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sabato 30 marzo 2024

Il film scorre e l'uomo vede

SANTA PASQUA A TE E FAMIGLIA:

"EVANGELII  LECTIO

SIT  NOBIS  SALUS  ET  PROTECTIO"

AMEN. 

'Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Settembre-ottobre 1950. I Quaderno' (Parte II)

                        L'Apocalisse 

   Cap. II

   L'Apocalisse è un libro di rivelazione, sì. Anzi esso conclude la grande Rivelazione. Ma è anche un libro profetico.
   Rivelazione e profezia vengono ambe da Dio. Perché solo Dio li ispira. Solo Dio li può ispirare perché solo Egli sa la Verità essendo la Verità, e conosce gli eventi futuri perché è l'Eterno, l'Onnisciente, l'Onnipotente.
   La profezia è come una proiezione di fatti futuri, visti da Dio solo, e illuminati a coloro che vivono nelle nebbie del loro temporaneo presente. Per far capire ai grandi analfabeti della religione — e sono tanti, tanti anche fra coloro che limitano l'esser cattolici al ricevere i Sacramenti, all'ubbidire al precetto festivo, al prender parte alle processioni, all'andare, sì, anche questo, alle prediche, ma che non sanno rispondere, se vengono interrogati, a tante cose, al significato di certe parole, e una è la parola "profezia e profeti" e l'altra è quella di "apostolo", e altre ancora, e confondono quanto è cosa buona, cosa di luce, con cosa non buona, non fatta di luce, perché non sanno — per far capire a questi analfabeti della religione cosa è la rivelazione e cosa è la profezia, così come altrove, a spiegare l'Unità e Trinità di Dio, si è portato il paragone delle tre facce di un poliedro, altrettanto ora si porti il paragone, e forse capiranno, di una proiezione su fatti reali, ma avvenuti in un altro luogo e in un tempo antecedente, o di una proiezione di fatti che certo verranno, ma ancora non sono, e una sola Mente li sa, una sola Pupilla li vede, una sola Parola li può illustrare.
   L'uomo, nei secoli, ha fatto molte invenzioni e scoperte, alcune buone, alcune cattive, altre che avrebbero potuto esser buone, perché potevano esser mezzo di formazione, di istruzione, e anche di elevazione, e che invece si sono fatte non buone perché hanno servito ad eccitare i bassi appetiti della parte inferiore, a corrompere l'intelletto, a ledere l'anima per conseguenza. Una di queste cose, che avrebbero potuto esser buone e che si son fatte non buone, avendo servito ad illustrare il vizio, il delitto, il peccato, è la cine­matografia; un'altra, la stampa. Ma a rendere la nostra idea serve la prima. La cinematografia, coi suoi film, può illustrare fatti e perso­ne del passato. Più o meno storicamente bene, perché l'uomo rara­mente fa bene ciò che fa, e più raramente ancora fa secondo la veri­tà delle cose. Ma, ad ogni modo, a mezzo di questa invenzione, è pos­sibile mostrare ai viventi persone, avvenimenti, usi e costumi di se­coli e anche di millenni passati. Il film scorre e l'uomo vede. (continua)

AMDG et D.V. MARIAE

martedì 10 aprile 2018

L'ANIMA E' IMMORTALE

domenica 1 aprile 2018

Benedetto XVI: l’anima è immortale, perché l’uomo in modo singolare sta nella memoria e nell’amore di Dio



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Buona Pasqua a tutti ancora e sempre, carissimi Amici!  Per liberarsi da alcune suggestioni diaboliche diffuse recentemente da alcuni giornali riviviamo la solennità della Veglia Pasquale dell'aprile 2007.
Il testo dell'omelia del Santo Padre è consultabile qui.

In questo video vediamo anche i riti iniziali della Veglia: la preparazione del Cero pasquale e la Solenne Processione fino all'altare maggiore della Basilica Vaticana.


VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Basilica Vaticana
Sabato Santo, 7 aprile 2007

Cari fratelli e sorelle!

