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venerdì 1 giugno 2018

OGNI VOLTA CHE SEI IN DIFFICOLTA' CHIAMAMI. Chiamami sempre senza alcun timore...Sono accanto ad ogni figlio"

Non sono qui forse io, che sono tua madre?


Oggi sabato, giorno dedicato alla Madonna e giorno precedente a quello della memoria della Beata Vergine del Rosario, vi offriamo un breve dialogo svoltosi tra San Juan Diego e Maria Santissima.

Nel dicembre 1531 la Madonna apparve a Guadalupe, in Messico, scegliendo come suo interlocutore un povero indio, Juan Diego. Giovanni Paolo II nel 1990 l'ha dichiarato beato, per proclamarlo infine santo nel 2002.

In questo dialogo vediamo con quale affetto si rivolge a Lei e come la Madonna gli risponde usando il suo stesso linguaggio. Un bell’esempio di come dev'essere il nostro modo di parlare con la Madre del Cielo…



“Fanciulla mia, Figlia mia la più piccola, Bambina mia, spero che tu sia contenta; come ti sei svegliata? Sta bene la tua salute, Signora mia, Bambina mia? Con pena angustierò il tuo volto, il tuo cuore: ti faccio sapere, Fanciulla mia, che un tuo servitore, mio zio, è gravemente ammalato. Una grave malattia lo ha colpito, certamente ne morirà presto. E voglio andare in fretta alla tua piccola casa di México, per chiamare qualcuno degli amati di Nostro Signore, dei nostri sacerdoti, affinché vada a confessarlo e a prepararlo, poiché in realtà è per questo che siamo nati, noi che veniamo ad aspettare il travaglio della nostra morte.  Ma, se vado a farlo, poi tornerò qui di nuovo per andare a portare il tuo respiro, la tua parola, Signora, Fanciulla mia. Ti prego di perdonarmi, abbi con me ancora un po' di pazienza, poiché non ti sto ingannando, Figlia mia la più piccola, Bambina mia, domani senz'altro verrò in tutta fretta".


Non appena ebbe ascoltato le ragioni di Juan Diego, la Misericordiosa Perfetta Vergine gli rispose:


"Ascolta, riponilo nel tuo cuore, figlio mio più piccolo, non è nulla ciò che ti ha spaventato, che ti ha afflitto, non si turbi il tuo volto, il tuo cuore: non temere per questa malattia né per alcun'altra infermità, né per altre cose critiche, dolorose.

Non sono qui forse io, che sono tua madre? Non stai sotto la mia ombra e la mia protezione? Non sono io la fonte della tua gioia? Non stai nel cavo del mio mantello, nella croce delle mie braccia? Di cos'altro hai bisogno?

Che nessun'altra cosa ti affligga, ti turbi; che non ti dia pena la malattia di tuo zio, perché non ne morirà per adesso. Sii certo che sta già bene".

SALUS NOSTRA IN MANU TUA EST O MARIA
RESPICE NON TANTUM 
ET LAETI SERVIEMUS REGI DOMINO


sabato 30 dicembre 2017

Un codice con tutti gli elementi della cultura Mexica

LA SINDONE DI MARIA SANTISSIMA
IL SUO UNICO VERO VOLTO
Maria Santissima Nostra Signora di Guadalupe, La Perfetta
9 - 12 dicembre 1531 - Città del Messico



Guadalupe - Gli enigmi della Tilma

Miracolo-La Madonna di Guadalupe-La Tilma

AMDG et DVM

domenica 17 dicembre 2017

Sigillo di benedizione il mantello di san Juan Diego

San Juan Diego e la Madonna di Guadalupe


(di Cristina Siccardi) Se su Google si digita il termine Madonna al primo posto salta fuori «Madonna.com>Home», il sito ufficiale della trasgressiva diva pop statunitense Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna; al secondo posto «Madonna (cantante) – Wikipedia» e al terzo posto, non la Madonna, bensì «Maria (madre [minuscolo ndr] di Gesù)».
La figura di Maria Santissima è oggi decisamente scomoda e non solo per Google. Lei è la (Ma) Donna delle non pari opportunità, è la (Ma) Donna non femminista, è la Beata fra tutte le donne (come Lei stessa disse di Sé nel Magnificat) a dispetto della cultura odierna, nonché della banalizzazione e dello schiacciamento terreno che della Madonna hanno fatto, a partire dal Concilio Vaticano II in poi, molti apologeti della secolarizzazione (protestantizzazione) cattolica al fine di rendere la Madonna una donna feriale, una donna desacralizzata, una donna come tutte le altre, si pensi a questo proposito alle speculazioni mariane di Monsignor Tonino Bello oppure di Enzo Bianchi.
A san Juan Diego Cuauhtlatoatzin (Chuauhtitlàn1474 – Città del Messico 1548), contadino del popolo azteco convertito a Cristo – la cui ricorrenza liturgica cade il 9 dicembre – non apparve una donna, bensì la Madonna di Guadalupe, la cui festa si  celebra il  12 dicembre. Nel 1524, all’età di 50 anni, Cuauhtlatoatzin viene battezzato con il nome di Juan Diego insieme alla moglie Malintzin, che prende il nome di Marìa Lucìa. Rimasto vedovo quattro anni più tardi, divide il suo tempo fra il lavoro dei campi e le pratiche religiose, fra cui l’ascolto della catechesi impartita agli indigeni neoconvertiti dai missionari spagnoli a Tlatelolco, un sobborgo di Città del Messico.
Sette anni dopo, secondo la tradizione, la mattina del 9 dicembre 1531 sulla collina di Tepeyac, a nord di Città del Messico, la Madonna gli si manifesta per chiedere di far erigere una chiesa in quel luogo. Il veggente corre a riferire il fatto al Vescovo Juan de Zumarrága, che non gli crede. La sera, ripassando sul colle, Juan Diego vede per la seconda volta Maria Santissima, la quale lo incarica di ritornare l’indomani dal Vescovo. Questa volta il presule gli chiede un segno per provare la veridicità del suo racconto. Torna, quindi, sul Tepeyac (dove sorgeva un tempio dedicato alla dea locale Tonantzin) e qui incontra nuovamente la Madonna, che gli promette un segno per il giorno seguente. Ma Juan Diego non potrà recarsi a causa della malattia di suo zio.
La situazione precipita e il 12 dicembre si mette in cerca di un sacerdote per la confessione del parente; tuttavia Nostra Signora di Guadalupe gli appare lungo la strada, per la quarta e ultima volta. Gli comunica che lo zio è già guarito e lo invita a salire sul Tepeyacper cogliere dei fiori. Allora l’uomo trova il segno promesso: bellissimi fiori della regione spagnola di Castiglia, sbocciati fuori stagione in una desolata pietraia… li raccoglie e li pone nel proprio mantello. Quando, di fronte al Vescovo e ad altre sette persone testimoni, il giovane lo apre per mostrare la prova, improvvisamente sul tilmàtli si imprime l’immagine della Vergine Maria: Vescovo e presenti cadono in ginocchio.
La mattina dopo, Juan Diego accompagna de Zumarrága al Tepeyac per indicargli il sito dove la Madonna vuole che si costruisca un luogo di culto. Viene subito eretta una cappella, sostituita nel 1557 da una cappella più ampia e poi da un Santuario, consacrato nel 1622. 
Nel 1976 sarà inaugurata l’attuale Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, dove è custodito il mantello miracoloso sul quale è raffigurata la Vergine, ritratta come una giovane meticcia (fatto singolare, visto che a quel tempo i meticci erano ancora pochi) e proprio per la sua carnagione è chiamata dai fedeli Virgen morenita (Vergine meticcia).
Nel 1921 Luciano Pèrez, un attentatore inviato dal Governo anticattolico, nasconderà una bomba in un mazzo di fiori posti ai piedi dell’altare: l’esplosione danneggerà la Basilica, però, sia il mantello che il vetro di protezione rimarranno intatti.
Il nome Guadalupe era stato pronunciato dalla Madonna a Juan Diego: alcuni hanno ipotizzato che sia la trascrizione in spagnolo dell’espressione azteca Coatlaxopeuh, ovvero «colei che schiaccia il serpente» (cfr. Genesi 3,14-15), oltre che il riferimento al Real Monasterio de Nuestra Señora de Guadalupe fondato nel 1340 da Re Alfonso XI di Castiglia nel comune spagnolo di Guadalupe.
Occorre ricordare che nel 1517 gli spagnoli con Francisco Hernández de Córdoba avevano raggiunto la costa della penisola dello Yucatán provenienti da Cuba. Diego Velázquez de Cuéllar inviò 4 navi comandate dal nipote Juan de Grijalva nel 1518. Una terza spedizione del 1519, guidata da Hernán Cortés, prese terra a Cozumel. I conquistatori spagnoli inizialmente vennero accolti pacificamente dall’imperatore azteco Montezuma, poiché in base a segni premonitori e ad antiche leggende gli uomini di Cortes vennero scambiati per emissari di Quetzalcoatl, una delle principali divinità azteche.
È evidente che il mantello del convertito Juan Diego con l’effigie della Madonna è sigillo della benedizione data da Dio all’evangelizzazione missionaria del Nuovo Mondo, all’epoca solo agli esordi.  L’immagine non è stata dipinta da mano umana, dunque è acheropita. Diversi studi sono stati condotti nel corso del tempo, ma nessuno di essi è riuscito a dare risposte di carattere naturale.
Il mantello è costituito da due teli di ayate (fibra d’agave) cuciti insieme; nonostante in Messico il clima sia caratterizzato da una forte presenza di salnitro, che deteriora i tessuti di fibra vegetale nell’arco di pochi anni, il tilmàtli è pressoché inalterato da 500 anni; la disposizione delle stelle sul manto azzurro che copre la Vergine rispecchia l’area del cielo che era possibile vedere da Città del Messico durante il solstizio d’inverno; nel 1929, il fotografo Alfonso Marquè Gonzales, studiando alcuni negativi dell’effigie, osservò che nell’occhio destro della Madonna  si vedeva una figura umana; nel 1951, Carlos Salinas, fotografo ufficiale della Basilica di Guadalupe, affermò di aver constatato che una figura umana si notava anche nell’occhio sinistro.
A questo punto iniziarono ad interessarsi anche gli scienziati. Uno di essi, Raffael Torija Lavoignet, fra il 1956 e il 1958, compì cinque indagini servendosi di lenti di ingrandimento e oftalmoscopi, confermando così la presenza di figure umane negli occhi. La tecnica digitale, grazie all’ingegnere Josè Aste Tonsman ha poi permesso di ingrandire, filtrare e migliorare le immagini di persone contenute nelle pupille della Vergine e che appartengono a due scene distinte.
Nella prima sono raffigurate le persone testimoni del miracolo del mantello; mentre nella seconda è rappresentata una famiglia azteca composta da padre, madre, nonni e tre bambini (l’importanza della famiglia naturale!). Le scoperte di Tonsmann sono rafforzate dalle parole con le quali la Madonna si era rivolta a Juan Diego nel sollecitare la costruzione di una chiesa: «Per realizzare ciò che vuole il mio sguardo compassionevole e misericordioso».
Quarant’anni dopo le apparizioni e il miracolo del tilmàtli, nel 1571, l’ammiraglio genovese Gianandrea Doria possedeva una copia del dipinto divino, dono del Re Filippo II di Spagna, e la portò sulla propria nave, che contribuì, con le flotte cristiane della Lega Santa, federate sotto le insegne pontificie, alla vittoria della battaglia di Lepanto. (Cristina Siccardi)
"Vero Volto di Maria Santissima,
 Madre del Vero Dio, Immacolata e Perfetta
Nostra Signora di Guadalupe"

