16. L'Annunciazione. Lc 1,26-38
Ciò che vedo. Maria, fanciulla giovanissima, quindici anni al massimo all'aspetto, è in una piccola stanza
rettangolare. Una vera stanza di fanciulla. Contro una delle due pareti più lunghe è il giaciglio: un basso
lettuccio senza sponde, coperto di alte stuoie o tappeti. Si direbbe che sono stesi o su una tavola o su un traliccio di canne, perché stanno molto rigidi e senza curve come avviene nei nostri letti. Contro l'altra
parete, una scansìa con una lucerna ad olio, dei rotoli di pergamena, un lavoro di cucito piegato con cura,
pare un ricamo.
Di fianco a questa, verso la porta che è aperta sull'orto ma velata da una tenda che palpita ad un leggero
vento, è seduta su uno sgabello basso la Vergine. Fila del lino candidissimo e morbido come una seta.
Le sue
piccole mani, solo di poco più scure del lino, prillano sveltamente il fuso. Il visetto giovanile, e tanto tanto
bello, è lievemente curvo e lievemente sorridente, come se accarezzasse o seguisse qualche dolce pensiero.
Vi è molto silenzio nella casetta e nell'orto. Vi è molta pace tanto sul viso di Maria quanto nell'ambiente che
la circonda. Pace e ordine. Tutto è lindo e ordinato, e l'ambiente, umilissimo nel suo aspetto e nelle
suppellettili, quasi nudo come una cella, ha un che di austero e regale per il grande nitore e la cura con cui
sono disposte le stoffe sul lettuccio, i rotoli, il lume, la piccola brocca di rame presso al lume, con entro un
fascio di rami fioriti, rami di pesco o di pero. Non so. Sono certo di alberi da frutto di un bianco lievemente
rosato.
Maria si mette a cantare sottovoce e poi alza lievemente la voce. Non va al gran canto. Ma è già una voce
che vibra nella stanzetta e nella quale si sente una vibrazione d'anima. Non capisco le parole, dette certo in
ebraico. Ma, dato che ripete ogni tanto: «Jehovà», intuisco che sia qualche canto sacro, forse un salmo. Forse
Maria ricorda i canti del Tempio. E deve essere un dolce ricordo, perché posa sul grembo le mani sorreggenti
il filo e il fuso e alza il capo appoggiandolo indietro alla parete, accesa da un bel rossore nel viso, con gli
occhi persi dietro a chissà quale soave pensiero, fatti lucidi da un'onda di pianto che non trabocca ma che li
fa più grandi.
Eppure quegli occhi ridono, sorridono al pensiero che vedono e che l'astrae dal sensibile. Il
viso di Maria, emergente dalla veste bianca e semplicissima, così rosato e cinto dalle trecce che porta avvolte
come corona intorno al capo, pare un bel fiore.
Il canto si muta in preghiera: «Signore Iddio Altissimo, non tardare oltre a mandare il tuo Servo per portare
la pace sulla terra. Suscita il tempo propizio e la vergine pura e feconda per l'avvento del tuo Cristo. Padre,
Padre santo, concedi alla tua serva di offrire la sua vita a questo scopo. Concedimi di morire dopo aver visto
la tua Luce e la tua Giustizia sulla terra e di aver conosciuto che la Redenzione è compiuta.
O Padre santo,
manda alla terra il Sospiro dei Profeti. Manda alla tua serva il Redentore. Che nell'ora in cui cessi il mio
giorno, si apra per me la tua Dimora, perché le sue porte sono state già aperte dal tuo Cristo per tutti coloro
che hanno sperato in Te. Vieni, vieni, o Spirito del Signore. Vieni ai tuoi fedeli che ti attendono. Vieni,
Principe della Pace!.. ». Maria resta assorta così...
La tenda palpita più forte, come se qualcuno dietro ad essa ventilasse con qualcosa o la scuotesse per
scostarla. E una luce bianca di perla fusa ad argento puro fa più chiare le pareti lievemente gialline, più vivi i
colori delle stoffe, più spirituale il volto sollevato di Maria. Nella luce, e senza che la tenda sia scostata sul
mistero che si compie - anzi non palpita più, pende ben rigida contro gli stipiti, come fosse parete che isola
l'interno dall'esterno - si prosterna l'Arcangelo.