Dai tempi più antichi la liturgia del giorno di Pasqua comincia con le parole: Resurrexi et adhuc tecum sum – sono risorto e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano. 
La liturgia vi vede la prima parola del Figlio rivolta al Padre dopo la risurrezione, dopo il ritorno dalla notte della morte nel mondo dei viventi. La mano del Padre lo ha sorretto anche in questa notte, e così Egli ha potuto rialzarsi, risorgere.
La parola è tratta dal Salmo 138 e lì ha inizialmente un significato diverso. Questo Salmo è un canto di meraviglia per l’onnipotenza e l’onnipresenza di Dio, un canto di fiducia in quel Dio che non ci lascia mai cadere dalle sue mani. 
E le sue mani sono mani buone. L’orante immagina un viaggio attraverso tutte le dimensioni dell’universo – che cosa gli accadrà? “Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra…», nemmeno le tenebre per te sono oscure … per te le tenebre sono come luce” (Sal 138 [139],8-12).

Nel giorno di Pasqua la Chiesa ci dice: Gesù Cristo ha compiuto per noi questo viaggio attraverso le dimensioni dell’universo. Nella Lettera agli Efesini leggiamo che Egli è disceso nelle regioni più basse della terra e che Colui che è disceso è il medesimo che è anche asceso al di sopra di tutti i cieli per riempire l’universo (cfr 4,9s). Così la visione del Salmo è diventata realtà. Nell’oscurità impenetrabile della morte Egli è entrato come luce – la notte divenne luminosa come il giorno, e le tenebre divennero luce. 
Perciò la Chiesa giustamente può considerare la parola di ringraziamento e di fiducia come parola del Risorto rivolta al Padre: “Sì, ho fatto il viaggio fin nelle profondità estreme della terra, nell’abisso della morte e ho portato la luce; e ora sono risorto e sono per sempre afferrato dalle tue mani”. Ma questa parola del Risorto al Padre è diventata anche una parola che il Signore rivolge a noi: “Sono risorto e ora sono sempre con te”, dice a ciascuno di noi. La mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani. Sono presente perfino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là ti aspetto io e trasformo per te le tenebre in luce.

Questa parola del Salmo, letta come colloquio del Risorto con noi, è allo stesso tempo una spiegazione di ciò che succede nel Battesimo. Il Battesimo, infatti, è più di un lavacro, di una purificazione. È più dell’assunzione in una comunità. È una nuova nascita. Un nuovo inizio della vita. Il passo della Lettera ai Romani, che abbiamo appena ascoltato, dice con parole misteriose che nel Battesimo siamo stati “innestati” nella somiglianza con la morte di Cristo. 

Nel Battesimo ci doniamo a Cristo – Egli ci assume in sé, affinché poi non viviamo più per noi stessi, ma grazie a Lui, con Lui e in Lui; affinché viviamo con Lui e così per gli altri. Nel Battesimo abbandoniamo noi stessi, deponiamo la nostra vita nelle sue mani, così da poter dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Se in questo modo ci doniamo, accettando una specie di morte del nostro io, allora ciò significa anche che il confine tra morte e vita diventa permeabile. Al di qua come al di là della morte siamo con Cristo e per questo, da quel momento in avanti, la morte non è più un vero confine. 
Paolo ce lo dice in modo molto chiaro nella sua Lettera ai Filippesi: “Per me il vivere è Cristo. Se posso essere presso di Lui (cioè se muoio) è un guadagno. Ma se rimango in questa vita, posso ancora portare frutto. Così sono messo alle strette tra queste due cose: essere sciolto – cioè essere giustiziato – ed essere con Cristo, sarebbe assai meglio; ma rimanere in questa vita è più necessario per voi” (cfr 1,21ss). Di qua e di là del confine della morte egli è con Cristo – non esiste più una vera differenza. Sì, è vero: “Alle spalle e di fronte tu mi circondi. Sempre sono nelle tue mani”. Ai Romani Paolo ha scritto: “Nessuno … vive per se stesso e nessuno muore per se stesso … sia che viviamo, sia che moriamo, siamo … del Signore” (Rm 14,7s).

