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lunedì 23 agosto 2021

I quattro evangelisti - UN TESORO

 


MATTEO  MARCO   LUCA ...  GIOVANNI


   La grandezza della visione aumenta, e aumenta la potenza dell'estasi, perché il veggente non è chiamato più a vedere le cose attuali al suo tempo, segno e figura di ciò che, in diverse maniere e per diverse cause, si sarebbe ripetuto poi nei secoli, ma cose soprannaturali e cose future, note a Dio solo le future, note ai cittadini dei Cieli le soprannaturali.
   E in una nuova teofania, che è e non è uguale a quella di Ezechiele, egli vede la gloria del Signore assiso sopra il trono celeste in aspetto d'uomo, ma di uomo reso doppiamente glorificato per essere Dio e l'Uomo-Dio, il Santo dei santi, il Santo tra i santi. Perché nessuno tra gli uomini fu santo come il Figlio dell'Uomo. Quindi corpo reso luce "simile all'elettro e al fuoco" dice Ezechiele; "simile a pietra di diaspro e sardio" dice Giovanni; ed ambi terminano: "circondato da uno splendore simile all'arcobaleno, o iride".
   Anche altri profeti avevano visto splendido, nel vestito di lino, come bronzo o altro metallo rovente, il Figlio di Dio e dell'uomo sin da quando Egli era ancora il Verbo in seno del Padre, e secoli dovevano scorrere prima che Egli prendesse Carne umana, e questa Carne, glorificata dopo il Sacrificio perfetto, ascendesse al Cielo per starvi, quale Dio Uomo, Re eterno, Giudice universale, Pontefice e Agnello, Vincitore del Male, della Morte, del Tempo, di tutto quanto è, perché a Lui è dato dal Padre ogni potere e primato.


   Ma se gli antichi Profeti non videro che l'Uomo Dio, alcuni, altri videro l'Uomo Dio portato sul suo trono dai suoi principali confessori. I quattro evangelisti dall'aspetto raffigurante la loro natura spirituale. Matteo: l'uomo, tutto uomo nel suo passato e uomo nel descrivere il Figlio dell'Uomo; Marco: il leone, nel predicare il Cristo tra i pagani più ancora che nel descrivere il tempo del Cristo nel suo Vangelo, nel quale però, da leone, amò far risaltare più la figura del divino Taumaturgo che dell'Uomo-Messia come aveva fatto Matteo. E ciò allo scopo di sbalordire e conquistare, attraverso allo sbalordimento, i pagani, sempre sedotti da quanto aveva aspetto di prodigio.




   Luca, paziente e forte come il bove nel completare, con ricerche pazienti anche sull'antefatto del vero e proprio lavoro apostolico del Cristo e dei suoi seguaci, tutta l'opera di Dio per la salute dell'umanità. Perché quest'opera di amore infinito ha avuto principio con il Concepimento immacolato di Maria, con la pienezza della Grazia a Lei concessa, con la continua comunione di Maria col suo Signore che, dopo averla creata, da Padre, con una perfezione unica tra tutti i corpi di nati da uomo e donna, come sua Figlia amatissima, la colmò poi della sua Luce: il Verbo che le si era rivelato nelle divine ed intime lezioni per cui Ella fu Sede della Sapienza sin dai più teneri anni, mentre lo Spirito Santo, eterno Amatore dei Puri, riversava in Lei i fuochi della sua carità perfettissima e, facendo di Lei un altare e un'arca più santa e diletta di quelli del Tempio, in Lei prendeva il suo riposo e raggiava in tutto lo splendore della sua Gloria.
   Nel tempo antico, costruito che fu il Tabernacolo, una nube di fuoco lo coperse notte e giorno, sia che fosse fermo, sia che peregrinasse verso la mèta, e il popolo di Dio si fermava o peregrinava a seconda che faceva la nuvola, che altro non era che la testimonianza della gloria del Signore e della sua Presenza.
   All'inizio del tempo nuovo, del tempo di Grazia, la nube di fuoco del Signore, fuoco che investe e preserva da ogni assalto dell'eterno Avversario, più che mai in azione perché avvertiva essere prossima la sua sconfitta, coprì un ben più santo Tabernacolo, in attesa di coprirlo in maniera più grande a celare il più grande mistero delle nozze feconde tra Dio e la Vergine, il cui frutto fu l'Incarnazione del Verbo. E sempre la gloria del Signore coperse la Vergine Inviolata, la Madre Deipara, sia che fosse ferma o si muovesse per ordine divino che da Nazaret la condusse al Tempio, dal Tempio a Nazaret vergine-sposa, e da Nazaret a Ebron e a Betlem Vergine-Madre, e da Betlem a Gerusalemme a sostegno nella profezia di Simeone, e da Betlem in Egitto a protezione della Odiata perché Madre di Dio, e da Nazaret a Gerusalemme conducendola là dove era il Fanciullo tra i Dottori, e da Nazaret in questo o quel luogo dove il Figlio-Maestro era perseguitato e afflitto, e da Nazaret a Gerusalemme e al Golgota a compartecipare alla Redenzione, e all'Oliveto da dove il Figlio ascendeva al Padre, e dall'Oliveto al Cielo nell'estasi finale in cui il Fuoco avrebbe aspirato a Sé la sua Maria così come il sole aspira a sé la pura goccia della rugiada.




   Luca, unico e paziente, interroga e scrive anche ciò che può dirsi il prologo del Vangelo = annunzio, parlandoci dell'Annunziata senza la quale, e senza l'assoluta ubbidienza della quale, non si sarebbe compita la redenzione.
   È proprietà del bue il ruminare anche ciò che da tempo è stato inghiottito. Luca lo imita. Il tempo aveva inghiottito da molti anni i preliminari episodi della venuta del Messia come tale, ossia come Maestro, Salvatore-Redentore. Luca li riporta a galla. Ci mostra la Vergine, necessario strumento perché si avesse Gesù Cristo, il Dio-Uomo. Ci mostra l'Umilissima Piena di Grazia, l'Ubbidientissima nel suo: "Si faccia di me secondo la Parola", la Caritatevolissima accorrente con santa fretta dalla cugina Elisabetta per esserle di conforto e aiuto, e, sebbene ciò non lo pensasse, di santificazione a colui che doveva preparare le vie al Signore Gesù, suo Figlio; la Purissima e Inviolata fisicamente, moralmente, spiritualmente sempre, dal concepimento all'estatico trapasso dalla Terra al Cielo.


