IN DIFESA DEL POEMA DELL'UOMO-DIO DI MARIA
VALTORTA
+ Roman Danylak, Vescovo titolare di Nissa
P. Philip Pavich, OFM, sacerdote francescano
americano-croato, nel 1991 spedì una lettera circolare ai devoti di Medjugorje,
mettendo in questione le presunte visioni di Maria Valtorta e i volumi da lei
scritti, intitolati Poema del Uomo-Dio- l'Evangelo Come mi e stato Rivelato,
pubblicato in inglese in 5 volumi (10 volumi in italiano E già uscita la
quarta edizione ampliata di quest'opera, pubblicata dal Centro Valtortiano in
Isola dei Liri, in Italia. Le tre ultime edizion sono state curate dal editore,
dott. Emilio Pisani.)
Mi resi conto di sovrabbondanza di pareri simili tra vari autori,
sacerdoti, cattolici impegnati, fedeli tradizionali, e non solamente cattolici
radicali o liberali, che erano pronti a rigettare tali visioni e rivelazioni su
due piedi. La mia prima reazione a questa lunga lettera circolare fu quella
d'apprensione. E ritornai alle origini: il testo de Il Poema
dell'Uomo-Dio, in originale italiano e nella traduzione inglese, alle sue
esaurienti introduzioni, annotazioni in calce e appendici, al decreto della
Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede sull'abolizione dell'Indice di
libri proibiti; e in particolare le sezioni che causarono a P. Pavich tale
impegno. Rividi un'altra volta l'opera principale di P. Gabriele Roschini: La
Vergine Maria negli scritti di Maria Valtorta.
Riflettendo sui punti di riguardo alla luce delle difficoltà sollevate da
P. Pavich, e dal gran numero di scrittori per i diversi bollettini o
settimanali, come ad. es. The Wanderer, presto mi divenne chiaro che
tutti i riserbi di P. Pavich e degli altri scrittori provengono dalle loro
interpretazioni dei commenti per sentito dire e delle interpretazioni degli
episodi né Il Poema dell'Uomo-Dio, e in particolare della loro cattiva
lettura e del fatto che la prima edizione de Il Poema era stata
messa sull'Indice dei libri proibiti. Nessuno di questi scrittori, comunque, si
applicò a studiare il decreto, e meno ancora a studiare a fondo Il Poema
dell'Uomo-Dio, e le affermazioni di studiosi e delle autorità della Chiesa e
le buone cose che teologi rinomati avevano da dire de Il Poema
dell'Uomo-Dio.
Parlerò delle maggiori questioni per esteso.Gli scrittori menzionati
sopra non erano nemmeno a conoscenza della notevole letteratura degli anni
cinquanta, delle dichiarazioni favorevoli dei contemporanei di Maria Valtorta, e
specialmente dell'approfondimento teologico e del commento scientifico di P.
Corrado Berti, un teologo Servita, alla seconda edizione italiana de Il
Poema dell'Uomo Dio.
Le principali obiezioni dei censori, che misero Il Poema dell'Uomo-Dio
sull'Indice dei libri proibiti, furono che gli editori della prima edizione,
facendo intendere di presentare visioni e rivelazioni private, non sottomisero
l'opera alla precedente censura ecclesiastica, la quale cosa è vera. Inoltre
loro accusarono il libro d'inaccuratezze archeologiche e geografiche, teologia
sbagliata, sentimentalismo affettato, etc., etc.
Due teologi Serviti, P. Corrado
Berti, che allestì un commento scientifico teologico e scritturale per la
seconda edizione de Il Poema, e P. Gabriele Roschini, un noto
mariologo, l'autore de La Vergine Maria negli scritti di Maria Valtorta,
attestano l'ortodossia della fede cattolica, l'accuratezza dei fatti delle
descrizioni della geografia biblica descritta nel Poema, e la profondità
del discernimento teologico di questi scritti. P. Roschini fece uso degli
scritti di Valtorta per il suo corso di mariologia degli anni 1970, e le
annotazioni per il suo corso divennero la base per il suo finale e definitivo
libro di mariologia, La Vergine Maria negli scritti di Maria Valtorta.
