UNA COMPAGNIA DI GIOVANI
LO ELEGGE SUO SIGNORE PER UN BANCHETTO.
SUA TRASFORMAZIONE
7. Cominciò a trasformarsi in uomo perfetto, del tutto diverso da quello di prima. Ma, ritornato a casa, i figli di Babilonia ripresero a seguirlo, e sebbene contro sua volontà, lo trascinarono su una strada ben diversa da quella che egli intendeva percorrere.
La compagnia dei giovani di Assisi, che un tempo lo avevano avuto guida della loro spensieratezza cominciò di nuovo a invitarlo ai banchetti, nei quali si indulge sempre alla licenza ed alla scurrilità. Lo elessero re della festa, perché sapevano per esperienza che, nella sua generosità, avrebbe saldato le spese per tutti. Si fecero suoi sudditi per sfamarsi ed accettarono di ubbidire, pur di saziarsi.
Francesco non rifiutò l’onore offertogli, per non essere bollato come avaro, e pur continuando nelle sue devote meditazioni, non dimenticò la cortesia. Preparò un sontuoso banchetto con abbondanza di cibi squisiti: quando furono pieni sino al vomito, si riversarono nelle piazze della città insudiciandole con le loro canzoni da ubriachi.
Francesco li seguiva, tenendo in mano come signore lo scettro. Ma poiché da tempo con tutto l’animo si era reso completamente sordo a quelle voci e cantava in cuor suo al Signore, se ne distaccò a poco a poco anche col corpo.
Allora, come riferì egli stesso, fu inondato di tanta dolcezza divina, da non potersi assolutamente muovere né parlare. Lo pervase un tale sentimento interiore che trascinava il suo spirito alle cose invisibili, facendogli giudicare di nessuna importanza, assolutamente frivola ogni cosa terrena.
Veramente stupenda è la bontà del Signore, che elargisce magnifici doni a chi compie le più umili azioni; che salva e fa progredire, anche nei gorghi dell’inondazione, ciò che gli appartiene. Cristo infatti nutrì con pani e pesci le folle, non rifiutò ai peccatori la sua mensa. Quando lo richiesero come re, fuggì e salì sul monte a pregare.
Sono misteri di Dio questi, che Francesco asseconda ed anche a sua insaputa è portato alla sapienza perfetta.
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