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martedì 31 ottobre 2017

Il peccato vi apre l'inferno sotto i piedi. Vi chiude il Paradiso; che grave perdita!...

Maniera pratica per accostarsi degnamente 

al sacramento della Confessione


            Cari figliuoli, se voi non imparate da giovani a confessarvi bene correte pericolo di non apprendere mai più in vita vostra, e per conseguenza di non confessarvi mai a dovere con vostro grave danno, e forse a rischio di vostra eterna salvezza. Prima di tutto vorrei che foste persuasi che qualunque colpa voi abbiate sulla vostra coscienza, vi sarà perdonata nella vostra confessione, purché vi accostiate colle debite disposizioni.

            La prima di esse consiste nel fare l'esame di coscienza, vale a dire richiamarvi a memoria le vostre azioni per iscoprire quali siano state buone e quali peccaminose.

            Cominciate dal pregare il Signore che vi illumini dicendo: Signor mio Gesù Cristo, Redentor dell'anima mia, io mi getto a'vostri piedi supplicandovi ad aver pietà e misericordia di me. illuminatemi colla vostra grazia, affinché io conosca ora i miei peccati come li farete a me noti quando presenterommi al vostro giudicio. rate, o mio Dio, che li detesti con vero dolore, e ne conseguisca il perdono per li meriti infiniti  {93 [273]} del sangue preziosissimo di Gesù Cristo sparso per me sulla croce. Vergine Santissima, san Luigi Gonzaga, pregate per me onde possa fare una buona confessione.

Esame di coscienza
            Esaminatevi se parlaste male delle cose di religione; se bestemmiaste, nominaste il nome d'Iddio in vano; se ascoltaste la santa Messa ne'giorni festivi con esservi occupato in opere di pietà, o piuttosto vi occupaste in lavori proibiti, esaminatevi se disobbediste a' vostri parenti, superiori o maestri, o deste loro qualche risposta insolente; se foste di scandalo in Chiesa o fuori di Chiesa, specialmente con discorsi osceni o con cattivi consigli; se rubaste qualche cosa in casa o fuori di casa. Notate che si può anche rubare non occupando il tempo in quelle cose che vi sono comandate. Se diceste, ascoltaste, faceste, permetteste, o anche solo pensaste alcuna cosa contra l'onestà. 

Vi debbo però avvertire riguardo all'esame, che non basta esporre semplicemente il peccato, ma dovete dire il numero delle volte che commetteste questo o quell'altro peccato. Per esempio: non basta il dire, ho disobbedito a'miei parenti, ma bisogna soggiugnere, ho disobbedito due o tre volte, cioè il numero preciso, o approssimativo dello disubbidienze commesse. Lo stesso dite degli altri peccati. {94 [274]}
            Queste sono le cose principali intorno a cui dovete esaminarvi. Ma non bastano ancora per fare una buona confessione, dovete altresi eccitarvi ad un vero dolore riflettendo seriamente che il peccato è un gran male.
            Il peccato vi apre l'inferno sotto i piedi. Che gran male, oh spavento!... Vi chiude il Paradiso; che grave perdita!... Vi fa nemici d'Iddio e schiavi dei demoni.
            Ogni vostro peccato cagionò acutissimo dolore al cuore amoroso di Gesù, il quale per voi patì flagelli, spine, piaghe, sangue e croce; e voi gli rendeste disgusti, disprezzi e villanie.

            Il peccato è un' offesa fatta al vostro Dio che è tanto buono ed amabile per se stesso, che vi creò, vi conserva la vita. La sanità, l'aria che respirate, il pane che mangiate sono tutti doni che Dio vi concedè. Egli vi preservò da continue disgrazie e dall'inferno medesimo più e più volte meritato. E a tanti suoi benefizi voi corrispondeste colla più mostruosa ingratitudine servendovi di questi ad offenderlo.

            Alla vista del gran male che voi faceste peccando dovete avere un grande dolore, ovvero dispiacere di aver offeso Iddio più che se vi fosse avvenuta qualunque disgrazia, qualunque castigo da parte de' vostri genitori o di altri. 
Questo dispiacere vi deve condurre al proponimento, ossia a fare una promessa di  {95 [275]} non voler mai più offendere Iddio per l'avvenire. Per esempio: voi diceste parole cattive, foste disobbedienti, ora affinchè la vostra confessione sia valida bisogna che facciate una promessa al Signore che non volete più commettere tali peccati anche a costo di patire qualunque male.