Inizialmente P. Roschini si era dimostrato molto riservato verso gli scritti
di Valtorta. Ma cambiò opinione, superò il suo iniziale riserbo, per scoprire un
tesoro immenso di cognizione del mistero di Maria, egli commenta
nell'introduzione al suo ultimo libro su Maria (pg. 21 nella traduzione
inglese).
L'Osservatore romano pubblicò il 6 gennaio 1960, un articolo su //
Poema dell'Uomo Dio assieme ad un'aspra critica contraria. Tuttavia lo
stesso articolo apertamente ammise che era possibile trovare in quest'opera
delle lezioni di teologia mariana le che dimostrano conoscenza completa di studi
ulteriori d'odierni specialisti nella materia. Queste lezioni teologiche sono
scritte in termini uguali a quelli che un professore contemporaneo userebbe ora.
Nella nota in calce, P. Roschini aggiunge che questi ufficiali non erano nemmeno
a conoscenza della dichiarazione del Papa Pio XII del 26 febbraio 1948, durante
la speciale udienza che aveva concesso a P. Berti e a due testimoni P. Andrea M.
Cecchini, Priore, e P. Romualdo Migliorini (tutti e tre teologi). (Cf.
Osservatore Romano, 27 febbraio 1948) — con la raccomandazione: "Pubblicate
quest'opera così come è. Non c'è bisogno di dare un'opinione sulle sue origini,
se siano straordinari o no."
Le successive edizioni, sebbene similmente stampate senza il Nihil
Obstat, furono pubblicate dopo che l'indice era stato annullato. P. Pavich era a
conoscenza soltanto dei commenti per sentito dire di P. T. Pervan sulla
dichiarazione attribuita al Cardinale Ratzinger. Sfortunatamente, né P. Pavich
né P. Pervan indicano le sorgenti di questo riferimento alle presunte
dichiarazioni del Cardinale. Altri scrittori ugualmente fanno menzione alla
risposta del Cardinale Ratzinger ai quesiti del Cardinale Siri di Genova; eppure
nessuno di loro propone riferimenti precisi, cosicché i lettori possano valutare
l'impatto della risposta del Cardinale Ratzinger.
Con risposta a queste obiezioni semplicemente citerò e commenterò il
testo del nuovo decreto e il pubblico pronunciamento della Congregazione per la
Dottrina della Fede, pubblicato in Acta Apostolicae Sedis del 1966. Presento la
traduzione inglese del testo latino di ambedue i documenti, cosicché i lettori
possano da soli avere un'idea dell'impatto di questi due documenti.
Il decreto che ha annullato l'indice dei libri proibiti, distingue tra
quei libri che furono collocati sull'indice a causa della loro morale
riprovevole, il carattere teologico anti-ecclesiale, e quell'altra letteratura
relativa agli scritti sulle rivelazioni private o presunte visioni che furono
pubblicate senza previa approvazione dell'" autorità ecclesiastica. Il desiderio
profondo di Maria Valtorta, che rifiutava qualsiasi personale paternità del
Poema dell'Uomo-Dio a parte quella di essere la portavoce o la segretaria
annotatrice — dichiarando che gli scritti erano un dono del Signore — era che la
Chiesa approvasse quest'opera. Una delle sue croci più grandi, era che questa
approvazione non fu mai ottenuta, anche se l'edizione finale dell'intero corpo
del Poema dell'Uomo-Dio fu pubblicato in adesione alle nuove regole
stabilite dalla Santa Sede. Né fu lei di persona responsabile per la prima, né,
in quanto a ciò, per le successive pubblicazioni. Ciò è stato il lavoro d'amici
zelanti che desideravano di condividere una buona cosa con il mondo.
Non c'è stata né c'è alcuna cosa moralmente, teologicamente o
scritturalmente riprovevole, nulla che fosse contrario all'insegnamento della
Chiesa o in opposizione all'autorità della Chiesa, nelle opere della Valtorta.