   "Questa porta sarà chiusa e non si aprirà e nessun uomo passerà da essa perché il Signore Iddio d'Israele è entrato per essa; sarà chiusa per il principe, e il principe stesso si metterà a sedere in essa per mangiare il pane davanti al Signore, ed entrerà per la porta del vestibolo e per la stessa uscirà".
   Misteriose parole di significato oscuro sinché il Concepimento di Maria e la sua Maternità divina non le resero chiare a quanti, sotto il raggio della Luce eterna, non seppero leggerle nel loro giusto significato.
   Porta chiusa, porta esteriore del santuario, porta che guardava ad oriente, era veramente Maria. Chiusa, perché nulla mai di terreno entrò in Lei in cui era pienezza di Grazia. Porta esteriore perché tra il Cielo, la Dimora di Dio Uno e Trino, e il mondo era Lei, così prossima a Dio da esser simile alla porta che, dal Santo dei Santi, s'apriva sul Santo. In vero Maria fu, ed è, porta agli uomini, perché attraverso il Santo penetrino nel Santo dei Santi e vi facciano eterna dimora con Colui che vi abita. Porta che guardava ad oriente, ossia a Dio solo, chiamato Oriente dagli ispirati del Tempo antico. E in vero Maria non teneva che fissi in Dio gli occhi del suo spirito.


   Porta chiusa per cui nessuno, fuorché il Signore, sarebbe entrato per amarla da Padre, da Figlio, da Sposo, per renderla feconda senza lesione, per nutrirsi di Lei onde prender Corpo, nutrirsi davanti al Padre suo divino, compiendo la sua prima ubbidienza di Figlio dell'Uomo che, nell'oscurità di un seno di donna, chiude e limita la sua Immensità e Libertà di Dio, assoggettandosi a tutte le fasi che regolano una gestazione, come poi, sempre nutrendosi di Lei, seguirà tutte le fasi del crescere per divenire, da Infante, Fanciullo.


   Porta chiusa che neppure per la più santa delle maternità si aprì perché, per modo noto a Dio solo, così come Dio, passando per il vestibolo ardente di carità di Maria, entrò in Lei, altrettanto venne alla luce, Egli Luce e Amore infiniti, mentre l'estasi ardeva Maria e faceva di Lei un rutilante altare su cui l'Ostia fu posata e offerta perché fosse Salute agli uomini.
   Molti secoli dopo Ezechiele, Paolo, agli Ebrei, dirà: "… Cristo… venuto attraversando un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d'uomo".


   Molte interpretazioni furono date a queste parole. E anche giuste interpretazioni. Ma un'altra ve ne è. Ed è questa: che Gesù venne agli uomini, tra gli uomini, passando da un tabernacolo più grande, per bellezza soprannaturale, e più perfetto di quello che era mèta degli Ebrei di Palestina e della Diaspora, ché questo non era archi­tettonicamente perfetto ma santamente perfetto, e non fatto da ma­no d'uomo con marmi e ori e velari ornati, ma creato, e quasi po­trebbesi dir "fatto" da Dio, tanto Egli vegliò sulla sua formazione perché il suo Verbo trovasse, venuto il suo tempo d'Incarnazione, un tabernacolo sano, santo, eletto, perfetto in ogni sua parte, degno di accogliere, e di esserne temporanea dimora, la sua Santità divina.


   Luca, medico oltre che evangelista, con il paziente studio del medico che non si ferma al fatto oggettivo e al soggetto studiato, ma studia ed esamina l'ambiente e l'ereditarietà in cui il soggetto è vissuto, e da cui il soggetto può aver preso i caratteri psico-fisici, per presentarci il Dio incarnato, il Figlio dell'Uomo, e farcelo meglio conoscere nella sua dolcezza che è tale anche se, quando occorra, sa esser forte, nella sua amorevolezza verso malati e peccatori desiderosi di guarigione fisica o spirituale, nella sua ubbidienza perfettissima sino alla morte, nella sua umiltà che non cercava le lodi, ma anzi consigliava: "Non parlate di ciò che avete veduto", nella sua fortezza che sa superare ogni affetto o paura umana per compiere la sua missione, nella sua intemeratezza, per cui nulla poteva intaccare il suo senso, né albergare in Lui, sia pure fuggevolmente, alcuna passione che non fosse buona, ci presenta la Madre. Ossia Colei che, da sola, formò il Figlio trasmettendogli, in un col sangue che doveva rivestirlo di carne, la somiglianza, anzi più ancora, con Lei. Egli Uomo, e quindi più virile nei tratti e nelle maniere. Lei Donna, e quindi più dolce nelle sembianze e nei modi.


   Ma nel Fanciullo che sa risponderle: "Perché cercarmi? Non sapevate che devo fare ciò che il Padre mio vuole che Io faccia?", e nell'Uomo che dice: "Donna, che v'è più tra Me e te?" e ancora afferma: "Chi è mia Madre e i miei parenti? Coloro che fanno la volontà del Padre mio", è palese la fortezza comunicatagli da Colei che seppe soffrire fortemente sempre e per tanti motivi: per la morte dei genitori, per la povertà, per il sospetto di Giuseppe, per il viaggio a Betlem, la profezia di Simeone, la fuga ed esilio in Egitto, lo smarrimento di Gesù, la morte dello sposo, l'abbandono del Figlio che intraprende la sua missione, l'astio del mondo ebraico per Lui, il martirio del Figlio sul Golgota.


   Nella dolcezza del Figlio è palese la dolcezza ereditata dalla Madre, e così è per l'umiltà, l'ubbidienza e la purezza. Tutte le eccelse virtù della Madre sono anche nel Figlio. Gesù ci rivela, è vero, il Padre, ma anche la Madre ci rivela. E ben può dirsi che chi vuol conoscere Maria, troppo poco rivelata dagli Evangelisti e negli Atti degli Apostoli, deve guardare il Figlio suo che da Lei, e da Lei sola, ha preso tutto, meno che la sua Natura divina di Primogenito del Padre e suo Unigenito.
   "Si faccia la Volontà di Dio" dice Maria. "Si faccia la tua Volontà" dice Gesù.
   "Beata te che hai creduto" dice Elisabetta a Maria. E Gesù dà lode a coloro che sanno credere, molte e molte volte durante il suo evangelizzare.
   "Hai abbattuto i potenti ed esaltato gli umili" professa Maria nel suo Magnificat, e Gesù: "Ti ringrazio, Padre, perché hai celato le cose ai sapienti e ai grandi e le hai rivelate ai piccoli".
   Il Verbo, la Sapienza del Padre, fece Maestra in Sapienza la sua futura Madre. E la Madre al suo Figlio trasfuse, in un col sangue e il latte e le materne cure, i pensieri eletti che sempre avevano avuto sede nel suo intelletto senza lesione, e i sentimenti elettissimi che soli vivevano nel suo Cuore senza macchia.



