venerdì 17 novembre 2017

APOPHTHEGMATA DI SAN FRANCESCO

APOPHTHEGMATA

APOPHTHEGMA XLVII. 
Magis in Dei benignitate, 
quam pecuniae thesauris confidendum.

Proceres et solemnes nuntios Assisinates B.
Patrem gravi et ultima infìrmitate laborantem
e Noceria, ne alibi quam apud ipsos moreretur,
reducentes Assisium , et apud Dei virum
conquerentes, quod in villa Sarthiani in qua ad
prandii tempus moram protraxerunt, nihil venale
reperiebant, reprehendit, dicens : Nihil comedendum
invenitis, quia plus in muscis vestris
(hoc nomine vocabat denarios), quam in Domino
confiditis. Sed revertimini per domos, quas circuistis,
et amorem Dei offerentes prò pretio, humiliter
eleémosynam postulate. Quod ad sancti Patris
mandatum humiliter facientes, evenit, ut
inopiam, quam illorum pecunia relevare non
poterat, Francisci pauperies opulenta suppleret.
D. Bon. cap. 7. Pisan. lib. 1 , Conf. 12.


Apotegma XLVII. - Che si deve confidar più
nella benignità di Dio, che nell'abbondanza de'denari.

Mentre i magnati e i ragguardevoli ambasciatori
d'Assisi riconducevano da Nocera ad
Assisi il B. Padre gravemente infermo dell’ultima
malattia, acciocché non morisse altrove che
presso di loro ; e lamentandosi essi con l’uomo
di Dio, che nella terra di Sartiano, dove si fermarono
al tempo del pranzo , non trovavano
nulla da comprare, ei gli riprese dicendo : 

«Non trovate niente da mangiare, perché avete maggior
fiducia nelle vostre mosche (con tal nome
chiamava i denari), che nel Signore. Ma ritornate
a quelle case, per le quali siete andati girando , e
offrendo in cambio del prezzo l'amor di Dio, dimandate
umilmente l'elemosina ». 
La qual cosa eseguendo essi umilmente secondo l’ordine del
santo Padre, avvenne che a quella necessità, a
cui il loro denaro non poteva provvedere, supplisse
l’abbondante povertà di Francesco.

AMDG et BVM

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