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venerdì 26 novembre 2021

San LEONARDO DA PORTO MAURIZIO (oggi IMPERIA)

SAN LEONARDO da Porto Maurizio 

di Dario Busolini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005) 


LEONARDO da Porto Maurizio, santo. - Nacque a Porto Maurizio (ora Imperia) il 20 dic. 1676, figlio di Domenico Casanova e Anna Maria Benza, che gli diedero il nome di Paolo Girolamo e lo avviarono alla vita religiosa mandandolo, appena dodicenne, a Roma presso uno zio paterno, perché potesse studiare nel Collegio romano dei gesuiti. Qui L. frequentò l'oratorio del Caravita e quello dei filippini alla chiesa Nuova, ma trovò più congeniale alla sua vocazione l'austerità francescana della cosiddetta Riformella, un ramo dei frati minori riformati fondato nel 1662 da Bonaventura da Barcellona.

Entrato nel noviziato di questi frati (chiamati anche "francescani scalzati") nel convento di Ponticelli Sabino il 2 ott. 1697 ed emessi i voti solenni un anno dopo, compì gli studi teologici in quello romano di S. Bonaventura al Palatino, casa principale della Riformella. Ordinato sacerdote il 23 sett. 1702, avrebbe voluto essere destinato alle missioni in Cina, ma alcuni gravi disturbi gastrici indussero i suoi superiori a trattenerlo in Italia e a rimandarlo, nel 1704, a Porto Maurizio, nel convento dei francescani osservanti, nella speranza che il clima nativo potesse giovargli. Ristabilitosi dopo quattro anni, dal 1708 fino alla morte divenne uno dei più noti e apprezzati predicatori italiani.

Dal 1709 al 1730 scelse il convento toscano di Monte alle Croci, presso San Miniato, affidato alla Riformella grazie alle pressioni di Cosimo III de' Medici, come centro delle sue missioni itineranti, cui affiancò la cura per i ritiri di S. Francesco al Palco in Prato e S. Maria dell'Incontro presso Firenze, luoghi destinati da lui a offrire periodi di vita contemplativa a tutti i religiosi impegnati nell'apostolato. Di questi ritiri fu superiore per nove anni, e ne redasse anche le costituzioni.


Fu chiamato a Roma da Clemente XII, nel 1730, e da allora iniziò i viaggi per le missioni popolari in varie parti dello Stato pontificio, del Granducato di Toscana, della Repubblica di Genova e del Regno di Napoli, come attesta il dettagliato Diario delle missioni redatto, a partire dal 1730, dal suo segretario Diego da Firenze (l'elenco delle località toccate è in Bibliotheca sanctorum, coll. 1211 s.). Le missioni popolari predicate da L. furono 343, svolte nell'arco di 44 anni, insieme con un numero imprecisato di predicazioni temporalmente più brevi.



Per lui una missione popolare necessitava di un'attenta e lunga preparazione di preghiera e studio, doveva durare almeno 15 giorni nelle campagne e 18 nelle città, preceduti da alcuni giorni per organizzare una sorta di servizio d'ordine che assegnasse i posti nelle chiese e designare dei "pacieri" incaricati di invitare alle prediche persone note per pubbliche inimicizie, seguiti poi da almeno un'altra settimana da dedicare interamente e personalmente all'ascolto delle confessioni, reputate la parte più importante della missione stessa. L'arte oratoria di L., che in parte si rifà all'esempio di Paolo Segneri, celebrata dai contemporanei e capace di richiamare migliaia di persone, aveva un carattere insieme teatrale e pratico.

Egli sapeva conquistare l'uditorio con toni drammatici e coinvolgenti, ammonendo i fedeli sul loro destino dopo la morte, sui danni del peccato e degli scandali per poi illustrare paternamente i benefici della confessione, del comportamento onesto e della buona educazione dei figli, come pure del dovere di pagare un giusto compenso agli operai e di rispettare il riposo festivo e l'obbligo dell'istruzione religiosa. Più volte denunciò il pericolo della massoneria.[!!!] Gli effetti di queste prediche erano straordinari e spesso accompagnati da prodigi e manifestazioni di massa. Alle esortazioni e alle confessioni, comunque, L. aggiungeva la diffusione di alcune popolari devozioni per consolidare tra la gente il risultato delle sue missioni: la recita quotidiana di alcune semplici preghiere e del Rosario, la devozione al Nome di Gesù, la Pietà Eucaristica, la Comunione frequente, l'iscrizione alle confraternite, l'istruzione religiosa di base e, soprattutto, il pio esercizio della Via Crucis, che trasformò la devozione alla Passione di Cristo praticata solo nelle chiese francescane in preghiera comune a tutto il mondo cattolico, specie nel tempo quaresimale.

In effetti, egli ottenne il permesso di erigere la Via Crucis anche nelle chiese non francescane solo dopo ventidue anni di insistenze sui benefici effetti di questa devozione. L. eresse in Italia almeno 572 Viae Crucis, la più famosa delle quali fu a Roma, nel Colosseo, per il giubileo del 1750 e tuttora praticata. Non riuscì invece ad assistere alla proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria, di cui fu sempre convinto assertore, e che avvenne nel 1854.

Dal 1736 al 1737, per ordine di Clemente XII, L. accettò la nomina a superiore del convento di S. Bonaventura al Palatino e di quelli da esso dipendenti. Resosi però conto che tale carica preludeva all'elezione al provincialato, chiese e ottenne dal pontefice la dispensa dall'elettorato attivo e passivo e il permesso di dedicarsi interamente alla predicazione e, attraverso lettere, all'organizzazione dei ritiri romani e toscani della Riformella. 