Giovanni, il quarto Evangelista, è l'Aquila. È dell'aquila il volo alto, potente e solitario, e la capacità di fissare il sole. In Giovanni evangelista vi è la nobiltà dell'uccello regale, il volo potente, e il potere di fissare il divino Sole, Gesù: Luce del mondo, Luce del Cielo, Luce di Dio, infinito Splendore, il potersi innalzare ad altezze soprannaturali alle quali nessun altro evangelista si innalzò e, così innalzandosi, il poter penetrare il mistero, e la verità, e la dottrina, e tutto dell'Uomo che era Dio.

 Spaziando come aquila regale ben alto sopra le cose della Terra e dell'umanità, egli vide il Cristo nella sua vera Natura di Verbo di Dio. Più che il Taumaturgo e il Martire, Giovanni ci presenta "il Maestro". L'unico perfettissimo Maestro che ebbe il mondo. Il Maestro-Dio, la Sapienza fattasi carne e verbale maestra agli uomini, il Verbo, o Parola del Padre, ossia la Parola che rende sensibili agli uomini i pensieri del Padre suo, la Luce venuta ad illuminare le tenebre e a fugare le penombre.


   Le verità più sublimi, più soavi, più profonde, e le verità più amare, sono tutte sinceramente dette nel vangelo di Giovanni, che col suo occhio d'aquila e il suo innalzarsi con lo spirito seguendo lo spirito del Maestro ha, dall'alto, visto le supreme grandezze e le supreme bassezze, misurato l'ampiezza dell'amore di Cristo e dell'odio del mondo giudaico a Cristo; la lotta fra la Luce e le tenebre, delle troppe "tenebre", ossia dei troppi nemici del Maestro suo, tra i quali era persino un discepolo e apostolo che Giovanni chiaramente, in questo suo vangelo della Verità e della Luce, chiama col suo vero nome, con uno dei suoi veri nomi: "ladro"; ha visto le congiure sotterranee, i tranelli sottili, usati per rendere inviso il Cristo ai dominatori romani ed ebraici e ai "piccoli" che formavano il gregge dei fedeli al Cristo. E tutte le nota e le rende note, mostrando Gesù nella sua santità sublime, non solo di Dio ma anche di Uomo.


   Uomo che non viene a compromessi coi nemici per farseli amici; Uomo che sa dire la verità ai potenti e smascherare le colpe e ipocrisie degli stessi; Uomo che, non respingendo nessuno meritevole di esser avvicinato perché mosso al venire a Lui da desiderio d'anima di redimersi, sa lanciare il suo anatema a quanti, anche se potentissimi, lo circuiscono con false profferte d'amicizia per poterlo cogliere in colpa; Uomo che rispetta la Legge, ma calpesta le sovrapposizioni alla Legge: "i pesi" messi dai farisei ai piccoli; Uomo che rifiuta il regno e la corona terrena e fugge per liberarsene, ma non cessa di bandire il suo Regno spirituale e assume la corona di Redentore per confermare col sacrificio suo proprio la sua dottrina di sacrificio; l'Uomo santissimo che tutto volle conoscere dell'uomo, meno il peccato.


   L'aquila non canta, come invece fanno gli altri uccelli, più o meno melodiosamente, ma getta il suo grido potente che fa tremare il cuore agli uomini e agli animali tanto è affermazione di potenza. Anche Giovanni non canta dolcemente la storia del Cristo, ma getta il suo grido potente, per celebrare l'Eroe, ed è grido tanto possente nell'affermare la Divinità, la Sapienza luminosissima del Cristo, da far tremare l'anima e il cuore sin dalle prime parole del suo proemio.


   L'aquila ama le vette solitarie su cui il sole dardeggia tutti i suoi fuochi, e più il sole splende e più l'aquila lo fissa, come affascinata dal suo splendore e dal suo calore. Anche Giovanni, il solitario, anche se era coi compagni sia prima che dopo la Passione e Ascensione del Maestro — perché veramente era l'Apostolo diverso, unico in particolari aspetti d'uomo e di discepolo, unito agli altri solo per la carità in lui vivissima — anche Giovanni come l'aquila amava stare sulla vetta, sotto all'incendio del suo Sole, e guardare Lui solo, ascoltarne tutte le parole verbali e quelle segrete, ossia le lezioni e le conversazioni profonde e amabili del Cristo, e le sue effusioni solitarie, le sue preghiere e comunioni col Padre, nel silenzio delle notti, o nel profondo dei boschi, dovunque il Cristo – 
il grande Solitario, perché il grande Sconosciuto ed Incompreso – si isolava per trovare conforto dall'unione col Padre suo.


   Gesù: il Sole della Carità; Giovanni: l'amante del Sole di Carità e il vergine sposato alla Carità, attratto, lui il puro, da Gesù, Purezza perfetta. L'amore dà speciali comprensioni. E più è forte l'amore e più l'amante comprende anche i moti intimi dell'amato. Giovanni, il fedelissimo e amantissimo di Gesù-Dio e Uomo, comprese tutto di Lui, come fosse non sul suo Cuore divino ma 
nel suo Cuore.
   Nessuno conobbe il Cristo intimo quanto Giovanni. Tutte le perfezioni del Cristo gli furono note. Penetrò nel suo mistero e nell'oceano delle sue virtù, misurandone veramente l'altezza, la larghezza e la profondità di questo Tempio vivente non fatto da mano d'uomo e che invano gli uomini cercavano di distruggere. E tutte, a distanza di decenni, le scrisse e descrisse, lasciando il Vangelo più perfetto in veridicità storica, più potente in dottrina, più luminoso di luci sapienziali e caritative, più fedele nella descrizione degli episodi e caratteri, capace di superare le restrizioni mentali degli ebrei e descrivere anche quanto gli altri evangelisti non avevano osato dire: la samaritana, l'ufficiale regio, lo scandalo e fuga e rivolta contro il Maestro dei discepoli dopo il discorso del Pane del Cielo, e l'adultera, e le aperte dispute con i Giudei, Farisei, Scribi e Dottori, e il suo rifugiarsi in Samaria ad Efraim, e i suoi contatti coi Gentili, e la verità su Giuda "che era ladro", e altre cose ancora.


