domenica 31 dicembre 2017

TE DEUM LAUDAMUS - Le voci dei profeti si uniscono nella tua lode

Soccorri i tuoi figli, Signore, * 
che hai redento col tuo sangue prezioso.



 
Noi ti lodiamo, Dio *  ti proclamiamo  Signore. 
O eterno Padre, *  tutta la terra ti adora. 

  

A te cantano gli angeli *  e tutte le potenze dei cieli:
 

Santo, Santo, Santo *  il Signore Dio dell'universo. 

  

I cieli e la terra *  sono pieni della tua gloria.
 

Ti acclama il coro degli apostoli *  e la candida schiera dei martiri; 

  

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
 

la santa Chiesa proclama la tua gloria, 

adora il tuo unico figlio, * 

e lo Spirito Santo Paraclito. 

  

O Cristo, re della gloria, *  eterno Figlio del Padre,
 

tu nascesti dalla Vergine Madre *  per la salvezza dell'uomo. 

  

Vincitore della morte, *
 

hai aperto ai credenti il regno dei cieli. 

Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. * 

Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. 

  

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
 

che hai redento col tuo sangue prezioso. 

Accoglici nella tua gloria * 

nell'assemblea dei santi. 

  

Salva il tuo popolo, Signore, *
 

guida e proteggi i tuoi figli. 

Ogni giorno ti benediciamo, * 

lodiamo il tuo nome per sempre. 

  

Degnati oggi, Signore, *  di custodirci senza peccato.
 

Sia sempre con noi la tua misericordia: *  in te abbiamo sperato. 

  

Pietà di noi, Signore, *  pietà di noi.
 

Tu sei la nostra speranza, *  non saremo confusi in eterno.

 

 
Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur. 
Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur. 

Tibi omnes ángeli, * 

tibi cæli et univérsæ potestátes: 

tibi chérubim et séraphim * 

incessábili voce proclamant: 

  

Sanctus, * Sanctus, * Sanctus * 

Dóminus Deus Sábaoth. 

Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae. 

Te gloriósus * Apostolórum chorus, 

te prophetárum * laudábilis númerus, 

te mártyrum candidátus * laudat exércitus. 

Te per orbem terrárum * 

sancta confitétur Ecclésia, 

Patrem * imménsæ maiestátis; 

venerándum tuum verum * et únicum Fílium; 

Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum. 

  

Tu rex glóriæ, * Christe.
 

Tu Patris * sempitérnus es Filius. 

Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, * 

non horruísti Virginis úterum. 

Tu, devícto mortis acúleo, * 

aperuísti credéntibus regna cælórum. 

Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris. 

Iudex créderis * esse ventúrus. 

Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, * 

quos pretióso sánguine redemísti. 

ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári. 

  

Salvum fac pópulum tuum, Dómine, * 

et bénedic hereditáti tuæ. 

Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum. 

Per síngulos dies * benedícimus te; 

et laudámus nomen tuum in sæculum, * 

et in sæculum sæculi. 

Dignáre, Dómine, die isto * 

sine peccáto nos custodíre. 

Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri. 

Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, * 

quemádmodum sperávimus in te. 

In te, Dómine, sperávi: * 

non confúndar in ætérnum.

AMDG et DVM

La Divina Madre ci offre il sicuro rifugio del Suo Cuore Immacolato.

A.D. 2018 - Terzo Millennio dopo Conchiglia

Milano , 1 gennaio 1996
Festa di Maria Santissima Madre di Dio.

Nel mio sicuro rifugio.

«Oggi celebrate con gioia la festa della mia divina Maternità e guardate a Me, con filiale fiducia, invocando il grande dono della pace per la Chiesa e per tutta l'umanità.

Io sono la Regina della pace.

Sono stata scelta dal Padre Celeste a diventare la Madre del suo Figlio Unigenito, nato per portare a tutta l'umanità il bene prezioso della pace.


Il mio divino Bambino, che nasce nella povertà di una grotta e viene deposto in una mangiatoia, è Lui stesso la Pace.

Pace fra Dio e l'umanità, da Lui redenta e portata ad una nuova comunione di amore e di vita con il suo Signore.

Pace fra gli uomini, diventati tutti fratelli, perché figli di Dio, partecipi dei suoi doni e membri di una stessa famiglia.

Mio figlio Gesù mi ha voluto anche vostra Madre.

Così sono diventata Madre della umanità, da Lui redenta e salvata.

Mio compito è quello di seguire come Mamma, durante il corso della storia, le vicende di tutti i miei figli.

In maniera particolare sono Mamma di coloro che, attraverso il sacramento del Battesimo ed il dono della fede e della Grazia, vengono inseriti intimamente nella stessa vita di Gesù, compongono il suo mistico Corpo e fanno parte della sua Chiesa.

Sono Madre della Chiesa.

Mio compito materno è di seguire, durante il corso della sua storia, tutte le vicende terrene della Chiesa.

Ed, in ogni circostanza del suo doloroso cammino, ho sempre offerto alla Chiesa, il sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato.

