martedì 16 novembre 2021

SERMONI E PICCOLI TRATTATI DEL BEATO ALANO DELLA RUPE

 QUARTA PARTE

DEL BEATO ALANO DELLA RUPE

RIPORTATO ALLA VITA

SERMONI E PICCOLI TRATTATI DEL MEDESIMO.

CAPITOLO I

Primo Sermone inaugurale di FRA ALANO della Rupe, dell’Ordine dei Predicatori, nella

Provincia di Francia, Bretone di nascita, nel raggiungimento del suo Baccalaureato sul Terzo libro

delle Sentenze (di Pietro Lombardo), nell’Alma Università di Rostock, nell’ottava di Sant’Agostino

nell’anno 1470.


TEMA:

 Colui che trasforma la pietra in lagune di acque

 e la rupe in fonti di acque. Salmo 113.

Onorevole Signor Dottore, emerito Professore della Sacra Pagina e Veneratissimo Decano della

facoltà Teologica di Rostock; Maestro, Tutore e Difensore; eccellentissimi Maestri, Dottori,

Baccellieri, tanto religiosi che secolari, e altri graduati, proprio vive sorgenti nella roccia e fondati

sulla rupe di Cristo, sempre a me carissimi.


O lettore, questo Sermone, scritto con cura molto diligente dal BEATO ALANO restituiamo alla

parola: ho riunito gli altri con uno stile abbastanza comprensivo, se non che ho raccontato gli

esempi annessi più esplicitamente.

ESORDIO

L’illustrissimo dottor Pietro Blesense, in un Sermone sulla Vergine Maria, dice: Ella è la Roccia,

da cui il peccatore succhia il Miele e persino anche il Burro, come medicina salutare dell’anima e

del corpo: l’acqua viva per la purificazione facilissima delle macchie, ossia dei peccati, per la

sazietà della sete e per l’esito felice di ogni uomo, che fa salire alla vita eterna dopo questa

miseria.

Volesse il Cielo che dunque io, Fratello ALANO DELLA RUPE, insignito del titolo a me

indegnissimo del Baccalaureato, dalla roccia teologica, intorno a questo fondamento del terzo libro

delle Sentenze, sia capace di portare l’acqua della sapienza agli ascoltatori, di purificare gli impuri

dall’impurità, di saziare la sete negli assetati e di guarire la malattia nei malati. Poiché, come attesta

il Beatissimo Agostino, nostro padre, di cui oggi ricorre l’ottava: L’acqua della Sapienza della

salutare dottrina dà la vita ai morti, guarisce gli infermi, purifica gli impuri e sana i malati, per il

momento ricorro a codesta dolcissima Roccia, la Vergine Maria, che ha generato per noi la fonte

della Sapienza, il Figlio di Dio, del quale si dice: Io, Fonte della Sapienza, risiedo nei luoghi più

elevati.

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 Salutando lei con la Salutazione Angelica, con mente devota, e con gioiosa espressione: Ave

Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei Benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del

tuo seno, Gesù Cristo: vero uomo e vero Dio, che tu, o Vergine Madre, hai concepito per opera

dello Spirito Santo: quando a Gabriele hai risposto questa salvifica parola: “Ecco la Serva del

Signore, si faccia di me secondo la tua parola. Amen. Dai a me qui la grazia di iniziare

vantaggiosamente, e a costoro la capacità di ascoltare virtuosamente.

TEMA: Colui che trasforma la roccia in lagune di acque e la rupe in sorgenti di acque.

Stimatissimo Signor Dottore, Roccia che versi a me l’olio dai ruscelli della tua sapienza, e voi

Signori e Maestri, fregiati dalla pietra preziosa della Sapienza della Rupe. 1. La Trinità Beata, nel

deserto, per mezzo di Mosè, ha cambiato una durissima pietra in fiumi di acque e ha trasformato

una rupe aridissima, citando alla lettera, in sorgenti vive di acque. 2. Allegoricamente poi: lo stesso

Cristo è la Roccia, della quale l’Apostolo (dice): la Roccia dunque era Cristo. E questa Roccia

secondo il linguaggio ordinario fu trasformata in lagune di acque, per mezzo della conversione

salvifica di molte genti. E la stessa Rupe fu trasformata anche in sorgenti di acque, secondo le sette

sorgenti dei Sacramenti, a detta di Ambrogio nell’opera I Sacramenti. 3. E riguardo alla morale,

Cristo insieme alla Vergine Maria trasformano i peccatori, duri come la pietra e la roccia, secondo

Basilio, in lagune vive e nelle sorgenti di acque del pianto e della penitenza, della vera purezza e

della perfetta sapienza. 4. Anzi, anche parlando secondo la natura: sempre dai monti alti scorrono i

fiumi, e le rupi sono di qualsivoglia maniera come le sorgenti, secondo Isidoro. 5. Poi in senso

mistico, la Roccia Cristo, e la Rupe divina nella gloria, sono trasformate in lagune e sorgenti di

acque; quando fa salire le anime, secondo Crisostomo, alla vita eterna, che ha il significato della

sorgente d’acqua viva del Paradiso, che sgorga dal Trono di Dio, come vide Giovanni

nell’Apocalisse.

ESPOSIZIONE GENERALE. Eccellentissimi Signori, ho voluto approfondire il tema assunto

con un quintuplice mezzo: Colui che converte la roccia in lagune di acque e la rupe in sorgenti di

acque. Ma pure, Signori carissimi, perché, secondo Alberto Magno, la Roccia ha quattro proprietà.

Per prima infatti, ha una lodevole fermezza, non è facilmente movibile, ma resiste alle avversità.

Per seconda, ha la capacità di stabilire saldamente le altre cose sopra di sé, e costantemente le

sostiene. Per terza, subisce un disfacimento, per la debolezza di se stessa e per il logoramento del

suolo. Per quarta, ha l’eminenza nell’abbellimento degli edifici e per nascondere le ricchezze.