Cari battezzandi, è questa la novità del Battesimo: la nostra vita appartiene a Cristo, non più a noi stessi. Ma proprio per questo non siamo soli neppure nella morte, ma siamo con Lui che vive sempre. Nel Battesimo, insieme con Cristo, abbiamo già fatto il viaggio cosmico fin nelle profondità della morte. Accompagnati da Lui, anzi, accolti da Lui nel suo amore, siamo liberi dalla paura. Egli ci avvolge e ci porta, ovunque andiamo – Egli che è la Vita stessa.
Ritorniamo ancora alla notte del Sabato Santo. 

Nel Credo professiamo circa il cammino di Cristo: “Discese agli inferi”. Che cosa accadde allora? Poiché non conosciamo il mondo della morte, possiamo figurarci questo processo del superamento della morte solo mediante immagini che rimangono sempre poco adatte. Con tutta la loro insufficienza, tuttavia, esse ci aiutano a capire qualcosa del mistero. La liturgia applica alla discesa di Gesù nella notte della morte la parola del Salmo 23 [24]: “Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche!” La porta della morte è chiusa, nessuno può tornare indietro da lì. Non c’è una chiave per questa porta ferrea. Cristo, però, ne possiede la chiave. 

La sua Croce spalanca le porte della morte, le porte irrevocabili. Esse ora non sono più invalicabili. La sua Croce, la radicalità del suo amore è la chiave che apre questa porta. L’amore di Colui che, essendo Dio, si è fatto uomo per poter morire – questo amore ha la forza per aprire la porta. Questo amore è più forte della morte. Le icone pasquali della Chiesa orientale mostrano come Cristo entra nel mondo dei morti. Il suo vestito è luce, perché Dio è luce. “La notte è chiara come il giorno, le tenebre sono come luce” (cfr Sal 138 [139],12). 

Gesù che entra nel mondo dei morti porta le stimmate: le sue ferite, i suoi patimenti sono diventati potenza, sono amore che vince la morte. Egli incontra Adamo e tutti gli uomini che aspettano nella notte della morte. Alla loro vista si crede addirittura di udire la preghiera di Giona: “Dal profondo degli inferi ho gridato, e tu hai ascoltato la mia voce” (Gio 2,3). Il Figlio di Dio nell’incarnazione si è fatto una cosa sola con l’essere umano – con Adamo. Ma solo in quel momento, in cui compie l’atto estremo dell’amore discendendo nella notte della morte, Egli porta a compimento il cammino dell’incarnazione. 

Mediante il suo morire Egli prende per mano Adamo, tutti gli uomini in attesa e li porta alla luce.
Ora, tuttavia, si può domandare: Ma che cosa significa questa immagine? Quale novità è lì realmente accaduta per mezzo di Cristo? L’anima dell’uomo, appunto, è di per sé immortale fin dalla creazione – che cosa di nuovo ha portato Cristo? Sì, l’anima è immortale, perché l’uomo in modo singolare sta nella memoria e nell’amore di Dio, anche dopo la sua caduta. Ma la sua forza non basta per elevarsi verso Dio. Non abbiamo ali che potrebbero portarci fino a tale altezza. 
E tuttavia, nient’altro può appagare l’uomo eternamente, se non l’essere con Dio. Un’eternità senza questa unione con Dio sarebbe una condanna. L’uomo non riesce a giungere in alto, ma anela verso l’alto: “Dal profondo grido a te…” Solo il Cristo risorto può portarci su fino all’unione con Dio, fin dove le nostre forze non possono arrivare. Egli prende davvero la pecora smarrita sulle sue spalle e la porta a casa. Aggrappati al suo Corpo noi viviamo, e in comunione con il suo Corpo giungiamo fino al cuore di Dio. E solo così è vinta la morte, siamo liberi e la nostra vita è speranza.

