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venerdì 19 novembre 2021

5 - Sposalizio di Maria SS.ma con San Giuseppe

 


Sposalizio di Maria SS.ma con San  Giuseppe

“Questa ho amato e ricercato fin dalla mia giovinezza, 

ho cercato di prendermela come sposa, 

mi sono innamorato della sua bellezza.      

 Essa manifesta la sua nobiltà

in comunione di vita con Dio,

                                                    perché il Signore dell’untverso l’ha amata”

(Sap. 8, 2-3)

 

Giuseppe è definito nella Sacra Scrittura con le sole parole di “uomo giusto”. Giustizia equivale a santità; quindi uomo santo, cioè conforme al cuore di Dio. 

Questa santità o conformità ai divini voleri è comprovata chiaramente dalla esemplare docilità che Giuseppe ebbe per le ispirazioni divine nelle diverse circostanze della vita. 




Anch’egli nutriva la stessa aspirazione della fanciulla toccatagli in sorte: vivere verginalmente. Fu certo la mano di Dio a prepararlo casto sposo, uomo perfetto, aiuto e servo fedele per compiere i santi desideri dì Maria, però Giuseppe cooperò liberamente alla mozione della grazia.

Oh! Potere infinito di Dio, i cui alti giudizi sono occulti e santi e i cui decreti sono rettissimi e ammirabili: beato chi si affida alla tua protezione e custodia!



Con 1’ideale di purezza nel cuore, Maria e Giuseppe contrassero nel Tempio di Gerusalemme un vero e convenientissimo matrimonio. Da esso infatti — dice San Tommaso d’Aquino — scaturirono i tre beni: la prole, che fu Dio stesso; la fedeltà, perché non vi fu adulterio; e il sacramento, perché vi fu l’indivisibile unione degli animi.


Questo matrimonio segnò il trionfo della purezza e dell’amore non terrestre, ma celeste, essendo amore tutto divino e spirituale.

La Sacra Scrittura chiaramente attesta: “Nel sesto mese, l’arcangelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una Vergine, promessa sposa di un uomo della casa di David, chiamato Giuseppe" (Lc 1, 26- 27).


Ciò significa che la Vergine Maria era fidanzata a Giuseppe, e cioè dinanzi alla legge o al diritto matrimoniale ebraico Maria era già sposa.   

Presso gli ebrei il tempo che noi chiamiamo col termine fidanzamento era detto sposalizio ed in fondo equivaleva ad un fidanzamento ufficiale rigorosissimo, ad una reale consegna della fanciulla allo sposo; e a tal punto che se nasceva un figlio era considerato legittimo, e, inoltre, la donna prendeva nome di vedova se lo sposo le moriva avanti il matrimonio consumato, lasciandola vergine.

San Matteo e San Luca ci offrono dati molto precisi sugli antenati di Giuseppe e di Maria risalendo fino a Dio attraverso David, Abramo e Adamo (Mt  l, 1ss; Lc 3, 23-38).

Entrambi gli sposi erano di origine regale. Ora però Giuseppe non era più re. Le sue mani callose testimoniano un lavoro abbastanza pesante: quello del carpentiere cioè falegname. Gli furono familiari la sega e la pialla, i chiodi e il martello, gli odori del legno e della colla .. e ogni tipo di cliente che sapeva accogliere con amore.

La sua stirpe regale oriunda dalla Giudea si era stabilita ormai da molti anni, forse per motivi di lavoro e sostentamento, nella Galilea del nord, esattamente a Nazareth.

Fu là ch’egli cominciò a condividere la sublime sorte della diletta sposa nell’economia della salvezza del genere umano.

Dio scelse Giuseppe a custode e protettore del pudore della divina sua Madre. Mai Dio avrebbe permesso che accanto a Maria battesse il cuore di un uomo che non fosse degno di Lei e non fosse saturo di amor di Dio.

