giovedì 4 novembre 2021

GLORIE DI MARIA: Maria è la speranza de' peccatori.



§ 2. - Maria è la speranza de' peccatori.

Dopo che Dio creò la terra, creò due luminari, uno maggiore e l'altro minore, cioè il sole acciocché illuminasse di giorno, la luna acciocché illuminasse di notte: Fecitque Deus duo luminaria magna; luminare maius ut praeesset diei, [et] luminare minus ut praeesset nocti (Gen. I, 16). Il sole, dice Ugon cardinale, fu figura di Gesù Cristo, la cui luce godono i giusti, che vivono nel giorno della divina grazia: la luna fu figura di Maria, per cui mezzo son illuminati i peccatori, che vivono nella notte del peccato: Luminare maius Christus, qui praeest iustis: luminare minus idest Maria, quae praeest peccatoribus (In loc. cit.).1 Essendo dunque Maria questa luna propizia a' miseri peccatori, se mai alcun miserabile, dice Innocenzo III, si trova caduto in questa notte della colpa, che ha da fare? Qui iacet in nocte culpae, respiciat lunam, deprecetur Mariam (Serm. 2, de Ass. B.V.).2 Giacch'egli ha perduto la luce del sole, perdendo la divina grazia, si rivolga alla luna, preghi Maria, ed ella gli darà luce per conoscere la miseria del suo stato e forza di presto uscirne. Dice S. Metodio che per le preghiere di Maria continuamente si convertono quasi innumerabili peccatori: Mariae virtute et precibus pene innumerae peccatorum conversiones fiunt.3


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Uno de' titoli con cui la S. Chiesa ci fa ricorrere alla divina Madre e che maggiormente rincora i poveri peccatori, è il titolo di Rifugio de' peccatoricon cui l'invochiamo nelle litanie. Anticamente vi erano nella Giudea le città di rifugio, dove i delinquenti che andavano a ricoverarsi erano liberi dalle pene meritate.4 Al presente non vi sono tante città di rifugio, come allora, ma ve n'è una sola, ch'è Maria, di cui fu detto: Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei (Ps. LXXXVI, [3]). Ma con questa differenza, che nelle città antiche non trovavano rifugio tutti i delinquenti né per tutte le sorte di delitti; ma sotto il manto di Maria tutti i peccatori trovano scampo e per ogni delitto che abbiano commesso; basta che alcuno vi ricorra a ricoverarsi.5 Io son la città di rifugio per tutti coloro che a me vengono, dice la nostra Regina: Ego civitas refugii omnium ad me confugientium, le fa dire S. Giovan Damasceno (Or. 2, de Dorm.).6

E basta che uno ricorra; quegli che già avrà avuto la sorte di entrare in questa città, non occorrerà che parli per esser salvo. Convenite celeriter, et ingrediamur civitatem munitam, et sileamus ibi (Ierem. VIII, [14]). Questa città munita, spiega il B. Alberto Magno, è la S. Vergine, munita in grazia ed in gloria.7 Et sileamus ibi: spiega la Glossa: Quia non audemus deprecari Dominum quem offendimus, ipsa deprecetur et roget: Giacché noi non abbiamo ardire di supplicare il Signore per lo perdono, basta ch'entriamo in questa città e tacciamo; perché allora Maria ella parlerà e pregherà per noi. Ond'esorta


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un divoto autore (Benedetto Fernandez, in c. 3 Gen.) tutti i peccatori a ricoverarsi sotto il manto di Maria, dicendo: Fugite, o Adam, o Eva, fugite eorum liberi intra sinum Matris Mariae. Ipsa est civitas refugii, spes unica peccatorum:8 Fuggite, o Adamo, o Eva, e voi loro figli che avete sdegnato Dio, fuggite e ricoveratevi nel seno di questa buona Madre. Non lo sapete ch'ella è l'unica città di rifugio e l'unica speranza de' peccatori? come già la chiamò S. Agostino: Unica spes peccatorum (Serm. 18, de sanct.).9

Ond'è che S. Efrem (De laud. Virg.) le dice: Voi siete l'unica avvocata de' peccatori e di coloro che sono privi d'ogni soccorso. E con ciò la saluta: Ave peccatorum refugium et hospitium, ad quam nimirum confugere possunt peccatores:10 Dio vi salvi, rifugio e ricettacolo de' peccatori, in cui solamente i peccatori posson trovare scampo e ricetto. E questo è quello, riflette un autore, che intese di dire Davide allorché disse: Protexit me in abscondito tabernaculi sui (Ps. XXVI, [5]): Il Signore mi ha protetto con farmi nascondere dentro il suo tabernacolo.11 E chi mai è questo tabernacolo di Dio, se non


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Maria, come la chiama S. Germano? Tabernaculum a Deo fabricatum, in quo solus Deus ingressus est, sacris mysteriis operaturus in te pro salute omnium hominum:12 Tabernacolo fatto da Dio, in cui non entrò altri che Dio per compire i gran misteri della Redenzione umana. Dice a questo proposito il padre S. Basilio che il Signore ci ha dato Maria, come un pubblico spedale, dove possano esser accolti tutti gl'infermi che son poveri e destituiti d'ogni altro aiuto: Aperuit nobis Deus publicum valetudinarium.13 Or negli spedali fatti apposta per ricetto de' poveri, dimando, chi son quelli che v'abbiano maggior ragione d'esservi accolti, se non quelli che sono più poveri e più infermi?

Perciò chi si trova più misero, perché più scarso di meriti e più oppresso da' mali dell'anima, che sono i peccati, par che possa dire a Maria: Signora, voi siete il rifugio de' poveri infermi; non mi discacciate, mentre essendo io più povero degli altri e più infermo, ho più ragione che voi mi riceviate. Nescimus, diciamole con S. Tommaso da Villanova, nescimus aliud refugium nisi te. Tu sola es unica spes nostra, in qua confidimus. Tu sola patrona nostra, ad quam omnes aspicimus


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(Serm. 3, de Nat. B.V.):14 O Maria, noi miseri peccatori non sappiamo trovare altro rifugio fuori di voi. Voi siete l'unica speranza a cui confidiamo la nostra salute; voi siete l'unica avvocata appresso Gesù Cristo, alla quale tutti noi siamo rivolti.

