venerdì 5 novembre 2021

TRE SONO I GRADI DI PAZIENZA



CAPO SECONDO

VIRTU’ E RAPPORTI DI SAN PAOLO VERSO DI SE

Prime virtù

Pazienza

Ritratto dell’uomo apostolico

 40. I. Paolo fu di una pazienza ammirabile, adamantina e amplissima. La

pose nella sua anima, quasi come base di vita apostolica. A questo

riguardo, egli, dipingendo il perfetto uomo apostolico, scrive (2 Corinti 6,

4-10): «Diportiamoci in ogni cosa come ministri di Dio, con molta

pazienza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie. Sotto le

battiture, nelle prigionie, nelle sedizioni, nelle fatiche: nelle vigilie, nei

digiuni, con purezza, con scienza, con longanimità, con soavità, con

Spirito Santo, con carità non simulata, con la parola della verità, con la

virtù di Dio, con le armi della giustizia a destra e a sinistra; in mezzo alla

gloria e all’ignominia, alla cattiva e alla buona fama; siamo trattati come

seduttori e siam veraci; come ignoti, e siam ben conosciuti; come

moribondi, ed ecco viviamo; siamo stimati castigati, ma non siam messi a

morte; siam creduti tristi, e siam sempre allegri; poveri, ma ne arricchiamo

tanti; possessori di niente, e invece possediamo ogni cosa».

San Girolamo (67) scriveva pertanto: «Il soldato di Cristo avanza

attraverso alla buona ed alla cattiva fama, a destra e a sinistra; non si

insuperbisce per la lode, né si avvilisce per il biasimo; non si gonfia per le

ricchezze, non si abbatte per la povertà; disprezza le cose liete e le tristi; il

sole non lo brucia di giorno, né la luna di notte».

Sull’esempio di Paolo si diportò sant’Atanasio, che per quarantasei anni

andò ramingo per tutto il mondo, e sostenne con invitta forza d’animo le

persecuzioni degli ariani. A lui perciò giustamente dà lode san Gregorio

Nazianzeno (68): «Atanasio fu diamante ai percotitori, calamita ai

diffidenti».


 41. II. Paolo esercitò dappertutto e per tutta la vita questa pazienza, ed

esercitandola, l’aumentò immensamente. Perciò san G. Crisostomo (69) lo

antepone al santo Giobbe, «che è un mirabile atleta, il quale potrebbe

guardare faccia a faccia Paolo stesso, per la sua pazienza ed innocenza di

vita, per il testimonio di Dio, dopo quella fortissima lotta col diavolo, per

la vittoria che seguì alla lotta; ma Paolo, non per pochi mesi, ma per

moltissimi anni persevera nella lotta e si segnala assai di più, non perché si

raschi con un coccio il marcio della carne, ma perché incorre

frequentemente nella bocca di questo spirituale leone, e combatte contro

tentazioni innumerevoli, rimanendo più paziente di una pietra. Paolo, non

da tre o quattro amici, ma da tutti gli infedeli, e dai falsi fratelli dovette

sostenere obbrobrii; sputacchiato e maledetto da tutti».

E poco appresso continua: «Ma i vermi e le ferite causavano al santo

Giobbe crudeli e intollerabili dolori: io lo riconosco. Se però consideri che

san Paolo sopportò per lunghi anni le battiture, e, con la fame continua

anche la nudità, le catene, la prigionia, le insidie e i pericoli che gli

venivano dai domestici e dagli estranei, dai tiranni ed infine da tutto il

mondo; se poi aggiungi a ciò quello che certamente era per lui più

doloroso, ossia le pene per coloro che defezionavano, le sollecitudini per le

varie Chiese, le scottature che provava per ciascheduno degli scandalizzati;

allora potrai comprendere come quest’anima soffrendo tali cose fosse più

dura di ogni pietra, e superasse la resistenza dell’acciaio e del diamante».

Tre gradi di pazienza.


42. III. Tre sono i gradi di pazienza. 

Il primo è soffrire pazientemente; 

il secondo, volentieri; 

il terzo, con gioia, gloriandosi delle sofferenze,

desiderando passioni e persecuzioni. In tutti e tre questi gradi, Paolo fu

eccellente: si gloriava difatti delle tribolazioni (Cfr. Romani 5, 3);

ringraziava, in esse, Iddio.


San Francesco Saverio, anche tra le più acerrime persecuzioni e

tribolazioni, ridondava di tante consolazioni divine, e, non potendosi più

contenere, esclamava: «Basta, o Signore; basta». Quando si trattava di

fatiche e di persecuzioni, le richiedeva dicendo: «Di più, o Signore; di più.