Con quanta fiducia la Vergine avrà messo la sua mano in quella di Giuseppe sentendo di aver trovato in lui uno sposo fedele, un compagno casto che mai avrebbe violato la verginità, e un padre d’amore.


Dopo i festeggiamenti del solenne fidanzamento Maria lasciò il tempio e lo fece con lo stesso coraggio con cui vi era entrata, e unicamente per eseguire la divina Volontà.

Con lo sposo Giuseppe si recò a Nazareth. Ivi non trovò più i genitori Gioacchino e Anna. Nell’umile casetta ereditata visse la sua nuova vita con grande semplicità, tutta raccolta nella contemplazione dei divini misteri. 


Le frequenti visite di Giuseppe non la disturbavano affatto. Ella riceveva e attentissima serviva il suo sposo, vero angelo in carne e ossa datoLe da Dio per la sua custodia. E dei mari di grazia che si riversavano nel suo Cuore Immacolato nulla lasciava trasparire. Maria era più che mai tutta preghiera per la venuta del Verbo sulla terra.


Pregando i salmi, leggendo i profeti, operando il bene, di tutto approfittava per dire il suo amore al Signore. Qualunque cosa facesse era sempre e solo per la gloria di Dio.



Incessantemente Lo supplicava a voler discendere e farsi prigioniero della donna benedetta e fortunata che avrebbe albergato il proprio Creatore.



O divina Misericordia! O infinita umiltà! Le preghiere della

 Vergine di Nazareth anticiparono la venuta del Salvatore.

 Ecco: sta per suonare l’ora dell’Incarnazione, e cielo e terra

stupiranno per l’inaudito prodigio.








AMDG et DVM

giovedì 18 novembre 2021

VITA DI MARIA SANTISSIMA : Infanzia e adolescenza

 

4

 

Infanzia e adolescenza di Maria Santissima


“Umile e alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio”

Dante, Par. 33, 3

Dalla Tradizione e dall’apocrifo Protovangelo di Giacomo sappiamo che Gioacchino e Anna, avendo ottenuto la Bimba per un voto fatto al Signore, concordarono di donarla al Tempio all’età di tre anni.

Un giorno d’autunno i santi genitori l’accompagnarono a Gerusalemme e l’affidarono al sacerdote perché la custodisse e ne curasse l’educazione. È' questa la presentazione di Maria Bambina al Tempio, la cui festa liturgica è il 21 novembre.


Tra le altre cose straordinarie, il suddetto libro, piamente e devotamente, riferisce che la Bimba non dimorò in un luogo comune, ma abitò nel Santo dei Santi, dove una volta all’anno vi poteva entrare solo il Sommo Sacerdote. E ivi restò fino a quando, all’età di 12-14 anni, il famoso prodigio della verga fiorita non la designò Sposa del giovane Giuseppe, della famiglia di David.

Amiamo pensare che nonostante questi segni Maria di Nazareth visse povera e ignorata, sempre nell’umiltà e nel nascondimento: reclusa nel tempio ora nell’infanzia, e dopo qual donna povera e silenziosa, appena notata dai concittadini per la sua vita ritirata in casa.

Davvero la Vergine è stata la prima e la più consacrata al Signore. Non solo dalla tenera età servì il Signore, ma fin dal primo istante di vita Ella amò Dio e crebbe in quest’amore come nessun altra creatura: concepita immacolata, anch’Ella sentì fame, sete, sonno, freddo, caldo, come gli altri figli di Adamo, come Gesù stesso.


Pur possedendo fin dall’inizio la pienezza della Grazia, di momento in momento la sua virtii aumentò.


In ogni azione splendeva dinanzi a Dio la sublimità delle sue intenzioni. “Esse furono così pure che la Vergine diede più gloria a Dio con un’azione piccolissima, come filare la lana o dare un punto d’ago, che San Lorenzo sulla graticola del martirio, e i santi con le loro azioni più eroiche. 

Nel corso della sua vita acquistò un cumulo incalcolabile di grazie e di meriti. È più facile contare le stelle del firmamento, le gocce d’acqua del mare, i granelli di sabbia sulla spiaggia, che non i suoi meriti e le sue grazie”.