martedì 12 dicembre 2017

SUL TEPEYAC CON MARIA DIVINA e san Juan Diego

La Madonna di Guadalupe, 

Madre di tutti gli uomini.



Nel dicembre del 1531, sul Tepeyac, un colle poco fuori da Città del Messico, la «Perfetta Sempre Vergine Santa Maria, la madre del verissimo e unico Dio» è apparsa a Juan Diego, un indio da poco convertitosi al cristianesimo. Prova tangibile di questo evento soprannaturale è l’immagine acheropita della Madonna stessa, rimasta impressa sul mantello (comunemente chiamato Tilma o Ayate) di Juan Diego, tutt’oggi conservato presso la moderna Basilica di Guadalupe.

Nel ‘500 il Messico era parte integrante dell’impero atzeco, che raggiunse l’apice dello sviluppo nel XV-XVI secolo. Tuttavia, nel 1519 giunsero in Messico i conquistatori spagnoli guidati di Cortes e con essi i missionari, i quali cominciarono con gradualità a sovvertire la visione del mondo degli indios, trasmettendo loro la cultura europea e la religione.

In ogni caso, fu il miracolo della Vergine di Guadalupe a rigenerare definitivamente in Cristo il popolo messicano. Ma come avvenne questo miracolo? Una narrazione seria ed esauriente la si trova nel documento Nican Mopohua (Qui si racconta), redatto da Valeriano tra il 1548 e il 1555. Esso riporta il susseguirsi dei fatti avvenuti tra il 9 – quando Juan Diego “vide una giovane Signora che stava lì in piedi e lo invitava ad avvicinarsi”, per poi dirgli di essere “la Perfetta Sempre Vergine Maria” e chiedergli di costruire per lei una casa ai piedi del colle e di andare a riferire questo suo desiderio al vescovo Juan de Zumarraga – è il 12 dicembre 1531. Qui basti sapere che martedì 12 dicembre Juan Diego andò sulla cima del colle a cogliere dei fiori, quale segno concreto da portare al vescovo. Nonostante fosse dicembre ne trovò una grande varietà e li racchiuse in mazzetti nel suo mantello. Una volta giunto dal vescovo Juan aprì il mantello, sul quale era comparsa l’immagine della Madre di Dio. Subito tutti credettero e la “casa” chiesta dalla Signora venne in breve tempo costruita.

Sotto il profilo scientifico sono diversi gli aspetti inspiegabili della Tilma, che dal 1666 a oggi è stata oggetto di numerose e approfondite indagini. Tra questi, il fatto che il telo – fatto di una fibra vegetale deperibile e composto da due pezze tenute insieme da un filo di cotone – sia ancora intatto dopo cinquecento anni; un telo che ha una temperatura costante di 36,6° (come quella del corpo umano) e che respinge la polvere e gli insetti. L’immagine raffigurata è stata realizzata con quattro differenti tecniche (olio, tempera, acquerelli e affresco) e con colori chimici, che però nel XVI secolo non erano ancora stati inventati! Inoltre, le stelle raffigurate sul manto della Vergine sono direttamente collegate a quelle del solstizio d’inverno del 1531 e, fatto molto interessante, la retina degli occhi della Madre di Dio si contrae in base alla luce e all’interno dell’iride – del diametro di 8mm – sono state rinvenute immagini umane, raffiguranti il momento della consegna del mantello al Vescovo da parte di Juan Diego. E l’elenco degli aspetti scientificamente oscuri potrebbe continuare…

La Tilma della Morenita è un miracolo portatore di un messaggio universale, destinato a durare nei secoli, pur conservando tratti specifici e conformi al momento storico e al luogo in cui si è verificato. “Ancora oggi, infatti, l’Immagine della Morenita è frutto di conversioni e «continua a essere un ‘segno’ e a svelare a poco a poco i suoi segreti». Ad esempio, quando il 24 aprile del 2007 in Messico è stato legalizzato l’aborto – ovvero l’uccisione deliberata di esseri umani, esattamente come facevano gli Aztechi prima che la Vergine apparisse a Juan Diego – il ventre della Vergine della Tilma si è illuminato, assumendo la conformazione di un embrione a poche settimane dal concepimento. Tutto questo appare in perfetta consonanza con il significato teologico sotteso alle apparizioni di Guadalupe: la Santa Vergine Maria è la Madre di tutti ed è Avvocata, Ausiliatrice, Soccorso e Mediatrice per i suoi figli, soprattutto i più piccoli e indifesi come i bambini non ancora nati” (F. Agnoli – G. Tanel, Miracoli – Irruzione del soprannaturale nella storia, Lindau 2013, pp. 60-61).

