lunedì 7 dicembre 2020

Sant'Ambrogio - Nono giorno di Novena all'Immacolata Concezione con riferimenti valtortiani.

Sant'Ambrogio 

Nono giorno di Novena all'Immacolata Concezione con riferimenti valtortiani.


'Io sono la Madre. La Madre che l'Amore ha fatta madre del bell'amore. Io sono quella in cui riposa, come in un'arca, la manna della Grazia.'

   Cari amici e amiche in Cristo nostro Signore, mi è lieto parteciparvi questa bella Novena in onore dell'Immacolata Concezione, condivisa da Padre Giulio Maria Scozzaro, alla quale, dopo la parte dedicata a ciascun giorno, abbiamo aggiunto un capitolo valtortiano pertinente.
   Sosteniamola con fede vera e sperimentiamo la Potenza commista all'infinita Dolcezza, che solo nella Vergine SS trovano una celestiale, inarrivabile e rassicurante simbiosi, che non spaventa, ma avvicina ed invita a fruire dei Meriti del Redentore attraverso i Veli candidissimi e mitissimi della Corredentrice Eterna nostra.

Ave Maria!

   (L'introduzione e la preghiera iniziale si ripetono ogni giorno)

   1. Introduzione

   Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

   Vieni Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in noi il fuoco del Tuo amore.

   V. Manda il Tuo Spirito, Signore, e tutto sarà ricreato.

   R. E rinnoverai la faccia della terra.

   Preghiamo.

   O Dio, che con il dono dello Spirito Santo guidi i fedeli alla piena luce della verità, donaci di gustare nel medesimo tuo Spirito la vera sapienza e di godere sempre del suo conforto. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

   2. Preghiera iniziale

   Vergine purissima, concepita senza peccato, tutta bella e senza macchia dal primo istante, Ti venero oggi sotto il titolo di Immacolata Concezione. Il Tuo Divino Figlio mi ha insegnato, attraverso la sua stima, rispetto e sottomissione a Te, quali onori e omaggi io Ti dovrei prestare. Tu sei il rifugio sicuro dei peccatori pentiti e per questo ricorro a Te, attraverso questa novena. Sei la Madre di Misericordia cui presento le mie miserie e Ti chiedo di aiutarmi, poiché, dopo Gesù, sei tutta la mia speranza.
   
Con la Tua intercessione materna, Madonna piena di bontà e potere presso il Signore, Ti supplico di farmi ottenere ... (indicare la Grazia spirituale o materiale). Se ciò che Ti chiedo non è per la gloria di Dio ed il bene della mia anima, fammi avere quello che sia più conforme a entrambi. Amen!

9° GIORNO

   CHINATI SU DI NOI

   Ascolta, o prediletta da Dio, l’ardente grido che ogni cuore fedele innalza verso di Te. Chinati sulle nostre piaghe doloranti. Muta le menti dei malvagi, asciuga le lacrime degli afflitti e degli oppressi, custodisci il fiore della purezza nei giovani, proteggi la Chiesa Santa, fa che gli uomini tutti sentano il fascino della cristiana bontà…
   Accogli, o Madre dolcissima, le nostre umili suppliche e ottienici soprattutto che possiamo un giorno ripetere dinanzi al tuo trono l’inno che si leva oggi sulla terra intorno ai tuoi altari: tutta bella sei, o Maria!    Tu gloria, Tu letizia, Tu onore del nostro popolo. Amen.

   7 Ave Maria

Dai Quaderni di Maria Valtorta, 10 gennaio 1944 

   Isaia 45, 11.16.18.19.21.23


   Dice lo Spirito di Dio
   «Non manchi a chiamarti la parola di Colui che è Sapienza e Amore di Dio, Colui che si effonde da eternità ad eternità su tutto quanto è per santificarlo a Dio, Colui che ha presieduto con la sua forza a tutte le opere della Trinità nostra e che non è estraneo a tutto ciò che è santo nel tempo e nell’eternità, perché io sono il Santificatore, Quello che col suo settemplice dono vi santifica e a Dio vi porta1 facendovelo conoscere nei suoi voleri sulla Terra e nella sua gloria in Cielo.
   Io sono la Sapienza di Dio. Sono Colui che la Seconda Persona della nostra Triade santissima chiama "Maestro di ogni vero, Colui che non vi parlerà da Se stesso, ma dirà tutto quello che ha udito e vi annunzierà l’avvenire"2.