   Più che maturo d'anni, perché longevo quando scrisse il suo vangelo, ma perennemente giovane perché puro, ma sempre ugualmente e ardentemente amoroso del Cristo, perché nessun altro amore umano aveva sottratto fiamme alla sua carità per l'Amato, Giovanni, l'amorosa aquila di Cristo, ci ha rivelato il Cristo, con una potenza superiore ad ogni altra, inferiore solo a quella del Cristo stesso, la quale era infinita perché potenza di Dio, nel rivelarci il Padre suo.


   Tutti i quattro che stavano intorno al trono erano coperti d'occhi. Infatti erano i contemplatori, coloro che avevano ben contemplato il Cristo per poterlo ben descrivere e confessare.

   Ma Giovanni, l'aquila, coi suoi occhi mortali e immortali, lo aveva contemplato da aquila, con sguardo d'aquila, penetrando nell'ardente mistero del Cristo. E oltre la vita, ormai al fianco del suo Amato, con vista perfetta, fissa, penetra sin nel centro del Mistero, e intona l'inno di lode che gli altri e i 24 vegliardi seguono, per fortificarsi lo spirito ad enunciare le cose dei tempi ultimi: il supremo orrore, la suprema persecuzione, i flagelli ultimi e le supreme vittorie del Cristo, e le supreme, eterne gioie dei suoi fedeli seguaci.


   Le prime parole del suo cantico evangelico sono lode alla Luce. Le sue estreme all'Apocalisse sono un grido d'amorosa risposta e d'amorosa domanda: "Sì, vengo presto!", "Vieni, Signore Gesù!". E questi due gridi, dell'Amato e dell'Amante, più di ogni altra cosa ci disvelano cosa era Giovanni per Gesù, e Gesù per Giovanni. Era: 
l'Amore.


   A questo amante ardente, che portato dall'amore salì con lo spirito e l'intelletto a zone eccelse e penetrò nei misteri più alti come nessun altro apostolo ed evangelista, contrapponiamo l'uomo: Matteo. Giovanni tutto spirito, sempre più spirito; Matteo materia, tutto materia sinché il Cristo non lo convertì e fece suo. Giovanni: l'angelo in aspetto d'uomo, il serafino, anzi, che con le sue ali d'aquila saliva là dove solo a pochissimi è dato salire; Matteo: l'uomo, ancora l'uomo anche dopo la conversione che di lui, uomo peccatore, fece l'uomo di Dio, ossia un uomo rielevato al grado di creatura ragionevole e destinata all'eterna vita del Cielo. Ma sempre uomo, senza la coltura di Luca, senza la sapienza soprannaturale di Giovanni, senza la forza leonina di Marco. Nella mistica scala degli evangelisti si può mettere Matteo al primo gradino, Marco ad un quarto della scala, Luca al mezzo di essa e Giovanni sul culmine.


   Pure l'esser rimasto "l'uomo" non gli nocque, anzi servì a portarlo in alto nella perfezione tenendolo umile, contrito per il suo passato, così come il suo descrivere il Verbo fatto Carne come "l'Uomo" più che come il Maestro, il Taumaturgo, il Dio, servì, allora e nei secoli futuri, a ribadire e confessare, e affermare la vera Natura del Cristo, che era il Verbo del Padre, in eterno, ma che fu realmente l'Uomo incarnatosi per un miracolo unico e divino, nel seno della Vergine per essere il Maestro e il Redentore per i secoli dei secoli.


   Non ebbe nè i rapimenti d'amore di Giovanni, né l'economia mirabile di Luca, che non si limitò a parlare del Cristo Maestro, ma ci parla anche di quanto è preparazione al Cristo, ossia della Madre di Lui, degli eventi che precedettero le manifestazioni pubbliche di Gesù Cristo, per renderci noto tutto, per confermare i profeti, per abbattere, con la narrazione più esatta della vita nascosta di Gesù, di Maria, di Giuseppe, le future eresie che sarebbero sorte – né ancor tutte sono finite – le quali alterano la verità sul Cristo, sulla sua vita e dottrina, sulla sua persona sana, forte, paziente, eroica come nessuna altra mai fu. Chi come Luca ci mostra il Cristo Salvatore e Redentore che inizia la Passione col sudor sanguigno del Getsemani? Ma se Luca è lo storico erudito, Marco è l'impulsivo che impone il Cristo alle folle pagane facendone risaltare la potenza soprannaturale, anzi divina, di miracolo d'ogni specie.

    Ognuno dei quattro servì per comporre il mosaico che ci dà il vero Gesù Cristo Uomo-Dio, Salvatore, Maestro, Redentore, Vincitore della morte e del demonio, Giudice eterno e Re dei re in eterno. Per questo, nella teofania che descrive l'Apostolo Giovanni nel suo Apocalisse, i quattro, coi loro quattro diversi aspetti, fanno da base e corona al Trono dove è assiso Colui che è, che era, che ha da venire e che è l'Alfa e l'Omega, principio e fine di tutto quanto era, è, e sarà, e le loro voci, unite a quelle dei ventiquattro, ossia dei dodici principali patriarchi e dei dodici più grandi profeti, o profeti maggiori, cantano l'eterna lode a Colui che è Santissimo e Onnipotente.

   Dodici e dodici. Questo numero era uno dei numeri sacri agli ebrei. Dodici i Patriarchi, dodici i figli di Giacobbe, dodici le tribù d'Israele; e se i Comandamenti della Legge sono dieci – i Comandamenti dati da Dio-Padre a Mosè sul Sinai – in verità essi sono dodici da quando il Verbo del Padre, l'eterna e perfettissima Sapienza, completò la Legge e la perfezionò, insegnando che i comandamenti dei comandamenti sono: "Ama Dio con tutto te stesso e il tuo prossimo come te stesso'' perché questi due primi e principali comandamenti sono, in realtà, base di vita ai dieci comandamenti tutti, dato che i primi tre non possono praticarsi se non si ama Dio con tutto sé stesso, con tutte le proprie forze, con tutta l'anima, e gli altri sette neppure possono praticarsi se non si ama il prossimo come se stessi non mancando all'amore, alla giustizia, all'onestà in nessuna cosa o verso nessuna persona.


