19.7.44
Dice Gesù: << Nelle mie diverse beatitudini ho enunciato i requisiti necessari per raggiungerle ed i
premi che ad essi beati saranno dati.
Ma, se sono diverse le categorie nominate, uguale è il premio, se osservate bene:
godere delle stesse cose che gode Dio.
Categorie diverse.
Ho già mostrato come Dio provvede a creare con il suo pensiero anime di diverse
tendenze, allo scopo che la terra goda di un equilibrio giusto in tutte le sue necessità
inferiori e superiori.
Che se poi la ribellione dell‟uomo altera questo equilibrio volendo andare sempre
contro la Volontà divina, che amorosamente lo guida per la via giusta, non è di Dio la
colpa.
Gli umani, perennemente scontenti del loro stato, o con sopruso vero e proprio o con
conati di sopruso, invadono o turbano il campo altrui.
Cosa sono le guerre mondiali o le guerre famigliari e quelle di professione se non
questi soprusi operanti?
Cosa sono le rivoluzioni sociali, cosa le dottrine che si ammantano del nome di
„sociali‟ ma che in realtà non sono che prepotenza e anticarità, perché non sanno volere e
praticare il giusto che predicano, ma traboccano sempre in violenze che sollevano gli
oppressi ma ne aumentano il numero a vantaggio di pochi prepotenti?
Ma dove regno Io, Dio, queste alterazioni non avvengono. Negli spiriti veramente miei
e nel mio Regno nulla turba l'ordine.
Ecco dunque che sono vissute e sono premiate le diverse forme della multiforme
santità di Dio, il quale è giusto, puro, pacifico, misericordioso, libero da avidità di
ricchezze effimere, gioioso nella gioia del suo amore.
Nelle anime, quale tende ad una forma e quale all'altra.
Tende in maniera eminente, poiché in un santo le virtù sono tutte presenti. Ma ne
predomina una per cui quel santo è particolarmente celebrato fra gli uomini.
Io lo benedico e premio però per tutte, perché il premio è "godere Dio" sia per i pacifici
come per i misericordiosi, per gli amanti di giustizia come per i perseguitati
dall'ingiustizia, per i puri come per gli afflitti, per i mansueti come per i poveri di
spirito.
I poveri di spirito!
Come è intesa sempre male, anche da chi la intende nel senso giusto, questa
definizione!
Povero di spirito, per la superficialità umana e la sciocca ironia umana, nonché
ignoranza che si crede sapienza, vuol dire „stupido‟.
Credono i migliori che lo spirito sia l‟intelligenza, il pensiero; che sia furbizia e
malignità, i più materiali.
No. Lo spirito è al di sopra molto dell'intelligenza.
È il re di tutto quanto è in voi.
Tutte le doti fisiche e morali sono suddite e ancelle di questo re. Là dove una creatura
figlialmente devota a Dio sa tenere le cose al posto giusto.
Dove invece la creatura non è figlialmente devota, allora avvengono le idolatrie, e le
ancelle divengono regine, detronizzando lo spirito re. Anarchia che produce rovina come
tutte le anarchie.
La povertà di spirito consiste nell'avere quella libertà sovrana da tutte le cose che
sono delizia dell'uomo, e per le quali l'uomo giunge anche al delitto materiale o
all'impunito delitto morale, che sfugge troppo sovente alla legge umana ma che non fa
vittime minori, anzi ne fa più numerose e con conseguenze che non si limitano a levare la
vita alla vittima, ma talora levano stima e pane alla vittima e ai famigliari suoi.
Il povero di spirito non ha più schiavitù di ricchezze. Se anche non giunge a
rinnegarle materialmente, spogliandosi di esse e di ogni agio entrando in un ordine
monastico, sa usarle per sé con una parsimonia che è doppio sacrificio, per essere invece
prodigo di doni ai poveri del mondo.
Costui ha compreso la mia frase: "Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste".
Del suo denaro, che potrebbe esser nemico del suo spirito portandolo alla lussuria, gola
e anticarità, egli fa il suo servo che gli spiana la via del Cielo, tutta tappezzata – per il
ricco: povero di spirito – delle sue mortificazioni e delle sue opere di carità per le miserie
dei suoi simili.
Quante ingiustizie non ripara e medica il povero di spirito!
Ingiustizie sue proprie, del tempo in cui, come Zaccheo, non era che un avido e duro di
cuore.
Ingiustizie dei suoi prossimi vivi o defunti.
Ingiustizie sociali.
Elevate monumenti a persone che furono grandi solo per esser prepotenti.
Perché non elevate monumenti ai nascosti benefattori dell'umanità indigente, povera o
lavoratrice, a coloro che usano le loro ricchezze non per fare della propria vita un perpetuo
festino ma per renderla luminosa, migliore, più elevata a chi è povero, a chi soffre, a chi è
menomato nelle capacità funzionali, a chi è lasciato nell'ignoranza dai prepotenti perché
l'ignoranza serve meglio ai loro maledetti scopi?
Quanti ve ne sono, anche fra coloro che non sono nelle dovizie, anzi che sono poco
meno che poveri e che pure sanno sacrificare "i due piccioli" che possiedono per sollevare
una miseria che, per essere senza luce , quale loro hanno, - e che l'abbiano si comprende
dal modo come agiscono – è più grande della loro!
Sono poveri di spirito quelli che, perdendo il molto o il poco che hanno, sanno
conservare la pace e la speranza, non maledire e non odiare. Nessuno. Né Dio né gli
uomini.
Umiltà di pensiero che non si gonfia e non si proclama superpensiero, ma usa del dono
di Dio riconoscendone l'Origine, per il Bene. Solo per quello.
Generosità degli affetti, per cui sa spogliarsi anche di questi pur di seguire Dio.
Anche nella vita. La ricchezza più vera e più istintivamente amata dalla creatura
animale. I miei martiri sono stati tutti generosi in tal senso, perché il loro spirito si era
saputo far povero per divenire ‟ricco‟ dell‟unica ricchezza eterna: Dio.
Giustizia nell'amare le cose proprie. Amarle perché, testimonianza della Provvidenza
verso di noi, è dovere. Ne ho già parlato in dettati precedenti. Ma non amarle al punto di
amarle più di Dio e della sua volontà; amarle non al punto di maledire Dio se mano
dell'uomo ve le strappa.
Infine, lo ripeto, libertà di schiavitù di denaro.
Ecco le diverse forme di questa spirituale povertà che Io ho detto che possederà, per
Giustizia, i Cieli.
Sotto i piedi tutte le labili ricchezze della vita umana per possedere le ricchezze eterne.
Mettere la terra e i suoi frutti dal sapore subdolo, che è dolce alla superficie e amaro al
centro, all'ultimo posto, e vivere lavorando per la conquista del Cielo.
Oh! Là non vi sono frutti di bugiardo sapore. Là vi è l'ineffabile frutto del godimento di
Dio.
Questo Zaccheo l'aveva compreso. Fu questa frase lo strale che gli aprì il cuore alla
Luce e alla Carità. A Me, che venivo a lui per dirgli: "Vieni". E quando io venni a lui per
chiamarlo, egli era già un "povero di spirito". Per ciò fu atto a possedere il Cielo >>.
fonte: da Maria Valtorta, quaderni
AMDG et BVM
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