            Dopo questi riflessi fate un atto di contrizione, ed accostatevi con tutta umiltà al confessore, e se vi toccasse aspettare, non dissipatevi con discorsi o sorrisi guardando qua e là, ma state con raccoglimento aspettando che' sia tempo. 

Vi debbo avvertire di non tacer mai alcun peccato in confessione. Prima che si pecchi il demonio vi dice che non vi è gran male in quell'azione; dopo fa quanto può per farvene vergognare, onde la tacciate, e facciate l'ha confessione sacrilega. Perciò non abbiate timore alcuno da parte del confessore, egli si rallegra sentendo che voi gli confidate quello che faceste. Altronde siate certi che il sacerdote non può dire a veruno le cose da voi confessate, e non se ne può servire quand'anche si trattasse di evitar la morte. Coraggio dunque prima confessate quel peccato che vi fa più pena.
            Accostato poi al confessore farete il segno della santa croce dicendo: Beneditemi, o padre, perché peccai. Indi gli direte il tempo che non vi confessaste, e gli manifesterete lo stato di vostra coscienza esponendo il numero e  {96 [276]} la specie de' vostri peccati. 

Finita l'accusa ascoltate quello che egli vi dirà, e mentre vi darà l'assoluzione, pensate essere quello il momento, in cui si versa sull'anima vostra la virtù del sangue di Gesù Cristo. Onde fate di cuore un atto di pentimento. Terminata la confessione ritiratevi in disparte per ringraziare il Signore del benefizio che vi ha fatto.

Dopo la confessione.
            Rinnovate di tutto cuore il proponimento già fatto nella confessione, con promettere al Signore di volere praticar tutti i mezzi suggeriti dal confessore per non mai più cadere in peccato facendo queste tre risoluzioni: 
1.° Di volervi diportare in Chiesa con grande divozione: 
2.° Prestare pronta ubbidienza a' genitori vostri e a tutti gli altri superiori: 3.° Essere grandemente animati per l'adempimento de'doveri del vostro stato, e di voler lavorare per la maggior gloria d'Iddio, e per la salvezza dell'anima vostra. Poi dite divotamente questa.

Orazione.
            Quante grazie vi debbo rendere, o mio Dio, per la misericordia che mi avete usata nel perdonarmi tutti i miei peccati! Voi tornate ad amarmi e mi amerete sempre più, se io sarò fedele nel servirvi. Oh! si io voglio {97 [277]} davvero emendarmi. Prometto di evitare tutte le cose che mi potrebbero di nuovo far cadere nel peccato. Non mi scorderò mai che voi siete in ogni luogo, e che vedete e sapete tutto quello che io fo, e penso. Aiutatemi e datemi piuttosto la morte che io torni ad offendervi. Maria cara mia madre, non permettete che per l'avvenire disgusti il mio buon Gesù col peccato. Angelo mio custode, santi miei avvocati, aiutatemi e custoditemi sempre.

            Tre Angele Dei e tre Gloria Patri.


AMDG et BVM

martedì 2 agosto 2016

Un amico mi diceva: Posso assicurarti che gli italiani di circa 50 anni in genere -con altissima percentuale- non sanno proprio confessarsi. --- Potete voi stessi esaminarvi, ma senza scoraggiarvi...

Coraggio... sapessi quanti cuori sporchi 
ho spazzato e ripulito pur'io...

Capo V:  Penitenza 



§ 1. Sacramento e sue parti - Esame di coscienza. 



335. Che cos'è la Penitenza? 



La Penitenza o Confessione è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo. 



 356. Il sacramento della Penitenza quando fu istituito da Gesù Cristo? 



Il sacramento della Penitenza fu istituito da Gesù Cristo quando disse agli Apostoli, e in essi ai loro successori: «Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno loro rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete » *. * Giov., XX, 22-23. 



357 Chi è ministro della Penitenza? 



Ministro della Penitenza è il sacerdote approvato dal Vescovo. 



358 Quante e quali cose si richiedono per fare una buona confessione? 



Per fare una buona confessione si richiedono cinque cose: 1° l'esame di coscienza; 2° il dolore dei peccati; 3° il proponimento di non commetterne più; 4° la confessione; 5° la soddisfazione o penitenza. 