   Ecco, o voi che cercate di conoscere anche più che necessario non sia, chi è Quello che può darvi questa conoscenza da voi cercata. Io sono. Io, Luce della Luce, io, Spirito dello Spirito, io, intelligenza dell’intelligenza, sono il custode, il depositario di tutte le verità passate, presenti, avvenire, il conoscitore di tutti i decreti di Dio, l’amministratore delle sue luci agli uomini. Io sono Quello, che non assente col suo3 consiglio alle opere del Creatore, che non assente al decreto della Redenzione, neppure è4 assente presso voi per consigliarvi, e con dolcezza d’amore guidarvi nel rendere atto compiuto le volontà che il Padre vi propone. Io sono più ancora. Sono l’Amore che vi ispira ciò che è atto a darvi l’abbraccio di Dio e per sentiero di santità vi porta sul suo seno.
   Come nutrice pietosa, io piglio la vostra incapacità di neonati alla Vita e vi educo e allevo. Tenendovi fra le mie braccia, vi do calore per farvi assimilare il latte dolcissimo della Parola di Dio onde divenga in voi vita. Di Me stesso vi faccio scudo contro i pericoli del mondo e di Satanaperché l’Amore è forza che salva. Io vi guido e sorreggo e come maestro di amorosa pazienza vi istruisco. Faccio di voi, pesanti e tardi, pusillanimi e deboli, degli eroi e degli atleti di Dio. Faccio di voi, poveri spirituali, dei re dello spirito, poiché il vostro spirito lo copro coi miei splendori divini e lo pongo su un trono che più grande non vi è, poiché il mio è trono di santità eterna.


   Ma per conoscermi occorre non avere idolatria in cuore. Occorre credere a ciò che Io ho santificato. Credere alle verità che Io ho illuminato. Occorre abbandonare l’errore. Occorre cercare Dio la dove Egli è. Non dove vi è il Nemico di Dio e dell’uomo.
   Volete conoscere la Verità? Oh! venite a Me! io solo ve la posso dire. E ve la dico nel modo che la mia bontà sa a voi confacente, per non turbare la vostra debolezza d’uomini e la vostra relatività.
Perché amate ciò che è contorto, complicato, tenebroso? Amate Me che sono semplice, lineare, luminoso; Me che sono gioia di Dio e dello spirito.
   Volete conoscere il futuro dello spirito? Ed io ve lo insegno parlandovi di una eternità che vi attende in una beatitudine che per voi è inconcepibile, nella quale, dopo questa ora di sosta, unica sosta sulla Terra, riposerete in Dio di tutte le fatiche, di tutti i dolori, dimenticherete il dolore perché la Gioia sarà vostro possesso; e se anche l’Amore, che mai come in Cielo è vivo, vi darà palpiti per i dolori dei viventi, non sarà pietà che vi darà dolore, ma solo amore attivo che sarà pur esso gioia.


   Volete conoscere le perfezioni del Creatore nelle cose, i misteri della creazione? Io ve li posso dire, Io che, Sapienza, "uscii primo dalla bocca di Dio, primogenita avanti tutte le creature"5, Io che sono in tutto quanto è, perché tutto porta sigillo d’amore ed Io sono l’Amore. Il mio Essere si estende su tutto l’Universo; la mia Luce bagna di Sé gli astri, i pianeti, i mari, le valli, l’erbe, gli animali; la mia intelligenza corre per tutta la Terra, istruisce i lontani, dà a tutti un riflesso dell’Alto, educa alla ricerca di Dio; la mia Carità penetra come il respiro e conquista i cuori.
Attiro a Me i giusti della Terra, e anche ai retti non conoscitori del Dio vero do riflessi di questo santo Dio vostro, per cui un rivo di verità è in tutte le religioni rivelate, messo da Me che son Colui che irriga e feconda.