Questa fu la conclusione delle diverse autorità che io ho citato, come pure i
critici delle sue opere, responsabili per l'articolo nell'Osservatore Romano del
1960.
In secondo luogo, P. Pavich è in disaccordo con il titolo del libro:
Il Poema dell'Uomo-Dio arguendo che il Cristo dovrebbe più
propriamente essere chiamato il Dio-Uomo. Desidero riferirmi all'opera di San
Alfonso Liguori "La passione e la morte di Gesù Cristo". Citando Santo Agostino,
Santo Alfonso inverte le parole di Santo Agostino, 'Deus-Homo', e scrive: "Nulla
è più salutare del pensare quotidianamente di quanto l'Uomo-Dio ha sopportato
per noi." (p. 159). Questo nome di Cristo, l'Uomo-Dio è di comune uso in
italiano. Il Cardinale Pietro Parente, uno dei più eminenti teologi italiani
prima e durante il Concilio vaticano II, segretario del Sant'Ufficio sotto il
Card. Ottaviani, nel suo articolo sul Verbo Incarnato in Euntes Docete (1952)
intitola la sua tesi "Unità ontologica e psicologica dell'Uomo-Dio";
quest'espressione si trova spesso in molti suoi scritti di cristologia.
P. Pavich afferma la propria autorità in merito in quanto già professore
di seminario, tuttavia lui rifiuta le autorità citate dagli editori del
Poema, uomini reputati non solo per la loro scienza ecclesiastica, ma
anche per la loro autorità in seno alla Chiesa. Ne addurrò solo alcuni: Il
Cardinale Agostino Bea, l'Arcivescovo Carinci, segretario della Congregazione
per i Santi, Mons. Ugo Lattanzi, il Prof. Camillo Corsanego, avvocato
concistoriale per le cause dei santi; i Padri Corrado Berti, Romualdo
Migliorini, Gabriele Roschini, tutti teologi o canonisti e professori alle
università pontificie, e altri. (Cf. Poema dell'Uomo-Dio, edizione 1986, vol
VII. appendice ppg. 1865-1871; e vol X, nota 65, ppg. 369-370, per un elenco di
autorità che supportano il lavoro di Maria Valtorta, e per la valorizzazione
critica della competenza biblica e teologica dei suoi scritti).
Ho studiato il Poema a fondo, non solo nella traduzione inglese,
ma nell'originale edizione italiana con le annotazioni critiche di P. Berti, ed
affermo la sua teologica validità, e accolgo cordialmente la perizia di P. Berti
e il suo concetto critico all'edizione italiana degli scritti. Inoltre ho
studiato in originale i Quaderni di Maria Valtorta per gli anni dal 1943
al 1950. E desidero asserirne l'ortodossia teologica.
P. Pavich allude a due particolari punti di riguardo. In primo luogo, le
parole della Beata Madre pronunciate nell'infanzia: "Vorrei anche esser
peccatrice, tanto peccatrice, se non temessi di offendere il Signore... Dimmi,
mamma. Si può esser peccatrici per amore di Dio?" (Poema I, pg. 47. Seconda
edizione, l'Evangelo come mi è stato rivelato 1 pg.37 (terza edizione), ossia
7,5). Mi sembra di ricordare un simile commento di Santa Teresa del Bambino
Gesù. La sua profonda comprensione dell'Infinita Misericordia di Dio che trova
gioia nel dar perdono ai peccatori. E forse non molto lontano da ciò è l'offerta
di San Paolo: "...ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei
fratelli, miei consanguinei secondo la carne...". (Rom. 9:3)
Per me, Nostra Signora, con la sapienza di una bambina, cerca di
esprimere il suo profondo discernimento, come bambino, dell'infinita
misericordia e compassione del Dio che redime, la cui più grande gioia è perdonare
al peccatore che si pente. Se ha realmente detto tali parole o no, non lo
sapremo mai per certo al di qua del cielo, salvo un'altra visione o rivelazione.