Nelle rivelazioni di S. Brigida (Rev. extr., c. 50) vien chiamata Maria: Sidus vadens ante solem.15 Acciocché intendiamo che quando in un'anima peccatrice vedesi comparire la divozione alla divina Madre, è segno sicuro che tra poco verrà Dio ad arricchirla della sua grazia. Il glorioso S. Bonaventura, per ravvivare la confidenza a' peccatori nella protezione di Maria, ci figura un mare in tempesta, dove i peccatori già caduti dalla nave della divina grazia, già sbattuti di qua e di là da' rimorsi di coscienza e da' timori della divina giustizia, senza luce e senza guida, stiano già vicini a perdere il respiro d'ogni speranza, e a disperarsi; con tal pensiero par che 'l Santo additando loro Maria, chiamata comunemente la stella del mare, alzi la voce e dica loro: Respirate ad illam, perditi peccatores, et perducet vos ad portum (S. Bon., in Ps. 18):16 Poveri peccatori perduti, non vi disperate, alzate gli occhi a questa bella stella, ripigliate il respiro a confidare, poich'ella vi farà uscir dalla tempesta e vi condurrà al porto della salute.

Lo stesso dice S. Bernardo: Si non vis obrui procellis, respice stellam, voca Mariam (Hom. 2, sup. Missus):17 Se non vuoi restar sommerso dalla tempesta, volgiti alla stella e chiama in tuo aiuto Maria. Mentre dice il divoto Blosio (In can. vit. spir., cap. 18) ch'ella è l'unico ricovero di coloro che si trovano aver offeso Dio: Ipsa peccantium singulare refugium. Ella l'asilo di tutti i tentati e tribulati: Ipsa omnium quos tentatio urget, aut calamitas aut persecutio, tutissimum asylum. Questa Madre di misericordia è tutta benigna, tutta dolce, non solo coi giusti, ma ancora co' peccatori e disperati:


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Tota mitis est et suavis non solum iustis, verum etiam peccatoribus et desperatis. Sicché quando vede che questi a lei ricorrono e sente che cercano di cuore il suo aiuto, subito li soccorre, gli accoglie ed ottiene il perdono dal suo Figlio: Quos ut ad se ex corde clamare conspexerit, statim adiuvat, suscipit et iudici reconciliat. Ella non sa disprezzare niuno per indegno che sia, e perciò non nega ad alcuno la sua protezione: tutti consola, e basta che appena sia invocata, che subito aiuta chi l'invoca: Nullum aspernens, nulli se negat: omnes consolatur, et tenuiter invocata praesto adest. Colla sua dolcezza spesso sa allettare alla sua divozione e svegliare i peccatori più disamorati con Dio e più immersi nel letargo de' loro peccati: Sua bonitate saepe eos qui Deo minus afficiuntur, ad sui cultum blande allicit; potenterque excitat, ut per huiuscemodi studium praeparentur ad gratiam, et tandem apti reddantur regno caelorum: Acciocché per tal mezzo si dispongano a ricevere la divina grazia, e finalmente si rendano degni della gloria eterna. Talis a Deo facta est, ut nemo ad eam accedere trepidet: Dio ha fatto questa sua diletta Figlia di natural così pietoso e cortese, che niuno possa mai sconfidare di ricorrere alla sua intercessione. Conclude il divoto scrittore: Fieri non potest ut pereat qui Mariae sedulus et humilis cultor exstiterit:18 Finalmente non è possibile che si perda chi con attenzione ed umiltà coltiva la divozione verso questa divina Madre.

Ella è chiamata platano: Quasi platanus exaltata sum (Eccli. XXIV, [19]). Acciocché intendano i peccatori che conforme il platano dà scampo a' viandanti di ripararsi sotto la sua ombra dal calore del sole, così Maria, quando vede accesa


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contro di loro l'ira della divina giustizia, gl'invita a ricoverarsi sotto l'ombra della sua protezione. Riflette S. Bonaventura che il profeta Isaia si lamentava a' tempi suoi e diceva: Ecce tu iratus es, et peccavimus... Non est... qui consurgat et teneat te (Is. LXIV, 5, 7): Signore, voi giustamente siete sdegnato co' peccatori, e non vi è chi per noi possa placarvi. Sì, perché allora non era nata ancora al mondo Maria: Ante Mariam, dice il santo, non fuit qui sic Deum detinere auderet (In Spec., c. 7).19 Ma se ora Dio sta irato con qualche peccatore, e Maria prende a proteggerlo, ella trattiene il Figlio che non lo castighi, e lo salva: Detinet Filium ne peccatores percutiat. Anzi siegue a dire S. Bonaventura che niuno può trovarsi più atto di Maria, che giunga anche a porre le mani sulla spada della divina giustizia, acciocché non scenda a punire il peccatore: Nemo tam idoneus qui gladio Domini manus obiiciat.20 - Sullo stesso pensiero dice Riccardo di S. Lorenzo che Dio, prima che fosse Maria al mondo, si lagnava che non vi fosse chi lo trattenesse dal castigare i peccatori; ma che, nata Maria, ella lo placa: Querebatur Dominus ante Mariam: Non est qui consurgat et teneat me (Is. LXIV, v. 7); donec inventa est Maria, quae tenuit eum donec emolliret (Ricc., lib. 2, de laud. Virg.).21

Quindi S. Basilio anima i peccatori e dice: Ne diffidas, peccator, sed in cunctis Mariam sequere et invoca, quam voluit Deus in cunctis subvenire (De Annunc. B. Virg.):22 Peccatore,


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non isconfidare, ma ricorri a Maria in tutt'i tuoi bisogni: chiamala in tuo soccorso, che la troverai sempre apparecchiata ad aiutarti; poiché questa è la divina volontà, ch'essa soccorra tutti in tutte le necessità. Questa Madre di misericordia ha tal desiderio di salvare i peccatori più perduti, ch'ella stessa li va cercando per aiutarli; e se questi a lei ricorrono, ben trova ella il modo di renderli cari a Dio.

