Il fragoroso silenzio di Benedetto
In questo mutismo, in questa difficoltà di parola, emersa nel recente incontro con i neoeletti cardinali, il Papa emerito vede un invito di Dio a se stesso a riscopire il valore del silenzio: "Il Signore mi ha tolto la parola per farmi apprezzare il silenzio". In questa frase tocchiamo due vertigini, due abissi per così dire collegati, che si aprono uno dentro all’altro. Non si tratta, infatti, di un pur giusto elogio del silenzio, solo di un richiamo al valore del non parlare in una epoca che ci frastorna di chiacchiere, di ciance, di commenti a sproposito, persino su cose delicate e complicate come una pandemia. Tale richiamo certo è giusto, in un momento in cui specie sui media e sui loro cugini furbetti, i social, si odono a destra e a manca chiacchiere confuse, anche da parte di chi avrebbe il dovere di parlar poco e chiaro, come tanti scienziati in questa fase. E possiamo immaginare che abisso di umiliazione e di prova ci sia in questa privazione per un uomo come Joseph Ratzinger.
Ma in questo abisso si apre un altro abisso, ancora più profondo e però luminoso, di luce tremenda e vera. Un abisso a cui accenna la frase che non è certo “di circostanza”. "Dio mi ha tolto la parola...". Come se questa nuova condizione fosse un gesto di Dio. Un Dio che nel suo servo fedele e fragile manifesta la sua forza. Come accadeva per Abramo, e Paolo, e supremamente nella croce del condannato a morte come carne, Gesù. Dio fa riscoprire a Joseph Ratzinger il valore del silenzio. Non a caso, dice il Cardinal Grech che ha riportato queste parole, il vecchio Papa avrebbe aggiunto un incoraggiamento a lui e ai nuovi porporati ad "andare avanti nell’avventura con il Signore". Silenzio e vita come avventura religiosa: la nuova sfida del profeta Ratzinger.
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