Il mio Cuore Immacolato racchiude tutto il mio verginale e materno amore per voi.

Il mio Cuore Immacolato si apre per darvi aiuto, conforto e protezione.

Il mio Cuore Immacolato diventa, per ciascuno di voi, il più sicuro rifugio e la strada che vi porta al Dio della salvezza e della pace.

All'inizio di questo nuovo anno, denso di avvenimenti significativi e dolorosi per questa povera umanità, ormai in balia delle forze del male che si sono scatenate, ancora una volta invito tutti ad entrare nel sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato.

- Nel mio sicuro rifugio entrano coloro che sono chiamati a dare una cruenta testimonianza al Signore.

Dal primo martire Stefano, che ho raccolto fra le mie braccia materne dopo la sua uccisione, a coloro che ancora oggi danno la propria vita, la grande schiera dei martiri entra nel rifugio del mio Cuore Immacolato, per ricevere nuova forza e coraggio, nell'ora della loro immolazione.

- Nel mio sicuro rifugio si raccoglie la innumerevole schiera dei confessori della fede, per ottenere Luce e Spirito di Sapienza che li conduce a comprendere, a vivere e ad annunciare a tutti il Vangelo.

- Nel mio sicuro rifugio si forma la candida falange dei vergini, per apprendere, dalla mia verginale maternità, a vivere solo per Gesù, scelto come unico Sposo della propria vita e, rivestiti della sua Luce immacolata, seguono l'Agnello ovunque vada.

- Nel mio sicuro rifugio cercano riparo e protezione coloro che sono chiamati ad offrirsi al Signore, seguendolo sul cammino dei consigli evangelici. Io stessa coltivo questi fiori profumati e preziosi, cresciuti nel giardino del mio Cuore Immacolato.

- Nel mio sicuro rifugio coltivo, con cura e premura, tutti i Sacerdoti, che da Gesù mi sono stati affidati e che amo di particolarissimo amore. Qui sono da Me confortati, incoraggiati e formati a seguire, a imitare e a rivivere Gesù fino alla sua pienezza.


- Nel mio sicuro rifugio si riparano le famiglie cristiane, per essere difese da tanti pericoli e protette dai terribili mali che le minacciano.


- Nel mio sicuro rifugio chiamo i bambini, perché respirino l'atmosfera della purezza e della preghiera; i giovani, perché siano aiutati a crescere nella Grazia, nell'amore e nella santità; i peccatori, perché trovino misericordia e perdono; gli ammalati, perché abbiano la salute; i
moribondi, perché possano passare dalla terra al Paradiso, attraverso la porta celeste del mio Cuore Immacolato.

- Nel mio sicuro rifugio soprattutto dovete entrare tutti voi, miei figli, per essere da Me difesi e protetti, ora che entrate nel periodo conclusivo della purificazione e della grande tribolazione.

Ormai gli avvenimenti si succederanno, in maniera rapida, verso il loro completo svolgimento. 

I miei segreti vi saranno svelati dalle stesse vicende che siete chiamati a vivere.

Per questo, vedendo con materna preoccupazione tutto quanto ormai vi attende, ancora una volta invito la Chiesa e tutta l'umanità ad entrare nel sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato.

Solo qui sarete da Me stessa protetti e consolati.

Solo qui troverete la pace e varcherete con gioia la soglia luminosa della speranza.

Perché nel sicuro rifugio del Mio Cuore Immacolato, che la Santissima Trinità vi offre come arca di salvezza, in questi ultimi tempi, attenderete, nella fiducia e nella preghiera, il ritorno nella gloria di Gesù, che porterà il suo Regno nel mondo e farà nuove tutte le cose.

In attesa che si compia la beata speranza e la venuta gloriosa di mio Figlio Gesù, all'inizio di questo nuovo anno, tutti vi benedico nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».

AMDG et DVM

L'incontro con la Bellezza attraverso i Sacramenti

L'INACCETTABILE PROFANAZIONE 

DELLE NOSTRE CHIESE


Lo zelo per la Tua Casa mi divorerà
Grande compostezza davanti a Gesù Eucaristico
L'Eucarestia è un entrare nella liturgia celeste
Vogliono distruggere lo spirito cattolico
"Io ti ho scelto. Datti da fare"
Sono solo un povero prete. Ma non ho paura
Anche le sfilate di moda! 10 modelle! Oltre ai comizi!
La falsa chiesa e il suo destino.
Apriamo i ponti e abbattiamo i muri
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!

*

La Dottrina Cattolica basata sugli insegnamenti dei Papi

«Mi dispiace per gli altri, ma Dio è cattolico» (Jean Guitton).

AMDG et DVM

La pastorale deve... favorire l’incontro dell’uomo con la bellezza della fede.