Il nuovo papa, Benedetto XIV, eletto nel 1740, stimava profondamente L. e avrebbe desiderato mantenerlo a Roma; tuttavia, non volle contrastare la sua volontà e le tante richieste di missioni popolari - tra cui fu molto impegnativa quella in Corsica dal maggio al novembre 1744 - che riceveva da ogni parte. Attese così l'occasione fornita dalla preparazione e dallo svolgimento dell'anno santo 1750, per affidargli cinque missioni popolari e due tridui a Roma, nel 1749, e le confessioni dei pellegrini, nel 1750. Terminato il giubileo, L., sebbene ormai indebolito, volle riprendere le missioni popolari, e ne compì ancora quattro a Lucca e tre a Bologna. Qui, dopo l'erezione dell'ultima Via Crucis nella chiesa di Pianoro, le sue condizioni di salute peggiorarono.

Alla notizia, Benedetto XIV lo richiamò a Roma, dove L. giunse a fatica, per morire la tarda sera del 25 nov. 1751, nel convento di S. Bonaventura al Palatino. Benedetto XIV ne ordinò la sepoltura nella cappella di S. Francesco di quello stesso convento.

Pio VI beatificò L. il 19 marzo 1796, Pio IX lo canonizzò il 29 giugno 1867 e Pio XI, il 17 marzo 1923, lo nominò patrono dei missionari nei paesi cattolici. Le sue spoglie sono ora custodite sotto l'altare maggiore di S. Bonaventura al Palatino, e nel convento sono conservati un ritratto anonimo e vari reperti. A Imperia è attivo dal 1961 un Centro di studi leonardiani.

Opere: L. pubblicò alcuni libri che considerava utili sussidi alle sue missioni, e lasciò manoscritti gli appunti delle prediche e degli esercizi spirituali, insieme con le lettere e le riflessioni spirituali sul raggiungimento della perfezione cristiana, riunite nei "Proponimenti", materiale che affidò in punto di morte a Diego da Firenze. I lavori editi da lui sono: la Dilucidazione delle indulgenze concesse dai sommi pontefici a tutte le Via Crucis erette dai frati minori (Lucca 1715); il Manuale sacro, ovvero Raccolta di varie devozioni proprie di una religiosa che aspira alla perfezione (Roma 1734); il Discorso mistico-morale, il Direttorio della confessione generaleIl tesoro nascosto, ovvero Pregi ed eccellenze della S. Messa, tutti stampati a Roma nel 1737; la Via sacra spianata e illuminata (una spiegazione della Via Crucis, Roma-Lucca 1748) e una serie di opuscoli devozionali. Il notevole corpus di manoscritti fu edito postumo nella Collezione completa delle opere (Roma 1853-54, trad. francese Paris-Tournai 1858-60), e nelle Opere complete (Venezia 1868-69), da integrare con il volume curato da Giuseppe da Roma, Soavità di spirito di s. L. manifestata in 86 sue lettere, Roma 1872, e tre volumi a cura di B. Innocenti: Prediche e lettere inedite, Quaracchi 1915; Operette e lettere inedite, Arezzo 1925; e Prediche delle missioni con l'aggiunta di necrologie, lettere e documenti inediti, ibid. 1929.

Nei processi canonici, Alfonso Maria de' Liguori, Giovanni Battista De Rossi, l'arcivescovo di Firenze F.G. Incontri e quello di Ravenna F. Guiccioli e numerosi altri testimoni vollero sottolineare quanto L. fosse zelante e irruente nelle prediche e delicato, sapiente e arguto nella direzione spirituale individuale.


AMDG et DVM

giovedì 15 novembre 2018

L'Apostolo d'Italia

Recensione libraria: un libretto di san Leonardo da Porto Maurizio sulla Messa: 

IL TESORO NASCOSTO
( di F.C.) S. Leonardo fu un grandissimo santo francescano nato a Imperia nel 1676 e morto a Roma nel 1751. Predicò circa 340 missioni popolari, specie in Centro Italia e nella «Capitale del Cristianesimo» (l’espressione è di Leone XIII). Per questo fu ben presto ribattezzato l’Apostolo d’Italia. Fu, se non l’ideatore, almeno il perfezionatore e il principale diffusore della devozione, tipicamente francescana e serafica, della Via Crucis, e per sua opera ne furono erette a centinaia, anche di monumentali, come quella sui resti del Colosseo (inaugurata durante il Giubileo del 1750 ma soppressa dopo l’Unità…).

Tra le sue fulgide opere letterarie spiccano i vari metodi per praticare la Via Crucis, che ebbero migliaia di edizioni in varie lingue e le raccolte di Prediche e Sermoni.
Nel 1737, nella piena maturità spirituale e sacerdotale, pubblicò a Roma un testo aureo, tutto teso a far conoscere ed apprezzare al popolo le meraviglie sconosciute del Sacrificio Eucaristico, ora provvidenzialmente riedito (cfr. S. Leonardo da Porto Maurizio, Il Tesoro nascosto, ovvero pregi ed eccellenze della Santa Messa, Casa Mariana, Frigento 2011, p. 114, 10 euro).