D’altronde non avrebbe potuto essere altrimenti, dal momento che la Chiesa ha approvato ufficialmente il miracolo di Guadalupe il 25 maggio del 1754 e papa Benedetto XV ha eletto la Madonna di Guadalupe a patrona e a principale protettrice del Messico, fissandone la festa liturgica il 12 dicembre.

Giulia Tanel
Fonte: Notizia Pro Vita

lunedì 11 dicembre 2017

LA B.V. MARIA DI GUADALUPE



SANTA MARIA DI GUADALUPE

STAMPATASI SUL MANTELLO DI SAN JUAN DIEGO
 
Un giorno in cui contemplava una riproduzione dell'Immagine di Nostra Signora di Guadalupe, Papa Giovanni Paolo II fece questa confidenza: «Mi sento attirato da quest'Immagine, perché il viso è pieno di tenerezza e di semplicità; mi chiama...». Più tardi, il 6 maggio 1990, in occasione di un pellegrinaggio in Messico, il Santo Padre beatificava il messaggero di Nostra Signora, Juan Diego, e diceva: «La Vergine ha scelto Juan Diego fra i più umili, per ricevere quella manifestazione affabile e benigna che fu l'apparizione di Nostra Signora di Guadalupe. Il suo viso materno sulla santa Immagine che ci lasciò in dono ne è un ricordo imperituro». Nel secolo XVI, la Santa Vergine, piena di pietà per il popolo azteco che, vivendo nelle tenebre dell'idolatria, offriva agli idoli innumerevoli vittime umane, si è degnata di prendere in mano essa medesima l'evangelizzazione degli Indiani dell'America Centrale che erano anch'essi suoi figli. Un dio degli Aztechi, cui era attribuita la fertilità, si era trasformato, con l'andar del tempo, in dio feroce. Simbolo del sole, quel dio, in lotta permanente con la luna e le stelle, aveva bisogno – così si credeva – di sangue umano per restaurare le proprie forze, poiché, se fosse perito, la vita si sarebbe spenta. Sembrava dunque indispensabile offrigli, in perpetuo sacrificio, sempre nuove vittime.

Un'aquila su un cactus

I sacerdoti aztechi avevano profetizzato che il loro popolo nomade si sarebbe insediato nel luogo in cui si fosse mostrata un'aquila che, appollaiata su un cactus, divorasse un serpente. L'aquila figura sulla bandiera del Messico attuale. Giunti su un'isola palustre, in mezzo al lago Texcoco, gli Aztechi vedono compiersi il preannunciato presagio: un'aquila, appollaiata su un cactus, sta divorando un serpente; siamo nel 1369. Fondano quindi lì la città di Tenochtitlán, che diventerà Città del Messico. Essa si sviluppa fino a diventare una vasta città su palafitte con numerosi giardini in cui abbondano fiori, frutti e verdure. 
L'organizzazione progressiva del regno azteco fa di esso un impero gerarchizzato e molto strutturato. Le conoscenze dei matematici, degli astronomi, filosofi, architetti, medici, artisti ed artigiani sono molto avanzate per l'epoca. Ma le leggi fisiche rimangono poco note. La potenza e la prosperità di Tenochtitlán sono dovute soprattutto alla guerra. Le città conquistate devono pagare un tributo di derrate varie e di uomini per la guerra e per i sacrifici. I sacrifici umani e l'antropofagia degli Aztechi hanno pochi riscontri analoghi nel corso della storia.

Nel 1474, nasce un bambino cui vien dato il nome di Cuauhtlatoazin («aquila parlante»). Alla morte di suo padre, è lo zio che si incarica del piccolo. Fin dall'età di tre anni, gli si insegna, come a tutti i bambini aztechi, a partecipare ai lavori domestici ed a comportarsi dignitosamente. A scuola, impara il canto, la danza e soprattutto la religione con i suoi molteplici dèi. I sacerdoti hanno una grande influenza sulla popolazione, che mantengono in una sottomissione che va fino al terrore. Cuauhtlatoazin ha tredici anni, quando si procede alla consacrazione del gran Tempio di Tenochtitlán. Nel corso di quattro giorni, i sacerdoti sacrificano al loro dio 80.000 vittime umane. Dopo il servizio militare, Cuauhtlatoazin si sposa con una ragazza della sua condizione. Insieme, conducono una modesta vita di agricoltori.

Nel 1519, lo spagnolo Cortés sbarca nel Messico, alla testa di più di 500 soldati. Conquista il paese per conto della Spagna, ma non senza zelo per l'evangelizzazione degli Aztechi; nel 1524, ottiene la venuta a Città del Messico di dodici Francescani. I missionari s'integrano facilmente nella popolazione; la loro bontà contrasta con la durezza dei sacerdoti aztechi e con quella di certi conquistatori. Si cominciano a costruire chiese. Tuttavia, gli Indiani si mostrano assai refrattari al Battesimo, soprattutto a causa della poligamia che dovrebbero abbandonare.
Cuauhtlatoazin e sua moglie sono fra i primi a ricevere il Battesimo, ed assumono rispettivamente i nomi di Juan Diego e Maria Lucia. Alla morte di quest'ultima, nel 1529, Juan Diego si ritira a Tolpetlac, a 14 km da Città del Messico, presso lo zio Juan Bernardino, diventato pure lui cristiano.
Il 9 dicembre 1531, come sempre il sabato, egli parte prestissimo la mattina per assistere alla Messa celebrata in onore della Santa Vergine, presso i Frati francescani, vicino a Città del Messico. Passa ai piedi della collina di Tepeyac. Improvvisamente, sente un canto dolce e sonoro che gli sembra provenga da una gran moltitudine di uccelli. Alzando gli occhi verso la cima della collina, vede una nuvola bianca e sfavillante. Guarda intorno a sé e si chiede se non stia sognando. Improvvisamente il canto tace ed una voce di donna, dolce e delicata, lo chiama: «Juanito! Juan Dieguito!» S'inerpica rapidamente sulla collina e si trova davanti ad una giovane bellissima, le cui vesti brillano come il sole.
 
«Un tempio in cui manifesterò il mio amore»

Rivolgendosi a lui in nahuatl, la sua lingua materna, gli dice: «Figlio mio, Juanito, dove vai? – Nobile Signora, mia Regina, vado a Messa a Città del Messico per apprendervi le cose divine che ci insegna il sacerdote. – Voglio che tu sappia con certezza, caro figlio, che io sono la perfetta e sempre Vergine Maria, Madre del vero Dio da cui proviene ogni vita, il Signore di tutte le cose, Creatore del cielo e della terra. Ho un grandissimo desiderio: che si costruisca, in mio onore, un tempio in cui manifesterò il mio amore, la mia compassione e la mia protezione. Sono vostra madre, piena di pietà e d'amore per voi e per tutti coloro che mi amano, hanno fiducia in me e a me ricorrono. Ascolterò le loro lamentele e lenirò la loro afflizione e le loro sofferenze. Perché possa manifestare tutto il mio amore, va’ ora dal vescovo, a Città del Messico, e digli che ti mando da lui per fargli conoscere il grande desiderio che provo di veder costruire, qui, un tempio a me consacrato».
 
Juan Diego si reca immediatamente al vescovado. Monsignor Zumárraga, religioso francescano, primo vescovo di Città del Messico, è un uomo pio e pieno di zelo il cui cuore trabocca di bontà per gli Indiani; ascolta attentamente il pover'uomo, ma, temendo un'illusione, non gli dà credito. Verso sera, Juan Diego prende la via del ritorno. In cima alla collina di Tepeyac, ha la felice sorpresa di ritrovare l'Apparizione; rende conto della sua missione, poi aggiunge: «Vi supplico di affidare il vostro messaggio a qualcuno più noto e rispettato, affinché possa essere creduto. Io sono solo un modesto Indiano che avete mandato da una persona altolocata in qualità di messaggero. Perciò non sono stato creduto ed ho potuto soltanto causarvi una gran delusione. – Figlio carissimo, risponde la Signora, devi capire che vi sono persone molto più nobili cui avrei potuto affidare il mio messaggio, e tuttavia è grazie a te che il mio progetto si realizzerà. Torna domani dal vescovo... digli che sono io in persona, la Santa Vergine Maria, Madre di Dio, che ti manda».