359. Come si fa l'esame di coscienza? 



L'esame di coscienza si fa richiamando alla mente i peccati commessi in pensieri, parole, opere ed omissioni, contro i comandamenti di Dio, i precetti della Chiesa e gli obblighi del proprio stato, a cominciare dall'ultima confessione ben fatta. 



360. Nell'esame dobbiamo ricercare il numero dei peccati? 



Nell'esame dobbiamo ricercare con diligenza anche il numero dei peccati mortali. 



§ 2. Dolore e proponimento. 



361. Che cos'è il dolore? 



Il dolore o pentimento è quel dispiacere e odio dei peccati commessi, che ci fa proporre di non più peccare. 



362. Di quante specie è il dolore? 



Il dolore è di due specie: perfetto o contrizione, e imperfetto o attrizione. 



363. Che cos'è il dolore perfetto o contrizione? 



Il dolore perfetto o contrizione, è il dispiacere dei peccati commessi, perché sono offesa di Dio nostro Padre, infinitamente buono e amabile, e cagione della Passione e Morte del Nostro Redentore Gesù Cristo, Figliuolo di Dio. 



364. Perchè la contrizione è dolore perfetto? 



La contrizione è dolore perfetto, perchè nasce da un motivo perfetto, cioè dall'amore filiale di Dio o carità, e perchè ci ottiene subito il perdono dei peccati, sebbene resti l'obbligo di confessarli. 



365. Che cos'è il dolore imperfetto o attrizione? 



Il dolore imperfetto o attrizione è il dispiacere dei peccati commessi, per il timore dei castighi eterni e temporali, o anche per la bruttezza del peccato. 



366. Perchè l'attrizione è dolore imperfetto? 



L'attrizione è dolore imperfetto, perchè nasce da motivi meno perfetti e propri di servi anzichè di figli, e perchè non ci ottiene il perdono dei peccati se non mediante il sacramento. 



367. È necessario aver dolore di tutti i peccati commessi? 



È necessario aver dolore di tutti i peccati mortali commessi, senza eccezione; e conviene averlo anche dei veniali. 



 368. Perchè è necessario aver dolore di tutti i peccati mortali? 



È necessario aver dolore di tutti i peccati mortali, perchè con qualunque di essi si è gravemente offeso Dio, se ne è perduta la grazia, e si merita di restare separati da Lui in eterno. 



369. Che cos'è il proponimento? 



Il proponimento è la volontà risoluta di non commettere mai più peccati e di fuggirne le occasioni. 



370. Che cos'è l'occasione del peccato? 



L'occasione del peccato è ciò che ci mette in pericolo di peccare, sia persona sia cosa. 



371. Siamo obbligati a fuggire le occasioni dei peccati? 



Siamo obbligati, a fuggire le occasioni dei peccati, perchè siamo obbligati a fuggire il peccato: chi non le fugge; finisce per cadere, poichè «chi ama il pericolo perirà in esso»*. * Eccli., III, 27. 



§ 3 Confessione dei peccati. 



372. Che cos'é la confessione? 



La confessione è l'accusa dei peccati fatta al sacerdote confessore, per averne l'assoluzione. 



373. Di quali peccati siamo obbligati a confessarci? 



Siamo obbligati a confessarci di tutti i peccati mortali non ancora confessati o confessati male; giova però confessare anche i veniali. 



374. Come dobbiamo accusare i peccati mortali? 



Dobbiamo accusare i peccati mortali pienamente, senza farci vincere da una falsa vergogna a tacerne alcuno, dichiarandone la specie, il numero e anche le circostanze che aggiungessero una nuova grave malizia. 



375. Chi non ricorda il numero preciso dei peccati mortali, che deve fare? 



Chi non ricorda il numero preciso dei peccati mortali, deve far capire il numero che gli sembra più vicino alla verità. 



376. Perchè non dobbiamo farci vincere dalla vergogna a tacere qualche peccato mortale? 



Non dobbiamo farci vincere dalla vergogna a tacere qualche peccato mortale, perchè ci confessiamo a Gesú Cristo nella persona del confessore, e questi non può rivelar nessun peccato, a costo anche della vita; e perchè, altrimenti, non ottenendo il perdono, saremo svergognati dinanzi a tutti, nel giudizio universale. 