Perciò, anche in questo presente atto (accademico) sulla Rupe, e sulla Roccia Angelica, a favore di

Cristo, io, o Fratelli, Alano della Rupe come cristiano di Cristo, dopo il compimento del primo e del

secondo libro delle Sentenze, sto per fare il quarto, secondo il consueto costume di quelli che

devono diventare Sacri Teologi Baccellieri.

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RIPARTIZIONE. I. Mostrerò la lodevole solidità della Teologia, riportando le sue quindici

esaltazioni, le eccellenze meravigliose della Rupe della Salutazione Angelica. II. Stando sul punto

di disputare, premetto un’attestazione solita quanto fondamentale, che su Cristo Rupe è tutta la

forza della presente opera, anche quella (forza) che sostiene la fatica. III. Riferirò l’opinione di

alcuni Maestri, che osservano la consumazione e il calpestio di questa Rupe. Parlerò dell’eccelsa

dottrina fondata sulla Rupe della Salutazione Angelica: da dove sono uscite tutte le ricchezze del

mondo e similmente le eccellenze e le delizie, secondo Bernardo.

Per prima cosa dunque, è da lodare la solidità della Teologia, che fonda sopra di sé tutte le cose,

a causa della sua immobilità. Perché ciò diventi più chiaro, mostreremo questo per mezzo delle

proprietà della Rupe. Essa, secondo Isidoro, nel libro dell’Etica, possiede quattro proprietà. Per

prima, ha un’elevazione solidissima che s’innalza verso il Cielo. Per quel che riguarda questa cosa,

c’è il primo libro delle Sentenze, che è sulla Rupe altissima della Divinità, e sull’infinito potere

della Trinità, di cui si dice in Rom. 11: O altezza della ricchezza della Sapienza e Scienza di Dio,

quanto sono incomprensibili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie.

Per seconda cosa ha l’ampiezza di Rupe immobile, che stabilisce solidamente città e cittadine,

che sorregge templi, castelli e palazzi, difficilmente accessibile. E per quel che riguarda questa cosa,

c’è il secondo libro delle Sentenze, che è intorno all’ampia Creazione del mondo e intorno al

governo e alla conservazione sapientissimi di esso, così pure intorno alla confutazione di tutti i vizi.

E ciò si tocca quando si dice: In lagune di acque. Alle quali (si accede) per mezzo di Cristo. Si

riconosce la natura della totalità delle creature, come a ragione si dice in proposito ciò che si legge

in Giobbe: La sua lunghezza è più vasta del mare. E nel Salmo: E’ troppo largo il tuo ordine.

Per terza cosa, la Rupe possiede l’ammirabile chiarezza degli astri; in primo luogo, capace di

riversare la luce da lì sulle altre cose, e che possiede in sé lo splendore delle gemme. Questo è

trattato nel terzo libro delle Sentenze, sulla quale cosa è il tema. Ciò si tocca con mano, quando si

dice anche Rupe: la quale Rupe, secondo Agostino e Isidoro, in primo luogo è illuminata dal sole e

a causa di esso, da vari effetti celesti; in secondo luogo è reso in preferenza fecondo, per il

movimento e l’influenza della luna. Perciò in Giobbe si dice che l’aquila abita su rupi inaccessibili,

le quali tuttavia l’aquila cerca sempre luminose, secondo Alberto e Bartolomeo.

Per quarta cosa, la Rupe ha la meravigliosa ricchezza di tutte le piante: ha anche la bellezza delle

diverse erbe, degli aromi che hanno la forza curativa di Dio e l’abbondanza ricca di indicibili frutti,

secondo Ambrogio, la cui ragione, secondo Alberto, è perché attira a sé la virtù della terra che sta

all’intorno, ed ha una natura più ordinata, più delicata, resa pura dalla forza degli astri. Oh, su

questo i frutti, allora, sono più dolci di quelli che sono nei campi, e le erbe più pregiate, e i vini più

sani, secondo Avicenna. Ciò si tocca con mano quando si dice in sorgenti di acque. E questo nel

quarto libro delle Sentenze del Maestro Lombardo degnissimo Vescovo di Parigi. Perciò per la

quarta cosa si può dire giustamente, ciò che è scritto in Giudici cap.18: Abbiamo trovato lì una terra

ricca e fertile: onde in Ezechiele si dice: In pascoli molto fertili li pascerò.

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 Si è esposto, dunque, riguardo alle (prime) due parti, sul primo e secondo libro (delle Sentenze),

ora comunque rimane da esaminare il terzo (aspetto), conforme al terzo libro delle Sentenze

secondo la nostra struttura. Esso riguarda lo splendore della Rupe illuminatrice, purificatrice e

mirabile, secondo la Sentenza di Dionigi. Questa luminosità, secondo il Beato Anselmo, è triplice:

interiore, superiore e umana.

Il primo splendore della Rupe è interiore, e questa è fecondatrice anche delle varie pietre

preziose, cioè generatrice delle buone opere. Questa cosa sta nelle quindici distinzioni del Salmo

terzo; esse sono sul chiarore della Beatissima Incarnazione di Cristo, nella quale, secondo Agostino:

La luce brilla nelle tenebre e le tenebre non l’ hanno accolta (Giovanni cap.1). Per mezzo di essa, il

Sole di Giustizia si è fatto uomo, illuminando tutta la fiacchezza della nostra mortalità. Secondo

quella parola: Illumini ogni uomo che viene in questo mondo.