Desiderava Isacco cibarsi di qualche animale selvaggio, e perciò prometté23 la sua benedizione ad Esaù: Rebecca all'incontro volendo che questa benedizione la ricevesse l'altro suo figlio Giacobbe, gli disse che l'avesse addotti due capretti, perché ella l'avrebbe conditi a piacimento d'Isacco: Pergens ad gregem affer mihi duos haedos (Gen. XXVII, [9]). Dice S. Antonino (Part. 4, tit. 15, c. 2) che Rebecca fu figura di Maria che dice agli angeli: Portatemi peccatori - per cui sono significati i capretti, - perché io li condisco in modo - con ottener loro dolore e risoluzione - che ben li rendo cari e accettabili al mio Signore.24 E Francone abbate, seguendo lo stesso pensiero,


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dice che Maria sa talmente condire questi capretti, che non solo adeguino, ma alle volte avanzino il sapore de' cervi: Vere sapiens mulier quae novit sic haedos condire, ut gratiam cervorum coaequent aut etiam superent (Tom. 3, de grat.).25

Rivelò la stessa B. Vergine a S. Brigida (Rev., l. 1, c. 6) non trovarsi al mondo peccatore così nemico di Dio, che se a lei ricorra ed invochi il suo aiuto, non ritorni a Dio e ricuperi la sua grazia: Nullus ita abiectus a Deo qui si me invocaverit, non revertatur ad Deum.26 E la medesima S. Brigida intese un giorno Gesù Cristo che dicea alla sua Madre ch'ella sarebbe pronta ad ottenere anche a Lucifero la divina grazia, se quegli si umiliasse a cercarle aiuto: Etiam diabolo misericordiam exhiberes, si humiliter peteret.27 Quello spirito superbo non sarà mai che si umilii ad implorare la protezione di Maria; ma se mai si desse tal caso che si abbassasse a domandarcela, Maria avrebbe la pietà e la forza colle sue preghiere di ottenergli da Dio il perdono e la salute. Ma quello che non può avverarsi col demonio, ben si avvera co' peccatori, che ricorrono a questa Madre di pietà.

L'arca di Noè fu ben ella figura di Maria, perché siccome in quella trovarono ricovero tutti i bruti della terra, così sotto


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il manto di Maria trovan rifugio tutti i peccatori, che per li loro vizi e peccati sensuali son già simili a' bruti; con tale differenza però, dice un autore, quod arca animalia suscepit, animalia servavit (Paciucch., de B.V.):28 Nell'arca entrarono i bruti e bruti restarono: il lupo restò lupo, la tigre restò tigre. Ma sotto il manto di Maria il lupo diventa agnello, la tigre diventa colomba. Un giorno S. Geltrude vide Maria col manto aperto, e sotto di quello molte fiere di diverse specie, pardi, leoni, orsi; e vide che la Vergine non solamente non li discacciava, ma di più colla sua benigna mano dolcemente gli accoglieva e gli accarezzava. Intese la santa che queste fiere sono i miseri peccatori, che allorché ricorrono a Maria, ella gli accoglie con dolcezza ed amore (Ap. Blos., Mon. Spir., c. 1).29

Ben dunque S. Bernardo (Orat. paneg. ad B.V.) ebbe ragione di dire alla Vergine: Signora, voi non abborrite qualsivoglia peccatore, quantunque sozzo ed abbominevole si sia, che a voi si accosti: se egli vi domanderà soccorso, voi non isdegnerete di stendere la pietosa mano a cacciarlo dal fondo della disperazione: Tu peccatorem quantumcumque foetidum non horres; si ad te suspiraverit, tu illum a desperationis barathro pia manu retrahis.30 Oh sia sempre benedetto e ringraziato


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il nostro Dio, o Maria amabilissima, che vi ha fatta così dolce e benigna anche verso de' più miseri peccatori. Misero chi non v'ama, e che potendo a voi ricorrere, in voi non confida! Si perde chi non ricorre a Maria; ma chi mai s'è perduto che a Maria è ricorso?

Si narra nella Scrittura che Booz concedé a quella donna chiamata Ruth, che andasse raccogliendo le spighe che restavano cadute dalle mani de' mietitori: Colligebat spicas post terga metentium (Ruth, II, 3). Soggiunge S. Bonaventura: Ruth in oculis Booz, Maria in oculis Domini hanc gratiam invenit, ut ipsa spicas, idest animas a messoribus derelictas, colligere ad veniam possit (S. Bon., in Spec., c. 5).31 Conforme Ruth trovò grazia negli occhi di Booz, così Maria ha trovata la grazia negli occhi del Signore di poter raccogliere le spighe abbandonate da' mietitori: i mietitori sono gli operai evangelici, i missionari, i predicatori, i confessori, che colle loro fatiche tutto giorno raccogliono ed acquistano anime a Dio. Ma vi sono anime ribelli ed indurite che restano anche da questi abbandonate; solo a Maria è concesso di salvare colla sua potente intercessione queste spighe abbandonate. Ma povere poi quelle, che neppure da questa dolce Signora si lasciano prendere! Queste sì che saranno affatto perdute e maledette! Beato all'incontro chi ricorre a questa buona Madre! Non v'è nel mondo, dice il divoto Blosio, peccatore così perduto ed infangato, che Maria l'abborrisca e lo discacci. Ah che se questi verrà a cercarle aiuto, ella la buona Madre ben potrà, ben saprà e ben vorrà riconciliarlo col Figlio ed ottenergli il perdono: Nullum tam exsecrabilem peccatorem orbis habet, quem ipsa abominetur et a se repellat, quemque dilectissimo Nato suo (modo suam precetur opem) non possit, sciat et velit reconciliare (Blos., de dictis PP., c. 5).32