La domenica mattina dopo la Messa, Juan Diego si reca dal vescovo. Il prelato gli fa molte domande, poi chiede un segno tangibile della realtà dell'apparizione. Quando Juan Diego se ne torna a casa, il vescovo lo fa seguire discretamente da due domestici. Sul ponte di Tepeyac, Juan Diego scompare ai loro occhi, e, malgrado tutte le ricerche effettuate sulla collina e nei dintorni, essi non lo ritrovano più. Furenti, dichiarano al vescovo che egli è un impostore e che non bisogna assolutamente credergli. Durante il medesimo tempo, Juan Diego riferisce alla bella Signora, che lo aspettava sulla collina, il nuovo colloquio avuto con il vescovo: «Torna domattina a prendere il segno che reclama», risponde l'Apparizione.

Rose, in pieno inverno!


Tornando a casa, l'Indiano trova lo zio malato e il giorno seguente deve rimanere al suo capezzale per curarlo. Poiché la malattia si aggrava, lo zio chiede al nipote di andare a cercare un sacerdote. All'alba, il martedì 12 dicembre, Juan Diego si avvia verso la città. Quando si avvicina alla collina di Tepeyac, giudica preferibile fare una deviazione per non incontrare la Signora. Ma, improvvisamente, La vede venirgli incontro. Tutto confuso, le espone la situazione e promette di tornare non appena avrà trovato un sacerdote per dare l'olio santo allo zio. «Figliolo caro, replica l'Apparizione, non affliggerti per la malattia di tuo zio, perché egli non morirà. Ti assicuro che guarirà... Va’ fin in cima alla collina, cogli i fiori che ci vedrai e portameli». Arrivato in cima, l'Indiano è stupefatto di trovarvi un gran numero di fiori sbocciati, rose di Castiglia, che spandono un profumo quanto mai soave. In questa stagione invernale, infatti, il freddo non lascia sussistere nulla, ed il luogo è troppo arido per permettere la coltura dei fiori. Juan Diego coglie le rose, le deposita nel mantello, o tilma, poi ridiscende dalla collina. «Figlio caro, dice la Signora, questi fiori sono il segno che darai al vescovo... Questo lo disporrà a costruire il tempio che gli ho chiesto». Juan Diego corre al vescovado.

Quando arriva, i domestici lo fanno aspettare per lunghe ore. Stupiti che sia tanto paziente, e incuriositi da quel che porta nella tilma, finiscono per avvertire il vescovo, il quale, malgrado si trovi in compagnia di parecchie persone, lo fa entrare immediatamente. L'Indiano racconta la sua avventura, apre la tilma e lascia sparpagliarsi per terra i fiori ancora brillanti di rugiada. Con le lacrime agli occhi, Monsignor Zumárraga cade in ginocchio, ammirando le rose del suo paese. Ad un tratto, scorge, sulla tilma, il ritratto di Nostra Signora. Vi è Maria, come impressa sul mantello, bellissima e piena di dolcezza. I dubbi del vescovo lasciano il posto ad una solida fede e ad una speranza incantata. Prende la tilma e le rose, e le deposita rispettosamente nel suo oratorio privato. Il giorno dopo, si reca con Juan Diego sulla collina delle apparizioni. Dopo aver esaminato i luoghi, lascia che il veggente torni dallo zio. Juan Bernardino è effettivamente guarito. La guarigione si è prodotta all'ora stessa in cui Nostra Signora appariva a suo nipote. Racconta: «L'ho vista anch'io. È venuta proprio qui e mi ha parlato. Vuole che le si eriga un tempio sulla collina di Tepeyac e che si chiami il suo ritratto «Santa Maria di Guadalupe». Ma non mi ha spiegato perché». Il nome di Guadalupe è ben noto agli Spagnoli, poiché esiste nel loro paese un antichissimo santuario consacrato a Nostra Signora di Guadalupe.
La notizia del miracolo si sparge rapidamente; in poco tempo, Juan Diego diventa popolare: «Accrescerò la tua fama», gli aveva detto Maria; ma l'Indiano rimane sempre altrettanto umile. Per facilitare la contemplazione dell'Immagine, Monsignor Zumárraga fa trasportare la tilma nella cattedrale. Poi intraprende la costruzione di una chiesetta e di un eremo, per Juan Diego, sulla collina delle apparizioni. Il 25 dicembre seguente, il vescovo consacra la cattedrale alla Santissima Vergine, al fine di ringraziarla per i favori insigni di cui Ella ha ricolmato la diocesi; poi, in una magnifica processione, l'Immagine miracolosa viene portata verso il santuario di Tepeyac, che è appena stato ultimato. Per manifestare la loro gioia, gli Indiani tirano frecce. Una di esse, lanciata senza precauzioni, trafigge la gola di uno dei presenti che cade a terra, ferito mortalmente. Subentra un silenzio impressionante ed una supplica intensa sale verso la Madre di Dio. Improvvisamente, il ferito, che è stato depositato ai piedi dell'Immagine miracolosa, riprende i sensi e si rialza, pieno di vigore. L'entusiasmo della folla è al colmo.

Milioni d'Indiani diventati Cristiani

Juan Diego si sistema nel piccolo eremo e veglia alla manutenzione ed alla pulizia del luogo. La sua vita rimane molto modesta: coltiva con cura un campo messo a sua disposizione presso il santuario. Riceve i pellegrini, sempre più numerosi, parlando loro con molto piacere della Santa Vergine e raccontando senza stancarsi i particolari delle apparizioni. Gli vengono affidate intenzioni di preghiere di ogni genere. Ascolta, compatisce, conforta. Passa una gran parte del suo tempo libero in contemplazione davanti all'immagine della sua Signora; i suoi progressi sulla via della santità sono rapidi. Un giorno dopo l'altro, compie la sua missione di testimone, fino alla morte che avverrà il 9 dicembre 1548, diciassette anni dopo la prima apparizione.
Quando gli Indiani appresero la notizia delle apparizioni di Nostra Signora, si sparsero fra loro un entusiasmo ed una gioia indicibili. Rinunciando agli idoli, alle superstizioni, ai sacrifici umani ed alla poligamia, molti chiesero il Battesimo. Nei nove anni che seguirono le apparizioni, nove milioni di loro furono convertiti alla fede cristiana, vale a dire 3000 al giorno!
I particolari dell'Immagine di Maria colpiscono profondamente gli Indiani: quella donna è più grande del “dio-sole”, poiché appare in piedi davanti al sole; supera il “dio-luna”, poiché tiene la luna sotto ai suoi piedi; non è più di questo mondo, poiché è circondata di nuvole ed è tenuta al di sopra del mondo da un angelo; le mani giunte la mostrano in preghiera, il che significa che c'è qualcuno di più grande di lei...
Ma, ancora oggi, il mistero dell'Immagine miracolosa è grande. La tilma, vasto grembiule tessuto a mano con fibre di cactus, porta l'Immagine sacra di un'altezza di 1,43 m. Il viso della Vergine è perfettamente ovale e di un color grigio che tende al rosa. Gli occhi hanno un'intensa espressione di purezza e di dolcezza. La bocca sembra sorridere. La bellissima faccia, simile a quella di un'Indiana meticcia, è incorniciata da una chioma nera che, vista da vicino, comporta capelli di seta. Un'ampia tunica, di un rosa incarnato che non si è mai potuto riprodurre, la copre fino ai piedi. Il mantello, azzurro-verde, è bordato di un gallone d'oro e cosparso di stelle. Un sole di vari toni forma uno sfondo magnifico in cui brillano raggi d'oro.
La conservazione della tilma, dal 1531 ad oggi, rimane inspiegabile. In capo a più di quattro secoli, la stoffa, di qualità mediocre, conserva la stessa freschezza, la stessa vivacità di toni che aveva in origine. In confronto, una copia dell'Immagine di Nostra Signora di Guadalupe, dipinta con gran cura nel secolo XVIII e conservata nelle stesse condizioni climatiche di quella di Juan Diego, si è completamente degradata in pochi anni. All'inizio del secolo XX, periodo doloroso di rivoluzioni per il Messico, una carica di dinamite fu depositata da miscredenti sotto l'Immagine, in un vaso pieno di fiori. L'esplosione ha distrutto i gradini di marmo dell'altare maggiore, i candelabri, tutti i portafiori; il marmo dell'altare fu fatto a pezzi, il Cristo di ottone del tabernacolo si piegò in due. I vetri della maggior parte delle case circostanti la basilica si ruppero, ma quello che proteggeva l'Immagine non fu nemmeno incrinato; l'Immagine rimase intatta. 