Il secondo splendore poi della Rupe, secondo i medesimi Anselmo e Isidoro, è quella esteriore o

umana, dalla quale gli uomini sono illuminati; essa è salda nelle proprie fondamenta, e da lontano si

vedono tutte le cose non solo prospere, ma anche avverse. Su questo dunque nella seconda parte del

terzo libro delle Sentenze, che è sul chiarore di sette forme della Rupe di Cristo, in sette distinzioni,

che sono la Passione, la Resurrezione, la Glorificazione e l’Ascensione di Cristo, dalla sedicesima

distinzione, fino alla ventiduesima distinzione inclusa. Su questi argomenti, per quanto riguarda la

Passione, la Gloria di Cristo, e l’Ascensione, dice Bernardo, il Dottore da cui scorre miele, che il

Sole di Giustizia, Cristo nostro Signore, è sorto di mattina nella natività, ma ha sofferto a

mezzogiorno, incendiando tutto il mondo con la fiamma della sua Carità, e cadde morendo a sera. E

nuovamente risuscitò all’aurora del terzo giorno, apparendo alle pie donne.

Il terzo splendore della Rupe, poi, è quello superiore, che è comprensivo di tutte le virtù

nell’appagata felicità e nella gioia eterna. E di essa si tratta nelle diciotto ultime distinzioni del terzo

libro delle Sentenze, dalla ventitreesima distinzione inclusa, fino alla quarantatreesima finale;

questo splendore dunque, che è dentro le virtù tanto teologali quanto umane, per mezzo delle quali

giungiamo alle superiori, secondo Girolamo, poiché acquisteremo quelle cose, per cui saremo

premiati nei Cieli; giustamente con il terzo splendore della Rupe è da preparare la nostra

deificazione.

Si può dire poi, intorno alla prima delle tre luminosità, quello che è scritto della Sapienza: O

quanto è bella una generazione pura insieme allo splendore, come ha un’altra versione. E

nell’Esodo si ha: poiché i figli di Israele vedevano il monte fumante, con il fuoco, lo strepito, le

luci, ecc.

Intorno alla seconda luminosità si può dire quanto è scritto: Non ricevo gloria dagli uomini. E in

Maccabei: Splendette il sole sugli scudi aurei e brillarono i monti a causa loro, cioè le Rupi, poiché

le Rupi sono monti altissimi, secondo Isidoro e Bartolomeo, nel Libro sulla natura delle cose.

Ma intorno alla terza luminosità, si può dire quanto scrive: Diede a lui una gloria eterna. E nel

Vangelo dove si dice che il Signore fu trasfigurato sul monte Tabor, e che la luminosità di Dio li

avvolse di luce.

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Dunque mettendo da parte le due ultime suddivisioni, a motivo di brevità, ora si deve trattare

della prima cosa, cioè della luminosità interiore, secondo le quindici luminosità della Teologia, le

quali secondo le quindici prime distinzioni del terzo libro, comprendono la generazione temporale

del Figlio di Dio. 

Dunque o onorevole Signor Dottore e voi tutti Auditori appassionatissimi della

sacra Teologia, quanto grande ed eccelsa è l’altezza della Santissima Teologia rispetto alla nostra

povertà? Oh quanto ora è necessaria alla nostra miseria! Oh, quanto è da amare, desiderare,

agognare da parte di tutti i mortali! 

Ma perché questo? Perché insegna a trovare nelle prime quindici

distinzioni del terzo libro l’unica Rupe infinita, che ha tutte le ricchezze, che contiene ogni

lucentezza, che possiede ogni virtù, che quando l’avremo ottenuta, abbonderemo di tutti i beni,

dopo aver allontanato tutti i mali.

Ma quale è questa luminosa Rupe così magnifica? Ascoltate, per favore, ascoltate sapienti,

ascoltate intelligenti, ugualmente sia dotti che inesperti. Questa, dico, è la Salutazione Angelica,

che è la Rupe altissima, la Rupe larghissima, la Rupe luminosissima, la Rupe fecondissima, che con

la sua altezza solleva tutti alle cose del Cielo, che con la sua larghezza sostenta tutte le cose, che

con la sua luminosità illumina ogni cosa nascosta, che con la sua fecondità rinnova e ripara tutte le

cose. 

O felicissima Rupe, presso di te ci rifugeremo e saremo liberi dai mali. Staremo su di te, e non

saremo affaticati nella tribolazione, nell’incostanza e nella mutevolezza. Vedremo continuamente te

e ovunque splenderemo come stelle del mattino. In te riposeremo nell’apprendere, nell’amare,

nell’operare, e abbonderemo della ricchezza della casa di Dio, e la nostra compagnia non sarà in

terra, ma nei Cieli.

Concordano con essa le parole dell’Angelico Agostino, nel bellissimo Sermone sulla Salutazione

Angelica, ove egli dice: Che dirò dei monti, dei quali la Sacra Pagina mi parla? 

1. Sul monte Sinai

è stata data la legge antica, ma sul monte della Salutazione Angelica è stata data la nuova legge. 

2. Sul monte Garizim e sul monte Hebal sono state date le maledizioni terrene, ma sulla Rupe le

benedizioni. 

3. Sul monte Hor viene sepolto Aronne, ma su questa Rupe Benedetta di Dio, nasce il

figlio di Dio. 

4. Sul monte del Libano germinano tutti gli aromi, ma su questa Rupe Virginea sono

contenute le cose celesti e i medicamenti di tutto il mondo. 

5. Sul monte Moria è stato fondato il

Tempio di Dio, ma su questa Rupe Benedetta il figlio di Dio si è fatto uomo. 

6. Sul monte Tabor è

apparsa la gloria della Trinità, ma su questa Rupe Benedetta, si è realizzata per la prima volta,

l’umanità (di Cristo), la quale ha accolto la gloria della Trinità. Perché dunque sugli altri monti sui

quali ascendo con difficoltà, vengo meno, soprattutto per la fame e la sete, e sui di essi, ammalato

infine muoio, come Mosè e Aronne, più infinitamente grandi di me? Ma su questa Angelica Rupe

progredisco, affaticato mi riprendo, ammalato sono guarito, morto sono risuscitato, affamato e

assetato sono rifocillato; e come Giacobbe che sta per contemplare le cose divine, attraverso una

scala, ed ivi rimarrà felicemente per l’eternità, con forza e con sicurezza salgo, giammai in futuro

soffrirò danno. Queste parole ha detto lui. Questa chiarissima Rupe della Salutazione, cioè Mariana,

possiede quindici parole principali significative e tre significative insieme ad altre (parole), e cioè

Con Te, Fra, E ecc.

