in
noi, cioè l'accipe
Spiritum Sanctum delle
sacre Ordinazioni; darle una vita più intensa.
Alle volte i doni dello Spirito Santo sono
assai poveri in noi, a motivo delle nostre meschine disposizioni. Non dico che
ci manchi addirittura la grazia di Dio, ma non abbiamo vigore, viviamo una vita
mediocre. Ed allora ecco: ravvivare in noi la vita della grazia, scuoterci,
rimetterci in fervore. Lo Spirito Santo certo farà Lui, ma prima vuole che
facciamo noi quello che possiamo... Tenete a mente queste cose. Oggi sarebbe un
giorno ben trascorso, se faceste quello che vi ho detto e ve ne ricordaste per
tutto l'anno.
I DONI DELLO SPIRITO SANTO - Oltre la grazia
santificante, lo Spirito Santo dà ancora le grazie gratis
datae, descritte da S. Paolo nella prima Lettera ai Corinti (1040).
Queste non sono per tutte le anime. Voi non chiedete mai la grazia di fare
miracoli; per far conversioni, sì, ma non per altro. Nei primordi della Chiesa
alcuni ebbero di queste grazie straordinarie, s'invanirono e caddero.
Ci sono poi i doni dello Spirito Santo. Che
cosa sono ?
E che differenza c'è tra virtù e doni? Le
virtù sono facoltà soprannaturali che ci rendono capaci di compiere atti
soprannaturali; i doni, invece, sono abiti permanenti, per i quali l'uomo è
reso docile e pronto a seguire gli impulsi dello Spirito Santo.
I doni si distinguono dalle virtù in quanto
il principio motore delle virtù sono le potenze dell'anima perfezionate
soprannaturalmente, mentre quello dei doni e immediatamente lo Spirito Santo:
le virtù danno la capacità di compiere le azioni ordinarie della vita virtuosa,
i doni di compiere atti straordinari ed eroici.
Poiché i doni sono un regalo dello Spirito
Santo, conviene pregarlo che ce li sviluppi, essendo la loro azione di grande
importanza.
Passiamoli brevemente in rassegna.
Sapienza -
Per questo dono, fissi nel fine per cui fummo creati, disprezziamo i beni di
questo mondo, per solo apprezzare gli eterni. È, secondo S. Bernardo, il sapor
boni (1O41), gustare
cioè le cose spirituali. È vera sapienza quando si è attratti verso le cose spirituali,
quando non si rimpiangono le cipolle d'Egitto per tendere solo alle cose del
Cielo.
Intelletto -
Certuni credono come se vedessero; è una luce che sgombra le tenebre e dà la
pace nel credere. Intelletto vuol dire: intus legere (1042). Queste anime leggono dentro,
penetrano, per così dire, i Misteri. Non è che l'anima li comprenda, ma di essi
ha una luce più chiara. S. Felice Cappuccino, quando parlava di Dio, diceva
cose altissime, tutte teologicamente esatte, senza aver mai aperto un libro.
Consiglio -
Pel dono del consiglio dirigiamo noi egli altri alla virtù e alla santità; esso
ci fa prevedere le tentazioni e ci suggerisce i mezzi per vincerle. S. Giuseppe
Cafasso possedeva questo dono in grado eminente.
Fortezza -
E quell'energia soprannaturale che ci fa vincere la pusillanimità e la
debolezza nelle avversità e nei pericoli, rendendoci pronti al sacrificio e
anche al martirio. Senza di questo dono i martiri non avrebbero potuto
resistere. Esso è sommamente necessario ai missionari, massime a quelli più
inclinati allo scoraggiamento.
Scienza -
Per questo dono ci solleviamo dalla considerazione delle cose temporali a
quelle eterne. S. Agostino diceva: " Ogni cosa creata mi è di scala a Dio
" (1043). E S. Teresa: " Tutte le cose mi gridano di amare Te, o
Signore! ". S. Maddalena de' Pazzi da un fiore, da un filo d'erba si
sollevava al Creatore (1044).