La seconda difficoltà di P. Pavitch si riferisce all'apparentemente dura
risposta di Cristo a Sua Madre, che chiama la sua attenzione alla mancanza di
vino, e il successivo mutamento dell'acqua in vino nelle nozze di Cana. Secondo
Maria Valtorta, Cristo indica che i successivi traduttori delle Scritture
omisero una parola chiave. Le parole di Cristo a sua Madre dovrebbero leggersi,
secondo Maria Valtorta: "Donna, che vi è più fra Me e Te?" (Giov. 2:4). Diversi
traduttori traducono in varie forme l'enigmatico "Quid mihi et tibi, mulier?"
nella Vulgata latina, o nell'originale greco. I commenti dei Padri orientali e
dei Dottori occidentali della Chiesa su queste parole colmano molte pagine.
Il
commento di Cristo, secondo Maria Valtorta (Poema, II, pg. 76 seconda edizione,
I, pg.293 terza edizione, ossia 52,9, quarta edizione, l'Evangelo come mi stato
rivelato, p.329, n.52.7), fa capire che la parola "più" fu omessa da molti
traduttori. Questo implicherebbe una correzione ai testi delle Scritture come
noi le possediamo, o il suggerimento che l'originale testo in greco può aver
avuto incluso la parola greca per "più". Non ero in grado di consultare una
varietà più vasta di fonti dei manoscritti greci, per trovare manoscritti con
questo "più". P. Pavich muove obbiezione a queste parole attribuite dalla
Valtorta a Cristo. Studiosi delle Scritture dovranno applicarsi alle questioni
di testo. Qualsiasi sia l'esito, la spiegazione offertaci nel Poema
dell'Uomo-Dio è più accettabile delle grandi quantità di scritti dei teologi
e persino dei Padri della Chiesa nei secoli, per non parlare delle oltraggiose
interpretazioni del Protestantesimo, come se Gesù avesse messo Sua Madre dove le
spetta di stare. P. Roschini fa sua l'interpretazione di Maria Valtorta:
Citando la risposta di Gesù a Sua Madre alle nozze di Cana: "Donna, che
vi è fra Me e Te?" Maria Valtorta spiega il passaggio come segue:
"Donna, che vi è più fra Me e Te?" L'avverbio "più" è stato
aggiunto. Valtorta scrive quanto segue: "Gesù mi spiega il significato della
frase. 'Quel "più", che molti traduttori omettono, è la chiave della frase e la
spiega nel suo vero significato. Ero il Figlio soggetto alla Madre sino al
momento in cui la volontà del Padre mio m'indicò esser venuta l'ora di essere il
Maestro. Dal momento che la mia missione ebbe inizio, non ero più il Figlio
soggetto alla Madre, ma il Servo di Dio. Rotti i legami morali verso la mia
Genitrice. Essi si erano mutati in altri più alti, si erano rifugiati tutti
nello spirito. Quello chiamava sempre "Mamma" Maria, la mia Santa. L'amore non
conobbe soste, né intiepidimento, anzi non fu mai tanto perfetto come quando,
separato da Lei come per una seconda filiazione, Ella mi dette al mondo per il
mondo, come Messia, come Evangelizzatore. La sua terza sublime mistica maternità
fu quando, nello strazio del Golgota, mi partorì alla Croce facendo di Me il
Redentore del mondo.
"Che vi è più fra Me e te?". Prima ero tuo, unicamente tuo. Tu mi comandavi,
Io ti ubbidivo. Ti ero "soggetto". Ora sono della mia missione. Non l'ho forse
detto? " Chi, messa la mano all'aratro, si volge indietro a salutare chi resta,
non è adatto al Regno di Dio". (Lk 9:6 1-62) Io avevo posto la mano all'aratro
per aprire col vomere non le glebe, ma i cuori, e seminarvi la parola di Dio.
Avrei levato quella mano solo quando me l'avrebbero strappata di là per
inchiodarmela alla croce ed aprire con il mio torturante chiodo il cuore del
Padre mio, facendone uscire il perdono per l'umanità.