377. Chi per vergogna o per altro motivo, tacesse un peccato mortale, farebbe una buona confessione? 



Chi per vergogna o per altro motivo non giusto tacesse un peccato mortale, non farebbe una buona confessione, ma commetterebbe un sacrilegio. 



378. Che deve fare chi sa di non essersi confessato bene? 



Chi sa di non essersi confessato bene, deve rifare le confessioni mal fatte e accusarsi dei sacrilegi commessi. 



379. Chi senza colpa tralasciò o dimenticò un peccato mortale, ha fatto una buona confessione? 



Chi senza colpa tralasciò o dimenticò un peccato mortale, ha fatto una buona confessione; ma gli resta l'obbligo di accusarsene in seguito. 



§ 4. Assoluzione - Soddisfazione - Indulgenze. 



380. Che cos'è l'assoluzione? L'assoluzione è la sentenza con cui il sacerdote, in nome di Gesù Cristo, rimette i peccati al penitente dicendo: Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Cosi sia. 



381. Rimessi con l'assoluzione i peccati, è anche rimessa ogni pena meritata ? 



Rimessi con l'assoluzione i peccati, è rimessa la pena eterna meritata col peccato mortale, ma se non si abbia una contrizione perfettissima, rimane ordinariamente da scontare, in questa vita o nell'altra, una pena temporanea. 



382. Che cos'è la soddisfazione o penitenza sacramentale? 



La soddisfazione o penitenza sacramentale è l'opera buona imposta dal confessore a castigo e a correzione del peccatore, e a sconto della pena temporanea meritata peccando. 



383 Quando conviene fare la penitenza sacramentale? 



Conviene fare la penitenza sacramentale al più presto, se il confessore non ne ha assegnato il tempo. 



384. La penitenza sacramentale basta a liberarci da tutta la pena temporanea meritata col peccato? 



La penitenza sacramentale non basta, d'ordinario, a liberarci da tutta la pena temporanea meritata col peccato, e perciò conviene supplire con altre opere di penitenza e di pietà e con indulgenze. 



385. Quali sono le opere di penitenza e di pietà? 



Le opere di penitenza e di pietà sono: i digiuni, le mortificazioni, gli atti di misericordia spirituale e corporale *, le preghiere, e l'uso pio di quelle cose benedette e di quelle cerimonie sacre che si chiamano sacramentali, come l'acqua santa e le varie benedizioni. *.Formole 21,22 . 



386. Che cos'è l'indulgenza? 



L'indulgenza è una remissione di pena temporanea dovuta per i peccati, che la Chiesa concede sotto certe condizioni a chi è in grazia, applicandogli i meriti e le soddisfazioni sovrabbondanti di Gesù Cristo, della Madonna e dei Santi, le quali costituiscono il tesoro della Chiesa. 



387. Di quante specie è l'indulgenza? 



L'indulgenza è di due specie: plenaria e parziale. 



388. Qual è l'indulgenza plenaria? 



L'indulgenza plenaria è quella che rimette tutta la pena temporanea dovuta per i peccati. 



389. Qual è l'indulgenza parziale? 



L'indulgenza parziale é quella che rimette soltanto una parte della pena temporanea dovuta per i peccati. 



390. Che s'intende per indulgenza di « quaranta » o « cento giorni », di « sette anni » e simili? 



Per indulgenza di quaranta o cento giorni, di sette anni e simili, s'intende la remissione di tanta pena temporanea, quanta se ne sarebbe scontata con quaranta, cento giorni o sette anni della penitenza anticamente stabilita dalla Chiesa. 



391. Che si richiede per acquistare le indulgenze? 



Per acquistare le indulgenze si richiede di essere in stato di grazia e di eseguire bene le. opere prescritte.


"Da Oriente a Occidente tutti Ti aspettano
Vieni Signore Gesù!..."

domenica 13 settembre 2015

IL PIU’ GRANDE SACRAMENTO! SI’ IL PIU’ GRANDE!

IL PIU’ GRANDE SACRAMENTO! 
SI’ IL PIU’ GRANDE!