La corrispondenza del cuore nell’incontro con la Bellezza



del cardinale Joseph Ratzinger

Cristo pantocrator, un particolare del mosaico della cupola di Fethiye Djami (XIV secolo), Istanbul
Cristo pantocrator, un particolare del mosaico della cupola di Fethiye Djami (XIV secolo), Istanbul
Ogni anno, nella liturgia delle ore del tempo di Quaresima, torna a colpirmi un paradosso che si trova nei vespri del lunedì della seconda settimana del Salterio. Qui, l’una accanto all’altra, ci sono due antifone, una per il tempo di Quaresima, l’altra per la settimana santa. Entrambe introducono il salmo 44, ma ne anticipano una chiave interpretativa del tutto contrapposta. È il salmo che descrive le nozze del re, la sua bellezza, le sue virtù, la sua missione, e poi si trasforma in un’esaltazione della sposa. Nel tempo di Quaresima il salmo ha per cornice la stessa antifona che viene utilizzata per tutto il restante periodo dell’anno. È il terzo verso del salmo che recita: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia». 

È chiaro che la Chiesa legge questo salmo come rappresentazione poetico-profetica del rapporto sponsale di Cristo con la Chiesa. Riconosce Cristo come il più bello tra gli uomini; la grazia diffusa sulle sue labbra indica la bellezza interiore della Sua parola, la gloria del Suo annuncio. Così, non è semplicemente la bellezza esteriore dell’apparizione del Redentore ad essere glorificata: in Lui appare piuttosto la bellezza della Verità, la bellezza di Dio stesso che ci attira a sé e allo stesso tempo ci procura la ferita dell’Amore, la santa passione (eros) che ci fa andare incontro, insieme alla e nella Chiesa Sposa, all’Amore che ci chiama. Ma il lunedì della settimana santa la Chiesa cambia l’antifona e ci invita a leggere il salmo alla luce di Is 53,2: «Non ha bellezza né apparenza; l’abbiamo veduto: un volto sfigurato dal dolore». Come si concilia ciò? Il «più bello tra gli uomini» è misero d’aspetto tanto che non lo si vuol guardare. Pilato lo presenta alla folla dicendo «Ecce homo» onde suscitare pietà per l’Uomo sconvolto e percosso al quale non è rimasta alcuna bellezza esteriore. Agostino, che nella sua giovinezza scrisse un libro sul bello e sul conveniente e che apprezzava la bellezza nelle parole, nella musica, nelle arti figurative, percepì assai fortemente questo paradosso e si rese conto che in questo passo la grande filosofia greca del bello non veniva semplicemente rigettata, ma piuttosto messa drammaticamente in discussione: che cosa sia bello, che cosa la bellezza significhi avrebbe dovuto essere nuovamente discusso e sperimentato. 
Riferendosi al paradosso contenuto in questi testi egli parlava di «due trombe» che suonano in contrapposizione e pur tuttavia ricevono i loro suoni dal medesimo soffio, dallo stesso Spirito. Egli sapeva che il paradosso è una contrapposizione, ma non una contraddizione. Entrambe le citazioni provengono dallo stesso Spirito che ispira tutta la Scrittura, il quale però suona in essa con note differenti e, proprio in questo modo, ci pone di fronte alla totalità della vera Bellezza, della Verità stessa. Dal testo di Isaia scaturisce innanzitutto la questione, di cui si sono occupati i Padri della Chiesa, se Cristo fosse dunque bello oppure no. Qui si cela la questione più radicale se la bellezza sia vera, oppure se non sia piuttosto la bruttezza a condurci alla profonda verità del reale. Chi crede in Dio, nel Dio che si è manifestato proprio nelle sembianze alterate di Cristo crocifisso come amore «sino alla fine» (Gv13,1) sa che la bellezza è verità e che la verità è bellezza, ma nel Cristo sofferente egli apprende anche che la bellezza della verità comprende offesa, dolore e, sì, anche l’oscuro mistero della morte, e che essa può essere trovata solo nell’accettazione del dolore, e non nell’ignorarlo.

Una prima consapevolezza del fatto che la bellezza abbia a che fare anche con il dolore è senz’altro presente anche nel mondo greco. Pensiamo, per esempio, al Fedro di Platone. Platone considera l’incontro con la bellezza come quella scossa emotiva salutare che fa uscire l’uomo da se stesso, lo «entusiasma» attirandolo verso altro da sé. L’uomo, così dice Platone, ha perso la per lui concepita perfezione dell’Origine. Ora egli è perennemente alla ricerca della forma primigenia risanatrice. Ricordo e nostalgia lo inducono alla ricerca, e la bellezza lo strappa fuori dall’accomodamento del quotidiano. Lo fa soffrire. Noi potremmo dire, in senso platonico, che lo strale della nostalgia colpisce l’uomo, lo ferisce e proprio in tal modo gli mette le ali, lo innalza verso l’alto. Nel discorso di Aristofane del Simposio si afferma che gli amanti non sanno ciò che veramente vogliono l’uno dall’altro. È al contrario evidente che le anime di entrambi sono assetate di qualcos’altro che non sia il piacere amoroso. Questo “altro” però l’anima non riesce a esprimerlo, «ha solamente una vaga percezione di ciò che veramente essa vuole e ne parla a se stessa come un enigma». Nel XIV secolo, nel libro sulla vita di Cristo del teologo bizantino Nicolas Kabasilas si ritrova questa esperienza di Platone, nella quale l’oggetto ultimo della nostalgia continua a rimanere senza nome, trasformato dalla nuova esperienza cristiana.
Kabasilas afferma: «Uomini che hanno in sé un desiderio così possente che supera la loro natura, ed essi bramano e desiderano più di quanto all’uomo sia consono aspirare, questi uomini sono stati colpiti dallo Sposo stesso; Egli stesso ha inviato ai loro occhi un raggio ardente della sua bellezza. L’ampiezza della ferita rivela già quale sia lo strale e l’intensità del desiderio lascia intuire Chi sia colui che ha scoccato il dardo».