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Da esse è possibile comprendere che qui devono essere posti i quindici Pater Noster, e le

cinquanta Ave Maria, che fanno centocinquanta, secondo il numero dei Salmi del Salterio di

Davide.

Questa dunque è la degnissima Rupe della Trinità, nella quale ci sono quindici miniere di pietre

preziose, secondo i quindici generi migliori di pietre preziose. Poiché è stato detto della Vergine

Maria, che è ornata di tutte le pietre preziose. 

E come nel Salterio Angelico, sono centocinquanta le

Ave Maria, così vi sono tre corone di fiori delle quali, la prima è in riferimento alla Divinità, da cui

“Il Signore è con te”; la seconda è in riferimento all’Incarnazione, quando si dice, “Fra le donne”;

la terza corona di fiori si riferisce alla Passione, quando si dice, “E Benedetto è il frutto”, colui cioè

che è appeso sull’albero della Croce. Queste tre corone di fiori si hanno per mezzo delle tre parole

significative con altre, dette prima. 

Infatti la prima “Con te” è detta in riferimento alla Divinità,

poiché a lei il Signore si unisce. 

La seconda cioè “Fra” in riferimento all’Incarnazione, poiché si

riferisce alle donne che generano. 

La terza poi, cioè “E” si ha in riferimento alla Passione, poiché a

lei si aggiunge il “Benedetto il frutto”. Questa benedizione e fruttificazione, non sono state

realizzate compiutamente, se non nella Passione.

Pertanto poiché, come si è detto, lì ci sono tre Cinquantine, e in qualsiasi Ave Maria di quelle

cinquantine ci sono quindici parole, cioè pietre preziose, ossia: “Ave Maria, piena di grazia, il

Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù Cristo.

Amen”. Lì ci saranno quindici volte dieci, cioè centocinquanta Rupi Angeliche, che in qualunque

Salterio si offrono alla Madre di Dio, le quali, prese congiuntamente, in sé contengono

duemiladuecentocinquanta pietre preziose. Tante infatti sono le parole principali nelle

centocinquanta Salutazioni Angeliche. Qualsivoglia pietra preziosa di esse, devotamente offerta alla

Vergine Maria, vale più di ogni pietra preziosa di tutto il mondo. Anzi o Signori eccellentissimi e

servi devotissimi di Maria Vergine, come in qualsiasi Ave Maria ci sono quindici parole, così nelle

tre cinquine ci sono pietre     1

 preziose, se qualsiasi Ave Maria compone una Corona alla gloriosa

Vergine, intessuta di quindici pietre preziose. E così saranno centocinquanta Corone Regali in

qualsiasi Salterio. Una qualsiasi di esse, anche la più piccola, varrà più di tutte le corone dei Re,

delle Regine, degli Imperatori e di qualunque bene, affinché i servi di Maria Vergine nel suo

Salterio siano giustamente Re e Regine, che ogni giorno coronano di tante Corone la Regina della

Gloria.

Forse che dunque non è grande, o dolcissimi Salmodianti di Maria Vergine, la lode della

Teologia? Senza dubbio è grandissima, insegnandoci a trovare una così grande Rupe, nella quale ci

sono così estese quindici miniere di pietre preziose, e offrire la (pietra preziosa) trovata alla

Beatissima Madre di Dio, e incoronare con la (pietra preziosa) offerta, la stessa Regina Maria,

centocinquanta volte al giorno, e adornarla dopo averla incoronata, con duemiladuecentocinquanta

pietre preziose: la più piccola delle quali, vale più di tutto lo stesso mondo corporeo. Ma poiché, in

generale, gli atti (d’ossequio) diminuiscono, anzitutto quelli morali, soprattutto ora, attraverso tutte

e singole le parole da pronunciare, quelle quindici parole devono essere ricollegate alle pietre

meravigliose, utilissime e sommamente necessarie della Teologia.


1

 Riteniamo che il termine “pides” sta per “lapides”, come più giù nella stessa frase si può vedere.

149

 Giustamente, dunque, Dio trasforma la roccia in lagune di acque e la rupe in sorgenti di acque.


PRIMA CINQUANTINA.

Da offrire in dono: I) il Diamante dell’Innocenza; II) il Rubino della Sapienza; III) la Perla

della Grazia; IV) il Diaspro della Pienezza; V) lo Zaffiro della sovranità.

Dunque la prima lode di tutte, o appassionatissimi innamorati e discepoli della Vergine Maria, è

proprio della Sacra Pagina, che nella prima distinzione del terzo libro, sull’Innocenza della

necessarissima Incarnazione del Figlio di Dio, tanto da parte di Dio che da parte dell’uomo, ci

insegna ad offrire alla Vergine Maria, Regina d’innocenza, la prima pietra preziosa della prima

miniera della Rupe Angelica, cioè la Pietra indomabile

2


. Essa è detta pietra dell’innocenza, e si

offre quando devotamente si dice alla Vergine Maria “Ave”. Infatti Ave secondo Agostino, si dice

in quanto senza i guai

3

 della maledizione ovvero della colpa: in questa cosa, l’Innocenza di Maria è

dichiarata in modo chiarissimo. Secondo Isidoro poi: La Pietra indomabile, da nessun materiale è

infranto, da nessuna cosa è vinto, da nessuna cosa è contaminato, o inquinato. Con il solo sangue

del capro infrange. Ed è la pietra del massimo amore e capace di mettere in fuga il demonio. Alcuni

la chiamano Diamante proprio come l’amore di due (sposi), che raccoglie e distribuisce.

