Quarta virtù
Invitta speranza e confidenza in Dio
16. I. Paolo credette e sperò nella speranza e contro la speranza, quando
intraprese molte cose superiori alle forze umane e naturali, e con
l’invocazione e l’aiuto di Dio le condusse a termine. Infatti, come egli
stesso dice (Romani 8, 24): «Sperare quel che si vede non è più speranza.
E come sperare quel che già si vede?». E (Romani 8, 26): «Lo stesso
Spirito chiede per noi con gemiti inenarrabili».
17. II. Paolo, con questa speranza, superò non soltanto tutte le difficoltà,
ma anche tutte le impossibilità della natura. Infatti come lui dice (Romani 8, 31): «Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?»
Di tali uomini scrive con verità san Bernardo (46): «Essi osano grandi
cose, poiché sono uomini grandi; e ciò che osano, ottengono. Giacché una
grande fede merita cose grandi, e fin dove sarai progredito col piede della
fiducia nei beni del Signore, altrettanti ne possederai. A tali spiriti grandi
occorre uno sposo grande, e magnificherà l’operare con essi».
Il medesimo (47): «La sola speranza, soggiunge, presso di te (o Signore)
tiene il posto della compassione; non poni l’olio della misericordia, se non nel vaso della fiducia».
18. III. Paolo, per questa speranza, si gloriava nelle persecuzioni: «Ci
gloriamo, scrive, nelle tribolazioni, sapendo come la tribolazione produce
la pazienza, la pazienza l’esperienza, l’esperienza la speranza. Or la
speranza non ci lascerà confusi» (Romani 5, 3-5). Speranza onnipotente
19. IV. Paolo, non solo per sé, ma anche per i suoi fedeli, sperò, in ogni
afflizione, e con la speranza ottenne da Dio aiuto, forza e vittoria. Volendo
ispirare questa speranza ai Corinti, scrive (2 Corinti l, 6 s.): «(La speranza
che in voi) opera la tolleranza delle stesse sofferenze che anche noi
soffriamo, affinché la nostra speranza sia ferma per voi, sapendo noi che,
come siete compagni delle nostre sofferenze, sarete pure compagni nella
consolazione».
Splendidamente osserva San Cipriano (48): «Nelle persecuzioni nessuno
pensi al pericolo che ci procura il demonio, ma consideri l’aiuto che darà
Dio; né la mente resti stordita dall’infestazione umana, anzi resti la fede
corroborata dalla protezione divina; poiché ciascuno, secondo le promesse
divine, e secondo i meriti della sua fede, tanto riceve di aiuto da Dio,
quanto crede riceverne. Non vi è cosa che l’Onnipotente non possa
concedere se non l’impedisce la deficienza e caducità della fede di chi
deve ricevere».
20. V. Paolo, reso dalla continua esperienza edotto dell’aiuto divino,
rimaneva sicuro in ogni frangente, riguardo al prospero esito eventuale di
ogni cosa. «Ma noi, scrive, abbiamo avuto dentro noi stessi risposta di
morte, affinché non confidiamo in noi, ma in Dio che risuscita i morti.
Egli ci ha liberati e tolti da tanti pericoli e speriamo che ci libererà
ancora» (2 Corinti l, 9 s.).
S. Cipriano (49) segue Paolo, quando scrive a Demetriano, giudice e
nemico, dei cristiani: «Vige presso di noi la forza della speranza e la
fermezza della fede. Tra le stesse rovine del crollante secolo, la mente
resta eretta, immobile la virtù, mai cessa di essere lieta la pazienza;
l’anima è sempre fidente nel suo Dio, come lo Spirito Santo ci ammonisce
ed esorta per bocca del Profeta, il quale corrobora, con celeste voce, la
fermezza della nostra fede e della nostra speranza: Io godrò nel Signore,
ed esulterò in Dio mio Salvatore. I cristiani esultano sempre nel Signore, e
si allietano e godono nel loro Dio, e sopportano con fortezza i mali e le
avversità del mondo, mentre mirano al premio ed alla felicità futura».
Così fecero i Santi, come Giobbe (Giobbe 13, 15): «Anche se mi
ammazzasse, disse, spererò in Lui». E Geremia (Geremia 17, 7):
«Benedetto l’uomo che confida nel Signore, e di cui Dio sarà sua fiducia».
«La mia porzione è il Signore − ha detto l’anima mia − per questo lo
aspetterò. Il Signore è buono per chi spera in lui, per l’anima che lo cerca» (Lamentazioni 3, 24 s.).
Si legga pure la dissertazione che fa Paolo su questa forza della speranza,
come di àncora, parlando agli Ebrei (Ebrei 6. 17; 10, 23. 35 s.).
Con verità il Salmista diceva (Salmo 31, 10): «Colui che spera nel Signore è avvolto dalla misericordia». E sant’Agostino (50) scrisse: «Mortale è veramente la vita, immortale è la speranza della vita».
S. Bernardo (51) soggiunge: «Se sorgeranno guerre contro di me, se inferocirà il mondo, se fremerà il maligno, se la stessa carne si rivolterà contro lo spirito, io spererò in te».
21. VI. Paolo con questa speranza assalì audacemente ogni pericolo della
vita. Così, nel tumulto sollevato contro di lui ad Efeso, volle salire al
teatro, pur sapendo che volevano soltanto lui e la sua testa (Cfr.: Atti 19,
30). Così andò a Gerusalemme, nonostante che ovunque i Profeti gli
avessero predetto le catene. Ad essi rispose: «Perché piangete e mi
spezzate il cuore? Quanto a me son pronto non solo ad essere legato, ma
anche a morire... per il nome del Signore Gesù» (Atti 21, 13).
Per questa speranza, superò tutti i pericoli suoi, e di quelli che erano con
lui. Nel naufragio gli apparve un angelo, che promise la liberazione e la
salvezza non solo a lui, ma, in vista di lui, a tutti i naviganti:
«Non temere, Paolo, disse l’angelo, tu devi comparire davanti a Cesare, ed ecco Dio ti ha fatto dono di tutti quelli che navigano con te»
(Atti 27, 24).
22. VII. Paolo, con certa speranza, si appropriava la gloria e la corona
celeste: «So bene in chi credetti, scrive, e son certo che Egli è sì potente
da conservare il mio deposito sino a quel giorno» (2 Timoteo l, 12). E:
“Ho combattuto la buona battaglia, ho finito la mia corsa, ho conservato la fede, e non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice» (2 Timoteo 4, 7 s.).
AMDG et DVM
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