La bellezza ferisce, ma proprio così essa richiama l’uomo al suo Destino ultimo. Ciò che afferma Platone e, più di 1500 anni dopo, Kabasilas non ha nulla a che fare con l’estetismo superficiale e con l’irrazionalismo, con la fuga dalla chiarezza e dall’importanza della ragione. Bellezza è conoscenza, certamente, una forma superiore di conoscenza poiché colpisce l’uomo con tutta la grandezza della verità. In ciò Kabasilas è rimasto interamente greco, in quanto egli pone la conoscenza all’inizio. «Origine dell’amore è la conoscenza», egli afferma, «la conoscenza genera l’amore». «Occasionalmente» così prosegue «la conoscenza potrebbe essere talmente forte da sortire allo stesso tempo l’effetto di un filtro d’amore». Egli non lascia questa affermazione in termini generali. Com’è caratteristico del suo pensiero rigoroso, egli distingue due tipi di conoscenza: la conoscenza attraverso l’istruzione che rimane conoscenza, per così dire, «di seconda mano» e non implica alcun contatto diretto con la realtà stessa. Il secondo tipo, al contrario, è conoscenza attraverso la propria esperienza, attraverso il rapporto con le cose. «Quindi, fintanto che noi non abbiamo fatto esperienza di un essere concreto, non amiamo l’oggetto così come esso dovrebbe essere amato». 

La vera conoscenza è essere colpiti dal dardo della Bellezza che ferisce l’uomo, essere toccati dalla realtà, «dalla personale Presenza di Cristo stesso» come egli dice. L’essere colpiti e conquistati attraverso la bellezza di Cristo è conoscenza più reale e più profonda della mera deduzione razionale. Non dobbiamo certo sottovalutare il significato della riflessione teologica, del pensiero teologico esatto e rigoroso: esso rimane assolutamente necessario. Ma da qui, disdegnare o respingere il colpo provocato dalla corrispondenza del cuore nell’incontro con la Bellezza come vera forma della conoscenza, ci impoverisce e inaridisce la fede, così come la teologia. Noi dobbiamo ritrovare questa forma di conoscenza, è un’esigenza pressante del nostro tempo.
La vera conoscenza è essere colpiti dal dardo della Bellezza che ferisce l’uomo, essere toccati dalla realtà, «dalla personale Presenza di Cristo stesso» come dice Nicolas Kabasilas. L’essere colpiti e conquistati attraverso la bellezza di Cristo è conoscenza più reale e più profonda della mera deduzione razionale. Non dobbiamo certo sottovalutare il significato della riflessione teologica, del pensiero teologico esatto e rigoroso: esso rimane assolutamente necessario. Ma da qui, disdegnare o respingere il colpo provocato dalla corrispondenza del cuore nell’incontro con la Bellezza come vera forma della conoscenza, ci impoverisce e inaridisce la fede, così come la teologia. Noi dobbiamo ritrovare questa forma di conoscenza, è un’esigenza pressante del nostro tempo

