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sabato 12 dicembre 2015

«SAPPI, MIO PICCOLO FIGLIO AMATISSIMO ... nican mopohua



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26. Gli dice: «SAPPI, MIO PICCOLO FIGLIO AMATIS-SIMO, CHE IO SONO LA PERFETTA SEMPRE VERGINE SANTA MARIA, LA MADRE DEL VE-RISSIMO ED UNICO DIO, DI COLUI CHE È L'AUTORE DELLA VITA, DEL CREATORE DEGLI UOMINI, DI COLUI NEL QUALE TUTTE LE COSE SUSSISTO-NO, DEL SIGNORE DEL CIELO, DEL PADRONE DELLA TERRA. DESIDERO ARDENTEMENTE CHE IN QUESTO LUOGO VEN­GA COSTRUITA LA MIA PICCOLA CASA SACRA, MI VENGA ERETTO UN TEMPIO,
 
NICAN MOPOHUA
Il NICAN MOPOHUA è il testo base delle apparizioni sul Tepeyac. Fu scritto tra il 1540 e il 1548 da Antonio Valeriano (1520 - 1605), nipote di Montezuma, professore di latino, governatore per 35 anni di Città del Messico e anche amico di Juan Diego. Il testo originale andato perso, non era scritto su carta ma su "Amate", una specie di papiro messicano, fabbricato con maguey, una pianta della famiglia dei cactus. In seguito, il racconto delle apparizioni fu trascritto in "glifi", cioè nel sistema pittografico degli antichi messicani. Nel 1972 a New York nella biblioteca della Hispanic Society of America fu scoperta una copia che risalirebbe al 1573. Il racconto non fu solo tramandato per iscritto e a viva voce, ma anticamente era pure cantato e mimato con danze. Narra infatti Luis Becerra Tanco che il 12 dicembre 1666 poté assistere ad uno spettacolo che aveva per tema il Nican Mopohua e per protagonisti un gruppo di indios. Nel 1649 fu Luis Lasso de la Vega († 1660) a pubblicare per la prima volta il Nican Mopohua in náhuatl, con alcune aggiunte in cui si narrano i primi miracoli operati dalla Morenita di Guadalupe.
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26. quimolhuilia: "MAXICMATTI, MA HUEL YUH YE IN MOYOLLO, NOXO-COYOUH, CA NEHUATL IN NICEN-QUIZCA CEMICAC ICHPOCHTLI SANCTA MARIA, IN INANTZIN IN HUEL NELLI TEOTL DIOS, IN IPAL-NEMOHUANI, IN TEYOCOYANI, IN TLOQUE NAHUAQUE, IN ILHUICA-HUA, IN TLALTICPAQUE. HUEL NIC-NEQUI, CENCA NIQUELEHUIA INIC NICAN NECHQUECHILIZQUE NO­TEOCALTZIN,

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26. le dice: "SÁBELO, TEN POR CIERTO, HIJO MÍO EL MÁS PE-QUEÑO, QUE YO SOY LA PER-FECTA SIEMPRE VIRGEN SANTA MARÍA, MADRE DEL VERDADE-RÍSIMO DIOS POR QUIEN SE VIVE, EL CREADOR DE LAS PER-SONAS, EL DUEÑO DE LA CER-CANÍA Y DE LA INMEDIACIÓN, EL DUEÑO DEL CIELO, EL DUE-ÑO DE LA TIERRA, MUCHO DE-SEO QUE AQUÍ ME LEVANTEN MI CASITA SAGRADA.
27. IN CUI IO VOGLIO MO-STRARLO, RENDERLO MANI-FESTO,
27. IN ONCAN NICNEXTIZ, NICPAN-TLAZAZ.
27. EN DONDE LO MOSTRARÉ, LO ENSALZARÉ AL PONERLO DE MANIFIESTO:
 
28. DARLO ALLE GENTI ATTRAVERSO IL MIO AMORE, LA MIA COMPASSIONE, IL MIO AIUTO, LA MIA PROTEZIONE,
28. NICTEMACAZ IN IXQUICH NOTE-TLAZOTLALIZ, NOTEICNOIT-LALIZ, IN NOTEPALEHUILIZ, IN NOTEMA-NAHUILIZ,
28. LO DARÉ A LAS GENTES EN TODO MI AMOR PERSONAL, EN MI MIRADA COMPASIVA, EN MI AUXILIO, EN MI SALVA-CIÓN:
29. PERCHÉ, IN VERITÀ, IO SONO LA VOSTRA MADRE MISERICORDIOSA:
29. CA NEL NEHUATL IN NAMOI-CNOHUACANANTZIN,
29. PORQUE YO EN VERDAD SOY VUESTRA MADRE COM­PASIVA,
30. TUA, DI TUTTI COLORO CHE ABITANO QUESTA TERRA
30. IN TEHUATL IHUAN IN IXQUI-CHTIN IN IC NICAN TLALPAN ANCE-PANTLACA,
30. TUYA Y DE TODOS LOS HOMBRES QUE EN ESTA TIER-RA ESTÁIS
31. E DI TUTTI QUEGLI UOMINI CHE MI AMANO, MI INVOCANO, MI CER­CANO E RIPONGONO IN ME TUTTA LA LORO FIDUCIA.
31. IHUAN IN OCCEQUIN NEPAPAN-TLACA, NOTETLAZOTLACAHUAN, IN NOTECH MOTZA­TZILIA, IN NECH-TEMOA, IN NOTECH MOTEMA-CHILIA,
31. EN UNO, Y DE LAS DEMÁS VARIADAS ESTIRPES DE HOM-BRES, MIS AMADORES, LOS QUE A MÍ CLAMEN, LOS QUE ME BUSQUEN, LOS QUE CONFÍEN EN MÍ,
32. QUI ASCOLTERÒ IL VOSTRO PIANTO E I VOSTRI LA-MENTI. MI PRENDERÒ A CUORE E CURERÒ TUTTE LE VOSTRE NUMEROSE PENE, LE VOSTRE MISERIE, I VOSTRI DOLORI PER PORVI RIMEDIO.
32. CA ONCAN NIQUINCAQUILIZ IN IN­CHOQUIZ, IN INTLAOCOL, INIC NICYECTILIZ NICPATIZ IN IXQUICH NEPAPAN INNETOLINILIZ, INTONE-HUIZ, INCHICHINAQUILIZ.
32. PORQUE ALLÍ LES ESCU­CHARÉ SU LLANTO, SU TRI­STEZA, PARA REMEDIAR PARA CURAR TODAS SUS DIFEREN-TES PENAS, SUS MISE­RIAS, SUS DOLORES.
33. E PERCHÉ SI POSSA REA-LIZZARE QUANTO IL MIO AMORE MISERICORDIOSO DESIDERA, RECATI AL PALAZZO DEL VESCOVO A CITTÀ DI MÉXICO E DIGLI CHE IO TI MANDO PER RIVELARGLI QUANTO DESIDERO, E CIOÈ CHE MI PROVVEDA QUI UNA CASA, ERIGENDOMI UN TEMPIO AI PIEDI DI QUESTO COLLE. GLI RACCONTERAI TUTTO CIÒ CHE HAI VISTO E AMMIRATO E CIÒ CHE HAI UDITO.
33. AUH INIC HUELNELTIZ IN NICNEMILIA IN NOTEICNOITTALIZ MA XIAUH IN OMPA IN ITEC-PANCHAN IN MEXICO OBISPO, AUH TIQUILHUIZ IN QUENIN NEHUA NI-MITZTITLANI INIC TIQUIXPANTIZ IN QUENIN HUEL CENCA NI-QUELEHUIA INIC NICAN NECH-CALTI, NECHQUECHILI IN IPAN IN TLALMANTLI NOTEOCAL; HUEL MOCH TICPOHUILIZ IN IXQUICH IN OTIQUITTAC, OTICMAHUIZO, IHU-AN IN TLEIN OTICCAC.
33. Y PARA REALIZAR LO QUE PRETENDE MI COMPASIVA MI-RADA MISERICORDIOSA, ANDA AL PALACIO DEL OBISPO DE MEXICO, Y LE DIRÁS QUE CÓ-MO YO TE ENVÍO, PARA QUE LE DESCUBRAS CÓMO MUCHO DESEO QUE AQUÍ ME PROVÉA DE UNA CASA, ME ERIJA EN EL LLANO MI TEMPLO; TODO LE CONTARÁS, CUANTO HAS VI­STO Y ADMIRADO, Y LO QUE HAS OÍDO.
34. STAI SICURO CHE TE NE SARÒ MOLTO GRATA E TI RICOMPENSERÒ;
34. AUH MA YUH YE IN MOYOLLO CA HUEL NICTLAZOCAMATTIZ, AUH CA NIQUIXTLAHUAZ
34. Y TEN POR SEGURO QUE MUCHO LO AGRADECERÉ Y LO PAGARÉ,
 
35. PER QUESTO TI ARRICCHIRÒ E TI GLORIFICHERÒ.
35. CA IC NIMITZCUILTONOZ, NI-MITZTLAMACHTIZ,
35. QUE POR ELLO TE ENRI­QUECERÉ, TE GLORIFICARÉ;
36. LA TUA FATICA E IL SERVIZIO CHE MI FAI ANDANDO A SOLLECITARE LA MIA PETIZIONE SARANNO DEGNA­MENTE RICOMPENSATI.
36. IHUAN MIEC ONCAN TICMACE-HUAIC NICCUEPCAYOTIIN MOCIA-HUILIZ, IN MOTEQUIPANOLIIN IC TICNEMILITIUH IN TLEIN NIMITZ-TITLANI.
36. Y MUCHO DE ALLÍ MERE­CERÁS CON QUE YO RETRI­BUYA TU CANSANCIO, TU SER-VICIO CON QUE VAS A SOLI-CITAR EL ASUNTO AL QUE TE ENVÍO.
 