La Vergine Bambina nel Tempio ci appare davvero tutta splendente di gloria interiore: incessantemente lodava il Signore e pregava perché l’Emmanuele venisse ad irrorare con la sua Grazia i cuori dell’umanità in attesa da almeno 50 milioni d'anni.

La sua unione con Dio fu perfettissima, eppure con tutte le sue forze desiderava renderla più perfetta. Quest’unione con Dio fu la sua principale forza e corazza per   rendersi intoccabile dal morso del tentatore, che non ha mai avuto accesso in Maria. Dio L’aveva resa impeccabile - è dogma di fede -, però Le nascondeva    nella sua Sapienza, la sicurezza assoluta di non peccare.


Anche negli umili lavori tradizionalmente affidati alle vergini addette al tempio, come: filare, tessere, ricamare, confezionare e riparare arredi ed indumenti sacerdotali e levitici, e poi ordinare, servire. La sua unione con il Signore continuava profondissima. Pur piccola d’età faceva bene ogni cosa, e su tutto e su tutti irradiava Dio di cui era satura alla perfezione.

Tutta la Sacra Scrittura Le era assai familiare e  -  come dice il mariologo  Gabriele Roschini  -  particolare emozione dovettero suscitare sull’animo suo la spiegazione delle profezie che si riferivano al Messia e alla Madre di Lui.

E fu anelito del suo spirito affrettarne la venuta. Quale attesa in Lei! Come   palpitava di gioia il suo cuore al pensiero che il Redentore sarebbe nato e proprio dalla stirpe di David!


Certamente la sua immensa umiltà e la gran sete di espiazione dei peccati La indussero a offrirsi vittima e Vergine perpetua al Dio che L’abitava. Sempre sublime sacrificio offrirsi così, ma soprattutto per quell’epoca.

Nel mondo decaduto, sia la verginità che la castità o continenza matrimoniale

- che fa dell’uomo un Uomo e non una bestia - , sono ritenute  o una mania     oppure  una  debolezza  menomazione.




Prima di Maria di Nazareth, tra le donne ebree l’unica vergine era stata la sorella di Mosè ed Aronne: Maria, che fu il prototipo della Vergine per eccellenza.

Col voto di verginità perpetua, Maria di Nazaret riconduce al suo primitivo splendore l’opera della creazione e ripara la ribellione di Eva e Adamo. Sant’Agostino parla di “restauratio” ossia reintegrazione e ripristino del disegno di Dio.

Dal santo Vangelo risulta che Maria Santissima, al momento dell’Annunciazione  era già legata a Dio con il voto di perpetua verginità. Difatti all’angelo Gabriele Ella rispose: “Come è possibile? Non conosco uomo” (Lc 1, 34).

Chiaramente faceva intendere di essere vergine e di avere anche il fermo proposito di rimanere vergine.



Tal proposito l’avrà maturato sicuramente sin dai più teneri anni e poi nel tempio, là dove desiderava restare vergine per tutta la vita: è 1’opinione di molti Padri e Teologi.

La Vergine Maria  era distaccata da ogni umano contatto e tutta la sua attenzione, speranza e amore non andavano a creatura alcuna, ma soltanto al Sommo Dio che mai delude, ben sapendo che “sarebbe stata più casta amandoLo, più pura toccandoLo e più vergine ricevendoLo”.


Dio che guida tutti per vie misteriose, molto più guidò la Madre sua. Ed Ella fu docilissima a questa azione divina. Quando il Sommo Sacerdote La invitò Lei orfana e primogenita a sistemarsi come le altre fanciulle coetanee, Ella illuminata dallo Spirito sul giusto volere sacerdotale oltre che sul merito della pronta ed ilare ubbidienza accettò sperando, e sperando contro ogni speranza (Rm 4, 18).