È questo il giubilo della Veglia Pasquale: noi siamo liberi. Mediante la risurrezione di Gesù l’amore si è rivelato più forte della morte, più forte del male. L’amore Lo ha fatto discendere ed è al contempo la forza nella quale Egli ascende. 

La forza per mezzo della quale ci porta con sé. Uniti col suo amore, portati sulle ali dell’amore, come persone che amano scendiamo insieme con Lui nelle tenebre del mondo, sapendo che proprio così saliamo anche con Lui. Preghiamo quindi in questa notte: Signore, dimostra anche oggi che l’amore è più forte dell’odio. Che è più forte della morte. Discendi anche nelle notti e negli inferi di questo nostro tempo moderno e prendi per mano coloro che aspettano. Portali alla luce! Sii anche nelle mie notti oscure con me e conducimi fuori! Aiutami, aiutaci a scendere con te nel buio di coloro che sono in attesa, che gridano dal profondo verso di te! Aiutaci a portarvi la tua luce! Aiutaci ad arrivare al “sì” dell’amore, che ci fa discendere e proprio così salire insieme con te! Amen.

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana 
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AMDG et DVM

sabato 31 marzo 2018

Sì. Da non scordare.



BUONA PASQUA!


Ricorda sempre che ci sono cinque Vangeli:

Quattro scritti, che la maggioranza non legge.

Tu sei il quinto. E a te ti "leggono" molti,

tutti i giorni.


...vi dico che desidero per voi e per le vostre famiglie una Santa e serena Pasqua
di Risurrezione, poiché Gesù è veramente Risorto
e come desiderano Gesù e Maria Santissima ed io con Loro...
prego per tutti voi e per i vostri cari:

« Nel profondo del mio cuore io ti vedo o Signore
e contemplo il Tuo Volto.
È un Volto stanco Signore...
è un Volto rigato di lacrime
è un Volto triste che volge lo sguardo verso l’orizzonte
come a cercare in lontananza quel figlio che non arriva mai.
È un Volto che non cela la Speranza
ma è un Volto che si adegua all’evidenza.
Il Tuo sguardo che raggiunge il punto più lontano
non vede arrivare quel figlio che ancora aspetti.
Come è difficile Signore imitarTi nell’attesa...
nella Speranza e nella pazienza.
Come è fragile questa carne che si stanca...
come pesa questo cuore addolorato...
come bruciano questi occhi ormai gonfi a causa delle lacrime.
Sono lacrime d’amore mio Signore...
sono lacrime versate per Te
poiché vedo il Tuo Volto dentro di Me… prendere i miei tratti stanchi.
E allora mi rendo conto che i Tuoi Occhi…
stanno guardando il mondo attraverso i miei occhi
poiché così è piaciuto a Te.
E allora vedo quello che non avresti mai voluto vedere
e cioè un’Umanità stolta e sorda ad ogni Tuo richiamo.
L’Umanità è ubriaca di peccati che non intende riconoscere.
L’Umanità è convinta che Sei Tu o mio Gesù che intralci la loro libertà
ed è convinta che è a causa Tua che la divisione è nel Mondo.
Non Ti credono Gesù... non accolgono la Tua Parola
che hai donato loro attraverso gli Apostoli di ieri...
attraverso i Profeti... e attraverso di me.
Che fare mio Signore per farTi amare?
In quanti e quali modi ancora vuoi che Ti doni la mia Vita?
Sono un nulla o mio Gesù...
mi sento incapace a fare tante cose
eppure in questa misera mia carne hai voluto dimorare.
La mia pochezza risalta ad ogni Tua Parola
poiché io non sono capace di nulla senza di Te.
È il mio amore... l’unica cosa che posso esibire fieramente.
Sì... il mio amore per Te si tuffa nell’abisso del mare e riemerge
innalzandosi nel più alto dei Cieli in un attimo…
solcando spazi inesistenti senza tempo.
Lascia o mio Signore che io Ti ami anche per chi non Ti ama.
Lascia o mio Signore che accolga su di me
i giudizi e calunnie che Ti fanno poiché le fanno a me.
Lascia o mio Signore che io Ti difenda innanzi al mondo intero
e lascia o mio Signore che io testimoni di averTi visto da Risorto
e che piangevi per questa povera e stolta Umanità
caduta nel massimo degrado.
Detto questo o mio Signore...
lascia che il mio cuore rimanga nella Tua Pace
e non lenire Signore le ferite che vedi nell’Anima mia...
so che ne hai pietà ma lasciale come sono o mio Signore
poiché mi occorrono per rimanere in quell’umiltà
che richiedi come requisito particolare ai Tuoi figli.
Ed ora o mio Signore...
lascia che io interceda presso di te per mezzo della Madre Maria
per tutte quelle persone che hanno bisogno di essere guarite
nell’Anima... nel corpo e nello spirito.
In quanto a me o mio Signore tutto conosci...
lascia solamente che io pieghi il capo e le ginocchia
e mi accoccoli ai Tuoi Piedi...
per chiedere per me e per il mondo intero…
« Gesù... perdono ». 
 