37. ORA CHE HAI ASCOLTATO, MIO PICCOLO FIGLIO AMATISSIMO, LA MIA PAROLA, VA' E PORTA A TERMINE LA MISSIONE!».

giovedì 10 aprile 2014

Storia decisamente affascinante. Luigina Sinapi.

Quella di Luigina Sinapi è una storia decisamente affascinante ma, non di rado, dimenticata o sconosciuta: la storia della beata (il processo è in corso) del XX secolo che ricevette alcune immagini dal Cielo ritraenti la Vergine Maria alle nozze di Cana.
 

La vita

Già da bambina Luigina affermava di giocare spesso con Gesù Bambino a nascondino ed a rincorrersi – la mistica Natuzza Evolo aveva esperienze dello stesso tipo in gioventù.

Era nata l’8 settembre 1916 a Itri (Latina), prima di cinque figli. La sua mamma era così preoccupata dei fatti straordinari che le succedevano, che a metà degli anni ’20 la portò da Padre Pio da Pietrelcina per un consiglio e una benedizione.
Il frate le pose la sua mano stigmatizzata sul capo e disse: “Dio si manifesta in lei con la sua volontà”.
Trascorse fanciullezza e adolescenza nella sua famiglia agiata ricevendo, soprattutto dalla mamma, un’ottima educazione cristiana, frequentando elementari e ginnasio con serietà e intuendo che una singolare missione l’aspettava.
Ella stessa dirà di aver offerto a Gesù il voto di verginità a soli cinque anni.
Insieme, nutriva un’affezione intensissima alla Madonna, pregata a lungo con il Rosario, contemplata nei suoi dolori, nella partecipazione alla Passione del Figlio Crocifisso.

In Maria SS.ma aveva una fiducia illimitata, tanto da strapparle dei miracoli, così che quando altri si accorgevano della sua familiarità con Lei le chiedevano di pregarla per le loro necessità: e succedevano miracoli.

Nel novembre 1931, il primo grandissimo dolore: la morte della sua mamma a soli 44 anni. Era l’inizio della sua “via Crucis” cui però non mancheranno gioie profondissime e eventi straordinari.
Sedicenne, Luigina entra tra le Figlie di S. Paolo per consacrarsi a Dio. Ha come direttore spirituale don Timoteo Giaccardo(oggi beato). Ma a causa dellasua salute delicata, quello non è il suo posto. La notte di Natale, don Giaccardo le domanda: “Per amore di Gesù, vuoi offrirti vittima per la salvezza delle anime?”.
Luigina risponde di sì. Don Giaccardo conclude: “Va’, figliola, la tua vocazione è altrove”.
Luigina sente dolori atroci al bacino: è un tumore. Rimane a letto, nella sua casa di Itri, per due anni, pregando, offrendo e continuando a occuparsi con eroismo dei suoi fratelli cui fa da mamma. Il 15 agosto 1935, solennità dell’Assunzione di Maria, il Parroco le amministra l’Estrema Unzione, perché ormai è alla fine. Ma ecco il miracolo: Luigina vede Gesù e la Madonna che la interrogano:

Siamo venuti per farti una proposta. Tu però sei libera di scegliere: vuoi venire subito con noi in Paradiso o rimanere sulla terra e offrirti ancora vittima espiatrice per la Chiesa e per i sacerdoti?

In un istante, Luigina vede i pericoli dell’apostasia, le defezioni che sarebbero venute negli anni futuri e accetta la seconda proposta, offrendosi ancora vittima a Dio.
Gesù allora le dice:

Non entrerai più in convento, ma come una persona comune vivrai nascosta agli occhi del mondo. Sarai poco compresa, soffrirai molto e morirai sola come me. Sarai –come dice il tuo nome– il granello di senape in un solco di Roma. Vivrai lo straordinario nell’ordinario. Da questo momento ti lascerò la mia santa Madre: ti guiderà e ti conforterà. Sii una violetta nascosta ma sempre profumata. Non temere.

Luigina Sinapi in giovane età
Luigina Sinapi in giovane età

Non appena Gesù ebbe finito di parlare, l’angelo custode di Luigina, Samuele, la prese per mano e la sollevò. Luigina si trovò improvvisamente guarita, mentre le bende che le coprivano il tumore le caddero.

Dopo quella visione, il primo sabato di ogni mese e nelle festività mariane, la Madonna, preannunciata da musiche e cori angelici, apparve sempre a Luigina, lasciando sul luogo un profumo senza eguali che perdurava per tutto il giorno.
Luigina nel 1930 era entrata nel convento delle Figlie di San Paolo di don Alberione ma, ammalatasi, poco dopo dovette lasciare l’istituto.
Il colloquio con il Cielo, con Gesù e la Madonna, con Santi quali S.Francesco d’AssisiS. Filippo NeriS. Teresa di Gesù Bambino e S. Gemma Galgani, si fa più intenso: vede l’Invisibile e porta a compimento “cose impossibili” agli uomini.
Al contempo si dedica all’adorazione eucaristica, all’apostolato spicciolo e a quello “in grande”, straordinario, come quando Gesù la invia in bilocazione a portare soccorso ai Vescovi e ai sacerdoti impediti e perseguitati nell’Est europeo e in Russia.
Nel medesimo tempo il diavolo la tormenta in ogni modo. Non per nulla si era offerta vittima per la Chiesa e per i sacerdoti e il bene che compie è sempre più grande, a larghissimo raggio.

All’entrata dell’Italia in guerra nel giugno 1940, Luigina lascia Roma per fondare presso il Santuario della Madonna della Civita, a Itri, un’opera di carità e di assistenza per bambini bisognosi e donne anziane. Richiamata a Roma presso l’istituto di Statistica, non accetta, vivendo per qualche tempo di umili servizi e di carità e continuando il suo apostolato singolare.

Una mattina d’aprile 1937, Luigina si trova presso l’Abbazia delle Tre Fontane e si inoltra tra le piante secolari fino a una grotta che ella non sa essere luogo malfamato e ricettacolo di ciò che si vuol far sparire: croci spezzate, corpicini abortiti, materiale compromettente. Luigina si trova davanti alla Madonna che, con uno sguardo mesto, le fece notare in un angolo lo scheletro di un bimbo abortito ed insepolto.
Luigina seppellisce i piccoli resti e poi la Madonna le confida:
 

Esattamente fra dieci anni, tornerò in questo luogo. Mi servirò di un uomo che oggi perseguita Me e la Chiesa Cattolica e vuole uccidere il Papa… Ora tu va in piazza S. Pietro, troverai una signora vestita così… e le chiederai di condurti da suo fratello Cardinale: porterai a lui il mio messaggio. Da questo luogo, stabilirò a Roma il trono della mia gloria… Inoltre dirai al Cardinale che prestò sarà lui il nuovo Papa.
Luigina va a S. Pietro dove incontra la marchesa Pacelli, ottenendo subito di parlare con il fratello Card. Eugenio Pacelli, Segretario di Stato. L’illustre e santo uomo di Chiesa crede subito a quella ragazza di 21 anni, come a un’inviata da Dio. Quando il 12 aprile 1947 la Madonna apparì a Bruno Cornacchiola, convertendolo dai suoi tristi intenti, egli andò a raccontare tutto al Papa Pio XII, che era comunque già al corrente di tutto.
Vista realizzata la profezia che riguardava la sua elezione al Papato, Pio XII continua a stimare sempre più Luigina. I suoi incontri con lei si infittiscono nelle frequenti udienze e nelle telefonate reciproche.
Un giorno, in cui giunge all’udienza con il Pontefice, coperta di lividi per le percosse ricevute dal diavolo, Pio XII le dona una reliquia della Croce di Gesù, dicendo: “Portala sempre con te, ti proteggerà da Satana!”.
Avvicinandosi l’Anno Santo 1950, Pio XII pensa alla definizione dogmatica dell’Assunzione di Maria SS.ma in corpo e anima, ma vuole un segno dal Cielo.
Luigina, a nome della Madonna, le dice: “Padre santo, proceda tranquillo. Mamma Maria è in Paradiso anche con il suo corpo!”.
Luigina nel contempo sapeva che stavano per venire tempi molto duri per la Chiesa.
Ad un amico confidò: “Dopo il Concilio, la Chiesa dovrà superare molte difficoltà… Ma alla fine, essa ne uscirà rinvigorita”.
Per suggerimento della Madonna, scrive: “Tempo verrà in cui menti corrose dall’orgoglio di scoprire, contesteranno il Vangelo, perché Gesù non ha scritto… Ma gli Apostoli, infiammati dal Fuoco divino, lo hanno scritto con il sangue. Quel Fuoco si sta spegnendo. La Chiesa ha bisogno di nuovo di questo Fuoco”.
Questa è la rivelazione in cui si intravede la tragedia della “nuova teologia” e della “nuova esegesi” già condannate da Pio XII nella “Humani generis” (12 agosto 1950), e che dilagando di nuovo dappertutto, di fatto distruggono il Credo Cattolico e seminano confusione e rovina nelle anime.
Passò gli ultimi anni della sua vita offrendo i suoi sacrifici per le anime di Chiesa e per la salvezza delle anime, passando a miglior vita il 17 aprile 1978.

