Sposalizio di Maria SS.ma con San Giuseppe
“Questa ho amato e ricercato fin dalla mia giovinezza,
ho cercato di prendermela come sposa,
mi sono innamorato della sua bellezza.
Essa manifesta la sua nobiltà
in comunione di vita con Dio,
perché il Signore dell’untverso l’ha amata”
(Sap. 8, 2-3)
Giuseppe è definito nella Sacra Scrittura con le sole parole di “uomo giusto”. Giustizia equivale a santità; quindi uomo santo, cioè conforme al cuore di Dio.
Questa santità o conformità ai divini voleri è comprovata chiaramente dalla esemplare docilità che Giuseppe ebbe per le ispirazioni divine nelle diverse circostanze della vita.
Anch’egli nutriva la stessa aspirazione della fanciulla toccatagli in sorte: vivere verginalmente. Fu certo la mano di Dio a prepararlo casto sposo, uomo perfetto, aiuto e servo fedele per compiere i santi desideri dì Maria, però Giuseppe cooperò liberamente alla mozione della grazia.
Oh! Potere infinito di Dio, i cui alti giudizi sono occulti e santi e i cui decreti sono rettissimi e ammirabili: beato chi si affida alla tua protezione e custodia!
Con 1’ideale di purezza nel cuore, Maria e Giuseppe contrassero nel Tempio di Gerusalemme un vero e convenientissimo matrimonio. Da esso infatti — dice San Tommaso d’Aquino — scaturirono i tre beni: la prole, che fu Dio stesso; la fedeltà, perché non vi fu adulterio; e il sacramento, perché vi fu l’indivisibile unione degli animi.
Questo matrimonio segnò il trionfo della purezza e dell’amore non terrestre, ma celeste, essendo amore tutto divino e spirituale.
La Sacra Scrittura chiaramente attesta: “Nel sesto mese, l’arcangelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una Vergine, promessa sposa di un uomo della casa di David, chiamato Giuseppe" (Lc 1, 26- 27).
Ciò significa che la Vergine Maria era fidanzata a Giuseppe, e cioè dinanzi alla legge o al diritto matrimoniale ebraico Maria era già sposa.
Presso gli ebrei il tempo che noi chiamiamo col termine fidanzamento era detto sposalizio ed in fondo equivaleva ad un fidanzamento ufficiale rigorosissimo, ad una reale consegna della fanciulla allo sposo; e a tal punto che se nasceva un figlio era considerato legittimo, e, inoltre, la donna prendeva nome di vedova se lo sposo le moriva avanti il matrimonio consumato, lasciandola vergine.
San Matteo e San Luca ci offrono dati molto precisi sugli antenati di Giuseppe e di Maria risalendo fino a Dio attraverso David, Abramo e Adamo (Mt l, 1ss; Lc 3, 23-38).
Entrambi gli sposi erano di origine regale. Ora però Giuseppe non era più re. Le sue mani callose testimoniano un lavoro abbastanza pesante: quello del carpentiere cioè falegname. Gli furono familiari la sega e la pialla, i chiodi e il martello, gli odori del legno e della colla .. e ogni tipo di cliente che sapeva accogliere con amore.
La sua stirpe regale oriunda dalla Giudea si era stabilita ormai da molti anni, forse per motivi di lavoro e sostentamento, nella Galilea del nord, esattamente a Nazareth.
Fu là ch’egli cominciò a condividere la sublime sorte della diletta sposa nell’economia della salvezza del genere umano.
Dio scelse Giuseppe a custode e protettore del pudore della divina sua Madre. Mai Dio avrebbe permesso che accanto a Maria battesse il cuore di un uomo che non fosse degno di Lei e non fosse saturo di amor di Dio.
Con quanta fiducia la Vergine avrà messo la sua mano in quella di Giuseppe sentendo di aver trovato in lui uno sposo fedele, un compagno casto che mai avrebbe violato la verginità, e un padre d’amore.
Dopo i festeggiamenti del solenne fidanzamento Maria lasciò il tempio e lo fece con lo stesso coraggio con cui vi era entrata, e unicamente per eseguire la divina Volontà.
Con lo sposo Giuseppe si recò a Nazareth. Ivi non trovò più i genitori Gioacchino e Anna. Nell’umile casetta ereditata visse la sua nuova vita con grande semplicità, tutta raccolta nella contemplazione dei divini misteri.
Le frequenti visite di Giuseppe non la disturbavano affatto. Ella riceveva e attentissima serviva il suo sposo, vero angelo in carne e ossa datoLe da Dio per la sua custodia. E dei mari di grazia che si riversavano nel suo Cuore Immacolato nulla lasciava trasparire. Maria era più che mai tutta preghiera per la venuta del Verbo sulla terra.
Pregando i salmi, leggendo i profeti, operando il bene, di tutto approfittava per dire il suo amore al Signore. Qualunque cosa facesse era sempre e solo per la gloria di Dio.
Incessantemente Lo supplicava a voler discendere e farsi prigioniero della donna benedetta e fortunata che avrebbe albergato il proprio Creatore.
O divina Misericordia! O infinita umiltà! Le preghiere della
Vergine di Nazareth anticiparono la venuta del Salvatore.
Ecco: sta per suonare l’ora dell’Incarnazione, e cielo e terra
stupiranno per l’inaudito prodigio.
AMDG et DVM
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