Quel "più", dimenticato dai più, voleva dire questo: "Tutto mi sei stata, o
Madre, finché fui unicamente il Gesù di Maria di Nazareth, e tutto mi sei nel
mio spirito; ma, da quando sono il Messia atteso, sono del Padre mio. Attendi un
poco ancora e, finita la missione, sarò da capo tutto tuo; mi riavrai ancora
sulle braccia come quand'ero bambino, e nessuno te lo contenderà più, questo tuo
Figlio, considerato un obbrobrio dell'umanità, che te ne getterà la spoglia per
coprire te pure dell'obbrobrio d'esser madre di un reo. E poi mi avrai di nuovo,
trionfante, e poi mi avrai per sempre, trionfante tu pure in Cielo. Ma ora sono
di tutti questi uomini. E sono del Padre che mi ha mandato ad essi".
Quel "più", dimenticato dai più, voleva dire questo: "Tutto mi sei stata, o
Madre, finché fui unicamente il Gesù di Maria di Nazareth, e tutto mi sei nel
mio spirito; ma, da quando sono il Messia atteso, sono del Padre mio. Attendi un
poco ancora e, finita la missione, sarò da capo tutto tuo; mi riavrai ancora
sulle braccia come quand'ero bambino, e nessuno te lo contenderà più, questo tuo
Figlio, considerato un obbrobrio dell'umanità, che te ne getterà la spoglia per
coprire te pure dell'obbrobrio d'esser madre di un reo. E poi mi avrai di nuovo,
trionfante, e poi mi avrai per sempre, trionfante tu pure in Ciclo. Ma ora sono
di tutti questi uomini. E sono del Padre che mi ha mandato ad essi"..., (Poema
II, p.76 seconda edizione, Evangelo come mi è stato rivelato 1 pg 292 (terza
edizione), ossia 52,7.IV edizione, p, 330, ).
Quale che
sia la verità sulla parola "più", una cosa su cui sono d'accordo con P. Pavich è
che questi scritti, come tutte le relazioni sulle visioni e rivelazioni private,
rimangono nella categoria delle rivelazioni private; e lo stesso vale per tutti
gli scritti di Maria Valtorta, cosi come per le parole e scritti e testimonianze
di altri veggenti. E ve ne sono molti. Comunque essi devono tutti essere
sottoposti all'autorevole giudizio della Chiesa, la sola che può giudicare con
autorità sulla loro autenticità. "Videant auctores. Videat Ecclesia."
Ma nello stesso momento desidero sottolineare che la storia della Chiesa
è una costante testimone delle irruzioni della Divina Misericordia nella storia
umana e della Chiesa, attraverso gli autorevoli pronunciamenti del Magistero,
gli scritti dei mistici e dei santi, e anche, in modo particolare, le visioni e
apparizioni del cielo. Perché mai dovrebbero cessare adesso, in particolare ora
che il mondo è entrato in una situazione di crisi che non aveva ancora
sperimentato? P. Roschini esamina i principi teologici delle rivelazioni
private, e stabilisce un criterio sano con il quale possiamo discernere la loro
autenticità. Ho incluso come supplemento gli importanti punti che lui pone.
Rimando il lettore alla sua esauriente analisi offerta nel suo libro La
Madonna negli scritti di Maria Valtorta.