Si abbandonò tutta nelle mani del Signore il cui braccio non è soggetto a leggi e che tutto prepara per il bene delle sue creature. E, umile e fiduciosa, nel suo cuore in cambio chiese al Signore uno sposo rispettoso e santo, col timore e l’amore di Dio nella mente e nel cuore. Maria, in una parola, chiese la santità nel suo sposo futuro, e di altro non si occupò se non di pregare perché si compisse la Divina Volontà.


I1 Sommo Sacerdote, ispirato dall’alto dopo orazioni e digiuni, tra i pochi giovani della casa e stirpe di David presenti a Gerusalemme ne scelse uno di circa ventotto anni perché fosse lo sposo della divina fanciulla dell’età di quattordici anni circa. Quel giovane israelita si chiamava Giuseppe, che in ebraico significa “Il Signore accresca”.


A questo punto ci piace cogliere tre indicazioni luminose per la nostra vita:

1.    il gran fuoco d’Amore vivo che Dio aveva acceso nel Cuore Immacolato di Maria, sia per Dio stesso che per gli uomini per amore Dio; questo Amore cresca sempre più nel nostro cuore.

2.    la purissima offerta che Maria fece di tutto il suo essere - a Dio solo e in perpetuo, fu la risposta più bella alla predilezione di Dio;  ripaghiamo questa predilezione con  grande generosità.

3.    Dio non si lasciò vincere in generosità. L’ardore dell’offerta di Maria affrettò la venuta de1 Salvatore. E noi con Lei affretteremo la  seconda venuta di Gesù nella gloria che segnerà l'inizio di una infinità di millenni pieni solo di pace e gioia.

Sintetizzando: Maria “visse con giustizia e con fede, aspettando la beata

    speranza e la venuta del Signore”. Camminiamo sulle sue orme divine.



AVE!  MARIA PURISSIMA!


VITA DI MARIA, la Figlia d' Israele


 

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La figlia d’Israele, Maria

 

“Il nome del bel fiore ch’io sempre invoco

E  mane e sera”

Dante III, 23, 88

 

La Madonna è figura di primissimo piano nella storia della salvezza. Di Lei abbiamo tante notizie quante bastano per comprendere l’essenziale. In verità osserva San Tommaso da Villanova - “alla sua piena storia basta ciò che è scritto nel tema: Da Lei è nato Gesù. Che cerchi di più?”

È la Palestina la regione fortunata dove la Vergine nacque e visse. È come un posto-cerniera per eccellenza tra i continenti decisivi per la storia umana: Asia, Europa ed Africa.

Oggi è denominata Stato d’Israele o Israele, e si collega storicamente al regno ebraico fondato da David undici secoli avanti Cristo. La sua è una storia tra le più affascinanti e misteriose, con periodi di esilio e con molteplici dominazioni da parte dei persiani, greci, egiziani e romani. Questi ultimi, nel 63 avanti Cristo la assoggettarono imponendole poco dopo un re idumeo, Erode, detto il grande, forse per la smisurata ambizione e astuzia, oppure per gli straordinari lavori fatti alla città di Gerusalemme e al suo tempio.

Fu allora che su questa terra santa, che aveva visto l’arcobaleno di Dio, sbocciò il fiore più bello del popolo di Israele. Con questo fiore divino tutte le promesse di Dio ad Abramo, Isacco e Giacobbe cominciarono a realizzarsi nella loro pienezza.

La storia meravigliosa di Maria Santissima si inquadra tutta in questa piccola cornice storico-geografica.

Resta da dire che tra le città di Nazareth e Gerusalemme che si disputano l’onore di aver dato i natali alla Madre di Dio, la preferenza — per tradizione assodata va alla cittadina della Galilea al nord della Palestina, Nazareth, che significa “fiore di Galilea” o “sentinella”, città fin allora mai celebrata nella Bibbia, anzi disprezzata da tutti.