Con ragione dunque, o Regina mia dolcissima, vi saluta S. Giovan Damasceno e vi chiama speranza de' disperati: Salve, spes desperatorum.33 Con ragione S. Lorenzo Giustiniano


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vi nomina speranza de' malfattori: Spes delinquentium.34 S. Agostino, unico rifugio de' peccatori: Unica spes peccatorum.35 S. Efrem, porto sicuro de' naufraghi: Naufragorum portus tutissimus.36 Lo stesso santo giunge a chiamarvi protettrice de' dannati: Protectrix damnatorum.37 Con ragione finalmente S. Bernardo esorta a non disperarsi anche i disperati, onde pieno di giubilo e di tenerezza verso questa sua carissima Madre, le dice amorosamente: Signora, e chi non avrà confidenza in voi, se voi soccorrete anche i disperati? Io punto non dubito, soggiunge, che sempreché a voi ricorreremo, otterremo quanto vorremo. In te dunque speri chi dispera: Quis non sperabit in te, quae etiam adiuvas desperatos? Non dubito, quod si ad te venerimus, habebimus quod volemus. In te ergo speret qui desperat (Sup. Salv. Reg.).38 Narra S. Antonino che trovandosi un peccatore in disgrazia di Dio, gli parve di stare avanti il tribunale di Gesù Cristo; il demonio l'accusava, e Maria lo difendeva. Il nemico presentò contro questo povero reo il processo de' peccati, il quale posto nella bilancia della divina


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giustizia pesava molto più che tutte le sue opere buone; ma la sua grande avvocata allora che fece? stese la sua dolce mano, la pose sull'altra bilancia e la fe' calare a beneficio del suo divoto, e così gli fece intendere ch'ella gli otteneva il perdono, se egli mutava vita; come in effetto quel peccatore dopo quella visione si convertì e mutò vita.39

Esempio.

Narra il B. Giovanni Erolto, per umiltà nominatosi il Discepolo (In Promptuar.), che vi era un uomo casato, il quale viveva in disgrazia di Dio. La moglie donna dabbene non potendo ridurlo a lasciar il peccato, lo pregò che almeno in quel suo stato miserabile avesse fatta questa divozione alla Madre di Dio, cioè che ogni volta che fosse passato avanti a qualche sua immagine, l'avesse salutata con un'Ave Maria. Il marito cominciò a praticare questa divozione.

Una notte portandosi quello scellerato a peccare, vide un lume, osservò, e si accorse che era una lampada che ardeva avanti una divota immagine di Maria che teneva in braccio Gesù bambino. Disse l'Ave Maria secondo il solito; ma poi che vide? vide il bambino tutto pieno di piaghe, che grondavano di fresco sangue. Allora egli atterrito insieme ed intenerito, considerando che egli co' suoi peccati avea così impiagato il suo Redentore, cominciò a piangere, ma osservò che 'l Bambino gli voltava le spalle. Onde esso tutto confuso ricorse alla SS. Vergine dicendo: Madre di misericordia, il vostro Figlio mi discaccia; io non posso trovare altr'avvocata più pietosa e più potente di voi che gli siete Madre; Regina mia, aiutatemi voi, pregatelo per me. La divina Madre gli rispose da quell'immagine: Voi peccatori mi chiamate madre di misericordia, ma poi non lasciate di farmi madre di miseria, rinnovando al mio Figlio la Passione ed a me i dolori.

Ma pure perché Maria non sa mandare sconsolato chi ricorre a' piedi suoi, si voltò a pregare il Figlio che perdonasse a quel miserabile. Gesù seguiva a dimostrarsi ripugnante a tal perdono; ma la S. Vergine deponendo il Bambino nella nicchia, se gli prostrò avanti dicendo: Figlio, non mi parto


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da' piedi vostri, se non perdonate a questo peccatore. Madre, allora disse Gesù, io non posso negarvi niente; volete che gli sia perdonato? io per amor vostro gli perdono: fatelo venire a baciare queste mie piaghe. Andò il peccatore piangendo dirottamente, e conforme baciava le piaghe del Bambino, così quelle si sanavano. In fine Gesù gli diede un abbraccio in segno del perdono, e quegli mutò vita, e d'allora in poi si diede ad una vita santa vivendo innamorato della SS. Vergine, che gli aveva ottenuta una grazia così grande.40

Preghiera.

Adoro, o purissima Vergine Maria, il vostro santissimo cuore, che fu la delizia, il riposo di Dio. Cuore tutto pieno di umiltà, di purità e di amore divino. Io infelice peccatore vengo a voi col cuore tutto pieno di fango e di piaghe. O Madre di pietà, non mi sdegnate per questo, ma movetevi a maggior compassione, ed aiutatemi. Non andate cercando in me per aiutarmi né virtù né meriti. Io son perduto e non merito che l'inferno. Mirate solo, vi prego, la confidenza che ho presa in voi e la volontà che ho d'emendarmi. Mirate quel che ha fatto e patito Gesù per me, e poi abbandonatemi, se vi fidate41 d'abbandonarmi. Io vi presento tutte le pene della sua vita, il freddo che patì nella stalla, il viaggio che fece in Egitto, il sangue che sparse, la povertà, i sudori, le tristezze, la morte che sopportò per amor mio alla vostra presenza; e per amor di Gesù impegnatevi a salvarmi.

Ah Madre mia, io non voglio né posso temere che abbiate a discacciarmi or che ricorro a voi e vi dimando soccorso. Se ciò temessi, farei un'ingiuria alla vostra misericordia, che va cercando i miseri per aiutarli. Signora, non negate la vostra


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pietà a chi Gesù non ha negato il sangue. Ma i meriti di questo sangue a me non s'applicheranno, se voi non mi raccomandate a Dio. Da voi spero la mia salute.