Istituendo il Sacramento della Riconciliazione o Confessione, Gesù Cristo ha manifestato chiaramente il modo in cui vuole perdonare i peccati degli uomini. Quali sono le condizioni affinché ci beneficiamo della sua incommensurabile misericordia? Senza di Esso non potremmo ricevere l'Eucaristia! Eppure molti rifuggono da questo secondo battesimo.

Don Carlos Adriano Santos dos Reis, EP

Era un giovedì soleggiato e umido nella città di San Paolo, quasi alla fine dell'anno. La Cattedrale della Sede aprì le sue porte ai fedeli molto presto, come al solito. Alle nove alcuni sacerdoti cominciarono a camminare per i corridoi laterali del grande edificio in direzione dei confessionali, davanti ai quali vari fedeli attendevano il loro arrivo.
– Perché queste file dentro la Chiesa? – chiese a uno di loro un curioso osservatore.
– Stiamo aspettando per confessarci.
– Come sarebbe?
– Questa fila è per la Confessione, affinché il sacerdote ci ascolti. Lei è cattolico?
– Sì… Tempo fa ho sentito parlare di questo. Solamente nella mia Prima Comunione. Come funziona?
– La Confessione è affinché Dio perdoni i nostri peccati. Ci inginocchiamo lì nel confessionale, vicino al sacerdote, e lui perdona in nome di Dio.
– Ah! E… Dio perdona proprio?
– Sì, chiaro, purché ci sia pentimento.
– Ho fatto tante cose sbagliate nella vita…
Seguì un silenzio prolungato, mentre il visitatore cambiava a poco a poco espressione e si astraeva dalle cose intorno a lui. Era entrato nella Cattedrale mosso da mera curiosità e si sentiva ora invitato a cambiar vita. Era tanto tempo che non si confessava, e non si ricordava più come si faceva. Trenta, quarant'anni?
– Anch'io posso mettermi in fila? Qualsiasi persona avrebbe percepito il dramma interiore di questo sconosciuto, che Dio chiamava alla conversione.
– Sì, entri qui prima di me. Un passo decisivo era stato fatto nella vita di quell'uomo verso la salvezza della sua anima. Si mise vicino agli altri, in attesa del suo turno, ma non riusciva più a parlare, poiché le lacrime correvano a torrenti sul suo volto.


"Forse che io ho piacere della morte del malvagio?"

Casi come questo non sono rari ai nostri giorni. Quanti e quanti uomini hanno fatto bene la loro Prima Comunione, ma dopo, purtroppo, portati dalle preoccupazioni della vita, si sono lasciati trascinare dalle attrazioni del mondo e si sono dimenticati completamente dei loro doveri verso Dio!
Continuano a essere cattolici, sì, ma cattolici la cui fede è diventata come una brace soffocata sotto la coltre di cenere spessa dei peccati. E conservano appena nella memoria alcuni frammenti delle loro prime lezioni di Catechismo, apprese durante l'infanzia.
Dio, però, non li dimentica. A un certo momento Gesù Cristo bussa paternamente alla porta delle loro anime con un affettuoso invito a fare una buona Confessione.
Che cosa terribile sarebbe che una persona, a causa dei suoi gravi peccati, fosse condannata alle prigioni eterne, dove i reprobi sono castigati con l'allontanamento da Dio, per il quale siamo stati creati, e soffrono terribili tormenti, senza un solo istante di sollievo!
Egli, però, sommamente misericordioso, non desidera per il peccatore questo destino: "Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore Dio – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?" (Ez 18, 23). Dio vuole perdonarci, e per questo stabilisce questa condizione: la confessione dei nostri peccati a uno dei suoi ministri.


Dio perdona attraverso il sacerdote

La Confessione è uno dei più palpabili segni della bontà di Dio. Gravemente offeso da chi pecca mortalmente, Egli ha il potere di fulminare con una sentenza di eterna condanna il peccatore, e facendolo, praticherebbe soltanto un atto di giustizia. Ci ha lasciato, tuttavia, questo Sacramento per mezzo del quale perdona al penitente tutti i peccati, per quanto gravi e numerosi essi siano.
È molto noto l'episodio della prima apparizione del Divino Maestro ai suoi discepoli, dopo la Resurrezione. Per paura di essere, anche loro, perseguitati e condannati, erano riuniti in una sala con le porte chiuse, quando all'improvviso apparve loro Gesù. Alitando su di loro, il nostro Redentore disse: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non li perdonerete, non saranno perdonati" (Gv 20, 22- 23). Era istituito il Sacramento della Confessione!
Così, dai primordi della Chiesa i fedeli hanno cercato gli Apostoli per confessare loro le proprie colpe, e ricevere da loro l'assoluzione. Questo potere di perdonare, dato da Cristo alla sua Chiesa, è conferito ai presbiteri attraverso il Sacramento dell'Ordine. Ed è così che è passato di generazione in generazione attraverso i secoli fino ai nostri giorni.



