venerdì 26 novembre 2021

San LEONARDO DA PORTO MAURIZIO (oggi IMPERIA)

SAN LEONARDO da Porto Maurizio 

di Dario Busolini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005) 


LEONARDO da Porto Maurizio, santo. - Nacque a Porto Maurizio (ora Imperia) il 20 dic. 1676, figlio di Domenico Casanova e Anna Maria Benza, che gli diedero il nome di Paolo Girolamo e lo avviarono alla vita religiosa mandandolo, appena dodicenne, a Roma presso uno zio paterno, perché potesse studiare nel Collegio romano dei gesuiti. Qui L. frequentò l'oratorio del Caravita e quello dei filippini alla chiesa Nuova, ma trovò più congeniale alla sua vocazione l'austerità francescana della cosiddetta Riformella, un ramo dei frati minori riformati fondato nel 1662 da Bonaventura da Barcellona.

Entrato nel noviziato di questi frati (chiamati anche "francescani scalzati") nel convento di Ponticelli Sabino il 2 ott. 1697 ed emessi i voti solenni un anno dopo, compì gli studi teologici in quello romano di S. Bonaventura al Palatino, casa principale della Riformella. Ordinato sacerdote il 23 sett. 1702, avrebbe voluto essere destinato alle missioni in Cina, ma alcuni gravi disturbi gastrici indussero i suoi superiori a trattenerlo in Italia e a rimandarlo, nel 1704, a Porto Maurizio, nel convento dei francescani osservanti, nella speranza che il clima nativo potesse giovargli. Ristabilitosi dopo quattro anni, dal 1708 fino alla morte divenne uno dei più noti e apprezzati predicatori italiani.

Dal 1709 al 1730 scelse il convento toscano di Monte alle Croci, presso San Miniato, affidato alla Riformella grazie alle pressioni di Cosimo III de' Medici, come centro delle sue missioni itineranti, cui affiancò la cura per i ritiri di S. Francesco al Palco in Prato e S. Maria dell'Incontro presso Firenze, luoghi destinati da lui a offrire periodi di vita contemplativa a tutti i religiosi impegnati nell'apostolato. Di questi ritiri fu superiore per nove anni, e ne redasse anche le costituzioni.


Fu chiamato a Roma da Clemente XII, nel 1730, e da allora iniziò i viaggi per le missioni popolari in varie parti dello Stato pontificio, del Granducato di Toscana, della Repubblica di Genova e del Regno di Napoli, come attesta il dettagliato Diario delle missioni redatto, a partire dal 1730, dal suo segretario Diego da Firenze (l'elenco delle località toccate è in Bibliotheca sanctorum, coll. 1211 s.). Le missioni popolari predicate da L. furono 343, svolte nell'arco di 44 anni, insieme con un numero imprecisato di predicazioni temporalmente più brevi.



Per lui una missione popolare necessitava di un'attenta e lunga preparazione di preghiera e studio, doveva durare almeno 15 giorni nelle campagne e 18 nelle città, preceduti da alcuni giorni per organizzare una sorta di servizio d'ordine che assegnasse i posti nelle chiese e designare dei "pacieri" incaricati di invitare alle prediche persone note per pubbliche inimicizie, seguiti poi da almeno un'altra settimana da dedicare interamente e personalmente all'ascolto delle confessioni, reputate la parte più importante della missione stessa. L'arte oratoria di L., che in parte si rifà all'esempio di Paolo Segneri, celebrata dai contemporanei e capace di richiamare migliaia di persone, aveva un carattere insieme teatrale e pratico.

Egli sapeva conquistare l'uditorio con toni drammatici e coinvolgenti, ammonendo i fedeli sul loro destino dopo la morte, sui danni del peccato e degli scandali per poi illustrare paternamente i benefici della confessione, del comportamento onesto e della buona educazione dei figli, come pure del dovere di pagare un giusto compenso agli operai e di rispettare il riposo festivo e l'obbligo dell'istruzione religiosa. Più volte denunciò il pericolo della massoneria.[!!!] Gli effetti di queste prediche erano straordinari e spesso accompagnati da prodigi e manifestazioni di massa. Alle esortazioni e alle confessioni, comunque, L. aggiungeva la diffusione di alcune popolari devozioni per consolidare tra la gente il risultato delle sue missioni: la recita quotidiana di alcune semplici preghiere e del Rosario, la devozione al Nome di Gesù, la Pietà Eucaristica, la Comunione frequente, l'iscrizione alle confraternite, l'istruzione religiosa di base e, soprattutto, il pio esercizio della Via Crucis, che trasformò la devozione alla Passione di Cristo praticata solo nelle chiese francescane in preghiera comune a tutto il mondo cattolico, specie nel tempo quaresimale.