   Dodici erano gli anni prescritti dalla Legge perché un fanciullo ebreo divenisse figlio della Legge. E Gesù, fedele alla Legge, volle dodici apostoli al suo seguito perché sacro era tal numero. Ché se poi un ramo cadde, putrido, e la pianta novella rimase con soli undici rami, presto un novello dodicesimo ramo, e santo, rinacque sulla pianta del cristianesimo, e il numero sacro fu ristabilito.


   Quanti numeri sacri in Israele! E ognuno col suo simbolo che fu poi trasferito nella novella Chiesa. Il tre. Il sette. Il dodici. Il settantadue. E, nei tempi futuri, splenderà la verità sui numeri ancora oscuri contenuti nell'Apocalisse, numeri che stanno ad indicare la Perfezione e Santità infinita, e l'Empietà pure senza misura.
   Jehoshua = Perfezione, Santità, Salvezza, nome dalle otto lettere.
   Satana = Empietà, nemico del genere umano, perfezione del male, nome dalle sei lettere.
   E poiché il primo è nome di Bene perfettissimo e il secondo di Male perfettissimo, ossia senza misura, ognuno di essi moltiplica per 3, numero della perfezione, il numero delle sue lettere, divenendo il primo ottocentoottantotto e il secondo seicentosessantasei. // E guai, quattro volte guai a quei giorni in cui l'infinito Bene e l'infinito Male si daranno l'ultima battaglia prima della definitiva vittoria del Bene e dei Buoni, e della definitiva sconfitta del Male e dei suoi Servi! //


   Quanto di orrore e di sangue vi fu nella Terra da quando il Creatore la fece, sarà un nulla rispetto all'orrore dell'ultima lotta. Per questo Gesù Maestro parlò così chiaro ai suoi quando predisse gli ultimi tempi. Per preparare gli uomini alle lotte ultime in cui solo coloro che avranno una fede intrepida, una carità ardente, una speranza incrollabile, potranno perseverare senza cadere in dannazione e meritare il Cielo.
   Per questo dovrebbesi — poiché il mondo sempre più scende verso l'abisso, verso la non fede, o una troppo debole fede, e carità e speranza languono in troppi, e in molti sono già morte — per questo dovrebbesi, con ogni mezzo, far sì che Dio sia più conosciuto, amato, seguito. Ciò che non può ottenere il Sacerdote, da troppi sfuggito o non ascoltato, può farlo la stampa, i libri in cui la Parola di Dio sia di nuovo presentata alle folle.
   Una parola talora basta a rialzare uno spirito caduto, a ricondurre sulla via giusta uno smarrito, ad impedire il suicidio definitivo di un'anima.


   Per questo Dio, che tutto vede e conosce degli uomini, con mezzi della sua infinita Carità, rivela il suo pensiero, il suo desiderio a delle anime da Lui scelte per tale missione, e vuole che il suo aiuto non resti inerte, e soffre di vedere che quanto sarebbe pane di salute per molti non venga dato ad essi.
   Sempre più cresce il bisogno di cibo spirituale alle anime languenti. Ma il grano eletto, dato da Dio, sta serrato e inutile, e il languore cresce, e cresce sempre più il numero di coloro che periscono non tanto in questa quanto nell'altra vita.


   ?Quando, per una conoscenza più vera, vasta, profonda, di Cristo, quando, per aver finalmente levato i sigilli a ciò che è fonte di vita, di santità, di salute eterna, una moltitudine di anime potrà cantare l'inno di gioia, di benedizione, di gloria a Dio che li aiutò a salvarsi e a far parte del popolo dei Santi?
   ?Con quali parole e quali sguardi il Giudice eterno parlerà e guarderà coloro che impedirono coi loro voleri a molti di salvarsi?   ?Come chiederà loro conto di chi non ebbe il Cielo perché essi, come gli antichi Scribi e Farisei, hanno serrato in faccia alla gente la via che poteva portarli al regno dei Cieli, e acciecandosi volontariamente gli occhi e indurendo il loro cuore non vollero vedere né intendere?
  

 Troppo tardi e inutilmente si batteranno allora il petto e chiederanno perdono del modo come agirono.
   Ormai il giudizio sarà stato dato e irrevocabile, e dovranno espiare la loro colpa e pagare anche per coloro ai quali, col loro modo di agire, impedirono di ritrovare Dio e di salvarsi.


http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/3/manoscritto/85/su-lapocalisse-di-s-giovanni-apostolo-novembre-1950-ii-quaderno

AMDG et DVM


martedì 15 gennaio 2019

Badate che nessuno vi inganni!

LA FINE DEI TEMPI "malvagi"
Lasciamoci, cari amici, docilmente ammaestrare dalla Vergine, Profetessa di questi ultimi tempi.
Più volte ci ha annunziato che si approssima la fine dei tempi e la venuta di Gesù nella gloria.
E ci ha pure aiutati a comprendere i segni descritti nella Divina Scrittura, segni  che indicano ormai vicino il glorioso ritorno di Gesù.
Questi segni, chiaramente indicati dai Vangeli, e dalle Lettere di S. Pietro e di S. Paolo,  si stanno realizzando in questi anni sotto i nostro occhi.

-Il primo segno è la diffusione degli errori, che portano alla perdita della fede ed all’apostasia. Sono errori propagati da falsi maestri, celebri teologi che non insegnano più le verità del Vangelo, ma perniciose eresie, basate su errati ed umani ragionamenti.

“Badate che nessuno vi inganni! 
5Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. 
6E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 
7Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 
8ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. 
9Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. (Mt 24, 5-9)”

“3Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima [del giorno del Signore] infatti verrà l’apostasia (2 Ts. 2, 3)”

“1Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri, i quali introdurranno fazioni [eresie disastrose] che portano alla rovina, rinnegando il Signore che li ha riscattati. Attirando su se stessi una rapida rovina, 2molti seguiranno la loro condotta immorale e per colpa loro la via della verità [la fede cristiana] sarà coperta di disprezzo. 3Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma per loro la condanna è in atto ormai da tempo e la loro rovina non si fa attendere. (2 Pt. 2, 1-3)”


-Il secondo segno è lo scoppio di guerre e di lotte fratricide … predominio della violenza e dell’odio … un generale raffreddamento della carità … cresce la frequenza di catastrofi naturali come epidemie, carestie, inondazioni e terremoti.