<< Figlio carissimo, risponde la Signora, devi capire che vi sono persone molto più nobili cui avrei potuto affidare il mio messaggio, e tuttavia è grazie a te che il mio progetto si realizzerà. Torna domani dal vescovo... digli che sono io in persona, la Santa Vergine Maria, Madre di Dio, che ti manda >>

 

Dom Antoine Marie OSB

Abbazia Saint-Joseph de Clairval
21150 Flavigny-sur-Ozerain
                                         France

venerdì 18 agosto 2017

Torrenti di Amore e di Misericordia





Città del Messico, 5 dicembre 1994. Cenacolo nazionale del M.S.M nel Santuario della
Madonna di Guadalupe.

La pupilla dei miei occhi

« Con quale amore vi guardo, sacerdoti e fedeli del mio Movimento, che vi trovate qui, in questo mio così venerato Santuario, a fare il vostro grande Cenacolo, che conclude quelli fatti in tante città del Messico, questa terra da Me particolarmente protetta e benedetta!

Faccio scendere dal mio Cuore Immacolato torrenti di amore e di misericordia su tutti voi, sulla Chiesa e su questa povera umanità.

Come nei miei occhi sta impressa l'immagine del piccolo Juan Diego, a cui sono apparsa, così anche voi siete impressi negli occhi e nel cuore della vostra Mamma Celeste.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete i miei più piccoli bambini, completamente a Me consacrati, e così su di voi Io posso effondere tutta la tenerezza del mio amore materno.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché vi lasciate condurre da Me con tanta docilità. Voi mi ascoltate, assecondate le mie richieste, camminate sulla strada che Io vi ho tracciato e così, per mezzo di voi, Io posso realizzare il grande disegno del trionfo del mio Cuore Immacolato
nel mondo.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché attraverso di voi Io posso diffondere la luce della fede nei giorni della grande apostasia, il profumo della grazia e della santità nel tempo della grande perversione e la forza vittoriosa dell'amore nell'ora della violenza e dell'odio.

Siete la pupilla dei miei occhi, per il grande amore che voi avete a Gesù Eucaristico. Con quale gioia vi guardo, quando andate davanti al Tabernacolo per dare a Gesù il vostro sacerdotale omaggio di amore, di adorazione e di riparazione.
Nel tempo in cui Gesù Eucaristico è circondato da tanta indifferenza, da tanto vuoto, voi diffondete ancora le solenni ore di adorazione eucaristica, circondate Gesù Eucaristico di fiori e di luci come segni indicativi del vostro amore e della vostra tenera pietà.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete semplici, poveri, umili e così mi amate con tutto il candore del vostro cuore di bimbi.
Hai visto, mio piccolo figlio, con quanto entusiasmo sono amata, pregata e glorificata da tutti questi miei figli messicani.
Per questo da qui incomincerà la mia grande vittoria contro tutte le forze massoniche e sataniche, per il più grande trionfo di mio figlio Gesù.
Ti confermo che per il grande giubileo del duemila [giubileo, per intercessione della Vergine Maria Madre e Regina, prolungato fino a questi giorni] avverrà il trionfo del mio Cuore Immacolato, che vi ho predetto a Fatima ed esso si realizzerà con il ritorno di Gesù nella gloria, per instaurare il suo Regno nel mondo.
Così potrete finalmente vedere coi vostri occhi i cieli nuovi e la nuova terra.

Con tutto il mio amore di Mamma, da voi consolata e glorificata, vi benedico 
nel Nome del Padre... 
e del Figlio 
e dello Spirito Santo ».

 <<Maranathà: 
Vieni Signore Gesù!>>

sabato 4 marzo 2017

Da qui incomincerà la mia grande vittoria


Città del Messico, 5 dicembre 1994. Cenacolo nazionale del M.S.M nel Santuario della Madonna di Guadalupe.

La pupilla dei miei occhi

« Con quale amore vi guardo, sacerdoti e fedeli del mio Movimento, che vi trovate qui, in questo mio così venerato Santuario, a fare il vostro grande Cenacolo, che conclude quelli fatti in tante città del Messico, questa terra da Me particolarmente protetta e benedetta!

Faccio scendere dal mio Cuore Immacolato torrenti di amore e di misericordia su tutti voi,
sulla Chiesa e su questa povera umanità.

Come nei miei occhi sta impressa l'immagine del piccolo Juan Diego, a cui sono apparsa, così
anche voi siete impressi negli occhi e nel cuore della vostra Mamma Celeste.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete i miei più piccoli bambini, completamente a Me
consacrati, e così su di voi Io posso effondere tutta la tenerezza del mio amore materno.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché vi lasciate condurre da Me con tanta docilità. Voi mi
ascoltate, assecondate le mie richieste, camminate sulla strada che Io vi ho tracciato e così, per mezzo di voi, Io posso realizzare il grande disegno del trionfo del mio Cuore Immacolato nel mondo.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché attraverso di voi Io posso diffondere la luce della fede nei giorni della grande apostasia, il profumo della grazia e della santità nel tempo della grande
perversione e la forza vittoriosa dell'amore nell'ora della violenza e dell'odio.

Siete la pupilla dei miei occhi, per il grande amore che voi avete a Gesù Eucaristico. Con quale gioia vi guardo, quando andate davanti al Tabernacolo per dare a Gesù il vostro sacerdotale
omaggio di amore, di adorazione e di riparazione.

Nel tempo in cui Gesù Eucaristico è circondato da tanta indifferenza, da tanto vuoto, voi
diffondete ancora le solenni ore di adorazione eucaristica, circondate Gesù Eucaristico di fiori e di luci come segni indicativi del vostro amore e della vostra tenera pietà.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete semplici, poveri, umili e così mi amate con tutto il candore del vostro cuore di bimbi.

Hai visto, mio piccolo figlio, con quanto entusiasmo sono amata, pregata e glorificata da tutti questi miei figli messicani.

Per questo da qui incomincerà la mia grande vittoria contro tutte le forze massoniche e
sataniche, per il più grande trionfo di mio figlio Gesù. [Ed effettivamente Il Movimento d'Amore San Juan Diego voluto da Dio e fondato da Conchiglia della SS.ma Trinità ben lo testomonia. ndr]

Ti confermo che per il grande giubileo del duemila avverrà il trionfo del mio Cuore Immacolato, che vi ho predetto a Fatima ed esso si realizzerà con il ritorno di Gesù nella gloria, per instaurare il suo Regno nel mondo.

Così potrete finalmente vedere coi vostri occhi i cieli nuovi e la nuova terra. [In verità tutti aspettavamo questa realizzazione annunciata. Ma i piani di Dio non sono i nostri piani.
Ora però sappiamo che l'Anno Santo Giubilare del 2000 ha segnato l'inizio della Nuova Era. La Nuova Era è iniziata, non dimentichiamolo. Il cambiamento sarà repentino e arriverà anche per mezzo di noi e delle scelte che faremo. Grandi cose si presenteranno davanti agli occhi... - Intanto è certo che il prolungamento di 16 anni dell'Anno Santo 2000 - sollecitato dalla Mamma Celeste - è servito per una pesca più abbondante di anime prima molto ma molto impreparate per il Ritorno di Gesù nella Gloria - nonostante le sapienti e insistenti catechesi del beato Giovanni Paolo II nelle Giornate Mondiali della Gioventù. Dobbiamo solo dir grazie alla Misericordiosissima Mamma. E imparare a leggere le profezie con mente e cuore di figli di Dio. ndr]

Con tutto il mio amore di Mamma, da voi consolata e glorificata, vi benedico nel Nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».