Definire con precisione la data della sua nascita non ci è possibile. In verità, dopo molte discussioni sull’argomento, ben poco è stato concluso. Esiste un documento, il cosiddetto Chronicon Paschale, che asserisce: “Maria è nata da Gioacchino ed Anna, sotto i consoli di Roma, Domizio Enobarbo e Cornelio Scipione”. Ma quale valore dare a questo documento?


Non ci resta che contentarci di una data approssimativa: stabilendo la nascita di Cristo nel 748 (anno più probabile) si viene a concludere che la Vergine sua Madre, data la consuetudine delle fanciulle ebree di sposarsi all’età di circa 12- 14 anni, sia nata intorno agli anni 728-733 di Roma.

I genitori di Maria ci sono noti attraverso la fonte della tradizione. I loro nomi sono Gioacchino, che significa “Il Signore eleva”, ed Anna, che vuol dire “grazia, compassione”. La pia tradizione narra che essi ripartirono i loro beni in tre porzioni: una al Tempio, una per i poveri e una per il proprio sostentamento. La Chiesa cattolica, come anche quella orientale, li venera entrambi il 26 luglio.

Certamente tra gli antenati della Madonna ci sono stati dei peccatori. Però quanto più la linea genealogica si avvicinava a Maria tanto più si purificava. Ci piace pensare che questo continuo processo di purificazione culminò nei due da cui doveva procedere “l’Aurora fulgida, splendida come il sole, più della luna, candida!” Dio rivestì la Madre sua di ogni nobiltà, non solo di quella che deriva dalla sua altissima perfezione morale, bensì anche della nobiltà del sangue e della carne, essendo discendente dalla dinastia dei re di Giuda e quindi della regale famiglia davidica.

 

Se poi consideriamo che la sua parente (cugina) Elisabetta era una delle figlie di Aronne della stirpe sacerdotale (cfr Lc 1, 5.36) ci accorgiamo ancor più dell’altissima nobiltà delle sue origini.

Pensando a tutto ciò San Bernardino esclama in un suo sermone: “Quale fu la più nobile donna che formasse mai Iddio? La Vergine Maria! Leggi San Matteo nel capitolo primo dove dice: tale generò tale; e tale tale. E troverai essere discesa: prima per 14 patriarchi, e poi per 14 duci, e poi per 14 re. Se tu trovi mai femmina discesa da tali uomini, io vò essere arso.. Indi viene che, secondo la natura, Maria fu la più nobile Duchessa che fusse mai nell’universo; e la più nobile Reina, e la pin nobile Imperadrice!”

 

La tradizione ci dice anche che la Vergine fu concepita quando i genitori Gioacchino ed Anna avevano raggiunto un’età molto avanzata e ormai vivevano nel dolore di non aver avuto alcun figlio.

Più in particolare si riferisce che Gioacchino, offrendo un giorno doni al tempio, sia stato respinto dal sacerdote perché non avendo figli era un maledetto da Dio. Il povero vecchio, piangente, si ritirò col suo gregge in solitudine dove restò sei mesi supplicando il Signore e digiunando, fino a quando un angelo lo consolò con la promessa di un figlio. L’umile insistenza dei santi coniugi aveva ottenuto l’impossibile. La loro pazienza vinse il tempo e la sofferenza si mutò in gioia immensa.

Dio donò loro Maria bambina.

Ed essi divennero i genitori, e poi i nonni, più felici e più fecondi e più grandi del mondo: “Rallegratevi e giubilate, Gioacchino ed Anna!

                           Questa vostra  figlia, un giorno, conservando intatta la verginità, vi darà per             nipote lo stesso Dio!” È il caso di dire che Dio “dono più grande ad altri non diè”, perché nel seno di Anna si operò il più grande prodigio che abbia visto il Cielo, si formò il tesoro più grande, che ci preparò all’incontro con Gesù Redentore.