La “foto” della Vergine Maria

Luigina Sinapi, come detto, era testimone d’accadimenti straordinari, anche più volte al giorno.

Tuttavia, verso la fine degli anni ’60, uno di questi “eventi” fu molto particolare.
Ella attendeva, come ogni primo sabato del mese, la visita della “Mamma” nella sua casa di via Urbino, e più esattamente nella sua Cappellina; ma quel sabato la Madonna non era venuta. Luigina si fece triste e, per consolarsi, pensò di proiettarsi alcune immagini sacre, ed in particolare le diapositive dei Luoghi Santi.
Sulla parete che funge da schermo, ecco che arriva, nell’ordine , la diapositiva della località, Cana, luogo dell’evangelico “Festino di Nozze”, dove Gesù diede inizio ai suoi miracoli.
All’’improvviso la scena si anima per la presenza reale della Madre di Gesù che intercede preso il Figlio. Maria è rivestita della Veste di Nozze, ed è adorna dei “gioielli (monili) della Casa di Davide”, dono dello Sposo Giuseppe: due magnifici orecchini di perle e una fibula analoga sull’omero a fermare la lieve cadenza del manto.
Un tessuto impalpabile, quasi un velo, bianco, poggia sul suo capo.
In una prima posa la Vergine è rivolta con gli occhi al Figlio e dice a Lui: “Non hanno più vino”.
In un’altra posa, la seconda, l’immagine si presenta il sembiante verginale della “Donna”, allorché la Madre di Gesù, rivolta ai servi, pronuncia le arcane parole: ”Fate quello che Egli vi dirà”.
Nell’atto di allontanarsi la Madonna dice a Luigina: “Ti lascio un regalo, vedi!”, e aggiunge: “In Me troverai Gesù”.

Le due foto della Vergine Maria
Le foto della Vergine Maria (Clicca per lo zoom)

Tempo dopo sempre la Madonna le confermò la veridicità della foto: “Ecco il segno che da tempo desideravi. Codesta è la mia fotografia alle Nozze di Cana, cui presi parte con Gesù e i suoi primi Discepoli. Guardala bene: in essa si riflette un grande momento di gioia, di trepidazione e di sollecitudine da parte mia e del mio Figlio per le sorti della famiglia.

Luigina tuttavia, per rafforzarne l’autenticità, la diede all’’On. Prof. Enrico Medi per analizzarla, il quale la sottopose ad esame di laboratorio. Dall’esame di rigore scientifico risultò di essere una fotografia in “positivo”, ovvero reale.
Da notare che tutti i tentativi di riproduzione e/o fotocopia non andarono a buon fine, le macchine si rompevano nel tentativo.
 

Ma la Sinapi era anche depositaria di un materno avviso: “In me troverai Gesù”, le aveva detto la “Mamma” all’’atto di allontanarsi. Dapprima la mistica non intende il significato celato in queste parole.

Tuttavia la sua fede, fede di “eventi maturati in silenzio”, diventa in quel momento operosa attesa, sorge la viva esigenza di decifrare il senso delle arcane parole. Il giubilo del materno “regalo” era attraversato da quella domanda. Ed ecco, a un tratto, la sublime, consolante scoperta: nel Volto bello e santo della Madonna, c’era – e c’è – ben visibile, il Volto di Gesù.
Bisogna coprire con un foglio bianco la parte sinistra del Volto della Madre, perché nella parte destra emerga una sagoma, uguale e diversa: l’immagine del Figlio. I sembianti del Figlio e del Figlio e della Madre sono uguali, ma non identici, nei tratti e nelle espressioni.
Luigina cerca una conferma alla sua scoperta e la trova in modo convincente nell’unico termine di paragone irrefragabile: i tratti del Salvatore presenti nel Volto della “Donna” che intercede alle Nozze di Cana, sono conformi al divino sembiante dell’Uomo della Sindone, l’unico archetipo dell’Uomo–Dio (link all’immagine della comparazione).
Nel regalo fatto dalla “Mamma” a Luigina “il Figlio di Maria” è conforme nei tratti al Volto della Madre. Ma la Madre, “Figlia del Suo Figlio”, è conforme a Lui.
Allorché Luigina mostrava nel volto di Maria il volto adorabile del suo Gesù era presa da un’intima consolazione. Era questo il messaggio più grande dell’immagine: Lì – e cioè in Me – troverai Gesù, aveva detto la Vergine Maria.






mercoledì 24 luglio 2013

Il ritratto fisico e spirituale teologico di Maria

"Non hanno più vino"




1. Il ritratto fisico di Maria    Le prime immagini della Madonna nelle catacombe raffigurano Maria come una matrona romana. Ben presto, però, in Oriente si e andati alla riscoperta di un vero ritratto: questa e l'origine del ritratto attribuito a san Luca. I tratti somatici di Maria sono anche tramandati dai Padri della Chiesa e contenuti nei manuali di pittura. Il manuale di Dionisio da Furnà, monaco greco del monte Athos, del secolo XVIII, dà il seguente ritratto di Maria: 

«La santissima Madre di Dio era di statura media (alcuni dicono che anche lei era alta tre braccia), del colore del grano, con i capelli biondi e gli occhi chiari e belli, le sopracciglia lunghe, un naso medio, una mano lunga con dita affilate: era semplice, umile, naturale: amava i vestiti dal colore naturale, come testimonia il suo Maphorion che si trova nel tempio a lei dedicato.»

    La descrizione fornisce tre elementi del ritratto fisico di Maria: la statura di Maria descritta come media; i tratti somatici di volto e mani, i soli visibili sulle icone mariane; l'abito che copre il capo, le spalle e il corpo di Maria, che l'autore identifica con il cosiddettoMaphorion che i bizantini possedevano a Costantinopoli e veneravano nel santuario mariano di Blachernes della stessa città. 


Altri testi insistono sulla somiglianza di Madre e Figlio; ne citeremo qui solo uno tratto dalla Vita di Maria, scritta da un certo Epifanio, monaco di Costantinopoli, vissuto nel secolo IX. Parlando di Gesù, Epifanio ne fa il seguente ritratto:

 «Gesù era di circa sei piedi, con capigliatura bionda e un po' ondulata, sopracciglia nere non del tutto arcuate, con una leggera inclinazione del collo in modo che il suo aspetto non era del tutto perpendicolare col viso non rotondo ma alquanto allungato, come quello di sua Madre. alla quale del resto egli rassomigliava in tutto.» 

«Maria era di media statura; alcuni, invece, sostengono che la superasse. Di carnagione color del grano, aveva capelli biondi, begli occhi dal color nocciola dorato. le sopracciglia nere, un naso profilato, mani, dita e faccia allungate; era tutta grazia e bellezza, senza superbia, semplice, laboriosa e sommamente umile; perciò, come lei stessa dice, Iddio la guardò perché lei magnificava il Signore; amava portare vesti non tinte, come testimonia il suo sacro velo dal colore naturale


2. Il ritratto spirituale teologico

    L'icona mariana contiene anche il ritratto spirituale e teologico della Madre di Dio. I Padri parlano spesso della bellezza di Maria. Basti qui citare la descrizione data da Gregorio Palamas, autore greco del secolo XIV:

«Volendo creare un'immagine della bellezza assoluta e manifestare chiaramente agli angeli e agli uomini la potenza della sua arte, Dio ha fatto Maria tutta bella. Egli ha riunito in lei le particolari bellezze distribuite alle altre creature e l'ha costituita comune ornamento di tutti gli esseri visibili e invisibili: o piuttosto, ha fatto di lei come la sintesi di tutte le perfezioni divine, angeliche e umane, una bellezza sublime che nobilita i due mondi, che si eleva dalla terra fino al cielo e che supera anche quest'ultimo... Maria è come la linea di demarcazione tra il creato e l'increato. Ella sola ha ricevuto i doni divini senza misura e Dio ha posto tutto nelle sue mani: ella è il luogo di tutte le grazie, la pienezza della bontà, l'immagine viva di ogni virtù; ella sola è stata ricolmata dei carismi dello Spirito Santo, ed e eccelsa su ogni creatura per la sua unione con Dio».