In terzo luogo, i critici sono infastiditi dalle descrizioni
dell'intimità di Cristo con sua Madre, e delle sue relazioni personali con le
donne del Vangelo. Desidero rammentare al lettore non soltanto che portiamo i
nostri tesori in vasi di terracotta; ma anche che abbiamo dimenticato cosa vuol
dire veri uomini e vere donne nello stato di giustizia originale. Sperimentando
la nostra fragilità ci siamo circuiti con tanti caveat e precauzioni, oppure ci
siamo lasciati andare negli stati di peccato (come degli) animali. Gesù è vero
Dio e vero uomo, il migliore esemplare non soltanto dell'umanità ma anche di
virilità. La sua relazione con il genere femminile fu santa e sana. Concludo
queste riflessioni con le parole di Cristo stesso, secondo Maria Valtorta
(Il Poema dell'Uomo-Dio, X, pp. 362-374, seconda edizione,
L'Evangelo come mi è stato rivelato, si tratta di passaggi della sezione 652 del
"Commiato all'Opera"; ediz. IV, p.513), secondo le visioni e parole che ella ha
ricevuto il 27 aprile 1948):
Io sono venuto... restituire nella loro verità le figure del Figlio
dell'Uomo e di Maria, veri figli di Adamo per la carne e il sangue, ma di un
Adamo innocente. Come noi, così dovevano essere i figli dell'Uomo, se il
Progenitore e la Progenitrice non avessero avvilito la loro perfetta umanità —
nel senso di uomo, ossia di creatura nella quale è la duplice natura spirituale,
a immagine e somiglianzà di Dio, e la natura materiale — come voi sapete che
hanno fatto. Sensi perfetti, ossia sottomessi alla ragione pur nella loro
grand'acutezza. Nei sensi includo quelli morali insiemi a quelli corporali.
Amore completo e perfetto perciò, e per lo sposo al quale non la stringe
sensualità, ma soltanto vincolo di spirituale amore, e per il Figlio.
Amatissimo. Amato con tutta la perfezione di una perfetta donna per la creatura
nata da lei. Così avrebbe dovuto amara Eva: come Maria, ossia non per quello che
di godimento carnale era il figlio, ma perché quel figlio era figlio del
Creatore e ubbidienza compiuta al suo comando di moltiplicare la specie umana.
E amato con tutto l'ardore di una perfetta credente, che sa quel suo Figlio
non figuratamene ma realmente: Figlio di Dio. A coloro che giudicano troppo
amoroso l'amore di Maria per Gesù, dico di considerare chi era Maria: la Donna
senza peccato e perciò senza tare alla sua carità verso Dio, verso i parenti,
verso lo sposo, verso il Figlio, verso il prossimo; di considerare cosa vedeva
la Madre in Me oltre che vedere il Figlio del suo seno; e infine di considerare
la nazionalità di Maria. Razza ebrea, razza orientale, e tempi molto lontani
dagli attuali. Perciò, da questi elementi scaturisce la spiegazione di certe
amplificazioni verbali di amore che a voi possono parere esagerate. Stile
fiorito e pomposo anche nel parlare comune, lo stile orientale ed ebraico. Tutti
gli scritti di quel tempo e di quella razza ne sono un documento, né il volger
dei secoli ha molto mutato lo stile d'oriente.
Pretendereste che, perché voi, venti secoli dopo e quando la perversità della
vita ha ucciso tanto amore, dovete esaminare queste pagine, Io vi dessi una
Maria di Nazaret qual è la donna arida e superficiale del vostro tempo? Maria è
ciò che è, e non si muta la dolce, pura, amorosa Fanciulla d'Israele, Sposa di
Dio, Madre verginale di Dio, in una eccessivamente, morbosamente esaltata, o in
una glacialmente egoista donna del vostro secolo.
A coloro che giudicano troppo amoroso l'amor di Gesù per Maria dico di
considerare che in Gesù era Dio e che Dio uno e trino prendeva i suoi conforti
amando Maria, Colei che lo ripagava del dolore di tutta la razza umana, il mezzo
perché Dio potesse tornare a gloriarsi della sua Creazione che dà cittadini ai
suoi Cieli. E considerino infine che ogni amore diventa colpevole quando, e
soltanto quando disordina, ossia quando va contro la volontà di Dio e il dovere
da compiere.
Ora considerate: l'amore di Maria ha fatto questo? Il mio amore ha fatto
questo? Mi ha Ella trattenuto, per egoistico amore, dal compiere tutta la
volontà di Dio? Per un disordinato amore per mia Madre ho rinnegato forse la mia
missione? No. L'uno e l'altro amore hanno avuto un solo desiderio: che si
compisse la volontà di Dio per la salute del mondo. E la Madre ha detto tutti
gli addii al Figlio, e il Figlio ha detto tutti gli addii alla Madre,
consegnando il Figlio alla croce del magistero pubblico e alla croce del
Calvario, consegnando la Madre alla solitudine e allo strazio, perché fosse
Corredentrice, senza tenere conto dell'umanità nostra che si sentiva lacerare e
del nostro cuore che si spezzava nel dolore. È questo debolezza?