La santa Chiesa ci insegna che questa Bambina, pur concepita dai genitori secondo le leggi comuni e quindi normalmente soggetta a contrarre le conseguenze del peccato d’origine che investe tutta la natura umana da Adamo all’ultimo uomo, per 1’onnipotenza di Dio questa divina Bambina ebbe il privilegio di essere preservata e immune da ogni contagio di colpa originale e da ogni altra macchia per sempre, in previsione dei meriti di Cristo Gesù. L’anima di questa Bimba, nell’atto di unirsi al corpo che Dio le dava attraverso la madre Anna, non contrasse peccato alcuno, e quindi nemmeno per un istante fu priva di grazia; anzi la ricevé questa  Grazia in una pienezza tale che è incomprensibile   a  umana  creatura.

La santa Chiesa ha sempre creduto all’Immacolata Concezione di Maria Vergine. Tutti gli Ordini religiosi, in particolare i Francescani — con a capo il beato Giovanni Duns Scoto (1265-1308) chiamato Dottore del Verbo Incarnato, Dottore Sottile, Dottore estatico, ma soprattutto Dottore Mariano - hanno diffuso e difeso dappertutto questo privilegio della Madre di Dio. Fu il Sommo Pontefice Beato Pio IX a definire solennemente come dogma di fede cattolica l’immunità di Maria Santissima dal peccato originale. Era 1’8 dicembre 1854. Quattro anni dopo la proclamazione la Vergine stessa venne a Lourdes per dire quello che aveva detto Pio IX: “IO SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE”; come  per dire che il Papa aveva ragione.

Tutti i genitori hanno il sacro dovere di istruire i figli perché quanto prima si orientino verso l’ultimo fine e non già alle puerilità cui la natura si inclina. Se a tempo e con diligenza i genitori, in armonia, adempissero questo loro dovere, in seguito i figli si troverebbero più abili per servire il Signore.

 

Certo la santa madre Anna, in nome della creatura che portava in seno (il cui stato sublime le era nascosto), adorò il Creatore e lo ringraziò per il dono della vita, supplicandolo che la custodisse, difendesse e guidasse a lieto fine. E una lezione per i genitori perché raccomandino alla divina Provvidenza il frutto del loro amore, chiedendo che i bimbi ricevano quanto prima il santo battesimo per essere liberi dal peccato originale e chiamarsi figli di Dio.

 

Ognuno immagini la trepidazione di Gioacchino e più ancora di Anna dur- ante quei nove mesi di attesa del parto beato. Tradizionalmente per tale evento è fissata la data dell’8 settembre [ma molto probabilmente la  data di questa festa sarà il 5 agosto] . Il Natale di questa Bambina diffuse su tutte le cose una luce e una gioia ineffabili; fu — come poeticamente canta la Chiesa — un messaggio di gioia per il mondo intero: “Nativitas tua, Virgo Maria, gaudium annuntiavit in universo mundo”.

E finalmente cielo e terra, terra e santi Padri nel seno di Abramo, ebbero la


notizia tanto sospirata: “È nata Colei che sarà la Madre del Messia promesso!”

“L’apparizione della Madonna nel mondo è come l’arrivo dell’aurora che precede la luce della salvezza, Cristo Gesù ... Maria è l’annuncio, Maria è il preludio, Maria è l’aurora, Maria è la vigilia, Maria è la preparazione immediata, che corona e mette termine al secolare svolgimento del piano divino della redenzione; è il traguardo della profezia, è la chiave di intelligenza dei misteriosi messaggi messianici” (Paolo VI).

Sessanta giorni dopo il felice parto, Anna, puntuale, umile e fedele compì tutti i riti della Legge (cf Lv 12, 5-6): salì con la santa Bambina al tempio e supplicò preghiere per sé e la figlia; a Dio non restava che premiare l’umiltà d’ambedue che, santissime, si presentavano peccatrici.

Alla santa Bambina, secondo le più pure tradizioni giudaiche, alla presenza dei parenti e del sacerdote fu imposto il nome. Un nome che certamente fu ispirato da Dio ai santi genitori. Il nome di questa Bambina fu Maria.

Ogni nome indica sempre una missione specifica. Mariologi ed esegeti gareggiano nel darci l’interpretazione giusta del santo nome di Maria.