   Io, poi, come possente zampillo di sorgente eterna, trabocco da ogni lato della Cattolica Chiesa di Cristo, e con la Grazia, coi sette doni e coi sette sacramenti, faccio, dei cattolici fedeli, dei servi del Signore, degli eletti al Regno, dei figli di Dio, dei fratelli del Cristo, degli dèi la cui sorte è così infinitamente sublime che merita qualunque sacrificio per possederla.
   Volgetevi a Me. Saprete, conoscerete e sarete salvi perché conoscerete la Verità. Staccatevi, staccatevi dall’errore che non vi dà gioia e pace. Curvate il ginocchio davanti al Dio vero. Al Dio che ha parlato sul Sinai6 e che ha evangelizzato in Palestina. Al Dio che vi parla attraverso la Chiesa da Me, Spirito di Dio, fatta Maestra.
   Non vi è altro Dio all’infuori di Noi: Uno e Trino. Non vi è altra Religione che la nostra secolare. Non vi è altro futuro, sulla Terra ed oltre, fuor di quello che vi dicono i Libri santi. Tutto il resto è Menzogna destinata ad essere svergognata da Colui che è Giustizia e verità.
   Chiedete a Noi - Potenza, Parola e Sapienza - la luce acciò non camminiate più oltre su torti sentieri di morte, ma possiate venire anche voi, erranti, nella via sulla quale trovarono salvezza quelli che per la loro umile, sapiente, santa fede, piacquero a Dio che ne fece i suoi santi.»


   Dice Maria:
   «E poiché sono la Madre, parlo io pure stringendovi al seno per indurvi alla fede, miei figli che vedo morire, nutriti come siete di tossico di morte.
   Ve ne prego, per quel mio Figlio che ho dato con dolorosa gioia per la vostra salvezza, tornate sui sentieri del Cristo. Avete scritto il suo Nome santissimo sui vostri sentieri. Ma è un profanarlo. E se non fosse che il Nemico vi offusca la mente e vi regge la mano forzandola a scrivere ciò che il buon senso non potrebbe indurvi a scrivere, quel Nome benedetto non lo scrivereste sulle vie per le quali Satana viene a voi e sulle porte dei vostri grotteschi templi di senza-Dio.


   Ma io dico per voi al Padre: "Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno"7 e vi chiedo al Padre santo, poveri figli irretiti da Satana. Io ho vinto Satana in me e per gli uomini. Esso è sotto il mio piede. Lo vincerò anche in voi purché veniate a me.
   Io sono la Madre. La Madre che l’Amore ha fatta madre del bell’amore. Io sono quella in cui riposa, come in un’arca, la manna della Grazia. Colma ne sono di Grazia, né Dio pone limite al mio potere di effonditrice di questo divino tesoro.
   Io sono la Madre della Verità che in me si fece Carne. Io sono la portatrice della Speranza dell’uomo. Attraverso a me la speranza dei patriarchi e dei profeti è divenuta realtà. Io sono la sede della Sapienza che mi fece sua e Madre del Figlio di Dio.
   Venite, che io vi porti al Cristo tenendovi per mano, con questa mia mano che ha sorretto i primi passi del Gesù-Salvatore per le vie della terra e che gli ha insegnato a camminare perché sollecito salisse al Golgota per salvare voi, a me più cari, perché i più infelici fra tutti gli uomini, i condannati che lotto per strappare al potere che vi trascina all’abisso, per salvare al Cielo.


   Guardate quanto ho pianto per voi. Ché voi non siete coloro che cadono trascinati da peso di carne, così impetuoso e improvviso che vi abbatte senza darvi tempo e modo di reagire. Voi siete quelli che tenacemente, scientemente, commettono8 la colpa che non è perdonata, l’ha detto il Figlio mio9Voi negate la verità per farvi, di menzogne nefande, delle verità. Voi divenite luciferi. E potreste esser angeli!    Non chiedo molto da voi. Sol che mi amiate come una Madre, sol che mi chiamiate. Il mio Nome sarà già miele alle vostre labbra attossicate. E sarà salvezza perché dove è Maria là è Gesù, e chi ama me non può non amare la Verità che è il Figlio delle mie carni. Io non rimprovero, io non condanno. Io amo. Unicamente amo.


   Non vi devo far paura perché sono più mite di agnella e più pacifica dell’ulivo. Tanto mite che, superando le agnelle, ho lasciato che mi venisse strappata dal seno la mia Creatura e mi fosse sacrificata su cruento altare senza reagire, senza maledire. Tanto superiore all’ulivo, che ho fatto, da me stessa, di me stessa uliva nella mola, e mi sono fatta torchiare dal dolore per stillare dal mio verginale e materno cuore immacolato l’olio per medicare le vostre ferite e per consacrarvi al Cielo.