    Abbiamo in questa descrizione gli elementi della bellezza spirituale soprannaturale della Madre di Dio che il pittore è chiamato a rendere visibile con la sua arte. Il compito è però così arduo e cosi sublime da dover ricorrere a un grande numero di iscrizioni e di simboli che costituiscono ognuno una specie di finestra aperta sull'invisibile, sul soprannaturale, sull'ultraterreno. Questo fa dell'arte bizantina un'arte mistica e simbolica aperta sull'infinito.



    3.3. I simboli e le iscrizioni

    I simboli principali, accompagnati da iscrizioni a cui normalmente ricorre l'artista, sono i seguenti. La posizione frontale delle figure e gli occhi aperti rivolti allo spettatore hanno lo scopo di mettere il fedele che prega in diretto contatto con il modello raffigurato. Il fondo oro esprime la gloria celeste in cui vivono attualmente le figure rappresentate. Il nimbo dorato suggerisce la santità della Panaghia, o «Tuttasanta». Le tre stelle dipinte sul capo e sulle spalle di Maria simboleggiano la Aeiparthenos, o «perpetua verginità di Maria prima, durante e dopo il parto». LeIscrizioni che figurano sulle icone mariane sono di due tipi. Le prime sono obbligatorie, le seconde facoltative. Quelle obbligatorie accompagnano le figure di Maria e del bambino. Quella che accompagna la figura di Maria è costituita dai due digrammi del nome di Maria, scritti in grandi caratteri, spesso ornati, ai due lati del capo della Madonna. Essi sono MP ΘY, abbreviazione perMeter Theou, o Madre di Dio. Questi due digrammi hanno soppiantato ben presto il nome Aghia Maria, o Santa Maria, che si incontrano in alcune rare raffigurazioni antiche. Essi corrispondono inoltre al nome Theotokos divenuto un nome proprio di Maria a partire del concilio di Efeso del 431, nel quale i Padri della Chiesa ravvisano la fonte di tutte le sue grandezze e di tutti i suoi privilegi. San Giovanni Damasceno (+749) cosi lo celebra: «Il solo nome Theotókos contiene tutto il mistero dell'economia della salvezza». Esso comprende anche per i bizantini la fonte nascosta della sublime bellezza della Madre di Dio. 


    Anche il bambino che siede in braccio o nel grembo della Madre è raffigurato in posizione frontale. Veste chiton. o tunica. e imation. o mantello color oro coperto di assist, ossia di una ragnatela di fili d'oro che esprimono la sua divinità. Ha la statura di un bimbo di tre anni, ma le sembianze sono di un adulto, per sottolineare il carattere soprannaturale e divino. Il nimbo è crociato, per indicare il Salvatore, e contiene il trigramma sacro O WN, o Yahweh, il nome rivelato da Dio a Mosè. Ai due lati del capo sono iscritti IC XC, per Gesù Cristo, Figlío di Dio e Dio lui stesso. La mano sinistra regge un rotolo di pergamena, simbolo della sapienza; la mano destra alzata suggerisce un segno di benedizione.


Vero Volto di Maria Santissima


<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI;
AMORE DI DIO, CONSUMAMI;
NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.
MARIA MADRE MIA, GUARDAMI;
CON GESU’ BENEDICIMI;
DA OGNI MALE, DA OGNI ILLUSIONE,
DA OGNI PERICOLO, PRESERVAMI.>>

mercoledì 23 gennaio 2013

MIRACOLI DI MARIA SANTISSIMA: LORETO, APARECIDA, GUADALUPE, LOURDES, GENAZZANO, FATIMA,

E' LA VERA IMMAGINE DELLA MAMMA DIVINA
QUESTO E' L' UNICO VERO VOLTO DI MARIA 
Santissima Nostra Signora di Guadalupe, La Perfetta 

MIRACOLI DI MARIA

CHE COS’E’ UN MIRACOLO?

"Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva.
E Gesù stese la mano e lo toccò di­cendo: `Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve. " (Mt 8, 1-3)
"Miracolo! Miracolo! È un miracolo!" - grida il popolo, meravigliato dinanzi a quel fenomeno che nessuno è in grado di spiegare. Numerosi altri miracoli sono narrati nel­la Bibbia. Nel corso dei secoli, Dio ha continua­to a intervenire nella storia dei santi e della Chie­sa, operando molti miracoli per il bene dei fedeli. Ma che cos'è esattamente un miracolo?
La Chiesa cattolica ha stabilito i criteri per sapere con certezza se un fatto particolare è mi­racoloso o no.
In primo luogo, ci devono essere documen­ti in grado di dimostrare che il fatto preso in con­siderazione è reale, che non è una frode o il frut­to dell'immaginazione o di un condizionamento psicologico.
In secondo luogo, è necessario che esso sia il risultato di un'esperienza autenticamente reli­giosa.
Infine, il fatto deve essere inspiegabile se­condo le leggi naturali e della scienza.
Ma... sarà possibile che ancor oggi avven­gano miracoli?
Sì, essi si verificano anche ai nostri giorni. Ad esempio, nei processi di beatificazio­ne e canonizzazione, la Chiesa esige la prova dei miracoli, ottenuti attraverso l'intercessione del­la persona che sarà beatificata o canonizzata. La Chiesa è attenta a effettuare un'analisi minuzio­sa, prima di dichiarare che si è trattato effettiva­mente di un miracolo.
È necessario notare che solo Dio è in grado di compiere miracoli, perché solo lui ha il potere di sospendere le leggi della natura. La Madonna e i santi sono semplicemente intercessori presso di Lui per la realizzazione di un miracolo.
Ma a Dio piace agire per mezzo dei santi, specialmente attraverso la Madonna.
Al fine di avvicinare ancor più gli amici e simpatizzanti di questa Madre così formidabile, l'Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione presenta il libretto "Miracoli di Maria".
Sono storie straordinarie di miracoli rea­lizzati per mezzo dell'intercessione della Vergine Maria.
Perciò desideriamo che questa pubblicazio­ne sia per lei, come per coloro che la verranno ad avere tra le mani, portatrice di grande bene e sti­molo ad aver fiducia nella Madonna.


