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sabato 19 agosto 2017

Nuova evangelizzazione: solo slogan?


Come al tempo di San Giovanni Eudes, ancor oggi si sente la necessità che i presbiteri diano testimonianza della misericordia infinita di Dio con una vita interamente "conquistata" da Cristo.

Ricorre oggi la memoria liturgica di San Giovanni Eudes, apostolo infaticabile della devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, vissuto in Francia nel secolo XVII, un secolo segnato da contrapposti fenomeni religiosi e anche da gravi problemi politici. E' il tempo della guerra dei Trent'anni, che ha devastato non solo gran parte del Centro Europa ma anche le anime.

La crisi della riforma era stata condizionata da una insufficiente formazione dei sacerdoti

Mentre si andava diffondendo il disprezzo per la fede cristiana da parte di alcune correnti di pensiero allora dominanti, lo Spirito Santo suscitava un rinnovamento spirituale pieno di fervore, con personalità di alto rilievo
 Gustavo Kralj
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"San Giovanni Eudes" - Navata
principale della Basilica di
San Pietro
come il de Bérulle, San Vincenzo de Paoli, San Luigi M. Grignion da Montfort e San Giovanni Eudes. Questa grande "scuola francese" di santità ebbe tra i suoi frutti anche san Giovanni Maria Vianney. Per un misterioso disegno della Provvidenza, il mio venerato predecessore Pio XI proclamò santi insieme, il 31 maggio 1925, Giovanni Eudes e il Curato d'Ars, offrendo alla Chiesa e al mondo intero due straordinari esempi di santità sacerdotale.

Nel contesto dell'Anno Sacerdotale, mi è caro soffermarmi a sottolineare lo zelo apostolico di san Giovanni Eudes, particolarmente rivolto alla formazione del clero diocesano. I santi sono la vera interpretazione della Sacra Scrittura. I santi hanno verificato, nell'esperienza della vita, la verità del Vangelo; così ci introducono alla conoscenza e alla comprensione del Vangelo.

Il Concilio di Trento, nel 1563, aveva emanato norme per l'erezione dei seminari diocesani e per la formazione dei sacerdoti, in quanto il Concilio era ben consapevole che tutta la crisi della riforma era anche condizionata da un'insufficiente formazione dei sacerdoti, i quali non erano preparati al sacerdozio in modo giusto, intellettualmente e spiritualmente, nel cuore e nell'anima.

Questo nel 1563; ma poiché l'applicazione e la realizzazione delle norme tardavano sia in Germania, sia in Francia, san Giovanni Eudes vide le conseguenze di questa mancanza. Mosso dalla lucida consapevolezza del grave bisogno di aiuto spirituale in cui versavano le anime proprio, a causa anche dell'inadeguatezza di gran parte del clero, il santo, che era un parroco, istituì una Congregazione dedita in maniera specifica alla formazione dei sacerdoti.

Ogni presbitero deve esser apostolo del Cuore di Cristo e di Maria

Nella città universitaria di Caen fondò il suo primo seminario, esperienza quanto mai apprezzata, che ben presto si allargò ad altre diocesi. Il cammino di santità, da lui percorso e proposto ai suoi discepoli, aveva come fondamento una solida fiducia nell'amore che Dio ha rivelato all'umanità nel Cuore sacerdotale di Cristo e nel Cuore materno di Maria. In quel tempo di crudeltà, di perdita di interiorità, egli si rivolse al cuore, per proferire una parola dei Salmi molto ben interpretata da Sant'Agostino.

Voleva richiamare le persone, gli uomini e soprattutto i futuri sacerdoti al cuore, mostrando il cuore sacerdotale di Cristo e il cuore materno di Maria. Di questo amore del cuore di Cristo e di Maria ogni sacerdote deve essere testimone e apostolo.
E qui arriviamo al nostro tempo. Anche oggi si avverte la necessità che i sacerdoti testimonino l'infinita
 L'Osservatore Romano
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Udienza generale del 19 agosto scorso, a Castel Gandolfo, dove
il Papa Benedetto XVI ha commentato, nel contesto del Anno
Sacerdotale, la festa di San Giovanni Eudes.

misericordia di Dio con una vita tutta "conquistata" dal Cristo, ed apprendano ciò fin dagli anni della loro preparazione nei seminari.
Punto di partenza per un'autentica riforma della vita

Dopo il Sinodo del 1990, Papa Giovanni Paolo II ha emanato l'Esortazione apostolica Pastores dabo vobis nella quale riprende e aggiorna le norme del Concilio di Trento e sottolinea soprattutto la necessaria continuità tra il momento iniziale e quello permanente della formazione; ciò per noi è un vero punto di partenza per un'autentica riforma della vita e dell'apostolato dei sacerdoti, ed è anche il punto nodale affinché la "nuova evangelizzazione" non sia semplicemente solo uno slogan attraente, ma si traduca in realtà.

Le fondamenta poste nella formazione seminaristica, costituiscono quell'insostituibile "humus spirituale" nel quale "imparare Cristo", lasciandosi progressivamente configurare a Lui, unico Sommo Sacerdote e Buon Pastore. Il tempo del Seminario va visto pertanto come l'attualizzazione del momento in cui il Signore Gesù, dopo aver chiamato gli apostoli e prima di mandarli a predicare, chiede loro di stare con Lui (cfr. Mc 3,14).

Quando san Marco racconta la vocazione dei dodici apostoli, ci dice che Gesù aveva un duplice scopo: il primo era che stessero con Lui, il secondo che fossero mandati a predicare. Ma andando sempre con Lui, realmente annunciano Cristo e portano la realtà del Vangelo al mondo.

Durante questo Anno Sacerdotale vi invito a pregare, cari fratelli e sorelle, per i sacerdoti e per quanti si preparano a ricevere il dono straordinario del Sacerdozio ministeriale. 
A tutti rivolgo, e così concludo, l'esortazione di San Giovanni Eudes, che dice così ai sacerdoti: "Donatevi a Gesù, per entrare nell'immensità del suo grande Cuore, che contiene il Cuore della sua Santa Madre e di tutti i santi, per perdervi in questo abisso di amore, di carità, di misericordia, di umiltà, di purezza, di pazienza, di sottomissione e di santità" (Coeur admirable, III, 2).
In questo senso cantiamo adesso insieme il Padre Nostro in latino.
(Udienza Generale a Castel Gandolfo, 19/8/2009)

Fons Lucis et Gratiae
miserere nobis