L’amorevolissima gloriosa Vergine Maria 

Vergine, poi secondo Anselmo, è Colei che deve

splendere di così grande purezza, di cui non si può trovarne una maggiore al di sotto di Dio. Perciò

nel Cantico dei Cantici: Tutta bella sei amica mia, e in te non c’è macchia. Ma con manifesta

ragione si fa vedere, con ogni diritto, che una così grande pietra debba da parte di tutti essere

onorata devotamente: perchè ha in sé una somma innocenza, sia effusa verso tutti, sia del tutto

conservata, sia guida nella conservazione di tutte le cose, dico, secondo il diritto divino, naturale ed

umano: dunque Maria Vergine è di tal maniera: perché, come dice Ambrogio nel Sermone

sull’Assunzione: Quale lode porteremo a te, o Innocentissima Vergine Maria, per la quale

l’innocenza morta è stata ricuperata e vivificata? Tu sei infatti l’albero della Vita, fuori del quale

tutti i rami sono senza frutto e nella morte. Queste cose egli scrisse.


Ma forse alcuni di voi diranno: quanto vale questo Diamante detto Ave? 

1. A questa cosa senza dubbio rispondo, che vale di più di tutte le pietre preziose offerte nel deserto dai figli d’Israele per il tabernacolo, che è assai meraviglioso. 

2. Anzi vale di più delle pietre preziose di Salomone, che offrì al Tempio di Gerusalemme, o ebbe nei suoi tesori, cosa questa che è immensa. 

3. Anzi vale di più di tutte le pietre preziose, che hanno posseduto Arturo re dei Bretoni, Carlo Magno, Davide, Cisquaso, i tre Re dei Bretoni e qualsiasi altro fedele abbia avuto mai, e che abbiano dato per i

Templi e per le Reliquie dei Santi.

Ma di nuovo chiedete: quanto è più grande questo Diamante “Ave” di tutte le innumerevoli cose

dette prima? A questo sempre rispondo che è tanto più grande, quanto tutto il cielo è più grande di

una sola stella, poiché, secondo Agostino, una minima cosa dei beni celesti è maggiore del massimo

bene corporeo.

2

 Preferiamo tradurre Adamas con Pietra indomabile perché poi il testo dirà che alcuni chiamano essa diamas, diamante. 3

 Il Beato Alano anagramma la parola Ave con “Vae” (ahi!, Guai!) e con “Eva”, per dimostrare il compimento in Maria

delle profezie contenute in Genesi al cap.3, e cioè Maria come nuova Eva (Ave - Eva) e Maria come la donna prefigurata in Genesi 3,15, colei che avrebbe schiacciato la testa al serpente, causa di ogni guaio (Ave - Vae).

150

 O voi tutti, dunque, figli devoti della Vergine Maria, ascoltate e rispondete alla mia domanda:

Forse che, se io vi dessi, in un giorno qualsiasi, centocinquanta Diamanti, quantunque voi siate miei

nemici, non sareste placati da me, e sareste ben disposti alla mie richieste? Anzi: non mi amereste

anche di più, abbandonando ogni azione dannosa, ed esternandomi con tutte le forze, la vostra

benevolenza? Se ciò è così, chiaramente consegue che, la Vergine Maria, per qualsiasi Salterio a lei

devotamente offerto darà cose maggiori. E questo è il diamante dell’amicizia, che scaccia ogni forza

del demonio, spezzato dal Sangue di Cristo Agnello Immacolato, quando la spada della Passione

trapassò la sua anima. Senza dubbio, dal più piccolo al più grande, occorre accettare per vero,

poiché è stato scritto: Date e vi sarà dato. 

Secondo Origene infatti: Nelle cose mondane si darà il

centuplo, nel corpo mille volte di più, nell’anima diecimila volte di più, al momento della morte

centomila volte di più, e dopo la morte un milione di volte di più. 

Voi dunque che volete arricchirvi, e in breve ricevere l’Innocenza: 

placate Maria, e realizzate il vostro Regno prezioso, in questo

mondo per mezzo della grazia, e in quello futuro per mezzo della gloria. 


Accostatevi a questa Rupe della Salutazione Angelica, 

offrendo alla Vergine gloriosa in un giorno qualsiasi, centocinquanta

volte il Diamante dell’Innocenza, cioè l’Ave. Perché offrendo in questo modo, saluterete

l’Imperatrice di tutto il mondo, che ama molto di più qualsiasi peccatore, e molto di più chiunque la

saluti degnamente, di quanto qualsiasi Imperatrice o Regina, mai abbia amato qualsiasi mortale

vivente. 

Anzi più di un intero mondo di Imperatrici, che amano con vigore del tutto naturale.

Poiché la Carità della Vergine gloriosa, secondo Agostino, supera l’amore naturale di tutto il

mondo: non soltanto corporeo, ma anche Angelico. Dunque dal più piccolo al più grande, affinché

siate senza guai, offrite molto più spesso a Maria il Diamante detto prima. Giustamente dunque Dio

trasforma la roccia in lagune di acque, per la virtù di queste pietre preziose. 


La seconda lode della Sacra Pagina: 

O amabilissimi figli, appartiene a Maria Vergine, ciò che (si trova) nella seconda

distinzione del terzo libro dalla Sapienza, che considera il genere di unione tra la natura umana e

quella divina: ci insegna in modo assai sapiente, ad offrire a Maria Vergine, Imperatrice della

Sapienza, la seconda pietra preziosa della seconda miniera di questa Rupe dell’Angelica

Salutazione, cioè un Rubino, quando si dice “Maria”, dal momento che raggiungiamo la Sapienza

ed otteniamo splendore dalla gloriosa Vergine, più (con questo Rubino) che se le offriamo tutta la

sapienza temporale, ma che non sa di nulla, da renderla acculturatissima. Poiché la parte più

piccola di un’orazione devota, secondo Bernardo, Segretario Beatissimo di Maria, è più grande

della sapienza dei Filosofi di tutto il mondo, e da ricompensare con un premio maggiore. La

ragione poi di questa offerta è: poiché Maria, secondo Remigio e Girolamo, è detta quasi

Illuminatrice ovvero illuminata, perché appartiene alla sapienza, secondo i medesimi.