L'IMMAGINE DI GUADALUPE

Nel lontano 1531, un indio saliva sulle colline del Tepeyac, nei dintorni di Città del Messi­co, per assistere ad una lezione di catechismo. Il suo nome era Juan Diego: era un neobattezzato che impressionava tutti per il fervore con cui ave­va abbracciato la religione cattolica.
Giunto in cima alla montagna, egli udì risuo­nare dei canti e, allo stesso tempo, una voce femmi­nile che lo chiamava: - Juan, Juan Dieguito!
Sorpreso, l'indio si diresse verso il luogo da dove proveniva la voce e poté contemplare qualcosa di veramente meraviglioso! Una Signora di bellez­za sovrannaturale stava di fronte a lui. La sua veste irradiava una luce in­tensa e tutto intor­no a lei era trasfor­mato. - Juan Diego
si chinò davanti a lei e udì, incantato, le seguenti parole: - Juanito, il più umile dei miei fi­gli [...]. Io, la Sempre Vergine Maria, Madre del Dio Vivo e del Creatore, desidero che sia costruito qui, subi­to, un tempio. In questo modo potrò mostrare tut­to il mio amore, compassione, soccorso e protezio­ne agli uomini. Io sono la tua pietosa Madre, tua e di tutti gli abitanti di questa terra e di tutti coloro che Mi amano, invocano e confidano in Me. Ascol­to tutti i loro lamenti e curo tutte le loro miserie, af­flizioni e dolori.
Dopo aver detto questo, la Madonna ordinò a Juan Diego di andare al palazzo del Vescovo di Città del Messico e di riferirgli il suo desiderio: che in quel luogo si costruisse un tempio dedicato a Lei. Promise anche che sarebbe stata molto riconoscente per questo e che lo avrebbe ricom­pensato largamente.
Il nostro buon indio obbe­dì. Il Vescovo, pe­rò, non credette al­le sue parole e volle che il veggente por­tasse un segno dalla Madre di Dio.
Juan Diego tornò molto triste e umilmente riferì al­la Vergine l'acca­duto. La Madonna lo incoraggiò e gli chiese di salire in ci­ma alla collina e di cogliere i fiori che avesse trovato.
Giunto in cima, egli rimase incantato dal­la varietà dei fiori sbocciati in pieno inverno su quel suolo arido. Li colse e li portò alla bella Signora. El­la lo inviò nuovamente dal vescovo, a presentargli quei fiori come prova della sua apparizione.
L'indio, pieno di fede, ripose i fiori nel suo mantello - una specie di poncho rustico usato dai contadini aztechi - e si incamminò in direzione del palazzo episcopale.
Quando vi giunse, fu umiliato dai funziona­ri del vescovo: - Tu, ancora? Non sai che il Signor Vescovo è un uomo molto occupato?!
E ancora: - Questa storia della Vergine che ti appare, è un'invenzione tua, vero? Che ci vuoi guadagnare con questo?
- Non sto in­ventando nulla, no! - assicurava l'indio - È tutto vero! La Signo­ra, mia madre, mi ha mandato qui.
- Che cosa porti nascosto lì?
- Sono i fio­ri che ho colto in ci­ma al Tepeyac, disse Juan Diego.
- Guardate! Sono fiori esotici!
- Ma che bei fiori! Non ne ho mai visti di co­sì tanto belli!
1 funzionari erano incantati, ma l'indio ebbe da aspettare ancora molte ore, fino a che, finalmen­te, i funzionari riferirono al vescovo il caso dei fiori, e questi, allora, decise di riceverlo. Quando arrivò al suo cospetto, Diego aprì il suo mantello e i fiori cad­dero. Con sorpresa e meraviglia di tutti, su quella rustica veste appariva una splendida immagine del­la Madonna.
Davanti ad un simile segno, il vescovo si mise in ginocchio, emozionato. Adesso, credeva! Quan­do si alzò era pronto a soddisfare la richiesta della Vergine Santa.
Il vescovo volle che quell'immagine della Ma­donna fosse venerata da tutti i fedeli. Innanzitutto, egli la espose nella cappella del Palazzo e poi nella chiesa principale della città. Lì rimase fino alla fine della costruzione del tempio sul Tepeyac, nel luogo indicato da Juan Diego.
La Madonna di Guadalupe, come cominciò ad esser chiamata, fu proclamata patrona dell'Ame­rica Latina da Papa San Pio X, nel 1910. La sua fe­sta è commemorata il giorno 12 Dicembre.
Al di là della storia e del miracolo, l'immagi­ne della Vergine di Guadalupe porta con sé aspet­ti affascinanti, che an­cor oggi incuriosisco­no scienziati del mon­do intero.
Il mantello dell'indio Juan Diego è tessuto con una fibra grossolana destinata a disfarsi nel tempo: nor­malmente la sua durata è di circa 20 anni. Ormai di anni ne sono passati quasi 500 ed esso si conserva perfetto, come nel giorno del miracolo.
Per 100 anni l'immagine è rimasta espo­sta nella chiesa ed è stata portata in numerose pro­cessioni senza alcuna protezione. Baci e contatti da parte dei fedeli, umidità e polvere: nulla ha compro­messo il tessuto, né l'immagine.
Analizzando le proprietà della pittura, il Dott. Richard Kuhn, Premio Nobel per la Chimica nel 1938, non riuscì a scoprire se la tinta usata fosse di origine vegetale, animale o minerale.
Un test a raggi infrarossi, effettuato da tecni­ci della NASA nel 1979, concluse che il disegno fu realizzato senza abbozzo preliminare.
Tuttavia, la più affascinante scoperta degli studiosi dell'immagine, avvenne durante l'analisi degli occhi della Santissima Vergine.
Dopo vari ingrandimenti della fotografia, con stupore si osservò in entrambi gli occhi la figura di un uomo con la barba.
Più tardi, utilizzando metodi computerizza­ti ad alta tecnologia, si scoprì un dettaglio ancora più impressionante: tutti i personaggi presenti nel­la sala, al momento della consegna dei fiori, incluso lo stesso Juan Diego, sono "fotografati" negli occhi dell'immagine.
Ancora, studi compiuti da numerosi oftalmo­logi hanno rivelato che gli occhi hanno la brillantez­za e la luminosità proprie soltanto di una persona viva!
Questo affascinante insieme di scoperte - per il quale la scienza non ha una spiegazione - potrebbe riassumersi in una sola parola: miraco­lo. Uno dei più stupendi miracoli della Madonna, un vero dono della Madre di Dio ai suoi amati figli d'America.

LOURDES E L'ACQUA MIRACOLOSA

L'11 febbraio 1858, nel piccolo villaggio france­e di Lourdes, una bambina povera di nome Bernardette vide per la prima volta la Vergine Ma­ria. Mentre stava raccogliendo legna nei pressi di una grotta, un improvviso rumore la colse di sor­presa!
Ecco quanto lei stessa racconta di quello che accadde: Un giorno, recatami sulla riva del fiume Gave per raccogliere legna insieme con due fanciulle, sen­tii un rumore. Mi volsi verso il prato ma vidi che gli alberi non si muovevano affatto, per cui levai la te­sta e guardai la grotta. Vidi una Signora rivestita di vesti candide. Indossava un abito bianco ed era cin­ta da una fascia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva una rosa d'oro, che era dello stesso colore della coro­na del rosario.
Era la Santissima Vergine che, sorridendo, la invitava ad avvicinarsi a Lei. Timorosa, Berna­dette non avanzò, ma prese il rosario e cominciò a pregare. Lo stesso fece la "bella Signora", che no­nostante non muovesse le labbra, la accompagnava con la sua corona.
Questa è stata la prima di una serie di 18 ap­parizioni in quella grotta. Inizialmente, la giovane Bernadette Soubirous non sapeva chi fosse quella Signora, che però non tardò a rivelare la sua identità: - Io sono l'Immaco­lata Concezione.
La notizia delle ap­parizioni si diffuse in tutti i dintorni, facendo sì che tan­to i credenti come i non cre­denti accorressero a visita­re il sito.
Fu nella nona appa­rizione, il 25 febbraio, che Maria compi un miracolo meraviglioso! Questo mira­colo sta ancora dando i suoi frutti ai giorni nostri, e proprio soltanto la Ma­dre di Misericor­dia, avrebbe po­tuto farci un do­no con così tanta bontà.
La Ma­donna fece sgor­gare una fonte in fondo alla grotta delle apparizio­ni e invitò Santa Bernadette a be­re di quell'acqua.
La fon­te, inizialmente debole, diventò sempre più forte, fino ad arrivare ad una portata di migliaia di litri di acqua al giorno.
In quel luogo venne costruito un Santuario, che Papa Pio IX elevò al rango di Basilica nel 1874. Lourdes è uno dei luoghi più visitati al mon­do. Sono milioni i pellegrini che vi si recano ogni anno e moltissimi malati trovano la guarigione nel­le sue acque miracolose.
Alcune storie sono veramente straordinarie. Il 4 marzo, meno di un mese dopo la prima appari­zione, un bambino di due anni, paralitico, agoniz­zava in una povera casa del villaggio. Il padre, di­sperato nel vedere suo figlio in quello stato, escla­mò tristemente: - Mio figlio è morto!
Al contrario, la madre non piangeva: ave­va la fede delle grandi donne cristiane. Prese tra le braccia il corpo ormai rigido di suo figlio e corse alla grotta di Massabielle. Circa 600 persone erano lì, a pregare e chiedere grazie.
La madre cadde in ginocchio, con il bambi­no moribondo tra le braccia, e pregò con fiducia a voce alta:
- O mia Signora! Io so che tu sei Madre e che hai sofferto per la morte di Tuo Figlio, Gesù Cristo! Per l'amore che ti lega a Lui, guarda il mio dolore e ridà la salute al mio bambino! So che ti è possibile! Io so che ti è possibile, mia Signora!
La madre avanzò in ginocchio fino alla fon­te e immerse il corpo del figlio nell'acqua che era gelida, perché faceva molto freddo, tenendovelo per quindici minuti. Poi lo avvolse in un panno e lo portò a casa. Il giorno dopo, il bambino si svegliò pieno di vita e completamente guarito dalla para­lisi. Questo miracolo fu constatato non solo da nu­merosi fedeli, ma anche da tre medici.
Un'altra guarigione davvero impressionante ci è raccontata dallo stesso miracolato, il medico messicano Manuel Camacho Campbell:
Al tempo in cui ero studente alla Scuola Pre­paratoria di Medicina nel 1918, soffrivo di una la­ringite che mi provocava una fastidiosissima afo­nia, soprattutto perché mi faceva emettere un tono di voce acuto, femminile, sgradevole, dissonante, che non mi permetteva di parlare normalmente. Questo interferiva nei miei studi. Tuttavia, ho continuato a studiare passando alla Facoltà di Medicina, dove ho terminato il mio corso.
Per molti anni sono stato curato da medici specialisti in Messico senza ottenere alcun migliora­mento.
Il Dott. Manuel andò, in seguito, a studia­re in Europa e ne approfittò per consultare un me­dico in Francia. Questi, a sua volta, gli indicò uno specialista in Austria.
Nessuno di loro riusciva a fare una diagno­si precisa...
Gli raccomandarono, allora, di andare a Londra a consultare uno specialista ebreo, il dot­tor Stern. Fu veramente la mano di Dio che lo gui­dò fino a lui.
Così continua, nella sua relazione, il dottor Manuel:
Dopo avermi esaminato con grande cura, il dottor Sterra disse che il mio male era incurabile. So­lo un miracolo avrebbe potuto guarirmi.
Ma il famoso specialista, vedendo una me­daglia della Madonna al collo del Dott. Manuel, gli chiese: - Lei è cattolico?
- Sì, io sono cattolico. Perché?
- Allora, chieda un miracolo, perché se lei guarisce, mi converto alla sua religione.
Dopo questa consultazione medica, invece di scoraggiarsi, il Dott. Manuel pensò:
È da molto tempo che ho voglia di visitare Lourdes. Posso pur sempre andarci e chiedere la mia guarigione a Maria Santissima.
La Madonna di Lourdes era già ben nota al Dott. Manuel. Egli andò, pertanto, a Lourdes, do­ve arrivò proprio nel giorno della festa, l'l1 febbra­io 1931. Inginocchiato e angosciato, si sentiva più malato che mai, al punto da non riuscire quasi a parlare. In quel momento, vide un gruppo di pelle­grini spagnoli che si avvicinava cantando l’Ave Ma­ria di Lourdes.
Il suono di quella melodia, intonata nel­la sua stessa lingua, gli fece nascere il desiderio di unirsi anch'egli al canto.
Ho sentito un impulso irrefrenabile di canta­re con loro e, facendo uno sforzo, ho cantato senza rendermene conto, e quale non è stata la mia sorpre­sa nell'ascoltarmi! La mia voce era quella stessa che avevo perso tanti anni prima. Ero guarito!
Tornato a Londra, il Dott. Manuel Cama­cho cercò il Dott. Stern per ringraziarlo e per fa­re un'ultima visita. Il grande specialista rimase tal­mente stupefatto della guarigione, che compì la sua promessa: si recò a Lourdes dove fu battezza­to.
Numerose altre persone sono guarite da molti mali, per intercessione della Madonna, ba­gnandosi nelle acque di Lourdes.
È noto il caso di un operaio francese che aveva perso gli occhi in seguito ad un'esplosione in una miniera. Tale era la sua fede che, dopo che si fu bagnato nelle acque di Lourdes, la Madonna gli ridiede la vista.
Un altro miracolo bellissimo accadde a un bambino italiano, Paolo Tecchia, di sette anni. Era tetraplegico dalla nascita, e cominciò a muovere gli arti e a camminare perfettamente nel 1974, do­po essersi bagnato in quelle acque benedette. Questi sono solo alcuni esempi degli innu­merevoli miracoli ottenuti per intercessione della Madonna di Lourdes.
L'11 febbraio, data della prima apparizione, è perciò la Giornata Mondiale del Malato.