In apertura, il santo scrive: «I tesori, per grandi e preziosi che siano, non sono mai apprezzati, se prima non sono conosciuti. Or ecco, caro lettore, perché da molti non si ha la dovuta stima verso il sacrosanto sacrificio della Messa» (p. 5). Oggi, i molti a cui si riferisce il francescano, sono diventati moltissimi, vista la frequenza minima dei battezzati alla Messa domenicale.
A questa crisi terribile risponde la magnifica operetta presente, la quale si divide in tre soli capitoli. Tutte le pagine del libretto vibrano di quell’intensità ascetica, sacrificale e liturgica che faceva parte della spiritualità cattolica nel lungo periodo storico che va, grosso modo, da Trento al Vaticano II.
Questa spiritualità sacrificale e mistica della s. Messa, per una ragione o per l’altra, appare oggi scomparsa nel nulla e sostituita con una nuova “teologia liturgica del banchetto sacro” – o teologia del mistero pasquale – vista come mero memoriale dell’Ultima Cena. Per S. Leonardo al contrario, il Santo Sacrificio della Messa è «il sole della cristianità, l’anima della fede, il centro della religione cattolica […].
Insomma, è un compendio di tutto il buono e di tutto il bello che si trova nella Chiesa di Dio» (p. 11). La Messa è «un sacrificio santo, perfetto e infinito, con cui ogni fedele onora altamente Iddio […] lo stesso, anzi lo stessissimo, che si offrì al Calvario» (p. 12).
Espressioni che mostrano altresì, se ce ne fosse bisogno, quanto la santa Messa fosse amata, vissuta e magnificamente compresa, già nel 1700… E il distacco post-tridentino tra clero e laici? Lo si valuti da ciò che scrive il santo: «Quelli che ascoltano la Messa non solo fanno l’ufficio di assistenti, ma altresì di offerenti, potendo definirsi anch’essi sacerdoti» (p. 16).
Infatti se il solo ministro consacrato è un alter Christus con un ruolo unico di mediazione, «tutti quelli che sono presenti fanno con lui la grande offerta. Sicché quando voi assistete alla Santa Messa, fate in un ceto modo l’ufficio di sacerdote» (p. 17).
Secondo S. Leonardo poi «una sola Messa, in altre parole, basterebbe per ottenere la conversione di tutti i Turchi, di tutti gli eretici, di tutti gli scismatici, insomma di tutti gli infedeli, ed anche di tutti i cattivi cristiani, chiudendo le porte dell’inferno a tutti i peccatori, e vuotando il Purgatorio di tutte le anime purganti» (p. 42).
Insomma abbiamo capito, torniamo alla Messa, e torniamoci di corsa, allontanandoci le mille miglia da coloro che in anni recenti che hanno adottato lo slogan sacrilego «Meno messe, più messa» o da quei monasteri “ecumenici” in cui i sacerdoti cattolici (con)celebrano solo la domenica (e non in settimana) per aumentare, così dicono, il desiderio eucaristico! (F. C.)
AMDG et DVM

domenica 26 novembre 2017

SAN LEONARDO DA PORTO MAURIZIO

SAN LEONARDO DA PORTO MAURIZIO FRANCESCANO 
ARALDO DELLA VIA CRUCIS 

 Il 20 Dicembre 1676, Paolo Girolamo Casanova, nasceva a Porto Maurizio, oggi Imperia, in Liguria, da Domenico e Anna Maria Benza. Piccolo, di appena tre anni, perdette la madre e il padre lo affidò al nonno paterno, il quale lo educò in modo esemplare. Quando aveva tredici anni, fu mandato a Roma, da un prozio, e fatto studiare al Collegio Romano dei Gesuiti. 

 Affascinato, attratto e conquistato dalla vita che conducevano i frati francescani del convento di San Bonaventura, manifestò il proposito di farsi figlio di San Francesco. Lo zio, che nei confronti del ragazzo aveva altri progetti, si oppose e, contrariato, lo cacciò di casa. 

Provvidenzialmente, veniva accolto da un altro congiunto, Leonardo Buzetti, del quale per gratitudine, il giorno della sua vestizione, che avvenne il 23 Novembre 1697, volle assumere il nome da religioso: frate Leonardo da Porto Maurizio. Aveva meno di 21 anni. Cinque anni dopo, il 23 Settembre 1702, venne consacrato sacerdote. 

 Desiderava, padre Leonardo, fare il missionario ed andare in Cina, ma avendo contratto la Tbc, per tale motivo dovette restare in Italia e fu destinato a Napoli. 

Da allora, quantunque malato, si diede alla predicazione, girando per gran parte d’Italia, specialmente in Toscana, per poi, dopo anni, ritornare a Roma. La gente accorreva per ascoltare le sue prediche che egli iniziò ad accompagnare con il pio esercizio della Via Crucis, del quale divenne il maggiore propagatore. 

Eresse, sparse per le contrade, centinaia di edicolette e icone con le 14 stazioni, raffiguranti le varie fasi della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. 
La Via Crucis divenne, da allora, pratica abituale dei fedeli, specialmente durante il periodo della Quaresima.
 Fra tutte, la più famosa rimase la Via Crucis di Roma, che ancora oggi si svolge, ogni anno, al Colosseo con la partecipazione del Sommo Pontefice. 

Sant’Alfonso dei Liguori definì padre Leonardo ”il più grande missionario del nostro secolo”. Nel 1744, papa Benedetto XIV (Prospero Lambertini) che teneva in grande considerazione padre Leonardo, lo mandò in Corsica per risollevare quelle popolazioni che avevano molto trascurato la religione. 

Si prodigò, il nostro Santo, nell’isola corsa, malgrado venisse accolto con ostilità. Consigliava e proponeva, oltre alla pratica della Via Crucis, la devozione al Santissimo Nome di Gesù, ricalcando le orme di San Bernardino da Siena. Spesso, con la sua eloquenza, confutava la nascente setta dei Liberi Muratori, i massoni, che andavano diffondendo, tra il popolo, eresie e menzogne contro la Chiesa Cattolica. 

Perorava anche, con forza, coraggio e grande convinzione, da buon francescano, il dogma dell’Immacolata Concezione, affinchè la Santa Chiesa lo definisse, la qual cosa avvenne, con solenne proclamazione, cento anni dopo, nel 1854, per opera del Papa Pio IX (Mastai Ferretti). Predicava, istruiva, confessava, padre Leonardo, camminando scalzo, girando per le città e i paesi. Gli fu imposto, dallo stesso papa, di usare i sandali. 