                                     Conchiglia
                                                     della Santissima Trinità


domenica 16 aprile 2017

BACI E FIORI

CRISTO
E’ RISORTO
 Dopo una battaglia senza esclusione di colpi
armato d’amore… pazienza… perseveranza…
contro la superbia… l’odio… l’accidia…
ricevendo in cambio calci e sputi
che al momento stabilito Dio mutò in baci e fiori
IN VERITA’ E’ RISORTO
Alleluje!
AVE MARIA!

domenica 26 febbraio 2017

DIVINI MESSAGGI


GRIDA E NON TACERE:
GESU' E' RISORTO

Dongo (Como), 26 marzo 1989. Pasqua di Resurrezione.

In attesa del suo glorioso ritorno.


«Figli prediletti, vivete nella gioia della Pasqua.
Gesù Cristo, flagellato, coronato di spine, vilipeso, condotto alla Croce, crocifisso e giustiziato
come un malfattore, è risorto.

Con la potenza che gli viene dalla Persona e dalla natura divina, 
ha richiamato da morte la sua natura umana e,
 nello splendore della sua gloria, è uscito vittorioso dal sepolcro.

Cristo risorto è vivo in mezzo a voi.
Non temete: 
Lui guida le vicende della storia umana 
alla realizzazione del volere del Padre Celeste 
e del suo grande disegno di salvezza.

Cristo risorto è ora assiso in Cielo sul suo trono di gloria, 
alla destra del Padre.
A Lui sono sottomesse tutte le cose.
Sotto lo sgabello dei suoi piedi saranno 
umiliati e sconfitti 
tutti i suoi nemici.

Da questo giorno la storia umana si apre 
alla piena glorificazione di Cristo risorto.

Cristo risorto tornerà a voi sulle nubi del cielo, 
nel pieno fulgore della sua gloria.
Vivete oggi in attesa del suo glorioso ritorno.

Non lasciatevi scoraggiare 
per il momentaneo trionfo del male e del peccato.

Non vi rattristi l'attuale vittoria nel mondo 
del rifiuto ostinato di Dio, 
della ribellione alla sua legge di amore, 
di una così universale empietà.

Neppure lasciatevi prendere dal dubbio 
e dalla sfiducia nel vedere la Chiesa tanto ferita e
percossa, insidiata e tradita.

La gioia pasquale sia più grande 
di ogni umana ragione di apprensione e di tristezza.

Cristo risorto è vivo fra voi. 
Cristo risorto segna della sua vittoria 
le vicende del mondo e della storia.

Cristo risorto vuole instaurare fra voi il suo Regno, 
perché sia glorificato da tutto l'universo creato.

Vivete sempre nella gioia e in una sicura speranza, 
in attesa del suo glorioso ritorno».

GESU' MARIA CI AMANO!
RISPONDIAMO CON AMORE!