ED IL SOLE DANZÒ NEI CIELI DI FATIMA

Nel 1917 il mondo era immerso negli orro­ri della Prima Guerra Mondiale. Mai prima d'allora nella storia dell'umanità un conflitto ave­va raggiunto tali proporzioni, con così tragiche conseguenze per la vita di tanti popoli e persone.
Il dolore visitava tutte le case d'Europa. In ogni famiglia si piangeva la perdita di una perso­na cara. Era il pianto addolorato di una madre per il figlio morto, della moglie per il marito, dei figli che erano rimasti senza padre. Il numero delle vit­time sorprendeva il mondo intero!
In questo panorama di dolore Maria, Re­gina della Pace, apparve per la prima volta il 13 Maggio 1917 a tre pastorelli - Lucia, Giacinta e Francesco - a Fatima, in Portogallo.
Lucia, la maggiore dei tre veggenti, descris­se così la prima apparizione della Madonna: Era una Si­gnora tutta vestita di bianco, più luminosa del sole, che risplende­va più chiaramente e più intensamente di un bicchie­re di cristallo pieno d'acqua pura, attraversato dai raggi del sole più ardente.
La Madonna, dalla cima di un alberello, disse ai bambini: - Non abbiate paura, non voglio farvi del male!
- Da dove viene Signora?
- Sono del Cielo! Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Tornerò ancora una settima volta. Recita­te il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra.
Come promesso, la Madonna apparve, nei cinque mesi successivi, chiedendo ai tre pastorelli di pregare per la conversione dei peccatori. Lasciò anche un messaggio di speranza per l'umanità.
Nel mese di luglio, la Vergine annunciò che in ottobre avrebbe fatto un miraco­lo per dimostrare a tutti l'autentici­tà delle apparizioni.
Giunto il 13 ottobre, data del miracolo promesso, circa 70 mila persone si radunarono a Cova da Iria in attesa del mo­mento dell'apparizione, per vedere che cosa sarebbe suc­cesso.
Con gli ombrelli aper­ti, i fedeli si riparavano dalla pioggia torrenziale che non cessava di cadere. In poche ore, il campo si tra­sformò in un vero pantano.
Lucia chiese a tutti di chiudere gli ombrelli, nonostante continuasse a piovere, e cominciò a re­citare il rosario.
A mezzogiorno, quando le campane del­le chiese suonavano l'Angelus, una nuvola coprì i pastorelli e la Vergine Maria apparve sfolgorante, con un'intensità di luce maggiore rispetto a tutte le altre apparizioni.
La Madre di Dio e nostra fece allora una richiesta, un'importante comunicazione e un ma­terno avvertimento: - Voglio dirvi di edificare qui una cappel­la in mio onore, in quanto sono la Madonna del Rosario e di continuare a pregare il rosario tutti i giorni. La guerra finirà e i soldati torneranno pre­sto alle loro case... È necessario che vi emendia­te, che chiediate perdono dei vostri peccati e che non offendiate più Nostro Signore, che è già mol­to offeso.
Detto questo, la Madonna aprì le sue ma­ni verginali e fece riflettere la loro luce sul Sole. Mentre Ella saliva al Cielo, continuava il riflesso di quella luce che si proiettava nel Sole.
Lucia allora gridò alla moltitudine: - Guardate il Sole!
In quel momento, le nuvole si aprirono e il sole apparve come un immenso disco d'argento. Nonostante la sua intensa brillantezza, poteva es­sere guardato direttamente, senza danneggiare la vista. La gente lo contemplava in silenzio quando, all'improvviso, l'astro si mise a "danzare".
Girava rapidamente come una gigantesca ruota di fuoco. Si fermò di colpo, per poi ricomin­ciare il giro su se stesso con una velocità sorpren­dente. Infine, in un turbine vorticoso, i suoi bordi acquistarono un colore scarlatto, spargendo fiam­me rosse in tutte le direzioni. Questi raggi si riflet­tevano sul suolo, sugli alberi, sui cespugli, sui vi­si rivolti al cielo, riflettendo su di loro tutti i colo­ri dell'arcobaleno.
Il disco di fuoco girò vorticosamente tre volte, con colori sempre più intensi, tremò incre­dibilmente e, descrivendo un enorme zig-zag, ca­lò precipitosamente sulla moltitudine terrorizza­ta. Un unico e immenso grido sfuggì da ogni boc­ca. Tutti caddero in ginocchio nel fango, pensan­do che sarebbero stati consumati dal fuoco. Molti pregavano ad alta voce l'atto di contrizione.
A poco a poco, il sole riprese a salire, trac­ciando lo stesso zig-zag, fino al punto dell'orizzonte da cui era sceso. Diventò allora impossibile fis­sarlo. Era di nuovo il normale sole di tutti i giorni. I prodigi durarono circa 10 minuti e potero­no essere osservati fino ad una distanza di 40 chi­lometri dal luogo delle apparizioni. Tutti si guar­darono turbati. Poi la gioia esplose: - Miracolo, miracolo! I bambini avevano ra­gione!
Le grida di entusiasmo echeggiavano nelle colline circostanti, e molti notarono che i loro ve­stiti, inzuppati fino a pochi minuti prima, erano ora completamente asciutti.
Il miracolo del sole fu ottenuto dalla Ma­donna per dimostrare a tutti l'autenticità delle sue apparizioni a Fatima.