A partire da questa concezione Hans Urs von Balthasar ha edificato il suo opus magnum dell’estetica teologica, della quale molti dettagli sono stati recepiti nel lavoro teologico, mentre la sua impostazione di fondo, che costituisce veramente l’elemento essenziale del tutto, non è stata affatto accolta. Questo non è, beninteso, semplicemente solo, o meglio, non è principalmente un problema della teologia, ma anche della pastorale che deve nuovamente favorire l’incontro dell’uomo con la bellezza della fede. Gli argomenti cadono così spesso nel vuoto perché nel nostro mondo troppe argomentazioni contrapposte concorrono le une con le altre, tanto che all’uomo viene spontaneo il pensiero, che i teologi medievali avevano così formulato: la ragione «ha un naso di cera», ossia la si può indirizzare, se solo si è abbastanza abili, nelle più svariate direzioni. Tutto è così assennato, così convincente, di chi dobbiamo fidarci? L’incontro con la bellezza può diventare il colpo del dardo che ferisce l’anima ed in questo modo le apre gli occhi, tanto che ora l’anima, a partire dall’esperienza, ha dei criteri di giudizio ed è anche in grado di valutare correttamente gli argomenti. Resta per me un’esperienza indimenticabile il concerto di Bach diretto da Leonard Bernstein a Monaco di Baviera dopo la precoce scomparsa di Karl Richter. Ero seduto accanto al vescovo evangelico Hanselmann. Quando l’ultima nota di una delle grandi Thomas-Kantor-Kantaten si spense trionfalmente, volgemmo lo sguardo spontaneamente l’uno all’altro e altrettanto spontaneamente ci dicemmo: «Chi ha ascoltato questo, sa che la fede è vera». In quella musica era percepibile una forza talmente straordinaria di Realtà presente da rendersi conto, non più attraverso deduzioni, bensì attraverso l’urto del cuore, che ciò non poteva avere origine dal nulla, ma poteva nascere solo grazie alla forza della Verità che si attualizza nell’ispirazione del compositore. E la stessa cosa non è forse evidente quando ci lasciamo commuovere dall’Icona della Trinitàdi Rublëv? Nell’arte delle icone, come pure nelle grandi opere pittoriche occidentali del romanico e del gotico, l’esperienza descritta da Kabasilas, partendo dall’interiorità, si è resa visibile e partecipabile. Pavel Evdokimov ha indicato in maniera così pregnante quale percorso interiore l’icona presupponga. L’icona non è semplicemente la riproduzione di quanto è percepibile con i sensi, ma piuttosto presuppone, come egli afferma, un «digiuno della vista». La percezione interiore deve liberarsi dalla mera impressione dei sensi ed in preghiera ed ascesi acquisire una nuova, più profonda capacità di vedere, compiere il passaggio da ciò che è meramente esteriore verso la profondità della realtà, in modo che l’artista veda ciò che i sensi in quanto tali non vedono e ciò che tuttavia nel sensibile appare: lo splendore della gloria di Dio, la «gloria di Dio sul volto di Cristo» (2Cor 4,6). Ammirare le icone, e in generale i grandi quadri dell’arte cristiana, ci conduce per una via interiore, una via del superamento di sé e quindi, in questa purificazione dello sguardo, che è una purificazione del cuore, ci rivela la Bellezza, o almeno un raggio di essa. 
Proprio così essa ci pone in rapporto con la forza della verità. Io ho spesso già affermato essere mia convinzione che la vera apologia della fede cristiana, la dimostrazione più convincente della sua verità, contro ogni negazione, sono da un lato i santi, dall’altro la bellezza che la fede ha generato. Affinché oggi la fede possa crescere dobbiamo condurre noi stessi e gli uomini in cui ci imbattiamo a incontrare i santi, a entrare in contatto con il Bello.

Ora però dobbiamo rispondere ancora ad un’obiezione. Abbiamo già respinto l’affermazione secondo cui quanto finora sostenuto sarebbe una fuga nell’irrazionale, nel mero estetismo. È vero piuttosto l’opposto: proprio così la ragione viene liberata dal suo torpore e resa capace di azione. Maggior peso ha oggi un’altra obiezione: il messaggio della bellezza viene messo completamente in dubbio attraverso il potere della menzogna, della seduzione, della violenza, del male. Può la bellezza essere autentica, oppure, alla fine, non è che un’illusione? La realtà non è forse in fondo malvagia? La paura che, alla fine, non sia lo strale del bello a condurci alla verità, ma che la menzogna, ciò che è brutto e volgare costituiscano la vera “realtà” ha angosciato gli uomini in ogni tempo. Nel presente ha trovato espressione nell’affermazione secondo cui dopo Auschwitz non si sarebbe più potuto fare poesia, dopo Auschwitz non si sarebbe più potuto parlare di un Dio buono. Ci si domanda: dov’era finito Dio quando funzionavano i forni crematori? Ora questa obiezione, per la quale esistevano motivi sufficienti ancora prima di Auschwitz, in tutte le atrocità della storia, indica in ogni caso che un concetto puramente armonioso di bellezza non è sufficiente. Non regge il confronto con la gravità della messa in discussione di Dio, della verità, della bellezza. Apollo, che per il Socrate di Platone era «il Dio» e il garante della imperturbata bellezza come «il veramente divino», non basta assolutamente più. In questo modo ritorniamo alle «due trombe» della Bibbia dalle quali eravamo partiti, al paradosso per cui di Cristo si può dire sia «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo», sia «Non ha apparenza né bellezza… il suo volto è sfigurato dal dolore». Nella passione di Cristo l’estetica greca, così degna di ammirazione per il suo presentito contatto con il divino, che pure le resta indicibile, non viene rimossa, bensì superata. L’esperienza del bello ha ricevuto una nuova profondità, un nuovo realismo. Colui che è la Bellezza stessa si è lasciato colpire in volto, sputare addosso, incoronare di spine – la Sacra Sindone di Torino può farci immaginare tutto questo in maniera toccante. Ma proprio in questo Volto così sfigurato appare l’autentica, estrema bellezza: la bellezza dell’amore che arriva «sino alla fine» e che, appunto in questo, si rivela più forte della menzogna e della violenza. Chi ha percepito questa bellezza sa che proprio la verità, e non la menzogna, è l’ultima istanza del mondo. Non la menzogna è «vera», bensì proprio la Verità. È per così dire un nuovo trucco della menzogna presentarsi come «verità» e dirci: al di là di me non c’è in fondo nulla, smettete di cercare la verità o addirittura di amarla; così facendo siete sulla strada sbagliata. L’icona di Cristo crocifisso ci libera da questo inganno oggi dilagante. 