C’è chi ritiene che Maria derivi dalla parola Mara, che letteralmente significa pingue (il che per gli orientali equivale a bella); però tale termine si usava solo con le cose e quindi non tutti accettano questo significato, anche se Maria non solo è bella, ma è la bellezza.

Altri difendono l’interpretazione di perla amara o mare amaro, come fa il Minocchi e il dottor serafico San Buonaventura da Bagnoregio che testualmente dice: “Sta scritto.. Ecco una nuvoletta sale dal mare . .. e subito la pioggia cadde a dirotto” (1 Re 18, 44), ossia Cristo, figlio di Maria, che significa mare amaro, e che fecondò tutta la Chiesa con la pioggia della grazia.

È chiaro il riferimento alla missione di Corredentrice che Maria esercitò nella sua vita dolorosa. Tale significato ci sembra il meno contestato e uno dei più aderenti alla persona di Maria. Ciò è avvalorato anche dalla storia d’Israele: alla sorella di Mosè fu imposto il nome di Maria molto probabilmente per le circostanze drammatiche in cui si trovavano gli ebrei in Egitto.

C’è anche chi lo fa derivare dal verbo marah merì, cioè ribellione. Maria sarebbe la ribellione personificata contro satana e il suo regno nel mondo. In certo senso questo significato si riaggancia al precedente.

È seducente l’interpretazione proposta dal P. Zorell. Il nome Maria sarebbe composto da due parole, una egiziana e l’altra ebraica; myr o myrt, ovvero amata; Sam è Jahvèh, ovvero Dio. Myrjam o Maria significa quindi: amata da Dio!”

Sembra questo il significato più attendibile, filologicamente e storicamente.


La sorella di Mosè era stata l’unica ad avere questo nome essendo nata e cresciuta in Egitto, e quindi molto probabilmente anche il nome della Vergine sarebbe di origine egiziana. In Egitto non mancavano nomi composti che iniziavano con la parola myr e terminavano con il nome di qualche divinità.

E logico pensare che gli ebrei alla falsa divinità sostituirono il nome del vero Dio. Anche con la storia questa interpretazione è in perfetta armonia. Ma- ria è stata veramente “l’Amata da Dio!”; Ella più di qualunque altra creatura ha goduto del1’Amore di Dio “il quale creerebbe un secondo Paradiso perché Lei avesse raddoppiate lodi!”

 

Possiamo dire che il nome di Maria racchiude tutto l’Amore di Dio. Perciò  è dolcissimo come il nome di Gesù. Quanti con devoto affetto l’invocano  ricevono copiosissime grazie, sono consolati e vivificati, in esso trovano  medicina ai loro mali, tesori per arricchirsi e luce che li guida alla vita eterna.


Maria è nome terribile contro l’inferno; esso solo basta a schiacciare la testa di satana e dà la vittoria su tutti i nemici. Maria è la Vincitrice. E satana La teme, più degli angeli e degli uomini e dello stesso potere divino. Il Nome di Maria gli fa ribrezzo più del nome di Gesù e della sua santa Croce. E perché? Ecco: l’umiltà della Piccola Serva del Signore lo umilia più della divina onnipotenza. E come non ricordare il canto di San Bernardo su questo nome divino?


“Se soffiano i venti delle tentazioni, se t’imbatti negli scogli del dolore, guarda la stella, invoca Maria! Se ti senti flagellato dalle onde dell’orgoglio, dell’ambizione, della calunnia, dell’invidia, guarda la stella, invoca Maria!

“Se la tua fragile imbarcazione è minacciata dall’ira, dalla superbia, dall’impurità,  guarda Maria!

“Se oppresso dai tuoi peccati, scoraggiato dai rimorsi della coscienza e tri- ste al ricordo del giudizio di Dio, stai per cedere all’avvilimento e alla disperazione, ricordati di Maria!

“Nei pericoli, nelle prove, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria!

