SOLENNITA'
DELL'IMMACOLATA
"Pensa quale dovette esser la bellezza di quest'anima che il Padre aveva vagheggiata da prima che il tempo fosse, di quest'anima che costituiva le delizie della Trinità, la quale Trinità ardeva di ornarla dei suoi doni per farne dono a Se stessa"
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Gioacchino: «Se sarà maschio, la chiameremo Samuele. Se femmina, Stella. La parola che ha fermato il tuo canto per
darmi questa gioia di sapermi padre. La forma che ha preso per manifestarsi fra la sacra ombra del Tempio».
Anna: «Stella. La nostra stella, perché, non so, penso, penso sia una bambina. Mi pare che carezze così dolci non
possano venire che da una dolcissima figlia. Perché io non la porto, non ne ho sofferenza. È lei che porta me
su un sentiero azzurro e fiorito, come se io fossi sorretta da angeli santi e la terra fosse già lontana... Ho
sempre sentito dalle donne dire che il concepire e il portare è dolore. Ma io non ho dolore. Mi sento forte,
giovane, fresca più di quando ti donai la mia verginità nella giovinezza lontana. Figlia di Dio - poiché è di
Dio più che nostra questa che nasce da un tronco inaridito - alla sua mamma non dà pena. Ma solo le porta
pace e benedizione: i frutti di Dio, suo vero Padre».
Gioacchino : «Maria allora la chiameremo. Stella del nostro mare, perla, felicità. Il nome della prima grande donna
d'Israele (La sorella di Aronne e di Mosè, di lei si parla in: Esodo 15, 20-21; Numeri 12, 1-15; 20, 1; 26, 59.
Altri cenni su Maria di Aronne o di Mosè sono al Vol 2 Cap 131, Vol 8 Cap 525 e Col 10 Cap 609). Ma
questa non peccherà mai contro il Signore, e a Lui solo darà il suo canto perché a Lui è offerta, ostia prima di
nascere».
Anna: «A Lui è offerta, sì. Maschio o femmina che sia, dopo aver giubilato per tre anni sulla nostra creatura noi la
daremo al Signore. Ostie noi pure con essa, per la gloria di Dio».
Non vedo né odo altro.
Dice Gesù:
«La Sapienza, dopo averli illuminati coi sogni della notte, scese, Essa,
"vapore della virtù di Dio (Sapienza
7, 25), certa emanazione della gloria dell'Onnipotente ", e divenne Parola per la sterile.
Colui che ormai
vedeva prossimo il suo tempo di redimere, Io, il Cristo, nipote di Anna, quasi cinquant'anni dopo, mediante
la Parola, opererò miracoli sulle sterili e le malate, sulle ossesse, sulle desolate, su tutte le miserie della terra.
Ma intanto, per la gioia di avere una Madre, ecco che mormoro arcana Parola nell'ombra del Tempio che
conteneva le speranze d'Israele, del Tempio ormai al limitare della sua vita, perché nuovo e vero Tempio, non più contenente speranze di un popolo, ma certezza di Paradiso per il popolo di tutta la terra, e per i secoli
dei secoli sino alla fine del mondo, sta per essere sulla terra.
E questa Parola opera il miracolo di render
fecondo ciò che infecondo era. E di darmi una Madre, la quale non ebbe soltanto ottimo naturale, come era
sorte lo avesse nascendo da due santi; e, non avendo soltanto un'anima buona come molti ancor l'hanno, non
avendo soltanto continuo accrescimento di questa bontà per il suo buon volere, non avendo soltanto un corpo
immacolato, ebbe, unica fra le creature, immacolato lo spirito.
Tu hai visto la generazione continua delle anime da Dio (Vedi I quaderni del 1944). Ora pensa quale dovette
esser la bellezza di quest'anima che il Padre aveva vagheggiata da prima che il tempo fosse, di quest'anima
che costituiva le delizie della Trinità, la quale Trinità ardeva di ornarla dei suoi doni per farne dono a Se
stessa.
O Tutta Santa, che Dio creò per Sé e poi per salute agli uomini! Portatrice del Salvatore, la prima
salvezza tu fosti. Vivente Paradiso, hai col tuo sorriso cominciato a santificare la terra.
L'anima creata per esser anima della Madre di Dio! Quando, da un più vivo palpito del Trino Amore, scaturì
questa scintilla vitale, ne giubilarono gli angeli, ché luce più viva mai aveva visto il Paradiso. Come petalo di
empirea rosa, un petalo immateriale e prezioso che era gemma e fiamma, che era alito di Dio che scendeva
ad animare una carne ben diversamente che per le altre, che scendeva tanto potente nel suo fuoco che la
Colpa non poté contaminarla, essa valicò gli spazi e si chiuse in un seno santo.
La terra aveva, e non lo sapeva ancora, il suo Fiore. Il vero, unico Fiore che fiorisce eterno: giglio e rosa,
mammola e gelsomino, elianto e ciclamino insieme fusi, e con essi tutti i fiori della terra in un Fiore solo,
Maria, nella quale ogni virtù e grazia si aduna.
Nell'aprile la terra di Palestina pareva un enorme giardino, e fragranze e colori davano delizia al cuore degli
uomini. Ma ancora ignota era la più bella Rosa. Ella era già fiorente a Dio nel secreto dell'alvo materno,
poiché mia Madre amò da quando fu concepita, ma solo quando la vite dà il suo sangue per farne vino, e
l'odor dei mosti, zuccherino e forte, empie le aie e le nari, Ella avrebbe sorriso prima a Dio e poi al mondo,
dicendo col suo superinnocente sorriso: " Ecco, la Vite che vi darà il Grappolo da esser premuto nello
strettoio per divenire Medicina eterna al vostro male, è fra voi ".
Ho detto: " Maria amò da quando fu concepita ". Cosa è che dà allo spirito luce e conoscenza? La Grazia.
Cosa è che leva la Grazia? Il peccato d'origine e il peccato mortale. Maria, la Senza Macchia, non fu mai
priva del ricordo di Dio, della sua vicinanza, del suo amore, della sua luce, della sua sapienza. Ella poté
perciò comprendere e amare quando non era che una carne che si condensava intorno ad un'anima
immacolata che continuava ad amare.
Più avanti ti farò contemplare mentalmente la profondità delle verginità in Maria. Ne avrai una vertigine
celeste come quando ti ho fatto considerare la nostra eternità. Intanto considera come il portare in seno una
creatura esente dalla Macchia, che priva di Dio, dia alla madre, che pure l'ha concepita naturalmente,
umanamente, una intelligenza superiore e ne faccia un profeta. Il profeta della figlia sua, che ella chiama:
"Figlia di Dio". E pensa cosa sarebbe stato se dai Primigenitori innocenti fossero nati innocenti figli, come
Dio voleva.
Questo, o uomini che dite di avviarvi al "superuomo", e coi vostri vizi vi avviate unicamente al
superdemone, sarebbe stato il mezzo per portare al "superuomo". Saper rimanere senza contaminazione di
Satana per lasciare a Dio l'amministrazione della vita, della conoscenza, del bene, non desiderando più di
quanto - ed era poco meno che infinito - Dio non vi avesse dato, per poter generare, in una continua
evoluzione verso il perfetto, dei figli che fossero uomini nel corpo e figli dell'Intelligenza nello spirito, ossia
trionfatori, ossia forti, ossia giganti su Satana, che sarebbe stato atterrato tante migliaia di secoli avanti l'ora
in cui lo sarà, e con lui tutto il suo male».
AMDG et BVM
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