Io non vi cerco ricchezze, onori o altri beni di terra; vi cerco la grazia di Dio, l'amore al vostro Figlio, l'adempimento della sua volontà, il paradiso per amarlo in eterno. È possibile che non mi esaudiate? No, che voi già mi esaudite, come spero; già pregate per me, già mi procurate le grazie richieste, già mi accettate sotto la vostra protezione.

Madre mia, non mi lasciate; seguite, seguite a pregare per me, finché non mi vediate salvo in cielo a' vostri piedi a benedirvi e ringraziarvi in eterno. Amen.





1 «Moraliter. Duo luminaria... Luminare maius, Christus, qui praeest diei, id est iustis. Luminare minus, Beata Maria, quae praeest peccatoribus.» HUGO A S. CHARO, O. P., Card., Postilla super Genesim, I, 16. Opera, Venetiis, 1703, I, fol. 2, col. 4.

2 «Qui ergo iacet in nocte culpae, respiciat lunam, deprecetur Mariam, ut ipsa per Filium cor eius ad compunctionem illustret.» INNOCENTIUS PP. III, Sermones de Sanctis, Sermo 28, sermo 2 in Assumptione B. M. V., ML 217-584.

3 PACIUCHELLI, O. P., Excitationes dormitantis animae, Excitatio 17 in Ps. 86, n. 9, Venetiis, 1720, editio quarta, p. 98, col. 1: «Ut enim D. Methodius aiebat: Mariae virtute et precibus pene innumerae conversiones fiunt.» - S. METHODIUS, Episcopus et martyr (+ 312), De Simeone et Anna... ac de S. Deipara, n. 1, MG 18-350: «In propria Dominus manifeste venit (Io. I, 11; Ps. XLIX, 3); vivaeque et animatae arcae, ceu propitiatorio insidens, pompa in terris procedit. Hanc publicanus contingens, iustus evadit. Huic se meretrix applicans, velut nova fictione casta redditur. Hanc leprosus contrectans, sine dolore sanus, velut recuditur. Neminem repellit, neminem abominatur. Impertitur sanitates; non participat aliquid noxium. Propensissimus enim erga homines Dominus in ea requiescit: sunt haec novae gratiae munera.» Uomini dottissimi e peritissimi nella critica, «Combefisius et Leo Allatius», difendono fortemente l'autenticità di questa Omelia, attribuendola senza esitazione, «contra Gretserum», all'insigne teologo S. Metodio martire. Altri - opponendo che nel principio del secolo quarto non vi fosse ancora la festat dell'Hypapante ossia Hypanthesis, cioè dell'Occursus Domini in templo, che noi chiamiamo della Purificazione - ne fanno autore Metodio, Patriarca di Costantinopoli, + 847.

4 Liber Iosue, cap. XX.

5 Nella I ediz. si legge: a rifugiarsi.

6 S. IO. DAMASCENUS, In Dormitionem B. V. M., homilia 2, n. 17. MG 96-746. Il Santo fa parlare così il sepolcro della B. Vergine.

7 «Ipsa est civitas et domus salvationis, Ier. VIII, 14: Convenite celeriter, et ingrediamur civitatem munitam, id est, ad Mariam, munitam in natura, in gratia, in gloria: et sileamus ibi. Glossa: quia non audemus deprecari Dominum quem offendimus; sed ipsa deprecetur et roget.» S. Alberti Magni, opusculum dubium, Biblia Mariana, in Ier. VIII. Opera, Lugduni, 1651, XX, pag. 23 (di questo opuscolo, in fine del volume). Ed. Paris. XXXVII, 412, n. 3. - La Glossa interlineare (quella cioè di Anselmus Laudunensis Scholasticus), sopra la parola sileamus, «quia non audemus deprecari»; e sopra la parola Dominus (nella continuazione del testo sacro): «quem offendimus».

8 «Fugite, o Adam et Eva, fugite, ipsorum liberi, et abscondite vos a facie Dei irati et vindicantis, sub umbram, ad brachia, intra sinum Dei Matris Mariae; ipsa est homicidis civitas refugii, spes unica peccatorum, reorum et supplicum ara sacrosancta, naufragantibus statio benefida carinis.» FERNANDIUS (Fernandez) Benedictus, S. I., In Genesim, cap. 3, sectio 23, n. 9. - Il piissimo P. Benedetto Fernandez morì agli 8 di dicembre 1630, festa dell'Immacolata Concezione (altri dicono la vigilia, che era un sabato), avendo domandato di morire in un giorno consacrato a Maria. - Un suo fratello minore (De Backer, Écrivains de la Compagnie de Jésus, II, 184, col. 2) o fratello cugino (Patrignani, Menologio, 8 dicembre, pag. 74, col. 2), morì martire nel Giappone, ai 2 di ottobre 1633 (Patrignani, Menologio, 2 ottobre).

9 «Tu es spes unica peccatorum.» Brev. Rom., die 2 infra Octavam Nativ. B. M. V. (quando si celebrava quella ottava): De Sermone S. Augustini episcopi, lectio 6. - Inter Opera S. Augustini, Sermo (inter supposititios) 194, n. 5. ML 39-2107.

10 S. EPHRAEM, Syrus, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis laudibus, Opera graece et latine (et latine tantum), Romae, 1746, III (omnium Operum, VI): «Tu peccatorum et auxilio destitutorum unica advocata es atque adiutrix (pag. 575, col.2)… Ave, peccatorum refugium atque diversorium (pag. 576, col. 2).» - Opera, Venetiis, 1755, II, 706.