Questo dono è anche necessario per lo studio
e pel disimpegno del lavoro. Lo Spirito Santo è Spirito di scienza.
Raccomandatevi a Lui nei vostri studi, specialmente in quello delle lingue
indigene ed estere. Ciò che lo Spirito Santo ha fatto per gli Apostoli, lo farà
anche per voi, purché mettiate da parte vostra buona volontà e impegno ad
apprenderle.
Pietà -
Pel dono della pietà si onora Dio come Padre e gli uomini come fratelli; si
gusta di stare davanti a Dio, di trattare con Lui con filiale familiarità, come
con un papà e una mamma; rende i nostri cuori docili ed arrendevoli. In
particolare, questo dono ci fa gustare la pietà e godere di essa.
Timor di Dio -
Per questo dono l'anima sta attenta a non offendere Dio. Non è un timore
servile, ma filiale. Esso fa sì che non perdiamo la pace, né la confidenza per
i difetti che commettiamo. Se uno cade, non si sgomenta, perché sa che Dio è
Padre, e ritorna subito a Lui con maggior buona volontà. Anche il timore
servile può essere utile, ma il timore filiale è più perfetto.
I FRUTTI DELLO SPIRITO SANTO - I frutti
dello Spirito Santo, secondo S. Paolo, sono dodici: Frutto
dello Spirito Santo è l'amore, la gioia, la pace, la pazienza, la benignità, la
bontà, la longanimità, la mitezza, la fede, la moderazione, la continenza, la
castità (1045).
Perché si chiamano frutti ? Lo spiega S. Ambrogio: " Perché ristorano
l'anima di sincero amore... e perché contengono una grande dolcezza e soavità
" (1046). Ciò che i frutti naturali sono per il corpo, che si gustano e
saziano, i frutti dello Spirito Santo lo sono per l'anima. Sono così belle
queste cose!... Chi gode di questi frutti vive di Spirito Santo. Bisogna gustarli,
e per gustarli è necessario essere divoti dello Spirito Santo. Leggeteli,
meditateli; sono soavi al cuore, ci fanno passar sopra le miserie di questa
vita e ci fanno amare i sacrifici.
TEMPLI DELLO SPIRITO SANTO - S. Paolo dice
che noi siamo templi dello Spirito Santo. Che cosa si fa in un tempio? Nel
tempio si cura la pulizia. Così noi: essere decenti esternamente e mondi
internamente; delicatissimi di coscienza.
Nel tempio si fa silenzio. Così noi:
silenzio esterno quando la Regola lo richiede, e silenzio interno: non divagare
con la mente, ma pensare allo Spirito Santo che è in noi, desideroso di
infonderci la sua grazia.
Nel tempio si prega. Così noi, se fossimo
proprio persuasi di avere abitante in noi lo Spirito Santo, come volentieri gli
parleremmo, e quanto attenti saremmo ad ascoltare le sue ispirazioni!
Nel tempio si celebra il Divin Sacrificio.
Così dobbiamo fare dentro di noi: moltiplicare i piccoli sacrifici, che hanno
tanto valore per la nostra santificazione.
Nel tempio si ascolta la parola di Dio. Così
dobbiamo fare nella piccola chiesa del nostro cuore; ascoltare volentieri la
voce dello Spirito Santo, che è la voce della grazia, e cercare di tradurla in
pratica.
Nel tempio si celebrano le feste. E anche
noi dobbiamo essere allegri in questa come in tutte le feste della Chiesa.
Inoltre, procurare di ornare il nostro cuore con atti di virtù, allo stesso
modo che si adornano con drappi i templi materiali...
Lo Spirito Santo si compiace di abitare
nell'anima fervorosa; Egli ci lascia solo per il peccato mortale. Quando si
commettono peccati veniali deliberati, non ci lascia no, ma resta mortificato.
Meditiamo sovente questa grande e consolante verità: noi siamo templi dello
Spirito Santo!