 Nel 1751, dopo aver predicato a Lucca e Bologna, rientra a Roma nel convento di San Bonaventura. Stanco, affranto, debole e febbricitante, la sera del 25 Novembre si mette a letto, malato. E’ la fine. Riceve i Santi Sacramenti. 
Prima della mezzanotte muore, confortato da un affettuoso messaggio del papa. Aveva 75 anni. Benedetto XIV, apprendendo la notizia, disse : “Abbiamo perduto assai, ma abbiamo guadagnato un protettore in cielo”, ed aggiunse anche “di quest’uomo si possono fare volumi”. Nel 1796, frate Leonardo da Porto Maurizio viene beatificato : nel 1867, da Papa Pio IX, venne canonizzato. Festa liturgica 26 Novembre. Gianni Mangano
AMDG et BVM

sabato 26 novembre 2016

IL SANTO CHE IDEO' LA VIA CRUCIS


San Leonardo da Porto Maurizio, Sacerdote
Porto Maurizio, Imperia, 1676 - Roma, 26 novembre 1751
È il santo a cui si deve il merito di aver ideato la Via Crucis. Ligure (1676-1751), era figlio di un capitano di marina. Nato a Porto Maurizio, l'odierna Imperia, compie i suoi studi a Roma presso il Collegio romano, per poi entrare nel Ritiro di san Bonaventura, sul Palatino, dove vestirà il saio francescano. Inviato dal Papa in Corsica a ristabilire la concordia tra i cittadini, riuscì ad ottenere, nonostante le gravi divisioni tra gli abitanti, un impensabile abbraccio di pace. Il tema della Croce era al centro della sua predicazione: richiamava le folle alla penitenza e alla pietà cristiana. Alfonso Maria de' Liguori lo definì «il più grande missionario del nostro secolo». (Avvenire)
Patronato: Missioni al popolo
Etimologia: Leonardo = forte come leone, dal latino e dal tedesco
Martirologio Romano: A Roma nel convento di San Bonaventura sul Palatino, san Leonardo da Porto Maurizio, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che, pieno di amore per le anime, impegnò tutta la sua vita nella predicazione, nel pubblicare libri di devozione e nel far visita ad oltre trecento missioni a Roma, in Corsica e nell’Italia settentrionale. 

Giovane francescano, Leonardo aveva chiesto di andare missionario in Cina. Il Cardinale Colloredo gli aveva risposto: " La tua Cina sarà l'Italia ".
E alla fine del Seicento, l'Italia aveva abbastanza miserie e sufficienti disgrazie per essere considerata terra di missione.


Leonardo era ancora studente a Roma, quando un compagno gli propose di andare a udire una predica. Fatti pochi passi, trovarono un impiccato che ciondolava dalla forca. " Ecco la predica " dissero i due giovani.
Pochi giorni dopo, il figlio del capitano marittimo di Porto Maurizio, in Liguria, seguì due figure di frati che salivano verso il convento di San Bonaventura, sul Palatino, dove vestì l'abito dei Francescani detti " della riformella ", o " scalzati ".


Datosi alla predicazione, forse ricordando quel suppliziato pendente dalla forca, fra Leonardo ebbe sempre in mente l'altro suppliziato, pendente dalla Croce. Perciò, il suo tema preferito fu quello della Via Crucis, devozione tipicamente francescana, alla quale egli dette la più grande diffusione.
La sua predicazione aveva qualcosa di drammatico e di tragico, spesso al lume delle torce e con volontari tormenti, ai quali fra Leonardo si sottoponeva, ora ponendo la mano sulle fiaccole accese, ora flagellandosi a sangue.


Folle immense accorrevano ad ascoltarlo e rimanevano impressionate dalla sua bruciante parola, che ri-chiamava alla penitenza e alla pietà cristiana. " E’ il più grande missionario del nostro secolo " diceva Sant'Alfonso de' Liguori. Spesso l'uditorio intero, durante le sue prediche, scoppiava in singhiozzi.


Predicò in tutta l'Italia, ma la regione più battuta fu la Toscana, a causa del freddo Giansenismo, ch'egli voleva combattere prima di tutto con l'ardore del suo cuore, poi con i suoi temi più efficaci, e cioè quello del Nome di Gesù, della Madonna e della Via Crucis.


In una sua missione in Corsica, i briganti dell'isola tormentata scaricarono in aria i loro archibugi, gridando: " Viva frate Leonardo, viva la pace! ".
Tornato in Liguria, fu messa in mare una galera, intitolata, in suo onore, San Leonardo. Ma di lui, gravemente ammalato, i marinai dicevano: " La barca fa acqua ".


Consumato dalle fatiche missionarie, venne infine richiamato a Roma, dove, con le sue appassionate prediche, alle quali assisteva anche il Papa, preparò il clima spirituale per il Giubileo del 1750. In quella occasione, piantò la Via Crucis nel Colosseo, dichiarando quel luogo sacro per i Martiri. Gli storici hanno dimostrato poi che nel Colosseo non furono mai martirizzati cristiani, ma la predicazione ~ in buona fede - di San Leonardo impedì l'ulteriore rovina del monumento, considerato fino allora come una cava di buona pietra.


Fu l'ultima sua fatica. Morì l'anno dopo, e a San Bonaventura al Palatino occorsero i soldati, per tenere indietro la folla che voleva vedere il Santo e portar via le sue reliquie. " Perdiamo un amico sulla terra - disse il Papa Benedetto XIV 'Lambertini' - ma guadagnamo un protettore in Cielo ".


Fu lui a proporre la definizione del dogma mariano dell'Immacolata Concezione, mediante una consulta-zione epistolare con tutti i pastori della Chiesa.


Fonte:
Archivio Parrocchia

Note: 
Il sito dell'Associazione Compagnia di san Leonardo da Porto Maurizio: www.sanleonardoimperia.it

AMDG et BVM

lunedì 24 agosto 2015

“Tra tutte le occupazioni, l’unica utile, importante, necessaria: servire Dio e salvarsi l’anima”


San Leonardo da Porto Maurizio: Meditazione sul Fine dell’Uomo “Tra tutte le occupazioni, l’unica utile, importante, necessaria: servire Dio e salvarsi l’anima”


«Dio ci ha creati per conoscerlo, servirlo e amarlo, e così giungere in Paradiso… La beatitudine promessa ci pone di fronte alle scelte morali decisive. Essa ci invita a purificare il nostro cuore dai suoi istinti cattivi e a cercare l’amore di Dio al di sopra di tutto. Ci insegna che la vera felicità non si trova in alcuna creatura, ma in Dio solo, sorgente di ogni bene e di ogni amore. Il Decalogo, il Discorso della Montagna e la catechesi apostolica ci descrivono le vie che conducono al Regno dei Cieli»
(Catechismo della Chiesa Cattolica, CCC, 1721-1724)
«La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, «il fuoco eterno». La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira»
(Catechismo della Chiesa Cattolica, CCC, 1034-1035).