Ora un Rubino di questo genere, brucia nelle acque, e di notte, come un carbone infuocato,

risplende: allontanando i terrori dei fantasmi, conferendo un discernimento sulle cose da fare, e

conducendo la mente dubbiosa alla certezza, al meno secondo l’ordine prestabilito, secondo Isidoro

e il Lapidario.

151

 Per questo fatto, questa pietra è di incomparabile valore, presso i Re. E queste condizioni

possiede in pieno Maria Vergine gloriosa. Poiché, come attesta Bernardo, ha generato l’eterna

sapienza: perciò, al mondo cieco ha dato la luminosità della sapienza celeste: come la sapientissima

Abigail, moglie di Nabal del Carmelo, anzi, assai più immensamente. Ma per un’evidente ragione si

manifesta a tutto il mondo, affinché essa possa essere salutata nel Salterio Angelico. Dal momento

che tutti gli uomini possiedono la grandissima capacità di offrire, osservare e guidare, da tutti deve

essere onorato, come appare dalla testimonianza di Seneca. E la Beata Vergine Maria è in tal modo,

come attesta Bernardo, per cui si dice di Lei nel Siracide cap. 24: Io sono la Madre del bell’amore,

del timore, della conoscenza e della santa speranza. Se dunque volete avere la Sapienza capace di

illuminare, più spesso salutate Maria. Poiché, come attesta Ambrogio, Questa stella brilla più

luminosa del Sole nelle menti dei fedeli: e riceverete il centuplo nel presente. Poiché la parte più

piccola della devota orazione, secondo Anselmo, vale di più di tutta la luminosità corporea del

mondo, e dell’umana prudenza.


Ma per caso tra voi dite: Quanto vale questo Rubino Maria? A questa cosa rispondo brevemente.

E’ di maggior valore, che se tu offrissi alla Vergine gloriosa, per qualsiasi evento, tanti e

ugualmente grandi Rubini, quante sono le stelle nel firmamento del cielo, come attesta Agostino,

quando dice: la minima parte della luce della grazia, è maggiore di tutta la luce corporea del

mondo. E non solo questo Rubino Maria è di grandezza uguale, o di poco maggiore di questi (altri

rubini): ma anche talmente tanto supera tutti questi, quanto tutto il mondo supera il più piccolo

rubino del mondo. Dunque, o benedettissimi figli di Maria, tornate dentro di voi e rispondete a me:

Perché, se in un giorno qualsiasi, qualcuno di voi desse centocinquanta rubini a qualche

predilettissima Regina, che lo ami come un figlio incomparabile; non dovreste sperare sempre e in

ogni modo, di trovare benevolenza e amore presso questa Regina? Così è senza dubbio. Dunque

poiché la Vergine gloriosa ama più voi che le offrite tali cose, che se tutte le creature del mondo

fossero state trasformate in Regine amorevoli, e una qualsiasi vi amasse affettuosamente, come

questo è presupposto. 

Poiché secondo Alberto Magno, la più piccola Carità di Maria è maggiore di

tutta la carità del mondo, anzi anche dell’infinita amicizia naturale. Senza dubbio, dovete credere

che voi riceverete cose maggiori e otterrete la grazia della sapienza, da questa Vergine

sapientissima. Del resto scomparirebbero il diritto naturale, il diritto di carità, e il diritto della divina

giustizia, regolatevi affermativamente, dal più piccolo al più grande. Poiché, se colui che ama di

meno, secondo Boezio, concede tante cose buone, senza dubbio, chi ama di più, ne concederà cose

maggiori. Dunque, sarete coronati centocinquanta volte nel presente, così come anche in futuro

dalla corona della sapienza dei Rubini; nel Salterio Angelico ogni giorno salutate Maria. Perciò

consegue che, per merito della virtù di queste quindici pietre preziose, Dio trasforma la roccia in

lagune di acque.


La terza lode della Teologia, o chiarissimi Rettori e Dottori di questa alma facoltà e stella

risplendente, sta nella terza distinzione del terzo libro, che dalla santificazione per mezzo della

grazia di Maria Vergine e di Cristo, insegna a tutto il mondo ad offrire alla Vergine piena di grazia, la terza pietra della terza miniera, della Rupe della Salutazione Angelica.

152

 Coincide con una preziosissima Perla, quando si dice: “Grazia”. La ragione convincente di

questa cosa è, secondo Isidoro, che la Perla è una pietra candida in una conchiglia marina, generata dalla rugiada celeste, senza la mescolanza di qualunque seme sparso: essa è potente contro le numerose infermità e si oppone a fulmini e a tuoni. Infatti la conchiglia quando è colpita dal fulmine, subisce un aborto, oppure quando è lesa dai tuoni, genera una pietra imperfetta, secondo Bartolomeo nel Libro della Natura. 

Così è poi, la Vergine Gloriosissima Maria. Poiché, secondo Girolamo, lei stessa è la conchiglia marina di questo mondo, che non dal seme maschile, ma dalmistico Spirito della gloria celeste, ha generato la perla Cristo, il quale ha curato le nostre infermità, anzi ci difende, sia contro i tuoni delle tentazioni, sia contro i fulmini di tutte le tentazioni e tribolazioni, secondo Bernardo. Poiché veramente da tutti deve essere lodata Maria con l’offerta devota di questa perla Grazia: così si mostra. 

In primo luogo, perché ha in sé una grazia immensa, capace di spandersi in tutto il mondo, che protegge e che fa avanzare, secondo Alberto. 

In secondo luogo, poiché così qualsiasi offerente riceverà il centuplo, e così in qualsiasi giorno si arricchirà all’infinito. 

In terzo luogo, poiché preparerà per sé il Regno dei Cieli con ogni pietra preziosa, di cui

una qualsiasi sarà maggiore di un intero Regno: come si può sapere dalla vita del Beato Tommaso

Apostolo.