Sentimentalismo? È amor perfetto, o uomini che non sapete amare e non
comprendete più l'amore e le sue voci!
E ancora quest'Opera ha scopo di illuminare dei punti che un complesso di
circostanze hanno coperto di tenebre e formano così zone oscure nella luminosità
del quadro evangelico e punti che sembrano di frattura, e non sono che punti
oscurati, fra l'uno e l'altro episodio, punti indecifrabili e che nel poter
decifrarli sta la chiave per comprendere esattamente certe situazioni che si
erano create e certe maniere forti che avevo dovuto avere, così in contrasto con
le mie esortazioni continue al perdono, alla mitezza e umiltà, certi
irrigidimenti verso i tenaci, inconvertibili avversari. Ricordate tutti che,
dopo avere usato tutta la misericordia, Dio, per onore di Sé stesso, sa anche
dire "Basta" a coloro che, perché è buono, credono lecito di abusare della sua
longanimità e tentarlo. Dio non s'irride. È parola antica e
sapiente.
A concludere questa alquanto lunga esposizione,
desidero condividere alcune delle mie personali esperienze. Nonostante alcune
dichiarazioni contrarie, teologi autorevoli, studiosi delle Scritture, che hanno
studiato Il Poema, confermano l'accuratezza delle descrizioni di
luoghi, della geografia date dalla Valtorta, la sua esatta conoscenza della
Terra Santa, ecc. E dobbiamo ricordare che Maria Valtorta non aveva la salute né
l'opportunità di studiare o di correlare le sue osservazioni. Leggendo i cinque
volumi in inglese o i dieci in italiano, mi sono molto stupito della sua
maestria non soltanto relativa al componimento poetico, ma dei dettagli, delle
personalità, degli eventi del racconto evangelico. Trovo conferme significative
sui molti personaggi, apostoli, discepoli, penitenti, ecc., menzionati non solo
nelle Scritture, ma anche nella tradizione liturgica e patristica della Chiesa,
nella tradizione bizantina. I suoi personaggi non sono immaginari, come quelli
descritti nella narrazione di un'altra veggente e mistica, Catherine Emmerich,
ma sono gente vera, la cui identità è confermata dai Padri e dalle feste
liturgiche della Chiesa bizantina. Sono certo che potremmo trovare simili
conferme nella tradizione patristica dell'Occidente. Sono meno a conoscenza di
quest'ultima e lascio alle autorità più competenti in quest'area di ricerca.
Inoltre troviamo nelle narrazioni di Maria Valtorta le risposte a molte delle
questioni bibliche che sono state discusse e ribattute dagli studiosi delle
Scritture e teologi per lunghi secoli, a causa delle apparenti contraddizioni
nelle relazioni della Resurrezione, fra i sinottici e il Vangelo di San
Giovanni.
In ultimo luogo Maria Valtorta presenta una delle più vivide, più belle,
viventi e convincenti immagini del vivente Gesù che io abbia mai incontrato.
Molti lettori hanno rinvigorito la loro fede, ed hanno attinto una più profonda
comprensione delle scritture canoniche del Nuovo Testamento. Il
Poema dell'Uomo-Dio merita serio studio.
Esorto vivamente tutti i critici a studiare Il Poema dell'Uomo-Dio, o
l'Evangelo Come mi e stato Rivelato, leggendolo nella sua interezza, e non
basandosi su impressioni superficiali o per lo più ripetute rielaborazioni di
altri critici. Vi troveranno, ne sono sicuro, la pace e il gaudio, una
conoscenza più profonda e più intima del Nostro Divino Salvatore e della Sua
Beata Madre che io e innumerevoli altri lettori sparsi nel mondo, abbiamo
trovato.
AVE MARIA PURISSIMA!