Il neo-clero
Il clero ha una grande responsabilità all'interno della
Chiesa: è in grado di stimolare e far lievitare una realtà o, al contrario, di
deprimerla e necrotizzarla.
In Occidente, il concilio di Trento aveva certamente in
mente questo quando istituì i seminari, luoghi deputati alla formazione
intellettuale e spirituale del clero.
Non sono di quelle persone che pensano ai seminari come a
luoghi ideali. Come ogni scelta umana, anche questo tipo d'istituzioni
risentono di limiti e problematiche di varia natura emerse nel corso del tempo.
Ammetto, però, che la loro istituzione aveva un fine
positivo: formare un clero di alta qualità. Che ci sia riuscito o meno, poi, è
un altro paio di maniche e dipende da luoghi, tempi e persone. La caricatura
con la quale si apre questo post ci indica che, nonostante tutto, nella Francia
dell'Ancien Règime, il clero non era visto nel modo migliore e che i buoni
esempi continuavano a rimanere una minoranza.
Nel tempo attuale, tuttavia, è successo qualcosa di
totalmente nuovo, che solo in parte il mondo tradizionalista cattolico ha
notato: la nascita di un neo-clero. Questo neo-clero è in rottura più o meno
apertamente palese con il passato religioso ed è composto da uomini che,
francamente, potremo definire "né carne né pesce".
Non li si può qualificare laici, poiché appartengono ad
uno status differente, distinto e appartato da quello laicale.
Non li si può definire chierici, poiché hanno profonda idiosincrasia verso
tutto quello che definisce il chierico in senso proprio (il dedicarsi alla
preghiera, alla riflessione quotidiana sui misteri della fede, al santuario,
alla cura delle realtà ecclesiastiche, ad un'istruzione tradizionale...).
Sono sostanzialmente dei chierici desacralizzati che, appena
possono, preferiscono il bar all'oratorio, la piazza al presbiterio, la festa e
la danza alla compostezza ieratica. Nei casi più tristi, finiscono per avere
una doppia vita nella quale manifestano una grande scioltezza e una tranquilla
indifferenza, cosa impensabile fino a sessant'anni fa. In questa doppia vita
essi si sentono veramente loro stessi!
Non sono "né carne né pesce" ma desiderano la libertà dei laici,
pur non essendo tali, e i privilegi dei chierici, pur essendo contro la figura
tradizionale del chierico. In questo modo tengono i piedi su due staffe.
Man mano che nell'ambito di una Chiesa vengono meno le
vecchie generazioni, emerge sempre più la presenza di questo neo-clero un po'
adolescenziale, un po' semplicista, in spessi casi sans soucis e
superficiale, molto vitalista, sempre animato da una viscerale avversione alle
forme religiose tradizionali.
La gente di una certa età che ha ancora il ricordo di uno
stile più impegnato e riservato, denomina questi chierici in modo gentile ma
serio come “preti moderni”. In realtà, questa definizione significa
semplicemente “non preti”.
Già nei lontani anni '80 ricordo uno studente cattolico di
teologia che mi confidava: “In seminario ci danno un'istruzione ma non abbiamo
alcun modello da seguire. Chi devo seguire io? A chi mi devo ispirare?”. Costui
come tutti i suoi compagni di classe finì per divenire un “prete fai da te”,
ossia si ritagliò un'immagine di prete come pensava o credeva fosse meglio.
L'istituzione non voleva o non aveva il coraggio di fornigli alcun modello, men
che meno un modello sacrale, cosa aborrita già da allora. Oggi, che pure un
papa sta desacralizzando la sua figura, le cose sono ancor più precipitate
verso l'improvvisazione e la secolarizzazione.
Non si creda che questo sia un problema precipuo al mondo
cattolico. Anche altre realtà ecclesiastiche lo vivono da tempo, seppure in
forma e modalità diversa.
Ad esempio in Grecia esiste il fenomeno dei “
preti signorini”. Costoro, che tendono ad aumentare sempre più, sono preti
non sposati che non vivono in monastero. Sono iscritti nel numero dei monaci di
un monastero in modo puramente formale, per giustificare il fatto d'essere
celibi, ma non sono in grado di condurre una vita religiosa sotto l'obbedienza
di una regola. Ricordo uno di essi che molto sinceramente mi disse: “Non sono
in grado e non voglio vivere in monastero!”.
Questi “signorini” sono simili al clero latino con la
differenza che mentre in Occidente il clero si è ritagliato un
suo preciso status, in Oriente il “signorino” si fa uno status a
suo uso e consumo con il rischio di divenire molto individualista e, in fin dei
conti, di obbedire solo a se stesso. Queste persone, sottoposte ad un maggior
rischio d'individualimo, sono gli episcopabili odierni!
Per essere più chiaro ancora: un vescovo scelto da
questi “signorini” e con queste caratteristiche invece di
pensare al bonum ecclesiae, finirà per attingere ai soldi della
Chiesa e rimpinguare il suo conto corrente sottoponendo la Chiesa stessa ai
suoi capricci e promuovendo gente incapace e cortigiana, punendo ed isolando le
persone più degne. Sta succedendo e succederà sempre più ...