LA PITTURA CHE SCESE DAL CIELO A GENAZZANO

Miracolo! Miracolo!
È l'unico modo per descrivere il fatto veri­ficatosi in Italia, a Genazzano (Roma), il 25 apri­le del 1467, giorno della festa del suo patrono, San Marco.
La popolazione di quella città contemplò estasiata una nuvola bianca a forma di colonna, che diffondeva raggi di luce, sorvolando i cieli del piccolo paese. Dopo essere rimasta per un certo tempo sospesa nell'aria, essa discese in direzio­ne di una chiesa in costruzione e si appoggiò con­tro una parete incompiuta. A quel punto la nuvola scomparve, la­sciando al suo po­sto una bella im­magine della Ver­gine Madre di Dio con Gesù Bambi­no in braccio.
In quel mo­mento le campa­ne della chiesa co­minciarono a suo­nare e i fedeli pre­senti videro per­fettamente che nessuno le azionava. Presto anche tutte le campa­ne dei dintorni si misero a suonare, esprimendo la gioia del Cielo per l'arrivo dell'immagine.
La chiesa in costruzione era dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, su iniziativa di una vedova di nome Petruccia, molto devota di Maria. Questa buona signora riceveva piccoli aiuti per la costruzione, ma il più delle volte quello che le toc­cava sentire erano parole di scherno e di discre­dito. Con l'arrivo miracoloso dell'immagine, giun­sero da tutte le parti generosi contributi e l'opera poté essere portata a termine in breve tempo.
La notizia del meraviglioso evento giunse a Roma e attirò molti pellegrini a Genazzano. Tra di loro vi furono due albanesi - Georgio e De Scla­vis - testimoni a loro volta di un altro impressio­nante miracolo.
Molto preoccupati per il futuro della lo­ro patria, in serio pericolo di essere invasa dal­le truppe turche, angosciati, andarono a prega­re davanti all'Immagine della Patrona dell'Alba­nia, uno splendido affresco dipinto nel santuario della città di Scutari. Dopo un po' di tempo, vi­dero con stupore l'affresco staccarsi dalla parete con un sottile strato di gesso e volare verso il ma­re Adriatico.
Seguirono allora l'immagine fino alla riva del mare e vedendo che seguitava il suo cammi­no, sorvolando la superficie, pensarono che non l'avrebbero mai più rivista...
Un'ispirazione fece loro ricordare San Pie­tro, che miracolosamente camminò sulle acque. Pieni di fede, avanzarono nel mare, camminan­do sulle acque, come se fossero su terra ferma, se­guendo sempre la venerata immagine. Così attra­versarono il mare Adriatico.
Al loro arrivo in Italia, la persero di vista e ne furono sconfortati, finché un giorno, a Roma, vennero a sapere che un affresco della Madonna era disceso dal cielo e si era posato nella vicina cit­tà di Genazzano.
La notizia della miracolosa apparizione dell'affresco si diffuse in tutto il paese con una velocità impressionante. Immediatamente iniziò una vera e propria valanga di miracoli: un paraliti­co cominciò a camminare, una cieca riacquistò la vista, un giovane morto da poco resuscitò.
Nei primi 110 giorni la Madre del Buon Consiglio realizzò 161 miracoli a favore dei suoi fedeli devoti.
I padri agostiniani, incaricati del Santua­rio del Buon Consiglio custodiscono ancor oggi il registro dei miracoli effet­tuati subito dopo l'apparizio­ne dell'affresco della Madon­na. Vediamone alcuni, a titolo di esempio:
Giorno 8 maggio: Sono guarite oggi Francesca Cecca­relli, di Paliano [FR], cieca fin dall'infanzia, e debole per tutta la sua vita e Minna di Giovan Capozzo, di Cave [Roma], che da tempo era divenuta invalida, in quasi tutte le sue membra.
Giorno 18 maggio: Oggi, nella Santa Cappella, è guarito Antonio Guastacavalli, di Fra­scati [Roma], paralitico, che da dodici anni non riusciva a muoversi e nemmeno a sostenersi in piedi.
Giorno 3 giugno: Oggi, la signora Antonia, di Castel Sanguigno, moglie di Antonio Conti di Montefortino [FM], gravemente colpita da un attac­co apoplettico, a causa del quale ha perso la sensi­bilità di tutto il lato destro, condotta con difficoltà alla Santa Cappella, si è ritrovata immediatamente guarita, completamente sana, dopo essersi trascina­ta per tre anni e sette mesi della sua vita con la ma­lattia.
Ancora oggi l'immagine della Madonna del Buon Consiglio si trova misteriosamente sospesa in aria, invocata da oltre 500 anni! E, cosa ecce­zionale, rimane tuttora sospesa in aria alla distan­za di un paio di centimetri dal muro della cappella laterale del suo Santuario, a Genazzano.
Italiani e pellegrini provenienti da tutto il mondo continuano a venire a Genazzano per chiedere l'intercessione della Madonna, davanti al santo affresco.
Mai Maria rinuncia a soddisfare le richieste dei suoi figli e devoti.



LA CASA DI LORETO 

Ancor più impressionante del vedere un affre­co di Maria attraversare il cielo è il vedere la casa dove visse la Sacra Famiglia essere traspor­tata da Nazaret, in Terra Santa, fino alle coste ita­liane. Come si verificò tale prodigio?
Dopo la conquista della Terra Santa da par­te di Saladino, molte delle chiese cristiane lì esi­stenti furono distrutte o trasformate in moschee. La Basilica dell'Annunciazione, costruita a Naza­ret per ospitare la casa in cui era vissuta la Sacra Famiglia, fu demolita, ma la casa rimase intatta.
In circostanze del tutto inspiegabili, essa fu trasportata in aria la mattina del 10 maggio 1291
fino a Tersatz, città della Dalmazia, ora facente parte della Croazia.
All'alba, gli abitanti di Tersatz guardaro­no stupiti quella costruzione così strana in quella regione e che, misteriosamente, non era dotata di fondamenta ... All'interno c'era un altare di pietra con una statua della Madonna che teneva in brac­cio il Bambino Gesù.
La grazia li ispirò a riconoscere quella casa come la dimora della Sacra Famiglia. Segnalarono l'accaduto al vescovo, che era gravemente ammalato. Egli chiese allora un se­gnale alla Madre di Dio: se fosse guarito, questa sarebbe stata la prova che si trattava proprio del­la casa di Gesù e Maria. Il giorno seguente, com­pletamente guarito, comparve presso la casa, sano e vigoroso, riferendo a tutti gli abitanti il miraco­lo compiuto dalla Vergine a suo favore. Riunì, al­lora, una commissione di uomini degni di fiducia e andò a Nazaret, dove constatò con i propri occhi che nell'antico luogo dove era stata costruita la ca­sa di Maria, c'erano soltanto le fondamenta!
Il 10 dicembre 1294, a soli tre anni e mez­zo dal suo dislocamento a Tersatz, la preziosa casa scomparve misteriosamente così come era apparsa ... Sul luogo venne costruita una cappella in me­moria dell'accaduto.
Lo stesso giorno, portata da mani ange­liche, la Santa Casa di Nazaret attraversò il Mar Adriatico e si posò in Italia, vicino alla città di Re­canati (MC), in mezzo a un boschetto di allori. E dall'alloro (laurum in latino) deriva il nome di Lo­reto, dato alla città che vi fu poi costruita.
Molti abitanti della regione poterono vede­re, meravigliati, la casa tutta illuminata mentre volava di notte, nel cielo italiano, come in un rac­conto di fate.
La notizia si diffuse molto rapidamente e i devoti affluirono da tutte le località vicine per vi­sitare la casa della Sacra Famiglia.
Che quella casa si fosse posata miracolosa­mente a Loreto non c'erano dubbi, perché il nu­mero dei testimoni fu incalcolabile. Tuttavia, la questione ancora da chiarire era se si trattasse davvero della casa della Sacra Famiglia. Dopo tut­to, non si trovava a Tersatz in Dalmazia?
Venne organizzata allora, ancora una vol­ta, una commissione di uomini illustri della zona, che si recarono a Tersatz per verificare la questio­ne. Una volta arrivati, poterono constatare che la casa non c'era più. Ascoltarono anche il racconto degli abitanti sul suo arrivo e sulla sua misteriosa scomparsa.
La stessa commissione partì allora alla vol­ta della città di Nazaret, dove effettuò una verifica minuziosa, confermando che le fondamenta del­la casa della Sacra Famiglia coincidevano esatta­mente con la casa trasportata miracolosamente a Loreto.
In quella casa erano vissuti la Madonna e San Giuseppe, prima della nascita di Cristo. Lì l'angelo Gabriele annunciò a Maria che sarebbe stata la madre del Messia e fu in quel luogo che il Verbo di Dio Si fece carne. Quelle pareti erano state testimoni della crescita del Bambino Gesù e della maggior parte della sua vita terrena.
Oggi, i visitatori della Santa Casa di Lore­to leggono una frase che causa una viva emozione: Qui il Verbo di Dio Si è fatto carne!