Don Stefano Gobbi
GRAZIE!
*

PSAUME 2.

Invocation pour s'adresser à la Sainte Vierge dans les tentations.

POURQUOI nos ennemis , dans leur fureur , ont-ils formé contre nous de vains projets ?
Protégez-nous contre leurs efforts , ô puissante Mère de Dieu et terrible à leurs yeux comme une armée rangée en bataille , confondez-les , détruisez-les.
Venez à MARIE, vous tous qui êtes dans la peine et dans l'affliction , et vous trouverez auprès d’elle le soulagement de vos âmes.
Dans vos tentations, recourez à elle , et ses regards favorables vous affermiront.
Bénissez-la de tout votre coeur: sa miséricorde remplit toute la terre.

Gloire soit au Père, et au Fils, et au Saint-Esprit , etc.

Salmo 2
                                                                         
Perché si agitano  i nostri nemici * e cospirano invano contro di noi?
Ci protegga, o Madre di Dio, la tua destra * e come terribile esercito li distrugga.
Correte a Lei voi che siete afflitti da tribolazioni, * Ella consolerà la vostra anima.
Appressatevi a Lei nelle tentazioni * e la serenità del suo volto vi conforterà.
BenediteLa con tutto il cuore * poiché la terra è piena della sua misericordia.
Gloria al Padre…
Ant.  Difendici, o Madre di Dio, con la tua protezione e solleva e conforta la nostra anima.


lunedì 10 agosto 2015

Rose, in pieno inverno!

Lettera spirituale



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agosto 2004



Carissimo/a Amico/a 
       Un giorno in cui contemplava una riproduzione dell'Immagine di Nostra Signora di Guadalupe, Papa Giovanni Paolo II fece questa confidenza: «Mi sento attirato da quest'Immagine, perchè il viso è pieno di tenerezza e di semplicità; mi chiama...». Più tardi, il 6 maggio 1990, in occasione di un pellegrinaggio in Messico, il Santo Padre beatificava il messaggero di Nostra Signora, Juan Diego, e diceva: «La Vergine ha scelto Juan Diego fra i più umili, per ricevere quella manifestazione affabile e benigna che fu l'apparizione di Nostra Signora di Guadalupe. Il suo viso materno sulla santa Immagine che ci lasciò in dono ne è un ricordo imperituro».

Nel secolo XVI, la Santa Vergine, piena di pietà per il popolo azteco che, vivendo nelle tenebre dell'idolatria, offriva agli idoli innumerevoli vittime umane, si è degnata di prender in mano essa medesima l'evangelizzazione degli Indiani dell'America centrale che erano anch'essi suoi figli. Un dio degli Aztechi, cui era attribuita la fertilità, si era trasformato, con l'andar del tempo, in dio feroce. Simbolo del sole, quel dio, in lotta permanente con la luna e le stelle, aveva bisogno – così si credeva – di sangue umano per restaurare le proprie forze, poichè, se fosse perito, la vita si sarebbe spenta. Sembrava dunque indispensabile offrigli, in perpetuo sacrificio, sempre nuove vittime.


Un'aquila su un cactus


I sacerdoti aztechi avevano profetizzato che il loro popolo nomade si sarebbe insediato nel luogo in cui si fosse mostrata un'aquila che, appollaiata su un cactus, divorasse un serpente. L'aquila figura sulla bandiera del Messico attuale. Giunti su un'isola palustre, in mezzo al lago Texcoco, gli Aztechi vedono compiersi il preannunciato presagio: un'aquila, appollaiata su un cactus, sta divorando un serpente; siamo nel 1369. Fondano quindi lì la città di Tenochtitlán, che diventerà Città del Messico. Essa si sviluppa fino a diventare una vasta città su palafitte con numerosi giardini in cui abbondano fiori, frutti e verdure. L'organizzazione progressiva del regno azteco fa di esso un impero gerarchizzato e molto strutturato. Le conoscenze dei matematici, degli astronomi, filosofi, architetti, medici, artisti ed artigiani sono molto avanzate per l'epoca. Ma le leggi fisiche rimangono poco note. La potenza e la prosperità di Tenochtitlán sono dovute soprattutto alla guerra. Le città conquistate devono pagare un tributo di derrate varie e di uomini per la guerra e per i sacrifici. I sacrifici umani e l'antropofagia degli Aztechi hanno pochi riscontri analoghi nel corso della storia.

Nel 1474, nasce un bambino cui vien dato il nome di Cuauhtlatoazin («aquila parlante»). Alla morte di suo padre, è lo zio che si incarica del piccolo. Fin dall'età di tre anni, gli si insegna, come a tutti i bambini aztechi, a partecipare ai lavori domestici ed a comportarsi dignitosamente. A scuola, impara il canto, la danza e soprattutto la religione coi suoi molteplici dei. I sacerdoti hanno una grande influenza sulla popolazione, che mantengono in una sottomissione che va fino al terrore. Cuauhtlatoazin ha tredici anni, quando si procede alla consacrazione del gran Tempio di Tenochtitlán. Nel corso di quattro giorni, i sacerdoti sacrificano al loro dio 80.000 vittime umane. Dopo il servizio militare, Cuauhtlatoazin si sposa con una ragazza della sua condizione. Insieme, conducono una modesta vita di agricoltori.

Nel 1519, lo spagnolo Cortés sbarca nel Messico, alla testa di più di 500 soldati. Conquista il paese per conto della Spagna, ma non senza zelo per l'evangelizzazione degli Aztechi; nel 1524, ottiene la venuta a Città del Messico di dodici Francescani. I missionari s'integrano facilmente nella popolazione; la loro bontà contrasta con la durezza dei sacerdoti aztechi e con quella di certi conquistatori. Si cominciano a costruire chiese. Tuttavia, gli Indiani si mostrano assai refrattari al Battesimo, soprattutto a causa della poligamia che dovrebbero abbandonare.

Cuauhtlatoazin e sua moglie sono fra i primi a ricevere il Battesimo, ed assumono rispettivamente i nomi di Juan Diego e María Lucía. Alla morte di quest'ultima, nel 1529, Juan Diego si ritira a Tolpetlac, a 14 km da Città del Messico, presso lo zio Juan Bernardino, diventato pure lui cristiano. Il 9 dicembre 1531, come sempre il sabato, egli parte prestissimo la mattina per assistere alla Messa celebrata in onore della Santa Vergine, presso i Frati francescani, vicino a Città del Messico. Passa ai piedi della collina di Tepeyac. Improvvisamente, sente un canto dolce e sonoro che gli sembra provenga da una gran moltitudine di uccelli. Alzando gli occhi verso la cima della collina, vede una nuvola bianca e sfavillante. Guarda intorno a sè e si chiede se non stia sognando. Improvvisamente il canto tace ed una voce di donna, dolce e delicata, lo chiama: «Juanito! Juan Dieguito!» S'inerpica rapidamente sulla collina e si trova davanti ad una giovane bellissima, le cui vesti brillano come il sole.


«Un tempio in cui manifesterò il mio amore»


Rivolgendosi a lui in nahuatl, la sua lingua materna, gli dice: «Figlio mio, Juanito, dove vai? – Nobile Signora, mia Regina, vado a Messa a Città del Messico per apprendervi le cose divine che ci insegna il sacerdote. – Voglio che tu sappia con certezza, caro figlio, che io sono la perfetta e sempre Vergine Maria, Madre del vero Dio da cui proviene ogni vita, il Signore di tutte le cose, Creatore del cielo e della terra. Ho un grandissimo desiderio: che si costruisca, in mio onore, un tempio in cui manifesterò il mio amore, la mia compassione e la mia protezione. Sono vostra madre, piena di pietà e d'amore per voi e per tutti coloro che mi amano, hanno fiducia in me e a me ricorrono. Ascolterò le loro lamentele e lenirò la loro afflizione e le loro sofferenze. Perchè possa manifestare tutto il mio amore, va' ora dal vescovo, a Città del Messico, e digli che ti mando da lui per fargli conoscere il grande desiderio che provo di veder costruire, qui, un tempio a me consacrato».