“6E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 7Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 8ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori.
9Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. 11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti;12per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti.13Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. (Mt.24,6-12)”.

-Il terzo segno è la sanguinosa persecuzione di coloro che si mantengono fedeli a Gesù ed al suo Vangelo e permangono forti nella vera fede. 

Frattanto il Vangelo viene predicato in ogni parte del mondo.  

Basti pensare  alle grandi persecuzioni cui viene sottoposta la Chiesa ed allo zelo apostolico del Papa mariano Beato Giovanni Paolo II.

“9Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda.   …  14Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine. (Mt. 24, 9-10)”

-Il quarto segno è l’orribile sacrilegio compiuto da colui che si oppone a Cristo, cioè dall’anticristo. Entrerà nel tempio santo di Dio e siederà sul suo trono, facendosi adorare lui stesso come Dio.

“… si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, 4l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.

5Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo queste cose? 

6E ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non si manifesti se non nel suo tempo. 

7Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che finora lo trattiene. 

8Allora l’empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. 

9La venuta dell’empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri 10e con tutte le seduzioni dell’iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati.(2 Ts. 2, 4-9)”

“15Un giorno vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione [ossia colui che commette l’orribile sacrilegio], di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda – (Mt. 24, 15)”

PER capire in che cosa consiste questo orribile sacrilegio bisogna leggere quanto predetto dal profeta Daniele:

“Va’, Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine.10Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno. 11Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l’abominio devastante, passeranno milleduecentonovanta giorni. 12Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni. (Dn. 12, 9-12)”

La Santa Messa è il sacrificio quotidiano, l’oblazione pura che viene offerta al Signore in ogni parte, dal sorgere al tramonto del sole. Il sacrificio della Messa rinnova quello compiuto da Gesù sul Calvario. ACCOGLIENDO la dottrina protestante, si dirà che la Messa non è un sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù fece nella sua ultima cena. E COSI’ VERRA’ SOPPRESSA la celebrazione della santa Messa. IN QUESTA ABOLIZIONE del sacrificio quotidiano consiste l’orribile sacrilegio compiuto dall’anticristo, la cui durata sarà di circa tre anni e mezzo, cioè di milleduecentonovanta giorni. 

-Il quinto segno è costituito da fenomeni straordinari che avvengono nel firmamento del cielo.

“29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze dei cieli saranno sconvolte. (Mt. 24, 29)”

Il miracolo del sole in Fatima voleva indicarci che siamo ormai entrati nei tempi che ci preparano al ritorno di Gesù nella gloria.

“30Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. (Mt. 24, 30)”



La Vergine dolcissima ci ha voluto ammaestrare su questi segni che Gesù ci  ha indicati nel suo Vangelo, per prepararci alla fine dei tempi, perché essi si stanno realizzando nei nostri giorni, immersi nella grande tribolazione. 

Carissimi amici, occorre rimanere forti nella fede, sicuri nella speranza ed ardenti nella carità. Lasciamoci portare dalla Mamma Celeste e raccogliamoci tutti nel sicuro rifugio del suo Cuore Immacolato, preparato proprio per noi per questi ultimi tempi. Leggiamoli con Lei i segni del nostro tempo e viviamo nella pace del cuore e nella fiducia. Senza mai dimenticare la lezione delle due colonne  ossia la centralità del santo Rosario e la Santissima Eucarestia almeno spirituale.

LA REALIZZAZIONE dei suddetti segni ci indica con sicurezza che è vicinissima la Fine dei tempi, con il ritorno di Gesù nella gloria.

“32Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 

33Così anche voi: quando vedrete accadere tutte queste cose, sappiate che Egli è vicino, è alle porte; che la vostra liberazione è vicina. (Mt. 24, 32-33)”

MSM. 31,XII,1992.
Sancte Joseph
Protector sanctae Ecclesiae
Ora pro nobis

sabato 30 dicembre 2017

Le ultime ore, tra dissipazione e divertimenti?!

I BUONI CONSIGLI DI MARIA
DIVINA MADRE E MAMMA NOSTRA
alla vigilia del 18mo A.D. del Terzo Millennio dopo C.



Milano, 31 dicembre 1997. 
Ultima notte dell'anno.
Tutto vi è stato svelato.

«Figli prediletti, nel silenzio, nella preghiera passate con Me le ultime ore di questo anno che sta per finire.

Non trascorretele nella dissipazione e nei divertimenti, come fanno tanti miei figli.

Questo anno è stato particolarmente importante per il mio disegno.

Ora entrate nei miei tempi.

Per questo vi ho tracciato una strada luminosa, su cui tutti dovete camminare, per vivere la consacrazione al mio Cuore Immacolato che mi avete fatto.


Ormai tutto vi è stato svelato.


- Tutto vi è stato svelato: il mio disegno vi è stato profeticamente annunciato a Fatima e, in questi anni, Io l'ho realizzato attraverso il mio Movimento Sacerdotale Mariano.

Esso vi è stato svelato nella sua lenta preparazione.

Questo vostro secolo, che sta per finire, è stato posto sotto il segno di un forte potere concesso al mio Avversario.

Così l'umanità è stata sedotta con l'errore dell'ateismo teorico e pratico; al posto di Dio si sono costruiti gli idoli che tutti adorano: 
il piacere, il denaro, il divertimento, il potere, l'orgoglio e la impurità.

Veramente Satana, con la coppa della lussuria, è riuscito a sedurre tutte le nazioni della terra.

All'amore ha fatto subentrare l'odio; alla comunione la divisione; alla giustizia le molte ingiustizie; alla pace una continua guerra.

Infatti questo secolo è trascorso tutto sotto il segno di guerre crudeli e sanguinose, che hanno fatto milioni di vittime innocenti.

Allora la Santissima Trinità ha disposto che il vostro secolo fosse posto sotto il segno di una mia forte, materna e straordinaria presenza.

Così a Fatima ho indicato il cammino che l'umanità doveva percorrere per il suo ritorno al Signore: quello della conversione, della preghiera e della penitenza.

E vi ho offerto come sicuro rifugio il mio Cuore Immacolato.


- Tutto vi è stato svelato: il mio disegno vi è stato indicato anche nella sua dolorosa attuazione.