IL BEATO FRATE EGIDIO E LA VERGINITA' Dl MARIA

Le cronache dell'Ordine Francescano riferisco­o un avvenimento davvero miracoloso, oc­corso ad uno dei primi discepoli di San Francesco: il Beato Frate Egidio di Assisi.
Viveva in quell'epoca un frate domenicano che da molti anni era fortemente tentato dal dubbio riguardo alla Verginità Perpetua di Maria.
Afflitto dal problema che non riusciva a ri­solvere, decise di cercare Frate Egidio di Assisi, no­to non solo per la sua santità e saggezza, ma anche perché aveva il dono di calmare le coscienze turba­te.
Mentre il domenicano si stava ancora avvici­nando al convento, frate Egidio, illuminato da Dio, gli venne incontro e, dopo averlo salutato, gli disse:
- Fratello, la Santissima Madre di Dio, Ma­ria, era vergine prima di dare alla luce, Suo Figlio Gesù.
Così dicendo, batté il bastone per terra. Ac­cadde allora un fatto straordinario: improvvisamen­te sbocciò un giglio bianco e bello!
Subito dopo Frate Egidio batté di nuovo per terra e ripeté: - Fratello, Maria Santissima era vergine quando diede alla luce Suo figlio Gesù.
E nacque in quel luogo un secondo giglio, an­cora più bello del primo.
Frate Egidio colpi per la terza volta la terra e disse: - Fratello domenicano, Maria Santissima ri­mase vergine dopo aver dato alla luce Suo figlio Ge­sù.
E nacque allora un terzo giglio che, in bellez­za e candore, superava gli altri due.
Dopo aver operato questo miracolo meravi­glioso, Frate Egidio tornò umilmente nel convento, come se nulla fosse accaduto.
E al nostro domenicano, che cosa successe? Fu veramente stupefatto di quello che vide e com­pletamente liberato dalle tentazioni che lo avevano afflitto.
Poi con la massima cura raccolse i tre gigli e li conservò come prova della Verginità Perpetua della Santissima Vergine.



LA MADONNA APARECIDA, PATRONA DEL BRASILE

Quando il Brasile era ancora una colonia del Portogallo, nel lontano 1716, il re Giovanni V nominò Capitano Generale di San Paolo e Mi­nas Gerais, Don Pietro Michele de Almeida Por­tugal e Vasconcelos, meglio conosciuto come il Conte di Assumar. Uomo di elevata nobiltà, che in seguito sarebbe diventato Viceré dell'India.
Il Conte di Assumar, assunta la Capitaneria di San Paolo il 4 Settembre del 1717, partì con il suo seguito per Minas Gerais. A metà del cammino era prevista una sosta a Guaratinguetâ, per pernottare. Non era usuale una visita di tale importanza in quelle terre... Il comune di Guaratinguetâ, mol­to povero, si trovò improvvisamente con la respon­sabilità di rifornire riccamente la tavola di quell'illu­stre capitano. Sorse allora l'idea di offrirgli un pasto a base di pesce del fiume Paraiba. Pertanto, furono convocati Domingos Garcia, Felipe Pedroso e Joâo Alves, esperti pescatori della regione.
Essi si misero subito al lavoro, ma navigaro­no lungo il fiume senza ottenere nulla. Quando rag­giunsero il porto di Itaguaçu, Joâo Alves gettò la sua rete con l'ultima speranza di trovare del pesce. Dopo qualche tempo di attesa, senti che qualcosa si era impigliato nella sua rete. Egli la tirò in barca con ansia. Ben presto, però, vide che non si trattava di un pesce, ma del corpo senza testa di una statua della Madonna della Concezione!
Lo stesso Joâo Alves gettò ancora una vol­ta la rete e ben presto sentì che vi era qualcosa ma quello che trovò era la testa della statua della Ma­donna della Concezione, e non i tanto anelati pe­sci...
I tre pescatori gettarono le reti di nuovo e questa volta, con grande sorpresa di tutti esse, si ri­empirono di pesci. Ce n'erano talmente tanti che ai tre uomini venne immediatamente in mente l'episo­dio della pesca miracolosa, narrato nel Vangelo.
Nel loro semplice racconto, riferirono che per poco la barca non affondò, tale era la quantità di pesce che riuscirono a catturare, grazie all'aiuto del­la Santissima Vergine.
Pieni di gioia, andarono al Comune di Gua­ratinguetâ a portare il pesce e raccontare ciò che era accaduto, alle autorità competenti, tuttavia, pri­ma ebbero l'avvertenza di lasciare la statua a Silva­na da Rocha, madre di Joâo Alves. Lì la avvolsero in panni e la posero in un baule.
Quella casa divenne la prima cappella della Madonna di Aparecida. Il nome le fu dato proprio per il fatto che essa era " apparsa" dal fondo del fiu­me Paraíba.
Il popolo semplice e devoto dei dintorni ven­ne a visitare la statua, per pregare il rosario e chie­dere grazie alla Madonna. Presto si verificarono ca­si di grazie straordinarie e miracoli ottenuti per in­tercessione dell'Aparecida.
La fama dei miracoli si diffuse a tal punto che il vicario della parrocchia, don José Alves Vi­lela, costruì una piccola cappella per la Statua. Più tardi, nel 1745, fu costruita una cappella più grande, in cima al collina dei Coqueiros.
Nel 1834 fu costruita una bella chiesa che ri­cevette il titolo di Basilica Minore il 29 aprile 1928. Per la felicità del popolo brasiliano, nel 1929, Papa Pio XI proclamò la Madonna Aparecida, Re­gina e Patrona del Brasile.
Con la crescita della devozione alla Madon­na di Aparecida, il numero dei pellegrini è talmen­te aumentato che la Basilica Minore non contene­va più i visitatori. Per questo motivo, nel 1955 i Mis­sionari Redentoristi, diedero inizio alla costruzione della nuova basilica, che è, attualmente, il più gran­de santuario mariano del mondo.
Non c'è chi visiti questo Santuario e non ri­manga stupito per la quantità di ex-voto, che occu­pano un ampio salone. La "sala dei miracoli" - come viene chiamata - è la prova più evidente di quanto la Madonna di Aparecida ami il popolo brasiliano! Vi si vedono numerose e commoventi testi­monianze del potere di intercessione di Maria: in­fermi che sono tornati a camminare, muti che han­no cominciato a parlare, ciechi che hanno recupera­to la vista, persone con problemi cardiaci, che sono state completamente guarite...
Uno dei primi miracoli registrati negli annali della Storia della Madonna di Aparecida si è verifi­cato con uno schiavo fuggitivo.
Stanco dei maltrattamenti che riceveva nella fattoria del suo padrone, in Paranâ, uno schiavo di nome Zaccaria decise di fuggire.
Il proprietario terriero inferocito assun­se allora un esperto cacciatore per catturarlo. Do­po molte ricerche, costui trovò lo schiavo fuggitivo a San Paolo, vicino alla località di Bananal. Zaccaria, con catene e ceppi ai piedi e alle mani, fu legato al cavallo per essere riportato al Paranâ.
Lungo la strada, passando davanti alla cap­pella della Madonna Aparecida, Zaccaria, sfinito e affamato, chiese alla sua guardia di dargli qualche minuto di riposo e il permesso di pregare nella chie­sa. I suoi piedi scalzi erano gonfi e feriti dalle pietre della strada.
Il caposquadra glielo concesse, ma non ri­mosse le catene e i ceppi dello schiavo, per paura che egli scappasse di nuovo. Pieno di fede, egli fece alcuni passi all'interno della cappella, cadde in gi­nocchio nel mezzo del corridoio e pregò, chieden­do alla Madre di Dio che lo liberasse. Erano presen­ti in quel momento molti devoti, compresi gli alunni di una scuola vicina. Pieni di stupore, tutti videro le catene ai piedi e alle mani aprirsi miracolosamente, lasciando completamente libero lo schiavo.
Col volto bagnato di lacrime, tenendo in ma­no le catene, Zaccaria si diresse verso l'altare do­ve c'era la statua della Madonna Aparecida, e com­mosso, rese grazie per la liberazione che aveva otte­nuto con la Sua intercessione.
Quanto al caposquadra, che aveva assistito a tutto, quale fu la sua reazione? Anche lui fu tocca­to dalla grazia! Esaminò le catene e constatò che si erano rotte. Non potendo negare il miracolo, deci­se allora di lasciare libero Zaccaria. Chiese però al tesoriere della chiesa, che era presente, una dichia­razione che registrasse quanto era successo, da mo­strare al proprietario terriero che lo aveva assunto.
Con il documento in mano, tornò da solo a Paranâ e Zaccaria rimase a vivere presso il Santua­rio di Aparecida.


Mater Boni Consilii
Virgo Maria,
Nihil cogitem nisi te.