PENSIERI SULLA DEVOZIONE ALLO SPIRITO SANTO
S.Filippo voleva che i suoi Religiosi fossero tutti figli dello Spirito Santo:
io pure voglio che lo siate tutti voi. Egli vi darà le sue continue
ispirazioni, i suoi doni, per cui diverrete dotti e santi.
Se non ci curiamo dello Spirito Santo. Egli
passa con le sue ispirazioni. Perciò, per essere veri figli dello Spirito
Santo, bisogna ascoltarlo, star sempre pronti alla sua voce, attenti alle sue
ispirazioni.
Volete divenir santi, staccati da tutti e da
tutto. Siate divoti dello Spirito Santo. Si comprende come delle piccole anime
abbiano fatto tanto: perché erano ripiene di Spirito Santo. Ah, quando entra lo
Spirito Santo in un'anima, basta! Egli consola e sana ogni ferita!
Alle volte siamo maligni, ecc.; questo
perché non ricorriamo allo Spirito Santo. Egli dà tutti i doni, tutte le grazie
di cui abbisogniamo. Se uno è divoto dello Spirito Santo, ottiene tutto.
Siamo deboli, pieni di difetti, ma se ci
riconosciamo poveri non solo a parole ma in verità; se con convinzione di cuore
ed efficacemente ci dichiariamo e ci dimostriamo figli dello Spirito Santo,
Egli che è Pater pauperum, ci sarà
largo dei suoi doni. Si pensa troppo poco allo Spirito Santo nel mondo,
pensiamoci almeno noi!
Bisogna che continuiamo a invocare lo
Spirito Santo per tutta l'Ottava; non lasciar passare questa settimana senza
riempirci di Spirito Santo. Se non è ancor venuto, può essere che venga
l'ultimo giorno dell'Ottava. In quel giorno, nella Messa, si leggono cinque
Epistole e tanti Oremus; sembra che la Chiesa faccia violenza per farlo discendere.
Dovete anche pregare per gli Ordinandi, su
cui lo Spirito Santo deve discendere; altri un giorno pregheranno per voi.
Facciamo l'Ottava con questa intenzione.
La vostra divozione allo Spirito Santo non
deve però terminare con quest'Ottava, deve durare tutto l'anno, perché tutto
l'anno abbiamo il dovere di ossequiarlo e invocarlo. Nessuno ha fissato la data
della venuta dello Spirito Santo in noi.
È una divozione che deve compenetrarvi,
dev'essere di tutta la vita, di tutti i mesi, di tutti i giorni, di tutte le
ore.
In Africa avrete ancor più bisogno dello
Spirito Santo. Egli vi aiuterà e, se sarà necessario, farà dei miracoli. Perché
S. Pietro convertì nella prima predica circa tre mila persone, e cinque mila
nella seconda? Perché lo Spirito Santo dava forza alle sue parole e, nello
stesso tempo, illuminava le anime che l'ascoltavano.
Questa divozione vi aiuterà anche in certi
momenti di tristezza, di malinconia. Se in quei momenti invochiamo lo Spirito
Santo, egli ci dà una spinta...Chi di voi non ha ancora provato questi
momenti?... Ci sono temperamenti più inclinati alla malinconia, altri
all'incostanza. Ma il carattere dobbiamo formarcelo noi e cambiarlo, da
malinconico e incostante, in carattere sempre uguale. Lo Spirito Santo, con il
dono della fortezza, ci aiuterà in questo lavoro su noi stessi.
Siamo intesi: lo Spirito Santo non lo
abbandoneremo mai, ma lo terremo sempre dentro di noi. Saremo tutti figli dello
Spirito Santo!
<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI.
AMORE DI DIO, CONSUMAMI.
NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.
MARIA MADRE MIA, GUARDAMI.
CON GESU’ BENEDICIMI.
DA OGNI MALE, DA OGNI ILLUSIONE,
DA OGNI PERICOLO, PRESERVAMI.>>