Tuttavia essa pone come condizione che noi ci lasciamo ferire insieme a Lui e crediamo all’Amore, che può rischiare di deporre la bellezza esteriore per annunciare, proprio in questo modo, la verità della Bellezza. 

La menzogna conosce comunque anche un altro stratagemma: la bellezza mendace, falsa, una bellezza abbagliante che non fa uscire gli uomini da sé per aprirli nell’estasi dell’innalzarsi verso l’alto, bensì li imprigiona totalmente in se stessi. È quella bellezza che non risveglia la nostalgia per l’Indicibile, la disponibilità all’offerta, all’abbandono di sé, ma ridesta la brama, la volontà di potere, di possesso, di piacere. È quel tipo di esperienza della bellezza di cui la Genesi parla nel racconto del peccato originale: Eva vide che il frutto dell’albero era «bello» da mangiare ed era «piacevole all’occhio». La bellezza, così come ne fa esperienza, risveglia in lei la voglia del possesso, la fa ripiegare per così dire su se stessa. Chi non riconoscerebbe, ad esempio nella pubblicità, quelle immagini che con estrema abilità sono fatte per tentare irresistibilmente l’uomo ad appropriarsi di ogni cosa, a cercare il soddisfacimento del momento anziché l’aprirsi ad altro da sé? Così l’arte cristiana si trova oggi (e forse già da sempre) tra due fuochi: deve opporsi al culto del brutto il quale ci dice che ogni altra cosa, ogni bellezza è inganno e solo la rappresentazione di quanto è crudele, basso, volgare, sarebbe la verità e la vera illuminazione della conoscenza. E deve contrastare la bellezza mendace che rende l’uomo più piccolo, anziché renderlo grande e che, proprio per questo, è menzogna.

Chi non conosce la frase tante volte citata di Dostoevskij: «La Bellezza ci salverà»? Ci si dimentica però nella maggior parte dei casi di ricordare che Dostoevskij intende qui la bellezza redentrice di Cristo. Dobbiamo imparare a vederLo. Se noi Lo conosciamo non più solo a parole ma veniamo colpiti dallo strale della sua paradossale bellezza, allora facciamo veramente la Sua conoscenza e sappiamo di Lui non solo per averne sentito parlare da altri. Allora abbiamo incontrato la bellezza della Verità, della Verità redentrice. Nulla ci può portare di più a contatto con la bellezza di Cristo stesso che il mondo del bello creato dalla fede e la luce che risplende sul volto dei santi, attraverso la quale diventa visibile la Sua propria Luce. 

(Messaggio al XXIII Meeting 
per l’amicizia fra i popoli, Rimini, 21 agosto 2002)
AMDG et DVM

sabato 30 dicembre 2017

Le ultime ore, tra dissipazione e divertimenti?!

I BUONI CONSIGLI DI MARIA
DIVINA MADRE E MAMMA NOSTRA
alla vigilia del 18mo A.D. del Terzo Millennio dopo C.



Milano, 31 dicembre 1997. 
Ultima notte dell'anno.
Tutto vi è stato svelato.

«Figli prediletti, nel silenzio, nella preghiera passate con Me le ultime ore di questo anno che sta per finire.

Non trascorretele nella dissipazione e nei divertimenti, come fanno tanti miei figli.

Questo anno è stato particolarmente importante per il mio disegno.

Ora entrate nei miei tempi.

Per questo vi ho tracciato una strada luminosa, su cui tutti dovete camminare, per vivere la consacrazione al mio Cuore Immacolato che mi avete fatto.


Ormai tutto vi è stato svelato.


- Tutto vi è stato svelato: il mio disegno vi è stato profeticamente annunciato a Fatima e, in questi anni, Io l'ho realizzato attraverso il mio Movimento Sacerdotale Mariano.

Esso vi è stato svelato nella sua lenta preparazione.

Questo vostro secolo, che sta per finire, è stato posto sotto il segno di un forte potere concesso al mio Avversario.

Così l'umanità è stata sedotta con l'errore dell'ateismo teorico e pratico; al posto di Dio si sono costruiti gli idoli che tutti adorano: 
il piacere, il denaro, il divertimento, il potere, l'orgoglio e la impurità.

Veramente Satana, con la coppa della lussuria, è riuscito a sedurre tutte le nazioni della terra.

All'amore ha fatto subentrare l'odio; alla comunione la divisione; alla giustizia le molte ingiustizie; alla pace una continua guerra.

Infatti questo secolo è trascorso tutto sotto il segno di guerre crudeli e sanguinose, che hanno fatto milioni di vittime innocenti.

Allora la Santissima Trinità ha disposto che il vostro secolo fosse posto sotto il segno di una mia forte, materna e straordinaria presenza.