   Posatemi nel grembo la testa malata. Io la guarirò e vi dirò le parole che la Sapienza mi dice per condurre voi alla Luce di Dio.»

   Che bello! Che bello! Che bello ciò che io vedo! 
   Cercherò di essere esattissima e chiara nel descriverle ciò che mi ha portato la Comunione. 
   Che io fossi felice, ella lo sa già. Ma quale beatitudine e quale vista gaudiosa mi fu concessa dal momento dell’unione eucaristica in poi, no. Fu come un quadro che mi si svelasse per gradi. Ma quadro non era: era contemplazione. Me ne sono raccolta per un’ora buona senza altro pregare che questo contemplare che mi rapiva oltre la terra.
   Si è iniziato subito dopo aver ricevuto la sacra Particola e credo che a lei non è sfuggito come fossi lenta a rispondere e a salutare; ero già avvolta. Ciononostante ho detto ad alta voce tutto il ringraziamento mentre sempre più viva veniva a me la visione. E poi mi sono messa quieta, ad occhi chiusi come dormissi. Ma non sono mai stata tanto sveglia col mio io completo come in quest’ora.


   La visione dura, nella sua fase finale, ancora mentre io scrivo. Scrivo sotto lo sguardo di tanti esseri celesti che vedono come io dicounicamente ciò che vedo, senza aggiungere particolari o portare modifiche. Ed ecco la visione.
   Non appena ricevuto Gesù, mi sentii la Mamma, Maria, al lato sinistro del letto che mi abbracciava col braccio destro attirandomi a sé. Era col suo abito e velo bianco come nelle visioni della Grotta, in dicembre10. Nello stesso tempo mi sentii avvolta da una luce d’oro e da un soave, indescrivibilmente soave colore11, e gli occhi del mio spirito cercavano la sorgente di esso che sentivo piovere su me dall’alto. Mi parve che la mia camera, pur rimanendo camera come è nel pavimento e nelle 4 pareti e nelle suppellettili, non avesse più soffitto ed io vedessi gli azzurri sconfinati di Dio.


   Sospesa in questi azzurri, la Divina Colomba di fuoco stava a perpendicolo sul capo di Maria, e naturalmente sul mio capo, perché io ero appoggiata gota a gota a Maria. Lo Spirito Santo aveva l’ali aperte e posizione eretta, verticale. Non si muoveva, eppure vibrava, e ad ogni vibrazione erano onde, lampi, scintille di fulgore che si sprigionavano. Da Esso scaturiva un cono di luce d’oro il cui vertice partiva dal petto della Colomba e la cui base fasciava Maria e me. Eravamo raccolte in questo cono, in questo manto, in questo abbraccio di luce gaudiosa. Una luce vivissima eppure non abbagliante, perché comunicava agli occhi una forza nuova che aumentava ad ogni bagliore che si sprigionava dalla Colomba, aumentando sempre il bagliore già esistente ad ogni vibrazione di Essa. Sentivo l’occhio come dilatarsi in una potenza sovrumana, quasi non fosse più occhio di creatura ma di spirito già glorificato.


   Quando raggiunsi la capacità di vedere oltre, per merito dell’Amore acceso e sospeso sopra di me, il mio spirito venne chiamato a guardare più in alto. E contro l’azzurro più terso del Paradiso vidi il Padre. Distintamente, per quanto la sua figura fosse a linee di luce immateriale.Una bellezza che non tento descrivere perché è superiore alle capacità umane. Egli mi appariva come su un trono. Dico così perché mi appariva seduto con infinita maestà. Ma non vedevo trono, poltrona o baldacchino. Nulla di quanto è forma terrena di sedile. Egli mi appariva dal lato alla mia sinistra (verso la direzione del mio Gesù crocifisso, tanto per darle una indicazione, e perciò a destra del suo Figlio12) ma ad una altezza incalcolabile.   Eppure lo vedevo nei più minuti dei suoi luminosissimi tratti. Guardava verso la finestra (sempre per darle una indicazione delle diverse posizioni). Guardava con sguardo di infinito amore. 
   Seguii il suo sguardo e vidi Gesù. Non il Gesù-Maestro che vedo di solito. Il Gesù-Re. Bianco vestito ma di una veste luminosa e candidissima come è quella di Maria. Una veste che pare fatta di luce. Bellissimo. Aitante. Imponente. Perfetto. Sfolgorante. Colla mano destra - era in piedi - teneva il suo scettro che è anche il suo vessillo. Una lunga asta, quasi un pastorale, ma ancora più alto del mio altissimo Gesù, che non finisce con il ricciolo del pastorale ma in una asta traversa, che forma perciò una croce fatta così13, dalla quale pende, sostenuto dall’asta più corta, un gonfalone di luminosissima, candida seta, fatto così14, e segnato da ambo i lati da una croce porpurea; sul gonfalone è scritto a parole di luce, quasi fosse scritto con diamanti liquidi, la parola: "Gesù Cristo".