11 «David de se ipso dicebat: Abscondit me in tabernaculo suo: in die malorum protexit me in abscondito tabernaculi sui (Ps. XXVI, 5); quae verba sic plerique exponunt apud Agellium, v. 6: «Alii volunt tabernaculum et absconditum tabernaculi intelligendum esse sanctum illum augustumque locum in quo erat Arca Dei, in quo tabernaculo (a) Deo protectum se fuisse inquit, ne ad eum impetus hostium perveniret, quasi illud sacrosanctum tabernaculum, non tam ad Dei habitationem, quam ad pios homines tegendos atque tuendos, aut ad eorum tutelam protectionemque significandam factum esset.»... Tabernaculum et absconditum tabernaculi, in quo iusti... absconduntur, locum illum sumus interpretati in quo erat Arca; ut statim hoc quoque intelligeretur, per Mariam, cuius Arca illa figura erat, cultores suos obumbrare Deum ac tegere.» Aloysius NOVARINUS, Cler. Reg., Sacrorum electorum lib. 4, Virginea umbra, Excursus 63, n. 619, 620. Venetiis, 1632, pag. 260.

12 «Salve, non manu factum, ac factum a Deo tabernaculum, in quod semel in consummatione saeculorum, solus Deus ac primus Pontifex ingressus est, ut in te, sacra ac arcana ratione, munus sacrum pro universis obiret.» S. ANDREAS CRETENSIS, In Nativitatem B. M. V., Oratio IV. MG 97- 878, 879. - Questa Oratio si deve ascrivere a S. Andrea Cretense, e non a S. Germano, a cui prima fu attribuita: MG 97-861, nota 26.

13 «Par est ut creaturae modum videamus, et quanta sit vis ac magnitudo Dei in homines amoris condiscamus. Hinc enim publicum peccatoribus aperitur valetudinarium, et poenitentiae medicamentum Davidis nomine paratum omnibus egenis condonatum est». BASILIUS SELEUCIENSIS, Orationes, (oratio XVII, in Davidem). MG 85-222. - L'autore non parla di Maria Santissima, ma della penitenza: altri scrittori in seguito hanno adattato il testo compendiato alla Divina Madre. Così leggesi presso il P. EMANUELE DI GESÙ MARIA, Carm. Scalzo: «Come a proposito disse Basilio Seleuciense che Dio, Signor nostro, con darci la sua Madre, publicum valetudinarium peccatoribus aperuit (orat. 17), aprì un pubblico ospedale a' peccatori infermi d'infermità disperate, dove li ricetta, li consola, li cura ed esercita varii offici di pietà...» Il regno di Maria Vergine Madre di Dio, discorso XI, Regina fidelissima. Napoli, 1681, col. 255. - Evidentemente S. Alfonso si è servito di una citazione di seconda mano. - Vedi pure in questa nostra edizione delle Opere ascetiche di S. Alfonso, vol. XV, pag. 321, la nota 45.

14 S. THOMAS A VILLANOVA, In Nativ. B. M. V., sermo 3, n. 6. Conciones, Mediolani, 1760, II, 402.

15 «Respondit Filius:... Tu es quasi sidus vadens ante Solem, quia iustitiam meam praecedis tua pietate.» S. BIRGITTAE Revelationes extravagantes, cap. 50, Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 572, col. 2.

16 «Respirate ad illam, perditi peccatores, et perducet vos ad indulgentiae portum.» Psalterium B. M. V., Ps. 18. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt. et Lugdun., VI, 480.

17 «Ne avertas oculos a fulgore huius sideris, si non vis obrui procellis... Respice stellam, voca Mariam.» S. BERNARDUS, Super «Missus est», de laudibus Virginis Matris hom. 2, n. 17. ML 183-70.

18 «Ipsa peccantium singulare refugium, ipsa omnium quos tentatio, calamitas aut persecutio aliqua urget, tutissimum asylum... Tota mitis est, tota serena, tota suavis, tota benigna, non solum iustis et perfectis, verum etiam peccatoribus ac desperatis: quos ut ad se ex corde clamare conspexerit, statim adiuvat, suscipit, fovet, et metuendo Iudici materna fiducia reconciliat. Nullum aspernatur, nulli se negat: omnes consolatur, omnibus sinum pietatis aperit, et vel tenuiter invocata, praesto adest. Sua ingenita bonitate atque dulcedine saepe eos qui Deo minus afficiuntur, ad sui cultum blande allicit, potenterque excitat: ut per huiuscemodi studium praeparentur ad gratiam, et tandem apti reddantur regno caelorum. Talis est, talis a Deo facta est, talis nobis data est: ut nemo eam horreat, nemo refugiat, nemo ad eam accedere trepidet. Fieri non potest ut pereat, qui Mariae sedulus et humilis cultor fuerit. Tu igitur facito illam tibi unice familiarem.» Lud. BLOSIUS, Abbas Laetiensis in Hannonia, Paradisus animae fidelis, pars 1, Canon vitae spiritualis, cap. 18, n. 3. - Opera, Antverpiae, 1632, pag. 18, col. 2.

19 «Detinet Filium ne peccatores percutiat. Ante Mariam (supplisci: non) fuit qui sic detinere Dominum auderet, testante Isaia, qui dixit: Non est qui invocet nomen tuum, qui consurgat et teneat te (Is. LXIV, 7).» CONRADUS SAXON, O. M., Speculum B. M. V., lectio 7, inter Opera S. Bonaventurae, Romae, Moguntiae et Lugduni, VI, 441, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

20 (Non già S. Bonaventura) ma ECBERTUS, Abbas Schonaugiensis, Sermo panegyricus ovvero Ad gloriosam Virginem deprecatio et laus elegantissima, n. 1, inter Opera S. Bernardi, ML 184-1009: «Nemo, Domina, tam idoneus, ut gladio Domini manum pro nobis obiiciat, ut tu Dei amantissima, per quam primum in terris suscepimus misericordiam de manu Domini Dei nostri.» - Vedi Appendice, 3, B.