Così a Fatima ho indicato il cammino che l'umanità doveva percorrere per il suo ritorno al Signore: quello della conversione, della preghiera e della penitenza.

E vi ho offerto come sicuro rifugio il mio Cuore Immacolato.


- Tutto vi è stato svelato: il mio disegno vi è stato indicato anche nella sua dolorosa attuazione.

L'umanità è caduta in balia di Satana e del suo grande potere, esercitato con le forze sataniche e massoni che; la mia Chiesa è stata oscurata dal suo fumo che è penetrato dentro di essa. 

Gli errori vengono insegnati e propagandati, facendo perdere a molti la vera fede in Cristo e nel suo Vangelo; la santa Legge di Dio è apertamente violata; il peccato è commesso e spesso viene anche giustificato e così si perde la luce della Grazia e della divina presenza; l'unità è profondamente incrinata da forti contestazioni al Magistero, soprattutto al Papa, e si estende sempre più la piaga di dolorose lacerazioni.

Per dare alla Chiesa, sofferente e crocifissa del vostro tempo, il mio aiuto materno ed un sicuro rifugio, ho fatto sorgere il Movimento Sacerdotale Mariano e l'ho diffuso in ogni parte del mondo, per mezzo di questo mio Libro, che vi traccia la strada che dovete percorrere per diffondere la mia Luce.

Con questo Libro vi insegno a vivere la consacrazione al mio Cuore Immacolato, con la semplicità dei bambini, in spirito di umiltà, di povertà, di fiducia e di filiale abbandono.

Sono ormai venticinque anni che vi guido, con le parole che detto al cuore di questo mio piccolo figlio, che Io ho scelto come strumento per 
l'attuazione del mio materno disegno.

In questi anni Io stessa l'ho portato più volte in ogni parte del mondo, e lui si è lasciato docilmente condurre, piccolo e timoroso, ma totalmente a Me abbandonato, come un bimbo in braccio a sua Madre.

Ormai quanto vi dovevo dire vi è stato detto, perché tutto vi è stato svelato.

Così, in questa notte, terminano i messaggi pubblici, che da venticinque anni vi ho dato: ora dovete meditarli, viverli e metterli in pratica.

Allora le parole che ho fatto scendere dal mio Cuore Immacolato, come gocce di celeste rugiada sul deserto della vostra vita tanto insidiata, produrranno frutti di grazia e di santità.

D'ora innanzi mi manifesterò attraverso la parola, la persona e l'azione di questo mio piccolo figlio[don Stefano G.], che Io ho scelto per esservi guida e che ora conduco al vertice doloroso della sua missione.


- Tutto vi è stato svelato: il mio disegno vi è stato predetto soprattutto nel suo meraviglioso e vittorioso compimento
Vi ho annunciato il trionfo del mio Cuore Immacolato nel mondo.

Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà.

Questo avverrà nel più grande trionfo di Gesù, che porterà nel mondo il suo glorioso regno di amore, di giustizia e di pace e farà nuove tutte le cose.
Aprite i cuori alla speranza.

Spalancate le porte a Cristo che viene a voi nella gloria.

Vivete l'ora trepida di questo secondo Avvento.

Diventate così i coraggiosi annunciatori di questo suo trionfo, perché, voi piccoli bambini a Me consacrati, che vivete del mio stesso spirito, siete gli Apostoli di questi ultimi tempi.

Vivete come fedeli discepoli di Gesù, nel disprezzo del mondo e di voi stessi, nella povertà, nella umiltà, nel silenzio, nella preghiera, nella mortificazione, nella carità e nell'unione con Dio, mentre siete sconosciuti e disprezzati dal mondo.


È giunto il momento di uscire dal vostro nascondimento per andare a illuminare la terra.

Mostratevi a tutti come i miei figli, perché Io sono sempre con voi.

La fede sia la luce che vi illumina in questi giorni di oscurità, e vi consumi solo lo zelo per l'onore e la gloria di mio figlio Gesù.

Combattete figli della Luce, perché l'ora della mia battaglia è ormai giunta.

Nel più crudo inverno voi siete le gemme che sbocciano dal mio Cuore Immacolato e che Io depongo sui rami della Chiesa, per dirvi che sta per giungere la sua più bella primavera.

Sarà per Essa la seconda Pentecoste.

Per questo vi invito a ripetere spesso nei Cenacoli la preghiera che vi ho domandato: -Vieni Spirito Santo, vieni per mezzo della potente intercessione del Cuore Immacolato di Maria, tua Sposa amatissima.