   Vedo molto bene le piaghe delle mani poiché la destra tiene l’asta in alto, verso il gonfalone, e la sinistra accenna alla ferita del costato, che però non vedo altro che come un punto luminosissimo da cui escono raggi che scendono verso terra. La ferita a destra è proprio verso il polso e pare un rubino splendentissimo della larghezza di una moneta da l0 centesimi. Quella di sinistra è più centrale e vasta, ma si allunga poi così15 verso il pollice. Splendono come carbonchi vivi. Non vedo altre ferite. Anzi il Corpo del mio Signore è bellissimo e integro in ogni sua parte.
   Il Padre guarda il Figlio alla sua sinistra. Il Figlio guarda sua Madre e me. Ma le assicuro che se non guardasse con amore non potrei sostenere il fulgore del suo sguardo e del suo aspetto. È proprio il Re di tremenda maestà di cui è detto16.
   Più la visione dura e più si aumenta in me la facoltà di percepire i più minuti particolari e di vedere sempre più in vasto raggio.
   Infatti dopo qualche tempo vedo S. Giuseppe (presso all’angolo dove è il Presepio). Non è tanto alto, su per giù come Maria. Robusto. Brizzolato nei capelli, che sono ricciuti e corti, e nella barba tagliata quadrata. Naso lungo e sottile, aquilino. Due rughe incidono le guance partendo dagli angoli del naso e scendendo a perdersi ai lati della bocca, fra la barba. Occhi scuri e buonissimi. Ritrovo in essi lo sguardo amorosamente buono di mio padre. Tutto il volto è buono, pensoso senza essere mesto, dignitoso, ma tanto, tanto buono. È vestito di una tunica blu-violacea come i petali di certe pervinche ed ha un manto color pelo di cammello. Gesù me lo addita dicendomi: "Ecco il patrono di tutti i giusti".
   Poi la Luce mi richiama lo spirito dall’altro lato della camera, ossia verso il letto di Marta17, e vedo il mio angelo. È in ginocchio, volto verso Maria che pare venerare. Biancovestito. Le braccia messe a croce sul petto con le mani che toccano le spalle. Ha il capo molto curvo, per cui poco lo vedo in viso. È in atto di profondo ossequio. Vedo le belle ali lunghe, candidissime, pontute, vere ali fatte per trasvolare rapide e sicure da Terra a Cielo, ora raccolte dietro alle spalle. Mi insegna, col suo atteggiamento, come si dice: "Ave, Maria".