Ricordo un monaco atonita di una certa responsabilità che mi ripeteva:
"Stanno saccheggiando la Chiesa, la Chiesa è piena di ladri". Si
riferiva a questo. E non si creda che questo sia solo un problema orientale. È
un problema universale!
Per aliam viam, ci troviamo sempre dinnanzi alla
stessa problematica posta dall'esistenza del neo-clero. Nel caso greco il
neo-clero bizantino non può mostrare aperta antipatia per le tradizioni ma le
svitalizza rendendole pura formalità, cose da farsi per poi sbarazzarsi di
paramenti sacri e simboli religiosi e correre al caffé del paese per parlare di
amenità. Un appartenente al neo-clero greco, così, non s'immerge nella liturgia
come in un mistero con il quale riempire di grazia se stesso e i fedeli
(prospettiva spirituale-monastica, misterica e mistica) ma la tratta come il
palcoscenico di un teatro nel quale mostra se stesso e per questo solo fatto
cerca lodi e consensi. Invece di succedere il contrario come dovrebbe, Dio,
come in Occidente, diviene lo sfondo e l'uomo emerge in primo piano col rischio
di oscurare tutto.
Il neo-clero è un flagello per la Chiesa ovunque esso
appaia. Purtroppo questo flagello è quanto si merita l'uomo attuale, raramente
in grado di poter offrire una qualità migliore a se stesso e agli altri. Ecco,
quindi, una delle ragioni dell'implosione del Cristianesimo in se stesso:
quando il neo-clero diviene sempre più prevalente, Dio è spinto sempre più
sullo sfondo e l'uomo, con il pretesto di Dio, mette in mostra se stesso. Alla
fine è la Chiesa stessa che cambia natura e diviene qualcos'altro. Da questa
neo-chiesa i cristani fedeli non potranno che appartarsi o fuggire, essendo
oramai divenuta una realtà tossica. Ecco in parte spiegata la fuga dalla
pratica religiosa, in questi ultimi decenni.
7 commenti:
non penso sia prerogativa del neo-clero, non essere sale, ma
anche quelli precedente alla generazione 70-80-90 ad essere spenta e glielo si
legge negli occhi..
E' una prospettiva alla quale avevo pensato, in effetti. Ma
i difetti di un clero divenuto tale senza vocazione (un tempo era più frequente
di oggi) se sono sempre esistiti, oggi si assommano a situazioni decisamente
inedite come quelle di una società di fatto postcristiana con tutto quello che
ciò comporta.
Sacerdoti poco edificanti sono sempre esistiti. Ma una volta
si tendeva a nascondere o a negare i propri peccati, quand'anche non ci si
vergognava di essi. Oggi non è più così. Inoltre se un tempo esisteva una certa
obbedienza e collaborazione, oggi molti vescovi devono confessare che i preti
non obbediscono più. E i problemi di questo clero iniziano a contraddistinguere
i vescovi fino a salire sempre più in alto. Sono dati di fatto davanti ai quali
umanamente parlando non si può far nulla se non prenderne atto. Non voglio
rattristare nessuno ma neppure illudere.
In Oriente ci sono, non meno che da noi, pesanti problemi
umani con la particolarità di vescovi ignoranti, incapaci e indegni, moltissima
simonia... Questa è la realtà!
sì,ma dalla mie parti non è la simonia o la disubbidienza è
il problema, noto solo che anche le generazioni di preti che è nata negli '50
sta perdendo il significato dei riti e dei sacramenti...
La simonia è più un problema delle chiese orientali (in
Grecia per un semplice battesimo certi parroci chiedono 800 euro, se le pare
possibile!), la disobbedienza serpeggia un po' ovunque. Ma la mancanza di
significato è indice di una mancanza di vita spirituale.
vero, epperò come fanno ad avere vita spirituale se hanno
ucciso il Padre, per rincorrere il mondo e le sue ideologie mortifere?
Penso che questo genere di situazioni nasca quando c'è
troppo benessere, in Occidente come in Oriente.
Nella Chiesa cattolica ortodossa - almeno sulla carta - l'asscesi viene ancora
predicata e praticata da molti, mentre la Chiesa romana occidentale già dal
Medioevo aveva iniziato a tagliare le pratiche del digiuno e dell'astinenza
(famosi i castori classificati "animali acquatici" come i pesci), poi
a partire dal XV secolo furono ammessi in Quaresima anche formaggi e uova, fino
a Pio X, che permise anche la carne in alcuni giorni, per finire con Paolo VI,
che ha ridotto i giorni di digiuno a due (!) e l'astinenza ai soli Venerdì.
La Chiesa cattolica ortodossa russa forse è più sana, perché uscita da oltre 70
anni di persecuzione e privazioni.
Anacleto
È la comodità che ha fatto entrare nell'anima il verme della
decadenza.
Ma come dice giustamente lei non tutti gli ambienti del mondo ortodosso sono
marci. Ce ne sono pure di sani, per fortuna! L'impegno personale dev'essere
quello di espandere gli ambienti sani senza intrattenersi troppo a dar spago o
risonanza a quelli marci.
Tanto questi ultimi si fanno risonanza da soli: sono come le
teste di legno che fan sempre fracasso, segno che certe persone hanno un
disagio interiore che non trova riposo fintanto che non si allontanano dallo
smodato amore a se stessi...