Requisiti per una buona Confessione

È chiaro che Dio potrebbe perdonare i peccati in un altro modo, ma ha espresso chiaramente la sua volontà di farlo attraverso un sacerdote nel Sacramento della Riconciliazione: "In verità vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato anche in Cielo e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in Cielo" (Mt 18, 18), disse Gesù agli Apostoli.



Como beneficiarci di questo Sacramento?

Dio sommamente misericordioso è anche giusto. Egli vuole che, perché utilizziamo bene questo meraviglioso mezzo, ci sottoponiamo ad alcune condizioni senza le quali la Confessione non solo non ci servirà a nulla, ma diventerebbe nociva per l'anima.

Quali sono questi requisiti? Sintetizzando, la Chiesa ci insegna che cinque cose sono imprescindibili per una buona Confessione

fare un buon esame di coscienza, 

aver dolore dei peccati, 

fare il proposito di non commetterli più, 

confessarli 

e compiere la penitenza imposta dal confessore.

Ma in che cosa consiste precisamente ognuna di queste richieste?

L'esame di coscienza 

Il fedele desideroso di ottenere il perdono delle sue colpe, deve prima ascoltare la sua anima, per sapere quali peccati ancora non sono stati confessati. Non è necessario riportare alla memoria i peccati di tutta la vita, ma solo quelli commessi dall'ultima Confessione ben fatta.1

Un episodio narrato nelle Sacre Scritture dimostra bene l'importanza dell'esame di coscienza: il Re Davide aveva commesso due peccati: adulterio e omicidio. Inviato da Dio, il profeta Natan soffiò per mezzo di un severo ammonimento la mancanza dell'esame di coscienza da parte del re. E solo così costui cadde in sé e fu capace di pentirsi e chiedere perdono (cfr. II Sm 12, 1-13).

In questo episodio dell'Antico Testamento, possiamo verificare un altro buon motivo per l'esame di coscienza: ci aiuta a provare dolore per i nostri peccati, cioè, ci aiuta a pentirci. Se ci soffermiamo a conoscere seriamente ognuna delle offese fatte a Dio, ci disponiamo a sentire per loro una vera tristezza e, così, a ottenere il perdono.

L'esame di coscienza deve esser fatto con cura, senza precipitazione. È importante ricordare i peccati commessi con pensieri, parole, atti e omissioni, percorrendo, per questo fine, i Comandamenti della legge di Dio e della Chiesa, la lista dei peccati capitali e gli obblighi del nostro stesso stato. L'esame deve comprendere anche i cattivi costumi da esser corretti, e le occasioni di peccato da essere evitate.

Ma la Chiesa, da buona madre, ci raccomanda anche di evitare di lasciarci condurre dall'esagerata preoccupazione di aver dimenticato una colpa o circostanza. Una volta, Santa Margherita Alacoque, inquieta e turbata, stava facendo con eccessiva cura il suo esame di coscienza per la Confessione. Le apparve allora Nostro Signore stesso e la tranquillizzò: "Perché ti tormenti? Fa' quello che puoi. Io amo i cuori contriti che si accusano sinceramente dei peccati che conoscono, con la volontà di non dispiacerMi più".

Qualunque persona, sia per mancanza di memoria, sia per rilassamento, può sentir difficoltà a ricordare i peccati ancora non confessati. Senza l'aiuto di Dio, nessuno riesce a far nulla bene. Per questo, è molto appropriato cominciare l'esame di coscienza con una preghiera, chiedendoGli, attraverso la Madonna o il nostro Angelo Custode, di illuminare la nostra mente perché riconosciamo tutte le nostre colpe e ci dia la forza per detestarle.