Con l'amore di una Mamma che, in questi anni, è stata da voi ascoltata, seguita e glorificata, tutti vi benedico nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo»
 AMDG et DVM

Un codice con tutti gli elementi della cultura Mexica

LA SINDONE DI MARIA SANTISSIMA
IL SUO UNICO VERO VOLTO
Maria Santissima Nostra Signora di Guadalupe, La Perfetta
9 - 12 dicembre 1531 - Città del Messico



Guadalupe - Gli enigmi della Tilma

Miracolo-La Madonna di Guadalupe-La Tilma

AMDG et DVM

giovedì 28 dicembre 2017

GIORNATA CON MARIA VALTORTA

AMDG et BVM

Servirà se chi legge ha cuore vivo ossia cuore che ama



Il DOCUMENTO MEDICO ESPLOSIVO SUI VACCINI | Vivere in modo ...

vivereinmodonaturale.blogspot.com/2017/12/il-documento-medico-esplosivo-sui.html
5 giorni fa - Grazie alla gentilezza ed alla solerzia dei miei lettori mi arrivano documenti di notevole caratura, a volte eccezionali ed esplosivi, come quello che sto qui traducendo per il pubblico italiano. Non è documento di scuola igienistica. Giunge direttamente dall'ambiente medico statunitense, ed esattamente ...

AMDG et DVM

IL NATALE di quei 320 bimbi immolati da Erode

28 dicembre A.D. 2017 - Terzo Millennio dopo Conchiglia
OGGI ERODE NE IMMOLA  ANCOR PIU'

FESTA DEI SANTI INNOCENTI

Lettura 4
Sermone di sant'Agostino Vescovo

Sermone 10 sui Santi

Quest'oggi, fratelli carissimi, noi celebriamo il natale di quei bambini che il testo del Vangelo ci dice essere stati uccisi dal crudelissimo re Erode. E perciò con somma gioia esulti la terra madre feconda di questi celesti soldati e di tali prodigi. Certo, l'empio tiranno non avrebbe potuto giovare tanto a questi fanciulli col suo affetto quanto giovò loro coll'odio. Perché, come manifesta la sacra solennità di questo giorno, quanto più grande fu l'iniquità contro i beati fanciulli, tanto più copiosa discese su di essi la grazia e la benedizione.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.

R. Grazie a Dio.


Lettura 5
Beata te, o Betlemme, terra di Giuda, che soffristi la crudeltà del re Erode nella strage dei tuoi fanciulli: ché nello stesso tempo meritasti di offrire a Dio una bianca moltitudine di pacifica infanzia. Giustamente pertanto celebriamo il natale di quelli che il mondo, facendoli nascere all'eterna vita, rese più felici di quello che facessero le loro madri generandoli alla terra. Perché furono trovati degni della vita eterna, prima ancora d'aver fatto uso della vita presente.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.

R. Grazie a Dio.


Lettura 6
La morte preziosa di altri Martiri merita lode per la confessione, quella di questi è gloriosa per l'immolazione; poiché ai primordi d'una vita incipiente, la morte che mise fine alla vita presente, valse loro subito d'entrare in possesso della gloria. Essi che l'empietà di Erode strappò ancora lattanti dal seno delle madri, sono a buon diritto chiamati fiori dei Martiri, perché, sbocciati in mezzo al freddo dell'incredulità, la brina della persecuzione li seccò come prime tenere gemme della Chiesa.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.

R. Grazie a Dio.




28 febbraio 1947

   [Della stessa data è il capitolo 570 dell'opera L'EVANGELO]
   In merito al numero dei S. Innocenti periti nella strage di Erode, dice Gesù:
   «Il loro numero è 320 tra quelli di Betlemme e quelli delle campagne. E specifico ancora di più che di essi 188 furono quelli di Betlemme, mentre 132 quelli delle campagne battute per un vasto raggio dai messi di Erode per sterminare i pargoli. Fra gli uccisi vi furono anche 64 fanciulline, non identificate per tali dai sicari, che uccidevano fra le tenebre, la confusione e la furia di fare presto prima che qualcosa intervenisse a por fine alla strage.»
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Elia pastore della Natività, incontrato da S. Giuseppe prima di arrivare a Betlemme, gli da latte per la Vergine e consiglio sulla grotta nel caso in cui non dovessero trovare alloggio 1.028. Adorazione di Gesù Bambino con gli altri pastori 1.030. Rassicura Giuseppe e Maria che troverà loro alloggio presso la sua buona padrona, Anna di Betlem, che poi li accoglierà nella sua casa 1.030. Durante la strage degli Innocenti, Elia perde moglie e figli. Lo racconta a Gesù che è andato alla sua ricerca e a quella degli altri pastori all'inizio della sua vita pubblica 1.075. Suo incontro con Maria 3.208. Sull'Uliveto 4.280. Cerca di avvicinare Gesù durante la Passione 10.604. Elia riporta Tommaso 10.628

http://www.potenzadellacroce.it/contenuti/materiali/Maria_Valtorta_-_LEvangelo_come_mi_e_stato_rivelato.pdf   (segnalo i capitoli 73,74,75)

http://www.scrittivaltorta.altervista.org/03/03208.pdf


Preghiamo
O Dio, il cui annunzio oggi gli Innocenti Martiri hanno divulgato non parlando ma morendo: mortifica in noi tutte le cattive tendenze; affinché la tua fede, che professa la nostra lingua, anche la vita l'esprima colla sua condotta. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
AMDG et DVM