“Che Maria non s’allontani mai dalle tue labbra dal tuo cuore! E per meritare la sua protezione sforzati di imitare i suoi esempi”.

La storia contiene molteplici prove di protezione ottenute nel nome di Maria. Una per tutte: esattamente il 12 settembre 1683, alle porte di Vienna, l’esercito polacco di Giovanni III Sobieski, in collaborazione con le forze alleate tedesche e austriache, piegava e annientava l’armata turca di Kara Mustafà

Il re Giovanni III, capo supremo degli eserciti cristiani valutò questa vittoria da credente comunicando al papa Innocenzo XI il grandioso avvenimento: “Venimmo, vedemmo e Dio vinse!” La storia narra che tutta Roma per ordine del papa       si  vestì a festa: illuminazioni, canti di ringraziamento, scampanii a

non finire, salve di cannone, speciale commemorazione dei caduti. Per la vittoria Innocenzo XI istituì per tutta la Chiesa la festa del Santissimo Nome di Maria da celebrarsi nella prima domenica dopo la Natività della Madonna, e ordinò di coniare una medaglia commemorativa con l’iscrizione: “La tua destra, o Signore, ha colpito il nemico” (Es 15,6). A Roma, sempre per ordine del Papa, sorse anche la basilica votiva del Santissimo Nome di Maria, al Foro Traiano, dove il 12 settembre di ogni anno ha luogo una funzione religiosa speciale. Simile a questa fu l’anteriore vittoria di Lepanto del 7 ottobre 1571 ottenuta con la preghiera del SS. Rosario.

Se ci siamo soffermati un po’ su queste memorie, l’abbiamo fatto perché si trattò di un evento determinante per la storia d’Europa, ed eloquentissimo per la gloria del Santissimo nome di Maria.

Per questo Nome, scudo e difesa nostra, musica del cielo, gioia della Trinità Santissima, nome di cui Gesù si circondò nella vita e nell’ora della morte, dobbiamo tutti ringraziare il Signore.  E con questo nome, sulle labbra e nel cuore, dobbiamo essere pronti ad ardue imprese per la gloria divina.


I privilegi che adornarono Maria Santissima sin dal primo istante della Sua esistenza debbono farci pensare all’infinita predilezione che il Signore, nella sua liberalità ha voluto avere per Lei. Con Dio è tutto il Paradiso che benedice Maria, capolavoro della creazione universale e della Misericordia Divina. Al celeste incessante canto dobbiamo unire il nostro, pieni di fiducia perché Colei che Dio ha fatto così grande è la Mamma nostra, che ci segue uno ad uno con ogni cura.

Più sarà stretta l’unione con queste divine realtà e più perfettamente adempiremo il divino precetto di amare Dio e servire il prossimo. Con Maria, uniti a Lei, anche noi avremo tutte le compiacenze di Dio, che dice: “Io ti farò mia sposa per sempre, e ti farò mia sposa nella giustizia e nel giudizio, nella misericordia e nelle tenerezza. Ti farò mia sposa nella fedeltà” (Os 2, 19-20).

Grande onore dunque alla Vergine Maria e fiducia nella sua potenza. Basta soltanto l’eco del Suo Nome Santissimo a mettere in fuga il demonio. Se il   mondo sapesse chiamare Maria, sarebbe salvo.

Se il fango della corruzione ferisce e imbratta l’uomo, purché in lui ci sia il desiderio di purificarsi e guarire, allora anche la sola visione di Maria l’eleva nell’azzurro e lo prepara a sentire tutta la dolcezza del rimanere in Dio che è amore. Dove c’è Maria non vi può sussistere nulla che abbia neppure la più  lontana parentela con l’impuro. L’Immacolata è bellezza. Per questo Lei non solo ci libera dai massi (peccati mortali) che uccidono, ma anche dalla polvere (peccati veniali e imperfezioni) che abbrutisce.

L’amore che1’Immacolata ci dona diventa forza per vivere in carità e purezza.





AVE! MARIA PURISSIMA!