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venerdì 8 febbraio 2013

Vangelo della Domenica V SETTIMANA Tempo Ordinario Anno C, 10 febbraio 2013 : <<... Portate tutto a Zebedeo e a mio cognato. Andiamo. Tutti per Te, Gesù! Sia benedetto l'Eterno per questa elezione!>>




65. 
La pesca miracolosa e l'elezione dei primi quattro apostoli. Mt 4, 18-22; Mc 1, 16-20; Lc 5, 1-11
E [la visione] riprende sulle parole di Gesù:

«Quando a primavera tutto fiorisce, l'uomo del campo dice, contento: "Avrò molto frutto ". E giubila in cuor
suo per questa speranza. Ma dalla primavera all'autunno, dal mese dei fiori a quello delle frutta, quanti
giorni, quanti venti, e piogge, e sole, e burrasche hanno da passare, e talora guerra o crudeltà di potenti, e
malattie delle piante, e talora malattia dell'uomo del campo, per cui - non più scalzate e rincalzate, irrigate,
potate, sorrette, pulite - le piante, promettenti gran frutto, intristiscono e muoiono o totalmente o nel loro
raccolto!
Voi mi seguite. Voi mi amate. Voi, come piante a primavera, vi ornate di propositi e di amore. Veramente
Israele in quest'alba del mio apostolato è come le nostre dolci campagne nel luminoso mese di nisam. Ma
udite. Come arsione di siccità, verrà Satana a bruciarvi col suo alito che mi invidia. Verrà il mondo col suo
vento gelato a ghiacciare il vostro fiorire. Verranno le passioni come burrasche. Verrà il tedio come pioggia
ostinata. Tutti i nemici miei e vostri verranno per isterilire ciò che dovrebbe venire da questa santa vostra
tendenza a fiorire in Dio. Io ve ne avverto, perché so.



Ma tutto allor sarà perso, quando Io, come agricoltore malato - più che malato, morto - più non potrò dare a voi parole e miracoli? No. Io semino e coltivo sinché è il mio tempo. Poi su voi crescerà e maturerà, se voi farete buona guardia.


Guardate quel fico della casa di Simone di Giona. Chi lo piantò non trovò il punto giusto e propizio. Messo a
dimora presso l'umido muro di settentrione, sarebbe morto se, da sé stesso, non avesse voluto tutelarsi per
vivere. Ed ha cercato sole e luce. Eccolo là, tutto piegato, ma forte e fiero, che beve dall'aurora il sole, e se ne
fa succo per i suoi cento e cento e cento dolci frutti. Si è difeso da sé. Ha detto: "Il Creatore m'ha voluto per dar gioia e cibo all'uomo. Io voglio che il suo volere abbia a compagno il mio!". Un fico! Una pianta senza parola! Senza anima! E voi, figli di Dio, figli dell'uomo, sarete da meno della legnosa pianta?

Fate buona guardia per dar frutti di vita eterna. Io vi coltivo, e per ultimo vi darò un succo che più potente non ne esiste. Non fate, non fate che Satana rida sulle rovine del mio lavoro, del mio sacrificio e della vostra anima. 
Cercate la luce. Cercate il sole. Cercate la forza. Cercate la vita. Io sono Vita, Forza, Sole, Luce di chi mi ama. Qui sono per portare voi là da dove Io sono venuto. Qui parlo per chiamarvi tutti e additarvi la Legge dai dieci comandi che danno la vita eterna. E con consiglio d'amore vi dico: "Amate Dio e il prossimo". Condizione prima per compiere tutto ogni altro bene. Il più santo dei dieci comandi santi. Amate.
Coloro che ameranno in Dio, Dio e prossimo, e per il Signore Iddio, avranno in terra e in Cielo la pace per loro tenda e per loro corona».

La gente si allontana a fatica dopo la benedizione di Gesù. Non ci sono malati né poveri.

Gesù dice a Simone: «Chiama anche gli altri due. Andiamo sul lago a gettare la rete».
«Maestro, ho le braccia rotte dall'aver gettato e rialzato la rete per tutta la notte, e per nulla. Il pesce è nel profondo e chissà dove».
«Fa' quel che ti dico, Pietro. Ascolta sempre chi ti ama».
«Farò quel che Tu dici, per rispetto alla tua parola» e chiama forte i garzoni e anche Giacomo e Giovanni.
«Usciamo alla pesca. Il Maestro lo vuole». E mentre si allontanano dice a Gesù: «Però, Maestro, ti assicuro che non è ora propizia. A quest'ora i pesci chissà dove sono a riposo!... »

Gesù, seduto a prora, sorride e tace.
Fanno un arco di cerchio sul lago e poi gettano la rete. Pochi minuti di attesa e poi la barca riceve scosse
strane, dato che il lago è liscio come di vetro fuso sotto il sole ormai alto.
«Ma questo è pesce, Maestro!» dice Pietro ad occhi spalancati.
Gesù sorride e tace.
«Issa! Issa!» ordina Pietro ai garzoni. Ma la barca piega di bordo dal lato della rete. «Ohè! Giacomo! Giovanni! Presto! Venite! Coi remi! Presto!».

Quelli corrono, e gli sforzi delle due ciurme riescono ad issare la rete senza sciupare la preda.
Le barche accostano. Sono proprio unite. Un cesto, due, cinque, dieci. Sono tutti pieni di preda stupenda, e ce
ne sono ancor tanti di pesci guizzanti nella rete: argento e bronzo vivo che si muove per sfuggire alla morte.
Allora non c'è che un rimedio: rovesciare il resto nel fondo delle barche. Lo fanno, e il fondo è tutto un agitarsi di vite in agonia. La ciurma è dentro a questa dovizia sino a oltre il malleolo, e le barche affondano oltre la linea di immersione per il peso eccessivo.
«A terra! Vira! Forza! Di vela! Attenti al fondale! Pertiche pronte per riparare l'urto! È troppo il peso!».
Finché dura la manovra, Pietro non riflette. Ma giunti a terra lo fa. Capisce. Ne ha sgomento. 
«Maestro Signore! Allontanati da me! Io sono uomo peccatore. Non son degno di starti presso!». È in ginocchio sul greto umido.

Gesù lo guarda e sorride. «Alzati! Seguimi! Più non ti lascio! D'ora in poi tu sarai pescatore d'uomini, e con te questi tuoi compagni. Non temete più nulla. Io vi chiamo. Venite!».
«Subito, Signore. Voi occupatevi delle barche. Portate tutto a Zebedeo e a mio cognato. Andiamo. Tutti per Te, Gesù! Sia benedetto l'Eterno per questa elezione».

E la visione ha termine.
Da L'Evang. come mi é stato rivelato, di M. Valtorta



MAGNIFICAT ANIMA MEA DOMINUM!