"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
mercoledì 2 dicembre 2020
LO STATO SACERDOTALE - da VITA SACERDOTALE di Claudio Arvisenet
CAPITOLO II
LO STATO SACERDOTALE
Figlio, che cosa è l’uomo e a che scopo fu creato? – Certamente perché tema Iddio, osservi i suoi comandamenti, lo adori e serva a lui solo.
Che cosa sei tu, o figlio? a che scopo sei stato ordinato sacerdote? – Certamente perché tu presiedessi agli uomini in questa opera eccelsa, e da loro mi facessi temere, adorare, venerare. O grande dignità! O sublime ministero!
Io in cielo, o figlio, gli uomini sulla terra; e tu in mezzo, fra me e loro, perché tu li diriga ed essi obbediscano a te come a me.
Io, Dio creatore, gli uomini mie creature; e tu posto sopra di loro per procurare che essi mi rendano quanto a me è dovuto.
Io, Padre dei lumi, gli uomini nelle tenebre; e tu in mezzo, quale candelabro, affinché, per il tuo ministero, risplenda ad essi la luce vera.
Io, largitore dei beni celesti, essi bisognosi; e tu dispensatore, sicché per tuo mezzo a ciascuno sia donata la grazia.
Io, il Signore, il Santo dei santi, essi peccatori; e tu mediatore, affinché per tuo mezzo essi siano riconciliati con me.
Io, Padre del Figlio unigenito nell’eternità, gli uomini destinati ad essere adottati come figli nel tempo; tu padre sulla terra, affinché per tuo mezzo siano adottati nei cieli.
Io, cui spetta l’onore del sacrificio, gli uomini privi di una vittima per l’olocausto; tu in mezzo che disponi di una vittima santissima, il corpo del mio Figlio, tale da soddisfare al mio diritto e ai debiti degli uomini.
Io, fuoco ardente, sulla terra gli uomini da accendere; e tu in mezzo destinato ad accenderli.
Io medico sommo, gli uomini infermi; e tu in mezzo ministro, in possesso dei miei medicamenti, perché tu li distribuisca a ciascuno.
E finalmente, io nei cieli, signore del gregge: il gregge sulla terra; tu pastore sopra di esso affinché per tuo mezzo cresca e si moltiplichi.
2 – Figlio, non vi è sotto il cielo grandezza e potenza che si possa paragonare alla tua. Sei degli dei, sei dei figli dell’Eccelso.
La dignità di un re è umana, divina quella del sacerdote. La morte priva i re di gloria e potenza: se il sacerdote muore, il suo sacerdozio rimane in eterno.
Il re comanda agli uomini, il sacerdote allo stesso Dio. Il re forte vince i nemici; il vero sacerdote vince il mondo.
Il re può mettere in carcere il corpo o punirlo in altro modo: il sacerdote può legare la stessa anima.
Il re può liberar dalle catene i prigionieri: il sacerdote può liberar le anime dai lacci dei peccati e dalla stessa tirannide diabolica.
Nulla può il re se non sulla terra: il sacerdote ha potere perfino in cielo. Il re possiede i tesori del mondo, il sacerdote tiene i tesori del cielo.
Il re manda doni ad altri re; il sacerdote offre sacrifici al Dio del cielo. Il re offre l’oro; il sacerdote offre Dio.
La sua voce penetra il cielo di dove trae le grazie; lì placa e piega Iddio, lì esercita il diritto sugli uomini.
Anzi, la sua sentenza precede la sentenza di Dio: quello che avrà rimesso o ritenuto in terra, sarà rimesso e ritenuto in cielo.
O figlio, riconosci la tua dignità; e divenuto partecipe della natura divina, non voler ritornare con una condotta ignobile all’antica bassezza.
3 – O Signore, chi sono io perché ti sia ricordato di me e tanti beni mi abbia concesso?
Ecco che nonostante io sia polvere e cenere, sono diventato uomo di Dio, tuo ministro, secondo il dono della tua grazia.
Padre amantissimo, quanto amore ti debbo per questo amore con cui, per il primo, mi hai amato così, così mi hai scelto, così hai impresso su di me il tuo sigillo!
Quanto mi debbo umiliare per sì grande degnazione con la quale hai tratto me miserabile dalla polvere perché assistessi al soglio della tua gloria, facessi le tue veci, giudicassi al tuo posto, sciogliessi e legassi!
Io vile, io impuro, ignorante, imperfetto, cieco, sempre inclinato al male, io miserabilissimo debbo far le veci della tua infinita maestà.
O Dio mio, che sei la stessa santità, la sapienza, la bontà, la gloria e l’immensità! Essendo stato da te così esaltato, come non dovrei essere profondamente confuso e turbato?
Confortami, Signore, con la tua grazia perché possa degnamente portare un tanto peso.
Degnati, o mio Dio, di raccogliere interiormente il mio animo, di dirigere esteriormente la mia condotta così che io diventi imitatore del tuo santissimo Figlio e rappresenti veramente ai fedeli colui che ha man dato me così come tu avevi mandato lui.
4 – Sarai imitatore di lui, o figlio, se come lui volle e si sforzò, anche tu voglia e ti sforzi di trovare e salvare ciò che era perduto.
Vieni, dunque, figlio, vieni e seguilo: vieni e sii dietro di lui pescatore di uomini.
Evangelizza i poveri; fa’ udire ai sordi la parola; fa’ vedere ai ciechi la luce vera; fa’ che i muti parlino lodando Dio; fa’ che gli zoppi corrano sulla via dei comandamenti; riconduci gli erranti sulle vie della giustizia; fa’ che Dio sia glorificato e gli uomini siano salvati.
Il mio Figlio versò il sangue per loro, e tu per loro spendi tutto te stesso.
Dilata, o figlio il tuo cuore. Chiama tutti alla conoscenza della verità e della salvezza: forzali a entrare nella mia casa, affinché si riempia.
Cerca di trarre a me senza distinzione il povero e il ricco, il nobile e l’ignobile, il sapiente e l’ignorante, il servo e il padrone, l’uomo e la donna.
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