L'umanità è caduta in balia di Satana e del suo grande potere, esercitato con le forze sataniche e massoni che; la mia Chiesa è stata oscurata dal suo fumo che è penetrato dentro di essa. 

Gli errori vengono insegnati e propagandati, facendo perdere a molti la vera fede in Cristo e nel suo Vangelo; la santa Legge di Dio è apertamente violata; il peccato è commesso e spesso viene anche giustificato e così si perde la luce della Grazia e della divina presenza; l'unità è profondamente incrinata da forti contestazioni al Magistero, soprattutto al Papa, e si estende sempre più la piaga di dolorose lacerazioni.

Per dare alla Chiesa, sofferente e crocifissa del vostro tempo, il mio aiuto materno ed un sicuro rifugio, ho fatto sorgere il Movimento Sacerdotale Mariano e l'ho diffuso in ogni parte del mondo, per mezzo di questo mio Libro, che vi traccia la strada che dovete percorrere per diffondere la mia Luce.

Con questo Libro vi insegno a vivere la consacrazione al mio Cuore Immacolato, con la semplicità dei bambini, in spirito di umiltà, di povertà, di fiducia e di filiale abbandono.

Sono ormai venticinque anni che vi guido, con le parole che detto al cuore di questo mio piccolo figlio, che Io ho scelto come strumento per 
l'attuazione del mio materno disegno.

In questi anni Io stessa l'ho portato più volte in ogni parte del mondo, e lui si è lasciato docilmente condurre, piccolo e timoroso, ma totalmente a Me abbandonato, come un bimbo in braccio a sua Madre.

Ormai quanto vi dovevo dire vi è stato detto, perché tutto vi è stato svelato.

Così, in questa notte, terminano i messaggi pubblici, che da venticinque anni vi ho dato: ora dovete meditarli, viverli e metterli in pratica.

Allora le parole che ho fatto scendere dal mio Cuore Immacolato, come gocce di celeste rugiada sul deserto della vostra vita tanto insidiata, produrranno frutti di grazia e di santità.

D'ora innanzi mi manifesterò attraverso la parola, la persona e l'azione di questo mio piccolo figlio[don Stefano G.], che Io ho scelto per esservi guida e che ora conduco al vertice doloroso della sua missione.


- Tutto vi è stato svelato: il mio disegno vi è stato predetto soprattutto nel suo meraviglioso e vittorioso compimento
Vi ho annunciato il trionfo del mio Cuore Immacolato nel mondo.

Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà.

Questo avverrà nel più grande trionfo di Gesù, che porterà nel mondo il suo glorioso regno di amore, di giustizia e di pace e farà nuove tutte le cose.
Aprite i cuori alla speranza.

Spalancate le porte a Cristo che viene a voi nella gloria.

Vivete l'ora trepida di questo secondo Avvento.

Diventate così i coraggiosi annunciatori di questo suo trionfo, perché, voi piccoli bambini a Me consacrati, che vivete del mio stesso spirito, siete gli Apostoli di questi ultimi tempi.

Vivete come fedeli discepoli di Gesù, nel disprezzo del mondo e di voi stessi, nella povertà, nella umiltà, nel silenzio, nella preghiera, nella mortificazione, nella carità e nell'unione con Dio, mentre siete sconosciuti e disprezzati dal mondo.


È giunto il momento di uscire dal vostro nascondimento per andare a illuminare la terra.

Mostratevi a tutti come i miei figli, perché Io sono sempre con voi.

La fede sia la luce che vi illumina in questi giorni di oscurità, e vi consumi solo lo zelo per l'onore e la gloria di mio figlio Gesù.

Combattete figli della Luce, perché l'ora della mia battaglia è ormai giunta.

Nel più crudo inverno voi siete le gemme che sbocciano dal mio Cuore Immacolato e che Io depongo sui rami della Chiesa, per dirvi che sta per giungere la sua più bella primavera.

Sarà per Essa la seconda Pentecoste.

Per questo vi invito a ripetere spesso nei Cenacoli la preghiera che vi ho domandato: -Vieni Spirito Santo, vieni per mezzo della potente intercessione del Cuore Immacolato di Maria, tua Sposa amatissima.

Con l'amore di una Mamma che, in questi anni, è stata da voi ascoltata, seguita e glorificata, tutti vi benedico nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo»
 AMDG et DVM

domenica 30 luglio 2017

Vi lasciai a 12 anni



Ave Maria!
   Carissimi,
   vi lasciai a 12 anni nel lontano 1952 e son tornato a 76 suonati. Il motivo per cui il Signore mi ha rivoluto/rispedito qui non lo  ricordo più. In verità all'incarnarci il Padre Celeste ci prospetta l'intera vita. E poi noi …provvidenzialmente ce ne scordiamo.

Nel santo Vangelo è scritto che "nessuno è profeta in patria sua"; il che non significa affatto "taci o scappa". Oltretutto siamo naturalmente legati e radicati al luogo di nascita, e sempre debitori con i compaesani per molteplici aspetti, non ultimo quello religioso.

Da più di sei mesi sulle nostre belle colline a pieni polmoni benedico la bell'aria che respiriamo (si vocifera che qualcuno ce la vuol togliere, ma non farà in tempo, spero) e benedico altresì tutti i cuori e i fiori che vi palpitano dal più piccolo al più grande, dal più sofferente al più forte.

   Carissimi Putignanesi, sono padre Gerardo Massimiliano Maria e ho incontrato per le vie della nostra simpatica cittadina molti di voi che gentilmente mi avete ascoltato; con altri non sono potuto entrare in contatto. Spero almeno raggiungerli con questa lettera aperta.

In verità nei nostri magnifici templi, nelle omelie-prediche, giornali e web, non ho ascoltato o letto parole che volevano essere un commento adeguato a quell'acclamazione nella santa Messa cattolica dopo la Consacrazione: "Annunciamo la Tua Morte Signore, proclamiamo la Tua Risurrezione, nell'attesa della Tua Venuta". Diciamo queste parole da ben 48 anni circa (dal 1969), ma... c'è un ma. Esse non vengono sufficientemente predicate e spiegate. E quindi neppure vissute. 

Penso che se nelle omelie e più in generale nell’apostolato non torniamo spesso a parlare della fine dei tempi malvagi e della prossima Venuta del Signore nella Gloria, i nostri fedeli con noi medesimi: preti e religiosi che siamo, rischiamo arrivare impreparati all'incontro con Cristo Gesù. 