Quante volte ho peccato? Ecco un'importante domanda da farsi. Un soldato ricevette in combattimento tre gravi ferite. Portato all'ospedale, mostrò al medico solo due delle sue ferite; nascose la terza, mosso da uno stupido sentimento di vergogna. A nulla valse che il medico avesse guarito le due lesioni che conosceva, poiché il soldato morì in seguito dell'aggravamento della terza.
Ora, anche la Confessione è un atto di guarigione. Se vogliamo stringere nuovamente la nostra amicizia con Dio, e avere l'anima guarita dalle piaghe dei nostri peccati, dobbiamo chiedere perdono di tutti quanti loro indistintamente. Per questo, trattandosi di peccati mortali – colpe in materia grave, con piena conoscenza e pieno consenso della volontà –, si deve investigare tutto; ossia, nella misura delle possibilità, quante volte è stato praticato un determinato atto peccaminoso, e in che circostanze

È rilevante riferire nella Confessione le situazioni che aggravano il peccato. Per esempio, rubare a un povero è più grave che a un ricco. Trattare male i genitori, cui dobbiamo la vita, è più grave che fare lo stesso a un compagno di scuola. Le circostanze aggravanti devono esser indicate perché il sacerdote, per perdonare, deve conoscere con chiarezza i peccati. Come un medico, quando visita un paziente, ha bisogno prima di valutare bene il quadro della malattia, per poter applicare la medicina più adeguata. Se omettiamo queste informazioni per malizia, la Confessione sarà mal fatta, pertanto, nessun peccato sarà perdonato.


Il dolore dei peccati

La cosa più importante perché il penitente ottenga il perdono di Dio è il pentimentoossia, provare disgusto per la colpa commessa e una volontà ferma di non ricadere più in essa. Naturalmente, non c'è necessità di versare lacrime per il dolore dei peccati, ma è necessario nell'intimo del cuore essere dispiaciuti di aver offeso Dio, più che se ci fosse capitata qualsiasi altra disgrazia.
Senza pentimento, la Confessione non ha nessun valore. Non è possibile ottenere il perdono di Dio senza odiare la colpa commessa, senza la disposizione di non ripeterla mai piùQuest'atteggiamento dell'anima deve estendersi a tutti i peccati mortali, senza eccezione alcuna. E per ottenere il perdono delle nostre colpe nella Confessione, basta un pentimento per paura dei castighi che il peccato comporta – l'attrizione –, sebbene la cosa migliore sia che ci pentiamo per aver offeso Dio – la contrizione.

Il pentimento comprende anche la fiducia nella misericordia divina, poiché, il dolore dei peccati senza questa virtù potrebbe portare alla disperazione.

Il fermo proposito

Essendoci, di fatto, pentimento per i peccati commessi, si produrrà nell'anima il proposito, la ferma volontà, risolutamente determinata, di non ripeterli mai più e di fuggire dalle occasioni prossime, di evitare tutto quello che induce al male: può essere una persona, un oggetto, un luogo o anche una circostanza che mi mette in pericolo di offendere Dio.


L'umile accusa?

Si narra che, un giorno, Sant'Antonino di Firenze si trovava in una chiesa e si accorse della presenza di un demonio molto vicino alla fila della Confessione. Disgustato, l'Arcivescovo si diresse dall'angelo malvagio e gli chiese:
– Che stai facendo tu qui?
– Guarda, pratico qui una buona azione.
– Come è possibile questo?
– Sì, sono venuto a fare una restituzione. Normalmente i cristiani hanno vergogna di peccare e, per questo, prima che essi pratichino una cattiva azione, io cerco di toglierla dal loro spirito. Ma ora che stanno per confessarsi, conviene che io la restituisca affinché davanti al confessore essi omettano le loro colpe...

Una Confessione mal fatta può portare un'anima a condannarsi, ed è questo che il demonio vuole. A volte, può accadere di essere tentati di tacere i nostri peccati al confessore, o di non raccontarli direttamente. Affinché questo non succeda, è interessante ricordare anche come debba essere l'accusa dei peccati nel Sacramento della Confessione.
Primo è necessario, seguendo lo stesso principio dell'esame di coscienza, raccontare al sacerdote tutti i peccati mortali commessi dopo l'ultima Confessione ben fatta. Se uno nasconde un solo peccato grave di proposito nella Confessione, oltre a non ricevere il perdono di nessuno, finisce per commetterne un altro, perché sta offendendo qualcosa di sacro istituito da Cristo stesso. Ossia, è a Gesù stesso che si sta mentendo.
La Confessione deve essere sincera. Il penitente deve accusare al sacerdote i suoi peccati con obiettività, evitando superflue lungaggini, che possono perfino pregiudicare la chiarezza della materia. La mancanza di sincerità quanto alla maniera di accusare i peccati è un'altra tentazione del demonio contro cui è imprescindibile stare in guardia. E anche le scuse possono essere occasione di tentazione: giustificare i peccati, creando attenuanti, non riconoscendosi interamente colpevole delle proprie mancanze o dando la colpa agli altri.