“San Leonardo da Porto Maurizio, Meditazione sul Fine dell’Uomo”


La considerazione dei Novissimi, cioè delle realtà ultime, è al cuore dell’insegnamento di padre Leonardo.
«Considera, scrive, quanto sia importante per te giungere alla tua meta ultima. Ne va di tutto per te; perché, se vi arrivi, sei salvato, sei eternamente felice, colmo di tutti i beni per l’anima e per il corpo. Se invece la manchi, sei perduto, corpo e anima, perdi Dio e il paradiso, sei eternamente infelice, dannato per sempre. Ecco allora, tra tutte le occupazioni, l’unica utile, importante, necessaria: servire Dio e salvarsi.
Se tu perdessi ora una parte dei tuoi beni, te ne resterebbero degli altri; se perdessi una causa, potresti ricorrere in appello; se ti accadesse di commettere qualche errore temporale, può essere riparato. E qualora tu venissi anche a perdere tutto, che importa? Comunque, che ti piaccia o no, verrà un giorno in cui bisognerà lasciare tutto.
Ma se manchi la tua meta ultima, perdi tutti i beni e attiri su di te mali irreparabili per tutta un’eternità. Che giova all’uomo, dice il Salvatore, se guadagna tutto il mondo e poi perde la propria anima? (Mt 16,26). Salvarci! ecco la nostra grande, la nostra unica occupazione. Quando non si tratta che delle faccende di questo mondo, se non ci pensi, un altro può pensarci per te; ma quando si tratta di quella grande della tua salvezza eterna, se non ci pensi, chi può pensarci per te? Se non te ne prendi cura, chi può assumere questo incarico per te? Se non ti aiuti da te stesso a salvarti, chi ti salverà ? Quel Dio che ti ha creato senza di te non vuole salvarti senza di te. Se vuoi salvarti , bisogna che tu ci pensi»
(San Leonardo da Porto Maurizio, Meditazione sul fine dell’uomo).

mercoledì 26 novembre 2014

"La tua Cina sarà l'Italia", così rispose il Cardinale Colloredo a frate Leonardo che aveva chiesto di andare missionario in Cina.

SINTESI DELLA VITA DI SAN LEONARDO 
DA PORTO MAURIZIO



Leonardo da Porto Maurizio, al secolo Paolo Gerolamo Casanova (Porto Maurizio, 20 dicembre 1676 – Roma, 26 novembre 1751), sacerdote e frate dell'Ordine dei Minori Riformati del Ritiro di San Bonaventura al Palatino di Roma, noto in particolare come propagatore della pia pratica della Via Crucis, è stato proclamato santo da papa Pio IX nel 1867.

Figlio di Domenico Casanova e Anna Maria Benza, fu battezzato con il nome di Paolo Gerolamo. La madre morì di tisi quando egli aveva due anni e mezzo. Siccome il padre era armatore e uomo di mare, il bimbo fu affidato ai nonni paterni. Quando nel gennaio del 1683 il padre si risposò con Maria Battistina Riolfo di Artallo, frazione di Porto Maurizio, il piccolo tornò a vivere nella famiglia paterna che nell'arco di 16 anni si arricchì di ben sette figli dei quali 3 morirono in tenera età, 2 divennero come lui frati minori, una si fece monaca domenicana e uno solo restò nel secolo ed ebbe nove figli.



Nel 1688, dodicenne, Paolo Gerolamo Casanova lascia Porto Maurizio, si reca a Roma presso il prozio Agostino Casanova per frequentare gli studi superiori di Lettere e Filosofia. Il fanciullo è dotato di intelligenza molto vivace e pio, particolarmente devoto della Madre Celeste, Maria.
Studia con passione alla scuola di Don Francesco Santoleri. Prosegue gli studi nel Collegio Romano dei Gesuiti dove studia umanistica e filosofia ed entra a far parte dell'Oratorio del Padre Caravita. Nel 1694 intraprende gli studi di logica, fisica e matematica con la guida del gesuita Padre Antonio Baldigiani.
Nel 1697,diciannovenne, nonostante la frequentazione assidua dei Domenicani, dei Gesuiti e dei Filippini di San Filippo Neri sente fortissima la vocazione per il Francescanesimo ed entra nell'ordine Francescano dei Minori Riformati del Ritiro, col nome di Leonardo per gratitudine verso il cugino Leonardo che lo ospitò quando lo zio Agostino, che non approvava la sua decisione di abbracciare il Francescanesimo, lo cacciò di casa; tale scelta stupì non poco anche i suoi insegnanti ed educatori.

Nel Convento di santa Maria delle Grazie a Ponticelli ha come maestro di noviziato Padre Cristino da Oneglia. 

Il 17 agosto 1702, a 26 anni, finiti gli studi teologici diventa sacerdote e gli viene affidato il compito di "lettore" cioè insegnante di filosofia per i novizi.
Tutto sta procedendo nel migliore dei modi, quando il giovane frate si ammala di tisi. Nonostanti i tentativi di cura la malattia si aggrava al punto che i Frati di San Bonaventura decidono di rimandarlo nella sua città natale dove vive nel Convento dell'Annunziata (odierno edificio scolastico di Piazza Roma), e dove chiede e ottiene la guarigione alla Santissima Vergine Maria venerata nel santuario di N.S. Assunta a Piani (frazione poco distante da Porto Maurizio).