Ma forse non comprendendo questo, silenziosamente chiedi: quanto vale questa perla Grazia?

Rispondo brevemente davanti a tutto il mondo: che vale tanto di più del paradiso terrestre, come il

paradiso vale di più del pomo rubato di Eva. E se ciò è così, anzi è così, poiché, secondo Basilio, la

minima parte del Regno di Cristo è maggiore di tutto il paradiso terrestre, perché questo (Regno di

Dio) conduce al Cielo, ma quel paradiso condusse all’Inferno. Forse che, o carissimi, la Vergine

gloriosa non gioirà molto per così grande offerta di doni? Allo stesso modo che, se al lupo o al

leone o all’orso dessimo ogni giorno un piccolo nutrimento: senza dubbio, secondo Gerolamo, ci

sarebbero affezionati. Quanto dunque ci amerà di più la Vergine Maria, per questa offerta del

Salterio? 

A meno che (Maria) non fosse più aspra, anzi più crudele degli animali più terribili,

sostenendo affermativamente dalla cosa maggiore alla minore. Poiché Lei ama qualsiasi

salmodiante con il suo Salterio, più di quanto può fare tutto il mondo dei padri e delle madri, che

abbiano un figlio unico, (che è sempre) tanto amato da qualsiasi genitore; di quanto mai una madre

abbia amato di amore naturale il proprio figlio. 

Guardate dunque con cura queste cose, e, per avere la grazia, lodate Maria nel Salterio. 

Poiché quelli che così la lodano, diventano salvi dal più piccolo

al più grande, come si può comprendere chiaramente dalla vita della Beata Caterina Martire.


La quarta lode della sacra Teologia, o dolcissimi servi di Maria Vergine, è quella che sta nella

quarta distinzione del terzo libro delle Sentenze, vale a dire quella che riguarda la spiegazione più

completa della perfettissima4

 Incarnazione di Gesù Cristo, il cui seme è lo Spirito Santo; (questa

lode) spiega che, tutto il mondo trova la quarta miniera preziosissima in questa Rupe della

Salutazione Angelica, dalla quale ci insegna ad offrire la pietra Diaspro alla Vergine Maria, detta

per mezzo del Piena. Questa è la ragione: poiché il Diaspro, secondo Isidoro, è una pietra di colore

verde, che consola la vista per il gradimento della sua bellezza, piena di tante virtù, per quante

virgole e segni di interpunzione è segnata la punteggiatura.

4

 Non è facile riportare la grande poesia del testo in una traduzione. Invitiamo i lettori a dare uno sguardo al testo

originale, qui a fianco, circa la pienezza di Maria SS.

153

Riesce anche ad allontanare tutti i cattivi umori del corpo, a dare allegria, a qualcuno procura

amabilità e tranquillità, secondo Alberto Magno, e ciò è in modo ordinario, vero. Così ora la

Beatissima e Pienissima, piena di Grazia, Vergine Maria è piaciuta agli occhi dell’altissima Trinità

e di tutti gli Angeli. Anzi fu lo specchio di tutta la bellezza nel corpo, più bella di tutte le donne,

molto di più di Giuditta, di Ester o di Sara, secondo Alberto. Ha avuto in sé tante virtù, quante

potenzialità ha avuto, e quanti atti di opere hanno avuto i Santi. E ha rimosso, quanto bastava, tutte

le malvagità del mondo, secondo Bernardo, e ha portato l’eterna gioia ai figli della dannazione,

secondo Agostino. Giustamente dunque è piena, come il Diaspro, della grazia della bellezza, non

solamente spirituale, ma anche corporale. E si conclude che, a ragione, deve essere da tutti lodata

nel Salterio così degnamente: in primo luogo perché, secondo Seneca, le cose bellissime sono da

lodare; in secondo luogo, poiché le cose che danno somma bellezza, devono essere amate e lodate

da tutti, secondo Agostino. Di tal modo è la Vergine Maria, secondo il medesimo (Agostino), in un

Sermone sulla Natività della Vergine Maria; in terzo luogo, perché donne bellissime, come Ester,

Sara e Rebecca, sono lodate nella Sacra Pagina. Dunque molto più si deve lodare la Vergine Maria,

perché, secondo Agostino, ciò che le altre donne hanno avuto nella distribuzione della bellezza,

questa sola ha ed ha avuto, nell’intera bellezza.


Ma forse osservando con ammirazione e rallegrandovi, chiedete. Quanto vale questo Diaspro del

Piena, quando si vuole offrirlo devotamente? A ciò con sicurezza davanti a tutta la Chiesa, rispondo

che vale di più di tutte le opere naturali di Dio dei primi sette giorni. Ugualmente, che vale di più di

tutti i nove ordini degli Angeli, quanto alla loro natura, e di tutto questo mondo materiale. Poiché

questo Diaspro del Piena, è degno del Dio della gloria, non si riferiscono a Lei dunque, le cose dette

dal Maestro, nel Secondo Libro delle Sentenze? Udite, per amor del Cielo, le cose che ho detto! Se

questo è così, perché siete pigri, non volendo arricchirvi di tanti beni? Ognuno che vivrà così

rilassato non si riterrà un insensato? C’è di più, prestate ascolto! Se dessi un solo ducato al giorno a

un turco, o a un sultano: certamente mi sarebbe grato col la sua affabilità. Mentre invece do alla

Vergine Maria all’infinito di più, quando nel suo Salterio le offro questo Diaspro del Piena: o Ella

sarà ingiusta, o più crudele di un turco? Dire questo a Lei è proprio della follia, perché la Chiesa

canta nel Salve Regina, che Lei mi darà la sua grazia. Poiché ama di più un suo Salmodiante, di

quanto possano amare il proprio fratello tante sorelle, quanti sono i granelli di sabbia del mare:

ammesso che qualcuna lo amasse tanto, quanto mai Tamara amò suo fratello Assalonne, il quale la

vendicò intorno all’amore incestuoso. Poiché, secondo Gregorio Nazianzeno, il bene più piccolo

della gloria di Dio nei Santi, è più grande del più grande bene di natura nelle cose create. Questa è

la ragione, perché quello è degno di gloria, secondo il Santo Dottore, ma questo tuttavia è degno

dell’esistenza naturale. Poiché dunque la ragione, il senso, la scienza, gli esempi, i segni, la legge,

l’esperienza, e il desiderio del bene vi incoraggiano a lodare Maria, perché già non la salutate

sempre nel Salterio, per avere ogni pienezza di gloria?