Juan Diego si reca immediatamente al vescovado. Monsignor Zumárraga, religioso francescano, primo vescovo di Città del Messico, è un uomo pio e pieno di zelo il cui cuore trabocca di bontà per gli Indiani; ascolta attentamente il pover'uomo, ma, temendo un'illusione, non gli dà credito. Verso sera, Juan Diego prende la via del ritorno. In cima alla collina di Tepeyac, ha la felice sorpresa di ritrovare l'Apparizione; rende conto della sua missione, poi aggiunge: «Vi supplico di affidare il vostro messaggio a qualcuno di più noto e rispettato, affinchè si possa crederci. Io sono solo un modesto Indiano che avete mandato da una persona altolocata in qualità di messaggero. Perciò non sono stato creduto ed ho potuto soltanto causarvi una gran delusione. – Figlio carissimo, risponde la Signora, devi capire che vi sono persone molto più nobili cui avrei potuto affidare il mio messaggio, e tuttavia è grazie a te che il mio progetto si realizzerà. Torna domani dal vescovo... digli che sono io in persona, la Santa Vergine Maria, Madre di Dio, che ti manda».

La domenica mattina dopo la Messa, Juan Diego si reca dal vescovo. Il prelato gli fa molte domande, poi chiede un segno tangibile della realtà dell'apparizione. Quando Juan Diego se ne torna a casa, il vescovo lo fa seguire discretamente da due domestici. Sul ponte de Tepeyac, Juan Diego scompare ai loro occhi, e, malgrado tutte le ricerche effettuate sulla collina e nei dintorni, essi non lo ritrovano più. Furenti, dichiarano al vescovo che egli è un impostore e che non bisogna assolutamente credergli. Durante il medesimo tempo, Juan Diego riferisce alla bella Signora, che lo aspettava sulla collina, il nuovo colloquio avuto con il vescovo. «Torna domattina a prendere il segno che reclama», risponde l'Apparizione.


Rose, in pieno inverno!


Tornando a casa, l'Indiano trova lo zio malato e il giorno seguente deve rimanere al suo capezzale per curarlo. Poiché la malattia si aggrava, lo zio chiede al nipote di andar a cercare un sacerdote. All'alba, il martedì 12 dicembre, Juan Diego si avvia verso la città. Quando si avvicina alla collina di Tepeyac, giudica preferibile fare una deviazione per non incontrare la Signora. Ma, improvvisamente, la vede venirgli incontro. Tutto confuso, le espone la situazione e promette di tornare non appena avrà trovato un sacerdote per dare l'olio santo allo zio. «Figliolo caro, replica l'Apparizione, non affliggerti per la malattia di tuo zio, perchè egli non morirà. Ti assicuro che guarirà... Va' fin in cima alla collina, cogli i fiori che ci vedrai e portameli». Arrivato in cima, l'Indiano è stupefatto di trovarvi un gran numero di fiori sbocciati, rose di Castiglia, che spandono un profumo quanto mai soave. In questa stagione invernale, infatti, il freddo non lascia sussistere nulla, ed il luogo è troppo arido per permettere la coltura dei fiori. Juan Diego coglie le rose, le deposita nel mantello, o tilma, poi ridiscende dalla collina. «Figlio caro, dice la Signora, questi fiori sono il segno che darai al vescovo... Questo lo disporrà a costruire il tempio che gli ho chiesto».

Juan Diego corre al vescovado. Quando arriva, i domestici lo fanno aspettare per lunghe ore. Stupiti che sia tanto paziente, e incuriositi da quel che porta nella tilma, finiscono per avvertire il vescovo, il quale, malgrado si trovi in compagnia di parecchie persone, lo fa entrare immediatamente. L'Indiano racconta la sua avventura, apre la tilma e lascia sparpagliarsi per terra i fiori ancora brillanti di rugiada. Con le lacrime agli occhi, Monsignor Zumárraga cade in ginocchio, ammirando le rose del suo paese. Ad un tratto, scorge, sulla tilma, il ritratto di Nostra Signora. Vi è Maria, come impressa sul mantello, bellissima e piena di dolcezza. I dubbi del vescovo lasciano il posto ad una solida fede e ad una speranza incantata. Prende la tilma e le rose, e le deposita rispettosamente nel suo oratorio privato. Il giorno dopo, si reca con Juan Diego sulla collina delle apparizioni. Dopo aver esaminato i luoghi, lascia che il veggente torni dallo zio. Juan Bernardino è effettivamente guarito. La guarigione si è prodotta all'ora stessa in cui Nostra Signora appariva a suo nipote. Racconta: «L'ho vista anch'io. È venuta proprio qui e mi ha parlato. Vuole che le si eriga un tempio sulla collina di Tepeyac e che si chiami il suo ritratto «Santa Maria di Guadalupe». Ma non mi ha spiegato perchè». Il nome di Guadalupe è ben noto agli Spagnoli, poichè esiste nel loro paese un antichissimo santuario consacrato a Nostra Signora di Guadalupe.

La notizia del miracolo si sparge rapidamente; in poco tempo, Juan Diego diventa popolare: «Accrescerò la tua fama», gli aveva detto Maria; ma l'Indiano rimane sempre altrettanto umile. Per facilitare la contemplazione dell'Imagine, Monsignor Zumárraga fa trasportare la tilma nella cattedrale. Poi intraprende la costruzione di una chiesetta e di un eremo, per Juan Diego, sulla collina delle apparizioni. Il 25 dicembre seguente, il vescovo consacra la cattedrale alla Santissima Vergine, al fine di ringraziarla per i favori insigni di cui Essa ha colmato la diocesi, poi, in una magnifica processione, l'Immagine miracolosa viene portata verso il santuario di Tepeyac, che è appena stato ultimato. Per manifestare la loro gioia, gli Indiani tirano frecce. Una di esse, lanciata senza precauzioni, trafigge la gola di uno dei presenti che cade a terra, ferito mortalmente. Subentra un silenzio impressionante ed una supplica intensa sale verso la Madre di Dio. Improvvisamente, il ferito, che è stato depositato ai piedi dell'Immagine miracolosa, riprende i sensi e si rialza, pieno di vigore. L'entusiasmo della folla è al colmo.


Milioni d'Indiani diventati Cristiani


Juan Diego si sistema nel piccolo eremo e veglia alla manutenzione ed alla pulizia del luogo. La sua vita rimane molto modesta: coltiva con cura un campo messo a sua disposizione presso il santuario. Riceve i pellegrini, sempre più numerosi, parlando loro con molto piacere della Santa Vergine e raccontando senza stancarsi i particolari delle apparizioni. Gli vengono affidate intenzioni di preghiere di ogni genere. Ascolta, compatisce, riconforta. Passa una gran parte del suo tempo libero in contemplazione davanti all'immagine della sua Signora; i suoi progressi sulla via della santità sono rapidi. Un giorno dopo l'altro, compie la sua missione di testimone, fino alla morte che avverrà il 9 dicembre 1548, diciassette anni dopo la prima apparizione.

Quando gli Indiani appresero la notizia delle apparizioni di Nostra Signora, si sparsero fra loro un entusiasmo ed una gioia indicibili. Rinunciando agli idoli, alle superstizioni, ai sacrifici umani ed alla poligamia, molti chiesero il Battesimo. Nei nove anni che seguirono le apparizioni, nove milioni di loro furono convertiti alla fede cristiana, vale a dire 3.000 al giorno! I particolari dell'Immagine di Maria colpiscono profondamente gli Indiani: quella donna è più grande del dio-sole, poichè appare in piedi davanti al sole; supera il dio-luna, poichè tiene la luna sotto ai suoi piedi; non è più di questo mondo, poichè è circondata di nuvole ed è tenuta al di sopra del mondo da un angelo; le mani giunte la mostrano in preghiera, il che significa che c'è qualcuno di più grande di lei...