21 «Conquerebatur enim Dominus, antequam Maria nasceretur, dicens Isa. LXIV: Non est qui consurgat et teneat me. Sed ipsa facta est advocata nostra, et allegat pro nobis fideliter coram Filio suo, ventrem et ubera eidem repraesentans: et ipse veluti piissimus infans delectatur (Isa. XI, 8) ab ubere matris ei repraesentato.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 5, n. 3. - Inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugdunen. XX, 70, 71, Parisien. XXXVI, 109.

22 MARRACCI, Bibliotheca Mariana, pars 1, pag. 202, 203, v. Basilius Caesariensis: «Scripsit insuper (S. Basilius Magnus) de Annunciatione B. Virginis Orationem 1, Mauritio de Villa Probata (O. P.), Sermone 14 suae Coronae (Corona nova B. Mariae, Parisiis, 1512), Bernardino Bustensi, in Mariali, serm. 6 de Conceptione, aliisque quam plurimis citatam, licet nunc inter eius opera non exstet.» - Cf. Bourassé-Migne, Summa aurea, XI, 371. - BERNARDINUS DE BUSTO (al. Bustis), Mariale, Sermo 6 de Immaculata Conceptione B. V. M., pars 2 (verso la fine: Opera, III, Brixiae, 1588, p. 69, col. 1): «Beatus etiam Basilius in sermone Annunciationis ait: «Non ergo diffidas, o peccator, sed in cunctis Mariam sequere, et ipsam invoca... Aspice caelum, et videbis Mariam angelicam, quam Dominus voluit conctis subvenire.» Haec ille.» Chi leggerà questo passo integralmente, o nel de Bustis, o nella Summa aurea, l. c., resterà persuaso che l'autore, chiunque esso sia, è posteriore a S. Basilio.

23 Promise.

24 S. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, titulus 15, cap. 2, § 2, (Veronae, 1740, col. 919): «Horum (cioè eorum qui intendunt ad proficiendum in virtutibus) mater est B. Virgo Maria, precibus et exemplis dando eis subsidium. Est enim figurative illa Rebecca, quae filium, scilicet Israel, qui interpretatur videns Deum, docuit et iuvit refectionem offerre patri suavem cum vestibus odoriferis, ut benedictionem patris obtineret.» Come si vede, S. Antonino non parla qui dei peccatori, ma «de proficientibus». Non sappiamo se S. Antonino parli altrove di Rebecca come figura di Maria. - Il PACIUCHELLI (Excitatio 18 in Ps. 86, n. 7, pag. 103), dopo aver ricordato che i capretti rappresentano i reprobi, e che la benedizione d'Isacco era simbolo della benedizione di Dio agli eletti, riferisce anch'egli, in parte, le suddette parole di S. Antonino; e soggiunge: «Quid aliud in eiusmodi facto refert Rebecca quam Virginem, quae, nostrum omnium Mater et peccatorum advocata, nullo non tempore... eorum, quos intimo amore prosequitur, curat salutem? Horum quidam, et non pauci, tanta scelerum immanitate laborant, ut haedi et inter damnandos possint certissime computari. Si autem istiusmodi scelesti sciant Virginem Matrem et sua implorent suffragia, tunc Virgo... hosque haedos sic condit, efficiendo ut meliorem induant voluntatem, de commissis excessibus doleant, profunda humilitate repleantur, acriter conterantur, in lacrimas... prorumpant, Deum obtestentur et ab eo millies veniam efflagitent, ac propterea escae Dei angelorumque palato gratissimae fiant: Gaudium est enim in caelo super uno peccatore poenitentiam agente.»

25 «Vere pia mater (Rebecca), quae ut filio benedictionem lucrifaciat, ministerium ancillae non recusat. Vere sapiens mulier, quae sic novit haedos coquere, sic condire, ut gratiam caprearum et cervorum coaequent aut etiam superent.» FRANCO, (secundus Abbas Affligemensis in Brabantia ab anno 1109 ad 1130), De gratia Dei, lib. 3. ML 166-731. - Francone (ancora monaco quando scrisse i suoi XII libri de gratia, dedicati al suo predecessore Fulgenzio, per ordine di cui li aveva composti) applica, secondo l'argomento che tratta, questo paragone di Rebecca alla grazia divina (col. 732): «Sic semper gratia mater satagit pro gilio quem diligit... sic filios adoptionis Deo Patri, quasi caliganti, et prioris ignorantiae delicta non imputanti, quotidie benedicendos offerre non desinit.» Ma quel che è vero di «gratia mater», è pur vero di «gratiae Mater» figurata da Rebecca.

26 «Nullus ita alienatus est a Deo... qui, si me invocaverit, non revertatur ad Deum, et habebit misericordiam.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 6, cap. 10, pag. 350, col. 2 (Coloniae Agrippinae, 1628).

27 «Respondit Filius: «... tu merito plena caritate et misericordia diceris, quia omnium caritas per te floruit, et omnes inveniunt per te misericordiam, quia in te conclusisti fontem misericordiae, ex cuius abundantia etiam pessimo inimico tuo, id est diabolo exhiberes misericordiam, si humiliter peteret.» La stessa opera, Revelationes extravagantes (cioè extra ordinem priorum librorum ab Alphonso, episcopo Giennensi, distinctorum: queste le scrisse a parte «dominus Petrus prior Alvastri, ipsarum revelationum primus conscriptor), cap. 50, pag. 572, col. 2.

28 PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio 4 super Salutationem Angelicam, n. 4 (ed. Veneta, 1720, pag. 403; ed. Monach., 1677, pag. 481).