   Mentre ancora lo guardo, sento che qualcuno è presso a me dal lato destro e che mi posa una mano sulla spalla destra. È il mio S. Giovanni col suo volto splendente di ilare amore.
   Mi sento beata. E mi raccolgo in mezzo a tanta beatitudine credendo aver toccato il culmine. Ma un più vivo sfavillare dello Spirito di Dio e delle piaghe di Gesù, mio Signore, aumenta ancora la capacità di vedere. E vedo la Chiesa celeste, la Chiesa trionfante! Tento descrivergliela.
   In alto, sempre, il Padre, il Figlio, ed ora anche lo Spirito, alto sopra i Due, framezzo ai Due che collega coi suoi fulgori.
   Più in basso, come fra due pendici azzurre, di un azzurro non terreno, raccolta in una beata valle, la moltitudine dei beati in Cristo, l’esercito dei segnati col nome dell’Agnello18, una moltitudine che è luce, una luce che è canto, un canto che è adorazione, una adorazione che è beatitudine.
   A sinistra le schiere dei confessori. A destra quelle dei vergini. Non vidi la schiera dei martiri, e lo Spirito mi fa capire che i martiri sono aggregati ai vergini poiché il martirio riverginizza l’anima come fosse pur mo creata. Mi paiono tutti vestiti di bianco, sia i confessori che i vergini. Quel bianco luminoso della veste di Gesù e Maria.
   Luce emana dal suolo azzurro e dalle azzurre pareti della valle santa quasi fossero di zaffiro acceso. Luce emanano le vesti di diamante tessuto. Luce, soprattutto, i corpi ed i volti spiritualizzati. E qui mi industrio a descriverle ciò che ho notato nei diversi corpi.
   Corpo di carne e spirito vivo, pulsante, perfetto, sensibile al tatto e contatto, è unicamente quello di Gesù e Maria: due corpi gloriosi marealmente "corpi". Luce dalla forma di corpo, tanto perché possa esser percepibile a questa povera serva di Dio, l’Eterno Padre, lo Spirito Santo e l’angelo mio. Luce già più compatta S. Giuseppe e S. Giovanni, certamente perché ne devo udire la presenza e la parola. Fiamme bianche, che sono corpi spiritualizzati, tutti i beati che formano la moltitudine dei Cieli.
   Fra i confessori non si volta nessuno. Guardano tutti la Santissima Trinità. Fra i vergini si volge qualcuno. Distinguo gli apostoli Pietro e Paolo perché, per quanto luminosi e bianco-vestiti come tutti, hanno il volto già più distinguibile degli altri: un caratteristico volto ebraico. Mi guardano con benignità (meno male!).
   Poi tre spiriti beati, che comprendo essere di donne, che mi guardano, accennano e sorridono. Si direbbe che mi invitano. Sono giovani. Ma già mi pare che i beati abbiano tutti una stessa età: giovanile, perfetta, ed una uguale bellezza. Sono copie minori di Gesù e Maria. Chi siano queste tre creature celesti non posso dire, ma poiché due portano le palme e una solo dei fiori - le palme sono l’unico segno che distingue i martiri dai vergini - credo di non errare nel dire che sono Agnese, Cecilia a Teresa di Lisieux.
   Quel che, nonostante il mio buon volere, non le posso dire, è l’Alleluia di questa moltitudine. Un Alleluia potente e pure soave come una carezza. E tutto ride e splende più vivo ad ogni osanna della moltitudine al suo Dio.
   La visione cessa e nella sua intensità si cristallizza in questa sua forma. Maria mi lascia e con Lei Giovanni e Giuseppe, prendendo la prima il suo posto di19 fronte al Figlio e gli altri il loro nella schiera dei vergini.
   Sia lode a Gesù Cristo.

   suo... santifica... porta sono nostre correzioni da mio... santifico... porto 

   2 Giovanni 16, 13.

   3 suo è nostra correzione da mio 

   4 è è nostra correzione da sono

   5 Ecclesiastico 24.

   6 Esodo 19-20.

   7 Luca 23, 34.

   8 commettono è nostra correzione da commettete 

   9 Matteo 12, 32; Marco 3, 29; Luca 12, 10.

   10 Analogo accenno alle visioni della Grotta si trova ne «i quaderni del 1943», pag. 478.

   11 colore potrebbe leggersi anche calore 

   12 e perciò a destra del suo Figlio è aggiunto in calce alla pagina dalla scrittrice richiamando con una crocetta.

   13 Qui la scrittrice disegna una croce latina molto allungata.

   14 Qui la scrittrice disegna, rozzamente, una specie di scudo crociato.

   15 Qui la scrittrice disegna un piccolo cerchio ellittico e allungato a punta verso destra.

   16 Nel "Dies irae, dies illa" della liturgia romana

17 Valga per tutto il volume l’avvertenza che, quando la scrittrice nomina Marta, si riferisce a Marta Diciotti, i cui cenni biografici sono stati esposti ne «I quaderni del 1943», pag. 38, nota 6.

   18 Apocalisse 7.

   19 di è nostra correzione da in



Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, noi ci affidiamo a Te!

Nessun commento:

Posta un commento