154

La quinta lode della Teologia, o emeriti amanti della Sapienza, figli della nobilissima benigna

madre di tutto il mondo, Maria Vergine: è quello che nella quinta distinzione del terzo libro delle

Sentenze sulla necessità della Santissima Unione in Cristo, ci insegna a trovare la quinta miniera

della Rupe teologica, cioè della Salutazione Angelica; da (questa miniera) ci esorta ad offrire alla

così grande Sovrana Maria la quinta pietra, che è la pietra della nobiltà e della sovranità, la pietra

che è detta Zaffiro e si prende quando si dice “il Signore è con te”. L’attribuzione certa di essa è

questa. Poiché lo Zaffiro, secondo Alberto, Bartolomeo e il Lapidario, è una pietra di colore celeste,

da porre sopra gli anelli dei Re, mediante la quale si davano i responsi da parte degli dei, e si

rivelavano le cose occulte: secondo il Lapidario, capace di portare coraggio e di generare audacia.

Tutte queste cose distinguono la nobiltà che Maria Vergine ebbe per somma eccellenza, secondo

Ambrogio. Infatti, poiché è la Madre del Signore dei signori. Perciò deve essere ritenuta da tutti i

fedeli di Cristo, la Signora del mondo. Ella infatti è posta sull’anello della fede cristiana; Ella

intercedendo, continuerà ad assicurare la Redenzione del mondo; e per mezzo di Lei, sono rivelate

numerosissime cose sul futuro. Essa sola, infatti secondo Agostino, rende gli animi degli uomini

sicuri, audaci e potenti, in modo da non temere nessuno. Così dunque giustamente, come

nobilissima Sovrana di tutto il mondo, le si deve offrire questo Zaffiro“Il Signore è con te”. La cui

vera ragione, o bramosissimi ascoltatori, è questa. In primo luogo, perché è la Madre del Signore

dei Signori, e del Re dei Re. In secondo luogo perché, con ogni diritto, siamo servi di Lei. In terzo

luogo, perché alle Sovrane del mondo, con ogni ragione, è dovuto onore da parte dei loro servi:

perciò molto più la nobilissima Sovrana Maria deve essere onorata da noi, poiché è Signora, Madre

di nobiltà, secondo Alberto, riguardo all’ Incarnazione.



Ma per caso, rapito dall’estasi della meraviglia, restando silenzioso, domandi: quanto vale questa

pietra Zaffiro, Il Signore è con te? A ciò rispondo senza esitare. Valendo molto, e piacendo assai,

(questa gemma) è propria della Vergine Maria, e in sé, è soprattutto nobile e vantaggiosa a tutta la

Chiesa militante o trionfante, ed è più adeguata all’intera Trinità, di quanto, se tu dessi a Maria

Vergine gloriosa tante miniere di zaffiri, così grandi, com’è la città di Parigi, e quante sono nel

mondo le piccolissime pietre di ciascuna specie. Anzi è cosa più grande, offrire questo Zaffiro alla

Vergine Maria, che offrire ora l’Arca di Noè, e salvare in essa la natura degli esseri viventi: poiché

tale Arca è stata distrutta insieme a quelli che entrarono in essa, ma questo Zaffiro della sovranità

giammai si corrompe, anzi, per mezzo di esso i servi di Maria Vergine, vivendo, esercitano la

sovranità. Per quale motivo? Perché hanno dato a Maria Vergine in un giorno la nobiltà

centocinquanta volte: dunque riceveranno il centuplo in questo modo, secondo quello che disse

Gregorio: Servire Dio, è regnare con lui. Date e sarà dato a voi. E senza altro lo manifesta

abbastanza chiaramente, perché la nobilissima Maria ama di più il più piccolo servo del suo

Salterio, di quanto qualsiasi nobile duchessa o contessa o baronessa mai abbia amato un suo servo,

o fino alla morte lo amerà.

155

 Di più, ponendo il caso in cui ci fossero tante signore che (ti) amano, e fossero tante, quante

sono le foglie di tutte le erbe e di tutti gli alberi, trasformate dalla potenza divina in Signore e tue

amanti, e ti amassero con tutta l’energia; questo così grande amore non sarebbe ugualmente

splendido, quanto è l’amore di Maria Vergine, con cui lei ama te che la servi nel suo Salterio.

Perché questo è così? 1. Perché non ami Colei che ama te con così grande amore, tu che talvolta sei

preso da sì grande amore verso una misera donnicciola? E di nuovo. 2. Perché non hai fiducia in

così grande Signora, tu che ti affideresti con molta fiducia al potere di una delle Sovrane dette

prima? 3. Perché se soltanto dessi una pietra preziosa a un carnefice o a qualunque giudice o a

qualsivoglia dei vassalli, tu potresti stare sicuro, perché se mai fossi preso da essi, in qualsiasi caso

saresti rilasciato libero. Ma anzi ti preserverebbero da tutti gli oltraggi e da chiunque fa resistenza.

Poiché dunque la Vergine Madre di Dio ti è all’infinito più amica e più grata per i benefici,

certamente puoi sperare la salvezza per mezzo di quest’Angelica Salutazione. Se per caso non ti

fossi persuaso (questo non avvenga!) che Ella è più ingrata dei carnefici, Lei che è la piena di

Grazia (Luca cap.1), e ama i peccatori, secondo Bernardo, più di quanto essi amano se stessi,

poiché Lei è capace di un maggiore amore, secondo il Dottore Santo.

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