Per riconoscenza Fra' Leonardo decide di diventare predicatore missionario scalzo.
Fece la sua prima predicazione missionaria ad Artallo (frazione di P.M.) dove vivevano i nonni (genitori della seconda moglie del Padre). Da allora non calzò più i sandali sino al 1751 quando dovette indossarli per obbedienza al Papa preoccupato per le sue precarie condizioni di salute.
Fra' Leonardo dunque nel lasciare Porto Maurizio per andare a Firenze, chiamato dai Superiori, nel Convento di Ritiro di San Francesco al Monte alle Croci, non potè scuotere i calzari. Era l'8 Settembre 1709.
E' incorporato nella Provincia Riformata Toscana, è eletto guardiano del Ritiro di San Francesco al Monte di Firenze. Fonda il Convento di Ritiro di San Francesco al Palco a Prato (oggi Villa San Leonardo al Palco).
Di entrambi fu guardiano sino a quando il 7 Ottobre 1730 venne chiamato a Roma presso il Convento di San Bonaventura al Palatino (dove era stato novizio) per predicare delle Missioni.
Sino alla fine del 1735 predica incessantemente missioni, esercizi spirituali, quaresimali, visite a Monasteri, erige Vie Crucis in Roma e nei territori circostanti finchè nel Gennaio del 1736 è incorporato nella Provincia Riformata Romana, e il Convento di San Bonaventura al Palatino torna ad essere la sua dimora, o almeno il suo punto di riferimento. L'anno successivo ne viene eletto Superiore.

La sua attività è incessante: si sposta nel Regno di Napoli, tocca le Marche, l'Umbria, Sabina e altri dintorni, Tivoli, Palestrina, Carpineto, Rieti.
Il 22 Agosto del 1740 viene eletto Papa, il bolognese Cardinale Lambertini che prende il nome di Benedetto XIV° con il quale Fra' Leonardo avrà un rapporto di stima, di amicizia e di affetto ancora più saldo di quello avuto con i Papi precedenti.
Nel 1743 è chiamato a Genova dove predica con tali risultati che le autorità civili e religiose lo autorizzano a svolgere Missioni in tutto la Riviera Ligure di Ponente.

E' così che può tornare nella sua amata città natale Porto Maurizio a predicare le Missioni dal 30 Giugno al 25 Luglio. Dopo Porto si sposta nel Levante Ligure prima di Imbarcarsi per la Corsica dove si trattiene per tutto il 1744 ottenendo grandi frutti di conversione.
Spende metà dell'anno seguente missionando ancora in Genova e nel Levante, poi torna in quelle Terre Toscane (Firenze, Prato, Pistoia, Lucca ...) che aveva dovuto lasciare molti anni prima, accolto sempre con entusiasmo e commozione.

Rispondendo agli inviti pressanti di Vescovi e Parrici si reca in Emilia-Romagna dove si trattiene anche per buona parte del 1747. Sulla via del ritorno si reca in pellegrinaggio alla Madonna di Loreto (non mancava mai di visitare i Santuari Mariani), poi tocca Osimo, Spoleto, Todi, Terni .. ove predica le Missioni e visita i Monasteri, maschili e femminili.
Il 1748 lo vede attivo nel Regno di Napoli mentre dedica tutto il '49 a preparare in Roma il grande Giubileo del 1750 che fu infatti uno dei più Santi della Storia dei Giubilei.
Ai primi del 1751 viene eretta per volere del Papa e del nostro Santo la prima Via Crucis nell'interno del Colosseo allo scopo di cristianizzare quell'antico importantissimo monumento romano e contemporaneamente di salvarlo dalla distruzione (era infatti usato come una cava di pietre).

Per desiderio del Papa predicò le missioni nella Sua terra natale, vecchio, stanco, malato, ma sempre pieno di ardore e di gioia. Quelle missioni furono memorabili. Il Santo Missionario è ancora ricordato in quei luoghi con affetto e riverenza.
Con un lungo e faticoso viaggio durato ben ... giorni, fece ritorno a roma per morire la sera stessa del suo arrivo, il 26 Novembre 1751.

Dopo la miracolosa guarigione dalla tisi avvenuta, per intercessione della Modonna, durante le sue frequentazioni del Santuario della Assunta a Piani. egli divenne ulteriormente devoto a Lei, e unitamente al tema della Croce anche il tema di Maria fu fondamentale nelle prediche missionarie.



Nel 1741 mentre predicava le Missioni in Cave di Palestina vicino a Gaeta, un fedele gli portò un dono. Era un bellissimo ritratto della Vergine Maria con il Bambino Gesù che adorava il Crocifisso. Era stato dipinto per lui da un famoso pittore Sebastiano Conca, nativo di Gaeta, che diventerà il Presidente dell'Accademia di San Luca in Roma dove studierà anche il pittore portorino Leonardo Massabò. 

Fra ' Leonardo, colpito dalla bellezza del quadro e dalla profondità del suo significato, lo benedisse e lo battezzò col nome di "Madonna del Bello Amore"; da allora lo portò sempre con sé in tutte le Missioni. In punto di morte lo consegnò al Guardiano del suo Convento, San Bonaventura al Palatino dove si trova tuttora.

Lo stesso Conca e la sua scuola eseguirono delle copie dell'originale perché Fra' Leonardo le lasciava, come ricordo della Missione, alle Parrocchie da lui visitate.