In effetti, egli ottenne il permesso di erigere la Via Crucis anche nelle chiese non francescane solo dopo ventidue anni di insistenze sui benefici effetti di questa devozione. L. eresse in Italia almeno 572 Viae Crucis, la più famosa delle quali fu a Roma, nel Colosseo, per il giubileo del 1750 e tuttora praticata. Non riuscì invece ad assistere alla proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria, di cui fu sempre convinto assertore, e che avvenne nel 1854.

Dal 1736 al 1737, per ordine di Clemente XII, L. accettò la nomina a superiore del convento di S. Bonaventura al Palatino e di quelli da esso dipendenti. Resosi però conto che tale carica preludeva all'elezione al provincialato, chiese e ottenne dal pontefice la dispensa dall'elettorato attivo e passivo e il permesso di dedicarsi interamente alla predicazione e, attraverso lettere, all'organizzazione dei ritiri romani e toscani della Riformella. 

Il nuovo papa, Benedetto XIV, eletto nel 1740, stimava profondamente L. e avrebbe desiderato mantenerlo a Roma; tuttavia, non volle contrastare la sua volontà e le tante richieste di missioni popolari - tra cui fu molto impegnativa quella in Corsica dal maggio al novembre 1744 - che riceveva da ogni parte. Attese così l'occasione fornita dalla preparazione e dallo svolgimento dell'anno santo 1750, per affidargli cinque missioni popolari e due tridui a Roma, nel 1749, e le confessioni dei pellegrini, nel 1750. Terminato il giubileo, L., sebbene ormai indebolito, volle riprendere le missioni popolari, e ne compì ancora quattro a Lucca e tre a Bologna. Qui, dopo l'erezione dell'ultima Via Crucis nella chiesa di Pianoro, le sue condizioni di salute peggiorarono.

Alla notizia, Benedetto XIV lo richiamò a Roma, dove L. giunse a fatica, per morire la tarda sera del 25 nov. 1751, nel convento di S. Bonaventura al Palatino. Benedetto XIV ne ordinò la sepoltura nella cappella di S. Francesco di quello stesso convento.

Pio VI beatificò L. il 19 marzo 1796, Pio IX lo canonizzò il 29 giugno 1867 e Pio XI, il 17 marzo 1923, lo nominò patrono dei missionari nei paesi cattolici. Le sue spoglie sono ora custodite sotto l'altare maggiore di S. Bonaventura al Palatino, e nel convento sono conservati un ritratto anonimo e vari reperti. A Imperia è attivo dal 1961 un Centro di studi leonardiani.

Opere: L. pubblicò alcuni libri che considerava utili sussidi alle sue missioni, e lasciò manoscritti gli appunti delle prediche e degli esercizi spirituali, insieme con le lettere e le riflessioni spirituali sul raggiungimento della perfezione cristiana, riunite nei "Proponimenti", materiale che affidò in punto di morte a Diego da Firenze. I lavori editi da lui sono: la Dilucidazione delle indulgenze concesse dai sommi pontefici a tutte le Via Crucis erette dai frati minori (Lucca 1715); il Manuale sacro, ovvero Raccolta di varie devozioni proprie di una religiosa che aspira alla perfezione (Roma 1734); il Discorso mistico-morale, il Direttorio della confessione generaleIl tesoro nascosto, ovvero Pregi ed eccellenze della S. Messa, tutti stampati a Roma nel 1737; la Via sacra spianata e illuminata (una spiegazione della Via Crucis, Roma-Lucca 1748) e una serie di opuscoli devozionali. Il notevole corpus di manoscritti fu edito postumo nella Collezione completa delle opere (Roma 1853-54, trad. francese Paris-Tournai 1858-60), e nelle Opere complete (Venezia 1868-69), da integrare con il volume curato da Giuseppe da Roma, Soavità di spirito di s. L. manifestata in 86 sue lettere, Roma 1872, e tre volumi a cura di B. Innocenti: Prediche e lettere inedite, Quaracchi 1915; Operette e lettere inedite, Arezzo 1925; e Prediche delle missioni con l'aggiunta di necrologie, lettere e documenti inediti, ibid. 1929.

Nei processi canonici, Alfonso Maria de' Liguori, Giovanni Battista De Rossi, l'arcivescovo di Firenze F.G. Incontri e quello di Ravenna F. Guiccioli e numerosi altri testimoni vollero sottolineare quanto L. fosse zelante e irruente nelle prediche e delicato, sapiente e arguto nella direzione spirituale individuale.


AMDG et DVM

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