Infine, la penitenza

Alla fine della Confessione, il sacerdote impone la penitenza detta anche soddisfazione. In genere è una preghiera o un'opera buona, che il confessore ordina al penitente come espiazione dei suoi peccati.
Col nostro senso di giustizia, sappiamo che a ogni offesa deve corrispondere una riparazione proporzionale. Il principio si applica anche a Dio: se offeso, anche Lui merita una riparazione. Se l'offesa contro Dio è grave, il peccatore merita l'inferno, poiché la punizione riparatrice deve esser proporzionale all'offesa: in questo caso, eterna. 
Ma la Confessione sacramentale, oltre a perdonare la colpa del penitente, perdona la pena eterna, che è commutata con una pena temporale. Per questo, quando uno si confessa, i suoi peccati sono completamente perdonati, ma il suo debito con Dio ancora non è stato interamente pagato. Per questo il sacerdote impone la penitenza dopo la Confessione: essa ha l'obiettivo di riparare il male commesso contro Dio. Tuttavia, può succedere che sia perdonata la pena temporale anche nella stessa Confessione; quando il penitente ha uno straordinario dolore per i suoi peccati.

È chiaro che Gesù stesso, con le sue sofferenze e la sua morte in Croce, ha soddisfatto la divina giustizia quanto ai nostri peccati, pagando già il nostro debito riguardo a Dio. Per questo nella Confessione è perdonata la nostra colpa e la punizione eterna. Ma Dio esige, con ogni diritto, che anche noi, quando ci è possibile, facciamo qualcosa a soddisfazione dei nostri peccati. E questa piccola soddisfazione è anche pretesa per la comprensione della gravità delle nostre colpe, affinché ci serva da rimedio ai peccati e ci preservi da ricadute.


Dio perdona coloro che si confessano bene

Tutto nella vita deve esser preso sul serio e più ancora le cose relazionate con Dio. Per questo, dobbiamo praticare con molta fedeltà gli insegnamenti della Chiesa riguardo al Sacramento della Confessione, sempre fiduciosi che, attraverso questo, sono perdonati tutti i nostri peccati, siamo aiutati a non ricadere in loro e ci è restituita la pace di coscienza.

Una volta, si presentò a Sant'Antonio da Padova un grande peccatore per confessarsi. Il poveretto era così confuso che quasi non riusciva a parlare. Piangeva e singhiozzava con tanta veemenza che non riusciva a esprimere al Santo nessuna delle sue colpe. Per aiutarlo, il confessore gli suggerì dolcemente che facesse un esame di coscienza scritto:
– Va', scrivi i tuoi peccati e, poi, torna a confessarli.
Il penitente seguì il consiglio. Poi, lesse nel confessionale le sue colpe, proprio come le aveva scritte. Non appena terminò la Confessione, grande miracolo! Il foglio dove il peccatore aveva scritto meticolosamente le sue offese a Dio diventò completamente bianco, poiché tutto quello che era stato scritto era scomparso!

Questo prodigio ci consola molto e ci incoraggia ad approssimarci con rettitudine e fiducia al Sacramento della Penitenza, che è capace di distruggere in noi il peggior male che esiste, il peccato. Nostro Signore istituì questo Sacramento per tutti i membri peccatori della sua Chiesa, dando loro una nuova possibilità di incontrarsi con Dio e di restaurare l'amicizia con Lui.  

 Solamente la Confessione ben fatta perdona di fatto i peccati. Se uno, per malizia o vergogna, non si accusasse di uno o più peccati, la sua Confessione non sarebbe valida.

(Rivista Araldi del Vangelo, Maggio/2014, n. 133, pp. 33 - 37)

AVE MARIA!