Eventi prodigiosi

accompagnarono incessantemente la sua predicazione e il suo passaggio
Fenomeni atmosferici inspiegabili
1° Dal 24 Agosto al 5 Settembre 1751, San Leonardo predica le Missioni a Scaricalasino (oggi Monghidoro (BO)).
Una sera organizza una grande processione con il Crocefisso per impetrare la pioggia, dato che non pioveva da cinque mesi. Quando il Crocefisso compare nel campo dove si svolgevano le Celebrazione, inizia a piovere in tutta la zona; solo il campo della Missione gremito di gente, resta asciutto. (vedi Diario di Fra' Diego). Fra' Diego è il fraticello laico che accompagnò Fra' Leonardo dal 1728 al 1751 e che tutte le sere annotava, pur tra mille difficoltà, gli avvenimenti vissuti nella giornata.
2° Luglio 1743. Missioni a Porto Maurizio, sua città natale. Mentre predica in una grande spianata fuori le mura, scoppia un temporale e comincia a piovere. Il Santo blocca il fuggi fuggi generale invitando tutti a non andare via e a pregare San Vincenzo Ferreri (cui egli si rivolgeva sempre per avere protezione). Subito il temporale cessò, la pioggia si fermò mentre le nuvole si allontanarono andando esattamente dalla parte opposta a quella della direzione del vento.
Numerosissimi sono i risanamenti improvvisi come quello di un bambino storpio e gobbo (Dicembre 1741) incontrato lungo la strada per Poggio Mirteto, e la restituzione della voce ad una bimba muta (Corsica 1744).
Ma i suoi veri grandi prodigi sono le conversioni e le pacificazioni : prostitute che si redimono, banditi che si convertono, concubine che si fanno monache, cavalieri e cicisbei che diventano sacerdoti, tanta gente che cambia modo di vivere...
Famiglie che si riconciliano, pacificazioni all'interno delle famiglie, mercanti che riparano per le ruberie perpetrate, datori di lavoro che riconoscono le ingiustizie commesse e vi pongono rimedio...
Molto nota, perchè soggetto di bei dipinti, è la conversione del bandito sardo detto il "Lupo", abituato a farsi le proprie ragioni solo con le armi e la forza (vedi riproduzione di una antica stampa).
Le prostitute venivano aiutate a cambiare vita poichè il Santo le sosteneva concretamente facendole ospitare nei Conventi, sovvenzionate da sue ricche penitenti, che egli convolgeva nelle opere di bene, sino a quando trovavano un lavoro onesto. Purtroppo ci fu anche un fatto drammatico poichè un "protettore", scoperto il luogo dove alloggiava una sua "protetta", la raggiunse e la uccise.
Era un confessore eccezionale perchè sapeva leggere nei cuori e trovare le parole giuste per aiutare a vivere in modo più autentico.
Tutti volevano essere confessati da lui, rimaneva in confessionale senza mangiare nè dormire per ore e ore.
Una volta addirittura per 30 ore consecutivamente.

Miracoli

Anche dopo la sua morte si verificarono molti miracoli per sua intercessione.
Sono documentati in modo particolareggiato, quelli che vennero approvati per il Processo di Beatificazione, (fu beatificato il 19 Giugno 1796 da Pio VI°) e per il Processo di Santificazione (29 Giugno 1867, Pio IX°).
Particolarmente commovente è quello della 14 enne Laura Cardelli, orfana, ospitata in un Conservatorio per mendicanti. Distrutta dalla tisi, ormai in fin di vita, non lasciava più il letto. Una suora la invitò a pregare il beato Leonardo. Pregano insieme. Nella notte il Beato appare alla fanciulla, le porge una mano e l'aiuta ad alzarsi dal letto. La fanciulla recupera immediatamente tutte le sue forze. 
La conferma della sua miracolosa guarigione ci viene da una predica mariana nella quale egli dice di sè di essere come un Santuario tappezzato con le scritte "per grazia ricevuta": "questa mia voce- per grazia ricevuta, questa mia salute- per grazia ricevuta"...

Le Processioni leonardiane:

All'inizio delle Missioni, che duravano sempre non meno di 15 giorni, oltre alla catechesi, alle predicazioni, alle Celebrazioni Eucaristiche, alle Confessioni, alle pacificazioni,ecc. ecc... si svolgeva la Processione di Penitenza. I processionanti, in vesti bianche, presa coscienza della propria situazione di peccatori, imploravano il perdono divino e si autoflagellavano.
A metà percorso missionario si svolgeva la Processione detta del S.S Sacramento che veniva devotamente e festosamente portato per le vie della città.
Infine in chiusura delle Missioni si svolgeva la gioiosa Processione detta "della Madonna" in cui la statua di una Madonna particolarmente venerata in quei luoghi veniva portata in processione con un grandissimo concorso di folla. Vi partecipavano anche bambini, giovanette e giovanetti intonando canti mariani, spandendo fiori e innalzando cartigli con scritte inneggianti a Gesù e Maria.

Particolarità:

Come già si è detto il Santo per 40 anni camminò a piedi nudi che spesso si piagavano per il caldo, per il gelo o per le asperità del terreno ma solo una volta avendo perso parecchie unghie si rassegnò a rimanere a riposo.
Fondamentalmente, nonostante la sua grande attività di missionario, di fondatori di Conventi e di Ritiri e di Via Crucis, di padre spirituale, di scrittore, era unasceta, un mistico. La sua preghiera era continua, pregava con la mente, con la bocca e coi gesti per coinvolgere tutta la sua persona.
Nei momenti di preghiera, di meditazione e talvolta nella celebrazione della Messa raggiungeva visibili momenti di estasi.
Era felice quando poteva ritirarsi nella Solitudine dell'Incontro (a Firenze) romitorio da lui stesso fondato, dove, diceva, "faccio le missioni a Fra Leonardo".

Fra' Leonardo e i Papi del suo periodo:

Con i Papi che incontrò nella sua vita, ebbe relazioni molto importanti.
Tutti lo stimarono e chiesero talvolta la sua collaborazione per l'estensione di Bolle e documenti ufficiali.
Ma quello cui lo legò un particolarissimo rapporto di stima e di affetto fu Benedetto XIV°, al secolo Cardinale Lambertini, che gli affidò nel 1749 la preparazione del grande Giubileo del 1750. Durante tutto l'anno ogni domenica pomeriggio venne ricevuto a colloquio dal Papa che approfitto per ordinargli di arricchire la sua rigorosa dieta con brodo e latticini.
L'anno giubilare del 1750, ricordato come uno dei più "santi" e dei più partecipati della storia della Chiesa, si concluse con la predica nel Colosseo e la benedizione della Via Crucis colà eretta.


Fra' Leonardo invitava la gente a mettere sulle porte delle case il nome di Gesù: I H S, Jesus Hominum Salvator (Trigramma Bernardiniano) con l'aggiunta della Emme di Maria: 
I H S M. (Quadrigramma leonardiano).
A Porto Maurizio e dintorni se ne vedono ancora molti, ma ce ne sono anche in molte vie di città dell'Italia Centrale.