Ma, ancora oggi, il mistero dell'Immagine miracolosa non è chiarito. La tilma, vasto grembiule tessuto a mano con fibre di cactus, porta l'Immagine sacra di un'altezza di 1 m. 43. Il viso della Vergine è perfettamente ovale e di un color grigio che tende al rosa. Gli occhi hanno un'intensa espressione di purezza e di dolcezza. La bocca sembra sorridere. La bellissima faccia, simile a quella di un'Indiana meticcia, è incorniciata da una chioma nera che, vista da vicino, comporta capelli di seta. Un'ampia tunica, di un rosa incarnato che non si è mai potuto riprodurre, la copre fino ai piedi. Il mantello, azzurro-verde, è bordato di un gallone d'oro e cosparso di stelle. Un sole di vari toni forma uno sfondo magnifico in cui brillano raggi d'oro.

La conservazione della tilma, dal 1531 ad oggi, rimane inspiegata. In capo a più di quattro secoli, la stoffa, di qualità mediocre, conserva la stessa freschezza, la stessa vivacità di toni che aveva in origine. In confronto, una copia dell'Immagine di Nostra Signora di Guadalupe, dipinta con gran cura nel secolo XVIII e conservata nelle stesse condizioni climatiche di quella di Juan Diego, si è completamente degradata in pochi anni.

All'inizio del secolo XX, periodo doloroso di rivoluzioni per il Messico, una carica di dinamite fu depositata da miscredenti sotto l'Immagine, in un vaso pieno di fiori. L'esplosione ha distrutto i gradini di marmo dell'altar maggiore, i candelabri, tutti i portafiori; il retablo di marmo dell'altare fu fatto a pezzi, il Cristo di ottone del tabernacolo si piegò in due. I vetri della maggior parte delle case circostanti la basilica si ruppero, ma quello che proteggeva l'Immagine non fu nemmeno incrinato; l'Immagine rimase intatta.


L'esperienza più sconvolgente della mia vita


Nel 1936, uno studio realizzato su due fibre della tilma, una rossa ed una gialla, giunse a conclusioni stupefacenti: le fibre non contengono nessun colorante noto. L'oftalmologia e l'ottica confermano la natura insiegabile dell'immagine: essa assomiglia ad una diapositiva proiettata sul tessuto. Un esame approfondito mostra che non vi è nessuna traccia di disegno o di schizzo sotto il colore, anche se ritocchi perfettamente riconoscibili sono stati realizzati sull'originale, ritocchi che, del resto, si degradano con l'andar del tempo; inoltre, il supporto non ha ricevuto nessun appretto, il che sembrerebbe inspiegabile se si trattasse veramente di una pittura, poichè, anche su una tela più fine, si mette sempre un rivestimento, non fosse che per evitare che la tela assorba la pittura e che i fili affiorino alla superficie. Non si distingue nessuna pennellata. A seguito di un esame a raggi infrarossi, effettuato il 7 maggio 1979, un professore della NASA scrive: «Non c'è nessun modo di spiegare la qualità dei pigmenti utilizzati per la veste rosa, il velo azzurro, il volto e le mani, nè la persistenza dei colori, nè la freschezza dei pigmenti in capo a parecchi secoli durante i quali avrebbero dovuto normalmente degradarsi... L'esame dell'Immagine è stata l'esperienza più sconvolgente della mia vita».

Certi astronomi hanno constatato che tutte le costellazioni presenti nel cielo nel momento in cui Juan Diego apre la tilma davanti al vescovo Zumárraga, il 12 dicembre 1531, si trovano al loro posto sul mantello di Maria. Si è anche scoperto che, applicando una carta topografica del Messico centrale sulla veste della Vergine, le montagne, i fiumi ed i laghi principali coincidono con l'ornamentazione della veste medesima.

Esami oftalmologici giungono alla conclusione che l'occhio di Maria è un occhio umano che sembra vivo, ivi inclusa la retina in cui si riflette l'immagine di un uomo con le mani aperte: Juan Diego. L'immagine nell'occhio ubbidisce alle leggi note dell'ottica, in particolare a quella che afferma che un oggetto in piena luce può riflettersi tre volte nell'occhio (legge di Purkinje-Samson). Uno studio posteriore ha permesso di scoprire nell'occhio, oltre al veggente, Monsignor Zumárraga e parecchi altri personaggi, presenti quando l'immagine di Nostra Signora è apparsa sulla tilma. Infine, la rete venosa normale microscopica sulle palpebre e la cornea degli occhi della Vergine è perfettamente riconoscibile. Nessun pittore umano avrebbe potuto riprodurre simili particolari.


Incinta di tre mesi


Misure ginecologiche hanno stabilito che la Vergine dell'Immagine ha le dimensioni fisiche di una donna incinta di tre mesi. Sotto la cintura che trattiene la veste, al posto stesso dell'embrione, spicca un fiore con quattro petali: il Fiore solare, il più familiare dei geroglifici degli Aztechi che simboleggia per loro la divinità, il centro del mondo, del cielo, del tempo e dello spazio. Dal collo della Vergine pende una spilla il cui centro è adorno di una piccola croce, che ricorda la morte di Cristo sulla Croce per la salvezza di tutti gli uomini. Vari altri particolari dell'Immagine di Maria fanno di essa uno straordinario documento per la nostra epoca, che li può constatare grazie alle tecniche moderne.

Così la scienza, che ha spesso servito quale pretesto per l'incredulità, oggi ci aiuta a mettere in evidenza segni che erano rimasti sconosciuti per secoli e secoli e che non può spiegare.

L'immagine di Nostra Signora di Guadalupe porta un messaggio di evangelizzazione: la Basilica di Città del Messico è un centro «dal quale scorre un fiume di luce del Vangelo di Cristo, che si diffonde su tutta la terra attraverso l'Immagine misericordiosa di Maria» (Giovanni Paolo II, 12 dicembre 1981). Inoltre, con il suo intervento in favore del popolo azteco, la Vergine ha contribuito alla salvezza di innumerevoli vite umane, e la sua gravidanza può esser interpretata come un appello speciale in favore dei nascituri e della difesa della vita umana; tale appello è di grande attualità ai giorni nostri, in cui si moltiplicano e si aggravano le minacce contro la vita delle persone e dei popoli, soprattutto quando si tratta di una vita debole ed inerme. Già il Concilio Vaticano II deplorava con forza i crimini contro la vita umana: «Tutto quel che si oppone alla vita medesima, come qualsiasi specie d'omicidio, il genocidio, l'aborto voluto, l'eutanasia... tutte queste pratiche ed altre analoghe sono, in verità, infami. Mentre corrompono la civiltà, disonorano coloro che vi procedono ancor più di quelli che le subiscono, e sono un insulto grave all'onore del Creatore» (Gaudium et spes, 27). Di fronte a tali flagelli, che si sviluppano grazie ai progressi scientifici e tecnici, e che beneficiano di un ampio consenso sociale e di riconoscimenti legali, invochiamo Maria con fiducia. Essa è un «modello incomparabile di accoglienza della vita e di sollecitudine per la vita... Mostrandoci suo Figlio, ci assicura che in Lui le forze della morte sono già state vinte» (Giovanni Paolo II,Evangelium vitæ, 25 marzo 1995, nn. 102, 105). «In gigantesco duello si sono battute la morte e la vita. Il Signore della vita, già morto, ora vive e regna» (Sequenza di Pasqua).

Domandiamo a san Juan Diego, canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 31 luglio 2002, di ispirarci una vera devozione per la nostra Madre Celeste, poichè «la compassione di Maria si estende a tutti coloro che la chiedono, non fosse che con un semplice saluto: «Ave, Maria...»» (Sant'Alfonso de Liguori). Lei, che è Madre di Misericordia, ci otterrà la Misericordia di Dio, specialmente se saremo caduti in peccati gravi.
Dom Antoine Marie osb

AVE MARIA!