29 «Beata Gertrudis aliquando vidit accurrere sub chlamydem dulcissimae Genitricis Dei Mariae veluti bestiolas quasdam diversi generis, per quas significabantur peccatores, specialem devotionem ad illam habentes. Has omnes Mater misericordiae benigne recipiens, et quasi sub pallio suo protegens, delicata manu sua singulas contrectabat deliniebatque, et ipsis amicabiliter blandiebatur, quemadmodum quis blandiri solet catulo suo. Ac per hoc manifeste insinuabat, quam misericorditer suscipiat omnes invocantes se, et quam materna pietate defendat sperantes in se, etiam eos qui peccatis adhuc impliciti sunt, donec illos Filio suo reconciliet vere poenitentes.» BLOSIUS, Conclave animae fidelis, pars 2 sive Monile spirituale, cap. 1, n. 18 (Opera, Antverpiae, 1632, pag. 590, col. 1). - Per il testo stesso di S. Geltrude, vedi sopra, capo 2, § 1, nota 24. S. GERTRUDIS MAGNA, Legatus divinae pietatis, ed. Solesmensium monachorum O. S. B., lib. 4, cap. 48, I, 431; Vita (Lanspergio -Buondì), Venezia, 1710, lib. 4, c. 49, pag. 213. Queste due opere, come pure Insinuationes divinae pietatis, sono una stessa opera, con qualche minuta differenza, qua e là, nella numerazione dei capitoli.

30 ECBERTUS, Abbas Schonaugiensis, Sermo panegyricus, ovvero Ad gloriosam Virginem Mariam deprecatio et laus elegantissima, n. 2, inter Opera S. Bernardi, ML 184-1010: «Tu peccatorem, quantumlibet fetidum, non horres, non despicis; si ad te suspiraverit, tuumque interventum poenitenti corde flagitaverit, tu illum a desperationis harathro pia manu retrahis.» - Vedi Appendice, 3, B.

31 CONRADUS SAXON, dictus Holzingarius, Speculum B. M. V., lectio 5. Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom. Mogunt. et Lugdun., VI, 437, col. 1.

32 Lud. BLOSIUS, Sacellum animae fidelis, pars 3, sive Dicta quorumdam Patrum, cap. 5, n. 3. Opera, Antverpiae (Moretus), 1632, pag. 264, col. 2.

33 «Ave, quae sola illis auxilio ades, qui auxilio carent, solaque maxima virtus es illis, qui nullis viribus valent.» Il testo greco molto più si avvicina a quel «spes desperatorum». S. IO. DAMASCENUS, In Annuntiationem B. M. V. (verso la fine). MG 96-659. - Più espressamente S. EPHRAEM, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis Mariae laudibus: «Spes desperantium, Domina nostra (al. mea) gloriosissima.» Opera, Romae, 1746, VI, Opera graece et latine, III, pag. 575, col. 1: Opera, Venetiis, 1755, I, 571, col. 1.

34 S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, In Nativitate B. M. V. (in fine). Opera, Lugduni, 1628, pag. 438, col. 1; Venetiis, 1721, pag. 365.

35 Inter Opera S. Augustini, Sermo (inter supposititios) 194, n. 5. ML 39- 2107. - Brev. Rom., Sermo S. Augustini, lectio 6: secunda die infra octavam (oggi soppressa) Nativ. B. M. V.



36 S. EPHRAEM, Sermo de laudibus B. V., come sopra, nota 33: Roma, pag. 575, col. 2; Venezia, 1755, pag. 569, col. 2.

37 Così riferiscono il testo di S. Efrem, tanto Francesco Mendoza, S. I., Viridarium eruditionis, lib. 2, problema 6, n. 35, quanto Trombelli, Mariae SS. Vita, gesta et cultus: Bononiae, 1764, V, pag. 91; Bourassé-Migne, Summa aurea, IV, col. 89. Manca però nelle edizioni di S. Efrem che abbiamo. - S. Bernardo, super Missus, hom. 4, n. 8, ML 183-83, ha una espressione simile: «Ex ore tuo,» cioè dal tuo consenso all'Incarnazione, «pendet... liberatio damnatorum,» cioè di noi tutti, «quos miserabiliter premit sententia damnationis». Con questa voce «dannati» possono specialmente intendersi coloro, i quali per la gravezza e il numero dei peccati, per la lunga ostinazione, per la vicinanza della morte, sono in evidente e prossimo pericolo di dannazione. - Ha pur detto S. ANSELMO, Oratio 49 (al. 48 in fine), ML 158-948: «Et si in infernum demersus fuero, eo me requires, et inde me extrahes, et reddes Filio tuo, qui me redemit et lavit sanguine suo.»

38 «Quis enim non sperabit in te, quae etiam adiuvas desperantes? Non dubito quod si ad te venerimus, habebimus quod voluerimus. In te ergo speret, qui desperat.» Meditatio in Salve Regina, n. 2. Inter Opera S. Bernardi, ML 184-1078. - Questa meditazione non è altro che il cap. 19 della parte 3 dello Stimulus amoris, inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt. et Lugd., VII. Ivi, pag. 232, col. 1. - Vedi Appendice, 3, A.

39 S. ANTONINUS, Summ. Theol., pars 4, titulus 15, caput 5, § 1. Veronae, 1740, col. 937.

40 IOANNES HEROLT, o Herold, O. P., + 1468. Sermones Discipuli de Tempore et de Sanctis, Venetiis, 1598, Sermo 161, de B. V. Maria (in fine, pag. 607, 608). L'esempio non viene ripetuto nel Promptuarium de miraculis B. M. V., posto in fine della seconda parte. - In fine poi della prima parte, pag. 624, scrive l'autore: «Expliciunt Sermones... qui intitulantur Sermones Discipuli, quia in istis sermonibus non subtilia per modum magistri, sed simplicia per modum discipuli conscripsi et collegi, sicut... in primo sermone.. promisi.» Di questa opera si fecero 46 edizioni nel secolo XV, molte altre nel secolo seguente. - Cf. PELBARTUS de Themeswar, Ord. Min., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib. 12 (et ultimus), pars 3 (et ultima), Septima utilitas, miraculum 1. Venetiis, 1586, p. 224, 225; - Bourassé-Migne, Summa aurea, XII, col. 962, n. 15.

41
 Se avete animo.




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AVE MARIA PURISSIMA!

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