Fra' Leonardo e le donne:

Come missionario e padre spirituale ebbe modo di stare molto a contatto con donne, di ogni età, di ogni ceto, laiche e suore.
Non fu misogino. Anzi fu sempre rispettoso nei confronti delle donne di ogni età e di ogni condizione sociale. Evitava i contatti diretti e preferiva che gli incontri, quando necessari, avvenissero in presenza di terzi per rispetto del suo stato di religioso.
Ebbe come figlie spirituali, e fu confessore di donne di ogni età e ceto, laiche e religiose.
Le principesse del Granducato di Toscana, Anna Maria Luisa figlia di Cosimo III° De' Medici, Violante Beatrice di Baviera moglie di Gian Gastone entrambi figli di Cosimo III° De' Medici; la regina Maria Clementina Sobiesky Stuart, moglie di Giacomo III° Stuart in esilio a Roma, la Duchessa Isabella Acquaviva Strozzi, Elena Briganti Colonna, Suore, Monache, umili madri di famiglia che rassicurava se, fatto salvo il rispetto del precetto festivo, non riuscivano a frequentare con assiduità la Santa Messa feriale dicendo che il lavoro fatto con buona disposizione è preghiera ed è accetto al Signore come la Santa Messa.
Convertì non poche prostitute e per permettere loro di trovare un lavoro onesto le faceva ospitare nei Conventi e aiutare concretamente dalle sue ricche penitenti sino a quando non avessero trovato una decorosa sistemazione e un lavoro.


I Proponimenti

Nel 1717 Fra' Leonardo mise per iscritto , nella pace del Romitorio di Santa Maria dell'Incontro nei pressi di Firenze, dove appena gli era possibile si ritirava per "fare le missioni a fra' Leonardo", i suoi Proponimenti. Sessantasei propositi descritti con minuziosa precisione che costituiscono un trattato di Teologia ascetica calato nella vita pratica. Egli li mise quotidianamente in pratica con gioiosa "fatica" come testimoniarono i suoi Confessori quando venne istruito il Processo di Beatificazione, che rinnovò fervorosamente nel 1735 e nel 1745.

Ci soffermiamo brevemente su un solo "proponimento" il N°. 52 che riguarda la devozione alla Vergine Maria che Fra' Leonardo si impegna ad amarla sempre più 
"con tenerezza di affetto e affetto di figlio" aggiungendo: "sarò devotissimo del mistero della sua Immacolata Concezione e non abbandonerò l'impresa del trattato di farlo definire di fede, sollecitando più che posso per tutte le vie e i modi possibili, benché avessi a dare il sangue e la vita. Porterò sul cuore una immaginetta dell'Immacolata Concezione e una crocetta a sette punte, per ricordarmi della Vergine Addolorata, che bacerò più volte al giorno".

Con la stessa pacatezza e serenità metteva in pratica gli altri sessantacinque "proponimenti", altre devozioni particolari, la Via Crucis quotidiana, le Sante Messe quotidiane che celebrava con tanta partecipazione da averi veri momenti di estasi. Tutto questo, e molto altro ancora, esulava dagli impegni operativi quotidiani cui era chiamato come Missionario, Predicatore, Confessore, Quaresimalista, Guardiano del Convento, carica che ricoprì varie volte, Padre Spirituale di fedeli di ogni ceto e di interi conventi maschili e femminili. Per non parlare del tempo che dedicava quotidianamente alla corrispondenza, alla stesura dei suoi testi, alla composizione di odi, preghiere e allo spostamento da un paese all'altro, da una regione all'altra ... sempre a piedi e a piedi nudi!


Dogma dell'Immacolata Concezione

Fu un fervente " immacolatista", e sostenitore del Dogma. Egli aveva persuaso il Papa, Benedetto XIV a indire un “Concilio senza spese", cioè ad interrogare per scritto tutti i Vescovi della Cristianità, chiedendo il loro parere sulla tesi teologica dell'Immacolata Concezione di Maria, ma la cosa non ebbe seguito, per lungaggini burocratiche e la morte di quel Papa.
Nel 1846 fu eletto Papa col nome di Pio IX° il Cardinale Mastai Ferretti che avendo avuto modo di leggere casualmente una lettera di Fra' Leonardo in cui si faceva cenno alla possibilità di indire un "Concilio senza spese", mise in pratica questo suggerimento.
La maggioranza si espresse positivamente e il Dogma fu proclamato l'8 Dicembre 1854.
Gli eventi più importanti sono stati sempre accompagnati da una grande fioritura di opere letterarie e artistiche sul Santo.


custoditi nella stanza natale, ora cappella, attigua alla chiesa di San Leonardo(Parrasio)

- La sua morte 26 Novembre 1751
- La Beatificazione, 19 Giugno 1796 essendo papa Pio VI°
- La Canonizzazione, 29 Giugno 1867. Era papa Pio IX°
- L'elezione a Protettore delle Missioni Popolari- Era Papa Pio XI nel 1923
- Le solenni celebrazioni per il bicentenario della sua morte Imperia 1951
- La trionfale "Peregrinatio" delle sue spoglie giunte provvisoriamente a Imperia nel I° centenario della sua canonizzazione - 1967
Le sue spoglie vennero portate via mare, come via mare Egli era giunto a Porto Maurizio nel 1743 per predicarvi le Missioni
- L'elezione a Patrono di Imperia nel 1991. Grande Messa interparrocchiale in Piazza della Vittoria- Festeggiamenti vari.
- 1996 Trasferimento delle sue Spoglie ad Imperia per essere custodite nella Basilica di San Maurizio e C.C.M., la cui erezione era stata da Lui predetta nel 1743. L'arrivo ad Oneglia in nave, la celebrazione Eucaristica nella Chiesa di San Giovanni, la partecipatissima processione notturna da Oneglia a Porto Maurizio.
- 1997 Anno Leonardiano- "Peregrinatio" delle sue Spoglie in tutte le parrocchie della città, del Vicariato di Oneglia e del Vicariato di Porto Maurizio.
- Grandi Missioni cittadine

L'urna bronzea che accoglie le Sue Sacre Spoglie. Dono del Papa Pio IX° che lo canonizzò
E' esposta nella Cappella dedicata a S.Leonardo a destra dell'Altare Maggiore nel Duomo di Porto Maurizio


AMDG et BVM