Non liberarmi da questa croce, se non per darmene una più pesante». Così

si legge nella sua Vita e negli Atti della sua canonizzazione.


Questa condotta l’aveva imparata ed attinta da san Paolo e da Giacomo,

che scrive: «Abbiate, o fratelli, come argomento di vera gioia le varie

tentazioni nelle quali urterete, sapendo che la prova della vostra fede

produce la pazienza. La pazienza poi ha l’opera perfetta» (Giacomo l, 2

s.). Paolo esulta tra le catene: «Io, dice, prigioniero di Cristo... » (Efesini

3, l); si gloria di più di questo titolo che se fosse coronato di diadema, dice

il Crisostomo.

Vedasi ciò che ho detto nel commento di questo passo. Anche san Pietro:

«Godete, dice, di partecipare ai patimenti di Cristo, perché cosi potete

rallegrarvi ed esultare, quando si manifesterà la gloria di lui» (l Pietro 4,

13)

Caratteristica dell’Apostolo: ogni genere di pazienza

43. IV. Paolo, mentre viene eletto da Dio Apostolo, viene pure costituito

capo di sofferenze, e di pazienza, affinché comprendessimo che il

distintivo dell’Apostolo è ogni genere di pazienza: «Egli è uno strumento

da me eletto a portare il mio nome davanti ai Gentili» (Atti 9, 15). E ne

aggiunge subito il motivo: «Io gli mostrerò quanto dovrà patire per il mio

nome» (Atti 9, 16). Vedasi quanto ho detto commentando questo passo.

Pertanto Paolo (l Corinti 4, 11.13) scrive: «Anche in questo momento noi

soffriamo la fame e la sete, e siamo ignudi, e presi a schiaffi, e non

abbiamo ove posarci; e ci affanniamo a lavorare con le nostre mani;

maledetti benediciamo, perseguitati sopportiamo, bestemmiati

supplichiamo». E: «I segni del mio apostolato, dice, sono stati manifestati

a voi con ogni sorta di pazienza, con miracoli e prodigi e virtù» (2 Corinti

12, 12).

Enumera ad una ad una le sue lotte, e si gloria di esse come di altrettanti

trofei: «Mi sono trovato in moltissimi travagli, dice, spessissimo nelle

carceri, oltre ogni limite nelle battiture, e spesso mi son trovato nei pericoli

di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre

volte sono stato battuto con le Verghe; una volta sono stato lapidato; tre

volte ho fatto naufragio; ho passato una notte e un giorno nel profondo del

mare. Spesso in viaggio, tra i pericoli dei fiumi, pericoli dei malfattori,

pericoli da parte, dei miei connazionali, pericoli dai Gentili, pericoli nelle

città, pericoli nel deserto, pericoli in mare, pericoli dai falsi fratelli. Nella

fatica, nella miseria, in molte vigilie, nella fame, nella sete, in molti

digiuni, nel freddo e nella nudità. Oltre a quello che mi vien dal di fuori,

ho anche l’affanno quotidiano, la cura di tutte le Chiese» ecc. (2 Corinti

11, 23.28).


44. V. Paolo, con ammirevole pazienza, sopportò i suoi rivali, gli invidiosi,

i detrattori, i calunniatori (Cfr. 2 Corinti, cap. 10 e 11). «Alcuni per picca,

dice, annunziano Cristo senza sincerità, credendo di aggiungere affanni

alle mie catene. Ma che me ne importa? O che sia per pretesto o con lealtà,

purché in ogni modo sia predicato Cristo, e ne godo e ne godrò, ecc.

Secondo quanto aspetto e quanto spero, non avrò da arrossire di nessuna

cosa, ma con tutta franchezza, come sempre, Cristo sarà glorificato nella

mia persona, sia con la vita, sia con la morte» (Filippesi l, 17.20). E: «Noi

siam tribolati in ogni maniera, ma non avviliti d’animo; siamo angustiati,

ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non

finiti» (2 Corinti 4, 8 s.). Giustamente san Gregorio (70) scrisse: “La

pazienza è un martirio nascosto nell’anima».


45. VI. Paolo sostenne e superò eroicamente molte infermità ed angustie

corporali, e spirituali, gravi e continue tentazioni della carne (71):

«Affinché la grandezza delle rivelazioni, dice, non mi facesse insuperbire,

m’è stato dato lo stimolo della mia carne, un angelo di Satana che mi

schiaffeggi. Tre volte ne pregai il Signore, perché si allontanasse da me.

Ed Egli mi ha detto: Ti basta la mia grazia, perché la potenza si fa meglio

sentire nella debolezza. Volentieri adunque mi glorierò nelle mie

infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angustie

per Cristo, perché quando son debole, allora sono potente» (2 Corinti 12,

7-10).

AMDG et DVM

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