Deve necessariamente assumere aspetto umano. Ma è un aspetto trasumanato.
Di quale carne è composta
questa figura bellissima e folgorante? Di quale sostanza l'ha materializzata Iddio per renderla sensibile ai
sensi della Vergine? Solo Dio può possedere queste sostanze e usarle in tal maniera perfetta. È un volto, è un
corpo, sono occhi, bocca, capelli e mani come le nostre. Ma non sono la nostra opaca materia. È una luce che
ha preso colore di carne, di occhi, di chioma, di labbra, una luce che si muove e sorride e guarda e parla.
«Ave, Maria, piena di Grazia, ave!». La voce è un dolce arpeggio come di perle gettate su un metallo
prezioso.
Maria trasale e abbassa lo sguardo. E più trasale quando vede la fulgida creatura inginocchiata ad un metro
circa di distanza da Lei e che, con le mani incrociate sul petto, la guarda con una venerazione infinita.
Maria balza in piedi e si stringe alla parete.
Diviene pallida e rossa alternativamente. Il suo viso esprime
stupore e sgomento. Si stringe inconsciamente le mani sul seno nascondendole sotto le larghe maniche, si
curva quasi per nascondere il più possibile il suo corpo. Un atto di pudore soave.
«No. Non temere. Il Signore è teco! Tu sei benedetta fra tutte le donne»
Ma Maria continua a temere. Da dove è venuto quell'essere straordinario? È un messo di Dio o
dell'Ingannatore?
«Non temere, Maria!» ripete l'Arcangelo. «Io sono Gabriele, l'Angelo di Dio. Il mio Signore mi ha mandato
a te. Non temere, perché tu hai trovato grazia presso Dio. Ed ora tu concepirai nel seno e partorirai un Figlio
e gli porrai nome" Gesù". Questi sarà grande, sarà chiamato Figlio dell'Altissimo (e tale sarà in vero) e il
Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe, e il suo Regno
non avrà mai fine. Comprendi, o santa Vergine amata dal Signore, Figlia benedetta di Lui, chiamata ad esser
Madre del suo Figlio, quale Figlio tu genererai».
«Come può avvenire questo se io non conosco uomo? Forse che il Signore Iddio più non accoglie l'offerta
della sua serva e non mi vuole vergine per amor di Lui?».
«Non per opera di uomo sarai Madre, o Maria. Tu sei l'eterna Vergine, la Santa di Dio. Lo Spirito Santo
scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà. Perciò Santo si chiamerà Colui che nascerà da te, e
Figlio di Dio. Tutto può il Signore Iddio nostro. Elisabetta, la sterile, nella sua vecchiaia ha concepito un
figlio che sarà il Profeta del tuo Figlio, colui che ne prepara le vie. Il Signore ha levato a questa il suo
obbrobrio, e la sua memoria resterà nelle genti congiunta al nome tuo, come il nome della sua creatura a
quello del tuo Santo, e fino alla fine dei secoli le genti vi chiameranno beate per la Grazia del Signore venuta
a voi ed a te specialmente; venuta alle genti per mezzo tuo. Elisabetta è nel suo sesto mese ed il suo peso la
solleva al gaudio, e più la solleverà quando conoscerà la tua gioia. Nulla è impossibile a Dio, Maria, piena di
Grazia. Che devo dire al mio Signore? Non ti turbi pensiero di sorta. Egli tutelerà gli interessi tuoi se a Lui ti
affidi. Il mondo, il Cielo, l'Eterno attendono la tua parola!».
Maria, incrociando a sua volta le mani sul petto e curvandosi in un profondo inchino, dice: «Ecco l'ancella di
Dio. Si faccia di me secondo la sua parola».
L'Angelo sfavilla nella gioia. Adora, poiché certo egli vede lo Spirito di Dio abbassarsi sulla Vergine curva
nell'adesione, e poi scompare senza smuover tenda, ma lasciandola ben tirata sul Mistero santo.
AVE MARIA GRATIA PLENA!
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