Cari amici, i profeti veri oggi ci sono e gridano chiaramente che il mondo non vuol capire che è arrivato a destinazione.
Destinazione... vuol dire doversi fermare. E doversi fermare... vuol dire dover prendere atto del luogo in cui ci siamo fermati e decidere che direzione prendere per proseguire il cammino, perché ci troviamo ad un bivio e non abbiamo più tempo da sprecare per decidere dove andare e che fare. Se prendiamo la via sbagliata in totale libertà... nulla più si potrà fare. 

In certa Chiesa serpeggia un'allergia allucinante che ha radici nei Seminari-Università. Sacerdoti che mi leggete, rileggiamo le Scritture con umiltà, confrontiamo ciò che Gesù ha detto "allora" con ciò che accade "oggi". Ogni Parola della sua Divina Bocca è Santa ed è per i nostri Tempi.

   RICORDO sempre volentieri l'insegnamento del più mariano e santo dei Papi il Beato Giovanni Paolo II che sempre - e fortemente nelle Giornate della Gioventù - ha insistito sul tema specifico della VENUTA di Gesù. 

Basterà una sola citazione: l'11 maggio 1997 a Beirut disse: "...Tutta la Chiesa attende la Sua venuta in Occidente e in Oriente. I figli e le figlie del Libano attendono la Sua nuova venuta nella gloria. Tutti noi viviamo l’avvento degli ultimi tempi della storia e tutti cerchiamo di preparare la Venuta di Cristo ed edificare il Regno di Dio da Lui annunciato”. 


In dicembre dello stesso anno terminarono i messaggi di Maria SS. al suo piccolo servo Don Stefano Gobbi che il Papa chiamò “Parroco di tutto il mondo!” Quei messaggi limpidi e profetici della Regina dei Profeti sono tutti nel libro azzurro più volte ristampato con la benedizione di Cardinali e Vescovi (e della Congreg. della Fede) e nessuno mai ha potuto contrastarli difesi come sono da una corazza celeste, e che spero abbiate letto/meditato. Qui a Putignano se ne diffusero varie copie.

Già questa Divina Madre il 12 aprile del 1947 a Bruno Cornacchiola, alle Tre Fontane Eur-Roma, si era presentata come la Vergine della Rivelazione, perché L’ascoltassimo come bimbi docili per prepararci al Regno di Cristo che invochiamo nel Pater noster

Davvero senza l’aiuto dei Profeti, ossia senza l'aiuto del Cielo, noi nell’Apocalisse, o/e in molti altri libri profetici capiremmo un’acca, o poco più! e allora occorre aprirsi al discernimento  per non calpestare la Parola che Dio dice di proclamare per i tempi ultimi di quest'epoca per la nostra salvezza.

In verità le omelie/prediche da me ascoltate - e non solo a Putignano - per Natale e per Pasqua non hanno toccato i cuori come bisognava. Il nostro cuore percepisce che manca qualcosa. Il dire del prete non corrisponde agli avvenimenti di tutti i giorni, alla storia che stiamo vivendo. Si parla di cose che non suscitano emozione. 

Annunciando al popolo la Verità e parlandogli più o meno così sarebbe stato differente: 

   << Figli di Dio che voi siete
siamo giunti a questa Solennità di Natale/Pasqua per Grazia ricevuta (perché Maria SS.ma nel 2000 ha chiesto al Padre Celeste un'attesa di un certo tempo per tanti figli che ritardavano la conversione). 
Figli di Dio... convertitevi perché il giorno è vicino 
e non... il tempo è vicino... il giorno... il giorno... il giorno. 
Gesù viene. Tra poco viene... e dobbiamo e dovete... prepararci e prepararvi in fretta.

   Gesù Cristo è veramente Risorto viene a compiere ciò che ha detto e cioè a stabilire il Suo Regno sulla Terra. E non potrebbe esserci un Regno sulla Terra alla fine del Mondo... ma alla fine dei tempi cattivi... sì.

Il Suo Regno è un Regno d'Amore e di Pace... di Gioia e di Gloria... e questo certo non è ancora nel mondo.
Si compiono le Scritture. E la preghiera del Padre Nostro diventa viva e attuale perché è la preghiera più importante del mondo che si realizza.
Abbiate Fede e non abbiate paura perché Gesù verrà ad asciugare ogni lacrima e a guarire ogni malattia per Sua Gloria... per la Gloria del Padre e per la Gloria dello Spirito Santo.

Gesù darà Gloria anche a Sua Madre Maria e i Loro Cuori Uniti Trionferanno...
Gesù Stesso lo dirà a tutti voi e voi udrete con le vostre orecchie queste Parole... Senza il Sì di Maria... nulla si sarebbe compiuto nel Mondo >>.

   <<Non abbiate paura... avvicinatevi con fiducia al Sacramento della Riconciliazione e godete del Mio Perdono e del Mio immenso Amore>>
Parole simili avremmo dovuto dire noi sacerdoti prediletti di Cristo il giorno di Natale o di Pasqua. Ma le abbiamo dette? Le avete sentite?

   Figli di Dio... lo Spirito Santo che illumina a giorno l'anima nostra e santifica ogni atto della nostra esistenza terrena voglia soffiare su ciascuno e scoprire le meraviglie che si nascondono in ognuno di noi per esibirle al Padre Celeste orgogliosi di essere Suoi figli. Sì: la presenza dello Spirito Santo nel cuore dà vita e Amore da spandere su altri fratelli.

Su suggerimento materno instancabilmente preghiamo:
  "Vieni, Spirito Santo, vieni! per mezzo della potente intercessione del Cuore Immacolato di Maria Tua Sposa Amatissima".
 "A Te Vergine Divina raccomandiamo questa Chiesa di Putignano che Ti appartiene e tutte le città che ne circondano. RicordaTi di tutti i Tuoi figli, avvalora davanti a Dio le nostre umili preghiere e conservaci ferma la Fede, forte la Speranza, e ardente la Carità, per tutti venire a godere l'eterna beatitudine nel Regno di Gesù e Tuo o Madre, essendo allora capaci di saper AMARE, BENEDIRE, GIOIRE." Amen Amen Amen!

   Fratelli e Sorelle:
Che Dio con la Santissima e Dolcissima Sua e nostra Madre tutti ci benedica.
pgmm  



AMDG et BVM